Sul 2% alla Difesa l’Italia dimostri serietà. Parla Pinotti
In un recente intervento il presidente del Copasir, e già ministro della Difesa, Lorenzo Guerini si è detto preoccupato da quello che ha percepito come un potenziale “arretramento” del Partito Democratico sull’impegno italiano a raggiungere il 2% del Pil da destinare alle spese per la Difesa. Per il deputato Dem, le necessità di garantire la sicurezza allo spazio euro-atlantico, minacciato direttamente da una guerra ai confini dell’Europa, e l’esigenza di dimostrare la credibilità del Paese nel contesto internazionale, richiedono un gesto di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Airpress ne ha parlato con Roberta Pinotti, già ministro della Difesa e già presidente della Commissione Difesa prima alla Camera e poi al Senato.
Lei condivide i timori di Guerini?
Fare parte di un’Alleanza contempla la necessità, per reputazione e serietà, di impegnarsi a mantenere gli impegni che insieme sono stati assunti. La dichiarazione finale del vertice Nato, in cui i leader dei Paesi alleati si impegnavano, dopo anni di riduzioni anche drastiche alle spese per la difesa, a puntare alla linea guida del 2% del Pil, incrementandole progressivamente, fu sottoscritta a Cardiff nel luglio 2014, alcuni mesi dopo l’occupazione della Crimea da parte della Russia. Il Partito Democratico, così come i partiti le cui storie sono confluite per formarlo, ha sempre impostato la propria politica estera con senso di responsabilità e una adesione convinta alle alleanze internazionali. Credo che il PD non dovrebbe deflettere da questa linea di serietà e affidabilità internazionale.
Nel corso della passata legislatura, il PD si era impegnato in prima linea per la costruzione di una visione condivisa in Parlamento che fissasse l’obiettivo al 2028. Questo cambio di passo da parte della segreteria non rischia di apparire una contraddizione da parte del Partito?
Ricordo bene quella discussione e credo sia stato importante costruire una visione condivisa in Parlamento, visione a cui il PD diede un significativo contributo, non solo attraverso il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ma anche grazie al lavoro dei gruppi parlamentari. Venne immaginata una seria road map che portava a un incremento progressivo fino al 2% entro il 2028, tempistica che fu scelta valutando le effettive capacità di spesa e di crescita industriale del nostro Paese. La Germania scelse allora un balzo molto più rapido per l’incremento delle risorse: a differenza di quanto viene detto da più parti non sta riabbassando l’asticella dell’obiettivo, lo ha rimodulato proprio per rispettare l’effettiva capacità di spesa.
Un eventuale ritardo, inoltre, potrebbe rendere il Paese il “fanalino di coda” dell’Europa, con un conseguente danno anche alla credibilità internazionale dell’Italia?
Per costruire la difesa europea, tema a cui mi sono dedicata con determinazione arrivando a promuovere la prima cooperazione rafforzata, sottoscritta nel 2017, le risorse sono necessarie; gli impegni degli Stati nazionali in termini di sicurezza e difesa dovranno, semmai, essere ancora più credibili. In prospettiva una Difesa comune consentirà razionalizzazioni che eviteranno sprechi di risorse e inutili duplicazioni, ma ad oggi gli Stati europei, che sono nella stragrande maggioranza membri Nato, richiedono da parte di tutti i partner analogo impegno e serietà. Tanto più che c’è ancora una guerra nel cuore dell’Europa.
Sia le istituzioni della Difesa, sia gli addetti ai lavori, sono concordi nel mettere in guardia dai rischi per la sicurezza italiana, europea e transatlantica da un ritardo nell’adeguamento delle proprie spese al 2%. Un impegno che, ricordiamo, è stato assunto in sede Nato nel 2024, quando lei era ministro della Difesa, e che è stato confermato da tutti i governi italiani che si sono succeduti da allora. Su questo aspetto, qual è la sua posizione?
Ho misurato con mano quanto all’estero la buona reputazione del nostro Paese sia anche connessa alla serietà e alle indubbie capacità con cui le nostre Forze armate hanno operato e operano negli scenari di crisi. Nel 2014 eravamo molto distanti dal 2% di spesa, ma da allora ho operato, anche se non sempre le condizioni generali della finanza pubblica lo hanno consentito, perché gli impegni non fossero scritti sulla sabbia. Pacta sunt servanda.
FPF Files Comments for the FTC Health Breach Notification Rule Addressing Specific Definitions and Clarity of Scope
On August 8th, the Future of Privacy Forum (FPF) filed comments with the U.S. Federal Trade Commission (the Commission) regarding the Notice of Proposed Rulemaking (NPRM) to clarify the scope and application of the Health Breach Notification Rule (HBNR).
The HBNR was promulgated in 2009 as part of the American Recovery and Reinvestment Act as a breach of security rule. Recent complaints brought by the Commission, GoodRx and Easy Healthcare, were the inaugural and second application of the HBNR and indicated a novel range of alleged privacy breaches rather than traditional security breaches. The cases indicated a shift in the interpretation of “breach of security” by the Commission that drew many proto-typical practices into scope. The NPRM seeks to clarify this broadened scope which has amalgamated traditional breaches of security with nascent breaches of privacy. To draw out and address key issues in the NPRM and the Commission’s considerations, we recommended that the Commission consider the nuance of definitions and address the complexities of breach by specifically:
- Define a Standard for Identifiability for “PHR identifiable health data” to Clearly Expand Protections for a Broad Spectrum of Personal Information
- Define “Relates to” to Include the Creation of Health-Related Inferences from a Wide Range of Routine Commercial Datasets, While Establishing Clear Obligations for Businesses
- Establish Clear Guidelines for Intentional Data Sharing that Does Not Require Affirmative Consent
- Ensure that the Rule Contains “Good Faith” Exceptions for Merely Technical Violations
- Further Define “Breach of Security” to Clarify Where the Commission May Take Enforcement Action
FPF’s full comments to the Commission are available here.
FPF Releases Generative AI Internal Policy Checklist To Guide Development of Policies to Promote Responsible Employee Use of Generative AI Tools
Today, the Future of Privacy Forum (FPF) releases the Generative AI for Organizational Use: Internal Policy Checklist. With the proliferation of employee use of generative AI tools, this checklist provides organizations with a powerful tool to help revise their internal policies and procedures to ensure that employees are using generative AI in a way that mitigates data, security, and privacy risks, respects intellectual property rights, and preserves consumer trust.
The Checklist draws from a series of consultations with practitioners and experts from over 30 cross-sector companies and organizations to understand current and anticipatory employee use of generative AI tools, benefits and harms, AI governance, and measures taken to protect company data and infrastructure. The conversations focused on any generative AI guidelines, policies, and procedures that had been implemented to govern employees’ use of generative AI tools.
From those discussions, we learned that organizations have broadly varied use cases for generative AI and, therefore, significant variation in generative AI policies. Some organizations have enacted outright bans for generative AI tools without prior approval, while others have created restrictions for the use of generative AI, and still, others have yet to develop express policies and procedures on employee use of generative AI. The Internal Policy Checklist for Generative AI is intended to serve as a guidance document no matter what stage of the process an organization is in. It may be used as a starting point to help kick off the development of internal generative AI policies or as a final check to ensure an organization has provided comprehensive and robust guidelines for their teams.
Click here to view the Checklist.
“It is imperative that both organizations and their employees understand the benefits and risks of generative AI tools, and that organizations have appropriate safeguards in place to support responsive and ethical use,” said Amber Ezzell, AI policy counsel at FPF and author of the checklist. “Employee use of generative AI tools is inevitable and may bring new and unexpected benefits to employers as employees find ways to be more productive and creative in even the most mundane tasks. Developing thoughtful generative AI policies is essential to ensure you’re well prepared for the changing way of work.”
The Checklist provides guidance in four areas:
- Use in Compliance with Existing Laws and Policies for Data Protection & Security. Designated teams or individuals should revisit internal policies and procedures to ensure that they account for planned or permitted uses of generative AI. Employees must understand that relevant current or pending legal obligations apply to the use of new tools.
- Employee Training and Education. Identified personnel should inform employees of the implications and consequences of using generative AI tools in the workplace, including providing training and resources on responsible use, risk, ethics, and bias. Designated leads should provide employees with regular reminders of legal, regulatory, and ethical obligations.
- Employee Use Disclosure. Organizations should provide employees with clear guidance on when and whether to use organizational accounts for generative AI tools, as well as policies regarding permitted and prohibited uses of those tools in the workplace. Designated leads should communicate norms around documenting use and disclosing when generative AI tools are used.
- Outputs of Generative AI. Systems should be implemented to remind employees to verify outputs of generative AI, including for issues regarding accuracy, timeliness, bias, or possible infringement of intellectual property rights. Organizations should determine whether and to what extent compensation should be provided to those whose intellectual property is implicated by generative AI outputs. When generative AI is used for coding, appropriate personnel should check and validate outputs for security vulnerabilities.
For more information, please contact FPF Policy Counsel Amber Ezzell at aezzell@fpf.org or info@fpf.org.
XVII edizione del concorso "Juvenes Translatores", per promuovere l'apprendimento delle lingue nelle scuole e consentire ai giovani di conoscere il mestiere di traduttore.
Ministero dell'Istruzione
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Piers Paul Read – Tabù
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Conoscenza e processo sociale – Lorenzo Infantino
Friedrich A. von Hayek è noto soprattutto per i suoi scritti di economia e di filosofia politica. Ma egli ha lasciato un’estesa eredità anche nel campo della psicologia teorica e della teoria della conoscenza. Anzi, si può dire che è proprio quanto da lui sostenuto in tale ambito a fornire gli strumenti con cui afferrare il significato della sua intera opera. Cresciuto in quella che era ancora la Grande Vienna, Hayek ha intrapreso gli studi economici munito di una vasta dotazione culturale, la cui presenza è chiaramente avvertibile anche nei suoi primi scritti di teoria economica. Il che lo ha progressivamente spinto a misurarsi con questioni che, nella spiegazione della vita individuale e collettiva, precedono e conferiscono una più adeguata identificazione ai problemi economici e sociali. Il lettore vedrà che, posti per la prima volta assieme, gli scritti raccolti in questo volume consentono di percorrere un itinerario cha va dalla trasformazione del cervello in una mente umana al perché il mondo sensoriale non sia il punto di partenza, dall’esistenza di un ordine presensoriale alla constatazione che ciò di cui siamo consapevoli è un fenomeno secondario, dalla scienza come sistema ipotetico-deduttivo ai gradi delle nostre spiegazioni e ai fenomeni complessi, dalla dispersione della conoscenza all’interno della società al processo sociale come esplorazione dell’ignoto, dalla presunzione di onniscienza agli «abusi della ragione». È un viaggio che getta una potente luce sull’estensione dell’opera hayekiana e sulla sua fecondità. Non sorprende pertanto che Hayek abbia portato a un più alto grado di elaborazione teorica l’insegnamento metodologico di Carl Menger, il fondatore della Scuola austriaca di economia. Più esattamente, ha mostrato come quell’insegnamento possa essere considerato la provincia di un continente molto più vasto, dentro cui si trovano, per rammentare solo i principali, i contributi di Bernard de Mandeville, David Hume e Adam Smith. Sono autori accomunati dalla stessa premessa gnoseologica, dal riconoscimento cioè della condizione di ignoranza e di fallibilità, a cui indefettibilmente soggiacciono tutti gli esseri umani: perché non c’è nulla che possa renderci onniscienti e non c’è precauzione che possa sottrarci all’errore.
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Palestinesi in Israele: lo Stato ci lascia nelle mani della criminalità
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di Michele Giorgio*
(foto di Ibrahim Husseini/The New Arab)
Pagine Esteri, 5 settembre 2023 – In una domenica di inizio agosto, calda e umida, una folla si è radunata in piazza Habima a Tel Aviv per una manifestazione organizzata per ragioni ben diverse da quelle legate alla protesta contro la riforma giudiziaria che ha reso simbolico questo luogo. In maggioranza c’erano palestinesi d’Israele ma anche ebrei. Ragazzi e adulti, uomini e tante donne, non poche della quali velate. Portavano cartelli in arabo ed ebraico con slogan come «Paghiamo le tasse, non il pizzo». Poi è partita la «Marcia dei Morti», con decine di giovani accanto a bare bianche. È stata la protesta più rilevante organizzata dalla società civile araba contro l’inazione del governo Netanyahu nei confronti della criminalità che miete vittime ormai ogni giorno nelle città e nei villaggi arabi in Israele. «Voglio che la polizia faccia rispettare la legge per tutti – ha aggiunto Naja Nasrallah, un’attivista – voglio che smantelli le organizzazioni criminali nella comunità araba. Non vogliamo essere cittadini di seconda classe».
Ben pochi i leader politici ebrei che hanno partecipato. Si è intravista la presidente del partito laburista Merav Michael e gli ex parlamentari Michael Melchior, Yair Golan e Mossi Ras. «È una vergogna il disinteresse delle autorità. Lo Stato deve sradicare questi fenomeni, non può restare a guardare», spiegava Daniel Spitz, 72 anni, ai giornalisti.
Non la pensano allo stesso modo il governo Netanyahu e i comandi delle forze di polizia e di intelligence. Da quella afosa domenica sera non è cambiato nulla se non il numero dei morti ammazzati, 160 in otto mesi, per mano della criminalità o in vendette tra famiglie. Appena pochi giorni fa c’è stato un massacro nella cittadina a maggioranza drusa di Abu San, alle porte di San Giovanni d’Acri: quattro persone sono state uccise a colpi di arma da fuoco, tra cui Ghazi Saab un politico locale. «Lo Stato e le forze dell’ordine non possono chiudere un occhio davanti al dilagante terrore criminale. È responsabilità esclusiva del governo e delle forze dell’ordine», ha protestato il leader spirituale dei drusi Sheikh Mubarak Tari.
Il capo dell’opposizione, il centrista Yair Lapid, ha attribuito la responsabilità al ministro Ben Gir e al governo di estrema destra. «Queste uccisioni, la criminalità nei centri arabi, però non sono un fenomeno di questi mesi. C’erano anche quando governava Lapid e quando erano al potere altri primi ministri» commenta Fares, un insegnante di Haifa. «Gli ebrei – prosegue – ci chiedono perché non partecipiamo alle manifestazioni per la democrazia ma la democrazia in questo paese è ebraica, quindi per loro. Siamo cittadini di seconda classe, da noi la polizia dello Stato ebraico non manda i suoi agenti a combattere i criminali».
Sino ad oggi è stata minima la partecipazione di cittadini arabi ai raduni contro la riforma della giustizia con centinaia di migliaia di persone che paralizzano il centro di Tel Aviv e di altre città. «Per i cittadini arabi – ci spiega l’analista Nadim Nashef, presidente dell’associazione Amli – lo scontro sulla giustizia è una lotta per l’egemonia tra ebrei laici, spesso ashkenaziti, che si rifanno all’Israele dei primi 40 anni e gli altri con varie origini che oggi sono al governo. I palestinesi d’Israele vogliono la democrazia ma non quella ebraica. Chiedono che Israele non sia più lo Stato degli ebrei ma lo Stato di tutti i suoi cittadini. Non si appassionano allo scontro in atto, perché punta a conservare o a scardinare lo status quo che a loro comunque non va bene». Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto
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In Cina e Asia – Per la prima volta Xi salterà il G20
Per la prima volta Xi salterà il G20
Cina: un nuovo ufficio governativo per il settore privato
Cooperazione tra Giappone e Turchia per la ricostruzione dell’Ucraina
Il fondatore di Huawei esorta il gigante tecnologico a far crescere i talenti
I "gate-crashers" cinesi preoccupano gli Usa per rischio spionaggio
200 mila a Seoul per chiedere maggiori tutele per gli insegnanti
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Ventotene: seminario nazionale di formazione federalista
La quarantaduesima edizione del Seminario nazionale di formazione federalista avrà luogo sull’isola di Ventotene dal 3 all’8 settembre, promosso dall’Istituto di Studi Federalisti “Altiero Spinelli”.
Nato nel 1982 su proposta di Altiero Spinelli che in quell’isola scrisse assieme ad Ernesto Rossi il “Manifesto di Ventotene”, il Seminario è diventato uno dei più importanti momenti di riflessione sul futuro dell’Europa e del mondo al quale hanno partecipato nel corso degli anni importanti personalità europee del panorama politico e culturale.
Ogni anno vi prendono parte circa 150 giovani europei attraverso 60 ore di formazione e dibattito tenute da circa 30 relatori.
In tale quadro, con un dibattito di apertura incentrato sulla capacità del Parlamento europeo di imprimere in questo momento storico una svolta federale al processo di integrazione dell’UE, saranno ricordati anche due importanti anniversari legati alla fondazione delle più rilevanti organizzazioni impegnate per l’unità federale europea ossia i 75 anni del Movimento Europeo e gli 80 anni del Movimento Federalista europeo.
Il Comune di Ventotene, in collaborazione con l’Istituto Altiero Spinelli, propone inoltre, in occasione del Seminario di formazione, alcuni eventi dal 3 al 6 settembre: PROGRAMMA.
Per la Fondazione Luigi Einaudi, sarà presente il Project Manager Avv. Gian Marco Bovenzi.
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«Rafforzare le relazioni». L’equilibrismo di Tajani a Pechino
Il partenariato strategico è ora per Tajani «più importante della Via della Seta». Il ministro degli Esteri ha anche invitato la Cina a «usare la sua influenza» per favorire una «pace giusta» in Ucraina. E si sarebbe parlato anche di Africa
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Lettera a un giornalista che non ha capito niente. Il messaggio di Dan Gilmor*, giornalista esperto di nuovi media e fautore di un nuovo giornalismo tecnologico alla portata di tutti
@Giornalismo e disordine informativo
:«Caro giornalista che continui a lavorare per l'interesse di Musk: lo stai sostenendo. Lo stai aiutando.Lo stai facendo nonostante il suo dimostrato disprezzo nei tuoi confronti, nonostante il suo sostegno agli estremisti - e, ad oggi, il suo assoluto antisemitismo (incolpando di fatto gli ebrei per la perdita di pubblicità del suo vile sito).
So che credi di ottenere valore dall'essere "dove sono le persone", ma a volte i principi richiedono sacrificio.
La posta in gioco è così alta.»
(*) Dan Gillmor è uno scrittore, giornalista ed editorialista tecnologico statunitense. È direttore di News Co/Lab, un'iniziativa per elevare l'alfabetizzazione e la consapevolezza delle notizie, presso la Walter Cronkite School of Journalism and Mass Communication dell'Arizona State University. Dan Gillmor è anche nel consiglio di amministrazione di The Signals Network, un'organizzazione senza scopo di lucro che sostiene gli informatori.
Gillmor è stato autore di un libro, We the Media, pubblicato nell'agosto 2004, all'interno del quale riassume il ruolo di nuove applicazioni tecnologiche come blog, RSS, SMS, peer to peer, ma in particolar modo mette in evidenza il ruolo di un medium come internet che aiuta i giornalisti indipendenti ad affermarsi, a combattere il consolidamento dei media tradizionali.
(fonte: Wikipedia)
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intervento del nostro compagno Vincenzo Colaprice, al dibattito ““Struggles and alternatives for a Europe of peace, progress, cooperation”. al Festival do Avante
Vincenzo Colaprice* Care compagni, Vorrei iniziare questo il mio intervento confessando che è un onore ed un piacere immenso per me poter intervenire inRifondazione Comunista
I diritti LGBTQ+ sono stati SEMPRE legati alla privacy, mentre la violazione della privacy è stata spesso utilizzata per opprimere le persone LGBTQ+ criminalizzandole in base ai propri comportamenti
Una delle osservazioni che ci è stata fatta già ai tempi del primo Privacy Pride del 13 novembre 2021 è la natura del nome "Pride".
Questo nome infatti non vuole soltanto richiamare il principio su cui si basa quest'iniziativa, ossia l'orgogliosa rivendicazione della privacy, un diritto umano che per sua natura è rivendicabile con tanta più difficoltà proprio da parte di quelle persone che ne hanno più bisogno; ma il nome è anche un tributo alle battaglie della comunità LGBTQ+ che hanno compreso che la scelta coraggiosa di occupare gli spazi pubblici per rivendicare la propria esistenza nella società era un passaggio fondamentale per iniziare a dare agibilità pubblica alla rivendicazione dei propri diritti.
Ma il nome Privacy Pride ci ricorda anche che i diritti LGBTQ+ sono sempre stati legati alla privacy e che proprio la violazione della privacy è stata spesso utilizzata per opprimere le persone LGBTQ+ criminalizzandole in base ai propri comportamenti.
Due anni fa FPF e LGBT Tech hanno passato in rassegna tre delle più significative violazioni della privacy che abbiano avuto impatto sulla comunità LGBTQ+ nella storia moderna degli Stati Uniti:
1. Leggi anti-sodomia e privacy sessuale
2. Il "Lavender scare" iniziato negli anni ’50 e l'impatto sulla tutela dell'occupazione
3. L'epidemia di HIV/AIDS e l'importanza della protezione dei dati personali.
Questi esempi, insieme a molti altri, verranno analizzati nel libro bianco di FPF e LGBT Tech "New Decade, New Priorities: A summary of twelve European Data Protection Authorities’ strategic and operational plans for 2020 and beyond".
Le lezioni apprese dal passato sulla #privacy e sulla storia #LGBTQ+ possono e dovrebbero continuare a plasmare le conversazioni di oggi. Ad esempio, durante l’era del COVID, possiamo applicare le lezioni apprese dall’epidemia di HIV/AIDS per esaminare le questioni relative alle divulgazioni mediche richieste per il COVID-19. Mentre contempliamo questioni che vanno dall’implementazione del tracciamento digitale dei contatti alle divulgazioni mediche obbligatorie per le persone che sono risultate positive al test per COVID-19, dobbiamo comprendere che la raccolta di dati medici, almeno per la comunità LGBTQ+, è una questione profondamente radicata nella storia, intrisa di stigma e contrassegnata dalla mancanza di protezione legale.
Oggi, i dispositivi e i servizi connessi consentono ai membri della comunità LGBTQ+ di partecipare in modo più completo alla vita online. I dati riguardanti l'orientamento sessuale, l'identità di genere o i dettagli sulla sua vita sessuale di un individuo possono essere importanti per la fornitura di servizi sociali e sanitari, la sanità pubblica e la ricerca medica. Tuttavia, i dati relativi all’identità di genere, all’orientamento sessuale e alla vita sessuale di un individuo possono essere incredibilmente delicati e critici e la raccolta, l’uso e la condivisione di questi dati possono sollevare rischi e sfide unici per la privacy. Il dibattito sulla privacy dei dati LGBTQ+ devono tenere conto dei danni del passato.
Vedi anche:
1. Gender Identity, Personal Data and Social Networks: An analysis of the categorization of sensitive data from a queer critique
2. Data collection in relation to LGBTI People
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XMPP + SNIKKET: Guida in italiano per installare in self hosting un server Xmpp
Ecco una breve guida sulla pagina #misskey (sì, Misskey mette a disposizione la possibilità di creare delle pagine...) creata da @:misskey: Lorenzo Sintoni
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quoto, il link teoricamente è visibile anche senza un account nel fediverso. Porta direttamente alla pagina, ho provato a refreshare. Fate sapere.
Grazie per l'interesse!
Un golpe tira l’altro, la françafrique va in pezzi
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di Marco Santopadre*
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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Tajani a Pechino per evitare ritorsioni dopo l’uscita dalla Via della Seta
ITALIA/CINA. Il ministro degli Esteri incontrerà l'omologo cinese e il responsabile del commercio
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In Cina e Asia – Dalla Mongolia Bergoglio saluta il "nobile popolo cinese”
I titoli di oggi:
Dalla Mongolia Bergoglio saluta il "nobile popolo cinese"
Cina, la campagna anticorruzione colpisce ancora
Crisi immobiliare Cina, Country Garden ottiene l'estensione del debito
Cina, pubblicata nuova legge che limita l'immunità degli Stati esteri nei tribunali cinesi
Cina, Chongqing pubblica la sua legge anti-spionaggio
Cina, Xi promette un commercio dei servizi "più aperto e inclusivo"
Spazio, l'India in missione per studiare il sole e la Cina lancia una roadmap per lo sfruttamento minerario
Singapore, Tharman Shanmugaratnam eletto presidente con il 70% dei voti
Pacifico, confermata la sfiducia al primo ministro
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#laFLEalMassimo – Episodio 100: Prometeo Il distruttore di Mondi
Mentre le bombe dell’invasore russo continuano a cadere sul popolo ucraino che resiste eroicamente, negli schermi cinematografici dell’occidente lampeggiano le esplosioni nucleari del nuovo film di Cristopher Nolan dedicato al fisico Oppenheimer e alla sua controversa figura divisa tra il contributo dato alla realizzazione della prima bomba atomica e la resistenza nei confronti degli sviluppi successivi che hanno portato l’America ad emarginarlo.
C’è un filo logico, semantico e simbolico che lega la realtà e la finzione, non troppo dissimile dalla fallacia intellettuale, con la quale troppo spesso intellettuali di parte e media distorti nascondono ipocritamente il proprio sostengo al regime criminale di Putin.
Come il fuoco di Prometeo, la tecnologia delle armi nucleari ha cambiato per sempre il modo in cui si può intendere la politica internazionale e gli equilibri che la caratterizzano. La Russia può permettersi di invadere impunemente uno stato libero confinante senza che il resto del mondo possa intervenire in modo diretto perché dispone di armi nucleari.
Il film di Nolan, ricco di spunti filosofici e di riferimenti storici ci racconta il punto di partenza del dilemma civile che caratterizza la guerra in corso ai confini dell’Europa: ci sono armi che nessuno dovrebbe avere, perché nelle mani sbagliate possono portarci alla fine del genere umano. Tuttavia il vaso di pandora è già stato aperto, la reazione a catena è in corso quelle armi sono già nelle mani di un criminale genocida.
Non esiste dunque alternativa al pieno supporto dell’occidente alla resistenza del popolo ucraino e dalla vittoria di questo popolo glorioso dipende l’unica possibilità di pace che esiste per il mondo intero, confidando che come cantava Sting negli anni “anche i russi abbiano a cuori il futuro dei propri figli”.
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L'istituto belga per la sicurezza stradale Vias è preoccupato per la crescente dimensione delle auto sulle strade del paese: le auto più grandi provocano incidenti mortali.
@Energia, fonti rinnovabili, approvvigionamento e mobilità
L'attuale tendenza delle automobili a diventare più pesanti, più alte e più potenti “rischia di portare ad un sistema di sicurezza stradale a due livelli”, secondo uno studio realizzato dall'Istituto Vias e riportato su Le Soir.
cc @Poliverso @skariko
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Odio i SUV e in generale le macchine più grandi di una Punto, se non hanno motivo di esistere: ovvio chenil mio idraulico non può andare colla Smart, ma una sciura che porta il chihuahua a fare pipì col SUV mi sembre decisamente troppo...
@energia
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Sharenting - Suggerimenti del Garante Privacy ai genitori per limitare la diffusione online di contenuti che riguardano i propri figli
Il neologismo, coniato negli Stati Uniti, deriva dalle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). La gioia di un momento da condividere, pubblicando l'immagine dei propri figli, è un'emozione comprensibile, ma allo stesso tempo è necessario chiedersi se ci sono rischi nell’eccessiva sovraesposizione online.
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VIDEO. Tel Aviv, scontri con 120 feriti tra polizia e richiedenti asilo eritrei
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della redazione
(foto di Oren Ziv)
Pagine Esteri, 2 settembre 2023 – Oltre 120 persone sono rimaste ferite oggi in scontri tra la polizia israeliana e centinaia di eritrei richiedenti asilo durante una protesta antiregime a Tel Aviv vicino all’ambasciata eritrea.
I manifestanti si sono riuniti questa mattina in via Yad Harutsim dove nel pomeriggio era previsto un evento ufficiale all’ambasciata eritrea. Poi hanno superato le recinzioni e la polizia ha risposto con granate stordenti, lacrimogeni, manganellate e proiettili di gomma. Ha anche sparato colpi in aria. I manifestanti hanno distrutto automobili, finestre e vetrine di negozi, e, a un certo punto, sono riusciti a penetrare nella sala dove avrebbe dovuto svolgersi l’evento e l’hanno vandalizzata.
Eventi simili organizzati nelle ultime settimane dalle ambasciate eritree in tutto il mondo hanno provocato incidenti violenti e hanno aumentato la tensione all’interno della comunità eritrea in Israele.
Già in passato in Israele erano scoppiati tafferugli e scontri violenti tra sostenitori e oppositori del governo eritreo. Nel 2020 un sostenitore del regime è stato pugnalato a morte.
Israele concede con il contagocce lo status di rifugiato politico agli stranieri. Però riconosce i 18.000 eritrei nel suo territorio come richiedenti asilo, fuggiti della dittatura nel loro paese praticata dal presidente Isaias Afwerki al potere da quando l’Eritrea ha ottenuto l’indipendenza nel 1993.
Le organizzazioni per i diritti umani stimano che una piccola percentuale dei richiedenti asilo eritrei siano in realtà dei sostenitori nascosti di Afwerki. Persone che, affermano tutti altri eritrei, Israele dovrebbe fermare perché avrebbero ricevuto l’incarico di infiltrarsi tra gli oppositori di Afwerki per spiarne le attività. Pagine Esteri
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Scuole, tribunali, caserme
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Colpe No-Tav
Si può pure chiedere che siano rinviati i lavori di manutenzione e sicurezza, ma rinviare non è rimediare. I lavori nei trafori devono essere fatti, senza aspettare che qualche incidente renda tutto più tragico. Ma nei collegamenti commerciali fra la Francia e l’Italia dovrebbe già essere operativa la linea ferroviaria da alta velocità.
I violenti e dissennati No-Tav, come quanti li hanno corteggiati ed assecondati, sono responsabili della devastazione ambientale che oggi colpisce quelle valli. File interminabili di Tir quasi fermi, che si arrampicano per strade di montagna che vengono martoriate dal loro carico, sono una bomba ecologica. Innescata da blocchi e proteste che si sarebbero dovuti reprimere e superare.
Oggi si può provare a diradare le manutenzioni, ma solo se si accelera e conclude il lavoro Tav. Altrimenti è solo una perdita di tempo, soldi, lavoro e ambiente.
La politica migliora se i cittadini conservano memoria e presentano il conto a chi ha colpe per quel che accade.
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ECUADOR. Detenuti prendono in ostaggio 57 agenti di sicurezza. Esplodono 4 autobombe
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Pagine Esteri, 1 settembre 2023. Alcuni detenuti di sei istituti penitenziari dell’Ecuador hanno catturato 57 agenti di sicurezza, poliziotti e guardie carcerarie. L’azione è stata accompagnata dallo scoppio di almeno 4 autobombe nei pressi degli uffici della SNAI, l’agenzia che gestisce le carceri nel paese, e dinanzi alcune prigioni.
Le autobombe sono esplose ieri, giovedì 31 agosto, nella capitale Quito e in una provincia vicino al confine peruviano. Non ci sono stati feriti e, secondo quanto comunicato dalle fonti governative, anche i 57 agenti di polizia nelle mani dei detenuti sono in buone condizioni.
La situazione all’interno delle carceri in Ecuador è da mesi fuori controllo. Le uccisioni dovute a regolamenti di conti tra bande criminali rivali sono all’ordine del giorno. Lo spaccio di droga negli istituti è un’attività remunerativa per le gang, che si affrontano per controllarne i traffici.
Solo tre settimane fa è stato brutalmente assassinato il candidato alle presidenziali, Fernando Villaviciencio, che aveva annunciato, in caso di vittoria alle elezioni, una politica di dura repressione all’interno delle carceri.
Secondo alcuni organi di stampa a scatenare l’ultima delle numerose rivolte sarebbe stato proprio il trasferimento di alcuni detenuti, tra cui quelli sospettati di aver compiuto l’assassinio di Villaviciencio.
Alcune misure restrittive erano state prese nelle ultime settimane e in questi giorni il Paese è scosso dalla violenta reazione dei gruppi criminali.
Eliminato il dicastero dedicato, sono stati diminuiti i fondi e il personale. Il 40% dei detenuti non ha terminato i 3 gradi di giudizio e la carcerazione preventiva è diventata ordinaria. I detenuti vivono spesso in condizioni disumane e la repressione non procede di pari passo con politiche di prevenzione. Quello che accade oggi nelle carceri è un riflesso delle politiche neoliberiste portate avanti in Ecuador.
Lo stato di emergenza è stato più volte proclamato. Nell’ottobre del 2022 in un regolamento di conti tra bande rivali sono rimaste uccise più di 200 persone e 80 ferite.
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La decisione di Apple di eliminare il suo strumento di scansione fotografica CSAM suscita nuove polemiche (e nuove riflessioni sul pessimo chatcontrol)
Apple ha risposto alla Heat Initiative, delineando le ragioni per cui ha abbandonato lo sviluppo della funzionalità di scansione CSAM di iCloud e si è invece concentrata su una serie di strumenti e risorse sul dispositivo per gli utenti, noti collettivamente come funzionalità di sicurezza della comunicazione. La risposta dell'azienda alla Heat Initiative, che Apple ha condiviso con WIRED questa mattina, offre uno sguardo raro non solo alla sua logica per concentrarsi sulla sicurezza delle comunicazioni, ma alle sue visioni più ampie sulla creazione di meccanismi per eludere le protezioni della privacy degli utenti, come la crittografia, per monitorare dati. Questa posizione è rilevante per il dibattito sulla crittografia più in generale, soprattutto perché paesi come il Regno Unito valutano l’approvazione di leggi che imporrebbero alle aziende tecnologiche di essere in grado di accedere ai dati degli utenti per conformarsi alle richieste delle forze dell’ordine.
"Il materiale pedopornografico è ripugnante e ci impegniamo a spezzare la catena di coercizione e influenza che rende i bambini suscettibili ad esso",
ha scritto Erik Neuenschwander, direttore della privacy degli utenti e della sicurezza dei bambini di Apple, nella risposta dell'azienda a Heat Initiative. Ha aggiunto, tuttavia, che dopo aver collaborato con una serie di ricercatori sulla privacy e sulla sicurezza, gruppi per i diritti digitali e sostenitori della sicurezza dei bambini, la società ha concluso che non poteva procedere con lo sviluppo di un meccanismo di scansione CSAM, nemmeno uno costruito appositamente per preservare la #privacy. .
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AMBIENTE. Dall’Africa solo il 3% delle emissioni globali ma continente vittima eventi climatici estremi
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della redazione
(foto: inondazioni in Ghana, di Nana Darkoaa)
Pagine Esteri, 1° settembre 2023 – Come finanziare le priorità ambientali dell’Africa, sarà al centro del dibattito al primo vertice sul clima del continente la prossima settimana mentre gli attivisti si oppongono ai piani di espansione dei cosiddetti mercati del carbonio.
I paesi africani contribuiscono solo il 3% alle emissioni globali di carbonio ma sono sempre più esposti all’impatto di condizioni meteorologiche estreme causate dai cambiamenti climatici, inclusa la peggiore siccità degli ultimi decenni nel Corno d’Africa. Un rapporto diffuso due giorni fa dal Fondo Monetario Internazionale sottolinea che l’impatto del cambiamento climatico aggrava la tensione negli Stati “fragili” e colpiti dalla guerra, con la conseguenza di un aumento del 10% dei tassi di mortalità e una contrazione significativa del Pil. Sono 39 gli Stati categorizzati come “fragili” dalla Banca Mondiale, ben 21 sono in Africa. Tra questi Mali, Repubblica Centrafricana, Sudan, Somalia. Dal rapporto dell’FMI emerge che gli eventi climatici estremi non scatenano le guerre ma aggravano in questi paesi le tensioni già esistenti, oltre a carestia e povertà.
Nonostante ciò, l’Africa ha ricevuto solo il 12% dei finanziamenti internazionali necessari per far fronte agli impatti climatici.
“Vogliamo iniziare a cambiare il discorso partendo dall’Africa vittima della fame, della carestia e delle inondazioni”, ha detto alla Reuters il ministro dell’Ambiente keniano Soipan Tuya prima del vertice che inizierà lunedì a Nairobi. “La nuova narrazione… dovrebbe essere un’Africa disposta e pronta ad attrarre capitali tempestivi, equi e su larga scala per guidare il mondo nella lotta al cambiamento climatico”.
Si prevede che migliaia di delegati discuteranno le soluzioni più in vista del vertice delle Nazioni Unite sul clima il mese prossimo a New York e del summit COP28 negli Emirati Arabi Uniti alla fine di novembre.
Gli organizzatori del vertice a Nairobi sono ottimisti, prevedono si concluderanno accordi per centinaia di milioni di dollari. In cima alla lista delle opzioni di finanziamento, ci sono i crediti di carbonio che consentono agli inquinatori di compensare le emissioni finanziando attività tra cui la piantumazione di alberi e la produzione di energia rinnovabile.
Somaliland
I governi africani hanno mostrato interesse per la conversione del debito. All’inizio di questo mese il Gabon – teatro qualche giorno fa di un colpo di stato – ha completato il primo accordo di questo tipo dell’Africa, riacquistando nominalmente 500 milioni di dollari del suo debito internazionale ed emettendo un’obbligazione ad ammortamento ecologica di pari importo. La transazione ha lo scopo di produrre risparmi che possono essere utilizzati per finanziare la conservazione.
Tuttavia, l’approccio del vertice ai finanziamenti per il clima ha attirato critiche. Gruppi di attivisti accusano gli organizzatori in una lettera aperta di portare avanti le priorità occidentali a spese dell’Africa.
“Questi approcci incoraggeranno le nazioni ricche e le grandi aziende a continuare a inquinare il mondo, a scapito dell’Africa”, affermano i gruppi nel loro documento. Amos Wemanya, consigliere senior di Power Shift Africa, uno dei firmatari, ha affermato che i finanziamenti dovrebbero provenire dai paesi più ricchi che finora hanno rispettato solo in parte gli impegni che avevano preso. Pagine Esteri
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ANALISI. La causa palestinese frena ancora la normalizzazione tra Israele e Stati arabi
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di Mohammed Abulfadi – Al-Ahram
(foto EFE via ZUMA Press/APAIAMGES)
Pagine Esteri, 1 settembre 2023 – Le conseguenze dell’incontro recente tra il ministro degli Esteri libico Najla al-Mangoush e il suo omologo israeliano Eli Cohen a Roma confermano che la causa palestinese non verrà mai cancellata dalla coscienza araba e che la costante ricerca di una più ampia normalizzazione tra Israele e vari Stati arabi può facilmente sgretolarsi se non vengono rispettati importanti principi storici.
La normalizzazione per la normalizzazione o come mezzo per ottenere guadagni politici è una formula artificiosa che cerca di estinguere l’ultimo frammento di vita dalla causa palestinese e di impegnarsi direttamente negli interessi bilaterali.
Ci sono ancora leader arabi che credono che Israele rappresenti il cuore e la mente del mondo occidentale e che possa offrire vari canali per raggiungere l’uno o l’altro. Questo è in parte vero ma non è l’intera verità. Le intense critiche internazionali rivolte alle politiche e alle violazioni di Israele nei Territori palestinesi occupati mostrano che finora (Israele) non è riuscito a raggiungere pienamente i suoi obiettivi. Tutti i tentativi di Israele di infiltrarsi nell’arena araba attraverso la normalizzazione hanno fatto poco per cambiare l’equazione principale, almeno tra la gente che rimane convinta che Israele non sia ormai uno Stato naturale nella regione e che sia facile convivere con esso.
Le reazioni ufficiali e popolari in Libia rafforzano i principi alla base della causa palestinese e le conseguenze importanti della loro distruzione. La reazione (popolare) conferma anche che i movimenti di Israele nel mondo arabo non sono riusciti a creare una frattura significativa o a cancellare la causa madre del conflitto dalla coscienza araba. Le posizioni ufficiali libiche provenienti dal Consiglio presidenziale, dal parlamento, dall’Alto Consiglio di Stato e persino dal governo GNU dimostrano tutte che le azioni di Mangoush sono state un grave errore, che siano state prese in accordo preventivo con le autorità più alte in Libia, come sostiene la narrazione israeliana, o per volontà personale della ministra, o persino se sono avvenute per caso, come indica il comunicato del ministero degli esteri.
Le scene trasmesse dai media di fronte al Ministero degli Esteri libico a Tripoli e le notizie che Mangoush è stata sospesa temporaneamente e posta sotto inchiesta prima di essere rimossa dall’incarico, inviano tutte il messaggio importante che tali approcci non trovano copertura politica a loro sostegno, figuriamoci un appoggio popolare, del quale non ci sono segni sul terreno.
Quando viene rivelato un incontro segreto tra un ufficiale israeliano e uno arabo, scatena una valanga di indignazione popolare. Questo è un chiaro segno che le visioni che i leader israeliani desiderano promuovere nel mondo arabo non troveranno un ambiente accogliente. Tutti i passi intrapresi per realizzarli non troveranno un supporto pratico perché cercano di aggirare molti dei principi che i sostenitori della normalizzazione sono riluttanti a violare apertamente e vantarsi di rompere, perché consapevoli dell’opposizione veemente della strada araba.
Ecco perché alcuni stati arabi stanno procedendo con cautela lungo la via della normalizzazione, che ignora la causa palestinese, mentre altri rifiutano di sostenerla. Sono ben consapevoli che è difficile per questa via avere successo in assenza di un’accettabile soluzione politica al conflitto. Questo spiega la discrepanza tra i paesi desiderosi di impegnarsi nella normalizzazione il più rapidamente possibile e quelli che sono riluttanti ad appoggiarla, sapendo che Israele ha disegni occulti per distoglierli dal ritorno al processo politico.
Quello che è accaduto in Libia in seguito all’incontro Mangoush-Cohen a Roma fornisce uno sguardo su ciò che potrebbe accadere in altri Stati arabi i cui leader sono disposti a ignorare le conseguenze che i palestinesi subiranno dalla normalizzazione libera con Israele. Gli Stati arabi che hanno firmato trattati di pace decenni fa, come Egitto e Giordania, hanno fatto della questione palestinese la loro preoccupazione centrale sia prima che dopo la firma. Ma i tentativi attuali di normalizzazione non sembrano preoccuparsi molto della questione. Questo problema ha portato alla segretezza della maggior parte di questi sforzi. E quando emergono, portano con sé mal di testa politici, come abbiamo visto in Libia.
La Libia ci ha insegnato che ci sono linee rosse difficili da oltrepassare. Non importa quanto calma o obbediente possa sembrare la strada araba, può improvvisamente esplodere in un attimo. La Libia potrebbe essere fisicamente distante dai Territori palestinesi ma si è ribellata per motivi politici o pan-nazionali, con la gente che ha espresso la sua opposizione a ciò che ha fatto Mangoush, che agisse da sola o per ordine del primo ministro.
Questa prospettiva pragmatica è emersa anche in Sudan, quando il capo del Consiglio sovrano, il Generale di Divisione ‘Abdelfattah al-Burhan, ha incontrato il Primo Ministro israeliano Binyamin Netanyahu a Entebbe, in Uganda, nel febbraio 2020. L’incontro inaspettato non ha prodotto risultati tangibili a vantaggio del Sudan. Burhan fu costretto a sospendere il processo incerto all’epoca, dopo che divenne evidente che c’era opposizione popolare all’uso della normalizzazione come mezzo per ottenere guadagni politici ed economici.
Continuiamo a vedere passi arabi che credono che ci sia un premio e un incentivo sostanziali nella normalizzazione con Israele, solo per scoprire che il guadagno previsto non si materializzerà. Finché il sangue continua a scorrere nelle vene delle nazioni arabe, o almeno di alcune di esse, sarà difficile che la fase di normalizzazione si completi senza affrontare la questione palestinese. Coloro che si sono impegnati volontariamente nella normalizzazione o ne sono stati coinvolti sono troppo imbarazzati per renderlo pubblico, per paura della reazione popolare nei loro paesi. Questo rende la normalizzazione priva di contenuti palestinesi simile a svuotare gli ultimi pezzi di onore dalla causa.
La ministra degli esteri libica ha involontariamente inviato un messaggio ai leader che confondono la normalizzazione con i propri interessi personali, con l’effetto che coloro che si avvicinano a Israele ignorando la questione palestinese subiranno gravi conseguenze politiche. Proprio come si possono raccogliere guadagni, si possono subire perdite significative.
L’incontro tra Mangoush e Cohen potrebbe aver gettato una grossa pietra nel laghetto del GNU, causando increspature che potrebbero accelerarne la partenza, consentendo alla visione congiunta dell’Alto Consiglio di Stato e del parlamento di formare un governo neutrale per supervisionare le prossime elezioni. Pagine Esteri
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RFanciola
in reply to The Privacy Post • • •"Dear journalists:
You continue to pour your work into Musk's business. You are supporting him. You are helping him".
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The Privacy Post
in reply to RFanciola • •@RFanciola sì, ti ringrazio. Ho modificato la traduzione: purtroppo non è facile tradurre il concetto di "lavorare per Musk"
@Dan Gillmor
RFanciola
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