Profeta
Può una persona seria prendere in considerazione la “Chiesa dell’Altrove”? Non solo può, ma deve. E nel farlo rivolga un pensiero riconoscente all’Elevato, che ne è il profeta: Beppe Grillo. Perché al giro precedente, quello politico, molti di noi, ed io fra questi, presero in considerazione la sostanza, traendone indignazione per quel miscuglio di qualunquismo e moralismo senza etica che ne promanava. Ma al giro mistico m’è comparsa la luce: la sostanza è un inganno in cui cadono gli allocchi, quel che conta è la forma. E Grillo impartisce una grande lezione.
Al giro politico ci si chiese come poteva tanta gente andare appresso a soluzioni che non risolvevano nulla, a proposte che scassavano tutto, a un personale composto da incapaci. Vedemmo affermarsi non una classe politica eterodiretta, come pure si era temuto, ma priva di direzione e senso. Il più sveglio e trasformista capì al volo le regole del potere senza idee e adottò tutte le idee che potessero tenerlo al potere. Quando decise di mettersi in proprio il suo peso elettorale risultò minore della cerchia dei parenti stretti. Guidarono due governi di segno opposto, intestandoli al medesimo presidente che non rispondeva a manco uno dei criteri posti a fondamento del credo politico, lasciandogli poi la gestione di quel che resta dello straordinario raccolto elettorale. L’Italia è il Paese in cui il ’68 è finito nei primi anni ’80, anche questa roba sarà digerita con la lentezza richiesta da una rapa mal cotta.
Ma la rivelazione arriva oggi. Vi lascio poche indicazioni profetiche, giusto per capirsi. E vi invito caldamente a non ridere, perché poi veniamo alla faccenda seria e alla lectio magistralis del Grillo. La chiesa è stata fondata <<a mezzogiorno del solstizio d’inverno dell’anno 2022 dell’Era Volgare>>. E se lo dice lui, che è volgare, sa di che parla. Non è incompatibile con le altre chiese, pertanto potete continuare a credere in quello e chi vi pare. Prevede un frammischione di minchionerie galattiche, mutuate da una crassa ignoranza quantica: <<Il nostro universo potrebbe non essere l’unico, ma solo uno fra molti universi paralleli. Tutto questo ci porta a pensare che l’umanità sia davvero poca cosa rispetto alla Realtà delle ultime rappresentazioni di scienza. Dunque la Realtà religiosa deve per forza trovarsi Altrove>>. Una profondità che neanche un’ostinata stipsi può indurre. Facendo eco ai risultati del primo giro, la versione mistica recita: <<Altrove tutte le domande “sbagliate” sono “giuste” e tutte le risposte “giuste” sono “sbagliate”>>. Sicché se vedete piangere il ritratto di Giovanni Giolitti sapete anche che l’Altrove potrebbe trovarsi a Montecitorio. Secondo la più classica scuola Mamma Ebe, senza neanche passare dal voto on line, a comandare è l’Elevato, che vi suggerisce: <<Per guarire dalle malattie dell’Oggi occorre rimuovere il superfluo che ci intossica. Un Elevato fra gli architetti disse che “meno” è “più”. Ma “meno” è anche “cura”. Per vivere meglio, dunque, dobbiamo smettere di chiederci cosa vogliamo e iniziare a chiederci cosa non vogliamo>>. Mi fermo qui, prima che vi convertiate.
Il messaggio è benedetto, che traduco perché siete testoni: volete capirlo che potrei far credere qualsiasi cosa? Non a tutti, certo, ma posso creare tante comunità d’invasati con le quali dovrete poi voi fare i conti; avete mai visto, di notte, sui canali farlocchi, i predicatori americani ciarlatani che se avesse intrapreso la carriera Giucas Casella (<<quando te lo dico io, quando te lo dico io>>) lo avrebbero fatto papa? voi guardate, io lo faccio; vi è sfuggito in che modo funziona il digitale: una volta che agguanti i polli con una fregnaccia poi gli appioppi le altre; e posso passare dalla politica alla fede perché voi siete fessi a ridete della sostanza, mentre dovreste terrorizzarvi per la forma. Capace di sformare svalvolati.
Grazie, Grillo. Lei è un genio. Se continueremo a non capire, a non vedere, la colpa del Grillo sarà nostra. Come lo fu.
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In Cina e Asia – La "Davos cinese” allenta le tensioni Cina-Usa
La "Davos cinese" allenta le tensioni Cina-Usa
L'Honduras abbandona Taiwan
Posticipata la telefonata tra Xi e Biden
Prime esercitazioni congiunte Usa-Ue nell'Indo-Pacifico
Hong Kong: la polizia approva una delle prime manifestazioni di protesta dal 2020
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AFRICA. Unicef: Nel Sahel a rischio la vita di oltre 10 milioni di bambini
di Valeria Cagnazzo
Pagine Esteri, 27 marzo 2023 – Il 2022 è stato il più sanguinoso degli ultimi dieci anni per i bambini della regione del Sahel. A renderlo noto un recente rapporto dell’Unicef, l’agenzia dell’Onu per i diritti dell’infanzia. Oltre dieci milioni di bambini in Burkina Faso, Mali e Niger, si legge, hanno bisogno di assistenza umanitaria: a mettere a repentaglio le loro vite, in una delle regioni più povere del pianeta, insieme alla fame endemica è la violenza dei conflitti armati, a cui si aggiungono le conseguenze del cambiamento climatico.
“Il conflitto (in queste aree, ndr) può non avere confini precisi, forse non ci sono battaglie da prima pagina, ma lentamente e senza dubbio le cose si stanno facendo ogni giorno peggiori per i bambini”, ha dichiarato il portavoce dell’Unicef, John James. “Milioni di loro sono adesso intrappolati nel mezzo della crisi”.
L’Unicef ha definito “brutale” il conflitto che devasta il Sahel e che ha trovato proprio nei bambini i suoi principali bersagli. Da oltre dieci anni, la crescente insicurezza politica degli Stati ha lasciato sempre più spazio ai gruppi jihadisti, che quotidianamente compiono attacchi terroristici contro le milizie governative ma soprattutto contro i civili per il controllo di villaggi e giacimenti d’oro e di altre materie prime. A pagarne le spese, nel 2022 più che negli anni precedenti, sono stati i bambini.
Nei tre Paesi in questione, infatti, centinaia di bambini sono stati rapiti dai gruppi ribelli e se ne sono perse le tracce. Molti altri sono morti a causa delle ferite da arma da fuoco riportate negli scontri nei loro villaggi o dall’esplosione di ordigni bellici. In Burkina Faso, che ha subito due colpi di stato l’anno scorso, la violenza dei gruppi jihadisti ha provocato nei primi nove mesi del 2022 la morte di un numero di bambini tre volte superiore rispetto al 2021. Ai bambini uccisi, si sommano quelli costretti dalle milizie ribelli a impugnare le armi e a unirsi alle loro file come bambini-soldato.
La nuova strategia bellica dei gruppo jihadisti ha messo ulteriormente a repentaglio i più piccoli, in Paesi in cui l’età media della popolazione è bassissima e almeno il 60% degli abitanti sono minorenni. Se prima il bersaglio dei jihadisti era l’esercito governativo, e se i civili venivano colpiti negli scontri si trattava di “casualties”, adesso nel mirino della violenza dei ribelli ci sono proprio gli anziani, le donne e i bambini che vivono pacificamente nei villaggi. Colpendo loro, la forza jihadista dimostra la propria superiorità su uno Stato assente e debole, e conquista territori senza incontrare resistenza. Centinaia di bambini rimangono così uccisi negli attacchi.
Se non muoiono negli scontri, a ucciderli può essere la fame. Un’altra strategia dei gruppi ribelli dal 2021, in una delle aree più malnutrite del mondo, è quella di contaminare le fonti idriche e di distruggere le riserve di cibo che incontrano al loro passaggio. Affamare i villaggi vuol dire assoggettarli, mentre lo Stato latita. Per l’organismo di un neonato e di un bambino, la malnutrizione significa arresto della crescita, danni neurologici, infezioni severe, e, infine, morte.
Anche le scuole sono nel mirino dei jihadisti. I gruppi armati ribelli danno fuoco agli edifici e rapiscono o uccidono gli insegnanti. Le conseguenze sono drammatiche. Oltre 8.300 scuole sono state chiuse nel Sahel: si parla di una scuola su cinque in Burkina Faso e quasi una su tre nella regione di Tillaberi in Niger. “Gli insegnanti sono costretti a fuggire, i bambini hanno troppa paura di andare a scuola, le famiglie sfollano dai loro villaggi, gli edifici vengono distrutti”, spiega John James.
Alla violenza, si aggiunge il cambiamento climatico a mettere a repentaglio ulteriormente la vita dei bambini. Nel Sahel centrale, infatti, gli effetti del surriscaldamento globale sono tra i più drammatici del pianeta, con temperature che aumentano 1,5 volte più rapidamente rispetto alla media mondiale. Le risorse idriche si stanno prosciugando, e al tempo stesso le precipitazioni irregolari possono diventare a volte così violente da provocare alluvioni che distruggono i raccolti. Si stima che finora il cambiamento climatico abbia prodotto nei tre Paesi oltre 2,7 milioni di sfollati, costretti a vivere da profughi in condizioni di estrema miseria. Per le famiglie che non lasciano il proprio villaggio, l’incertezza climatica significa fame, sete, malattie e spesso la perdita dei propri figli.
La crisi umanitaria in quest’area è destinata, secondo l’Unicef, a peggiorare se non si interverrà con aiuti internazionali e se i governi interni non investiranno in maniera prioritaria nella protezione dei civili e nell’accesso ai servizi di assistenza primaria. Si sta, tra l’altro, già espandendo con la sua violenza ai Paesi vicini, come il Togo e il Benin. L’Agenzia dell’Onu ha lanciato un appello di 473,8 milioni di dollari per il Sahel centrale per il 2023, e nel suo report lancia un allarme per i mesi a venire: sarà da giugno ad agosto 2023 che la crisi umanitaria avrà gli effetti “più catastrofici” sulla vita dei bambini del Sahel.
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Sustanalytics – Il report Ipcc (non) raccontato dai media cinesi
Il sesto report Ipcc sui cambiamenti climatici ha lanciato un appello all'umanità, ma il discorso pubblico stimolato dai media è ancora acerbo, anche in Cina. La nuova puntata con la rubrica dedicata ad ambiente, energia e cambiamenti climatici in Asia
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La ‘stanga’ di Mattarella vale per tutti
Metti, una sera, a cena due rampolli preoccupati di salvare il salvabile dell’impero costruito dal genitore; una quasi moglie silente ma non indifferente ed assente; una volpe della politica che fa più politica di un ministro, pur se non è mai stato in vita sua parlamentare… Metti, insomma, una sera a cena Marina e Piersilvio, […]
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Migranti: Governo Meloni ai limiti del ridicolo
Per quanto mi riguarda, per cultura, per abitudine, per l’atteggiamento scientifico che mi è proprio, non sono di quelli che si vantano tutti soddisfatti di aver detto qualcosa che più o meno puntualmente si è verificato. Ma certe volte gli avvenimenti per dir così ‘le cose te le tirano‘! Tra le tante affermazioni poco attendibili […]
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News da Marte #13 | Coelum Astronomia
"Riprendiamo il filo delle attività di Perseverance e Ingenuity nel cratere Jezero. Seguiamo l'esplorazione con tantissimi video e foto."
Il Comando Sud degli Stati Uniti e il colonialismo del XXI secolo | Infoaut
“È singolare che parlino delle ‘risorse’ di luoghi che non abitano; è questa la logica a cui sottendono governanti, ministri e uomini d’affari. Per le comunità l’estrattivismo, l’esproprio e lo sradicamento hanno molteplici volti. Imperialismo e colonialismo interno si alternano. Molti dei territori bramati dagli imperi sono già stati certificati come zone di sacrificio dai governi nazionali e provinciali“
Flat tax. Verso uno Stato minimo | La Città Futura
"La delega al governo sul fisco favorisce gli alti redditi, i redditi da capitale, l'evasione e l'elusione fiscale. Il minor gettito sarà a scapito dei lavoratori dipendenti, dei contribuenti onesti, dei bassi redditi e delle prestazioni pubbliche. [...] Ci sarà quindi da aspettarsi uno stato minimo di tipo ottocentesco per tutti e maggiori sofferenze per le zone svantaggiate, mentre prevarrà la differenziazione fra i diritti e sarà incentivato l'egoismo."
INTERVISTIAMO: Alessandro Piccinelli
📣 INTERVISTIAMO: Alessandro Piccinelli
Alessandro Piccinelli è colui che ha raccolto l'eredità del grande Gallieno Ferri, come copertinista di Zagor, "lo spirito con la scure".
#Fumetti
iyezine.com/alessandro-piccine…
Oggi è il Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri!
Un’occasione per ricordare in tutta Italia e nel mondo il genio di Dante, con tante iniziative organizzate dalle scuole, dagli studenti e dalle istituzioni culturali.
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Così Nave Bergamini si esercita con gli Usa nell’Indo Pacifico
Unita navali dell’Unione europea e degli Stati Uniti hanno condotto un’esercitazione congiunta nell’Indo Pacifico occidentale il 23 e il 24 marzo. Alle manovre ha partecipato anche Nave Bergamini, fregata lanciamissili della Marina Militare, in un esempio di come Roma abbia interesse a essere presente in quel quadrante, sia commercialmente quanto militarmente e politicamente. L’Italia sta già prendendo parte a certe attività, pianificandone altre come l’invio della fregata Morosini o della portaerei Cavour per missioni nell’Indo Pacifico in coordinamento con Washington e Bruxelles e con gli alleati regionali.
Usa e Ue nell’Indo Pacifico
Le recenti esercitazioni si sono svolte seguendo le decisioni prese nell’ultimo ciclo di consultazioni ad alto livello Ue-Usa sull’Indo-Pacifico che si sono svolte il 2 dicembre 2022 a Washington. Il dialogo tra i due alleati è una delle forme di coordinamento per l’impegno in quella regione cruciale. L’incontro di dicembre era stato condotto dalla vicesegretaria di Stato statunitense Wendy Sherman e dal segretario generale dell’European External Action Service, il diplomatico italiano Stefano Sannino.
In quell’occasione, Sherman e Sannino avevano coordinato i lavori del quarto incontro ad alto livello del EU-US Dialogue sulla Cina – uno degli elementi cardine per costruire certe visioni comuni, emerse anche durante il Consiglio Europeo dei giorni scorsi – e del terzo incontro delle U.S.-EU High-Level Consultations sull’Indo-Pacifico. I due alti funzionari avevano sottolineato in una dichiarazione congiunta che “gli Stati Uniti e l’Unione Europea non sono mai stati così allineati sulle nostre prospettive strategiche”, sottolineando “la forte determinazione transatlantica comune nel difendere la libertà, la democrazia e i diritti umani in tutto il mondo” e rilanciando “il costante impegno a intraprendere ulteriori azioni coordinate per affrontare le attuali sfide globali”.
Le manovre congiunte
L’esercitazione euro-americana si è svolta “nel quadro del pattugliamento e dell’esercizio della libertà di navigazione in alto mare”, spiega un comunicato. Le manovre hanno coinvolto il cacciatorpediniere lanciamissili USS Paul Hamilton della US Navy, la fregata spagnola Reina Sofia e l’italiana Bergamini. Nave Bergamini è una Fremm, acronimo del programma italo-francese con cui sono state costruite queste unità “multi-missione”. Insieme alla Reina Sofia fa parte della Forza navale dell’Ue impegnata nella “Operazione Atalanta”.
Istituita nel 2008, Atalanta è stata la prima operazione militare a carattere marittimo a guida europea. È stata pensata per il monitoraggio della sicurezza marittima in una zona compresa tra il Mar Rosso, il Golfo di Aden e parte dell’Oceano Indiano, Isole Seychelles incluse. Un’area che, spiega la Marina, ha dimensioni simili a quelle del bacino del Mediterraneo, sottolineando che l’obiettivo è “scoraggiare, prevenire e reprimere la pirateria e gli atti di depredazione armata in mare”.
La maritime security è una delle attività considerate cruciali da Usa e Ue – con impegni operativi anche delle unità Nato sono il Maritime Command dell’alleanza. L’area dell’Indo Pacifico occidentale è determinante perché rappresenta il punto di interconnessione tra quella regione e il Mediterraneo allargato (l’ambito di proiezione geopolitica primaria dell’Italia). Le manovre dei giorni scorsi hanno previsto “scambi professionali sulle procedure di imbarco, sulla navigazione e sull’addestramento volto a migliorare l’interoperabilità e l’integrazione”.
L’impegno comune, militare e politico
L’esercitazione rientra nell’impegno comune dell’Ue e degli Stati Uniti a lavorare per una cooperazione marittima concreta e a sostenere un Indo-Pacifico libero e aperto, in linea con documenti quali la Strategic Compass dell’UE, la Strategia dell’UE per la cooperazione nell’Indo-Pacifico e la Indo Pacific Strategy degli Stati Uniti. Nel comunicato condiviso con i media per raccontare le manovre, l’Ue e gli Stati Uniti ribadiscono anche il loro “impegno a perseguire ulteriormente il coordinamento e il lavoro complementare per la sicurezza marittima regionale per sostenere la libertà di navigazione e altri usi legittimi del mare a livello internazionale nell’Indo-Pacifico”.
Insieme agli alleati transatlantici si stanno coordinando anche altri Paesi cosiddetti “like-minded”, come per esempio il Giappone – che già due anni fa ha preso parte a esercitazioni anti-pirateria sul Golfo di Aden insieme al Regno Unito. L’Africa orientale, area perimetrale dell’Indo Pacifico, è diventata oggetto dell’interesse anche della Corea del Sud e in un futuro prossimo potrebbe coinvolgere anche Taiwan (e Singapore, altro Paese impegnato nella sicurezza marittima) nelle varie operazioni, mentre l’India è già presente per evidenti ragioni di carattere geografico e geostrategico.
È proprio in queste operazioni che l’Italia trova spazio, inserendosi come operatore (militare e politico) nell’asse indo-abramatico creato dall’intesa I2U2 tra Israele, India, Emirati Arabi Uniti e Usa. Da sottolineare che la sensibilità e l’importanza della regione è percepita anche da attori rivali, come per esempio Russia, Cina e Iran. I tre Paesi si sono anche recentemente esercitati in quella fascia marittima, creando una contro-narrazione politico-militare attorno alle loro attività e a questo raggruppamento – che sta crescendo per intensità del coordinamento, anche con l’obiettivo di creare un modello di governance (anche del quadro securitario) alternativo a quello attuale, a guida occidentale.
Consigli per l'anti-sorveglianza fisica
Le nostre città sono sempre più popolate di telecamere, termoscanner, scanner Wi-Fi e Bluetooth e molto altro. E se guardiamo più in alto, anche i droni iniziano a sorvolare i nostri cieli.
Uno scenario non proprio idilliaco per chi soffre di quel disturbo della personalità chiamato voglia di privacy. Non è facile difendersi dall’occhio di Sauron, però può esserci qualche rimedio utile per difendersi dalla sorveglianza fisica, sia per chi soffre di questo disturbo della personalità che per chi invece volesse tutelarsi in situazioni delicate, come manifestazioni politiche.
Dicono che iscriversi a Privacy Chronicles crei disturbi della personalità. Ma non iscriversi è peggio.
I rapaci della sorveglianza
Iniziamo parlando proprio di droni. Non tutti i droni sono uguali. Esistono droni militari con incredibile autonomia e capacità offensive e droni “urbani” che invece oltre ad essere molto più piccoli hanno anche meno autonomia e non hanno (per ora) capacità offensive.
Droni militari. Lo Sharp Sword (cinese) può caricare fino a 2.000kg di payload e bombe.
In diverse parti del mondo saper riconoscere un drone e riuscire a nascondersi può fare la differenza tra la vita e la morte. Neppure i droni militari di sorveglianza non devono essere sottovalutati, dato che questa è spesso la fase che precede un attacco.
Anche i nostri cieli si stanno velocemente riempiendo di droni.
Non è un segreto ad esempio che siano stati usati durante i lockdown per scandagliare parcheggi, strade e piazze e scovare i pochi temerari che osavano sfidare il temibile virus in barba a decreti legge e DPCM. Certo, sono diversi da quelli militari, ma con capacità di sorveglianza da non sottovalutare.
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Un decreto del 13 giugno 2022 ha anche recentemente abrogato la normativa precedente sui droni e agevolato di molto il loro uso per le forze dell’ordine come Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Oltre alle solite finalità “ombrello” di sicurezza pubblica, contrasto del terrorismo e prevenzione dei reati di criminalita' organizzata e ambientale, i droni possono ora essere usati per un sacco di cose, come previsto dall’articolo 3:
a) la Polizia di Stato per la:
1) sicurezza stradale;
2) sicurezza ferroviaria;
3) sicurezza delle frontiere;
4) sicurezza postale e delle comunicazioni;
b) l'Arma dei carabinieri per la:
1) sicurezza in materia di sanita' e igiene
2) sicurezza in materia forestale, ambientale e agroalimentare;
3) sicurezza in materia di lavoro e legislazione sociale;
4) sicurezza del patrimonio archeologico, storico, artistico e
culturale nazionale;
c) il Corpo della guardia di finanza per:
1) la sicurezza del mare
2) la sicurezza in materia di circolazione dell'euro e degli
altri mezzi di pagamento;
3) l'assolvimento delle funzioni di polizia economica e
finanziaria di cui all'art. 2 del decreto legislativo 19 marzo 2001,
n. 68.
I droni più evoluti possono montare un payload di sorveglianza da brivido: scanner termico, telemetro laser, camere grandangolari ad altissima risoluzione e con zoom, visione notturna e tracking intelligente degli obiettivi.
I muri hanno gli occhi
Tornando al livello del suolo, non devo certo dirvelo io: la situazione peggiora a vista d’occhio.
In quanto a numeri, la Cina è sempre leader globale, con circa 380 telecamere ogni 1000 persone. In Europa la situazione è migliore; siamo molto lontani da quei numeri. Londra, che è la città più videosorvegliata in Europa, conta circa 13.35 telecamere ogni 1000 abitanti. Alcune statistiche riportano un numero di molto superiore, ma dalle mie ricerche sembra che i numeri più alti tengano conto anche delle videocamere private. La città più sorvegliata d’Italia è invece Roma, che conta circa 1.71 telecamere per 1000 persone.
Insomma, una volta tanto non siamo messi male. Il numero però è destinato a salire vertiginosamente nei prossimi anni, dato che dal 2018 il governo italiano continua a mettere a disposizione fondi milionari per il finanziamento dei sistemi di videosorveglianza nei nostri comuni.
Il potenziamento dell’apparato di videosorveglianza non è solo quantitativo, ma anche qualitativo. Se oggi avere sistemi di riconoscimento facciale sembra fantascienza, lo stesso non potrà dirsi fra qualche anno. Difendersi da questa roba non è facile, e la risposta migliore dovrebbe essere quella del netto e forte rigetto politico.
Purtroppo, la maggior parte delle persone semplicemente ignorano il problema. Non tanto per negligenza o indifferenza, quanto per l’opacità by design che circonda queste decisioni della pubblica amministrazione.
Quanti di voi conoscevano il decreto sui droni che ho citato prima? Quanti sono consapevoli delle delibere comunali che prevedono l’installazione o il potenziamento dei sistemi di sorveglianza? Quante volte invece la popolazione viene semplicemente messa di fronte ai fatti compiuti, con nuove e scintillanti telecamere sopra le loro teste?
D’altronde, come affermava Machiavelli1 in tempi meno sospetti, non c'è nulla di strano. La cospirazione è il miglior metodo di governo: “all’inizio il male è difficile da conoscere, ma facile da curare, ma col passare del tempo diventa facile da conoscere e difficile da curare; fin quando non vi è più rimedio". Oggi c’è una cospirazione per riempire il più possibile le nostre città e cieli di telecamere.
Qualche consiglio di anti-sorveglianza fisica
Difendersi dall’ espropriazione violenta della nostra privacy non è mica facile, però ci sono degli accorgimenti utili da ricordare per diminuire l’esposizione quando siamo in pubblico.
Contro le telecamere volanti, l’ambiente e il meteo sono nostri amici: pioggia e nebbia mettono in difficoltà i droni, così come alberi, portici o altre strutture che possono nascondere una persona dall’alto. Anche nascondersi in una grande folla può essere utile, seppur molti droni oggi possono montare telecamere con tracking intelligente per identificare e seguire specifiche persone con segni distintivi.
Se invece splende il sole, usare materiale riflettente può aiutare a contrastare le telecamere dei droni e confondere i sistemi di sorveglianza. Anche cappelli, cappucci, sciarpe e ombrelli possono essere semplici ma funzionali strumenti per evitare lo sguardo dei rapaci della sorveglianza. Attenzione però, che essere gli unici icon un ombrello in testa in una giornata di sole potrebbe invece semplificare l’identificazione.
Contro i termoscanner, che potrebbero essere installati sui droni, è utile indossare materiale che abbia proprietà di isolamento termico, come la lana o alcune fibre sintetiche come il neoprene.
Le capacità di sorveglianza dei droni possono essere combinate con altre tipologie di monitoraggio a terra, come la localizzazione della persona tramite il monitoraggio bluetooth / wi-fi o tramite celle telefoniche. In questo caso si possono adottare diverse precauzioni:
- Spegnere le funzioni wi-fi e bluetooth dei dispositivi in pubblico e disattivare il wi-fi scanning e il bluetooth scanning, che potrebbero rivelare lo smartphone anche con le funzioni wi-fi e bluetooth disattivate
- Usare una VPN per nascondere il proprio indirizzo IP, traffico e attività online (comprese, in caso, quelle via wi-fi)
- Usare una sacca schermata (gabbia di Faraday) in cui tenere i dispositivi non in uso. Il miglior modo di bloccare un segnale è di farlo fisicamente!
Per quanto riguarda invece le telecamere a terra, è utile saper riconoscere le diverse tipologie.
Quelle CCTV di solito hanno una forma a cupola o a proiettile. Le più Quelle a cupola possono avere una rotazione di 360° e la forma rende difficile capire esattamente in che direzione stanno guardando. Di solito però non hanno un raggio d’azione molto lungo e sono situate in zone protette, al riparo dagli agenti climatici.
Le CCTV a proiettile (rettangolari e allungate) sono invece tipicamente installate all’esterno e hanno un raggio meno ampio di quelle a cupola, ma più lungo. Entrambe le tipologie possono essere dotate di visione notturna a infrarossi (IR). Alcuni modelli sono facili da riconoscere, perché hanno una serie di piccoli led intorno alla fotocamera principale. In altri casi potrebbero invece essere nascosti.
Per quanto riguarda le telecamere con riconoscimento facciale, il discorso è più complesso. I modelli infatti sono uguali alle normali telecamere a proiettile, ma queste sono solitamente poste ad altezza inferiore, così da poter più facilmente osservare il viso delle persone. Ad esempio, potrebbero essere installate nei pressi di scalinate o passaggi obbligati.
Non tutte le telecamere però sono fatte per riprendere le persone. Quelle LPR (License Plate Recognition) sono studiate appositamente per identificare targhe delle automobili. In alcuni casi sono dotate di algoritmi OCR (Optical Character Recognition) che trasformano l’immagine in dati alfanumerici che possono essere confrontati con database precostituiti. Come se fosse il riconoscimento facciale delle auto. Queste telecamere di solito hanno una forma più snella e allungata delle altre, e una seconda lente per le riprese ravvicinate. Come per quelle di riconoscimento facciale, spesso sono posizionate in modo tale da agevolare la lettura delle targhe.
Per le telecamere a terra valgono i consigli già detti per i droni, salvo che per le zone affollate: meglio evitarle. La pubblica amministrazione ha risorse limitate e le telecamere sono spesso installate nelle zone più frequentate delle città o più strategiche, come le stazioni.
Un ultimo consiglio, non tecnico ma legale, è di informarsi su ciò che ha fatto o vuole fare il vostro Comune. Sarà sufficiente fare una richiesta FOIA2 (accesso civico generalizzato) via posta elettronica (di solito all’URP) e chiedere tutta la documentazione relativa alla videosorveglianza. Il Comune avrà tempo 30 giorni per rispondervi e darvi copia di tutto ciò che hanno.
Nei documenti di solito sono indicate le finalità della sorveglianza, le zone, i sistemi usati e molte altre informazioni. In alcuni casi queste informazioni potrebbero essere usate anche per costringere i Comuni a rimuovere le telecamere per violazione della normativa privacy europea. Ad esempio, per mancanza di informativa, cartellonistica, o valutazione d’impatto — un processo documentato per la valutazione dei rischi obbligatorio per legge.
La moda dell’anti-sorveglianza
Se i metodi tradizionali non dovessero bastare, sappiate che negli ultimi anni alcune azienda hanno iniziato a produrre abiti e accessori progettati appositamente per contrastare videocamere di sorveglianza e sistemi di riconoscimento facciale.
Ho avuto modo di conoscere personalmente una di queste aziende, Cap_able, durante la Privacy Week 2022 (clicca qui per riguardare l'incontro). I loro capi di abbigliamento presentano dei pattern studiati appositamente per confondere gli algoritmi di riconoscimento facciale e rendere difficile l'identificazione della persona.
Un’altra realtà, scoperta in questi giorni, è quella di Project Kovr. I capi non sono pensati per contrastare il riconoscimento facciale ma la sorveglianza tradizionale, anche ambientale (wi-fi / bluetooth).
Le loro giacche sono infatti prodotte con materiale metallico, che oltre ad essere riflettente funziona anche come una gabbia di Faraday, bloccando quindi i segnali dai dispositivi riposti nelle tasche. Non ho capito se i capi di Project Kovr sono in vendita, ma sono certamente molto interessanti.
E se l’anti-sorveglianza oggi è anche una moda, non dobbiamo però dimenticare che la privacy è prima di tutto una questione filosofica e politica.
Usare soluzioni attive per difendersi dal Panopticon è molto bello e utile, ma non possiamo neanche nasconderci per sempre come topi. Il miglior modo per non essere sorvegliati, è pretendere di non essere sorvegliati.
"Et interviene di questa come dicono e’ fisici dello etico, che nel principio del suo male è facile a curare e difficile a conoscere, ma, nel progresso del tempo, non l’avendo in principio conosciuta né medicata, diventa facile a conoscere e difficile a curare. Cosí interviene nelle cose di stato; perché, conoscendo discosto, il che non è dato se non a uno prudente, e’ mali che nascono in quello, si guariscono presto; ma quando, per non li avere conosciuti si lasciono crescere in modo che ognuno li conosce, non vi è più remedio."
“Ho urlato, ma non ho pianto”, le ultime parole di Yalda
Le amiche di Yalda cantavano: “Questo fiore è un dono per la nazione”.
Dopo la cerimonia di fine lutto celebrata nella moschea di Sa’adatabad, nell’estrema periferia nord di Tehran, nel 40° giorno dalla sua morte, parenti e amici della diciannovenne Yalda Aghafazli, si sono riuniti all’aperto e hanno scandito slogan anti-regime. Le forze di sicurezza hanno lanciato gas lacrimogeni al peperoncino, bombe stordenti e proiettili di gomma per disperdere la folta folla che vi si era radunata.
Yalda era una giovanissima ed energica artista arrestata il 26 ottobre 2022 durante le proteste che erano divampate a Tehran.
Alcune organizzazioni umanitarie come Hengaw, avevano riferito che Yalda aveva trascorso quattro giorni nel famigerato carcere di Evin e che poi era stata successivamente trasferita nella prigione di Qarchak, dove è stata ristretta per altri 11 giorni.
In un messaggio audio inviato alla sua amica del cuore subito dopo essere uscita dalla prigione di Qarchak, Yalda aveva confidato che non era nemmeno lontanamente possibile immaginare quanto fossero orribili le torture che venivano inflitte alle giovani detenute. Lei ha rivelato che è stata picchiata duramente in prigione per estorcerle la confessione di reati mai commessi.
“Sono stata picchiata per 12-13 giorni consecutivi. Come vedi, la mia voce è diventata rauca perché ho urlato dal dolore per tutto il tempo delle torture subite”, aveva riferito Yalda con la voce rotta dal pianto e singhiozzando alla sua amica.
“Hanno scritto nella mia cartella, ‘il condannato non ha espresso rimorso’, e io ho confermato: ho detto di sì, è così. Non esprimerò mai alcun rimorso”, ha riferito Yalda.
“Ho solo urlato, ma non ho pianto, ecco perché la mia voce è così rauca. Non posso dirti altro da qui, ma cerca di capirmi. ‘Ahi, la mia schiena, Ahi, che dolore!’. Te lo dirò quando ci vedremo faccia a faccia cosa mi hanno fatto. Ti dirò tutto”, ha concluso così Yalda il drammatico messaggio per la sua cara amica.
Yalda era stata rapita mentre tornava nella sua casa di Tehran dopo aver scritto slogan contro Khamenei su un muro della città.
Il 6 novembre, dopo 12 giorni di pene di inferno è stata rilasciata e due giorni dopo, l’8 novembre è stata trovata morta nel suo letto.
La povera Yalda era distrutta dal dolore e dalle umiliazioni per le orribili violenze carnali subite.
La magistratura sostiene che Yalda è morta per una overdose di droga. Ma una fonte vicina alla sua famiglia ha contestato tale affermazione.
I test tossicologici non stati resi pubblici e forse non sarebbero stati nemmeno effettuati.
Gli agenti di polizia che avevano perquisito la sua abitazione non hanno trovato alcun indizio a conferma della tesi della magistratura iraniana e nemmeno il rapporto dell’autopsia aveva accertato che la causa della sua morte fosse dovuta a overdose.
La povera Yalda non è stata l’unica ragazza a morire dopo essere stata liberata dalle famigerate prigioni iraniane. Anche Arshia Emamgholizadeh, un ragazzo di 16 anni, poco dopo la sua liberazione è stato trovato morto. La sua famiglia sostiene che gli sarebbero state “somministrate pillole psicoalteranti in prigione dopo essere stato ripetutamente violentato”.
La mamma piangeva sulla sua tomba dicendo: “Non avevi tendenze suicide, cosa ti hanno fatto in prigione?”
Yalda era combattiva, era una delle tantissime adolescenti che sognava di vivere e divertirsi come le sue coetanee di New York, di Los Angeles e di Parigi. Non era disposta a compromessi: “La vita è tale, è bella e degna di essere vissuta se c’è la libertà di scegliere e di decidere come viverla” Hanno spazzato via la vita di Yalda e con essa il suo sogno di libertà e di felicità.
Giovani uomini, donne e studenti universitari, in particolare, sono stati in prima linea nelle proteste innescata dalla morte di Mahsa Amini, ventiduenne curda di Saqqez, massacrata di botte fino alla morte nel furgone della “polizia morale” dopo essere stata arrestata per non aver indossato correttamente l’hijab.
Il movimento si è trasformato nella più grande sfida per la Repubblica islamica dalla rivoluzione del 1979.
Le forze di sicurezza della Repubblica islamica hanno ucciso almeno 800 manifestanti nel corso dei 200 giorni di rivolte, tra questi circa 100 minori, secondo organizzazioni non governative per i diritti umani, come Hengaw che monitora la repressione del dissenso in Iran. Le stesse autorità iraniane hanno ammesso di aver arrestato oltre 22 mila persone durante la repressione.
Anche in questi primi giorni del nuovo anno iraniano il prezzo più pesante in termini di vite umane e di violenze subite lo stanno pagando le popolazioni del Kurdistan iraniano e del Sistan-Belucistan, cioè le minoranze etniche e religiose, le popolazioni della periferia del paese, vero motore di questa ribellione per la liberazione dell’Iran dal regime teocratico. Nelle aree popolate dai curdi la tensione è salita notevolmente di grado quando nei giorni del Nowruz i manifestanti si sono riuniti nei cimiteri per commemorare le vittime della repressione dopo i quaranta giorni di lutto.
Torture, stupri, rapimenti, avvelenamenti, detenzione in isolamento, sono le orrende pratiche messe in atto dalle autorità iraniane nel tentativo di soffocare le rivolte.
Il 21 marzo lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite, Javaid Rehman, ha dichiarato al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra che la feroce repressione delle autorità iraniane contro giovani cittadini, anche minori, sottoposti a torture, stupri e ad avvelenamenti potrebbe equivalere al compimento di “crimini contro l’umanità”.
“Invece di chiamarci ‘contestatrici’ ci chiamano ‘provocatrici’ o ‘terroriste’ che muovono guerra contro Dio”, dicono le adolescenti che lottano per la libertà dell’Iran.
“Ci prendono di mira, anche se siamo a mani nude. Ci feriscono, torturano, ci stuprano, ci accecano, ci avvelenano o ci ammazzano. Ci hanno stuprate nelle prigioni e torturate mentalmente per spingerci al suicidio una volta uscite dal carcere. Minacciano le nostre famiglie perché dicano che ci siamo drogate, che ci siamo suicidate o che ci siamo buttate nel vuoto”.
Le proteste nascono da una lunga storia di movimenti per i diritti delle donne e di attivismo in Iran. Le cittadine iraniane da anni elaborano strategie per sfidare la discriminazione di genere, sia in politica che nella società.
Nata e guidata da donne, la rivolta attraversa le divisioni di genere, quelle di classe e di etnia e rappresenta la più seria sfida popolare ai leader teocratici e a qualsiasi tipo di autocrazia, sia laica che religiosa.
A scendere nelle piazze sono i giovani del movimento, le minoranze etniche e religiose e la cosiddetta “Generazione Z”, quella dei ventenni, quella che non ha nulla da perdere; una generazione che rifiuta l’ipocrisia di vivere la libertà solo nello spazio privato e la rivendica ovunque, a cominciare dallo spazio pubblico.
L'articolo “Ho urlato, ma non ho pianto”, le ultime parole di Yalda proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Marinella
Ve ne siete dimenticati, si è già passati oltre? A me, invece, m’è rimasto in testa. La ragione si nutre di memoria. Quel che interessa, nella cantata a ridosso di Cutro, non è l’indignazione oppositoria, che sa tanto di partito preso. No, mi restano in mente le riprese e il perduto senso delle parole.
Capita di partecipare a funerali, di essere veramente commossi e sentirsi vicini ai familiari. Poi, due metri e due minuti più in la, ci si rivede dopo molto tempo, ci si scambia una battuta ed un sorriso. Non c’è falsità. Solo che non lo si fa in faccia a chi piange ed esiste pur sempre una differenza fra un privato a lutto e chi incarna un lutto collettivo.
Difatti, si osserverà, la cantata avvenne ben lontano dal luogo di quel lutto feroce. Vero. Ma è incredibile che in una stessa stanza si trovino la presidente del Consiglio e il suo vice, circondati da amici, e che con incoscienza totale si possa tirare fuori il telefono e riprendere. Quando, oramai, pure i sassi hanno imparato che quelle immagini potranno essere utilizzate solo contro di te. Nessuno che dica: amici, compagni, camerati, mettete in tasca quella roba. E nessuno che senta il pudore d’essere l’ospitato che mollerà la fregatura agli ospitanti.
E vabbè, la debolezza egolatrica di riprendersi e la cattiveria di riprendere sono considerate ineliminabili. Quando non ammirevoli. E così, pur non essendo né invitati né interessati abbiamo finito con il partecipare da guardoni. Anche questo è costume collettivo. Ma la cantata usava le note e il testo di un tal Fabrizio De Andrè. Ed è qui che ci si chiede se le parole hanno ancora un senso.
Che lo si definisca poeta o cantautore, non cambia che fu il cantore degli ultimi, dei reietti: puttane, travestiti, zingari, drogati. Non cambia che trovava immorale la morale comune. Non cambia che dedicò un’intera raccolta di composizioni, un “album” come si dicava ai tempi del vinile, a Gesù. Lo intitolò: “La buona novella”. Tutto il suo ragionare è basato sui vangeli apocrifi e con un “Testamento di Tito” non proprio destinato a glorificare i comandamenti. Che ci fa questa roba nell’ugula di chi i campi nomadi non li canta, non racconta il “caritare”, ma più volte si propose di spianarli con le ruspe? di chi porta i rosari ai comizi?
Nessuno risponderà, perché c’è la cultura imbastardita di intere generazioni che ha tolto senso alle parole, che si celebra nell’essere “contro” e si esercita nell’essere contro altri che sono contro, finendo con il cantare le stesse cose, riproponendole solo perché parte della loro vita adolescenziale e mai di una storia adulta. Cantano, da destra a sinistra, le stesse cose perché sono figli dello stesso mondo, avverso il quale protestano. Quel furto d’immagine dice molto, ma solo a chi pensa che le parole abbiano ancora un senso.
L'articolo Marinella proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Posponendo e rimandando
Il video sarà disponibile quando il nostro canale YouTube sarà ripristinato
L'articolo Posponendo e rimandando proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ministero dell'Istruzione
Il 25 marzo è il #Dantedì, la Giornata dedicata Dante Alighieri, istituita per ricordare in tutta Italia e nel mondo la storia e le opere del Sommo Poeta.Telegram
Nakamura in finale nell'American Cup
Nakamura Blitzes So, Advances To Finals
GM Hikaru Nakamura is the first player to book his ticket to this year's finals of The American Cup after defeating GM Wesley So in a blitz playoff.Jack Rodgers (Chess.com)
Il Fediverso ha guadagnato massa critica e sta diventando mainstream. C'è persino l'interesse di #BigTech. Questo significa Opportunità e Minacce ... ora è il momento di affrontarle.
Ideazione della struttura organizzativa per il Grassroots Fediverse (traduzione automatica)
Il Fediverso ha guadagnato massa critica. L'ecosistema sta diventando mainstream, facendo appello a un pubblico più ampio. C'è interesse aziendale e persino Big Tech sta valutando di entrare a farne parte.
→ Questo significa Opportunità e Minacce ... ora è il momento di affrontarle.
Le minacce consistono in vari livelli di Corporate Capture del panorama tecnologico, fino a EEE . Non mi addentrerò molto in questo, poiché queste dinamiche sono ben note. C'è un aspetto positivo dell'interesse aziendale: nel breve termine, le risorse aziendali dedicate possono stimolare in modo significativo l'evoluzione e l'adozione della tecnologia. Le società, sul lungo termine, prenderanno il posto di guida e il movimento FOSS sarà spinto come al solito in posizione marginale.
"È la cultura, stupido!"
Nel movimento FOSS siamo così profondamente concentrati sugli aspetti tecnici della tecnologia, che spesso perdiamo di vista il quadro più ampio di ciò che riusciamo a stabilire con i nostri sforzi collettivi. Considera questo:
D: Qual è la qualità chiave, o "punto di forza unico" se vuoi, che ha portato al successo del Fediverse?R: È la cultura vibrante che è stata promossa per un periodo di anni in un ambiente di base.
Sento che questa è un'intuizione così importante. Ci sono persone che criticano AS/AP e altri per i loro difetti tecnici. La gente dice che, ad esempio, Nostr è molto meglio e vincerà con la loro "resistenza alla censura". Ci sono un milione di startup che hanno provato a lanciare la piattaforma killer dei Social Media... e hanno fallito.
Quei lunghi anni in cui il Fediverso si è lentamente, organicamente ritagliato il suo meritato spazio nel web, spinto dalla Libera Cultura e dai Beni Comuni, cioè avendo a cuore gli interessi delle Persone vere… questi hanno creato le condizioni perché il Fediverso potesse fiorire! Un fedi a misura d'uomo e umano. Questo è stato il fattore chiave del successo!
→ Il Fediverso sa cos'è il “Social”!
Al contrario, i social media aziendali non hanno mai riguardato i social. Parlavano di soldi a tutti i costi.
“Difendi ciò che ci è caro”
Con il Fediverso, il movimento Free Culture e FOSS è riuscito a compiere un'impresa rara: erigere da zero un ecosistema completo basato su standard aperti e guidarlo verso il successo. Ora la nostra sfida è vedere se possiamo rimanere al posto di guida e mantenere il Fediverso piacevole e per tutti, rendendolo più diversificato e inclusivo che mai.
Ora è il momento, come @Darius Kazemi ha così chiaramente espresso prima di “Gioca e vinci il nostro gioco” :
Andando avanti: "The Grassroots Fediverse"
Come molti hanno affermato prima, dinamiche culturali di base significano resistenza a processi troppo formalizzati e centralizzazione delle attività. La frammentazione e il conseguente caos delle nostre attività disperse in tutto il Web conferisce una certa misura di resilienza. Questa è una buona cosa™ ed è necessaria... in una certa misura.
Allo stesso tempo, troppa frammentazione rende "The Grassroots Fediverse" debole e vulnerabile agli sforzi concertati per portare ordine nel caos. Sforzi in cui presto le aziende saranno profondamente coinvolte.
→ C'è un punto debole da trovare tra ordine e caos.
Ideare la nostra organizzazione di base
Nel post Wiki di seguito potete tutti modificare le vostre idee per una "struttura organizzativa minima praticabile" necessaria per l'evoluzione di Fediverso che mantenga la nostra cultura e le dinamiche di base che ci hanno reso di successo.
Qui è disponibile il post originale di Arnold Schrijver @smallcircles (Humane Tech Now)
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Non è una sorpresa: tutti gli utenti (anche quelli che trovano il #fediverso troppo poco frequentato!) si meravigliano di quanto qui siano più numerose le interazioni (risposte, preferiti, ricondivisioni) rispetto a Twitter o agli altri social basati sul narcisismo.
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Oggi alle 10.30 torna L'Ora di Costituzione! Il tema della seconda lezione è sui diritti e doveri dei cittadini (dall'articolo 13 al 28).
Seguite qui la diretta streaming ▶️ youtube.
Ministero dell'Istruzione
Oggi alle 10.30 torna L'Ora di Costituzione! Il tema della seconda lezione è sui diritti e doveri dei cittadini (dall'articolo 13 al 28). Seguite qui la diretta streaming ▶️ https://www.youtube.Telegram
Microtargeting politico su Facebook e le gravi responsabilità dei partiti (tedeschi)! Il Post di @NOYBeu (PS: ma che fine avrà fatto la segnalazione di #MonitoraPA al @gpdp_it sui partiti italiani?)
(Ricordiamo a questo proposito, l'iniziativa promossa meno di un anno fa da @Monitora PA
e che non ha decisamente raccolto l'attenzione che meritava)
Di seguito le denunce effettuate da @noyb.eu
- Denuncia contro la CDU
- Denuncia contro l'AFD
- Denuncia contro l'SPD
- Denuncia contro Bündnis 90/Die Grünen
- Denuncia contro DIE LINKE
- Denuncia contro il Partito Democratico Ecologico
Tutti i partiti del Bundestag tedesco utilizzano il microtargeting. Una ricerca di ZDF Magazin Royale ha rivelato che tutti i partiti rappresentati nel Bundestag hanno utilizzato il microtargeting politico su Facebook per indirizzare gli annunci a un gruppo selezionato di persone. Le informazioni su come i partiti "prendono di mira" i loro elettori sono tenute segrete da Facebook. Nell'aprile 2021, lo spettacolo notturno tedesco ZDF Magazin Royale ha chiesto al proprio pubblico di installare un'estensione del browser per registrare i dati di microtargeting. Dopo una richiesta di accesso a questi dati, noyb è stata in grado di analizzare questi dati e identificare specifiche violazioni del GDPR.
Dati sensibili per il microtargeting. L'analisi dei dati di noyb ha rivelato che gli utenti di Facebook sono stati presi di mira con pubblicità politica più recentemente durante le elezioni federali tedesche. Questo non è illegale di per sé. Tuttavia, gli utenti sono stati selezionati perché Facebook aveva valutato in background le loro opinioni politiche. Le opinioni politiche sono specificamente protette dall'articolo 9 del GDPR, pertanto sia le parti che il social network hanno violato il GDPR. Le denunce sono state intentate contro vari soggetti o sub-organizzazioni, in quanto responsabili degli annunci pubblicitari.
" Qualsiasi dato sulle opinioni politiche di una persona è protetto in modo particolarmente rigoroso dal GDPR. Tali dati non solo sono estremamente sensibili, ma consentono anche la manipolazione su larga scala degli elettori, come ha dimostrato Cambridge Analytica" . - Felix Mikolasch, avvocato per la privacy presso noyb
Il microtargeting come pericolo per la democrazia. Uno dei maggiori pericoli del microtargeting politico è che l'opinione politica di un elettore può essere influenzata e alterata. I partiti politici possono fare innumerevoli promesse a gruppi specifici di elettori e possono nascondere la loro posizione personalizzata al grande pubblico. Ciò può portare ad aspettative molto diverse negli elettori, che la politica non potrà mai soddisfare. Il risultato è una società polarizzata, ei singoli partiti possono crearsi dei vantaggi in campagna elettorale facendo promesse contraddittorie.
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Il #GarantePrivacy tedesco dice davvero le stesse cose sostenute da #MonitoraPA?
Sì! 8-)8-)😎
Direttamente dal #GarantePrivacy tedesco, tutto quello che vorreste sapere sui servizi cloud di #Microsoft, ma non avreste mai osato chiedere.
- Quali sono i problemi in termini di GDPR quando si utilizza Microsoft365?
- Perché l’opzione offerta da Microsoft di elaborare i dati su server europei non è sufficiente per un funzionamento conforme alla protezione dei dati?
- Perché la legge statunitense CLOUD Act pone un problema di protezione dei dati?
- Implicazioni della decisione dell’OLG di Karlsruhe del settembre 2022 per l’uso di MS 365 nelle scuole
- A quali condizioni è possibile un utilizzo di Microsoft 365 conforme alla protezione dei dati?
- Quali “dati di utilizzo” vengono trasmessi con Microsoft 365?
- Quali misure tecniche e organizzative possono essere adottate per impedire il trasferimento dei dati diagnostici a Microsoft?
- Come valutare l’utilizzo di Microsoft 365 su tablet o smartphone?
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Come il fediverso potrebbe plasmare il futuro del web. Le riflessioni di @edans sul suo blog
Siamo di fronte alla crescita del cosiddetto fediverso, un insieme di nodi federati tra loro che mira a portare il decentramento sui social network: ogni server stabilisce le proprie regole, e tutti permettono lo scambio di informazioni tra di loro, indipendentemente dal le grandi aziende che hanno dominato finora il panorama del social web.
Se leggete che, dopo il clamore iniziale, gli utenti stanno abbandonando Mastodon o il fediverso, domandatevi: probabilmente sono giornalisti troppo pigri per fare bene il loro lavoro. La realtà è che i numeri di Mastodon continuano a salire, che il dibattito si fa più interessante e che la configurazione, sebbene con le sue ovvie vulnerabilità e cavilli, sta iniziando a sembrare qualcosa di molto più ambizioso di un semplice sostituto di Twitter, che a quanto pare era l'idea iniziale.
Qui è possibile leggere il post "Come il fediverso potrebbe plasmare il futuro del web" di @edans@me.dm
Questo articolo è disponibile anche in spagnolo sulla pagina Medium dell'autore
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Se nella vita o per lavoro hai a che fare con adolescenti, non puoi perdere la puntata di Presadiretta andata in onda ieri su Rai3: "La scatola nera", ora reperibile su Raiplay.
"Gli algoritmi e le piattaforme si stanno prendendo la vita dei nostri figli? Adolescenti e perfino bambini con patologie sempre più diffuse, si tratta ormai di un problema di salute pubblica. In che modo recuperare i danni già fatti, a partire dalla scuola? PresaDiretta è andata a Tulsa in Oklahoma, in uno dei centri di ricerca del più grande studio al mondo per capire quale sia l'impatto sul cervello di bambini e ragazzi delle tante ore passate sui cellulari e social. Ha visitato i centri d'eccellenza italiani e ha intervistato in giro per il mondo i medici e gli scienziati che da anni studiano e denunciano che la lunga esposizione dei ragazzi sulle piattaforme provoca variazioni fisiologiche nel cervello sul piano cognitivo ed emozionale. Sono 10 anni, da quando i social sono esplosi, che gli esperti accusano l'aumento del disagio tra i più giovani: ansia, stress, disturbi dell'attenzione e del linguaggio, anoressia, depressione, autolesionismo. I nostri ragazzi stanno sempre più male."
Non solo #Mastodon, ma anche #PeerTube #PixelFed #Friendica e #Funkwhale: i social media decentralizzati aumentano mentre Twitter si scioglie. @Matt_on_tech intervista @tchambers
Mastodon è solo l'inizio: il Fediverso sta arrivando con PeerTube, PixelFed, Friendica e Funkwhale
la maggior parte delle aziende che cercano di supportare i social media decentralizzati stanno aggiungendo il supporto per #ActivityPub o, in alcuni casi, costruendo nuove piattaforme per un futuro decentralizzato. Si dice che Meta stia lavorando sul proprio social network decentralizzato, nome in codice P92 , che si dice includa il supporto ActivityPub. WordPress , Flipboard e Mozilla hanno tutte funzionalità annunciate che si integrano con il Fediverso.
Qui è disponibile l'intervista di @Matthew S. Smith a @Tim Chambers
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In Your Eyes zine ricerca collaboratori
Crescere, in tutti i sensi, è di per sé un fatto positivo ma qualche problema in fondo lo crea sempre.
Così come per le mamme, che devono che devono costantemente rinnovare il guardaroba dei figli per adeguare l’abbigliamento al loro sviluppo fisico, anche per In Your Eyes la costante crescita di contatti riscontrata negli ultimi anni comporta il dover affrontare un “piacevole” problema: quello di far fronte alle numerose richieste di recensione che ci pervengono ogni giorno.
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🧨 Interview with Ed Hanssen
Ed Hanssen. I started my projectmailartbooks by sending selfmade blanc little booklets made of wrappingpaper to artists I knew and that expanded very rapidly into a huge mailartproject.
Ed Hanssen interview 2023
Ed Hanssen: I started my projectmailartbooks by sending selfmade blanc little booklets made of wrappingpaper to artists I knew and that expanded very rapidly into a huge mailartproject.silvano pertone (In Your Eyes ezine)
Mastodon.social: un errore di configurazione ha portato alla perdita di dati
La causa di una fuga di dati su Mastodon non è stata un'intrusione esterna, ma una configurazione insufficiente del server Mastodon per l'archiviazione dei dati dell'utente. Ciò ha reso teoricamente possibile per ogni utente del servizio visualizzare i dati caricati su files.mastodon.social. Mastodon ha scoperto il bug il 24 febbraio e lo ha risolto entro 30 minuti. Tuttavia, la falla esisteva dall'inizio di febbraio perché l'infrastruttura era stata aggiornata in quel momento, scrive il provider in una e-mail.
L'articolo di Heise continua qui
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Considerato che anche certe aziende multimilionarie hanno avuto bug da bambini delle elementari, nessuno griderà allo scandalo
it.phhsnews.com/huge-macos-bug…
Bug macOS enorme consente l'accesso al root senza password. Ecco la correzione - it.phhsnews.com
Una vulnerabilità scoperta di recente in macOS High Sierra consente a chiunque abbia accesso al laptop di creare rapidamente un account di root senza immettere una password, ignorando i protocolli di sicurezza impostati.it.phhsnews.com
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L’immagine del disastro del lavoro | Contropiano
"Giorgia Meloni fa il suo mestiere, Landini ed i suoi da anni non fanno il loro. Fanno i furbetti, spiegano che la visita di Meloni è un riconoscimento della loro forza, aiutati in questo dalla stampa di regime che ne amplifica gli inesistenti ruggiti, ma la sostanza di tutto è solo subalternità."
skariko
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to skariko • •skariko@feddit.it purtroppo @tchambers@indieweb.social l'ha tralasciato. Non so se perché non lo conosce, perché non lo ritiene meritevole di una menzione o semplicemente perché non gli piace. Ma sta di fatto che ora, stando dentro a questa conversazione, anche lui è finito su Lemmy 😂
@fediverso@feddit.it
feddit.it/comment/53924
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