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Prepararsi al 2023. Riunito il Comitato militare della Nato


Si è conclusa la prima delle due giornate della 188esima riunione annuale del Comitato militare della Nato, nella sessione che riunisce insieme i capi di Stato maggiore della Difesa dei Paesi alleati. Ad aprire i lavori vi erano il vicesegretario generale

Si è conclusa la prima delle due giornate della 188esima riunione annuale del Comitato militare della Nato, nella sessione che riunisce insieme i capi di Stato maggiore della Difesa dei Paesi alleati. Ad aprire i lavori vi erano il vicesegretario generale della Nato, Mircea Geoană, insieme al presidente del Comitato militare dell’Alleanza Atlantica, Rob Bauer. In attesa di completare l’iter di adesione – che, come ricordato nella giornata di ieri dalla premier finlandese Sanna Marin al World Economic Forum di Davos, “dovrebbe essere più veloce” e non dovrebbe incontrare ostacoli – erano presenti anche i rappresentati di Finlandia e Svezia. Come racconta una nota diffusa dalla stessa Nato, obiettivo di quest’anno è discutere del rafforzamento della Difesa e della deterrenza dell’Alleanza “aumentando la prontezza, sviluppando le capacità e collegando più strettamente che mai la pianificazione militare nazionale e quella della Nato”. Non solo, anche la guerra russo-ucraina rappresenterà uno dei temi centrali per il Comitato.

Priorità strategiche per la Difesa alleata

Questa prima giornata di lavori ha visto tre diverse sessioni di lavoro, dedicate alle considerazioni strategiche del Comandante supremo alleato per la trasformazione (Sact) e del Comandante supremo alleato in Europa (Saceur), e in ultimo ai rischi legati al mantenimento di un adeguato ed efficiente livello di prontezza delle forze. Mentre domani le sessioni includeranno i partner operativi dell’Alleanza per discutere delle diverse missioni. Come la missione Kfor, la forza internazionale di mantenimento della pace guidata dalla Nato in Kosovo, e alla missione Nato in Iraq. Le quali precederanno la conferenza stampa congiunta che vedrà insieme Bauer, il Sact Philippe Lavigne, per parlare di bilanciamento delle capacità, e il Saceur Christopher Cavoli che fornirà invece considerazioni strategiche sulla postura dell’Alleanza, dal fianco orientale agli altri teatri.

Sicurezza globale instabile: l’Ucraina

Nel suo discorso di apertura, l’ammiraglio Bauer ha parlato del degrado dell’ambiente di sicurezza globale provocato dalla guerra in Ucraina. “Purtroppo, stiamo assistendo all’alba di una nuova era di difesa collettiva. Tuttavia, è un’era per la quale la Nato è pronta. Abbiamo dimostrato al mondo che siamo in grado di aumentare rapidamente la nostra presenza quando e dove necessario”, ha sottolineato il presidente del Comitato. “Abbiamo fornito un’assistenza senza precedenti per sostenere il diritto all’autodifesa dell’Ucraina. E questo ha fatto la differenza sul campo di battaglia. Questo sostegno è fondamentale per plasmare il futuro dell’Ucraina”, ha invece evidenziato Geoană facendo riferimento allo strenuo sostegno profuso dagli alleati in favore dello Stato aggredito. In conclusione, per il vicesegretario generale: “il 2023 sarà un anno difficile. E dobbiamo sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario”.

Puntare su Difesa, produzione di armi e digitale

Dal canto suo il vicesegretario generale, nel corso del suo intervento ha parlato delle tre aree di lavoro più strategiche per gli alleati, in vista anche del prossimo vertice Nato che si terrà quest’anno a Vilnius, in Lituania. Esse sono: investire maggiormente in Difesa (come testimonia la richiesta ai Paesi alleati di destinare alla Difesa almeno il 2% del proprio Pil nazionale), aumentare la produzione di armi e munizioni e infine trasformare la Nato affinché sia sempre più pronta per l’era digitale. A detta sua, inoltre, la Nato “deve mantenere la capacità militare e l’abilità di difendere l’Alleanza da tutte le sfide, ora e in futuro, anche in operazioni multidominio”.

(Foto: Nato)


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#uncaffèconLuigiEinaudi ☕ – Quando il medio-ceto…


Quando il medio-ceto comprenda la più parte degli uomini viventi, noi non avremo una società di uguali, no, che sarebbe una società di morti, ma avremo una società di uomini liberi da Il nuovo liberalismo, “La città libera”, 15 febbraio 1945 L'articolo
Quando il medio-ceto comprenda la più parte degli uomini viventi, noi non avremo una società di uguali, no, che sarebbe una società di morti, ma avremo una società di uomini liberi

da Il nuovo liberalismo, “La città libera”, 15 febbraio 1945

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Etiopia: dopo 600 mila morti una pace molto fragile


Due anni di guerra potrebbero aver provocato in Tigray circa 600 mila morti. Dopo il cessate il fuoco la situazione migliora ma la pace è molto fragile. Pesa l'incognita Eritrea. Nel frattempo si riaccendono i combattimenti in Oromia L'articolo Etiopia:

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 19 gennaio 2023 – Probabilmente, un bilancio esatto delle vittime del conflitto che ha insanguinato il nord dell’Etiopia negli ultimi due anni non sarà mai disponibile. Ma quelli forniti finora da diverse fonti parlano tutti di alcune centinaia di migliaia di morti.
In un’intervista al “Financial Times”, ad esempio, il mediatore dell’Unione Africana sul conflitto in Tigray, l’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, afferma che in due anni di guerra potrebbero essere morte fino a 600 mila persone.
Obasanjo ha ricordato che lo scorso 2 novembre, quando a Pretoria i funzionari etiopi hanno firmato un accordo di pace con i rappresentanti della guerriglia tigrina, i partecipanti alle trattative hanno parlato di una media di mille morti al giorno nei due anni di scontri tra l’esercito federale di Addis Abeba – e le milizie regionali alleate – e le forze del Fronte di Liberazione del Popolo Tigrino (Tplf).
«Sulla base dei rapporti dal campo, il numero di morti potrebbe essere compreso tra 300 mila e 400 mila solo tra le vittime civili causate dalle atrocità, dalla fame e dalla mancanza di assistenza sanitaria» ha detto sempre al “Financial Times” Tim Vanden Bempt, membro del gruppo di ricercatori attivo all’Università belga di Gand che indaga sulle conseguenze del conflitto.

Due anni di guerra e centinaia di migliaia di vittime
I combattimenti hanno avuto inizio il 4 novembre 2020, quando il primo ministro federale Abiy Ahmed ordinò l’intervento delle truppe etiopi contro le milizie del governo regionale del Tigray che poche ore prima avevano assaltato alcune caserme. A fianco di Ahmed – riconfermato nonostante la scadenza del suo mandato dopo la sospensione delle elezioni legislative a causa della pandemia – si schierarono anche le truppe dell’Eritrea e le milizie di alcuni stati regionali etiopi, come l’Amhara. Al fianco del TPLF – che aveva a lungo gestito il potere a livello federale prima di essere estromesso dalla corrente panetiopista capeggiata da Ahmed – si è schierato invece l’Esercito di Liberazione Oromo, che pur rappresentando l’etnia alla quale appartiene il primo ministro si batte per l’autodeterminazione del proprio territorio.

Per alcuni mesi sembrò che le truppe federali e gli eritrei – nemici storici di Addis Abeba prima che nel 2018 Ahmed siglasse la pace con il regime di Asmara aggiudicandosi un Nobel per la Pace – fossero in grado di sbaragliare le forze ribelli. Ma poi un’offensiva congiunta di tigrini e Oromo ha inflitto cocenti sconfitte alle truppe federali tanto che ad un certo punto i ribelli sembravano in grado di conquistare addirittura la capitale federale dopo aver conquistato ampie porzioni dell’Amhara e dell’Afar, nel centro-nord del paese.

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L’Etiopia cerca nuovi alleati
Mentre Usa e Ue, ex sostenitori di Addis Abeba, imponevano sanzioni all’Etiopia, in soccorso di Abiy Ahmed si sono schierati Cina, Turchia, Russia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, fornendo armi, supporto diplomatico e ingenti prestiti. Nel luglio 2021 l’Etiopia ha firmato con Mosca un accordo che impegna la Russia a fornire addestramento e tecnologie d’avanguardia per riorganizzare l’esercito di Addis Abeba. In cambio Mosca ha ottenuto un trattamento di favore nell’acquisizione di licenze per estrazioni minerarie ed energetiche.
Negli ultimi anni Ahmed ha rafforzato molto il legame con Pechino, che ha nel frattempo finanziato e realizzato decine di opere pubbliche e infrastrutture nel paese, compreso il treno che collega la capitale etiope con Gibuti, preso più volte di mira dal Tplf.
Nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri cinese Qin Gang, nell’ambito di un lungo tour africano, ha firmato con l’omologo etiope Demeke Mekonnen diversi accordi bilaterali, tra i quali la cancellazione di una porzione consistente del debito etiope con Pechino (negli ultimi 10 anni la Cina ha prestato ad Addis Abeba 14 miliardi). Pechino ha confermato l’impegno per la realizzazione del Centro Africano per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa Cdc, l’agenzia sanitaria dell’Unione Africana), la cui sede – interamente finanziata dalla Cina con 80 milioni – sorgerà ad Addis Abeba.

Sono stati soprattutto i droni da bombardamento ricevuti dagli alleati – i cinesi Wing Loong 2, i turchi Bayraktar Tb2 e gli iraniani Mujaher-6 – a permettere alle truppe federali di infliggere dure sconfitte al Tplf costringendolo ad arroccarsi nel Tigray e a dichiarare un cessate il fuoco unilaterale. Le forze federali hanno ampiamente fatto ricorso ai bombardamenti indiscriminati sulle città tigrine, colpendo duramente la popolazione già stremata.

Una pace molto fragile
Una lunga e difficile trattativa, mediata dall’Unione Africana, ha finalmente portato alla firma del cessate il fuoco e alla stesura di un’agenda condivisa per un ritorno alla normalità.
Nelle ultime settimane sono stati indubbiamente fatti dei passi avanti. Ieri, ad esempio, le truppe federali sono entrate ad Adigrat, a lungo controllata dal Tplf. Nei giorni scorsi, invece, sono state le milizie amhara a ritirarsi da Scirè, nel Tigray occidentale, ottemperando agli impegni assunti in sede negoziale. Già a fine dicembre la polizia federale etiope era tornata a schierarsi a Mekelle, la capitale del Tigray, dopo due anni di assenza.
Il 10 gennaio, poi, le forze tigrine hanno iniziato a consegnare le armi pesanti sotto il monitoraggio di un apposito team dell’Unione Africana istituito grazie all’accordo raggiunto dalle parti a Nairobi lo scorso 22 dicembre. Il team, in coordinamento con i rappresentanti dei due schieramenti e l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (Igad, che riunisce 8 paesi del Corno d’Africa) è incaricato di monitorare l’applicazione dell’accordo di cessazione delle ostilità e di segnalare ritardi e violazioni.
Nel frattempo, la ministra della Salute Lia Tadesse ha annunciato la riattivazione delle strutture sanitarie distrutte o paralizzate dal conflitto, la distribuzione dei medicinali salvavita e l’avvio delle vaccinazioni contro il morbillo. Anche gli aeroporti di Mekelle e Scirè sono stati riaperti ed alcuni voli hanno riportato nella regione alcuni degli abitanti che erano dovuti fuggire a causa dei combattimenti o delle persecuzioni.

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Guerriglieri del Fronte di Liberazione del Popolo Tigrino

Disastro umanitario
Nella regione stanno arrivando anche, seppure a rilento, gli aiuti internazionali destinati alla popolazione, in precedenza bloccati quasi completamente dal governo federale.
Nel Tigray «si stima che 9 persone su 10 abbiano bisogno di assistenza umanitaria e 400mila circa siano vittime di una pesante carestia aggravata dal fatto che l’arrivo di aiuti umanitari è ancora limitato» scrive in un rapporto il Consiglio dell’Onu per i Diritti Umani.
La siccità, oltre alla paralisi dell’economia locale, alla distruzione di molte infrastrutture e all’abbandono dei campi da parte degli sfollati, hanno causato in Tigray un vero e proprio disastro umanitario. Anche in altre regioni aride del paese, nel sud, le cose non vanno meglio: secondo Save the Children, attualmente 12 milioni di persone (su 115 milioni di abitanti totali) patirebbe la fame e 4 milioni di bambini sarebbero malnutriti.

L’incognita eritrea
Quella raggiunta il 2 novembre a Pretoria rischia di essere una pace incerta e provvisoria.
L’incognita maggiore è rappresentata dalla presenza in Tigray delle truppe eritree, negata per mesi sia da Abiy Ahmed sia dal dittatore di Asmara Isaias Afewerki, prima che la presenza di almeno metà dell’esercito del piccolo paese – resosi indipendente da Addis Abeba nel 1993 dopo una sanguinosa guerra durata due decadi – diventasse troppo ingombrante per continuare a nasconderla.
L’Eritrea rappresenta il “convitato di pietra” dell’accordo di cessate il fuoco permanente – alla quale non ha preso parte – e l’atteggiamento di Afewerki potrebbe rappresentare un ostacolo non secondario alla normalizzazione della situazione. Finché tutte le truppe eritree non avranno abbandonato il territorio tigrino, infatti, le milizie del Fronte di Liberazione difficilmente potranno disarmare. Al momento, il Tplf manterrebbe 20 mila miliziani armati schierati nelle zone di confine del Sudan.
Secondo Obasanjo e vari testimoni sul campo, gli eritrei avrebbero cominciato a rientrare lentamente in patria abbandonando ad esempio Axum e Scirè.
Ma ancora a gennaio il Centro di Coordinamento regionale per le emergenze – un gruppo di organizzazioni attive nel Tigray – ha denunciato le ennesime atrocità commesse dalle forze di Asmara contro i civili tigrini e contro gli oppositori di Afewerki che si erano rifugiati nella regione al confine con l’Eritrea.
Nei giorni scorsi molti dei 16 mila tigrini ospitati nel campo di Um Rakuba, nel Sudan orientale, hanno denunciato di non poter tornare a casa perché il loro territorio, nel Tigray occidentale, è occupato dalle milizie e da coloni Amhara o da soldati eritrei.
Secondo fonti tigrine citate dall’Avvenire, alla fine di novembre le truppe eritree avrebbero ucciso «3000 persone in una località a pochi km da Adua, 78 ad Adiabo e 85 nella provincia di Irob».
Nella regione, accusano sempre fonti tigrine, circa 120 mila donne sarebbero state violentate dai soldati etiopi ed eritrei e dai miliziani Amhara. Anche i guerriglieri del Tplf, però sono stati spesso accusati di atrocità nei confronti delle popolazioni delle regioni occupate durante l’offensiva contro Addis Abeba.

Difficilmente Afewerki – che arma milizie tigrine opposte al Tplf – rinuncerà a indebolire ulteriormente il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray, che guidava l’Etiopia durante la guerra per l’indipendenza dell’Eritrea.
Anche se finora ha rappresentato un utile alleato del leader etiope, il regime di Asmara potrebbe tentare di rimanere nel Tigray anche senza il consenso di Abiy Ahmed. Numerosi analisti si interrogano sull’effettiva capacità del governo etiope di costringere i combattenti eritrei ad andarsene. Ne potrebbero nascere nuovi scontri, questa volta tra i due paesi prima rivali e poi alleati.

Oppure, il premier etiope potrebbe tacitamente tollerare o addirittura sollecitare la permanenza delle truppe eritree in Tigray per garantirsi il controllo del territorio e al tempo stesso permettere all’esercito federale di concentrare le proprie forze contro la ribellione Oromo, che nelle ultime settimane sembra incendiarsi.

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La ribellione Oromo
Mentre a nord si raffreddava il sanguinoso conflitto con i tigrini, Abiy Ahmed ha lanciato un’offensiva su vasta scala per distruggere le milizie dell’Esercito di Liberazione Oromo, che si batte per l’autodeterminazione della regione più vasta e popolosa dello stato (gli Oromo sono circa il 40% della popolazione totale) e la cui insurrezione si è recentemente estesa grazie all’indebolimento delle forze federali impegnate in Tigray. Anche in questo caso l’esercito federale sta facendo ampio uso dei droni sia contro le milizie dell’OLA che contro la popolazione civile. La stessa “Commissione per i diritti umani” di Addis Abeba ha documentato numerose esecuzioni sommarie compiute dalle truppe governative. D’altra parte l’OLA ha preso di mira gli Amhara che vivono nella regione mentre migliaia di Oromo sono stati cacciati o uccisi nelle regioni circostanti.
La situazione si sta «rapidamente deteriorando», ha avvisato l’agenzia di coordinamento degli aiuti dell’ONU. Centinaia di migliaia di persone hanno dovuto abbandonare le loro case e i servizi essenziali sono sospesi.
I rappresentanti Oromo che sostengono il governo federale chiedono ora al governo di implementare un accordo di pace simile a quello adottato per il Tigray, invocando la mediazione dell’Unione Africana, e accusano Abiy Ahmed di aver esacerbato le contraddizioni etniche nel paese. – Pagine Esteri

4904597* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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In Cina e Asia – Xi rassicura sul Covid, ma le previsioni sui decessi non sono positive


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Matteo Messina Denaro e le complicità di un ‘pezzo di borghesia’, quella mafiosa


Invero, mi sarei aspettato toni più consapevoli, più ‘pensosi’ a proposito della cattura di Matteo Messina Denaro: toni, ad esempio, consoni alla misura professionale del procuratore e dei carabinieri: “lo abbiamo tampinato per mesi e mesi, abbiamo scremato pazienti, abbiamo intercettato” (senza un velo di polemica, ma alle volte la verità pesa più della pietra […]

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La diga GERD e le guerre per l’acqua in Medio Oriente


Dall’altra parte dell’Eufrate si trova uno dei beni più preziosi, non un liquido scuro e viscoso che chiamiamo formalmente petrolio o un metallo prezioso luccicante come l’oro, ma piuttosto una sostanza traslucida che è indispensabile per le nostre vite, chiamata semplicemente acqua. La diga dell’Eufrate è stata il sito di molte conquiste storiche che vanno […]

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Chongryon tra Giappone e Corea del Nord


L’Associazione generale dei residenti coreani in Giappone, abbreviata in coreano Chongryon, ha servito a lungo gli interessi del governo nordcoreano in Giappone sotto la supervisione del 225° ufficio del dipartimento del Fronte unito del Partito dei lavoratori della Corea. È l’unico canale tra i governi della Corea del Nord e del Giappone poiché non esiste un’ambasciata nordcoreana […]

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Crosetto vede l’ambasciatore israeliano Bar. Ecco i temi dell’incontro


Questa mattina Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha incontrato Alon Bar, ambasciatore israeliano in Italia. Dall’incontro è emersa “la volontà di intensificare la collaborazione tra Italia e Israele”, si legge in una nota diffusa dal ministero della

Questa mattina Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha incontrato Alon Bar, ambasciatore israeliano in Italia. Dall’incontro è emersa “la volontà di intensificare la collaborazione tra Italia e Israele”, si legge in una nota diffusa dal ministero della Difesa. I temi principali al centro del colloquio sono stati, oltre ai rapporti bilaterali, la cooperazione in ambito difesa, Ucraina e Mediterraneo allargato. Nel corso del colloquio l’ambasciatore Bar ha anche espresso il suo ringraziamento per l’importante contributo dell’Italia in Libano (Unifil) a favore della stabilizzazione della regione, si legge nello stesso comunicato. I due “hanno sottolineato le eccellenti relazioni bilaterali tra Israele e Italia in generale e in particolare nei settori della cooperazione militare e di sicurezza e hanno discusso le questioni regionali in agenda”, si apprende invece da una nota della diplomazia israeliana.

LA POLITICA

L’incontro giunge due giorni dopo la telefonata tra Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Esteri, ed Eli Cohen, ministro degli Esteri israeliano. Tajani ha annunciato all’omologo l’intenzione di visitare presto Israele, al fine di rafforzare il partenariato bilaterale in ogni settore, a cominciare dalla cooperazione economica e industriale. Cohen ha ribadito all’omologo che Israele è interessato a promuovere ed espandere le buone e cordiali relazioni tra i due Paesi nei settori dell’economia e del commercio, della tecnologia, dell’innovazione, della cultura e del turismo. Come raccontato nelle scorse settimane da Formiche.net, le diplomazie dei due Paesi sono al lavoro per un summit bilaterale tra i governi da organizzare a Gerusalemme già nella prima metà dell’anno.

LA DIFESA

A luglio il generale Amir Eshel, allora direttore generale del ministero della Difesa israeliano, era stato a Roma per incontrare l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Capo di Stato maggiore della Difesa, e il generale Luciano Portolano, Segretario generale della Difesa. L’obiettivo della visita era stato ribadire i legami tra i due Paesi e avviare un percorso di continuo potenziamento della cooperazione industriale anche in nuovi settori e attraverso il coinvolgimento delle rispettive Forze armate. Pochi giorni prima il gruppo italiano Leonardo aveva annunciato la fusione (perfezionata a fine novembre) tra la controllata statunitense Leonardo Drs (80,5%) e la società israeliana Rada Electronic Industries (19,5%).

LA SPONDA USA

Come raccontato allora su Formiche.net, l’accordo tra Leonardo Drs e Rada non è il primo a vedere un passaggio statunitense tra gli accordi del gruppo con Israele: ad aprile il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti aveva sottoscritto, infatti, un accordo con la società italiana per la fornitura di nuovi elicotteri da addestramento e multi-missione AW119Kx destinati a Israele, in aggiunta ai sette velivoli ordinati direttamente dal Paese mediorientale (un contratto del valore di 29 milioni di dollari). Una fornitura, si osservava ancora, che è rientrata nell’ambito dei Foreign military sales per Israele, il programma del governo statunitense per trasferire articoli e servizi di Difesa ai Paesi alleati. Non è stata neppure la prima volta che Tel Aviv ha scelto gli addestratori italiani: attualmente sono operativi a Israele una trentina di aerei M-346 utilizzati per formare i piloti dell’Aeronautica israeliana.


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Intervento del Presidente Giuseppe Benedetto alla Costituente LDE – Milano,14 Gennaio 2023 L'articolo Intervento del Presidente Giuseppe Benedetto alla Costituente LDE – Milano, 14 Gennaio 2023 proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazion

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Intervento del Presidente Giuseppe Benedetto alla Costituente LDE – Milano,14 Gennaio 2023

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Campagna "Noi non paghiamo": al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud cena e concerto



Il 14 gennaio 2023 il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud ha ospitato una cena di sottoscrizione e un concerto dei cuneesi #LouTapage e dei #MalasuerteFiSud, band che attorno al CPAFiSud gravita da quasi venticinque anni. Entrambe le iniziative, gremite, sono servite a sostenere la campagna #Noinonpaghiamo.
La #Lega ha deplorato anche di recente l'esistenza del Centro Popolare Autogestito Firenze Sud -che da trentaquattro anni ospita iniziative in cui i "valori" occidentali sono volta per volta confutati, svalutati, disprezzati, disconfermati o semplicemente derisi- e ha deplorato anche l'iniziativa specifica.
Due ottimi motivi per dare a entrambe le cose rilievo in ogni sede. Si è quindi pensato di pubblicare qualche video su Youtube, di scriverne sul Cinguettatore, su Instagram e su Blogger.
Tra i brani suonati dai Lou Tapage una cover di Fabrizio de André esplicitamente dedicata a Alfredo #Cospito, al momento in cui scriviamo vicino ai novanta giorni di sciopero della fame in segno di protesta contro il duro regime carcerario cui è sottoposto al sostanziale fine di chiudergli la bocca.
Ripetiamo.
Cospito è nato a #Pescara e non a #Shiraz e non è nemmeno una bella ragazza.
Soprattutto, certe cose vanno benissimo se fatte a #Tehran, a l'#Avana, a #Minsk o a #Caracas: gli appassionati di #raveparty si mettano fiduciosi sulla strada per #Kiev, troveranno l'approvazione dell'intero gazzettificio peninsulare e delle madri non sposate che si atteggiano a difensori dei valori cattolici cui il gazzettame ha tirato la volata per anni. Attenzione a non sbagliare latitudini perché nell'"Occidente" della democrazia da esportazione l'esistenza delle pecore nere non è prevista e basta una scritta su un muro per vedersela con la gendarmeria politica nel tripudio delle tolleranze zero e dei giri di vite che sono la passione degli stessi gazzettieri di cui sopra.


Salvare i partiti per salvare la democrazia


È oramai uso comune lamentare la crisi che da tempo affligge i partiti. Ben pochi però analizzano le cause di un fenomeno che ha colpito, sia pur in diversa misura, quasi tutti i sistemi democratici. Vale dunque tentare di farlo. Una prima causa del fenom

È oramai uso comune lamentare la crisi che da tempo affligge i partiti. Ben pochi però analizzano le cause di un fenomeno che ha colpito, sia pur in diversa misura, quasi tutti i sistemi democratici. Vale dunque tentare di farlo.

Una prima causa del fenomeno risiede nel progressivo trasferimento di funzioni dallo Stato nazionale a istituzioni sovranazionali, processo che ha in parallelo provocato un rafforzamento dei governi nei confronti dei Parlamenti: la rappresentanza degli interessi nazionali nelle sedi internazionali è infatti affidata agli esecutivi e non alle assemblee, sede tradizionale dell’attività dei partiti. A ciò si aggiunga che i grandi gruppi economici dialogano sempre più con le istituzioni sovranazionali, o con i governi e le pubbliche amministrazioni, anziché con i partiti.

Una seconda causa dell’indebolito ruolo dei partiti discende dal radicale mutamento della comunicazione politica introdotto dapprima dalla tv e ora dai social channels. Alla comunicazione affidata ai media tradizionali e al rapporto face to face nei circoli dei partiti si è infatti sostituita una comunicazione impersonale affidata a slogan e influencer che ha contribuito non poco a trasformare i partiti dalle organizzazioni strutturate del Novecento agli attuali partiti leaderistici.

Un’ulteriore causa discende proprio dal maggiore successo delle nostre liberal-democrazie, e cioè dalla crescente integrazione che ha caratterizzato le nostre società con il venir meno della lotta di classe e di quei conflitti (etnici, religiosi, linguistici) che avevano dato ai partiti la loro diversa identità, aprendo così un ancor maggiore spazio per leadership personali fondate su carismi deboli e transitori. I fattori su ricordati rappresentano mutamenti strutturali delle liberal-democrazie, che le leadership dei partiti tradizionali non potevano modificare.

I nostri partiti di massa sono nati e si sono strutturati in parallelo con l’allargamento del suffragio, che ha portato nei Parlamenti a sostituire le instabili alleanze di singoli eletti, caratterizzate da un elevato tasso di trasformismo, con gruppi parlamentari rigidamente controllati dai rispettivi partiti e caratterizzati da una forte disciplina. Il recente riapparire nel Parlamento italiano di un elevato livello di trasformismo è una inevitabile conseguenza della crisi dei nostri partiti strutturati.

Il venir meno dei partiti tradizionali porta però una seria minaccia alla nostra democrazia rappresentativa. I partiti strutturati costituivano infatti un ideale strumento di intermediazione degli interessi, rappresentando spesso interessi particolari ma integrandoli con gli altri interessi presenti nel processo politico. Frammentata e affidata non alla dialettica di un forte sistema dei partiti, ma direttamente a un accesso alla pubblica amministrazione e ai singoli parlamentari, l’articolazione degli interessi trova oggi sempre più difficilmente un momento di aggregazione, con il risultato che gli interessi forti tendono a prevalere sugli interessi deboli molto più che in passato.

Questi fenomeni sono stati presenti in tutti i sistemi democratici. Perché allora in Italia la crisi dei partiti è apparsa più profonda? La risposta sta in una serie di improvvide decisioni istituzionali prese proprio dai leader dei nostri partiti. L’avere, ad esempio, resi stabili ed eletti direttamente i presidenti di Regione, trasformandoli in inamovibili «governatori» a termine, ha inevitabilmente indebolito il ruolo delle rispettive assemblee regionali, e l’influenza dei partiti nazionali. L’aver esteso ai presidenti di Regione quanto era stato positivamente deciso per i sindaci, senza tener conto della diversità di funzioni, si è rivelata una delle principali cause della crisi dei nostri partiti nazionali che sarà aggravata da un’eventuale attribuzione alle Regioni di un’ampia autonomia differenziata. Si aggiunga l’effetto perverso di leggi elettorali con liste bloccate: se si impedisce ai rappresentati di scegliere i propri rappresentanti il crollo della partecipazione è inevitabile e induce quella perdita di «senso di efficacia» che caratterizza buona parte dei nostri cittadini. In una democrazia, quando gli elettori ritengono di non «contare», le decisioni politiche vengono però viste come assunte non in loro nome ma anzi senza il loro consenso. È così che si erode la legittimità di un sistema democratico.

Infine, anziché varare una legge sui partiti, i nostri leader abolendo il finanziamento pubblico hanno indicato ai cittadini che i partiti non sono strumenti essenziali per una democrazia. Una concessione demagogica all’antipolitica, mentre si tollerano fenomeni lesivi della res publica come l’enorme evasione fiscale che si traduce in minori servizi essenziali. Abbiamo passato il limite del non ritorno? No. Purché si inizi a correggere gli errori e non si prosegua nello svilire il Parlamento, ricorrendo a governi a termine prendendo a prestito il modello presidenziale che nel nostro sistema indebolirebbe le istituzioni di garanzia. Ai fenomeni storici su ricordati non ci si può opporre; ma agli errori di politica istituzionale occorre rispondere con un deciso no. Almeno da parte di quanti ritengono i partiti ancora indispensabili alla nostra vita democratica.

Il Corriere della Sera

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Fitness normativa: TLC vs OTT. Ora che la multa del #GarantePrivacy irlandese a #Meta ha cambiato lo scenario della pubblicità online, 4 Tlc europee ambiscono a rivoluzionare il settore


FITNESS NORMATIVA: TLC VS OTT. ORA CHE LA MULTA DEL #GARANTEPRIVACY IRLANDESE A #META HA CAMBIATO LO SCENARIO DELLA PUBBLICITÀ ONLINE, 4 TLC EUROPEE AMBISCONO A RIVOLUZIONARE IL SETTORE!

@Etica Digitale

Quattro delle più grandi società di telecomunicazioni europee hanno formalmente informato la Commissione europea di una joint venture per costruire una piattaforma tecnologica per la pubblicità digitale, secondo una comunicazione depositata, pubblicata lunedì (9 gennaio).

Secondo il documento pubblicato un gruppo di pesi massimi delle telecomunicazioni, tra cui Deutsche Telecom, Orange, Telefonica e Vodafone, vuole "offrire una soluzione di identificazione digitale a norma privacy per supportare le attività di marketing e pubblicità digitale di marchi ed editori".

L'articolo di Luca Bertuzzi continua su Euractiv

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Irish Data Protection Authority gives € 3.97 billion present to Meta. Authority allegedly unable to assess financial benefit from Meta's GDPR violations.


L'Autorità irlandese per la protezione dei dati personali consegna a Meta 3,97 miliardi di euro. L'Autorità non sarebbe in grado di valutare i benefici finanziari derivanti dalle violazioni del GDPR da parte di Meta. Il DPC ha chiuso un occhio sui ricavi generati da Meta dalla violazione del GDPR dal 2018. Ignorando la richiesta dell'EDPB di includere le entrate illecite di Meta, ha ridotto la multa di 3,97 milioni di euro. Pot of Gold for Meta


noyb.eu/en/irish-data-protecti…






CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII


CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII
Si è chiuso un anno. Nel peggiore dei modi? Probabilmente, ma non per i motivi che si potrebbe essere portati a pensare. Non sono e non possono essere gli imbarazzanti elementi che rappresentano le tre forze di governo a condizionare il nostro umore. Ci sono cose ben più gravi a cui pensare, ad esempio, restando in tema, consideriamo molto peggio l’assenza di un’alternativa a trio di cui sopra. Che sono, è bene ricordarlo, non la causa del male ma i suoi sintomi, la manifestazione conseguente. Il nostro ragionamento deve quindi, per forza di cose, andare oltre, alzarsi da un punto di vista concettuale.

iyezine.com/confessioni-di-una…

in reply to iyezine_com

ah, ok... 😁 😄 🤣

Per quanto mi riguarda, io l'avrei pubblicato comunque in "musica", ma capisco le tue perplessità, perché in effetti il pezzo ha un perimetro più ampio



Cosa succede dopo l’invio della domanda delle #IscrizioniOnline?
Scoprite tutti i passaggi con il video tutorial ▶️ youtube.com/watch?v=13XDnllsh8…




📚 Prende il via da oggi l’iniziativa "Il libro del mese", promossa dalla Biblioteca del Ministero dell’Istruzione e del Merito e inserita fra le attività di valorizzazione del patrimonio librario del MIM.


Nei topi, la rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia


La rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia.

@Scienza e innovazione

Le cellule mesenchimali associate alle unghie contribuiscono e sono essenziali per la rigenerazione della punta delle dita dorsali.
Lo studio di Neemat Mahmud, Christine Eisner, Sruthi Purushothaman, Mekayla A. Storer, David R. Kaplan e Freda D. Miller è stato pubblicato su Science Direct.

Dalle analisi effettuate sul mesenchima induttivo dell'unghia, la base dell'unghia sembrerebbe essere essenziale per la rigenerazione della punta del dito dei mammiferi.

La firma trascrizionale per queste cellule che include Lmx1b è stata individuata e mostra che il mesenchima dell'unghia che esprime Lmx1b è essenziale per la formazione del blastema.

La rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia.

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics" in occasione di #RomeCall, evento curato dalla Fondazione #RenAIssance diretta da @PaoloBenanti


Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics"

@Etica Digitale

Il Papa. «Un’etica per gli algoritmi: non possono decidere la vita delle persone»

Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics" per un approccio consapevole e critico all'Intelligenza artificiale, presenti i vertici di Microsoft e Ibm

L'articolo di Francesco Ognibene è su l'Avvenire

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Mastodon Vs Twitter: la soluzione alla crisi delle #BigTech è la decentralizzazione? Edoardo Lisi intervista Filippo Della Bianca su Il Bollettino


[h2]MASTODON VS TWITTER: LA SOLUZIONE ALLA CRISI DELLE BIGTECH È LA DECENTRALIZZAZIONE?[/2]

@devol

Mastodon è ormai l’anti-Twitter, il nuovo spazio social dove confluiscono gli “esuli” dell’uccellino blu. La nuova politica di Elon Musk incentrata sul profitto e la libertà incondizionata di espressione non va giù a utenti e dipendenti, che abbandonano la nave che naufraga. L’ultima decisione del miliardario sudafricano di imporre il lavoro in presenza per aumentare la produttività ha provocato licenziamenti di massa. La soluzione alla crisi delle Big Tech è la decentralizzazione?

L'intervista di @Edoardo Lisi :unverified: a @:fedora: filippodb :BLM: :gnu: è disponibile sul sito de "Il Bollettino"

Questa voce è stata modificata (2 anni fa)

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Ciò che Resta di una Stella Distrutta da un Buco Nero | Universo Astronomia

"Utilizzando il telescopio Hubble gli astronomi hanno catturato in dettaglio gli istanti finali della vita di una stella divorata da un vorace buco nero supermassiccio. Quando la stella incauta si è avvicinata troppo all’oscuro oggetto, è stata catturata dalla sua possente stretta gravitazionale ed è stata fatta a pezzi, mentre il gas che la costituiva precipitava gradualmente nelle sue fauci, rilasciando nello spazio intense radiazioni."

universoastronomia.com/2023/01…

Poliverso & Poliversity reshared this.



#NotiziePerLaScuola

“Professione futuro”, la trasmissione realizzata grazie alla collaborazione Ministero-RAI per far conoscere meglio a studenti e famiglie la formazione tecnica e professionale.

Qui tutte le puntate ▶️ raiscuola.



Creazione e Distruzione nei Pilastri dell'Aquila | Universo Astronomia

"Nascono miriadi di nuove stelle all’interno dei celeberrimi Pilastri della Creazione, immortalati in questa strepitosa ripresa del telescopio James Webb."

universoastronomia.com/2023/01…



Rilasciata la nuova versione di Friendica 2023.01


Friendica 2023.01 è disponibile

@Che succede nel Fediverso?

In questa versione sono incluse alcune altre correzioni di bug per la distribuzione dei messaggi del forum e miglioramenti al processo di aggiornamento delle informazioni sui nodi.

Per i dettagli, consultare il file CHANGELOG nel repository.

LINK AL POST UFFICIALE

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Alcune app alternative di Twitter risultano ancora non funzionare e Musk tace. Ci auguriamo che questo non comporti malfunzionamenti nell'integrazione tra #Friendica e #Twitter


Alcune app alternative di Twitter risultano ancora non funzionare e Musk ancora non ha fatto sapere nulla

@Le Alternative

Sono passati alcuni giorni da quando praticamente tutti i principali client Twitter di terze parti hanno smesso di funzionare e gli sviluppatori affermano di non aver ancora sentito nulla dalla società su ciò che sta accadendo. I problemi sembravano iniziare giovedì sera, con alcuni utenti che segnalavano di ricevere errori relativi all'autenticazione...

Link all'articolo di The Verge

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Twitter apps are still broken and Musk is still silent! News about Twitter integration in Friendica?


@Friendica Support

It’s been a few days since pretty much every major third-party Twitter client broke, and developers say they still haven’t heard anything from the company about what’s going on. The issues seemed to begin on Thursday evening, with some users reporting that they were getting errors related to authentication.

Is anyone experiencing issues with Twitter integration in Friendica?

Friendica Support reshared this.

in reply to Signor Amministratore ⁂

And now tweets are back on my Friendica timeline. Well, I guess I'll just keep this addon working for now. At least I can use it to tell people where I've gone once Twitter kills off my Friendica app once and for all.

Friendica Support reshared this.

in reply to Kyle 🎙 🎶

@Kyle 🎙 🎶 I'm seeing however that this disruption of compatible Twitter apps, many of which target Apple users, is driving a new wave of migration to mastodon, by Apple users off Twitter. It's a pity that there is no nice friendly app for Apple users... 😢

Friendica Support reshared this.

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Signor Amministratore ⁂
Twitter apps are still broken and Musk is still silent! News about Twitter integration in Friendica?
I can confirm that, after a mysterious stop that coincided with the first moments of failure of the third-party apps, I too started posting on twitter from Friendica! All good, while it lasts! 😀
@Anders Rytter Hansen

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#NotiziePerLaScuola

Bando di concorso "Inventiamo una banconota", la X edizione della competizione indetta dalla Banca d'Italia in collaborazione con il MIM, dedicata alle studentesse e agli studenti delle primarie e secondarie di I e II grado pe…



Firenze. La Lega accoglie Matteo Piantedosi


Il 13 gennaio 2023 Federico #Bussolin e altri ben vestiti della #Lega hanno accolto negli uffici governativi di #Firenze il ministro degli affari interni dello stato che occupa la penisola italiana, tale Matteo #Piantedosi.
Ogni governo "occidentalista" che si avvicenda a decidere il destino dello stato che occupa la penisola italiana -e purtroppo, con esso, anche di molte persone che sarebbero perfettamente in grado di decidere del proprio senza l'intervento di ben vestiti di alcun genere- invia a Firenze qualcuna tra le sue massime autorità a illustrare come e qualmente la costruzione di un "Centro di Permanenza Temporanea", di un "Centro di Identificazione e di Espulsione" o comunque di un campo di concentramento per indesiderabili sia indispensabile alle magnifiche sorti e progressive della città e all'ordinato svolgervisi della vita associata.

Il fatto che sia il governo dello stato che occupa la penisola italiana ad auspicare la realizzazione di una cosa del genere è motivo sufficiente per desiderare l'esatto contrario.



che problema abbiamo in Italia con i prezzi dei computer?

Guardo spesso gli annunci dell'usato, e trovo prezzi sensati solo da annunci esteri (perlopiù Germania o UK). Gli Italiani riempiono le piattaforme di annunci pensando di riuscire a vendere il loro amato laptop stracotto con intel core i5 da 2 gen (fuori produzione dal 2011) a 4 gen (fuori produzione dal 2014), dai 200€ in su. Con batteria morta, tastiera e porte I/O usurate, spesso qualche piccola noia al display.

Quando le catene a ogni volantino propongono almeno un laptop nuovo a 250€ (nel caso di Chromebook) o 350€ ("entry level" ma comunque incomparabilmente più veloci di una macchina di 10 anni fa e coperte da garanzia).

Le catene, poi, per l'Italia propongono macchine meno performanti a prezzi più alti rispetto a quello che si compra all'estero per lo stesso ammontare. Qui lo standard sembrano ancora essere i pc con 8 gb di ram, e quelli con 16 li passano come "gaming" o "workstation".

Eppure non mi sembra che qui la tecnologia sia poco gradita. Forse vogliamo "il meglio" solo in ambito smartphone, e siamo un mercato di serie b per i pc?

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J. Alfred Prufrock
@Mario Pietre euro. Ho corretto il post, grazie



Se il nemico è la Cina, la propaganda si vede meglio | Contropiano

«In conclusione, è chiaro che questo non è “giornalismo”, ma semplice propaganda bellica. E come sempre la propaganda è rivolta al proprio “interno”, a persuadere la propria popolazione (italiana ed europea) che “fuori c’è la jungla” ed è meglio non mettere in discussione la “nostra” classe dirigente (imprenditori, politici, giornalisti, ecc). Perché potrebbe andarci molto peggio…»

contropiano.org/news/internazi…

in reply to Giuseppe Pecoraro

Ma seriamente dice che i media italiani, servili, se la prendono con la Cina? È l’esatto contrario. Nonostante le macroscopiche violazioni dei diritti umani, è tutto un leccare il culo alla Cina per via degli interessi economici.



Il futuro distopico delle automobili


Nel 1960 un computer, oltre che costare più di $120.000, occupava facilmente la metà di una stanza. Oggi un computer è invece talmente leggero, piccolo e poco costoso che chiunque ne porta sempre in tasca almeno uno, lo smartphone. Ci stiamo però affaccia

Nel 1960 un computer, oltre che costare più di $120.000, occupava facilmente la metà di una stanza. Oggi un computer è invece talmente leggero, piccolo e poco costoso che chiunque ne porta sempre in tasca almeno uno: lo smartphone. Ci stiamo però affacciando a un mondo nuovo — un mondo in cui non siamo noi a portare in giro i nostri computer, ma sono i nostri computer a portare in giro noi.

Mi riferisco ovviamente alle automobili di nuova generazione, che sono davvero dei computer con le ruote. Ogni automobile ha ormai centinaia di unità di controllo elettroniche che attraverso un software monitorano o controllano i sistemi interni e meccanici del veicolo.

Se apprezzi Privacy Chronicles unisciti a centinaia di lettori che hanno già scelto di abbonarsi e aiutami a sostenere il piano editoriale!

Un esempio molto evidente sono i cosiddetti ADAS (Advanced driver-assistance system), che semplificano alcune attività e possono anche aumentare il comfort e la sicurezza di viaggio. Si passa dalla semplice rilevazione degli ostacoli per aiutare il parcheggio fino ai software per l’adaptive cruise control o i più tradizionali ABS e ESC.

Tutto molto bello, se non fosse che la trasformazione delle automobili in computer con le ruote può creare i presupposti per diversi e gravi problemi che riguardano proprio la nostra privacy e libertà.

Over the Air Software


Quello che non molti sanno, o a cui non pensano, è che oltre ad essere computer, le nuove automobili sono anche computer connessi.

Moltissimi modelli oggi hanno installate delle sim-card che attraverso connessioni 4G e 5G permettono al veicolo di connettersi a reti-wifi di ogni tipo. Basta essere saliti su un’auto degli ultimi 2 anni e aver smanettato un po’ con la dashboard per aver notato che è infatti possibile connettere l’auto a Internet tramite wi-fi, proprio come uno smartphone o un laptop.

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GetPrivacy.it 🔐 reshared this.



30 curiosità su Torino


Ecco 30 curiosità su Torino che forse non sapevi (dal web)

1)la SMAT (la ditta che si occupa di gestire la rete idrica di Torino) si occupa di rifornire d'acqua anche la Stazione Spaziale Internazionale

2)Torino con i suoi oltre 40 musei, le sue oltre 150 biblioteche, e i suoi innumerevoli teatri e gallerie d'arte, conta più di 300 siti culturali e ciò fa di essa la terza città culturale italiana

3)Torino si trova a pochissimi km più a Nord del Parallelo 45 e che ciò fa di essa un punto esattamente a metà strada tra Polo Nord ed Equatore

4)il mobile più bello al mondo (secondo dei critici d'arte internazionali) si trova a Torino presso il Museo d'Arti Decorative

5)la macchina per preparare il caffè espresso è stata inventata a Torino nel 1884

6)a differenza di quanto si pensi, la Piazza più grande di Torino è Piazza della Repubblica e non Piazza Vittorio Veneto

7) attualmente a Torino esistono 5 stazioni ferroviarie (Porta Nuova, Porta Susa, Stura, Lingotto e Rebaudengo Fossata) e presto verranno realizzate
altre 4 (Grosseto, Zappata, Dora e San Paolo)

8)in giro per Torino ci sono circa 800 toret (fontanelle con la testa di toro)

9)a Torino ci sono circa 18km di marciapiedi sotto ai portici

10)il mercato di Porta Palazzo è il mercato all'aperto più grande d'Europa

11)la linea di trasporti pubblici più lunga di Torino è la linea 5 e che collega il centro del capoluogo piemontese con dei comuni della sua area metropolitana (Beinasco, Rivalta e Orbassano), passando per tanti altri quartieri

12)il Parco della Pellerina è il parco più grande di Torino

13)il fondatore della ditta di penne BIC, nacque a Torino in Corso Re Umberto

14)il punto più ad alta quota di Torino è il Colle della Maddalena con i suoi 715m s.l.m.

15)il primo collegamento della storia con la fibra ottica avvenne a Torino nel 1977

16)la Provincia di Torino è la provincia più a Ovest d'Italia

17)Torino è bagnata da 4 corsi d'acqua: il Po, la Dora Riparia, la Stura di Lanzo e il Sangone

18)la rete tramviaria torinese risale al 1871 ed è la più antica d'Italia

19)Via Garibaldi è la via pedonale più lunga d'Italia, oltre che seconda più lunga d'Europa

20)Corso Francia è il viale rettilineo più lungo d'Europa, ma non il più lungo di Torino in quanto è suddiviso su 3 comuni differenti, e nel tratto torinese è più corto di Corso Regina Margherita

21)Torino è l'unica città italiana ad avere 2 squadre che militano in serie A e che non condividono lo stesso stadio

22)Torino è stata capitale d'Italia dal 1861 al 1865

23)la metropolitana di Torino è stata la prima metropolitana senza conducente in Italia (anticipando così le linee 4 e 5 di Milano, la linea C di Roma e la metro di Brescia)

24)grazie ai tantissimi viali alberati, ai tantissimi parchi e alle colline ricoperte da superfici boschive, Torino è una delle città più verdi al mondo

25)Cit Turin è il quartiere più piccolo di Torino, oltre che l'unico quartiere torinese ad avere un nome in piemontese

26)l'edificio più alto di Torino è il Grattacielo della Regione Piemonte con i suoi 209m di altezza (ciò fa di esso anche il terzo edificio più alto d'Italia)

27)il formato digitale MP3 è stato inventato a Torino presso il centro CSELT

28)Torino venne fondata dai romani il 30 Gennaio dell'anno 9 a.C.

29)Torino è la quarta città più grande d'Italia dopo Roma, Milano e Napoli

30)grazie ai tantissimi atenei presenti in città, Torino ospita più di 100mila studenti universitari e che non provengono solo da Torino e dintorni, ma anche da tantissime altre parti d'Italia e da tantissimi altri paesi del mondo.

#Torino #curiosità #storia #arte #tecnologia #Italia

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pleroma - Collegamento all'originale
Antonino Campaniolo 👣
In realtà abito fuori Torino ed ho vissuto in città solo per qualche anno. Però hai ragione. Ci sarebbe molto da raccontare come la Torino sotterranea di Micca e degli infernotti, del Rondó d’la forca ecc. Il Musinè… È anni che mi riprometto di farmi la camminata. Che sia l’anno giusto 🤞
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pleroma - Collegamento all'originale
Antonino Campaniolo 👣
Wow! Hai fatto un sacco di cose strafighe. Volentieri così magari mi racconti un po di cose belle. Grazie


sono contro l'hate speech;

per cui mi limiterò a dirmi indispettito nei confronti di UPS, che segna tentativi di consegna andati a vuoto per assenza del destinatario senza essere mai passati.

in reply to J. Alfred Prufrock

che poi, mi chiedo: a che pro? Per "bruciare" uno dei due tentativi di consegna a cui sarebbero tenuti?



James Webb osserva il suo primo transito di un esopianeta | Astronomia.com

"Puntando il suo gigantesco specchio verso la costellazione dell’ottante, Webb ha osservato la nana rossa LHS 475. Da precedenti osservazioni del satellite cacciatore di pianeti TESS si riteneva che questa stella fosse casa di un pianeta.
Per mezzo dello studio della curva di luce di tale stella, grazie all’efficace tecnica del transito, è stato possibile confermare la presenza del pianeta."

astronomia.com/2023/01/12/jame…




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