Non solo #Mastodon, ma anche #PeerTube #PixelFed #Friendica e #Funkwhale: i social media decentralizzati aumentano mentre Twitter si scioglie. @Matt_on_tech intervista @tchambers
Mastodon è solo l'inizio: il Fediverso sta arrivando con PeerTube, PixelFed, Friendica e Funkwhale
la maggior parte delle aziende che cercano di supportare i social media decentralizzati stanno aggiungendo il supporto per #ActivityPub o, in alcuni casi, costruendo nuove piattaforme per un futuro decentralizzato. Si dice che Meta stia lavorando sul proprio social network decentralizzato, nome in codice P92 , che si dice includa il supporto ActivityPub. WordPress , Flipboard e Mozilla hanno tutte funzionalità annunciate che si integrano con il Fediverso.
Qui è disponibile l'intervista di @Matthew S. Smith a @Tim Chambers
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Parigi: il prefetto ha commissariato il Sindaco per ottenere i dati anagrafici dei netturbini di Parigi e chiederne la precettazione. Di @DavidLibeau
Oltre alle condizioni di urgenza e violazione del buon ordine o della salute, è chiaramente specificato che è necessario un ordinanza per precettare qualsiasi bene o servizio. Nel caso dei netturbini di Parigi, sono i loro dati personali che sono stati trasmessi alla prefettura. Il problema è che sembra difficile qualificare l'elenco degli agenti di servizio come un bene. In ogni caso, questo solleva delle domande.Recentemente la CNIL ha richiamato le regole per la cessione dei fascicoli quando Camaieu è stata messa in vendita. La CNIL ha precisato ad esempio che ciò era possibile ma che informare le persone era importante.
Nel caso dei netturbini la situazione è tanto più complessa in quanto non vi è stato ordine di precettazione se non dopo la trasmissione dell'elenco dei 4000 agenti della città di Parigi. Le disposizioni del Codice generale degli enti locali sulla requisizione non sono state aggiornate dal GDPR e sembrano piuttosto obsolete.
Se fossimo nel contesto di una requisizione, la base della legalità del sindaco di Parigi sarebbe stata probabilmente l'obbligo legale. Tuttavia, un considerando del GDPR sulle richieste delle pubbliche autorità mette in dubbio la legittimità dell'operazione poiché il considerando 31 in questione indica che richieste di questo tipo «non dovrebbero riguardare la totalità di un fascicolo» .
Se la trasmissione dei dati fosse rientrata nell'ambito di applicazione di questo considerando, ciò significherebbe potenzialmente che la richiesta di tutti i nomi e gli indirizzi degli incaricati del servizio di pulizia avrebbe potuto porre un problema in quanto si sarebbe potuto ritenere che riguardasse l'intero fascicolo . Ciò sarebbe rimasto a discrezione della CNIL in quanto autorità di controllo.
Qui è disponibile l'intero post, in francese, di @David Libeau
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In Your Eyes zine ricerca collaboratori
Crescere, in tutti i sensi, è di per sé un fatto positivo ma qualche problema in fondo lo crea sempre.
Così come per le mamme, che devono che devono costantemente rinnovare il guardaroba dei figli per adeguare l’abbigliamento al loro sviluppo fisico, anche per In Your Eyes la costante crescita di contatti riscontrata negli ultimi anni comporta il dover affrontare un “piacevole” problema: quello di far fronte alle numerose richieste di recensione che ci pervengono ogni giorno.
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🧨 Interview with Ed Hanssen
Ed Hanssen. I started my projectmailartbooks by sending selfmade blanc little booklets made of wrappingpaper to artists I knew and that expanded very rapidly into a huge mailartproject.
Ed Hanssen interview 2023
Ed Hanssen: I started my projectmailartbooks by sending selfmade blanc little booklets made of wrappingpaper to artists I knew and that expanded very rapidly into a huge mailartproject.silvano pertone (In Your Eyes ezine)
Ministero dell'Istruzione
Oggi, #18marzo, si celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime del #coronavirus, istituita formalmente il 17 marzo 2021.Telegram
Mastodon.social: un errore di configurazione ha portato alla perdita di dati
La causa di una fuga di dati su Mastodon non è stata un'intrusione esterna, ma una configurazione insufficiente del server Mastodon per l'archiviazione dei dati dell'utente. Ciò ha reso teoricamente possibile per ogni utente del servizio visualizzare i dati caricati su files.mastodon.social. Mastodon ha scoperto il bug il 24 febbraio e lo ha risolto entro 30 minuti. Tuttavia, la falla esisteva dall'inizio di febbraio perché l'infrastruttura era stata aggiornata in quel momento, scrive il provider in una e-mail.
L'articolo di Heise continua qui
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Considerato che anche certe aziende multimilionarie hanno avuto bug da bambini delle elementari, nessuno griderà allo scandalo
it.phhsnews.com/huge-macos-bug…
Bug macOS enorme consente l'accesso al root senza password. Ecco la correzione - it.phhsnews.com
Una vulnerabilità scoperta di recente in macOS High Sierra consente a chiunque abbia accesso al laptop di creare rapidamente un account di root senza immettere una password, ignorando i protocolli di sicurezza impostati.it.phhsnews.com
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
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Taiwan Files – Una seconda visita di Tsai negli Usa?
Il doppio scalo di Tsai Ing-wen negli Usa e le voci su una possibile seconda visita. Le possibili reazioni di Xi. La postura di Pechino tra "due sessioni", nomine e aperture. Qualche ombra sull'esercito taiwanese. Semiconduttori e chip war. La rassegna di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)
L'articolo Taiwan Files – Una seconda visita di Tsai negli Usa? proviene da China Files.
Xi Jinping a Mosca: mediatore o amico senza limiti? Forse padrone
Il leader cinese a Mosca da lunedì 20 a mercoledì 22 marzo. Dietro la manovra diplomatica ci sono anche interessi strategici. Ma il mandato d'arresto per Putin offusca i piani di Pechino, almeno in occidente
L'articolo Xi Jinping a Mosca: mediatore o amico senza limiti? Forse padrone proviene da China Files.
L’immagine del disastro del lavoro | Contropiano
"Giorgia Meloni fa il suo mestiere, Landini ed i suoi da anni non fanno il loro. Fanno i furbetti, spiegano che la visita di Meloni è un riconoscimento della loro forza, aiutati in questo dalla stampa di regime che ne amplifica gli inesistenti ruggiti, ma la sostanza di tutto è solo subalternità."
Effetto Panopticon e autosorveglianza
In un mondo in cui la sorveglianza di massa è sempre più pervasiva, sistematica e normale spesso dimentichiamo l’impatto psicologico che questo monitoraggio costante, sia online che offline, ha su tutti noi. Ancor più spesso, sottovalutiamo le conseguenze che questa ha nella definizione dei rapporti di potere tra individuo e Stato.
Una buona metafora dello stato attuale della sorveglianza a cui siamo sottoposti è il Panopticon, ideato dal filosofo Jeremy Bentham nel 18° secolo. Il Panopticon di Bentham era un design circolare di una prigione, che consentiva a una sola guardia situata in una torre centrale di osservare tutti i detenuti senza che loro sapessero se erano osservati o meno in uno specifico momento.
L’idea era che questo meccanismo, che dava la sensazione di sorveglianza costante, potesse portare i detenuti a comportarsi "bene” senza alcun input.
Questo concetto si collega direttamente anche all’idea di nudging. Entrambi sono strettamente correlati allo stato della sorveglianza governativa a cui siamo sottoposti. Con l’articolo di oggi quindi esploriamo queste connessioni e le loro implicazioni.
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L’effetto Panopticon
Con effetto Panopticon si può intendere il modo in cui la percezione di essere continuamente osservati riesca a creare un senso di insicurezza costante nell’osservato e portarlo quindi a influenzare il suo comportamento in modo inconscio. Ciò che succede nella pratica è che al crescere della sensazione di sorveglianza, la persona osservata tenderà a conformarsi alle aspettative del contesto in cui si trova.
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Questo è ancor più vero quando il contesto è quello di una società governata da leggi complesse, difficili da comprendere e perfino da conoscere. In questo contesto le persone, non sapendo ciò che è lecito fare o non fare, tenderanno a standardizzare sempre più i loro comportamenti sulla base delle aspettative. Spesso, queste aspettative sono anche artificialmente portate avanti da specifiche agende dei mass-media.
Hana, Armita e le altre nella prigione degli stupri
Il valico di Haje Omeran taglia in due la regione a maggioranza curda che si trova a cavallo tra l’ovest dell’Iran e il nord dell’Iraq.
Molti curdi hanno parenti su entrambi i lati del confine e normalmente lo attraversano andando avanti e indietro con relativa facilità.
La repressione in atto nel paese sui manifestanti ha rallentato la marea di attraversamenti al valico tra l’Iran e le montagne del nord dell’Iraq. La paura di un arresto indiscriminato ha reso molti riluttanti a rischiare il viaggio. Lungo il confine tra Iran e Iraq vi sono centri di polizia usati come punti di filtraggio, dove gli arrestati vengono prima interrogati, torturati e poi dislocati nei penitenziari.
Hana è una donna curda-iraniana sulla ventina che aveva intrapreso un pericoloso viaggio lungo i sentieri di montagna per fuggire dall’Iran.
Sua madre aveva ricevuto una telefonata da un funzionario di alto livello della prigione di Mahabad, nel nordovest del paese, che la esortava a non far uscire più di casa le sue figlie “per alcun motivo”.
Ma Hana, imperterrita, si è unita alle proteste con molte altre donne. Ha ballato e ha cantato nelle strade agitando il velo come una bandiera e poi ha dato fuoco ad esso, come è nel rituale di queste manifestazioni.
Ciò ha comportato il suo arresto, la polizia iraniana l’aveva ripresa in un video. La ragazza è stata trattenuta in un centro di detenzione presso una stazione di polizia nella città nordoccidentale di Urmia, capoluogo dell’Azerbaigian occidentale, nel nordovest dell’Iran.
Nel centro di detenzione di Haje Omeran sono rinchiuse circa 30-40 donne e i restanti detenuti sono ragazzi tra i 13 e i 14 anni. “Tutti torturati e violentati”, come ha rivelato Hana.
Il penitenziario di Haje Omeran è un luogo segreto tra le montagne al confine tra Iran e Iraq dove la polizia ha abusato sessualmente di alcuni manifestanti.
La descrizione di testimoni oculari ha permesso la geolocalizzazione della prigione segreta e la CNN l’ha individuata e ne ha ricostruito anche gli interni con l’aiuto di ex prigionieri. Il penitenziario ha al centro un salone con stanze destinate agli interrogatori.
Secondo diverse testimonianze i poliziotti selezionavano le donne considerate belle e in grado di soddisfare i loro appetiti. Un ufficiale sceglieva una di loro e, dalla cella in cui era ristretta, la portava con sé in una stanzetta privata e lì veniva aggredita sessualmente.
Le forze di sicurezza usano lo stupro come arma per reprimere le proteste.
Sono numerose le testimonianze di donne violentate dagli agenti penitenziari riportate in un rapporto pubblicato dalla CNN nel novembre 2022. Secondo questo report, le ragazze stuprate venivano poi trasferite in altre città. Spesso le giovani adolescenti hanno paura di parlare delle violenze subite.
Il caso di Armita Abbasi, una giovane di 21 anni, nata nel 2001 nella città iraniana di Rasht sul Mar Caspio, è davvero terribile.
Quando il 10 ottobre 2022 Armita fu arrestata nella città di Karaj dove abitava, a ovest di Tehran, quasi un mese dopo l’inizio delle manifestazioni, aveva tutti i tratti distintivi di una ragazza della cosiddetta “Generazione Z”. Aveva una pettinatura di biondo platino con lampi multicolori e un piercing al sopracciglio. Indossava lenti a contatto colorate e filmava i gatti del suo soggiorno postando i video su TikTok.
Nelle foto da lei pubblicate sui social indossava spesso una collana con la stella di David, simbolo culturale e religioso ebraico, che ha attirato su di lei l’attenzione della comunità ebraica internazionale, nonostante lei non fosse ebrea.
La rivoluzione le ha cambiato la vita, le forze di sicurezza iraniane l’hanno sottoposta alle peggiori brutalità. Dall’inizio delle rivolte, i post sui social media a nome di Armita sono stati presi di mira dal regime. Non è chiaro se abbia realmente partecipato alle proteste, tuttavia, a differenza della maggior parte dei dissidenti all’interno del paese, non ha reso anonime le sue critiche al regime.
In una dichiarazione del 29 ottobre, il governo l’aveva accusata di essere una “leader fomentatrice dei disordini” per la sua intensa attività sui social. La polizia le aveva fabbricato gravi accuse, tra le quali il possesso di “10 bottiglie molotov” che sarebbero state trovate nel suo appartamento. Una accusa, questa, pretestuosa, sufficiente per infliggerle una pena pesante.
Una serie di account trapelati su Instagram avevano causato scalpore nei giorni successivi al suo arresto e hanno trasformato Armita – come Mahsa Amini e Nika Shahkarami prima di lei – in un simbolo del movimento di protesta.
Sono state rese pubbliche in perfetto anonimato conversazioni tra medici su un servizio di messaggistica privato di Instagram nel corso delle quali si accusava la polizia iraniana di aver torturato e abusato sessualmente e ripetutamente di Armita. Il 18 ottobre la ragazza fu trasportata d’urgenza all’ospedale Imam Ali di Karaj, accompagnata da agenti in borghese.
I medici raccontano che Armita aveva la testa rasata e tremava come una foglia e che erano stati costretti a preparare referti falsi in cui si affermava che la ragazza era ammalata di cancro e che le aggressioni erano avvenute prima del suo arresto.
Ma alcuni medici hanno riferito di essersi trovati di fronte all’orrore di una giovane che aveva subito un brutale stupro che le aveva provocato una grave emorragia rettale.
Le forze di sicurezza di Tehran l’avevano addirittura rapita dall’ospedale e ricondotta nel carcere di Kachui a Karaj per timore che potesse raccontare alla stampa le violenze subite. Solo grazie al coraggio di alcuni medici il suo caso ha comunque ricevuto l’attenzione dei media internazionali.
La famiglia di Abbasi ha raccontato che dal momento dell’arresto e fino al ricovero in ospedale non era riuscita ad avere notizia della loro figlia. Dopo otto giorni di ricerche era stato comunicato loro che la ragazza era ricoverata nell’ospedale di Karaj. I suoi genitori si erano subito precipitati a farle visita, ma non erano riusciti ad incontrarla perché era già stata trasferita dalle forze di sicurezza in un luogo sconosciuto.
Il capo della Procura della provincia di Alborz ha smentito che vi fosse stata una aggressione sessuale nei confronti di Armita come era dichiarato nella denuncia sporta dai familiari. I genitori della ragazza hanno riferito di aver ricevuto una telefonata dalle forze di sicurezza che avevano loro comunicato che se avessero mai voluto rivedere la ragazza, avrebbero dovuto partecipare a un’intervista televisiva nella quale avrebbero dovuto affermare che Armita era stata ricoverata per gravi problemi intestinali di cui soffriva e che le avrebbero provocato una emorragia. Ma i genitori si sono rifiutati di affermare il falso.
La ragazza anche in carcere ha mostrato grande coraggio mettendo in atto uno sciopero della fame assieme ad altre quindici donne detenute per protestare contro le condizioni di detenzione disumane e degradanti, per la tortura inferta ai prigionieri e per la negazione delle cure mediche necessarie. Assieme ad Armita Abbasi hanno scioperato altre due manifestanti di circa ventinove anni, Hamida Zarai e Nilufar Shakri, e la trentaduenne pittrice Elham Modaresi.
Modaresi era stata rapita a Karaj dai pasdaran, ed è stata arrestata perché lottava contro l’apartheid di genere. La giovane artista soffre di una rara malattia del fegato e ha urgente bisogno di cure mediche. È stata sottoposta per otto settimane a torture, sevizie e stupri perché si era rifiutata di firmare false confessioni, ora la sua vita è in pericolo.
Dopo circa tre settimane di sciopero della fame e dopo cento giorni di detenzione, il 7 febbraio 2023 Armita Abassi è stata scarcerata ed ha potuto riabbracciare i suoi cari. Suo padre è andato a prenderla fuori dal carcere, lei è apparsa ancora piena del suo spirito vivace e ribelle.
Per leggere le altre storie clicca qui
L'articolo Hana, Armita e le altre nella prigione degli stupri proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Linus Torvalds e il #Fediverso
Linus Torvalds non è interessato alle guerre di religione nel fediverso.
Linus Torvalds sa che c'è un tempo per amministrare e un tempo per utilizzare.
Linus Torvalds sa che il Fediverse è libero perché è fatto da fedi diverse.
Per questo ci piace il Fediverse. E anche Linus 😅
Il post di @Linus Torvalds
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Borsa: canapa, Canada perde, USA tiene
Come era facile prevedere, la crisi borsistca denotata dall’andamento quasi fallimentare di alcune banche USA si fa notare anche sull’andamento dei principali titoli azionari del settore Canapa e Cannabis, soprattutto nel caso della piazza borsistica canadese, la Borsa Canapa USA sembra -in un qualche modo- tenere, anche se si tratta di valori positivi di basso […]
L'articolo Borsa: canapa, Canada perde, USA tiene proviene da L'Indro.
Fascisti da Marte in un’ Italia ‘simil-repubblichina’
Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile (Philip Roth) Anni fa il geniale comico Corrado Guzzanti parodieggiava in tv sui fascisti approdati (o forse opportunamente mandati lì lontani dal civile sentire) su Marte quando il Paese era un poco più libero e meno involgarito da accozzaglie […]
L'articolo Fascisti da Marte in un’ Italia ‘simil-repubblichina’ proviene da L'Indro.
Cossackia: un potenziale baluardo contro l’imperialismo russo
La Cossackia, la terra a est dell’Ucraina e a nord del Caucaso settentrionale nella Federazione Russa, è la casa tradizionale delle tre più grandi comunità cosacche: i gruppi di Don, Kuban e Terek. In quanto tale, ha il potenziale per diventare un potente baluardo contro l’imperialismo russo, un difensore dell’Ucraina e un alleato dell’Occidente, sostengono […]
L'articolo Cossackia: un potenziale baluardo contro l’imperialismo russo proviene da L'Indro.
Ucraina – Russia: le azioni della Cina possono fare la differenza
Alcuni giorni prima del primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio 2023, i funzionari statunitensi hanno affermato che la Cina stava valutando la possibilità di fornire alla Russia armi letali per sostenere la sua campagna militare. La Cina ha negato le accuse e nell’anniversario dell’invasione ha invece presentato il suo piano di pace in 12 punti […]
L'articolo Ucraina – Russia: le azioni della Cina possono fare la differenza proviene da L'Indro.
Guerra in Ucraina: i ‘semi sotto la neve’
“La storia” – diceva Antonio Gramsci – “insegna, ma purtroppo non ha scolari”, figurarsi la cronaca come quella che con grande difficoltà si tenta giorno per giorno di costruire attorno al conflitto russo-ucraino. Eppure, ad un anno dall’inizio di questa guerra insensata, già emergono elementi che ci inducono a pensare a questa non come a […]
L'articolo Guerra in Ucraina: i ‘semi sotto la neve’ proviene da L'Indro.
Quel che manca alla riforma fiscale
Con il Consiglio dei ministri di ieri è partito il cantiere della riforma fiscale, che durerà l’intera legislatura visto che ci si propone un confronto in Parlamento sulla legge delega per approvarla entro inizio autunno, poi due anni per le misure attuative e altri due anni per la loro integrazione e modifica. Le osservazioni qui contenute sono relative ad aspetti di fondo comuni ai diversi testi che si sono succeduti. Su diversi punti la delega assume idee tratte dal testo su cui lavorarono i partiti in Parlamento nella scorsa legislatura. Ma al testo mancano troppi dettagli essenziali, per misurarne e giudicarne davvero gli effetti. Il richiamo iniziale ai princìpi generali della Costituzione, norme Ue e cantieri fiscali Ocse è opportuno, speriamo davvero si riesca a costituzionalizzare come indicatolo Statuto del contribuente, sempre calpestato dallo stato.
Apprezzabile la parte su semplificazione degli adempimenti per il contribuente, e volontà di rafforzare gli interpelli preventivi all’amministrazione tributaria sui mille problemi interpretativi delle norme vigenti: ma è da respingere l’idea di far pagare al contribuente gli interpelli per finanziare Ag Entrate, lo stato non è il Caf dei sindacati. Su Iva e imposte indirette, il progetto di allineamento alle disposizioni Ue è giusto. Bisognerà capire che cosa significhi in termini di scelte su cosa esentare dall’imposta, e su cosa agevolare nel settore dei beni comuni. Non si comprende ancora quali siano le linee d’intervento in materia di rimborsi, croce senza delizia dei soggetti a Iva in questi anni la trasmissione telematica dei dati Iva è stato un vantaggio per lo stato e per la lotta all’evasione, molto meno per i contribuenti adempienti.
L’articolo dedicato alla riforma delle accise enuclea finalità energetiche apprezzabili, come il sostegno alle rinnovabili. Ma manca una riflessione organica sulla necessità di un’unica visione per accise, detrazioni e deduzioni e sussidi di ogni tipo ai soggetti in campo energetico, che configuri una sorte di unico codice fiscale per il settore green-ambientale. Per l’Irpef, l’idea iniziale era di diminuire le aliquote da 4 a 3, accorpando secondo e terzo tra gli attuali scaglioni, dei redditi tra 15 mila e 50 mila euro. In assenza però di dettagli sulla revisione annunciata delle detrazioni/deduzioni Irpef, non è possibile in alcun modo effettuare calcoli di convenienza fiscale. Né sulle aliquote reali che ne deriverebbero davvero (in termini di progressività), né tanto meno sugli effetti conseguenti al bilancio e deficit pubblico.
La bandierina di un’Irpef “tra 5 anni flat tax per tutti” resta uno slogan ideologico valutabile solo nei mesi a venire. E’ tuttavia sin da oggi positivo mirare all’unificazione di trattamento fiscale dei redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria, soggetti oggi a incomprensibili diversi regimi, nonché di rivedere l’attuale tassazione dei fondi pensione.
L'articolo Quel che manca alla riforma fiscale proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Arabia Saudita – Iran: lo smacco cinese agli USA
L’annuncio del ristabilimento delle relazioni diplomatiche fra Iran e Arabia Saudita, interrotte dal 2016, rappresenta un’evoluzione importante sulla scena mediorientale. Dopo la rivoluzione del 1979, i rapporti fra Teheran e Riyadh (mai davvero facili nemmeno negli anni della monarchia Pahlavi) hanno sperimentato un netto peggioramento, caratterizzato da diverse fasi di tensione acuta. La conseguenza è stata […]
L'articolo Arabia Saudita – Iran: lo smacco cinese agli USA proviene da L'Indro.
Sabino Cassese – Amministrare la Nazione
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L'articolo Sabino Cassese – Amministrare la Nazione proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Crac Silicon Valley Bank: la paura fa novanta?
Il contagio finanziario dopo il crollo della Silicon Valley Bank si sta allargando? Il colosso Credit Suisse, seconda banca svizzera, sta diventando un untore che facilita la pandemia finanziaria? Rischiamo la sindemia finanziaria secondo il protocollo già visto con il Covid? Il virus si propaga? ed i controlli? Autorevoli studiosi affermano che tutto dovrebbe essere […]
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SinTassi
Non c’era nulla da prevedere, perché era scontato che la Banca centrale europea alzasse ulteriormente il tasso d’interesse. Ieri l’Istat ha verificato un rallentamento dell’inflazione a febbraio (+9,1%), ma anche un’accelerazione nel carrello della spesa (+12,7%). Va raffreddata. Il mezzo punto era in programma e il 3,5% dell’attuale tasso era previsto.
Poi c’è l’inflazione delle chiacchiere. Vale per i tanti che accusano la Bce di indurre la recessione e fanno pressioni supponendo che l’era dei tassi a zero potesse essere infinita quanto il cammino della speranza. E vale anche per i banchieri centrali che annunciano prima che decideranno sulla base dei dati e poi non aspettano i dati e tracciano aumenti ripetuti, come fosse il cammino della penitenza. Oltre ai tassi d’interesse c’è anche una sintassi del discorso economico: per comunicare con profitto occorre che ci si attenga a un codice, a un linguaggio condiviso. Altrimenti s’assemblano parole senza comporre un significato.
Del linguaggio fanno parte anche i mezzi di comunicazione. Se si vuole evitare che diffondano informazioni nocive, si deve evitare di fornire spiragli interpretativi o consentire che opinioni diverse si prestino a divenire fazioni in lotta. Modello “falchi e colombe”, utile solo ad attirare allocchi. Siccome molta dell’efficacia delle misure monetarie ha a che vedere con le aspettative, l’informazione conta. E la cattiva informazione costa. Non è possibile che un giorno si paventi un nuovo crollo del sistema bancario e si registri un effettivo ribasso in Borsa; il giorno dopo si trascuri d’informare che le Borse sono salite, mentre la banca innesco della crisi globale è già messa in sicurezza dal governo Usa; il giorno appresso riprenda la danza delle banche che saltano, ripartendo dalla Svizzera, con nuovi ribassi borsistici. E così via. Il risultato è che l’informazione comunica il crescere del pericolo e la perdita di ricchezza. Che la realtà sia diversa, a quel punto, conta pure poco.
In Ue abbiamo regole e controlli bancari che non debellano il male nel mondo, ma sono in grado di evitare che si producano casi come quelli statunitense e svizzero. Tale consapevolezza non solo non arriva al pubblico, ma si confondono continuamente le idee, equivocando il ruolo delle banche. Un preventivo contenimento del panico (che di suo è distruttivo) potrebbe consistere nel fare in modo che:
a. tutti i depositi, ovvero i soldi miei che metto sul conto in banca, come anche i soldi della società che amministro e che attendono d’essere utilizzati, siano esenti da qualsiasi rischio: pago la banca perché li custodisca, non vedo perché dovrei pagarla io se sbaglia la banca;
b. oggi la garanzia è fino a 100mila euro, ma un contribuente onesto e ad alto reddito potrebbe ben tenere una liquidità superiore in vista delle tasse, ci manca pure che sia una colpa, quindi la garanzia sarebbe bene salisse;
c. tutti gli investimenti, che siano in azioni od obbligazioni, comportano un rischio: quel rischio è a carico del privato, così come i guadagni sono a suo pro;
d. se comperi le azioni di una banca e quella fallisce perdi i tuoi soldi, come è bene che perdano i loro quanti l’hanno diretta;
e. i soldi del contribuente non entrano in gioco, semmai si fanno funzionare regole e controlli;
f. quelli che si lamentano delle regole stringenti e poi si lamentano dei fallimenti devono essere indicati per svalvolati.
Economie e banche sono interconnesse, per questo i rischi ci sono anche senza colpe specifiche di chi li corre e per questo è importante che la comunicazione sia chiara e rassicurante. Il che porta alla politica: se propongo l’acquisto di un estintore, che non si sa mai, e mi sento rispondere che sto favorendo o addirittura volendo gli incendi, avverto i pompieri ma anche la neurodeliri. I meccanismi di sicurezza bancaria europea devono essere completati e uno di questi è il Meccanismo europeo di stabilità. L’incendio non lo vuole nessuno, ma il rogo lo chiama chi è contro gli estintori.
L'articolo SinTassi proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Arabia Saudita – Iran: cambiamenti di paradigma dopo l’accordo?
La mediazione cinese tra Arabia Saudita e Iran segnala potenzialmente cambiamenti di paradigma nella diplomazia e nelle alleanze mediorientali. La mediazione suggerisce un approccio più produttivo di quello degli Stati Uniti cercando di gestire piuttosto che risolvere i conflitti sulla base dei principi enunciati dalla Cina nel 2021. Il successo della mediazione tra i principali […]
L'articolo Arabia Saudita – Iran: cambiamenti di paradigma dopo l’accordo? proviene da L'Indro.
India: riserve di litio sufficienti per la sua indipendenza energetica?
Nel febbraio 2023, il governo indiano ha annunciato che il Geological Survey of India ha trovato circa 5,9 milioni di tonnellate di riserve di litio nella regione Salal-Haimana di Jammu e Kashmir. Il litio è talvolta definito “oro bianco” per la sua importanza strategica come metallo essenziale nell’elettrificazione. Ma l’India deve affrontare diverse sfide per […]
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Ucraina. L’Onu «certifica» gli orrori: i russi hanno commesso crimini di guerra
@Notizie dall'Italia e dal mondo
«Crimini di guerra che includono uccisioni volontarie, attacchi a civili, reclusione illegale, torture, stupri, trasferimenti forzati e deportazione di bambini». Per quella che viene definita «ipotesi di genocidio». In 18 pagine, corredate da centinaia di allegati fotografici, filmati, esami balistici e di medici legali, viene riassunto il primo anno di inchiesta della Commissione internazionale indipendente sull’Ucraina.
Su Avvenire è possibile leggere l'articolo completo di @Nico Piro
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Taiwan sostiene l’Ucraina di cui osserva la risposta all’invasione russa
Nell’anno dall’inizio dell’invasione su vasta scala della Russia, gli ucraini hanno imparato su chi possono veramente contare come amici. Taiwan è emersa come un importante alleato asiatico, offrendo un forte sostegno all’Ucraina in un momento in cui altri Paesi della regione hanno preferito mantenere una posizione più neutrale. Questo sostegno è stato recentemente evidente quando […]
L'articolo Taiwan sostiene l’Ucraina di cui osserva la risposta all’invasione russa proviene da L'Indro.
Cell phone not personal enough for GDPR protection?!
Il cellulare non è abbastanza personale per la protezione GDPR?! Decisione contraddittoria: I dati relativi al traffico e all'ubicazione sono dati particolarmente sensibili che richiedono una protezione supplementare, ma allo stesso tempo non sono affatto dati personali?!
Cosa significa l’AUKUS per la sicurezza regionale
Il 15 settembre 2021, gli Stati Uniti hanno annunciato un impegno “per un’ambizione condivisa di sostenere l’Australia nell’acquisizione di sottomarini a propulsione nucleare per la Royal Australian Navy”. Questa settimana quell’impegno è maturato nella sua fase successiva con un importante vertice di AUKUS (alti funzionari di Australia, Regno Unito e Stati Uniti) e l’annuncio del […]
L'articolo Cosa significa l’AUKUS per la sicurezza regionale proviene da L'Indro.
Il #GarantePrivacy austriaco (DSB) ha stabilito che l'uso del pixel di tracciamento di Facebook viola direttamente il GDPR e la sentenza #SchremsII
Nel 2020, la Corte di giustizia (CGUE) ha deciso che l'uso di fornitori statunitensi viola il GDPR, poiché le leggi statunitensi sulla sorveglianza richiedono alle società statunitensi, come Facebook, di fornire le informazioni personali dell'utente alle autorità statunitensi.
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Banche e sicurezza
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L'articolo Banche e sicurezza proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Oggi, 17 marzo, si celebra la Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera.
Qui la nota inviata alle scuole ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
Oggi, 17 marzo, si celebra la Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera. Qui la nota inviata alle scuole ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
In Cina e Asia – il Partito rafforza la presa su tech e finanza
Riforma del Pcc: il Partito rafforza la presa su tech e finanza
Xi in Russia dal 20 marzo
Gli Stati Uniti chiedono a ByteDance di vendere TikTok
Baidu presenta la sua risposta a ChatGPT, ma le azioni scendono del 6,4%
Yoon primo presidente sudcoreano a Tokyo in 12 anni
L'articolo In Cina e Asia – il Partito rafforza la presa su tech e finanza proviene da China Files.
Migranti, guerra in Ucraina: questioni di coscienza
Come spesso accade nella vita nei momenti più difficili più pericolosi più tragici, poi avvengono dei fatti che in qualche misura rallegrano, fanno ridere, danno un minimo di distrazione: ma talvolta sono soltanto indice della bassezza della situazione nella quale ci si trova. Pensav a questa che in fondo è soltanto una banalità, l’altra sera […]
L'articolo Migranti, guerra in Ucraina: questioni di coscienza proviene da L'Indro.
REPORTAGE TURCHIA. Torture, processi farsa ed ergastoli: la feroce giustizia di Erdogan nella storia di Ayten Öztürk
di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 16 marzo 2023 – “Sono Ayten Öztürk, ho 49 anni, ho passato 13 anni e mezzo della mia vita in prigione. Sono stata torturata per 6 mesi. Sono agli arresti domiciliari da 2 anni e rischio di essere condannata a 2 ergastoli”.
Ayten è gentile e riservata, timida e affettuosa. Ci accoglie nella sua casa con l’emozione di chi ritrova delle sorelle lontane, con la gratitudine di chi accudisce un ospite speciale tanto inutilmente atteso. E insieme a lei a riceverci c’è tutto il quartiere, quello di Armutlu, non lontano dal cuore di Istanbul. La comunità alevita che vi risiede è estremamente unita. Ayten non rimane mai sola. C’è sempre qualcuno con lei, due persone durante il giorno, compresa un’infermiera, e una durante la notte. In tanti si fermano per un caffè, un tè o per il pranzo. È per non farla sentire sola ma anche perché ci siano testimoni nel caso si verifichi una delle numerose perquisizioni della polizia che le mette a soqquadro la casa. Sono atti intimidatori, di questo sono sicuri ad Armutlu. Perché qui capita spesso che la polizia faccia incursione nelle abitazioni, di giorno o di notte, con i fucili spianati. Un giorno cercano una bomba a mano, un altro un’arma, un altro ancora dicono di aver seguito le tracce di un fuggiasco. Non sono pochi i casi in cui queste retate sono finite in tragedia, come mi racconta Aysel Doğan, madre di Dilek Doğan, uccisa a sangue freddo a 25 anni, nel 2015, durante una perquisizione.
Dilek aveva chiesto al poliziotto di mettere i copri scarpe perché stava sporcando di fango i tappeti (in Turchia è abitudine togliere le scarpe all’ingresso delle case, per rispetto e igiene). Il poliziotto le ha sparato. C’è persino un video su YouTube, girato dalle stesse forze di sicurezza. Grazie ad una dura battaglia, la sua famiglia ha scoperto il nome dell’assassino e lo ha portato in tribunale. Condannato a 45 giorni di prigione, non ne ha scontato neanche uno. Al contrario, per il fratello di Dilek, che dopo la sentenza ha urlato e accusato i giudici di aver commesso un’ingiustizia, è stato chiesto l’ergastolo. Processato, è stato condannato a 20 anni di carcere. Ne ha scontati 4. Il padre di è attualmente sotto processo e rischia 6 anni di prigione. Dicono che sono pericolosi e che potrebbero provare a vendicarsi.
Aysel Doğan, madre di Dilek Doğan, uccisa a sangue freddo a 25 anni, nel 2015, durante una perquisizione – Foto di Eliana Riva [Pagine Esteri]
Ad Armutlu parlo con tante donne. Molte madri, parecchie anziane. Tutte sono state in prigione. Tutte hanno un figlio o una figlia in prigione in sciopero della fame, o uccisi dalla polizia o fuggiti in un altro Paese. In tanti fanno parte dell’associazione Tayad (Tenacia), che raccoglie i parenti dei prigionieri politici. Lo scopo è tenere vivi i legami con i propri figli, anche se sono in prigione, e mandare loro qualche soldo (a parte il consumo di una lampadina, l’elettricità e il gas in cella si pagano), libri, vestiti. Il 12 dicembre 2022, alle 2.00 di mattina, in una retata congiunta la polizia ha fatto irruzione nelle case di 23 famiglie aderenti a Tayad. Ad oggi 14 persone sono ancora in carcere, 3 agli arresti domiciliari e tutti gli altri hanno l’obbligo di firma. Tra di loro c’è anche la nostra traduttrice, Lerzan, che è costantemente online e da un computer si affaccia sulle nostre conversazioni. Molti di quei genitori rimasti in carcere sono anziani, due gravemente ammalati. In prigione non ricevono cure.
Ayten ci chiede con ansia e apprensione quando arriverà il momento della nostra lunga intervista. Dovrà raccontare tutto un’altra volta. Il rapimento, la prigione, le torture. Soprattutto le torture. Sa che a ogni racconto, a ogni articolo di giornale, a ogni intervista il cappio della prigione a vita le si stringe più stretto al collo. Ma lo fa comunque. Con grandi sospiri a darsi forza e coraggio. “Perché non ritiri la dichiarazione di aver subito torture? Hai già sofferto abbastanza? Dici che ti sei sbagliata, che non era vero e magari potrai vivere a casa tua e non in un carcere il resto della tua vita”. Ci guarda con la pazienza con cui si guardano i bambini quando gli si deve spiegare una cosa evidente, banale: “La tortura sistematica è espressione del sistema politico, combatterla significa combattere questo sistema di soprusi e sopraffazione. Ho sofferto molto, è vero e forse soffrirò persino di più ma voglio che si sappia dei centri segreti e di quello che lì fanno alle persone. Sono stata la prima donna a denunciare. Ma non l’unica, altre lo hanno fatto dopo di me. Un’altra donna ha denunciato di aver subito le mie stesse torture, anche per lei hanno finto il ritrovamento dopo averla rinchiusa nei centri segreti. Non voglio che nessun altro soffra come ho sofferto io. La mia lotta continuerà fino alla chiusura dei centri segreti e fino a quando i boia saranno giudicati”.
Ayten Öztürk – Foto di Eliana Riva [Pagine Esteri]
Si trovava a Beirut quando è stata rapita dai servizi segreti e portata in Turchia. Rapita, perché ufficialmente questa operazione di polizia non è mai esistita e in quei sei mesi risultava semplicemente scomparsa. Si trovava in Siria prima dello scoppio della guerra. Poi, l’8 marzo 2018 ha provato a raggiungere la Grecia via Libano. Dopo lo scalo è stata allontanata dagli altri passeggeri con la scusa di un controllo al passaporto, trattenuta per 6 giorni è stata poi consegnata ad alcuni agenti turchi che bendata e con la bocca tappata l’hanno messa su un aereo e riportata in Turchia. Ha capito di essere a Istanbul solo quando, scesa dall’aereo, sempre con gli occhi bendati, ha sentito le voci. I suoi amici non sapevano dove fosse. Non lo hanno saputo per i successivi 6 mesi, mentre veniva trattenuta e torturata con inconcepibile brutalità. “Appena entrata nel centro segreto, 3 o 4 persone mi hanno in pochi secondi completamente spogliata e messa nuda in una cella. Sappiamo già tutto mi hanno detto, ma vogliamo sentirlo da te, parla! Sono subito entrata in sciopero della fame. Mi chiedevano cosa volessi, La mia libertà! gli rispondevo, E allora devi parlare, mi intimavano, E allora non voglio niente, dicevo io. Mi hanno fatto l’elettroshock. Con le mani legate a un tubo sopra la testa, tutta nuda e con gli occhi bendati, toccavo a terra solo con le punte dei piedi, quando mi sanguinavano troppo i polsi a volte mi davano un sacco di sabbia per tenermi più dritta. Mi sparavano con una pistola elettrificata e tremavo tutta, non controllavo il mio corpo e quando mi si apriva la bocca per riflesso involontario dovuto alle scariche, mi infilavano a forza la zuppa in gola. Mi sentivo soffocare”.
Ayten è una rivoluzionaria. Ciò che rivendica, lei come gli altri rivoluzionari turchi, è la democrazia, il riconoscimento delle minoranze, la liberazione dei prigionieri politici, la fine delle torture, il rispetto dei diritti umani, la condanna della brutalità della polizia, processi equi per gli agenti che hanno ucciso o torturato. I movimenti rivoluzionari fanno parte della storia e del tessuto stesso della Turchia. Così come la repressione e la violenza dei mezzi utilizzati per sbaragliarli. La detenzione arbitraria e la tortura sono tra questi, come ha confermato ancora una volta nel 2020 il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa. Ma dalla visita del Relatore Speciale delle Nazioni Unite in Turchia, nel 2017, le cose pare siano considerevolmente peggiorate. Già allora l’ONU denunciò e condannò l’utilizzo arbitrario delle accuse di terrorismo contro chi difende i diritti umani o semplicemente manifesta il dissenso.
La Turchia è quel paese in cui in 7 anni, dal 2000 al 2007, sono morti di sciopero della fame 120 detenuti. Nel 2020 particolare scalpore fecero le morti in carcere, sempre per sciopero della fame, di 3 membri del gruppo musicale Grup Yorum e dell’avvocata Ebru Timtik.
La band Grup Yorum
Helin Bölek, Ibrahim Gökçek e Mustafa Kocak, membri di Grup Yorum, morti di sciopero della fame
“Con le mani legate dietro la schiena, mi hanno infilata dentro un copertone, immobilizzandomi completamente le braccia, e mi hanno stuprata con il manganello e frustata con il frustino da cavallo. Dopo 3 mesi di torture e di sciopero della fame mi sono ammalata. Hanno sospeso le violenze e mi hanno curata con siringhe e medicinali e alimentata forzatamente con il sondino. Mi sentivo sempre meglio. Ma ben presto ho capito con orrore che mi portavano allo stremo e poi mi guarivano solo per poter ricominciare senza rischiare che morissi”.
Le leggi antiterrorismo, che consentono l’arresto e la detenzione non solo degli oppositori politici ma anche degli avvocati che li difendono, degli attivisti dei diritti umani, degli artisti, cantanti, studenti, professori, sono ancora largamente utilizzate. Così come le accuse di tentare di “rovesciare il governo”, cosa di cui Ayten è imputata e per la quale rischia uno dei due ergastoli. L’accusa si muove intorno alla dichiarazione di un testimone segreto che l’avrebbe vista presso la sede dell’Associazione per i Diritti fondamentali della Libertà. Un’associazione ritenuta legale dallo stesso Stato ma pericolosa per le sue rivendicazioni di giustizia.
Seda Şaraldı, avvocata di Ayten Öztürk – Foto di Eliana Riva [Pagine Esteri]
“Mi guardavano 24 ore su 24 e volevano che mi lavassi, nuda, davanti a loro. Mi sono rifiutata fino a quando non mi hanno costretta. Mi hanno sottoposta più volte allo stupro del manganello, hanno provato a violentarmi in tutti i modi, mi lasciavano nuda a terra e si lanciavano su di me toccandomi dappertutto con brutalità, con le mani e con oggetti, umiliandomi con insulti e improperi. La tortura che più di tutte mi faceva soffrire era la scarica elettrica che mi davano attraverso placche infilate sotto le unghie. È una tortura diversa dalla pistola elettrica. I segni mi sono rimasti per più di un anno. Svenivo ogni volta, mi portavano in bagno e mi mettevano con la testa sotto l’acqua. Poi usavano di nuovo la pistola: con l’acqua il dolore si amplificava”.
Anche per il secondo capo di imputazione risulta fondamentale il ruolo di un testimone segreto (che in seguito ha ricevuto un pesante sconto di pena): ha dichiarato di aver visto Ayten Öztürk assistere a un tentativo di linciaggio. La vittima del linciaggio non è morta e non ha presentato denuncia. Lei nega le accuse, non era lì. Ma anche se lì ci fosse stata, come ci ha spiegato l’avvocata che segue il suo caso, Seda Şaraldı, anche se avesse davvero assistito dal marciapiede, resta il fatto che non esiste una legge in Turchia che preveda l’ergastolo per questo. “Aspettiamo la decisione del procuratore della Corte di Cassazione – spiega l’avvocata Şaraldı –. Il nostro primo appello al tribunale locale è già stato rigettato. La Corte potrebbe pronunciarsi in ogni momento e se confermerà la colpevolezza, Ayten rimarrà per tutta la vita in prigione, sola in una cella da cui potrà uscire per 1 ora di aria al giorno”.
Il Tribunale di Istanbul ha deciso il proscioglimento. Quando però è stata presentata denuncia per le torture subite, il Tribunale di Ankara ha chiesto e ottenuto la riapertura di quel processo, stabilendone la riunione alle nuove indagini sui “tentativi di rovesciamento del governo”. Il Tribunale della capitale ha invece deciso di archiviare il fascicolo sul rapimento e le sevizie.
“Abbiamo presentato una petizione firmata da avvocati provenienti da 105 nazioni diverse. Noi difendiamo Ayten ma non solo lei. La tortura è utilizzata per intimidire il popolo, le persone che lottano per i diritti. La tortura è un crimine contro l’umanità e noi ci battiamo non solo per i nostri clienti ma per tutta l’umanità”. Il team di avvocati con cui lavora Seda Şaraldı, due dei quali sono stati a loro volta arrestati, difende anche Gülten Matur. La famiglia non ha avuto più sue notizie dalla mattina del 20 Novembre 2022. La polizia ha registrato il suo arresto il 28 Novembre. Ha denunciato di essere stata rapita e torturata per 8 giorni e poi abbandonata su di un campo, su cui poco dopo la polizia ha finto un casuale ritrovamento, elemento, questo, in comune in tutti i casi di tortura. Il referto medico ha confermato lesioni compatibili con le torture che Gülten ha denunciato di aver subito.
Gülten Matur, arrestata e torturata in un centro segreto di detenzione
“In Turchia esistono centri segreti di detenzione. I boia rapiscono la gente per strada. Noi lottiamo affinché Gülten sia l’ultima persona in Turchia ad aver subito tortura”, ci dice con voce chiara, calma e decisa Seda Şaraldı.
Il Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri, l’Hcjp, responsabile delle nomine e dei procedimenti disciplinari per tutti gli organi di magistratura, è presieduto dal Ministro della Giustizia che ha enormi poteri di nomina e di controllo. E così il presidente, che a sua volta nomina il Ministro. In risposta a un’inchiesta che scoperchiava, nel 2014, larghi giri di corruzione che coinvolgevano membri della magistratura, funzionari pubblici e imprenditori vicini al primo ministro, il parlamento turco ha adottato una serie di leggi ed emendamenti, rimozioni coatte, trasferimenti forzosi e riassegnazione di casi importanti che hanno fortemente limitato l’indipendenza della magistratura, sottoposta al controllo del Governo. Dopo il tentato colpo di Stato del 2016 l’attacco alla magistratura si è dispiegato in tutta la sua violenza: con un decreto di emergenza sono stati rimossi 4560 giudici, accusati di terrorismo. Più di 600 i magistrati arrestati (e più di 400 i condannati per terrorismo), alcuni dei quali sono morti in carcere. Sono state stilate liste di proscrizione e la legge antiterrore, utilizzata in maniera arbitraria, ha portato all’arresto 282.790 persone, tra cui avvocati, voci critiche, intellettuali, difensori dei diritti umani, artisti, oppositori politici. Dal 2016 al 2020 sono stati nominati circa 11.000 nuovi magistrati, con procedure rapide giudicate preoccupanti e poco trasparenti da numerose organizzazioni e osservatori internazionali.
Il presidente turco Tayyip Erdogan con il Ministro della Giustizia Bekir Bozdag
“Ti hanno chiesto di tradire i tuoi amici? Come hai fatto a resistere nonostante tutto questo dolore e queste umiliazioni?”
“Tradire mi farebbe soffrire molto di più. Perché la sofferenza fisica può passare ma come potrei poi guardare in faccia i miei amici? Il mio popolo? Non potevo tradire la nostra lotta. Ho pensato che quella tortura sarebbe comunque finita: o morta o liberata. Ho controllato le mie emozioni, ho smesso di pensare ai miei cari che mi mancavano tanto. E poi mi davo nuove regole. A un certo punto, ad esempio, ho deciso di non dire più neanche una parola”.
Dopo i 6 mesi di torture Ayten è stata di nuovo curata dai suoi aguzzini e poi abbandonata su un campo, dove la polizia politica l’ha prelevata. Il direttore della prigione in cui è stata portata si è rifiutato di ammetterla per le terribili condizioni fisiche in cui si trovava: aveva perso 20 chili, ora ne pesava 40, nonostante negli ultimi giorni di prigionia l’avessero curata, medicata e alimentata forzatamente. Quindi è stata condotta in ospedale dove è stato stilato un referto medico che ha evidenziato ogni lesione. È rimasta in reparto per giorni. Portata in prigione, sul suo corpo le compagne di cella hanno contato 898 cicatrici. Dopo 3 anni e mezzo di carcere, il 10 giugno 2021 è stata mandata a casa agli arresti domiciliari, dove è tutt’ora, in attesa di un giudizio definitivo.
“Mio fratello Ahmet è stato ucciso nel 1994 durante una retata della polizia nella sua casa. La moglie di Ahmet, mia cognata Yazgülü, è stata bruciata viva nel 2000. Mia sorella Hamide è morta in prigione nel 2002 per sciopero della fame. Se finirò in carcere, continuerò a lottare da lì. Dentro o fuori, sempre resisterò e lotterò, perché credo fermamente che alla fine noi vinceremo. E nel nostro Paese non puoi ottenere una vittoria senza pagare niente”.
Ayten Öztürk, agli arresti domiciliari nella sua casa a Istanbul – Foto di Eliana Riva [Pagine Esteri]
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skariko
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in reply to skariko • •skariko@feddit.it purtroppo @tchambers@indieweb.social l'ha tralasciato. Non so se perché non lo conosce, perché non lo ritiene meritevole di una menzione o semplicemente perché non gli piace. Ma sta di fatto che ora, stando dentro a questa conversazione, anche lui è finito su Lemmy 😂
@fediverso@feddit.it
feddit.it/comment/53924
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