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Adam Smith a trecento anni dalla nascita


L’evento è stato organizzato da Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli. Sono intervenuti: Giovanna Vallanti, ordinario di Economia Politica alla LUISS Guido Carli Andrea Prencipe, rettore dell’Università LUISS Guido Carli di Roma

L’evento è stato organizzato da Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli.

Sono intervenuti:

Giovanna Vallanti, ordinario di Economia Politica alla LUISS Guido Carli
Andrea Prencipe, rettore dell’Università LUISS Guido Carli di Roma
Alberto Petrucci, oridnario di Economia Politica alla LUISS Guido Carli
Lorenzo Infantino, ordinario di Logica e Filosofia della Scienza Sociali alla LUISS Guido Carli
Pietro Reichlin, ordinario di Economia Politica alla LUISS Guido Carli

radioradicale.it/scheda/699265…

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Giusto riportare la Corte dei Conti alla propria funzione costituzionale


Una delle ragioni per cui dopo il terremoto del 2016 la ricostruzione dell’Italia centrale è andata a passo di lumaca è stata la straordinaria mole di controlli preventivi cui cittadini e aziende delle Marche, dell’Abruzzo, del Lazio e dell’Umbria dovette

Una delle ragioni per cui dopo il terremoto del 2016 la ricostruzione dell’Italia centrale è andata a passo di lumaca è stata la straordinaria mole di controlli preventivi cui cittadini e aziende delle Marche, dell’Abruzzo, del Lazio e dell’Umbria dovettero sottostare. Già lenta di suo, la macchina burocratica si ingolfò in partenza. Anche in quel caso, come accade oggi a proposito dei controlli “contestuali” sul Pnrr attribuiti alla Corte dei Conti che il governo intende smantellare, chi suggeriva di fare controlli a campione ex post piuttosto che a tappeto ex ante fu accusato di favorire il malaffare e la criminalità organizzata. Una polemica surreale, il cui costo fu pagato unicamente dagli italiani terremotati. Cornuti e mazziati.

È noto che in difesa della legittimità costituzionale della scelta del governo sulla Corte dei Conti sia sceso in campo il presidente emerito della Consulta Sabino Cassese. Le tesi di Cassese sono state riprese dal Corriere della Sera con un editoriale a firma Federico Fubini. “La magistratura contabile e la Commissione europea non hanno ragione di preoccuparsi. Una revisione meticolosa dei lavori da parte di un’autorità nazionale indipendente è prevista dai regolamenti europei ed è sacrosanta. Guai a toccarla. Ma tenere il revisore in cabina in cabina di pilotaggio con l’attuatore, nel migliore dei casi rallenta il processo e nel peggiore porta a confondere il secondo con il primo”, ha scritto Fubini.

Argomenti di buonsenso, da cui dipendono l’efficacia del processo amministrativo oltre allo stato di salute del principio noto come “primato della politica”. Un principio caro anche a Massimo D’Alema. Il quale, come ricorda oggi sul Qn Raffaele Marmo, ai tempi della Bicamerale ipotizzò di togliere alla magistratura contabile la funzione giurisdizionale. Nel libro “La grande occasione”, scritto con Gianni Cuperlo, D’Alema racconta che quando le sue intenzioni divennero pubbliche ricevette “una lettera anonima in una busta intestata della Corte dei conti con la quale un sedicente gruppo di magistrati mi consigliava minacciosamente di sostenere un certo nucleo di emendamenti” ovviamente favorevoli alla Corte. La conclusione di D’Alema fu amara: “Il tragitto da compiere per far approdare il Paese a una democrazia matura è ancora lungo”, scrisse.

Curioso osservare come il Pd oggi sostenga la tesi radicalmente opposta. Del resto, è lo stesso Pd che nel 2016 previde quella fitta selva di controlli preventivi che impedirono di rialzarsi ai cittadini dell’Italia centrale atterrati dal terremoto.

formiche.net

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Che cosa significa essere liberale?


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L'istanza Mastodon insicurezzadigitale sospenderà la sua presenza nel Fediverso per concentrarsi su progetti più ambiziosi come il Dashboard Ransomware Monitor. Ma ci si vedrà su poliversity.it

@Che succede nel Fediverso?

Il post di @N_{Dario Fadda}

> «Si chiude un capitolo (almeno per ora), per concentrare le proprie energie su altri progetti. Dashboard Ransomware Monitor è sicuramente il più ambizioso!

Il mio account Mastodon ora lo trovate qui su Poliversity, già migrato!»



Si chiude un capitolo (almeno per ora), per concentrare le proprie energie su altri progetti. Dashboard Ransomware Monitor è sicuramente il più ambizioso!

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Guerra Russia-Ucraina. Salta la diga di Nova Kakhovka, il Dnepr inonda vaste regioni


Secondo Kiev la responsabilità dell’accaduto è da attribuire interamente alle forze russe che hanno fatto saltare in aria che la diga, situata nei territori controllati da Mosca. L'articolo Guerra Russia-Ucraina. Salta la diga di Nova Kakhovka, il Dnepr

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della redazione

Pagine Esteri, 6 giugno 2023 – Questa notte è stata fatta saltare la diga di Nova Kakhovka, situata sul fiume Dnepr, nella regione ucraina di Kherson che ora rischia inondazioni diffuse. Nella stessa città di Kherson il quartiere di Korabel è già stato scollegato dalla linea elettrica per motivi di sicurezza e sarà sospesa la distribuzione del gas.

Ottanta località rischiano di essere inondate e si sta procedendo all’evacuazione dei residenti delle aree allagate o che rischiano di essere inondante a partire dal quartiere di Ostriv di Kherson. Sono pronti treni per sfollare Mykolaiv.

L’esplosione della diga minaccia anche la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia, visto che il bacino della diga era utilizzato per il raffreddamento dell’impianto. Inoltre, sono forti i rischi ambientali. Più di 150 tonnellate di olio per motori si sono riversate nel fiume Dnepr e c’è il rischio di ulteriori perdite per oltre 300 tonnellate.

Secondo le autorità ucraine la responsabilità dell’accaduto è da attribuire interamente alle forze russe che hanno fatto saltare in aria che la diga, situata nei territori controllati da Mosca. Secondo gli analisti militari, con la distruzione della diga, le forze russe hanno voluto complicare le manovre delle forze armate ucraine impegnate a lanciare una vasta offensiva su vari fronti di guerra. Pagine Esteri

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Issa Amro: “L’importanza della disobbedienza civile contro l’oppressione”


Micol Meghnagi intervista l'attivista palestinese Issa Amro, fondatore del movimento nonviolento Youth Against Settlement (Giovani contro gli insediamenti) che dal 2006 organizza campagne e manifestazioni di protesta contro la confisca delle terre e la co

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di Micol Meghnagi –

Pagine Esteri, 6 giugno 2023. Ho conosciuto Issa Amro anni fa, durante un tour coordinato dall’organizzazione israeliana Breaking the Silence, nella città di Hebron (Al-Khalil). Basta qualche minuto ad Hebron per realizzare il significato profondo che vi è dietro la parola “occupazione”. La città di Hebron è stata divisa in modo tale che alcuni attraversano una città vuota, fantasma, mentre altri una città colorata e vivace, delimitata da recinzioni, muri e checkpoint oltre i quali inizia il vuoto. Scontrarsi con il vuoto vuol dire comprendere alcuni degli effetti dell’occupazione militare israeliana. Ma guardarlo attraverso gli occhi dei palestinesi, assume tutt’altro significato. Issa Amro è uno storico attivista palestinese della città di Hebron. È il fondatore del movimento nonviolento Youth Against Settlement (Giovani contro gli insediamenti) che dal 2006 organizza campagne e manifestazioni di protesta contro la confisca delle terre e la costruzione di insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata militarmente dall’esercito israeliano. Issa lavora con numerose organizzazioni per i diritti umani palestinesi, israeliane e internazionali, tra cui l’Arab Non-Violence Network, B’tselem e l’International Solidarity Movement. Negli anni ha subito e documentato innumerevoli aggressioni, minacce di morte e arresti arbitrari per mano di soldati e coloni israeliani. In questi giorni si trova in Italia per una lecture presso l’Università di Padova e degli incontri alla Camera dei deputati, organizzati dall’associazione AssoPacePalestina.

La spettacolarizzazione della violenza continua a dominare la narrazione mediatica occidentale di quello che accade in Israele e in Palestina. Come fanno gli attivisti palestinesi a prendere le distanze da una narrativa escludente e a riappropriarsi della propria soggettività?

Nel 2006 abbiamo dato vita al progetto Youth Against Settlements (YAS). L’obiettivo era quello di incoraggiare i giovani, le donne e le famiglie palestinesi a raccontare le proprie storie e a denunciare l’occupazione israeliana attraverso l’uso strategico di dispositivi audio-visivi, come le telecamere. Documentiamo le violazioni dei diritti umani, ma anche i nostri sogni, le nostre sofferenze e i nostri desideri. In questo senso, i social media hanno contribuito a diversificare il tipo di storie che ricevono attenzione. La nostra è una resistenza nonviolenta e pacifica che viene costantemente criminalizzata. Sei colpevole fino a prova contraria. Ma arrendersi non è un’opzione. Soltanto nel 2022 sono stato detenuto più di dieci volte delle forze di occupazione israeliane.

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Checkpoint che divide H1 da H2, Hebron, 28 luglio 2022, foto di Micol Meghnagi

In che modo queste iniziative si intrecciano alla storia della lotta palestinese e alla resistenza nonviolenta nel territorio?

Mi ispiro alle iniziative di disobbedienza civile nonviolenta palestinese degli anni Ottanta e alle persone della mia comunità che vi hanno preso parte: vicini di casa, persone comuni e donne leader che rimangono sconosciute ai mass media. Il movimento di disobbedienza civile a Beit Sahour ne è un esempio… Le famiglie locali, cristiane e musulmane, bruciarono i loro documenti e si rifiutarono di comprare il latto israeliano, allevando loro stesse delle mucche. La resistenza nonviolenta costringe le vostre istituzioni ad essere attive e forti di fronte all’occupazione. Con YAS, registriamo quotidianamente le violazioni dei diritti umani e cerchiamo di opporci in sede legale all’amministrazione israeliana. Portiamo avanti campagne internazionali, come quella per riaprire Shuhada Street. Luisa Morgantini, già vicepresidente del Parlamento Europeo e Presidente di AssoPacePalestina, è stata una delle principali voci del progetto. Recuperiamo gli spazi pubblici inutilizzati, come la nostra stessa sede che in precedenza era un avamposto militare israeliano, poi abbandonato nel 2006. I coloni minacciano noi e le famiglie che collaborano con YAS. Ad Hebron, se sei palestinese, non hai il diritto di muoverti liberamente tra le strade della tua città. Ci viene negato anche il diritto di espressione e di opinione. Lavoriamo con centinaia di israeliani contro l’occupazione, ebrei della diaspora e internazionali. Organizziamo scioperi, manifestazioni e tour per la città di Hebron per mostrare il vero volto dell’occupazione. Ovviamente, neppure la solidarietà viene risparmiata. Insieme a Adam Broomberg, attivista ebreo sudafricano che vive a Berlino, abbiamo lanciato un progetto per portare artisti provenienti da ogni parte del mondo nella città occupata di Hebron. Sono dell’idea che ebrei, cristiani, musulmani (ma non solo!) hanno il diritto vivere insieme in questa terra…Ma non in una dimensione dove un gruppo etnico esercita il proprio dominio su un altro. Ogni anno organizzo nella mia casa il “Freedom Seder” (n.d.r. il pasto rituale della Pasqua ebraica) con centinaia di attivisti e attiviste di ogni credo che combattono insieme a noi per la fine dell’occupazione.

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Issa Amro, coordinatore del gruppo “Youth Against Settlements”, viene deriso dai coloni israeliani durante un tour nel quartiere di Tel Rumeida in Hebron, 25 ottobre 2013 foto di Oren Ziv.

Opporsi all’occupazione israeliana ha un prezzo…

Organizzare la raccolta delle olive non è consentito se sei un palestinese che vive sotto la legge militare israeliana. Rifiutarsi di camminare chilometri sotto il sole e il freddo per raggiungere la propria casa a causa della chiusura “improvvisa” di una strada è illegale secondo la legge militare israeliana. È considerato incitamento alla violenza. Filmare e documentare gli abusi dei coloni e dei soldati israeliani significa rischiare ulteriori soprusi sulla propria pelle. In altre parole, la propria vita. Sono stato arrestato dall’esercito di occupazione dopo essere stato preso a calci e pugni dai coloni israeliano… Quante volte? Ho perso il conto. Sono stato condannato per sei capi d’accusa: tre per aver “partecipato a manifestazioni senza permesso”, due per “ostruzione delle forze di sicurezza” e uno per “aggressione”. Le condanne riguardano la mia partecipazione a una serie di proteste pacifiche che risalgono al 2010. L’accusa di ostruzione si riferisce ad un sit-in del 2012, durante il quale ho chiesto la riapertura dell’edificio dove un tempo sorgeva il municipio di Hebron. E poi mi hanno accusato di aver “spinto” un soldato…! Un episodio che risale a dieci anni fa, dove le affermazioni dei soldati non solo non sono verificabili, ma sono avvenute in una situazione in cui sono stato ferito dallo stesso soldato che poi mi ha accusato di averlo aggredito. Queste condanne sono il frutto di un sistema militare che punisce ogni forma di resistenza pacifica. Mira a sopprimere la nostra voce e a porre fine a qualsiasi forma di attivismo contro l’occupazione israeliana. L’Autorità nazionale palestinese rappresenta un ulteriore barriera. È corrotta e viola costantemente i nostri diritti. Nel 2017 l’Autorità mi ha arrestato senza un mandato con l’accusa di “incitamento alla discordia”.

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Issa Amro, dopo essere stato rilasciato su cauzione dall’Autorità nazionale palestinese, nella città di Hebron il 10 settembre 2017 (AFP)

Negli ultimi mesi si è registrata un’impennata della violenza ai danni dei palestinesi. Siamo di fronte ad una svolta peggiorativa delle tensioni?

In seguito alle recenti elezioni, le restrizioni e gli attacchi contro la popolazione civile palestinese sono incrementati vertiginosamente sia da parte del corpo di polizia e dell’esercito che da parte dei coloni. Le maggior parte degli abusi che ho riportato alla polizia israeliana non sono stati neanche oggetto d’indagine. È evidente che le autorità israeliane non lavorano per condannare la violenza dei coloni, ma anzi, la appoggiano e certe volte vi partecipano in prima persona. La causa è sempre l’occupazione. E l’occupazione serpeggia non da oggi, ma da oltre mezzo secolo. Oggi il Ministro della Sicurezza Nazionale è Itamar Ben Gvir, colono della città di Hebron e cultore del khanismo, movimento dichiarato razzista dalla stessa Corte suprema di Israele nel 1988. Itamar Ben Gvir incarna il suprematismo ebraico. Fino a poco tempo fa, nel suo ufficio troneggiava una grande foto di Baruch Goldestein, il colono kahnista che nel 1994 uccise a sangue freddo 29 musulmani palestinesi in preghiera presso la Tomba dei Patriarchi di Hebron….

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via Shuhada – un mercato fiorente prima del 1994, ora una strada vuota dove non è permesso l’accesso ai palestinesi (pubblicato da B’Tselem)

Che cosa significa per un palestinese vivere nella città di Hebron?

Il Protocollo di Hebron del 1997, che faceva parte degli accordi di Oslo del 1994, ha diviso la città in due parti: H1 e H2. La prima, amministrata dall’Autorità nazionale palestinese, comprende l’80% del territorio, mentre la seconda corrisponde all’area dove circa 800 coloni vivono a stretto contatto con gli oltre 40mila palestinesi limitati nei loro spostamenti e costretti a passare quotidianamente per rigidi e umilianti controlli. Oltre 200 militari presiedano giorno e notte i checkpoint che costellano il cuore della città vecchia di Hebron e che ostacolano la vita quotidiana dei palestinesi, impossibilitati a percorrere certe strade o obbligati ad attraversarne altre unicamente a piedi anziché che con i propri mezzi. Io, per esempio, non ho accesso alla casa dei miei nonni…! La zona H2 è una terribile rappresentazione della sofferenza quotidiana del popolo palestinese costretto a vivere sotto occupazione. Ti sono negati i servizi più basilari: elettricità, acqua, assistenza sanitaria. Ad ogni checkpoint gli uomini devono alzare la maglia e l’orlo dei pantaloni, le donne svuotare le borse e farsi controllare dalle soldatesse mentre i bambini sono obbligati a mostrare il contenuto dei loro zaini. Dopo il massacro del 1994 e la firma del Protocollo di Hebron nel 1997, tutto è cambiato. Ci hanno negato persino la vita sociale. Un tempo Hebron era la forza economica di tutta la Cisgiordania. Ad oggi oltre 520 negozi della città Vecchia sono stati chiusi per ordine militare e mai riaperti. Motivi di sicurezza, dicono. Oltre 1000 negozi sono stati abbandonati dai proprietari per mancanza di clienti. La gente non riesce a raggiungere le attività commerciali a causa degli oltre 100 blocchi: muri, blocchi stradali, checkpoint. Ma non solo. Si vive nella paura e nell’ansia costante che possa succedere qualcosa ai propri cari. Oggi, l’esercito di occupazione non ti caccia dalla tua casa, ma ti rende la vita impossibile e quindi sei costretto ad andartene. È evidente che l’obiettivo del governo israeliano è quello di annettere la zona H2 a Israele. La catastrofe continua.

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Un bambino palestinese in Shuhada Street nella città vecchia di Hebron, 2012.4 ottobre 2012 Foto di Oren Ziv.

Secondo l’ultimo report di Amnesty International, l’utilizzo dei sistemi di riconoscimento facciale segna un nuovo approccio nella violazione dei diritti umani…

Lo Stato di Israele sta utilizzando in maniera sempre più estesa nuove tecnologie di sorveglianza, per monitorare ogni nostro movimento. Nella città di Hebron e a Gerusalemme Est le autorità israeliane stano sperimentando senza il nostro consenso il sistema di riconoscimento facciale noto come “red wolf”. Questo sistema si basa sullo scaglionamento dei volti delle persone per poi essere comparato con dati biometrici presenti nell’enorme archivio “wolf pack”, consentendo ogni informazione personale sui palestinesi che abitano nei territori occupati e accessibile in ogni momento alle forze di occupazione israeliane attraverso l’applicazione “blue wolf”. Ovviamente queste forme di sorveglianza capillare non si limitano ai check-point. Come ha riportato Amnesty International, nella città di Hebron, le telecamere montate sono ovunque, dai lampioni ai tetti degli edifici. Un vero e proprio regime di apartheid digitale….

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Issa Amro tiene un discorso durante una manifestazione per commemorare il massacro della Moschea di Ibrahimi del 1994, chiedendo l’apertura di Shuhada Street, 20 febbraio 2019, foto di Oren Ziv.

Insieme all’organizzazione israeliana Breaking the Silence, abbiamo scritto un report per denunciare la situazione attuale dei fatti. Solo nel posto di blocco 56 nel quartiere di Tel Rimedia abbiamo individuato almeno 24 dispostivi di sorveglianza audio-visiva e altri sensori. Il sistema di smart city adottato ad Hebron rappresenta quindi un ulteriore deterioramento delle modalità di controllo ai danni dei palestinesi. Sebbene le autorità israeliane adducano motivi di sicurezza interna come giustificazione a tali controlli, sappiamo bene che sono condotti su base etnica, razzista e discriminante. Tutto questo avviene nel silenzio e con la complicità della comunità internazionale…

A proposito di comunità internazionale. Nel recente incontro alla Camera dei deputati, hai invitato alcuni membri del Parlamento italiano a visitare la città di Hebron e a prendere parola contro loccupazione israeliana…

Le strade della zona H2 di Hebron sono state pattugliate per oltre venti anni dalla Tiph (Temporary international Presence in Hebron), il contingente di osservatori di sei paesi – Italia, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia. Le testimonianze che riportano gli abusi quotidiani dei coloni ai danni della popolazione palestinese sono migliaia. Dovrebbe essere tutto custodito presso il Ministero degli Esteri in Italia…Ma nessuno di questi coloni è stato mai condannato per le proprie azioni. Se è vero che la maggioranza supporta ed è complice dell’occupazione israeliana, ci sta chi ha il coraggio di perseguire la strada della giustizia. Questo ci restituisce speranza. Ci sono persone pronte a imparare dai palestinesi, ad andare guardare l’occupazione con i propri occhi e a raccontarla senza censure. La presenza e il supporto internazionale è fondamentale. Perché senza azioni concrete, l’occupazione non cesserà. Il nostro legame con la società civile italiana è profondo e antico. La cultura, il calcio, il cibo, la moda… E la solidarietà! Battersi per il diritto dei palestinesi di vivere in giustizia, significa lottare contro ogni forma di oppressione, razzismo, islamofobia e antisemitismo.

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Issa Amro parla ai sostenitori durante il suo processo al tribunale militare israeliano di Ofer, gennaio 2020. foto di Mati Milstein

Che cosa ci riserva il futuro?

Il presente è buio. Ma conservo la capacità interiore di immaginare un futuro diverso e di giustizia sociale. La pace arriverà grazie a noi palestinesi, agli israeliani che hanno scelto di lottare al nostro fianco contro l’occupazione, ai palestinesi e agli ebrei della diaspora e a tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani. Pace significa giustizia… E gli occupanti dovranno essere perseguiti legalmente per i loro quotidiani abusi e le gravi violazioni ai danni della popolazione palestinese. Lavorare insieme ci da protezione. Senza la presenza degli attivisti e delle attiviste, non sarei qui ora a parlare con te. Noi palestinesi viviamo senza alcun tipo di diritto. Insieme possiamo apportare un cambiamento significativo per rendere l’apartheid e l’occupazione sempre un passo più vicina alla sua fine. La nostra lotta riguarda l’occupazione, la storia – e quindi il passato – ed il futuro.

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Issa Amro, coordinatore del gruppo “Youth Against Settlements”, viene deriso dai coloni israeliani durante un tour nel quartiere di Tel Rumeida in Hebron, 25 ottobre 2013 foto di Oren Ziv.

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La Conferenza di Darmouth del 1956: la nascita dell’Intelligenza Artificiale


La Conferenza di Darmouth, nel 1956 rappresenta uno dei turning point nella storia del progresso tecnologico successivo alla Seconda Guerra Mondiale. Di fatto, sancisce l’inizio della discussione accademica sull’Intelligenza Artificiale Introduzione Era l’estate del 1956,Continue reading

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In Cina e Asia – Cina e Usa insieme alle esercitazioni militari in Indonesia


In Cina e Asia – Cina e Usa insieme alle esercitazioni militari in Indonesia esercitazioni militari
I titoli di oggi:
Cina e Usa insieme durante le esercitazioni militari in Indonesia
Europa, la Germania incontra Jakarta e Parigi rigetta un ufficio Nato giapponese
La Cina perde terreno negli investimenti in Sud-Est asiatico, ma rimane in testa
Hong Kong, scagionata la giornalista che indagava sulle violenze contro i manifestanti
Cina, il caldo record mette a rischio il paese
Cina, aumentano tasse universitarie

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Usa, Cina, Taiwan e la stabilizzazione del disaccordo


Usa, Cina, Taiwan e la stabilizzazione del disaccordo 7558041
Tra Shangri-La Dialogue, la collisione sfiorata sullo Stretto e i richiami ai lati positivi della guerra fredda, Biden manda in missione due figure chiave a Pechino. Obiettivo realistico? Non un vero "disgelo"

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Ben(e)detto – 5 giugno 2023


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+++ Reddit ha sospeso definitivamente il mio account per aver supportato Lemmy. La testimonianza di #TheArstaInventor +++


Di recente ho supportato molto Lemmy e ho pubblicato post su Lemmy che hanno avuto una grande portata. Oggi, purtroppo, l' account reddit attraverso il quale ho moderato molti sottotitoli e ci ho trascorso del tempo, giunge al termine. Il motivo era perché ho spammato secondo Reddit, ma la realtà è che mi hanno censurato perché stavo danneggiando Reddit.

@Che succede nel Fediverso?

Il post di @TheArstaInventor



Lemmy.ml è sovraccarico, se vuoi migrare, cerca altre istanze!

@Che succede nel Fediverso?

Il sito lemmy.ml sta attualmente lottando per gestire la quantità di nuovi utenti. Ho già aggiornato il server, ma si interromperà indipendentemente dal fatto che metà di Reddit tenti di unirsi.

Tuttavia Lemmy è un software federato, il che significa che puoi interagire senza problemi con le comunità su altre istanze come beehaw.org o lemmy.one . La documentazione spiega in modo più dettagliato come funziona. Usa l' elenco delle istanze per trovarne una in cui puoi registrarti. Quindi utilizza il browser della comunità per trovare comunità interessanti. Incolla l'URL della community nel campo di ricerca per seguirlo.

Puoi aiutare altri rifugiati Reddit invitandoli alla stessa istanza di Lemmy in cui ti sei iscritto. In questo modo possiamo distribuire il carico su molti server diversi. E gli utenti con interessi simili finiranno insieme nelle stesse istanze. Anche gli altri sulla stessa istanza possono vedere automaticamente i post di tutte le community che segui.

Modifica: se moderi un subreddit di grandi dimensioni, non collegare i tuoi utenti direttamente a lemmy.ml nei tuoi annunci. In questo modo il server si interromperà solo prima.



lemmy.ml is overloaded, use other instances instead


This site is currently struggling to handle the amount of new users. I have already upgraded the server, but it will go down regardless if half of Reddit tries to join.

However Lemmy is federated software, meaning you can interact seamlessly with communities on other instances like beehaw.org or lemmy.one. The documentation explains in more detail how this works. Use the instance list to find one where you can register. Then use the Community Browser to find interesting communities. Paste the community url into the search field to follow it.

You can help other Reddit refugees by inviting them to the same Lemmy instance where you joined. This way we can spread the load across many different servers. And users with similar interests will end up together on the same instances. Others on the same instance can also automatically see posts from all the communities that you follow.

Edit: If you moderate a large subreddit, do not link your users directly to lemmy.ml in your announcements. That way the server will only go down sooner.


joelthelion doesn't like this.

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Droni, IA e underwater, ecco le nuove tecnologie al SeaFuture 2023. L'articolo di @formichenews


La storia tra l’Italia e il mare è antichissima, un legame solido, proiettato anche verso il futuro. A dirlo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, inaugurando a La Spezia l’ottava edizione di SeaFuture, il forum internazionale ospitato all’interno della base navale spezzina dedicato alla sicurezza, alla Blue economy, all’innovazione tecnologica, e alla sostenibilità del mare. Con lui, presenti alla cerimonia anche il segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti, generale Luciano Portolano, e il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino. “Basti ricordare che la bandiera inglese nacque dopo che la Repubblica di Genova ne concesse l’uso alle navi britanniche – ha raccontato ancora il ministro, aggiungendo come oggi – il posto che abbiamo avuto sul mare nel passato vogliamo averlo sempre di più in futuro”. Per Crosetto, infatti, il Paese possiede tutte le competenze e le risorse necessarie per essere protagonista “lo dimostra la penetrazione dei nostri prodotti industriali e tecnologici, con gli esempi di Leonardo e Fincantieri su tutti. Oggi siamo a ricordarlo con un’esposizione che vede protagoniste centinaia di aziende”.

@Informatica (Italy e non Italy 😁)

Il sommario dell'articolo di Marco Battaglia su Formiche
- L’Arsenale del futuro
- L’innovazione della Difesa
- Un elicottero senza equipaggio
- Difese di nuova generazione
- Guerra elettronica e cyber sul mare

Una foto del Teseo MK2/E, sistema pesante di nuova generazione - Credits: Formiche



Droni, IA e underwater, ecco le nuove tecnologie al SeaFuture 2023


La storia tra l’Italia e il mare è antichissima, un legame solido, proiettato anche verso il futuro. A dirlo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, inaugurando a La Spezia l’ottava edizione di SeaFuture, il forum internazionale ospitato all’interno de

La storia tra l’Italia e il mare è antichissima, un legame solido, proiettato anche verso il futuro. A dirlo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, inaugurando a La Spezia l’ottava edizione di SeaFuture, il forum internazionale ospitato all’interno della base navale spezzina dedicato alla sicurezza, alla Blue economy, all’innovazione tecnologica, e alla sostenibilità del mare. Con lui, presenti alla cerimonia anche il segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti, generale Luciano Portolano, e il capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino. “Basti ricordare che la bandiera inglese nacque dopo che la Repubblica di Genova ne concesse l’uso alle navi britanniche – ha raccontato ancora il ministro, aggiungendo come oggi – il posto che abbiamo avuto sul mare nel passato vogliamo averlo sempre di più in futuro”. Per Crosetto, infatti, il Paese possiede tutte le competenze e le risorse necessarie per essere protagonista “lo dimostra la penetrazione dei nostri prodotti industriali e tecnologici, con gli esempi di Leonardo e Fincantieri su tutti. Oggi siamo a ricordarlo con un’esposizione che vede protagoniste centinaia di aziende”.

L’Arsenale del futuro

Un protagonismo e uno sguardo verso il futuro che parte proprio dalla base navale spezzina, con il piano di rilancio per l’arsenale militare marittimo annunciato da Crosetto, sempre più aperto all’industria privata. “L’arsenale nasce 154 anni fa per l’intuizione di un grande italiano come Cavour – ha detto il ministro – oggi non è più quello che è stato, ma lo dovrà diventare di nuovo. Per questo, con Fincantieri e Rina, stiamo predisponendo un progetto per creare l’arsenale del futuro, che sia un luogo a cui guardi non solo l’Italia ma il mondo”, un progetto patrimonio dell’intero Paese. L’obiettivo, infatti, è rendere la base navale “la punta di diamante dell’industria, delle forze armate, della ricerca e della Marina”.Sempre a La Spezia, inoltre, è nato il Polo nazionale della subacquea, fondamentale per il ministro, dal momento che “nei prossimi decenni, sarà il mondo subacqueo a porci la sfida della sicurezza”

L’innovazione della Difesa

Del resto, grande protagonista del forum è la Difesa italiana, con il Segretariato generale della Difesa che ha presentato i suoi principali progetti di ricerca, che rientrano nel quadro del Piano nazionale della ricerca militare gestito dal V reparto Innovazione tecnologica, che spaziano da sistemi di automazione dei mezzi navali alle comunicazioni in ambienti difficili come quello sottomarino. Tra questi progetti c’è l’Electric test facility (Etef), un dimostratore tecnologico di smart power grids per attività di validazione, derisking e training proposto dall’università di Trieste, insieme al Safe, un sistema per l’automazione dell’analisi di integrità e sicurezza dei firmware utilizzati sui sistemi embedded di piattaforme automotive, navali o terrestri, proposto dall’azienda Cy4gate. Insieme a Telsy Elettronica e Telecomunicazioni, SegreDifesa ha anche mostrato Cryptobox, un progetto che affronta il problema della sicurezza delle reti di comunicazione tra componenti in ambienti di automazione industriale, mentre con WSense ha dimostrato Medusa, un un modulo general purpose per l’interconnessione di un insieme eterogeneo di piattaforme subacquee, abilitandone la cooperazione e realizzando un’infrastruttura di rete sicura e riconfigurabile.

Un elicottero senza equipaggio

🔴 Live from #Seafuture2023 the unveiling of the #AWHero Rotorcraft Uncrewed Aerial System’s new developments on board the @ItalianNavy’s Paolo Thaon di Revel #PPA in the presence of the Minister of Defence of Italy @GuidoCrosetto. #Leonardo pic.twitter.com/YEXhZSfgdq

— Leonardo (@Leonardo_live) June 5, 2023

Tra le principali tecnologie presentate al SeaFuture 2023, svelata dal ministro Crosetto in persona a bordo del pattugliatore polivalente d’altura Paolo Thaon di Revel, c’è l’AWHero di Leonardo, un vero e proprio elicottero a pilotaggio remoto ideato per operazioni navali dall’Intelligence alla sorveglianza, dalla ricognizione alla lotta anti sommergibile, fino alla guerra elettronica e al supporto in combattimento. Il mezzo presentato a La Spezia, tecnicamente un Rotary uncrewed aerial system (Ruas), include alcune importanti innovazioni, tra cui l’impianto propulsivo Heavy fuel, basato su una soluzione bimotore che aumenta l’efficienza, la sicurezza e l’intervallo tra le revisioni; modifiche della cellula dell’aeromobile; modularità dei sensori e il radar di sorveglianza marittima Leonardo Gabbiano TS Ultralight. Per Gian Piero Cutillo, managing director di Leonardo Helicopters, l’AWHero “rientra nella roadmap di sviluppo che Leonardo sta implementando per mantenere la propria leadership nel volo verticale”. All’interno di questa roadmap, ha spiegato ancora Cutillo, “i sistemi uncrewed e le relative tecnologie abilitanti sono elementi-chiave su cui l’azienda ha investito, sfruttando la collaborazione con le autorità militari italiane”. 7549366

Difese di nuova generazione

Al salone sono state presentate anche le innovazioni nel campo dei sistemi d’arma antinave, a partire da quelli realizzati da MBDA proprio nella sua sede di La Spezia per unità navali di ogni dimensione, dalle fregate ai cacciatorpediniere, fino ai pattugliatori, ai sottomarini e ai velivoli navali ad ala fissa e rotante. Tra questi il nuovo Marte ER, un sistema di ultima generazione per piattaforme aree ad ala fissa e rotante, e il Teseo MK2/E, sistema pesante di nuova generazione. Nel campo della difesa navale aerea è stato presentato l’Aster 30B1 NT, in grado di contrastare le più avanzate minacce balistiche che equipaggerà i nuovi pattugliatori polivalenti d’altura della Marina. L’azienda ha anche presentato il suo Camm-ER nella sua versione adatta a equipaggiare il sistema di difesa navale Albatros NG, dopo essere stato selezionato anche dall’Esercito e dall’Aeronautica italiana per i propri sistemi di difesa aereo Grifo e Medium advanced air defence system (Maads).

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Guerra elettronica e cyber sul mare

Evoluzioni importanti anche per quanto riguarda le capacità nello spettro elettromagnetico e cyber, con le soluzioni made in Elettronica per i pattugliatori d’altura e la nuova nave anfibia Trieste. I sistemi della società coprono infatti l’intero spettro delle comunicazioni e radar per la sorveglianza, la rilevazione e l’analisi dei dati, insieme ai sistemi di contromisure jamming e di protezione dalle minacce infrarosse attraverso il sistema Naval Dircm. Elt fornisce anche i sistemi di guerra elettronica per i sottomarini U212 NFS.SeaFuture è stata anche l’occasione per presentare le capacità navali del sistema anti drone Adrian (Anti-drone interception, acquisition and neutralisation) che, con il supporto della partecipata Cy4Gate, vede l’installazione di una nuova funzionalità, denominata Cyber RF, che rende il prodotto in grado reagire alle minacce provenienti da droni di nuova generazione. Sempre con riferimento al dominio cyber, Elettronica ha anche presentato l’Hybrid cyber digital twin, una piattaforma capace di simulare una rete IT/OT per individuare potenziali vulnerabilità e implementare preventivamente contromisure in grado di rendere più efficace e tempestiva la capacità di risposta ad attacchi hacker.


formiche.net/2023/06/futuro-it…



Sull'autorevole rivista statunitense di relazioni internazionali Foreign Affairs oggi un articolo di Samuel Charap smonta la folle scelta della "guerra fino all


📣 INTERVISTIAMO: Alexander Gonzalez Delgado


📣 INTERVISTIAMO: Alexander Gonzalez Delgado

Gonzalez Delgado (o più semplicemente Sasha), nonostante l'avversione di Zuckerberg per il corpo nudo e i capezzoli femminili in primis.

iyezine.com/alexander-gonzalez…



La guida del @GPDP_IT all'applicazione del Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali. 5 anni di #GDPR con il #GarantePrivacy


In occasione dei cinque anni dalla piena applicazione del GDPR, il Garante privacy lancia una nuova edizione della "Guida all’applicazione del Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali".

@Informatica (Italy e non Italy 😁)

La Guida si propone come un utile strumento di consultazione per chi opera in ambito pubblico e privato, un manuale agile, in particolare per le piccole e medie imprese, e offre una panoramica sui principali aspetti che imprese e soggetti pubblici devono tenere presenti per dare piena attuazione al Regolamento: dai diritti dell’interessato ai doveri dei titolari; dalla trasparenza sull’uso dei dati personali alla liceità del loro trattamento.

Specifica attenzione viene rivolta ai contenuti, ai tempi e modalità con cui il titolare deve: fornire l’informativa all’interessato; valutare le circostanze in cui il titolare deve notificare al Garante privacy, ed eventualmente agli interessati, la violazione di dati personali; provvedere alla designazione del Responsabile della protezione dei dati. Proprio il RPD è una delle novità introdotte dal Regolamento, una figura indipendente, autorevole e con competenze manageriali, che offre consulenza e supporto al titolare e funge da punto di contatto con il Garante.

Nella Guida, il Garante ricorda che con il GDPR la privacy da obbligo avvertito solo in maniera formale diventa parte integrante delle attività di un’organizzazione, che è tenuta al rispetto del principio di responsabilizzazione ("accountability"), in base al quale il titolare deve adottare comportamenti proattivi e attività dimostrabili, finalizzati al rispetto della normativa.

Ma il Regolamento Ue ha introdotto anche nuovi diritti riconosciuti alle persone, come quello di poter trasferire i propri dati da un titolare del trattamento a un altro, compresi i social network ("diritto alla portabilità"), o come il diritto all’oblio, cioè il diritto di non veder riproposte informazioni personali quando non sono più necessarie rispetto alle finalità per le quali sono state raccolte.

Un ulteriore approfondimento è dedicato agli strumenti legali che regolano il trasferimento dei dati personali in Paesi extra Ue.

La Guida contiene richiami puntuali alle Linee guida europee, oltre che rimandi alla legislazione nazionale e fornisce in ogni capitolo alcune utili raccomandazioni.

La presente Guida è soggetta a integrazioni e modifiche alla luce dell'evoluzione della riflessione a livello nazionale ed europeo.

La guida in formato opuscolo (.pdf)



Morto il bambino palestinese di 2 anni colpito dai militari israeliani


Non ce l'ha fatta Mohammed al-Tamimi, il bimbo palestinese che lo scorso giovedì era stato colpito alla testa da un proiettile esploso dai militari israeliani nei pressi del suo villaggio, nella Cisgiordania occupata L'articolo Morto il bambino palestine

Pagine Esteri, 5 giugno 2023 – Mohammed al-Tamimi aveva 2 anni. Era in macchina con suo padre, lo scorso giovedì, quando è stato colpito alla testa da un proiettile esploso dai militari israeliani nei pressi del suo villaggio, Nebi Saleh, nella Cisgiordania occupata. Anche suo padre è stato colpito e trasportato in ospedale.

Le condizioni del bambino sono da subito apparse molto gravi. Non riusciva a respirare in maniera autonoma ed è rimasto in fin di vita fino a oggi, lunedì 5 maggio, quando in seguito a una crisi i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

In un primo momento i militari israeliani avevano dichiarato che a colpire il bambino e suo padre fossero stati dei palestinesi. La versione, però, non ha retto e i vertici delle forze di occupazione hanno dichiarato in seguito la propria responsabilità, annunciando l’apertura di un’inchiesta. Tuttavia, come riporta l’Associated Press, è raro che inchieste del genere determinino procedimenti giudiziari e condanne nei confronti dei militari israeliani.

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Il piccolo Mohammed al-Tamimi in ospedale con suo padre

L’esercito israeliano ha dichiarato che Mohammed al-Tamimi e suo padre sono stati feriti durante una sparatoria: i militari avrebbero aperto il fuoco contro uomini armati, non meglio identificati, che avrebbero sparato in un vicino insediamenti ebraico. La versione del papà del piccolo Mohammed non confermerebbe l’accaduto: Haitham al-Tamimi ha dichiarato che aveva appena fatto salire suo figlio in macchina. Dopo avergli allacciato la cintura era partito verso casa di uno zio e subito la macchina è stata colpita dai proiettili.

Sempre nella giornata di oggi due palestinesi sono stati feriti durante un’irruzione dell’esercito israeliano nelle città di Dayr al-Ghusun e Anabta, vicino Tulkarem. Le associazioni per i diritti umani hanno fatto sapere che durante l’incursione i militari israeliani hanno arrestato 22 palestinesi.

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Gli scontri di stanotte in Ucraina sono l’inizio della controffensiva?


Sono passati pochi minuti dalla mezzanotte quando il Ministero della Difesa Russo ha rilasciato un nuovo update su Telegram. Il contenuto del messaggio era molto significativo: esso annuncia il respingimento di un imponente operazione militare portata ava

Sono passati pochi minuti dalla mezzanotte quando il Ministero della Difesa Russo ha rilasciato un nuovo update su Telegram. Il contenuto del messaggio era molto significativo: esso annuncia il respingimento di un imponente operazione militare portata avanti dalle truppe ucraine in diversi settori del fronte nell’area meridionale dell’Oblast di Donetsk. Due brigate coinvolte per un totale di otto battaglioni (sei meccanizzati e due corazzati), stando a quanto riporta il Ministero, che nello stesso messaggio annuncia di aver respinto con successo gli attacchi ucraini. Causando la perdita di 250 soldati, 16 Main Battle Tanks, 16 Infantry Fighting Vehicles e 21 Armoured Combat Vehicles.

Le istituzioni di Mosca ed i media a loro più vicini hanno fin da subito marchiato le manovre di questa notte come l’inizio della tanto annunciata controffensiva. Obiettivo: portare avanti una linea narrativa secondo cui le grandi speranze che Kyiv riponeva in questa ultra-pubblicizzata operazione militare erano destinate ad infrangersi contro la muraglia delle trincerate forze russe.
La notizia, diffusa dalle stesse fonti, della presenza del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Russe Valery Gerasimov sulla linea del fuoco rafforza ulteriormente questo filone narrativo. Anche i pochi video rilasciati dalle autorità russe, dove si possono vedere mezzi ucraini distrutti nel mezzo di azioni di manovra, sembrano confermare quanto detto in precedenza.

Ma altre fonti russe si pongono in contrapposizione con il Ministero della Difesa e con i suoi resoconti di vittoria. Alcuni blogger militari russi riportano di sfondamenti delle linee russe da parte di contingenti ucraini nella regione di Zaporizhia, nei pressi del villaggio di Velykonovosilkivsky, mentre il leader separatista Alexander Khodakovsky ha affermato che “L’attacco ci ha messo in una posizione difficile”, aggiungendo che l’attacco avvenuto ad Ovest della cittadina di Vuhledar sarebbe soltanto una limitata mossa tattica, e non una parte integrante della grande controffensiva.

Da parte ucraina non vi sono stati commenti diretti su quanto avvenuto nella notte tra il 4 e 5 Giugno. Oleksandr Syrskyi, comandante in capo delle forze terrestri ucraine, ha affermato che i soldati di Kiyv stiano avanzando in prossimità di Bakhmut, senza collegare in alcun modo questi movimenti con l’inizio della controffensiva. Tuttavia, l’Ukraine’s Centre for Strategic Communications ha dichiarato che “Per demoralizzare gli ucraini e fuorviare la comunità (compresa la loro stessa popolazione), i propagandisti russi diffonderanno false informazioni sulla controffensiva, sulle sue direzioni e sulle perdite dell’esercito ucraino”.

Le poche informazioni verificate su quanto è avvenuto stanotte non permettono di chiarire se quella a cui stiamo assistendo è effettivamente l’inizio della controffensiva o se sono solamente piccole azioni legate a necessità tattiche. L’orario di inizio delle operazioni (la mezzanotte precisa del 5 Giugno) potrebbe suggerire che esse siano parte di un più vasto e organizzato sforzo militare; allo stesso tempo, simili azioni potrebbe essere state condotte per saggiare la capacità di resistenza delle forze nemiche in un settore considerato ‘fragile’ dall’intelligence di Kyiv; o ancora, potrebbero essere un tentativo di confondere le acque, distogliendo l’attenzione del nemico da altri settori che potrebbero essere teatro di attacchi ben più energici.

Lo sfondamento nel settore di Zaporizhia per avanzare verso Mariupol (dove è stata riportata una forte esplosione nei pressi dell’acciaieria Azovstal) è solo una delle possibili direttrici d’attacco della controffensiva ucraina, come già ipotizzato da Formiche. Una mossa ovvia, forse troppo. O forse così vantaggiosa da essere la migliore da mettere in atto.

La controffensiva delle forze ucraine, con il supporto degli equipaggiamenti forniti dagli alleati occidentali, sarà un punto di svolta della guerra: in base al suo esito si apriranno differenti scenari diplomatici su organizzare eventuali trattative. Questo lo sanno bene a Kyiv come a Mosca e a Washington. Ma, secondo quanto afferma l’analista di sicurezza statunitense Phillips O’Brien, “Da quel che traspare, l’Ucraina ha buone ragioni per essere ottimista”.


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Nicolas Maduro a sorpresa in Arabia saudita, Caracas e Riyadh stringono i rapporti


La visita a sorpresa arriva pochi giorni prima dell’arrivo nel regno del Segretario di Stato Usa Blinken, per una visita ufficiale volta a ricucire i rapporti sfilacciati con l’alleata Riyadh. L'articolo Nicolas Maduro a sorpresa in Arabia saudita, Carac

della redazione

Pagine Esteri, 5 giugno 2023 – Il presidente venezuelano Nicolas Maduro è arrivato oggi nella città saudita di Gedda per incontri con il re Salman bin Abdulaziz e il principe ereditario Mohammed bin Salman (MbS).

“Siamo in Arabia Saudita per continuare la nostra agenda di lavoro internazionale, che va avanti con il rafforzamento delle relazioni bilaterali, della fratellanza e del rispetto tra il Venezuela e il mondo”, ha detto Maduro via Twitter. Il leader venezuelano ha raggiunto il regno del Golfo arrivando dalla Turchia dove ha partecipato all’insediamento del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Il Venezuela è da molti anni bersaglio della politica di sanzioni e di “massima pressione” di Washington che, aggravando le condizioni di vita generali della popolazione, mira a provocare un cambio di regime a Caracas. Il paese sudamericano ha visto inoltre il blocco delle sue riserve estere e la creazione di una sorta di governo parallelo, non eletto e sostenuto dagli Stati uniti, guidato dall’oppositore Juan Guaido.

Come l’Iran e l’Arabia Saudita, Caracas ha espresso interesse ad entrare nel gruppo delle economie emergenti BRICS. Di recente dopo un incontro con il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, Maduro ha affermato che il Venezuela, se dovesse entrare a far parte dei BRICS, sarebbe pronto a contribuire alla “costruzione della nuova architettura geopolitica mondiale che sta nascendo”.

La visita in Arabia Saudita, senza preavviso, del leader venezuelano arriva pochi giorni prima dell’arrivo nel regno del Segretario di Stato Usa Anthony Blinken, per una visita ufficiale volta a ricucire i rapporti sfilacciati con l’alleata Riyadh. Contro le aspettative degli Usa, il mese scorso i leader sauditi hanno accolto il presidente siriano Bashar al-Assad e dallo scorso 10 marzo portano avanti il processo di riconciliazione con l’Iran, il loro principale rivale nella regione.

La Repubblica islamica domani dovrebbe riaprire la sua ambasciata a Riyadh. Pagine Esteri

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



👉 The Rellies - Monkey / Helicopter 7"


The Rellies : adoro questo gruppo di fanciulli, suonano semplice e sghembo come piace a me e, a quanto pare, non sono l'unico giacché questo singolo viene licenziato da un'etichetta stravirtuosa come la Damaged Gods. @Musica Agorà

iyezine.com/the-rellies-monkey…

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📲 Settimo appuntamento con “Il #MinistroRisponde”

Temi di questa puntata: le ultime novità sull’introduzione della figura del docente tutor; la nuova ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) per i dirigenti scolastici, sottoscr…



Finale


Il finale è un continuare e, per continuare, è necessaria una visione politica che superi la contingenza. Non è paradossale, ma consequenziale, che la si trovi nelle parole di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, che ieri ha svolto per l’ultim

Il finale è un continuare e, per continuare, è necessaria una visione politica che superi la contingenza. Non è paradossale, ma consequenziale, che la si trovi nelle parole di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, che ieri ha svolto per l’ultima volta le sue “considerazioni finali”.

Il testo andrebbe letto e riletto per intero. Non ci sono novità, ma è il percorso logico a pesare. L’Unione europea e l’unione monetaria sono state sospinte alla maggiore integrazione da un susseguirsi di crisi, a partire da quella dei debiti sovrani. Tanto era maggiore il pericolo tanto più lestamente s’è provveduto a difendersene assieme. Si sono così utilizzati strumenti finanziari nuovi, che hanno consentito di fare prestiti ai Paesi che ne avevano bisogno – come sul fronte della disoccupazione – e di finanziare la transizione energetica e gli investimenti. Non di meno questi nuovi strumenti hanno una dimensione corposa e una durata eterea, laddove sarebbe bene stabilizzarli. Quindi avere stabilmente più integrazione europea. Resta da completare l’unione bancaria, sul cui tracciato si trova il Mes (Meccanismo europeo di stabilità), che potrà svolgere una funzione importante, disponendo delle risorse necessarie. Tradotto: ratificate in fretta la riforma, che si sta facendo una figura imbarazzante.

Ridurre il peso del debito pubblico sul prodotto interno lordo non è una cosa che ci “chiede l’Europa”, ma quanto ci impone la nostra stessa Costituzione – oltre che il buon senso – visto che un debito elevato comporta la consistente spesa annuale di soldi, per pagare gli interessi, che potrebbero essere utilizzati diversamente. Possiamo riuscirci continuando a crescere, utilizzando i fondi messi a disposizione dal programma europeo Next Generation Eu e la cui spesa è prevista dal Pnrr. Ma non c’è tempo da perdere e non si può sprecarlo discutendo di cambiamenti imprecisati.

Visco è partito e ha concluso ricordando l’aggressione della Russia all’Ucraina, con le sue conseguenze; non ha mancato di ricordare la crisi demografica, lapidariamente affermando che per i prossimi decenni «i giochi sono fatti» (il che impone di tenerne conto quando si parla di pensioni, non per un futuro imprecisato ma per il presente in cui, invece, ancora si discetta di anticipi e agevolazioni); ha richiamato il doloroso fatto che i giovani andrebbero valorizzati, ma da noi sono meno istruiti che in altri Paesi europei; ed è così giunto al passaggio politico decisivo, che scommettiamo sarà ignorato: «Serviranno tempi relativamente lunghi, tali da coinvolgere più legislature; gli obiettivi vanno perseguiti con costanza e lungimiranza e con il consenso diffuso dei cittadini».

Ed è questo il nocciolo: oggi cresciamo più di altri Paesi europei, come Francia e Germania, ma la nostra produttività ha arrancato per decenni, creando uno svantaggio, nel mentre il debito cresceva, impiombandoci le ali; si può e si deve rimediare, ma servono una visione pluriennale e la coerenza di mantenere la rotta. Partiti che fossero effettivamente e pienamente politici avrebbero sì il diritto e la funzione di organizzare e raccogliere il consenso per le proprie liste e per i propri candidati, ma dovrebbero escludere di farlo in contrasto con la necessità di formulare idee e proposte coerenti con una visione futura e compatibile con il quadro delineato. Il raccogliere applausi promettendo soldi, pensioni e garanzie per tutti può pure funzionare per una o due tornate elettorali, ma sarà travolto dall’incoerenza e metterà a rischio l’Italia tutta. Specie se i concorrenti rilanceranno proposte e idee ancora più incoscienti, sentendosi in diritto di farlo perché gli altri lo hanno fatto.

Quella descritta da Visco è l’Italia di chi sa e sente che esistono anche i doveri. Non certo perché si ami la vita penitenziale, ma perché si cerca di evitare che tutti paghino penitenza esagerata per avere abboccato a promesse fuori dalla realtà e anche dalla moralità politica, che si nutre di conoscenza e coerenza.

La Ragione

L'articolo Finale proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Ecco perché la qualità del sistema giudiziario sembra non interessare nessuno


La notizia è stata data dall’Huffington Post dieci giorni fa. Raccontammo come i magistrati che ricoprono funzioni apicali al ministero della Giustizia stessero sistematicamente affossando la riforma dell’ordinamento giudiziario firmata da Marta Cartabia

La notizia è stata data dall’Huffington Post dieci giorni fa. Raccontammo come i magistrati che ricoprono funzioni apicali al ministero della Giustizia stessero sistematicamente affossando la riforma dell’ordinamento giudiziario firmata da Marta Cartabia e scrivemmo che un emendamento governativo prevedeva che il già esorbitante numero di quei magistrati anziché diminuire crescesse di ulteriori dieci unità. La notizia è stata ripresa e sviluppata solo da due piccoli giornali di cultura liberale e dunque garantista, il Foglio e il Dubbio. Ciò è bastato a provocare il ritiro dell’emendamento in questione, ma non basta a spiegare l’indifferenza al tema manifestata dalle grandi testate nazionali.

Si ritiene, evidentemente, che la qualità del sistema giudiziario non interessi ai cittadini. È possibile. È possibile perché i principi dello Stato di diritto non sono stati mai introiettati dal popolo italiano, naturalmente votato al giustizialismo e storicamente incline ad aderire a verità assolute piuttosto che a coltivare il dubbio. È possibile perché il primato della politica è un concetto regolarmente sopraffatto dal disgusto e dal sospetto nei confronti dei politici. È possibile perché sapere che la mala giustizia costa due punti di Pil ogni anno induce i più a credere che a pagare sia un’entità ritenuta astratta e lontana, lo Stato, piuttosto che ciascuno di noi in quanto contribuenti. È possibile perché la paura razionale di finire triturati da un ingranaggio giudiziario anche se innocenti come Enzo Tortora è bilanciata e largamente surclassata da un fatalismo atavico prossimo al nichilismo: “Io speriamo che me la cavo”.

Non sono bastati a suscitare un concreto interesse dei grandi giornali e dell’opinione pubblica le sconcertanti rivelazioni dell’ex capo dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara. È dunque ragionevole immaginare che non basteranno le tante notizie di malagiustizia e di arroganza del potere giudiziario che dalla pubblicazione del libro “Il Sistema” si sono succedute senza sosta.

Notizie come quella che riguarda i pm della procura di Trani Michele Ruggiero e Alessandro Pesce, autori dell’inchiesta che nel 2014 portò all’arresto del sindaco Luigi Riserbato. Il sindaco perse la carica, la libertà e l’onore. Otto anni dopo, una sentenza della Cassazione di piena assoluzione gli restituí l’onore, ma non potè restituirgli né la carica né la libertà di cui era stato ingiustamente defraudato assieme ai cittadini di Trani che lo avevano eletto.

La Cassazione accertò che i due pm avevano intimidito e minacciato i testimoni per obbligarli a sostenere il loro castello accusatorio. Un castello di carte, evidentemente. Violenza sui testimoni per accreditare un teorema giudiziario in ragione del quale è stato arrestato un innocente insignito di una carica pubblica: difficile pensare a un comportamento meno compatibile con la permanenza nei ranghi di un sistema giudiziario che la retorica vuole bendato e, appunto, giusto. Ma anziché radiarli, il Csm li ha sospesi per un po’ dal servizio e poi li ha trasferiti: Ruggero a Torino e Pesce a Milano. Così faceva il Vaticano con i preti pedofili, così fa il Consiglio superiore della magistratura con i pm fedifraghi.

Una notizia che fa accapponare la pelle ai liberali, ma poiché i liberali sono un’esigua minoranza la notizia è scivolata subito via dalle coscienze degli italiani così come dalle pagine dei grandi giornali nazionali.

Huffington Post

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DiRazzare


Sul termine “razza” s’è raggiunta una strana razza d’unanimità. Un parlamentare, del Partito democratico, ha presentato un emendamento al decreto legge riguardante la pubblica amministrazione (saluti alla prevista e dimenticata omogeneità) che prevede: «A

Sul termine “razza” s’è raggiunta una strana razza d’unanimità. Un parlamentare, del Partito democratico, ha presentato un emendamento al decreto legge riguardante la pubblica amministrazione (saluti alla prevista e dimenticata omogeneità) che prevede: «A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, negli atti e nei documenti delle pubbliche amministrazioni il termine “razza” è sostituito dal seguente: “nazionalità”». Votato da tutti. Commentato poi con sacrale rispetto. Per vocazione e sollazzo eretici, mi pare una sciocchezza.

Lasciamo perdere il caso in cui si debba prendere un quale che sia provvedimento pubblico a proposito delle mucche, talché si sarà costretti all’assurdo della “nazionalità chianina”, così come si dovranno promuovere i cani di razza pitbull ad autonoma nazionalità ove mai si voglia imporre loro la museruola, senza per questo – con insensata equanimità – obbligare a metterla anche a quelli di nazionalità chihuahua. Si troverà un rimedio. Veniamo al dunque: usare “razza” è da razzisti? Sicuramente no. Non è la parola che sporca il pensiero, è il pensiero sporco che deturpa la parola.

Articolo 3 della Costituzione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Dite che è razzista? È vero l’opposto: venendo dalla vergogna e dall’infamia delle leggi razziali, quel «senza distinzione (…) di razza» afferma la civiltà opposta. Toglieteci “razza”, metteteci “nazionalità” e non significa più nulla.

Appartiene all’elaborazione culturale largamente successiva a quel 1948 l’acquisizione che non esistono distinzioni biologiche di razza, ed è successiva a quel passaggio l’individuazione dell’uso di “razza” quale negazione di quell’uguaglianza. Ma è puro costume della parola. E quando si cominciano a cancellare le parole si prende una strada pericolosissima, che non porta affatto all’eliminazione del male. Ad esempio: se dico che voglio far entrare esclusivamente immigrati di religione cristiana e di nazionalità canadese, non ho tirato in ballo la “razza” ma ho espresso un concetto razzista e ho calpestato la Costituzione. Dall’altra parte: se vado a denunciare d’essere stato scippato (almeno per poi fare la copia dei documenti e bloccare le carte di credito) e mi chiedono di descrivere lo scippatore io non ho idea di quale sia la sua nazionalità, ma magari ho visto che era bianco o nero: non è razzista dirlo, è demente non metterlo a verbale.

Siccome le vittorie elettorali delle destre, in giro per l’Europa, hanno incuriosito sul pensiero di taluni supposti ispiratori della cultura di destra (che non credo c’entrino nulla con i successi elettorali), sarà bene fare attenzione al significato delle parole: nel nostro mondo siamo «tutti uguali davanti alla legge» e «la legge è uguale per tutti»; ciò non toglie si sia diversi l’uno dall’altro, sempre e comunque, talora in modo profondo; non toglie che usi e costumi diversissimi convivano dentro lo stesso alveo istituzionale, che poi è un riflesso di civiltà; non toglie che la pigmentazione vari, e non poco, anche in Europa, immigrati esclusi. Il nostro non è affatto il mondo del tutti uguali, ma il solo mondo in cui si ha diritto d’essere tutti diversi. Uguali sono, invece, i diritti e i doveri. Anche se i secondi tendono a essere dimenticati. E questo crediamo sia un ideale di civiltà e umanità.

Siccome si può essere di nazionalità israeliana e non essere ebrei, così come di nazionalità italiana e non essere bianchi, gli unanimi del vocabolario si convincano che restringere il numero delle parole utilizzabili serve soltanto a restringere la diversità dei pensieri pensabili. E benché loro non ci abbiano pensato, il razzista non è solo quello che se la prende con neri o ebrei, ma quello che pensa di cancellare dalla propria vita i ‘diversi’, dirazzando dalla civiltà.

La Ragione

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✍️ Docenti tutor, aderiscono oltre 52.000 insegnanti. Il Ministro Giuseppe Valditara ha dichiarato: "Importante risultato. La scuola protagonista del cambiamento”.


La modernizzazione dell’Esercito popolare di liberazione


La modernizzazione dell’Esercito popolare di liberazione 7539289
"L’ultimo vero impiego operativo dello strumento militare cinese risale 1979. Ciò ha un impatto significativo sulla capacità dei vari servizi che compongono le forze armate di operare congiuntamente. Pechino non è ancora pronta a combattere". Intervista

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ANALISI. Turismo e scambi di studenti, in Occidente la Cina non è più di moda?


A frenare gli stranieri secondo Pechino non è solo l’onda lunga della pandemia. Pesano le politiche anti-cinesi adottate dagli Usa e dai paesi occidentali L'articolo ANALISI. Turismo e scambi di studenti, in Occidente la Cina non è più di moda? proviene

di Michelangelo Cocco*

Questo articolo è apparso in origine sulla newsletter Rassegna Cina

Pagine Esteri, 5 giugno 2023 – Secondo le autorità cinesi, le politiche “anti cinesi” hanno avuto un profondo impatto sull’industria turistica nazionale, riducendo bruscamente il numero di visitatori dall’estero. A sostenerlo è stato Xiao Qianhui, presidente della China smart tourism association, nel corso di un seminario organizzato a Wuxi dall’Associazione del turismo cinese. E, in effetti, qualsiasi laowai (straniero) residente nelle metropoli tradizionalmente preferite dai visitatori stranieri – come Pechino e Shanghai -, ha notato che, a tre mesi dalla completa riapertura del paese dopo le chiusure anti-Covid, i turisti stranieri sono, al momento, una rarità.

La cosa interessante è che Xiao ha avanzato l’ipotesi che a tenere i laowai lontani dal paese non sia solo l’onda lunga della pandemia. «Il turismo in entrata sta affrontando enormi difficoltà in questo momento e di solito pensiamo che ciò sia dovuto alla pandemia – ha dichiarato Xiao -. È vero, poiché il Covid-19 ha premuto il pulsante di arresto in modo scioccante. Ma il problema non è causato unicamente dalla pandemia». Secondo il funzionario, «le politiche anti-cinesi adottate dai paesi occidentali e guidate dagli Stati Uniti hanno avuto un impatto profondo e di lungo termine sull’intero settore dei viaggi inbound». Secondo i dati ufficiali, il turismo in arrivo da Europa, Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud è crollato, mentre è aumentato quello da paesi amici come la Russia e Myanmar.

Nello stesso tempo – secondo Xiao – far ripartire il turismo internazionale può aiutare a contenere «la crescente maggioranza anti-cinese nelle opinioni pubbliche occidentali».

Seppur in mancanza di un quadro fatto di dati ufficiali, è evidente che le tensioni geopolitiche si stanno ripercuotendo sul complesso delle relazioni (economia-ricerca-turismo) tra popoli.

Durante una sessione di studio dell’Ufficio politico del Pcc di lunedì 29 maggio, Xi Jinping ha toccato anch’egli, da un altro punto di vista, l’argomento, assieme agli altri componenti l’organismo apicale del partito e con gli esperti che vengono invitati a partecipare a queste riunioni. Il presidente cinese e segretario generale del Pcc ha sostenuto che la Cina deve rafforzare il sistema dell’istruzione, con l’obiettivo principale di raggiungere l’autosufficienza tecnologica, e attirare un maggior numero di studenti stranieri in Cina.

Nello stesso tempo Xi ha chiarito che l’educazione degli studenti cinesi sarà sempre più guidata dal partito comunista cinese (Pcc), per il quale il controllo sul sistema dell’istruzione – in questa fase di trasformazione economica e politica del paese – serve sia a promuovere l’innovazione sia a rafforzare il governo del Pcc.

Nel 2018 la Cina ha ospitato 500 mila studenti stranieri, pochi per un paese che aspira a sfidare l’egemonia culturale e poitica statunitense. Ma la pandemia ha ridotto drasticamente anche gli studenti stranieri (soprattutto gli occidentali). Eppure – secondo Xi – è necessario fare della Cina uno hub globale dell’istruzione che sia estremamente attraente. «È necessario che noi partecipiamo attivamente alla governance globale dell’istruzione – ha sostenuto il numero uno del Pcc -, dobbiamo inoltre promuovere con decisione il brand “studiare in Cina”, raccontare storie positive sulla Cina, diffonderne l’esperienza e far sentire la nostra voce, per rafforzare l’influenza internazionale dell’educazione del nostro paese».

La gestione della pandemia e le tensioni geopolitiche – come ha riconosciuto il funzionario Xiao – stanno rafforzando la maggioranza an ti-cinese nelle opinioni pubbliche occidentali, ma la seconda economia del pianeta, un paese che aspira a diventare “ricco e forte”, si trova apparentemente sprovvisto di strumenti per fronteggiare questa diffidenza montante, che in alcuni settori si tramuta in ostilità. Si tratta di una difficoltà insormontabile, in quanto attiene alla natura stessa del sistema politico cinese, che prevede la comunicazione esterna come semplice proiezione internazionale della propaganda interna. In sostanza, che si tratti di promuovere il turismo, gli scambi di studenti, oppure di difendere le ragioni della Cina nel contesto diplomatico, il governo cinese impiega lo stesso tipo di comunicazione che utilizza con la sua popolazione, un discorso ufficiale “indiscutibile”, in quanto tale indigeribile per opinioni pubbliche sempre più complesse e sfaccettate come quelle delle democrazie liberali. Pagine Esteri

7539277*Giornalista professionista, China analyst, scrivo per il quotidiano Domani. Ho pubblicato “Xi, Xi, Xi – Il XX Congresso del Partito comunista e la Cina nel mondo post-pandemia (Carocci, 2022), e “Una Cina perfetta – La Nuova era del Pcc tra ideologia e controllo sociale (Carocci, 2020). Habitué della Repubblica popolare dal 2007, ho vissuto a Pechino nel 2011-2012, corrispondente per il quotidiano il manifesto nello scoppiettante e nebbioso crepuscolo della tecnocrazia di Hu Jintao & Co. Sono rientrato in Cina nel gennaio 2018, anno I della Nuova era di Xi Jinping, quella in cui il Partito-Stato regalerà a tutti “una vita migliore” e costruirà “un grande paese socialista moderno”. Racconto storie, raccolgo dati e cito fatti evitando di proiettare le mie ansie e le mie (in)certezze su un popolo straordinario che se ne farebbe un baffo.

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pagineesteri.it/2023/06/05/ape…



In Cina e Asia – Ministro della Difesa cinese: "Alcuni paesi” amano imporre le loro regole agli altri


In Cina e Asia – Ministro della Difesa cinese: difesa
I titoli di oggi: Ministro della Difesa cinese: “Alcuni paesi” amano imporre le loro regole agli altri Arresti e censura per l’anniversario dei fatti di piazza Tiananmen Covid: la Cina ha indagato sulla “fuga del virus dal laboratorio” di Wuhan Cina: l’aggressione di un giornalista scatena dibattito sui social Il (criticato) piano di pace indonesiano per l’Ucraina Il DPP di ...

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Soldati israeliani uccisi. L’Egitto conferma, si è trattato di un attacco


Le autorità egiziane hanno rivelato che l'ufficiale della polizia di frontiera si chiamava Mohamed Salah, 22 anni. Secondo le indagini avrebbe agito da solo allo scopo di colpire obiettivi israeliani e non stava inseguendo corrieri della droga L'articolo

della redazione

Pagine Esteri, 5 giugno 2021È stato un attacco armato premeditato e non un incidente avvenuto durante un inseguimento di corrieri della droga, la sparatoria che sabato scorso ha visto un poliziotto egiziano uccidere, in due situazioni diverse tra il monte Sagi e il monte Harif, tre soldati israeliani prima di essere ucciso a sua volta.

Le autorità egiziane hanno rivelato che l’ufficiale della polizia di frontiera si chiamava Mohamed Salah, 22 anni, e secondo le indagini in corso, avrebbe agito da solo allo scopo di colpire obiettivi israeliani. Sul suo corpo sono stati trovati sei caricatori per il suo mitra.

Gli egiziani avevano inizialmente affermato che il loro agente di polizia stava inseguendo un trafficante di droga quando è entrato in territorio israeliano, poi sono emersi elementi hanno smentito questa versione. Lo stesso premier israeliano Netanyahu aveva definito l’incidente “anomalo” e aveva mantenuto una insolita linea di basso profilo e prudente in considerazione, evidentemente, dei rapporti stretti tra Egitto e Israele proprio in materia di sicurezza. Senza dimenticare che il Cairo e Tel Aviv cooperano nel tenere sotto un rigido blocco la Striscia di Gaza.

In passato gli incidenti gravi lungo il confine non sono mancati. L’ultimo, nel 2011, con diverse vittime israeliane ed egiziane, fu causato da un attacco armato di uno dei tanti gruppi qaedisti nascosti nel Sinai e sui quali solo di recente il Cairo sembra aver avuto il sopravvento. Resta intenso il traffico di droga, sebbene Tel Aviv abbia costruito una barriera lungo il confine, volta principalmente a bloccare l’ingresso dei migranti africani. Pagine Esteri

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pagineesteri.it/2023/06/05/med…



C'è qualcuno che vuole contribuire alla traduzione di Kbin in Italiano?

@Che succede nel Fediverso?

Kbin è stato creato da uno sviluppatore che non dispone certo di risorse paragonabili a quelle di una BigTech., ma il progetto è già disponibile in quattro lingue: Inglese, Polacco, Olandese e Giapponese.
Se volete aiutare questo progetto a essere conosciuto in Italia e se volete aiutare gli utenti italiani a utilizzarlo, potete registrarvi su Codeberg e andare a questo link

Per informazioni, potete chiedere a @ernest


That's cool!
translate.codeberg.org/project…



Quale metodo usano gli americani per fare la guerra economica contro la Francia? La risposta di Arnaud Montebourg - ex ministro dell'Economia francese

@Politica interna, europea e internazionale

"Usano strumenti militari. Prima di tutto, usano tutti i sistemi di ascolto e di intelligence su cui hanno costruito dopo l'11 settembre. Non ascoltano i terroristi... beh, certamente lo fanno e questo è molto buono... ma loro ascoltare le aziende straniere che competono con le loro.

Quindi è molto semplice, è diventato chiaro nel 2014 quando #Snowden ha rivelato che c'erano 75 milioni di conversazioni ed e-mail che erano state sfruttate dalla NSA sulla Francia, sulle aziende francesi. Quando Pierucci - un uomo che oggi dovrebbe indossare la Legion d'Onore perché ha difeso la Francia piuttosto che i suoi interessi accettando di scontare due anni ingiustificati di carcere nelle carceri americane nell'affare Alstom... quando il signor Pierucci è stato arrestato a Manhattan dai pm gli hanno messo sotto il naso 1 milione di mail. Come hanno ricevuto 1 milione di email? Con intercettazioni illegali. 1 milione di email: un avvocato avrebbe impiegato 3 anni a leggerle... quindi non poteva difendersi. Quindi quelli sono gli strumenti militari.

In secondo luogo, hanno uno strumento chiamato diritto extraterritoriale. Gli americani usano una forma di legge, che è una legge imperialista, che consiste nel dichiararsi competenti per questioni che non li riguardano affatto.

Esempio: Alstom, un contratto tra l'Indonesia e una società francese. Ritengono che ci sia stato un reato commesso in questa materia 10 anni fa e fanno causa ad Alstom! Gli Stati Uniti non sono una vittima, nessuna compagnia americana è stata coinvolta in questo caso. Si dichiarano poliziotti del mondo minando gli interessi sovrani. Quindi questa è un'interferenza. Lo fanno in TUTTI i campi, e soprattutto in quello economico.

Ad esempio ITA. L'ITAR è interessante: gli Stati Uniti hanno fissato un elenco di 22.000 componenti sui quali si attribuiscono il diritto di autorizzare o meno l'esportazione da parte di una potenza straniera. Esempio: compri una vernice da mettere sull'ala del Rafale [un aereo da caccia francese] che è nella lista ITAR perché non è prodotta in Francia ma negli Stati Uniti o altrove... a causa di questa unica vernice si concedono il diritto di dire: "hai il diritto di esportare in questo o quel paese, ma non in questo perché è nemico degli Stati Uniti d'America". Perché dovrebbe interessarmi se è un nemico degli Stati Uniti d'America? I nemici dei miei alleati non sono necessariamente miei nemici! Esempio: hanno vietato l'esportazione di Rafales in Egitto a causa dell'ITAR. È così, e perché? Quindi la nostra urgenza dovrebbe essere quella di produrre questi 22.000 prodotti in Francia... O in Europa, nei paesi alleati anch'essi vittime dell'ITAR. Questa è una politica sovrana.

Posso anche parlarvi dell'American Patriot Act. 2001, 11 settembre, cosa fanno? Quando una società francese viene acquistata da una società americana, il governo americano ha il potere unilaterale di richiedere tutte le informazioni su una società controllata da una società americana. Assolutamente tutte le informazioni: brevetti, tecnologie, persone, ecc. Senza alcuna motivazione e senza autorizzazione giudiziaria, il che significa che si tratta di ricerche illegali.

Ecco perché nella vicenda dell'acquisizione delle valvole che equipaggiano i nostri sottomarini nucleari e le nostre centrali nucleari - le valvole Segault che vengono prodotte a Mennecy, nell'Essonne - sono intervenuto dicendo "è fuori discussione che questa attività passi sotto il controllo americano" ed ora è una società controllata dai canadesi. I canadesi non hanno diritti extraterritoriali, non è un problema lavorare con i canadesi. Ma gli americani sono diversi perché sono predatori. Questo è il motivo per cui ho detto "è fuori discussione che Segault, che equipaggia i nostri sottomarini nucleari, dia le nostre informazioni a una potenza straniera". Poiché i canadesi non hanno il diritto di farlo, se lo fanno è criminale. Ma per gli americani è la legge farlo!"


L'intervista a Arnaud Montebourg



Il giudice ordina al Crown Prosecution Service di chiarire la distruzione di documenti chiave su Julian Assange

@Giornalismo e disordine informativo

WIKILEAKS - Dopo anni passati a scontrarsi con un muro invalicabile, la prima crepa è apparsa con l'ultima sentenza sul nostro caso #FOIA emessa dal giudice O'Connor. Oltre alla sentenza, il deputato laburista britannico John McDonnell ha appena ottenuto nuove informazioni dal Crown Prosecution Service. McDonnell chiede un'inchiesta indipendente sul ruolo del CPS nel caso #Assange.

#FreeAssange #wikileaks

L'articolo di @stefania maurizi è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano



Droni contro umani? I risultati del test dell’US Air Force


La tecnologia è sempre stata una delle componenti fondamentali della guerra. Sin dalla preistoria, l’utilizzo di armamenti basati su tecnologie più avanzate ha nettamente spostato l’ago della bilancia a favore di una o dell’altra fazione coinvolte nel con

La tecnologia è sempre stata una delle componenti fondamentali della guerra. Sin dalla preistoria, l’utilizzo di armamenti basati su tecnologie più avanzate ha nettamente spostato l’ago della bilancia a favore di una o dell’altra fazione coinvolte nel conflitto. Ma fino ad ora, per quanto all’avanguardia, ogni arma è sempre stata un mero strumento sotto il totale controllo del suo utilizzatore umano. Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, questo stato delle cose è destinato a cambiare per sempre.

Il Future Combat Air and Space Capabilities, un evento promosso dalla Royal Aeronautical Society che si è tenuto a Londra tra il 23 e il 24 Maggio, ha visto numerosi esponenti legati al mondo dell’aerospazio ritrovarsi per discutere di progetti, trend e scenari futuri. Uno degli interventi, quello del colonnello dell’US Air Force Tucker “Cinco” Hamilton, ha suscitato forti reazioni nell’opinione pubblica internazionale, anche al di fuori del settore della difesa.

Nel suo discorso, Hamilton ha menzionato un esperimento svolto dalle Forze Armate statunitensi. In questo esperimento, a un drone controllato dall’intelligenza artificiale è stato dato l’obiettivo di distruggere una postazione missilistica nemica. Il velivolo avrebbe dovuto in primo luogo acquisire il bersaglio in modo completamente autonomo e solo in un secondo momento, previa autorizzazione del suo referente umano, utilizzare le armi a sua disposizione per distruggere il bersaglio e portare a termine con successo la missione.

I comportamenti del drone sarebbero stati guidati da una mappa interna basata su un sistema di punteggi. Ovviamente, la distruzione del bersaglio nemico rappresentava la priorità per la macchina; ma allo stesso tempo questo sistema permetteva di imporre forte limitazioni all’Uav (unmanned aerial vehicle), come quella di non poter assolutamente uccidere il proprio controllore umano. O almeno, non volontariamente.

Hamilton ha riferito che il drone ha interpretato come un ostacolo alla sua missione, obiettivo primario assoluto, la necessità di ricevere un via libera da parte del referente umano. Essendo stata programmata per non uccidere l’umano, l’Intelligenza Artificiale ha trovato un’altra soluzione ‘ovvia’: liberarsi da ogni sorta di vincolo distruggendo il sistema di comunicazioni che connetteva l’essere umano alla macchina. Così il drone ha aperto il fuoco sulla torre di comunicazione, distruggendola. E uccidendo l’umano che si trovava al suo interno.

Non è ancora chiaro se l’esperimento sia stato condotto realmente, o se sia solo uno scenario considerato plausibile dagli addetti ai lavori. Una differenza che non andrebbe certo a intaccare il risultato. In seguito alle numerose reazioni provocate dal suo intervento, Carlson ha sottolineato come le Forze Aeree statunitensi siano consapevoli dei rischi legati all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, e che esse si sono impegnate a proseguire le ricerche nel settore sulla base dei principi etici.

Come comandante operativo del 96°stormo “Test Wing” e del programma AI testing and operations dell’aviazione americana, Hamilton ha avuto modo di lavorare a lungo con l’intelligenza artificiale, sviluppando così una forte consapevolezza degli enormi vantaggi ma anche dei numerosi rischi ad essa collegata. Già in passato il colonnello americano si era espresso al riguardo, quando in un’intervista del 2022 per Defence IQ Press aveva affermato che “Dobbiamo affrontare un mondo in cui l’IA è già qui e sta trasformando la nostra società. L’IA è anche molto fragile, cioè è facile da ingannare e/o manipolare. Dobbiamo sviluppare modi per rendere l’IA più robusta e avere una maggiore consapevolezza del perché il codice software sta prendendo determinate decisioni”.

Lo sviluppo di armamenti autonomi guidati dall’intelligenza Artificiale è una delle priorità che le Forze Armate di tutto il mondo stanno perseguendo. L’utilizzo di simili strumenti potrebbe rivoluzionare la conduzione delle operazioni militari a 360°, portando innumerevoli vantaggi relativi ed assoluti al primo attore in grado di poterle sviluppare. Ma se i rischi rimangono pressoché nulli finché tali strumenti vengono utilizzati con funzioni ausiliarie (ricognizione, decoy, rifornimento), dotare questi strumenti in grado di ‘pensare autonomamente’ con capacità letali rende molto più probabile il verificarsi di quello che viene popolarmente definito come ‘scenario Terminator’. E l’esperimento menzionato da Hamilton ne è solo l’ultima conferma.


formiche.net/2023/06/droni-uma…



Supportiamo A/I! ❤️


5x1000xAI
Uno dei, pochi, vantaggi che ci ha spinto a trasformarci in una "Associazione riconosciuta" (Associazione AI ODV) è quello di poter ricevere le donazioni tramite il 5x1000, la possibilità di decidere a chi destinare una piccola parte delle tasse che si pagano. La cosa vale solo per chi paga le tasse in Italia.

Per questo, se pensate di avere una qualche affinità con il nostro progetto e se volete che continui a funzionare, vi invi
cavallette.noblogs.org/2023/06…


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#laFLEalMassimo – Episodio 95 – Considerazioni Finali Libertà e Crescita


Rilevo con una certa soddisfazione che anche le considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia, così come l’autorevole relazione annuale sullo stato dell’Economia italiana esordiscono condannando l’ingiusta invasione perpetrata dalla Russia ai

Rilevo con una certa soddisfazione che anche le considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia, così come l’autorevole relazione annuale sullo stato dell’Economia italiana esordiscono condannando l’ingiusta invasione perpetrata dalla Russia ai danni del popolo Ucraino.

Si tratta di un segnale importante e di una fondamentale manifestazione di civiltà e raziocinio in un paese dove una parte non piccola della classe politica mette in discussione il sostegno alla nazione invasa non solo in modo aperto come avviene per alcune frange estreme, ma anche in modo surrettizio come nel caso dei “Pacifinti di Giuseppe Conte” o delle recenti critiche della leader PD Elly Schlein in merito all’uso dei fondi del PNRR per la produzione di armamenti.

Nel discorso del governatore troviamo un’Italia che ha resistito piuttosto bene ad una serie di circostanze impreviste dalla Pandemia da Covid19 al ritorno della guerra in Europa con le conseguenti tensioni sui prezzi di molti prodotti non solo nell’energia e nelle materie prime.

Si tratta di un paese che però deve ancora risolvere diversi nodi strutturali, dalla scarsa produttività del settore privato all’inefficienza della pubblica amministrazione aggravati da una normativa fiscale contorta e disfunzionale e un sistema previdenziale sempre meno sostenibili a fronte dei mutamenti nella struttura demografica.

Per superare queste sfide l’unica strada è tornare a crescere in modo sostenuto e per raggiungere questo obiettivo è necessario portare avanti le riforme collegate al PNRR che mi permetto di aggiungere costituiscono una condizione necessaria, ma forse non ancora sufficiente per garantire un futuro sostenibile sul piano sociale ed economico al nostro paese.

youtu.be/mG3yw2A9wJE

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L’Estonia, la nuova Europa e il futuro della Nato. La versione di Kolga


In questa intervista con Formiche.net, il direttore del Dipartimento pianificazione del ministero degli Affari Esteri di Tallin Margus Kolga ha rimarcato come il sostegno militare all’Ucraina sia necessario per permettere a Kyiv di difendersi con successo

In questa intervista con Formiche.net, il direttore del Dipartimento pianificazione del ministero degli Affari Esteri di Tallin Margus Kolga ha rimarcato come il sostegno militare all’Ucraina sia necessario per permettere a Kyiv di difendersi con successo dall’aggressione russa, ma allo stesso tempo non sia sufficiente a garantire il mantenimento della pace e ad evitare il ripetersi di situazioni simili. Secondo il diplomatico, che è stato ambasciatore estone alle Nazioni Unite e in Svezia, un rafforzamento militare di tutti i membri dell’Alleanza atlantica (specialmente lungo il confine con la Federazione Russa) e un veloce allargamento della stessa sono requisiti indispensabili per neutralizzare ogni futura velleità di espansionismo militare da parte di Mosca.
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L’Invasione dell’Ucraina iniziata nel Febbraio 2022 è stato uno degli eventi che hanno destabilizzato maggiormente il sistema internazionale. Quali pensa che siano le conseguenze principali?

È ancora troppo presto per dirlo. Per adesso sappiamo che definirà il futuro dell’intero ordine internazionale, non solo di quello dell’Europa. L’unica cosa certa è che Vladimir Putin ha fallito nel realizzare i suoi obiettivi originari: se gli intenti di quest’invasione fossero stati il ‘punire’ l’Ucraina, di rallentare l’espansione del mondo libero o di rimodellare gli equilibri internazionali a favore del Cremlino, hanno tutti fallito miseramente. Basti pensare al caso della Svezia e della Finlandia. Ma a su questo avremo tempo di riflettere in un secondo momento. Adesso quello che conta è concentrarci sul vincere questa guerra.

Ritiene che quest’invasione sia stata come un fulmine a ciel sereno?

L’attacco russo non è stata una sorpresa. Già in passato la Russia, uno dei membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha deciso di impiegare lo strumento militare per perseguire i suoi obiettivi, basti pensare alla Crimea o alla Georgia. Anche se non ci aspettavamo un’operazione militare di tale portata, da quando abbiamo cominciato a notare gli ingenti ammassamenti di truppe lungo i confini tra Ucraina, Russia e Bielorussia abbiamo capito che qualcosa stesse per succedere.

Come considera la postura assunta dall’Unione Europea nei confronti della Russia?

La strategia dell’Unione Europea per sostenere l’Ucraina e rispondere alla Russia è stata ottima. Certo, soprattutto all’inizio è stato difficile trovare un terreno comune per mettere d’accordo tutti gli stati membri. Ma le istituzioni europee hanno agito in modo veloce ed efficace. Sia nel sostenere militarmente l’Ucraina e nel programmare il suo accesso all’Unione Europea, ma anche nel mantenere coeso, assieme agli alleati Nato, il fronte delle sanzioni ad una portata senza precedenti. L’unità è forza, e soltanto preservandola potremo arrivare a una vittoria e costruire la pace. Ma dobbiamo essere pronti a ogni evenienza, e il conflitto potrebbe perdurare ancora a lungo, così come potrebbe finire in brevissimo tempo.

Quale pensa siano le priorità per ristabilire una situazione di sicurezza in Ucraina, e in generale lungo tutto il fianco est della Nato?

Prima di tutto, è necessario che la Russia venga respinta militarmente fino alle posizioni che occupava prima del 2014. In ogni altro caso si legittimerebbe, anche parzialmente, l’atto di aggressione che la Russia ha portato avanti negli ultimi 10 anni. Inoltre, è necessario fare in modo che la Russia inebolisca le sue capacità militari, cosa che sta avvenendo esattamente in questo momento: in Ucraina le Forze Armate russe si stanno lentamente dissanguando, e a questo punto del conflitto si cominciano a vedere i risultati. Un altro punto fondamentale è perseguire come criminali coloro che hanno messo in atto questa guerra, anche tramite l’istituzione di un tribunale internazionale. Ma su questo dobbiamo adoperarci ancor prima della fine del conflitto. Dobbiamo rendere giustizia agli ucraini, ma anche a noi stessi. La Russia deve capire una volta per tutte che nessun crimine resterà impunito: Bucha e Irpin non possono essere dimenticate.

Crede che l’Estonia possa in qualche modo sostenere la Svezia e la Finlandia nel processo di integrazione con l’Alleanza Atlantica?

Sul piano tecnico, sia Finlandia che Svezia sono già pronte per entrare nella Nato. Saranno membri a pieno titolo dell’alleanza e pienamente operativi sin dall’inizio. Quello che dobbiamo fare è incrementare ulteriormente il livello della nostra cooperazione militare, sia a un livello apicale che in un contesto quotidiano, soprattutto considerando la nostra posizione geografica. Le capacità aereonavali svolgono un ruolo importante nel contesto baltico, e sia Stoccolma che Helsinki possono dare un apporto importante in questo senso. Ma senza dimenticare l’importanza delle forze terrestri. La Finlandia ha un grande esercito di leva, necessario a difendere i suoi lunghi confini con la Federazione Russa; ma con l’entrata nella Nato, dovrà riformarne la struttura per accrescerne la sinergia con quelli degli altri stati membri. Fino ad ora, la difesa della regione baltica si basava sul concetto di “Forward Presence”: un piccolo contingente Nato presente sul campo con la responsabilità di svolgere un ruolo di deterrenza (grazie al cosiddetto tripwire mechanism) e, in caso di attacco russo, di supportare gli eserciti nazionali nel rallentare l’offensiva nemica in attesa dell’arrivo dei rinforzi. Dopo l’Ucraina, dobbiamo parlare di “Forward Defence”.

L’Estonia si sta già muovendo in questa direzione?

Assolutamente sì. Fino ad ora, il nostro esercito era organizzato avendo come unità di base la brigata, molto più adatta a conflitti di dimensioni ridotte e più facilmente gestibile. Adesso stiamo passando alla struttura divisionale. Allo stesso tempo, stiamo lavorando per ottenere a livello nazionale capacità di difesa aerea a medio raggio, che fino ad ora sono state fornite su base rotazionale dagli altri membri dell’alleanza. Ma sono necessarie le giuste risorse: per questo motivo tutte le forze politiche dell’Estonia si sono accordate per alzare il budget destinato alla difesa dal 2% al 3% del Pil. E speriamo che i nostri alleati facciano lo stesso, anche se non subito. Il problema, per l’Estonia e non solo, non è la scarsa disponibilità di armamenti, ma le basse capacità di produzione degli stessi.

Pensa che l’esistenza di un tripwire mechanism in Ucraina avrebbe prevenuto quanto accaduto nel febbraio scorso?


L’appartenenza dell’Ucraina alla Nato avrebbe prevenuto l’aggressione, non il tripwire mechanism. Nel 2008 siamo stati troppo vaghi: se ci fosse stata una roadmap per l’adesione di Kyiv alla Nato, forse le cose sarebbero andate diversamente.

L’Estonia ospita all’interno dei suoi confini una forte minoranza russa, fonte di timori per vari osservatori internazionali. Eppure non si sono verificati incidenti. Qual è stato l’approccio del vostro governo al riguardo?

Sin dall’indipendenza, abbiamo creato un clima di fiducia con tutte le minoranze non estoni (e specialmente quelle russe). Per capire il problema si deve guardare al passato. C’è sempre stata una minoranza russa in Estonia. Nel periodo tra le due guerre ammontava al 7% della popolazione, poi in epoca sovietica ha raggiunto il 34-35% grazie alle immigrazioni promosse dal governo di Mosca. All’inizio questi immigrati non erano benvisti, erano considerati alla stregua di occupanti e c’erano difficoltà relazionali tra i due ceppi. Dopo la caduta dell’Unione sovietica c’è stato il rischio di un conflitto etnico, ma abbiamo evitato la caccia alle streghe. Così abbiamo creato una fiducia reciproca.

Mostrare questa attitudine ha aiutato molto: la minoranza russa ha capito di far parte della nostra società. Dall’inizio del conflitto in Ucraina queste questioni sono tornate a galla, e quindi abbiamo cercato di limitare la propaganda del Cremlino. Abbiamo chiuso i canali russi, ma abbiamo creato canali estoni in lingua russa. Sono liberi, controlliamo solo che non ci sia alcuna forma di propaganda a favore di Mosca. In generale, i media estoni sono aperti e trasparenti, siamo quarti nel World Press Freedom Index. Non diciamo bugie ai nostri concittadini. Lavoriamo anche per accogliere i giornalisti russi che scappano dal regime, creando dei visti ad hoc. Siamo piccoli, ma facciamo quel che possiamo.

Quali sono, secondo lei, le priorità per il Summit della Nato che si terrà a Vilnius, in Lituania, tra poco più di un mese?

Per prima cosa, dobbiamo implementare sul piano pratico le decisioni prese lo scorso anno a Madrid. In secondo luogo, dobbiamo dare una prospettiva concreta all’Ucraina per l’adesione alla Nato, tenendo in considerazione l’evolversi della situazione al fronte. Dobbiamo essere preparati a cosa succederà al termine del conflitto, e l’adesione dell’Ucraina alla Nato, è la miglior forma di garanzia. Il terzo punto, l’ho già menzionato prima, è quello di discutere in modo sostanziale l’aumento al 3% del budget della difesa di ciascun paese membro. Un’altra priorità sarebbe la partecipazione della Svezia come stato membro effettivo, ma vedremo…


formiche.net/2023/06/estonia-b…



Breve guida per il cittadino che vuole svolgere inchieste e indagini in autonomia.

@Giornalismo e disordine informativo

Riportiamo questa interessante guida (in francese) dedicata a tutti i cittadini e gli attivisti interessati.

Di seguito i capitoli pubblicati e quelli in corso di pubblicazione:

- Pianificazione e gestione di un'indagine
- Etica e sicurezza
- Ricerca su Internet
- Ricerca sugli individui
- Identificazione dei veri proprietari delle società
- Consultazione degli archivi governativi (in attesa di pubblicazione)
- L'indagine degli attori politici (in attesa di pubblicazione)
- Ricerca attiva negli archivi immobiliari (in attesa di pubblicazione)

in reply to Franc Mac

cercherò di aggiornare questo messaggio con le nuove uscite, in modo che chiunque l'abbia ricondiviso o contrassegnato come preferito, verrà avvisato sugli aggiornamenti

@giornalismo

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