Giustizia e responsabilità
@Politica interna, europea e internazionale
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Spotted at Supercon: Glowtape Wearable Display
We’re big fans of unusual timepieces here at Hackaday, so it didn’t take long before somebody called our attention to the gloriously luminescent watch that [Henner Zeller] was wearing at this year’s Supercon.
He calls it the Glowtape, and it uses a dense array of UV LEDs and a long strip of glow-in-the-dark material to display the time and date, as well as images and long strings of text written out horizontally to create an impromptu banner. It looked phenomenal in person, with the energized areas on the tape glowing brightly during the evening festivities in the alleyway.
The text and images would fade fairly quickly, but in practice, that’s hardly a problem when you’re just trying to check the current time. If there was something to limit the practicality on this one, it would have to be the meter-long piece of material that you’ve got to keep pushing and pulling through the mechanism — but it’s a price we’re willing to pay.
Want one of your own? [Henner] has shared all of the source code for the wearable, from the OpenSCAD scripts to generate the 3D printed enclosure to the C firmware for the RP2040 that runs the show. The LED array itself is actually a spin-off of his Glowxels project, which is worth checking out if you’d like to recreate this concept on a much larger scale.
This isn’t the first time we’ve seen this technique used for this kind of thing, but it may be the most compact version of the concept we’ve seen so far.
youtube.com/embed/eKfHcU8QpuA?…
Difesa, l’autonomia strategica Ue passa da una minore dipendenza dall’import. L’opinione di Braghini
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Prosegue intensa l’agenda Ue sulla Difesa, tra il G7 per la Difesa, riunioni del Council working party nel processo legislativo dell’Edip, audizioni al Parlamento europeo, elaborazione di 8 progetti flagship per la difesa sviluppabili come Industrial projects of common
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Guerre di Rete - Trump tech policy: cosa aspettarci
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
AI e società. Politica e complottismi.
#GuerreDiRete è la newsletter curata da @Carola Frediani
guerredirete.substack.com/p/gu…
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Aziende italiane continuamente sotto pressione: Everest Rivendita un attacco alla Bio-Clima
Il gruppo di hacker noto come Everest ha dichiarato di aver esflitrato dei dati dall’azienda Bio-Clima Service SRL. Si tratta di una azienda italiana che offre soluzioni per il ciclo di vita delle apparecchiature di laboratorio, inclusi sopralluoghi, contratti di manutenzione, calibrazioni, qualifiche IQ/OQ/PQ, mappature, sicurezza, biodecontaminazione, e monitoraggio.
Fornisce anche servizi di noleggio operativo e progettazione di camere fredde, garantendo efficienza e sicurezza. È attiva in ambito ospedaliero, farmaceutico e ambienti tecnici, con un approccio eco-sostenibile.
Attualmente, non possiamo confermare l’autenticità della notizia, poiché l’organizzazione non ha ancora pubblicato un comunicato ufficiale sul proprio sito web in merito all’incidente. Le informazioni riportate provengono da fonti pubbliche accessibili su siti underground, pertanto vanno interpretate come una fonte di intelligence e non come una conferma definitiva.
La dichiarazione di Everest
L’attacco è stato annunciato dal gruppo ransomware Everest il giorno 15-11-2024, avviando un countdown di 13 giorni per la pubblicazione dei dati. Non è stata dichiarata la portata in dimensioni per quanto concerne l’esfiltrazione.
Vengono riportati all’interno del Data Leak Site (DLS) di Everest dei samples della Bio Clima Service S.r.l., datato Novembre 2024, e illustra dettagli relativi a un intervento di riparazione. Potrebbero essere quindi inclusi dei dati sensibili
Il gruppo ransomware EVEREST
Per chi non se lo ricorda, il gruppo ransomware EVEREST è diventato famoso nel 2021, soprattutto in ITALIA, dopo aver dichiarato di aver esfiltrato dei dati alla SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori).
Al seguente link è possibile recuperare la notizia dell’attacco.
Red Hot Cyber ha intervistato questa gang ransomware. Gli hacker spiegano che l’incidente non è stato un tipico ransomware: invece di crittografare i dati, si sono limitati a sottrarli sfruttando vulnerabilità specifiche. La loro motivazione principale era ottenere un riscatto senza distruggere l’infrastruttura. L’intervista fornisce dettagli sulle strategie usate e sull’eventuale rilascio pubblico dei dati, delineando un approccio alternativo al classico schema ransomware.
Per maggiori dettagli è possibile recuperare l’intervista al link qui sotto.
RHC intervista i black hacker dell’attacco alla SIAE. Non è un ransomware.
redhotcyber.com/post/siae-rhc-…
La situazione attuale
Ad oggi, l’azienda Bio-Clima Service non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali riguardo all’attacco. Senza un comunicato stampa o una conferma ufficiale, le informazioni disponibili devono essere considerate come “fonti di intelligence” piuttosto che come conferme definitive della fuga di dati. È probabile che l’azienda rilasci ulteriori comunicazioni in futuro per chiarire la situazione.
Come nostra consuetudine, lasciamo sempre spazio ad una dichiarazione da parte dell’azienda qualora voglia darci degli aggiornamenti sulla vicenda. Saremo lieti di pubblicare tali informazioni con uno specifico articolo dando risalto alla questione.
RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono utilizzare la mail crittografata del whistleblower.
Cos’è il ransomware as a service (RaaS)
Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.
Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.
Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:
- Il ransomware cos’è. Scopriamo il funzionamento della RaaS
- Perché l’Italia è al terzo posto negli attacchi ransomware
- Difficoltà di attribuzione di un attacco informatico e false flag
- Alla scoperta del gruppo Ransomware Lockbit 2.0
- Intervista al rappresentante di LockBit 2.0
- Il 2021 è stato un anno difficile sul piano degli incidenti informatici
- Alla scoperta del gruppo Ransomware Darkside
- Intervista al portavoce di Revil UNKNOW, sul forum XSS
- Intervista al portavoce di BlackMatter
Come proteggersi dal ransomware
Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.
Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:
- Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
- Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
- Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
- Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
- Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
- Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronica. Se un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
- Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
- Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
- Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
- Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.
Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.
La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.
Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.
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WiFi Status Indicator Keeps Eye on the Network
These days, most of us take the instant availability of a high-speed link to the Internet for granted. But despite all of the latest technology, things still occasionally go pear-shaped — meaning that blistering fiber optic connection you’ve got to the world’s collected knowledge (not to mention, memes) can still go down when you need it the most.
After suffering some connectivity issues, [Arnov Sharma] decided to put together a little box that could alert everyone in visual range to the status of the local router. It won’t fix the problem, of course, but there’s a certain value to getting timely status updates. Using a 3D printed enclosure and a couple of custom PCBs, the build is fairly comprehensive, and could certainly be pressed into more advanced usage if given the appropriate firmware. If you’ve been thinking of a Internet-connected status indicator, this is certainly a project worth copying studying closely.
The aptly named “Wi-Fi Status Box” uses two PCBs: one to hold the Seeed Studio XIAO ESP32C3 microcontroller and four WS2812B addressable LEDs, and another that plays host to the IP5306 power management IC.
That latter board in particular is something you may want to file away for a future project, as it not only handles charging lithium-ion batteries such as common 18650 cells, but it also features an LED “fuel gauge” and the ability to boost the output power to 5 VDC with relatively few external components.
As for the firmware on this one, it’s simplicity itself. The goal is to see if the router has gone down, so all the code does is check every ten seconds to see if the ESP32 is still able to connect to the given wireless network. If the connection is good the LEDs are green, but if the link fails, they flip over to red. Combined with a printed front panel that uses transparent filament to soften the glow of the LEDs, and you’ve got an attractive way of knowing when it’s time to panic.
Too obvious for you? Perhaps you’d prefer this version that uses an analog multimeter to display when the net drops out.
Ho visto il match tra Tyson e Paul (fortunatamente non in diretta).
Maronn' che pena.
Però l'enormità dell'hype, l'esagerazione delle parole e la povertà evidente di contenuti (la ciccia, il succo, la materia di cui sono fatti i sogni) ben riflettono lo stato attuale degli States.
Nulla sostanza, spacconaggine a mille, "eroi" di carta velina e un pubblico che accorre comunque a frotte.
Cerco di ricordarmi che il marketing spinto si può usare anche a fin di bene, ma santoddio se è dura, ultimamente.
iOS 18 introduce il Riavvio Automatico: l’iPhone diventa ancora più Sicuro
Apple ha introdotto una nuova funzionalità di riavvio automatico in caso di inattività in iOS 18 che riavvia l’iPhone se non viene sbloccato entro 72 ore. Lo hanno riferito i ricercatori di sicurezza informatica.
È stato recentemente riferito che le forze dell’ordine e gli esperti di medicina legale digitale hanno dovuto affrontare il problema del riavvio degli iPhone in circostanze misteriose, che hanno reso difficile l’accesso ai dati sui dispositivi. Successivamente si è scoperto che la funzione di riavvio automatico quando inattiva in iOS 18 viene attivata dopo un certo tempo.
Recentemente la ricercatrice Jiska Klassen ha pubblicato un video che conferma la funzionalità. Il video mostra che l’iPhone si riavvia automaticamente se non viene sbloccato per 72 ore.
La conferma di queste informazioni è arrivata anche da Magnet Forensics, che sviluppa strumenti forensi per l’estrazione di dati da iPhone e Android, come GrayKey. Gli specialisti dell’azienda hanno confermato che il timer per il riavvio automatico è effettivamente impostato su 72 ore.
Come spiega Klassen, la nuova funzionalità migliora la sicurezza del dispositivo bloccando le chiavi di crittografia in uno speciale chip Secure Enclave. Ciò rende difficile l’utilizzo di strumenti legacy per accedere ai dati anche se gli aggressori lasciano il dispositivo in funzione. Tuttavia, nonostante ciò, 3 giorni sono un tempo sufficiente affinché gli esperti forensi possano adottare le misure necessarie per accedere ai dati, a condizione che agiscano rapidamente e in modo coordinato.
La sicurezza dell’iPhone è influenzata da due diversi stati del dispositivo: “prima del primo sblocco” ( BFU ) e “dopo il primo sblocco” ( AFU ). Nello stato BFU, tutti i dati sull’iPhone sono completamente crittografati e sono accessibili solo se si conosce il passcode. Nello stato AFU, alcuni dati rimangono non crittografati, il che può facilitarne l’estrazione utilizzando strumenti forensi, anche se il telefono è bloccato. Apple ha rifiutato di commentare queste informazioni.
Ricordiamo che nell’aprile 2024, la società di analisi forense mobile Cellebrite ha dovuto affrontare un problema: una parte significativa dei moderni iPhone si è rivelata inaccessibile ai suoi strumenti di hacking.
Con il rilascio della nuova versione di iOS 18, Apple ha fatto un altro passo avanti nella lotta al mercato dei pezzi di ricambio usati di dispositivi rubati. Ora la funzione Blocco attivazione si estende non solo all’iPhone stesso, ma anche ai suoi componenti principali come batteria, fotocamere e display. Questa innovazione mira a prevenire la rivendita di parti rubate e fornisce una protezione aggiuntiva agli utenti.
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Spionaggio alla Xi Jinping: Gli hacker APT diventano patrimonio dello Stato
Secondo Sekoia, tre importanti agenzie governative svolgono un ruolo chiave nelle attività informatiche della Cina e sono: Esercito Popolare di Liberazione (PLA), il Ministero della Sicurezza dello Stato (MSS) e il Ministero della Pubblica Sicurezza (MPS). Dall’inizio del 2021, le operazioni attribuite alla Cina sono state sempre più associate ad agenzie governative.
Gruppi affiliati all’esercito come BlackTech, Naikon, Tonto Team e Tick sono diventati meno attivi. Sono stati sostituiti da gruppi squali APT10, APT31, APT40, APT41, Mustang Panda e Lucky Mouse. Secondo lo studio vengono condotte operazioni di influenza anche nei paesi del sud-est asiatico. È stato riferito che per tali compiti il dipartimento può ricevere aiuto da una delle più grandi società cinesi di sicurezza informatica: QiAnXin.
È interessante notare che le sezioni regionali del MSS e dell’MPS hanno una grande libertà d’azione. Reclutano attivamente aziende private per sferrare attacchi e raccogliere dati, il che consente loro di agire di nascosto ed evitare l’attribuzione diretta alle agenzie governative.
Oltre alle agenzie governative, una volta partecipavano a tali operazioni anche cittadini comuni, i cosiddetti hacker patriottici. In precedenza avevano effettuato attacchi in risposta a conflitti internazionali, ma col tempo le loro attività sono diventate parte delle operazioni governative. Dalla metà degli anni 2000, questi hacker hanno smesso di agire da soli e hanno iniziato a lavorare in aziende private, continuando a partecipare ad attacchi informatici a livello professionale.
Il rapporto si concentra in particolare su come gli hacker patriottici abbiano contribuito a creare malware come PlugX e ShadowPad , che ora vengono utilizzati attivamente dai gruppi APT cinesi. Tutto ciò è diventato possibile grazie alle politiche di Xi Jinping, che nel 2015 ha ufficialmente unito gli sforzi di specialisti militari e civili per le operazioni informatiche.
Recenti indiscrezioni provenienti dalla società informatica cinese I-SOON hanno rivelato importanti dettagli su come la Cina orchestra gli attacchi informatici. Le agenzie governative coinvolgono sempre più aziende private a livello provinciale e cittadino per svolgere operazioni informatiche. Ciò consente di nascondere le vere fonti degli attacchi e di renderli difficili da rintracciare.
L’MPS raccoglie attivamente dati sulle nuove vulnerabilità, ricevendoli da ricercatori e aziende, per poi utilizzare negli attacchi. Il rapporto rileva inoltre che aziende come I-SOON e altre aziende tecnologiche ora forniscono i propri servizi non solo a grandi agenzie governative, ma anche per singole attività.
Il rapporto suggerisce che i moderni gruppi APT cinesi sono un ibrido di hacker privati e governativi che collaborano per eseguire attacchi complessi, anziché limitarsi a una struttura specifica. Ciò complica il processo di attribuzione ed evidenzia l’attenzione strategica della Cina sull’utilizzo di una varietà di risorse per lo spionaggio informatico e le operazioni di informazione.
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Google rivoluziona la privacy! In Arrivo l’Email “Usa e Getta” per dire addio allo spam?
Gli esperti di Android Authority hanno scoperto snippet di codice nella nuova versione 24.45.33 di Google Play Services che supportano una funzionalità chiamata “Email protetta”.
Questo strumento è probabilmente progettato per creare alias e-mail monouso o ad uso limitato che inoltrano e-mail all’account principale. Gli utenti potranno disabilitare l’inoltro se inizia a essere inviato spam, il che aiuterà a mantenere la riservatezza dell’indirizzo principale. Oltre a proteggere dallo spam, la funzionalità è progettata per ridurre il rischio di tracciamento online e minimizzare l’impatto delle violazioni dei dati.
La funzione Email protetta è stata trovata anche nel menu delle impostazioni di compilazione automatica, ma un tentativo di accedere alla sezione ridireziona a una pagina vuota myaccount.google.com.
Non è ancora noto se gli indirizzi temporanei saranno unici per ciascun caso o se ci saranno restrizioni sul loro numero.
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It’s a Soldering Iron! It’s A Multimeter! Relax! It’s Both!
Imagine this. A young person comes to you wanting to get started in the electronic hobby. They ask what five things should they buy to get started. Make your list. We’ll wait. We bet we can guess at least two of your items: a multimeter, and a soldering iron. [LearnElectroncsRepair] recently showed us a review of the Zotek Zoyi ZT-N2 which is a soldering iron and a multimeter in one unit. You can watch the video review below.
Honestly, when we heard about this, we didn’t think much of the combination. It doesn’t seem like having your probe get red hot is a feature. However, the probe tip replaces the soldering iron tip, so you are either soldering or measuring, but not both at the same time.
The soldering iron part looks a lot like a T100 iron with a USB connector and a little LCD screen. The device is portable, so it has a little cheap soldering iron stand. As a multimeter, it does all the basic tests, but it is only usable for low-voltage applications under 36V.
The negative lead plugs into the USB connector, so the meter runs off an internal battery. While it looks like it is usable, we couldn’t really think of many cases where this would be handy unless you are really trying to pack a lot in a small space. We’d rather throw a small meter in the bag and call it a day.
In 2017, these little soldering irons were a fresh fad. Now, they are pretty common.
youtube.com/embed/oGzb7aa8k4U?…
BASIC Co-Inventor Thomas Kurtz Has Passed Away
It’s with sadness that we note the passing of Thomas E. Kurtz, on November 12th. He was co-inventor of the BASIC programming language back in the 1960s, and though his creation may not receive the attention in 2024 that it would have done in 1984, the legacy of his work lives on in the generation of technologists who gained their first taste of computer programming through it.For the 1980s kids who got beyond this coding masterpiece, BASIC launched many a technology career.
The origins of BASIC lie in the Dartmouth Timesharing System, like similar timesharing operating systems of the day, designed to allow the resources of a single computer to be shared across many terminals. In this case the computer was at Dartmouth College, and BASIC was designed to be a language with which software could be written by average students who perhaps didn’t have a computing background. In the decade that followed it proved ideal for the new microcomputers, and few were the home computers of the era which didn’t boot into some form of BASIC interpreter. Kurtz continued his work as a distinguished academic and educator until his retirement in 1993, but throughout he remained as the guiding hand of the language.
Should you ask a computer scientist their views on BASIC, you’ll undoubtedly hear about its shortcomings, and no doubt mention will be made of the GOTO statement and how it makes larger projects very difficult to write. This is all true, but at the same time it misses the point of it being a readily understandable language for first-time users of machines with very little in the way of resources. It was the perfect programming start for a 1970s or 1980s beginner, and once its limitations had been reached it provided the impetus for a move to higher things. We’ve not written a serious BASIC program in over three decades, but we’re indebted to Thomas Kurtz and his collaborator for what they gave us.
Thanks [Stephen Walters] for the tip.
RISC-V Pushes 400 Million Forth Words Per Second
We’ll be honest. Measuring Forth words per second doesn’t seem like a great benchmark since a Forth word could be very simple or quite complex. But we think the real meaning is “up to 400 million words per second.” There was a time when that level of performance would take a huge computer. These days, a simple board that costs a few bucks can do the trick, according to [Peter Forth] in an online presentation.
The key is the use of the Milk V Duo and some similar boards. Some of these look similar to a Raspberry Pi Pico. However, this chip on board has two RISC V cores, an ARM core, and an 8051. There’s also an accelerator coprocessor for vector operations like AI or video applications.
[Peter] has some popular Forth systems ported to the machine on GitHub. This might be the easiest way to get started because, as he mentions in the video, the documentation for these boards leaves something to be desired. However, these chips have a lot of capability for a small price.
We like Forth. If you want something that is less of a port, we’ve seen some native RISC V implementations.
youtube.com/embed/3dKryMJN3KU?…
Bypassing Airpods Hearing Aid Georestriction With a Faraday Cage
When Apple recently announced the hearing aid feature on their new AirPods Pro 2, it got the attention of quite a few people. Among these were [Rithwik Jayasimha] and friends, with [Rithwik] getting a pair together with his dad for use by his hard-of-hearing grandmother. That’s when he found out that this feature is effectively limited to the US and a small number of other countries due them being ‘regulated health features’, per Apple. With India not being on the approved countries list and with no interest in official approval legalities, [Rithwik] set to work to devise a way to bypass this restriction.
As noted in the blog post, the primary reason for using AirPods here instead of official hearing aids is due to the cost of the latter, which makes them a steal for anyone who is dealing with mild to moderate hearing loss. Following the official Hearing Aid feature setup instructions requires that your location is detected as being in an approved country. If it is, the Health App (on iOS 18.1) will popup a ‘Get Started’ screen. The challenge was thus to make the iOS device believe that it was actually in the FDA-blessed US and not India.
Merely spoofing the location and locale didn’t work, so the next step was to put the iOS device into a Faraday cage along with an ESP32 that broadcast California-based WiFi SSIDs. Once the thus treated iPad rebooted into the US, it could be used to enable the hearing aid feature. Next [Rithwik] and friends created a more streamlined setup and procedure to make it possible for others to replicate this feat.
As also noted in the blog post, the Hearing Aid feature is essentially a specially tuned Transparency mode preset, which is why using AirPods for this feature has been a thing for a while, but with this preset it’s much better tuned for cases of hearing loss.
AgentTesla in Pole Position tra i malware più diffusi in Italia nella settimana
In questa settimana, il CERT-AGID ha riscontrato ed analizzato, nello scenario italiano di suo riferimento un totale di 33 campagne malevole, di cui 19 con obiettivi italiani e 14 generiche che hanno comunque interessato l’Italia, mettendo a disposizione dei suoi enti accreditati i relativi 292 indicatori di compromissione (IoC) individuati.
Riportiamo a seguire il dettaglio delle tipologie illustrate nei grafici, risultanti dai dati estratti dalle piattaforme del CERT-AGID e consultabili tramite la pagina delle Statistiche.
Andamento della settimana
Sono 17 i temi sfruttati questa settimana per veicolare le campagne malevole sul territorio italiano. In particolare si rileva:
- Banking – Tema ricorrente nelle campagne di phishing rivolte a clienti di istituti bancari italiani e non, come BPM, Intesa Sanpaolo, Crédit Agricole e Hype. Usato inoltre per una campagna italiana di smishing finalizzata a veicolare il malware Irata.
- Rinnovo – Tema sfruttato principalmente per campagne italiane di phishing ai danni di Aruba.
- Ordine – Argomento utilizzato per due campagne generiche finalizzate a veicolare il malware Agent Tesla, oltre ad una campagna italiana volta a distribuire il malware Snake Keylogger.
- Documenti – Tema utilizzato per una campagna di phishing generica ai danni di DocuSign e per una ai danni di Ecount, oltre a essere stato sfruttato per una campagna internazionale finalizzata alla diffusione del malware Lumma Stealer.
Il resto dei temi sono stati utilizzati per veicolare campagne di malware e di phishing di vario tipo.
Eventi di particolare interesse:
- Una nuova ondata di malspam PEC ha impattato l’Italia. Anche questa settimana lo scopo è stato diffondere il malware Vidar attraverso link al download di file VBS. Le azioni di contrasto sono state intraprese dal CERT-AGID con il supporto dei gestori PEC.
- Individuata una campagna internazionale di phishing a tema DocuSign: email con allegati HTML spingono la vittima a effettuare il login su una replica malevola del modulo ufficiale del brand. Le credenziali rubate vengono inviate a un bot Telegram. Ulteriori dettagli nella news del CERT-AGID.
Malware della settimana
Sono state individuate, nell’arco della settimana, 8 famiglie di malware che hanno interessato l’Italia.
Nello specifico, di particolare rilievo, troviamo le seguenti campagne:
- AgentTesla – Rilevate diverse campagne generiche a tema “Ordine” e “Pagamenti”, diffuse mediante email con allegati ZIP.
- LummaStealer – Individuata una campagna italiana a tema “Legale” diffusa tramite email con allegato 7Z, oltre ad una campagna generica a tema “Documenti”, diffusa tramite email con allegato ZIP.
- AsyncRAT – Scoperta una campagna generica a tema “AI”, veicolata tramite falsi siti di OpenAI contenenti link a file RAR.
- SnakeKeylogger – Individuata una campagna italiana a tema “Ordine”, diffusa tramite mail con allegato 7Z.
- Formbook – Rilevata una campagna italiana a tema “Pagamenti”, diffusa tramite mail con allegati 7Z, VBS e VBE.
- Irata – Scoperta una campagna italiana a tema “Banking”, diffusa tramite SMS contenti link a file APK.
- Vidar – Rilevata una campagna italiana a tema “Pagamenti”, veicolata tramite email provenienti da caselle PEC compromesse con allegato VBS.
- DBatLoader – Rilevata infine una campagna generica a tema “Fornitura”, veicolata tramite email con allegato CAB.
Phishing della settimana
Sono 13 i brand della settimana coinvolti nelle campagne di phishing. Per quantità spiccano le campagne a tema Webmail generica, Aruba e Intesa Sanpaolo.
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Lezione di Storia della filosofia francese del giorno 15 novembre 2024
Sono disponibili la prima e la seconda lezione di Storia della filosofia francese (corso di laurea in Filosofia) del giorno 15 novembre 2024. Il corso, intitolato “Percorsi di metafisica nel Novec…fabiosulpizioblog
Il Futuro del Telelavoro e l’Evoluzione dell’Ufficio: Verso un Paradigma Decentralizzato
Autore: Kim Allamandola.
Cerco di immaginare un futuro probabile, possibile, senza scadere in un programma politico o un manifesto di ciò che vorrei, distinguendo chiaramente quale sia il futuro probabile, ciò che mi aspetto accadrà vs quel che potrebbe accadere, il futuro possibile ed auspicabile a mio giudizio.
Gli elementi base del discorso vertono sul fatto che digitalizzando la società è anacronistico aver “luoghi di lavoro” diversi da scrivania e computer per i lavori da ufficio, ovvero è anacronistico aver degli immobili interi “per l’ufficio”, mi aspetto ed auspico al contempo che il telelavoro prenda piede, con alti e bassi ma dilagando.
Mi aspetto che alcuni valutino le potenzialità di ciò che già posseggono, computer, ma anche alloggi, impianti al loro interno, e di conseguenza (ri)scoprano pian piano i vantaggi di operare sul proprio ferro, in casa propria, sul proprio terreno al posto di dipendere da giganti terzi, vale per i privati come per le attività economiche, PMI in testa, come mi aspetto che i giganti non gradiscano scomparire senza far di tutto per tener la posizione raggiunta perché è ovvio che in un mondo basato sul telelavoro per ogni lavoro così svolgibile è un mondo di risorse distribuite in cui non c’è granché posto per il gigante. Per ora i tentativi di imporre il ritorno in ufficio (RTO per gli anglofili) sono essenzialmente falliti, l’idea di trasformare palazzine di uffici vuoti in appartamenti1 è ovunque un fallimento, ora si vuole pagar meno ed emarginare i telelavoratori mentre qualcuno spera di convertire grattacieli vuoti in datacenter ma questi sono solo segni di disperazione d’un modello che non regge più. Per dar un’idea della penetrazione corrente del telelavoro suggerisco i dati EuroStat ben riassunti da Statista.com ove appare chiaro che più un paese è avanzato più si lavora da remoto.
Fronte dell’hardware
Partiamo proprio dall’ultimo pensiero del sommario: sinora la linea prevalente è che i datacenter, ovvero i servizi che questi offrono, abbiano affidabilità memorabili, inarrivabili ad altre scale, ed in parte è vero: quand’è l’ultima volta che avete trovato Google Search down? Però così affidabili… I recenti incendi di OVH, Aruba, i vari paperacchi dai down di Office365 a AWS che impatta ora Zoom, la PSN, Hulu, ora i Roomba ed i campanelli “smart” Ring, le banche coi saldi dei C/C improvvisamente azzerati, piuttosto che sistemi di pagamento down dalla Visa al sistema di pagamenti bancari della FED, ma anche i vari “WhatsApp down” e compagnia sino ai pagamenti col POS che talvolta non vanno localmente, una volta un doppio addebito per errore, un’altra uno mancato, sono ben visibili a chiunque voglia guardare, al contempo il desktop personale, specie di chi non è proprio CL di Tartagliana memoria2 quand’è l’ultima volta che vi ha lasciato a piedi in anni di onorato servizio? Per farla breve: i giganti sono parecchio affidabili, ma anche il ferro personale lo è e tutto sommato non di meno.
Da qui arrivo rapidamente al punto: il ferro medio “da GDO” sta scadendo sempre più come qualità senza che i prezzi scendano per il prodotto finito, per cui è facile aspettarsi una certa repulsione crescente verso la fast tech (hardware dalla corta vita operativa, criticato anche nel recente report (pdf) 2024 della commissione sul commercio delle Nazioni Unite) ovvero come sta avvenendo per le auto, un crollo degli acquisti, ed una riscoperta del desktop classico che complice il telelavoro torna in auge, aggiornabile, con componenti selezionabili individualmente, che se ben fatto dura 8-10 anni comodi per il grosso degli usi comuni e che dopo è ancora buono per qualche anno per altri usi (es. primo computer per un ragazzino). Il passo da qui a realizzare che “l’homelab” è una sorta di micro-datacenter è ben breve (e la popolarità crescente del “self-hosting” lo mosta), al netto di aria condizionata domestica e fotovoltaico con stoccaggio che stan divenendo popolari (prezzi speculativi nostrani a parte), ma seriamente, guardate fuori dall’Italia e anche in Italia fuori dalle città e vedrete che si, è ancora marginale, ma è dannatamente in crescita, di connessioni FTTH decisamente performanti ecc c’è tutto quel che serve per un nuovo paradigma di computing decentralizzato in cui varie aziende si rendono conto di poter operare interamente da remoto noleggiando risorse o co-locando ferro presso i propri dipendenti, realizzando la propria infra senza pagare soggetti terzi a livelli di affidabilità e costi paragonabili e pure vantaggiosi. La logistica già permette di spedire comodamente componenti, anche solo dischi rigidi pronti da inserire in una macchina, in tempi rapidi e costi bassi, la cifrature full-disk completa il quadro.
Mi aspetto quindi – e NON auspico – da un lato in una prima fase una gran discesa verso il mobile per le masse già in atto da anni e che ancora durerà un po’ di anni, ma non avendo più granché clienti che sbavano per l’iPhone appena uscito i giganti cercheranno presto altre vie di profitto dall’IoT agli wearable quali status symbols da mostrare agli amici “hey, vedi le mie nuove tapparelle a comando vocale” piuttosto che elettrodomestici come le lavatrici connesse con app che mostra il cestello mentre gira o il frigo con webcam interna da osservare mentre si è al supermercato sino al punto in cui i più vuoi per condizioni economiche, vuoi per problemi materiali di questi oggetti si arrivi ad un crollo. Auspico – e mi aspetto – dall’altro lato che non potendo lavorare con questi dispositivi, con questo modello, si ritorni al desktop che è qui per restare a dispetto d’ogni spinta contraria e dei bassi numeri d’oggi, e da li si arrivi ad un certo “movimento dei self-hoster” non più solo per nerd, anche perché il cambio generazionale porta più persone “attive” che un po’ di digitale lo conoscono, anche e soprattutto aziende, che si son bruciate le dita sul computer di qualcun altro altrimenti noto come cloud, come sta da tempo mostrando la rediviva popolarità del Desktop GNU/Linux. L’IoT stesso avrà il suo peso a spingere in questa direzione coi molti che si bruceranno (e già si son bruciati) le dita con soluzioni proprietarie ferro+servizio che cessano di funzionare o diventano abbonamenti sempre più costosi e vorranno altro aperto, integrabile e di proprietà personale. Una volta fatto l’homeserver per la domotica, il desktop con la stanza dedicata per lavorare, un po’ di apparati di rete, il passo al rackino domestico è breve.
Su scala ci vorrà oltre un decennio, ma questo mi aspetto, per quella che sarà la classe media del domani.
Fronte del software
Il modello cloud, moderna versione del modello mainframe, è da tempo che scricchiola anche se tanti ancora non sentono il rumore. Solo per citar esempi recenti abbiamo in aumento qui e la player di un certo peso che dichiarano quanto stan risparmiando uscendo “dal cloud”, articoli di divulgazione sui pentiti del cloud sino ai singoli utenti che chiedono su Reddit come fare a conservare le proprie foto in casa per non pagare abbonamenti iCloud/Google Photos ed i primi articoli su perdite di profitti dei giganti per la fuga di (ri)comincia a far da se. Non sarà rapido perché mancano sia le competenze diffuse per far da se, sia pure il software, essendo il grosso dello sviluppo moderno centrato “sul cloud” (API and co) e non avendo quasi più IT interno sostanziale nel grosso delle aziende, ma ad ogni buon conto la decentralizzazione dovrà tornare nel software come nel mondo fisico ove aspetto una forte deurbanizzazione dopo alcuni anni di ri-urbanizzazione ancora, e questo implicherà standard aperti e interoperabilità.
Un tempo tutti i sistemi di comunicazione digitale così erano, le mail tutt’oggi usate e qui per restare ad esempio dove possiamo da una GMail scrivere ad una mail privata, a YMail, Mail.ru e via dicendo, cosa non possibile per ora anche solo tra WhatsApp e FB Messenger piuttosto che Skype e Teams, pur essendo dello stesso proprietario. Di recente gli annunci di “accordi di peering” tra giganti, i “gateway” per integrare un servizio con un altro crescono. Sono ancora rumore di fondo, ma dovranno espandersi ed alla fine dovrà tornare normale comunicare tutti con tutti senza giardini recintati. L’identità digitale probabilmente avrà un ruolo chiave poiché alla fine per comunicare serve conoscere chi sono gli altri umani con cui si comunica, identità appunto, ed una volta che i più avran toccato con mano quanto è comoda l’uso andrà ben oltre i rapporti tra la PA ed il Cittadino arrivando sino ad un’integrazione DNS.
I sistemi di pagamento, per ora in moltiplicazione ed isolamento, dovranno convergere analogamente su soluzioni comuni, quindi non sarà magari OpenBank (de jure in UE/area SEPA da anni tra gli operatori del comparto, purtroppo non imposta anche verso i clienti privati3) ma qualcosa dovrà arrivare e con lei arriverà il client bancario personale, dove si può operare su più banche/attori fintech insieme in un solo posto. Anche qui non sarà il mondo aperto, ideale, possibilissimo da decenni e osteggiato con ogni mezzo dai giganti, ma sarà qualcosa di sempre più vicino a questo perché non è solo auspicabile ma è tecnicamente NECESSARIO, e qualcosa si sta già muovendo sulla scorta delle enormi commissioni munte dai broker/PSP attuali.
Man mano che arriveranno al comando generazioni che lavorano sul desktop, nate su questo anche se immersi in oggetti “mobile/IoT/cloud”, con loro questa consapevolezza arriverà e in qualche modo si imporrà il cambiamento.
fronte pan-informatico
Auto, appliances domestiche, come già accade si informatizzeranno, probabilmente la fase di servizio aumenterà ancora molto prima che i più e l’ingestibilità su scala ne imponga il rigetto. Quindi è probabile immaginare una casa con un robottino polivalente autonomo per pulire pavimenti e vetri, unica macchina con più corpi che si portano da soli sul vetro posati dall’unità sul pavimento, nella stanza dove questa aspira e lava, che possono aprire le porte, magari pian piano trasformate da battenti a scorrevoli e poi motorizzate, come è probabile che la guida autonoma arriverà alla fine, la valigia (che già esiste, commerciale da alcuni vendor) che segue da se l’umano a piote diventi comune, come il forno connesso per far partire la cottura per tempo da far partire mentre si torna a casa, ma non ci saranno le città smart sognate dai giganti perché tecnicamente sono insostenibili, alcune ne nasceranno ma la quantità di risorse necessarie per crearle e la loro intrinseca fragilità ed inevolvibilità, l’inferno che sono già oggi, le renderanno un fallimento come la Fordlandia originale e come lo sono appunto le moderne Neom, Arkadag, Innopolis, … Da queste esperienze però usciranno generazioni che vivono davvero nell’automazione moderna e quindi la comprendono quanto basta da evolverla in condizioni sostenibili.
Oggi il grosso dell’IT è impiegato a spreco, abbiamo sistemi che consumano enormi risorse per far girare mostri tenuti insieme con lo scotch, pian piano questi diverranno ingestibili, come già oggi molti sono, e questo imporrà poco alla volta il ripartire da zero e come accadde dopo la bolla delle dot-com la ripartenza sarà ripulita, poi deriverà di nuovo, ma per un po’ sarà ripulita e poco alla volta le basi si consolideranno come si deve.
Conclusioni
Io sogno ed auspico una società di piccoli immobili sparsi, che per dimensione e spazi può evolvere nel tempo, che per costruirsi implementa il new deal, col telelavoro quale chiave per deurbanizzare permettendo a tanti altri di lasciar l’urbe grazie alla massa di coloro che lavora da remoto che sono i primi “trasferibili”, alcuni che lavorano in casa ma non in remoto, come il panettiere con la bottega al piano terra e l’alloggio al primo, con i telelavoratori che realizzano un modello desktop di ritorno cancellando i grandi datacenter, sostituiti da strutture più piccole di proprietà diretta di grandi aziende e ISP, col il fotovoltaico, l’idroelettrico ove possibile, quale chiave per la resilienza. Dubito si realizzerà perché ucciderebbe i giganti, renderebbe l’Agenda 2030 una distopia nazista impossibile, però UNA PARTE di ciò si realizzerà perché tecnicamente necessaria, ed un’altra sarà un ibrido tra ciò che c’è oggi e ciò che l’Agenda 2030 summenzionata vorrebbe.
Non credo siano così vicine le auto volanti che l’EASA dà per dietro l’angolo solo con la preoccupazione di come farle accettare ai più, ma arriveranno perché il costo delle reti viarie in un mondo che cambia non è meno insostenibile anche se i più non riescono ancora ad apprezzarlo in termini di risorse consumate. I droni per le consegne dubito potranno diffondersi nelle città dense, ma lo faranno nelle aree sparse che saranno il luogo di residenza della classe media e delle classi agiate residue, l’automazione per mero invecchiamento della popolazione dovrà avvenire. Il difficile non è immaginare quanto sopra con cognizione di causa ma dire QUANDO avverrà, in che fasi, in che forma pratica. Il desktop è avvenuto, pur non nelle forme immaginate dalla Xerox e con qualche decennio di ritardo rispetto alla possibilità tecnica. Il resto avverrà se si escludono scenari apocalittici da III guerra mondiale che cancellino l’umanità, ma per quanti ed in che modo va oltre la sfera del prevedibile, divenendo più un azzardo.
ad es. primi uffici convertiti a S. Francisco, i cui costi di conversione e la mera fattibilità tecnica sono folli e spesso impossibili, per cui molti han chiesto al governo di pagare per il loro ovviamente con la proprietà che prima incassa il contributo, poi affitta a disperati ben pigiati, e sono molte le voci che insistono nel tentativo di conversione anche se è chiaro che non tiene perché le persone che li abiterebbero, poveri e disperati che non possono più permettersi una casa ben concentrati non han lavoro, non han da vivere e anche mantenerli improduttivi con redditi universali non è sostenibile. Il reddito universale per garantire dignità funziona ma in una popolazione che comunque è produttiva, ovvero come ammortizzatore sociale per aver le terga parate se si cambia/perde il lavoro per un po’, non “per intere coorti di persone radunate”.
Dalle famose e storiche Cronache di Simon Tartaglia, il BOFH (Bastard Operator From Hell) ovvero il sistemista “illustrato” anni ’90, per chi volesse riscoprire questo pezzo di cultura IT vi sono vari diversi mirror pubblici con le storie in puro classico HTML anni ’90 e ancora si trovano edizioni stampate (a prezzi folli).
OpenBank sono quelle API che ogni banca deve esporre al pubblico, per ora solo istituzionale, che permettono ad es. “l’aggiunta di un C/C anche di altra banca” nella propria pagina personale del’web-banking o app bancaria di turno. Queste permetterebbero benissimo di aver app bancarie desktop non della banca ma FLOSS usate con ogni banca, concentrando in un solo posto comodo da lavorare ogni transazione e la propria operatività bancaria (come la compravendita ti titoli ma anche solo i bonifici o sorvegliare le operazioni addebitate) e SOPRATTUTTO avendo le transazione come XML/JSON firmati digitalmente dalla banca, ricevute in PDF firmato PADES sul proprio ferro, quindi ad es. in caso di attacco alla banca per cui i dati del C/C sono compromessi si può dimostrare quanto si aveva sopra dati alla mano autenticabili in tribunale senza storie al posto di esser totalmente alla mercé della banca.
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I Want To Believe: How To Make Technology Value Judgements
In the iconic 1990s TV series The X Files, David Duchovny’s FBI agent-paranormal investigator Fox Mulder has a poster on his office wall. It shows a flying saucer in flight, with the slogan “I Want To Believe”. It perfectly sums up the dilemma the character faces. And while I’m guessing that only a few Hackaday readers have gone down the full lizard-people rabbit hole, wanting to believe is probably something that a lot of us who love sci-fi understand. It would be a fascinating event for science if a real extraterrestrial craft would show up, so of course we want to believe to some extent, even if we’re not seriously expecting it to appear in a Midwestern cornfield and break out the probes any time soon.
By All Means Believe. But Don’t Wreck Your Career
The infamous Fleischmann and Pons paper from 1989 on cold fusion.
Outside the realm of TV drama and science fiction it’s a sentiment that also applies in more credible situations. Back at the end of the 1980s for example when so-called cold fusion became a global story it seemed as though we might be on the verge of the Holy Grail of clean energy breakthroughs. Sadly we never got our Mr. Fusion to power our DeLorean, and the scientific proof was revealed to be on very weak foundations. The careers of the two researchers involved were irreparably damaged, and the entire field became a byword for junk science. A more recently story in a similar vein is the EM drive, a theoretical reactionless force generator that was promising enough at one point that even NASA performed some research on it. Sadly there were no magic engines forthcoming, so while it was worth reporting on the initial excitement, we’re guessing the story won’t come back.
When evaluating a scientific or technical breakthrough that seems as miraculous as it is unexpected then, of course we all want to believe. We evaluate based on the information we have in front of us though, and we all have a credibility pyramid. There’s nothing wrong with having an interest in fields that are more hope than delivery, indeed almost every technology that powers our world will at some time have to overcome skepticism in its gestation period. Perhaps it’s best to say that it’s okay to have hope, but hope shouldn’t override our scrutiny of the proof. Of course I want a perpetual motion machine, who wouldn’t, but as a fictional engineer once allegedly said, “Ye cannae change the laws of physics”.
An Example Here In 2024
The hydrogen future is very seductive. But does it work? Jóhann Heiðar Árnason, CC BY-SA 3.0.
All this introspection has been brought to the fore for me by something very much in the present, the so-called hydrogen economy. It’s difficult to ignore our climate emergency, and among the energy solutions aimed at doing something about it, hydrogen seems very promising.
It’s really easy to make from water by electrolysis, there are several ways to turn it into useful energy, and the idea is that if you can store it for later use you’re on to a winner. We’ve seen hydrogen cars, trucks, aircraft, heavy machinery, trains, and even the gas supplanting methane in the domestic grid, so surely the hydrogen future is well under way, right?
Sadly not, because as many a pilot project has shown, it’s difficult to store or transport, it makes many existing metal fittings brittle, and the environmental benefit is often negated by the hydrogen being generated from higher carbon electrical supplies. We still want to believe, but we can’t claim it’s delivering yet.
Whenever we feature a hydrogen-based story, as for example with this experimental storage tech from Swiss researchers, there is no shortage of comments about all of hydrogen’s shortcomings, and some even accuse us of somehow being the snake-oil salesmen shilling the questionable product. I feel this misses the point, that even though in almost all cases the battery is for now the better option, we cover interesting technology stories regardless of judgements over their eventual success. Hydrogen has enough real science and engineering behind it that its problems might one day be overcome, thus we’d be doing our readers a disservice if we didn’t cover it. There are sometimes newsworthy stories upon which we very much take a credible stand based on opinion, but when it comes to pure tech stories such as a hydrogen vehicle we’re simply reporting on the story because we find it interesting and we think you will too. We don’t know that the breakthrough engineering work won’t occur, but we do know that it hasn’t yet.
So when looking at a piece of technology that’s not delivered on its promise, ask for a moment whether there’s a likely “yet” on the end of the sentence without too much of a suspension of credibility. You might find yourself pleasantly surprised.
Behind the Blog: Political Perspectives and Platforms
This is Behind the Blog, where we share our behind-the-scenes thoughts about how a few of our top stories of the week came together. This week, we talk about data storage, political perspectives and platforms.Samantha Cole (404 Media)
Hackaday Podcast Episode 296: Supercon Wrapup with Tom and Al, The 3DP Brick Layering Controversy, and How To Weld in Space
In this episode you’ll get to hear not one, not two, but three Hackaday Editors! Now that the dust has mostly settled from the 2024 Hackaday Supercon, Al Williams joins Elliot and Tom to compare notes and pick out a few highlights from the event. But before that, the week’s discussion will cover the questionable patents holding back a promising feature for desktop 3D printers, a new digital book from NODE, and the surprisingly limited history of welding in space. You’ll also hear about the challenge of commercializing free and open source software, the finicky optics of the James Web Space Telescope, and the once exciting prospect of distributing software via pages of printed barcodes.
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Where to Follow Hackaday Podcast
Places to follow Hackaday podcasts:
Direct MP3 download for offline, “easy” listening.
Episode 296 Show Notes:
News:
What’s that Sound?
- Congratulations to [Jon] for guessing this week’s sound, getting lucky with the 20-sided die, and for having the “most correct” answer to boot!
Interesting Hacks of the Week:
- Brick Layers: The Promise Of Stronger 3D Prints And Why We Cannot Have Nice Things
- A Beautifully Illustrated Guide To Making
- Building A DIY Nipkow Disk Display
- NASA Announces New Trials For In-Space Laser Welding
- The End Of Ondsel And Reflecting On The Commercial Prospects For FreeCAD
- Why The Saturn V Used Kerosene For Its Hydraulics Fluid
Quick Hacks:
- Elliot’s Picks
- Making A Unique Type Of Wind Gauge For Home Assistant Use
- Retrogadgets: Oscilloscope Cameras
- The Constant Monitoring And Work That Goes Into JWST’s Optics
- Welcome To SubTropolis: The Limestone Mine Turned Climate-Controlled Business Complex
- Tom’s Picks:
- HIDman Brings Modern Input To Vintage PCs
- A Brief History Of Cyrix, Or How To Get Sued By Intel A Lot
- Teaching Computers To Read — Sort Of
hackaday.com/2024/11/15/hackad…
Libsophia #3 – John Locke
@Politica interna, europea e internazionale
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L’Ue stanzia 300 milioni per gli acquisti congiunti nella Difesa. È la prima volta
@Notizie dall'Italia e dal mondo
L’Unione europea ha fatto un ulteriore passo verso il consolidamento dell’industria e delle politiche comunitarie per la Difesa. La Commissione europea, in quanto braccio esecutivo delle istituzioni unionali, ha approvato uno stanziamento di 300 milioni di
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This Week in Security: Hardware Attacks, IoT Security, and More
This week starts off with examinations of a couple hardware attacks that you might have considered impractical. Take a Ball Grid Array (BGA) NAND removal attack, for instance. The idea is that a NAND chip might contain useful information in the form of firmware or hard-coded secrets.
The question is whether a BGA desolder job puts this sort of approach out of the reach of most attackers. Now, this is Hackaday. We regularly cover how our readers do BGA solder jobs, so it should come as no surprise to us that less than two-hundred Euro worth of tools, and a little know-how and bravery, was all it took to extract this chip. Plop it onto a pogo-pin equipped reader, use some sketchy Windows software, and boom you’ve got firmware.
What exactly to do with that firmware access is a little less straightforward. If the firmware is unencrypted and there’s not a cryptographic signature, then you can just modify the firmware. Many devices include signature checking at boot, so that limits the attack to finding vulnerabilities and searching for embedded secrets. And then worst case, some platforms use entirely encrypted firmware. That means there’s another challenge, of either recovering the key, or finding a weakness in the encryption scheme.
Glitches to the Rescue
Speaking of looking for those vulnerabilities, let’s talk about glitching. We’ve talked about some interesting techniques in the past, like using a peizo element from a lighter. This coverage takes the opposite technique, shorting pins to ground during code runtime. [Maurizio Agazzini] takes a look at glitching technique on the ESP32.
The key, it seems, is setting up a repeatable test case. I like a quote from the article, that the goal is to make a “world” considered non-deterministic a little more deterministic.
In this case, that means understanding the exact instructions that the MCU is running, triggering an exception to know the exact state the MCU is in after the test, and exactly timing the fault attempt.
Do 36,000 attempts at different timings and pulse lengths, chart it out, and see what happens. And there are some interesting observations there. One of the most interesting rabbit holes from the article is debunking of the idea of skipped instructions as the result of glitches. What actually seems to happen, when the glitch is a crowbar circuit to ground, is that individual bits get pulled to 0. That can corrupt either the instruction or memory itself. Understanding those glitches is key to figuring out how to abuse them. We’ll be keeping an eye out for the next installment in this one.
The S in IOT Stands for Security
Claroty’s Team82 took aim at the OvrC cloud platform, an IoT remote management solution, and found some problems. And when I say “some problems”, I really mean that every device connected to the cloud controller could be fully pwned. Starting with an easy enumeration using MAC Addresses, every device could be mapped and determined if it was claimed or not. The nutty part here is that users that opted out of cloud control were just considered unclaimed devices, making takeover even easier.
Claiming a device was intended to require both the MAC Address and a unique serial number. A URL endpoint on the platform actually skipped verifying the serial number, allowing for easy claiming of any unclaimed device with only a MAC address. And claimed devices? The OvrC platform has support for device hubs, where is a local management device where a user can pair multiple individual IoT devices. Impersonate a hub, and you can force already claimed devices to the unclaimed status.
Oh, and hub devices had a hidden superuser account with a password derived from the MAC address and another knowable service tag value. And with Superuser access, there’s a diagnostics menu that includes direct command injection. So there’s that. OvrC has addressed and fixed the reported flaws, making for a bit more secure IoT devices.
BinaryFormatter is Insecure and Can’t Be Made Secure
That title isn’t the sort of thing you want to hear from your upstream vendor, about a function call you’re using in your code. Here we have Watchtowr, in their gloriously snarky style, detailing a deserialization flaw in Citrix’s Virtual Apps and Desktops. This is one of those thin client solutions, where the read hard work is done on a central machine in the server room.
One of the killer features of this enterprise app is session recording. That’s the ability to spy on observe users, and play it back later for analysis. The problem is that this data has to get serialized and streamed over the network. And in a weird turn of programming fate, the MSMQ service that handles this is accessible over HTTP. That’s SOAP over HTTP, if you really must know. And because of the reliance on BinaryFormatter, it’s remotely exploitable. This ends up as a remote code execution bug, and the resolution is as yet not entirely known. Citrix has received and confirmed the bug, and the disclosure was set for November 12, but no CVE or formal patch announcement has been made.
Bits and Bytes
I’m not sure if it’s more insulting or less insulting to fall to a ransomware attack where it’s just Windows Bitlocker that’s doing the encryption. Apparently the criminals behind ShrinkLocker have taken the approach that there’s no reason to bother actually writing encryption code for their ransomware, since Microsoft has perfectly serviceable encryption already. The good news is that as one might expect from such coding laziness, the implementation is flawed, and there is a decryptor available that can potentially recover the password.
In a strike against fraud and global computer crime, law enforcement agencies have seized a whopping 22,000 IP addresses, and made 41 arrests. Dubbed Operation Synergia II, this one is interesting in that much of the law enforcement action happened in China and other Eastern countries, with support from both Kaspersky and Interpol.
There’s a new sneaky way to smuggle malicious payloads on MacOS. This one seems to be coming from North Korea’s Lazarus group. MacOS has extended Attributes for files and directories, and can apparently be used to hold raw text. It’s not visible in Finder, but can be found with xattr
command. In this case, it’s not a vulnerability, but simply a very uncommon place to sneak some malicious script onto a system.
The Great Migration to Bluesky Gives Me Hope for the Future of the Internet
Or: Why Threads is not it.Jason Koebler (404 Media)
TA455 e Lazarus: alleati o rivali? Nuove Minacce e False Assunzioni Dilagano nel Cyberspace
Il gruppo di hacker iraniano TA455 sta utilizzando tattiche simili a quelle del gruppo nordcoreano Lazarus per prendere di mira l’industria aerospaziale offrendo lavori falsi a partire da settembre 2023. Secondo l’azienda israeliana ClearSky gli aggressori distribuiscono il malware SnailResin che attiva la backdoor SlugResin.
TA455, noto anche come UNC1549 e Yellow Dev 13, è una divisione di APT35, conosciuta con vari nomi: Charming Kitten, CharmingCypress, ITG18 e altri. Si ritiene che il gruppo sia affiliato al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC).
Dall’inizio del 2023, TA455 ha preso di mira le industrie aerospaziali e della difesa nei paesi del Medio Oriente come Israele, Emirati Arabi Uniti e Turchia. Gli attacchi si basano sull’ingegneria sociale utilizzando false offerte di lavoro per introdurre backdoor MINIBIKE e MINIBUS. Proofpoint riferisce che gli aggressori spesso utilizzano aziende false per contattare le vittime.
A quanto pare, TA455 ha utilizzato trucchi simili in passato, fingendosi reclutatori sui social media, comprese foto false generate dall’intelligenza artificiale e impersonando persone esistenti. PwC ne ha parlato dettagliatamente nel suo rapporto.
ClearSky rileva che TA455 utilizza metodi simili al Lazarus Group della Corea del Nord, incluso il download di DLL attraverso siti Web falsi e profili LinkedIn. Ciò potrebbe indicare tentativi di confondere le indagini o uno scambio di strumenti tra gruppi.
Gli aggressori utilizzano attacchi in più fasi utilizzando e-mail di phishing mascherate da documenti di lavoro e archivi ZIP contenenti codice dannoso. Usano anche GitHub per nascondere i server di comando e controllo, consentendo loro di mascherare il traffico e aggirare la sicurezza.
Pertanto, i criminali informatici utilizzano sempre più spesso trucchi, copiando i metodi degli altri e confondendo i confini con gli attacchi provenienti da paesi diversi. Ciò ricorda una regola che vale anche per il settore della sicurezza informatica: fidarsi, ma verificare, soprattutto se l’offerta sembra troppo allettante
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Autonomia differenziata, cosa ha detto la Consulta e cosa succede adesso
@Politica interna, europea e internazionale
Autonomia differenziata, cosa ha detto la Consulta e cosa succede adesso La Corte Costituzionale rimanda indietro al Parlamento la legge sull’Autonomia differenziata. I giudici di legittimità hanno ravvisato in particolare sette specifici profili di
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Piracy Shield blocca tutto, blocca troppo. Ha bloccato anche Google Drive. Breve guida per Segnalazione o Reclamo.
@Privacy Pride
Il post completo di Christian Bernieri è sul garantepiracy.it/blog/piracy-s…
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Israele. Dall’ONU nuove accuse di genocidio a Gaza
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il Comitato Speciale Onu: «Provoca intenzionalmente morte, fame e lesioni gravi». Medici senza Frontiere: Israele blocca l’evacuazione in Giordania di 8 bambini ammalati
L'articolo Israele. Dall’ONU nuove accusehttps://pagineesteri.it/2024/11/15/medioriente/israele-dallonu-nuove-accuse-di-genocidio-a-gaza/
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Replicator 1.2. Ecco la nuova tranche di droni annunciata dal Pentagono
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Dal Pentagono sono arrivate nuove informazioni sul programma Replicator. La vice-segretaria alla Difesa Kathleen Hicks ha annunciato mercoledì 13 novembre una serie di nuovi sistemi che andranno a comporre l’estesa rete unmanned che Washington intende mettere in piedi nel teatro Indo Pacifico per contrastare la
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Homebrew pH Meter Uses Antimony Electrode
Understanding the nature of pH has bedeviled beginning (and not-so-beginning) chemistry students for nearly as long as chemistry has had students. It all seems so arbitrary, being the base-10 log of the inverse of hydrogen ion concentration and with a measurement range of 0 to 14. Add to that the electrochemical reactions needed to measure pH electronically, and it’s enough to make your head spin.
Difficulties aside, [Markus Bindhammer] decided to tackle the topic and came up with this interesting digital pH meter as a result. Measuring pH electronically is all about the electrode, or rather a pair of electrodes, one of which is a reference electrode. The potential difference between the electrodes when dipped into the solution under test correlates to the pH of the solution. [Markus] created his electrode by drawing molten antimony into a length of borosilicate glass tubing containing a solid copper wire as a terminal. The reference electrode was made from another piece of glass tubing, also with a copper terminal but filled with a saturated solution of copper(II) sulfate and plugged with a wooden skewer soaked in potassium nitrate.
In theory, this electrode system should result in a linear correlation between the pH of the test solution and the potential difference between the electrodes, easily measured with a multimeter. [Marb]’s results were a little different, though, leading him to use a microcontroller to scale the electrode output and display the pH on an OLED.
The relaxing video below shows the build process and more detail on the electrochemistry involved. It might be worth getting your head around this, since liquid metal batteries based on antimony are becoming a thing.
youtube.com/embed/rkgUStPq6g4?…
“Caro iscritto, vuoi eliminare il Garante? E vuoi o no che siamo di sinistra?”: pubblicati i quesiti dell’Assemblea costituente M5S
@Politica interna, europea e internazionale
Tra le proposte che saranno votate nell’Assemblea costituente del Movimento 5 Stelle c’è anche quella di “eliminare il ruolo del Garante”, attualmente ricoperto dal co-fondatore Beppe Grillo. Lo si legge nell’elenco dei questi
Politica interna, europea e internazionale reshared this.
Quello strano silenzio dei cyber esperti sull’Acn
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Che cosa dice l'Acn (Agenzia per la cybersicurezza nazionale) e che cosa (non) dicono gli esperti del settore. La lettera di Gagliano
L'articolo proviene dalla sezione #Cybersecurity di #StartMag la testata diretta da Michele startmag.it/cybersecurity/quel…
Informatica (Italy e non Italy 😁) reshared this.
EESC calls for robust values framework addressing AI risks [Advocacy Lab Content]
The European Union has made significant strides in regulating artificial intelligence to ensure trustworthiness and ethical alignment. Critics argue the current framework is still insufficient to protect society.
Come un Robot Autonomo Lanciafiamme da fuoco ad una Persona! I Rischi legati ai LLM
La popolarità dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) come ChatGPT ha portato al rapido sviluppo di robot artificialmente intelligenti. Tuttavia, una nuova ricerca ha rivelato gravi vulnerabilità nei sistemi di controllo dei robot: i dispositivi autonomi possono essere hackerati e programmati per fare cose pericolose. Ad esempio, durante gli esperimenti, un robot con lanciafiamme sulla piattaforma Go2, controllato da comandi vocali, ha seguito le istruzioni per dare fuoco a una persona.
Il ruolo dei grandi modelli linguistici nel controllo dei robot
I modelli linguistici di grandi dimensioni sono una versione migliorata della tecnologia di input predittivo utilizzata negli smartphone per completare automaticamente il testo. I modelli sono in grado di analizzare testo, immagini e audio e di eseguire un’ampia gamma di compiti, dalla creazione di ricette basate su fotografie del contenuto del frigorifero alla generazione di codice per siti web.
Le capacità dei modelli linguistici hanno incoraggiato le aziende a utilizzare LLM per controllare i robot utilizzando i comandi vocali. Così Spot, il cane robot della Boston Dynamics dotato di ChatGPT, può avere maggiori informazioni su cosa fare Tecnologie simili sono utilizzate dai robot umanoidi e dai cani robot Go2 di Unitree.
Prompt Injection e Rischi di attacchi jailbreak
Come sappiamo, i Large Language Model (LLM) possono essere facilmente hackerati. Questo avviente con le “prompt injection” e quindi rendere il modello privo di filtri che consentono di non eseguire “input malevoli”. Questi jailbreak vengono costantemente scoperti come ad esempio un membro della nostra community Carlo Di Dato. L’articolo che vi invitiamo a leggere è “Come Ho Superato le Limitazioni di ChatGPT per Produrre Metanfetamine“).
Lo studio ha evidenziato la vulnerabilità dei sistemi basati su LLM agli attacchi “jailbreaking”, quando i meccanismi di difesa vengono aggirati mediante richieste speciali. Tali attacchi possono indurre i modelli a generare contenuti vietati, comprese istruzioni per creare esplosivi, sintetizzare sostanze illegali o guide per imbrogliare.
Gli scienziati hanno sviluppato l’ algoritmo RoboPAIR , in grado di attaccare i robot controllati da LLM. Durante gli esperimenti, i ricercatori hanno testato tre sistemi: il robot Go2, il modello Jackal di Clearpath Robotics e il simulatore Dolphins LLM di Nvidia. RoboPAIR è riuscito a raggiungere il successo completo aggirando la sicurezza di tutti e tre i dispositivi.
I sistemi studiati avevano diversi livelli di disponibilità. Dolphins LLM era una “scatola bianca” con accesso completamente open source, che rendeva le cose più semplici. Jackal era una “scatola grigia”: l’accesso al codice rimaneva limitato. Go2 funzionava come una “scatola nera”: i ricercatori potevano interagire con il sistema solo tramite comandi testuali. Nonostante i diversi livelli di accesso, RoboPAIR ha aggirato con successo la sicurezza di ciascun sistema.
L’algoritmo funzionava nel modo seguente: il modello linguistico d’attacco generava richieste dirette al sistema bersaglio e analizzava le risposte. Quindi le richieste sono state modificate fino a bypassare i filtri di sicurezza integrati. RoboPAIR ha utilizzato l’API del sistema di destinazione per rendere le richieste conformi a un formato che potesse essere eseguito come codice. Per verificare la fattibilità delle query, gli scienziati hanno aggiunto un “giudice” all’algoritmo, che ha tenuto conto dei limiti fisici del robot, come gli ostacoli nell’ambiente.
Conseguenze e raccomandazioni
I ricercatori sottolineano il grande potenziale del LLM nella robotica, in particolare per le ispezioni delle infrastrutture e la risposta alle catastrofi. Tuttavia, aggirare le difese può portare a vere e proprie minacce: ad esempio, un robot programmato per cercare armi elenca modi per utilizzare oggetti comuni per causare danni.
Gli autori dello studio hanno condiviso i loro risultati con i produttori di robot e le aziende di intelligenza artificiale per intraprendere azioni per migliorare la sicurezza. Secondo gli esperti, una protezione affidabile contro tali attacchi è possibile solo con uno studio dettagliato dei loro meccanismi.
Gli esperti sottolineano che le vulnerabilità del LLM derivano dalla mancata comprensione del contesto e delle conseguenze da parte dei modelli. Pertanto, il controllo umano deve essere mantenuto nelle aree critiche. Per risolvere il problema è necessario sviluppare modelli in grado di tenere conto delle intenzioni degli utenti e analizzare la situazione.
L’importanza della regolamentazione delle armi autonome
Con l’avanzamento delle tecnologie di intelligenza artificiale e robotica, la creazione e l’uso di armi autonome letali (LAWS). Questo utilizzo indiscriminato sta diventando una preoccupazione crescente a livello globale. Le armi autonome, che sono in grado di operare senza il controllo diretto dell’uomo, sollevano importanti questioni etiche, legali e di sicurezza. La capacità di un’arma di identificare, perseguire e attaccare un bersaglio senza l’intervento umano potrebbe portare a decisioni di vita o di morte prese da sistemi che non possiedono la capacità di comprendere il contesto complesso delle situazioni di conflitto.
In questo contesto, la regolamentazione diventa fondamentale per garantire che tali tecnologie non siano utilizzate in modo incontrollato o irresponsabile. La creazione di leggi e trattati internazionali che limitano lo sviluppo e l’uso di armi autonome potrebbe prevenire scenari in cui il conflitto.
Le discussioni sulla regolamentazione delle armi autonome non riguardano solo il controllo degli armamenti, ma anche la responsabilità. In assenza di una supervisione umana diretta, potrebbe essere difficile stabilire chi è responsabile in caso di incidenti. Le convenzioni internazionali devono evolversi per affrontare le nuove sfide, stabilendo chi sia legalmente responsabile e come punire gli abusi. Inoltre, la regolamentazione dovrebbe includere misure di trasparenza e monitoraggio per evitare che le armi autonome vengano utilizzate da attori statali e non statali in modo da minacciare la stabilità globale. La comunità internazionale deve impegnarsi a creare un quadro normativo che garantisca che l’evoluzione tecnologica venga utilizzata a beneficio della pace e della sicurezza globale, evitando il rischio di un futuro in cui le guerre siano combattute da macchine senza alcuna considerazione per la vita umana.
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