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Ha trasformato una Unione europea e un Occidente che facevano ponti d’oro perché la Russia fosse parte del multilateralismo pacifico, sia con accordi Nato che accostamenti al G7, in un’area di civiltà che individua nella Russia la principale minaccia…


Pivot to Asia is our monthly newsletter focusing on the most significant issues and trends in Asia. Today, we turn the spotlight on the war in Ukraine and Asia’s reaction.The Russian invasion of Ukraine has split Asia in two parts.


Protezione dati e media: incontro Garante privacy e Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Il Garante per la protezione dei dati personali e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti si sono incontrati ieri presso la sede del Garant...


Ferruccio de Bortoli: nuove sanzioni? Si può decidere di non comprare più il gas russo


La guerra scatenata da Mosca ha sconvolto non soltanto il mercato dell’energia ma anche quello delle materie prime agricole e dei metalli preziosi. Quali saranno gli effetti sulle filiere del made in Italy?Dobbiamo vedere quale sarà la forza di propagazio

La guerra scatenata da Mosca ha sconvolto non soltanto il mercato dell’energia ma anche quello delle materie prime agricole e dei metalli preziosi. Quali saranno gli effetti sulle filiere del made in Italy?
Dobbiamo vedere quale sarà la forza di propagazione di questi rincari, che sono avvenuti non soltanto per le materie prime energetiche ma anche, appunto, per quelle agricole. Inoltre dobbiamo cercare di capire se questi aumenti saranno ampliati dalle strozzature di mercato che riscontriamo in particolare nel mercato dell’energia. Teniamo conto che c’è una bella differenza tra i prezzi all’origine e quelli a valle e che la maggior parte degli approvvigionamenti di gas sono su contratti a lunga durata, tutti contratti take-or-pay, prendi o paga. Dobbiamo ragionare sugli aspetti marginali di questi mercati e vedere quale sarà la forza di propagazione degli aumenti all’origine. Poi naturalmente dovremo intervenire sui fenomeni speculativi, perché in questa fase c’è qualcuno che sta guadagnando troppo.

Chi soprattutto?
In particolare è possibile osservare che c’è una grande velocità nell’adeguare i prezzi della benzina e del gasolio al rialzo, mentre in altri momenti, in cui il prezzo del greggio è stato storicamente basso, questa velocità di adeguamento dei listini è stata molto minore. Tutto si snoderà nella capacità di comprendere quanta di questa inflazione potrà rimanere e quanta viceversa potrà essere eliminata, l’inflazione cosiddetta core, cioè quella dalla quale si scorpora l’effetto dell’andamento delle materie prime energetiche. La Banca Centrale Europea, che stima un’inflazione al cinque per cento quest’anno, è per esempio più ottimista sull’inflazione complessiva nel 2023, e considera l’inflazione core molto più sopportabile per l’intero sistema. Resta da dire che questa inflazione ovviamente colpisce in maniera asimmetrica le varie classi sociali, perché quelle più povere, che hanno una quota di consumi energetici più forte rispetto alla spesa mensile, ne saranno colpite di più.

L’idea di introdurre il bonus energia è giusta o andrebbero preferiti interventi di filiera?
È chiaro che in questo momento, con questo andamento dei prezzi, non solo ci guadagnano i distributori e i produttori, ma ci guadagna paradossalmente anche lo Stato. La cifra che è stata stimata è di circa trecento milioni al mese, anche perché su prezzi in crescita, le accise e l’IVA pesano di più in termini assoluti. Il punto è che misure simboliche, di pochi centesimi, non invertirebbero lo stato d’animo dei consumatori, soprattutto quello di coloro che usano i mezzi di traporto per le proprie attività. L’idea di mettere dei price cap a livello europeo, che peraltro non vede concordi tutti i partner, è un’idea che ci riporta un po’ agli anni Settanta.

Cosa è successo negli anni Settanta?
Misure di governo dei mercati con limiti all’andamento dei prezzi hanno avuto spesso, se non in tutti i casi, degli effetti distorsivi sul funzionamento dei mercati, che si sono alla fine rivelati molto negativi. Si tratta quindi di governare i mercati e non di rischiare di indurre scarsità che o rischiano di condurre a mercati paralleli o, peggio, a mercati neri. Da questo punto di vista l’esempio degli anni Settanta può risultare utile nel cercare di governare un sistema che sembra impazzito ma che speriamo soffra invece una crisi soltanto transitoria.

Come si è spostata l’attenzione sull’emergenza ambientale con la guerra?
Emergenza ambientale e transizione sono state, con la guerra, inevitabilmente accantonate perché anche a livello di opinione pubblica, come lei può constatare, di fronte al rischio di rimanere al freddo, ci si può dimenticare per un attimo del riscaldamento del pianeta. Tra l’altro le faccio notare che uno degli inverni più caldi della storia, che dovrebbe preoccuparci e inquietarci, è stato salutato come un evento positivo, nel senso che ha ridotto i consumi di gas. È difficile mettere insieme indipendenza economica, prezzi bassi dell’energia e transizione energetica, ed è chiaro che se vogliamo accelerare sulla transizione dobbiamo spingere sugli investimenti nelle rinnovabili, che sono investimenti per il momento soltanto sulla carta. Inoltre dovremmo fare una quantità grande di questi investimenti e attendere almeno tre-quattro anni, sempre ammesso di avviarli in tempi relativamente brevi. Certo, questa crisi energetica può anche favorire la transizione, però allo stesso tempo ha svelato che i costi di questa transizione sono più elevati di quanto non sospettassimo.

Ha svelato anche che abbiamo sbagliato politica energetica negli ultimi trent’anni?
Questo sicuramente. Ricorderà che ci fu un momento in cui si parlava di bolla del gas, cioè del fatto che di gas ce n’era troppo, e questa è stata una delle ragioni per cui la produzione nazionale è stata ridotta. Ma anche se era molto elevata, non copriva la copertura attuale del quaranta per cento offerta dal gas russo e siberiano. Era una quota consistente mentre oggi è irrisoria. Tra l’altro all’epoca ci fu una grande polemica sui contratti a lungo termine, e si spingeva moltissimo per avere una contrattazione spot, che fosse più sensibile agli andamenti del mercato. Ebbene, i contratti spot sono diventati un’arma nelle mani di Putin, nel senso oggi noi paghiamo un prezzo elevatissimo per quello che è il costo marginale del gas, che si forma molto di più sui contratti spot.

Questa guerra sta rimettendo in gioco anche molte decisioni di natura geopolitica.
Per fortuna abbiamo fatto dei contratti di lunga durata, per cui credo che il costo dell’energia sia più basso rispetto alle quotazioni stratosferiche che vediamo in questi giorni, ma dobbiamo sperare che tutto ritorni su un percorso più accettabile, perché così è estremamente difficile mantenere alcune produzioni e filiere. Ovvio che noi ci siamo fidati molto di un solo fornitore, quello russo, e addirittura ci sono stati momenti in cui non volevamo dipendere troppo dal fornitore algerino per ragioni geopolitiche di altra natura. È curioso notare come il mondo occidentale adesso stia andando a chiedere forniture al Venezuela dimenticandosi di tutto ciò che è accaduto con Maduro e stia anche riconsiderando il proprio atteggiamento nei confronti dell’Iran.

La guerra riuscirà a modificare l’atteggiamento dei NoTav, NoTap, No a tutto?
Noi abbiamo appena, e giustamente, introdotto nella Costituzione italiana la protezione dell’ambiente. Credo che sia un passaggio assolutamente indispensabile perché i costituenti parlavano esclusivamente di paesaggio. Però è altrettanto vero che se vogliamo accelerare sulla transizione dobbiamo accettare una certa dose di bruttura nel nostro Paese, cioè di panorami rovinati, di distese di impianti fotovoltaici, on-shore e off-shore, e quindi dobbiamo essere pronti a pagare un prezzo: non possiamo avere entrambe le cose, purtroppo. La protezione integrale dell’ambiente e una transizione energetica verso fonti rinnovabili sono due obiettivi che non si possono cogliere contemporaneamente. Questo dibattito è ancora assente e molti sono ancora convinti che si possano conseguire entrambi gli obiettivi. Purtroppo non è così e quindi sono poco ottimista rispetto al venir meno di alcune opposizioni come quella del tutto ingiustificata al cosiddetto TAP, che porta in Italia il gas dell’Azerbaijan.

Trova quindi che non si sia ancora compreso quanto quei no ideologici fossero dannosi?
C’è ancora una sorta di populismo ambientale, di conformismo ideologico su questi temi, che non considera che alcune scelte hanno un costo-opportunità, un costo-alternativa, e che ovviamente se vogliamo ridurre le emissioni di anidride carbonica dobbiamo accettare impianti, spesso vicini a casa nostra, che in una condizione diversa, come nel secolo scorso, avremmo rifiutato o ritenuto indesiderabili. Allo stesso tempo dobbiamo augurarci che il nucleare lo facciano i nostri vicini.

Noi non lo vogliamo?
È stata una scelta sbagliata ma auguriamoci che lo facciano i nostri vicini, perché il nucleare non ha emissioni ed è fondamentale per la transizione energetica pulita. Certo, implica qualche rischio, ma speriamo in qualche progresso tecnologico che lo renda relativamente più sicuro. Tra l’altro, se fossimo veramente coerenti, noi non acquisteremmo tra il dieci e il quindici per cento di elettricità ogni anno dalla Francia, che la produce con il nucleare. La Francia infatti è meno dipendente dal gas ed è potuta intervenire per raffreddare l’inflazione da materie prime energetiche. Io mi auguro ovviamente che cambi anche la percezione nell’opinione pubblica, però bisogna fare un discorso di verità agli italiani, e cioè che non si può avere tutto.

Quanta della ripresa prevista grazie al PNRR sarà annullata dai costi della guerra? Dovremo rivedere il margine di crescita?
Gli effetti sulla crescita li vedremo quando sarà scritto il prossimo DEF, cioè il mese prossimo. Lì dovremo calcolare quanto una maggiore inflazione riduca il numero dei progetti possibili dal PNRR. Fra l’altro nel codice degli appalti che si sta definendo in questi giorni è previsto un adeguamento automatico dei prezzi, cosa indispensabile perché altrimenti si fermerebbero i cantieri. È chiaro che una parte dell’effetto di crescita del PNRR, al netto dei possibili ritardi, è già stato mangiato dall’incremento dell’inflazione e naturalmente anche dalla crisi Ucraina, che cambia tra l’altro un paradigma, per cui nei prossimi anni saremo chiamati a investire di più in armamenti, comunque vadano le cose.

A causa del Covid prima e della guerra poi, il ruolo dell’Europa è cresciuto tanto negli ultimi mesi. Quale passo serve adesso per consolidare e rendere effettiva questa nuova Unione Europea?
Un’Europa della difesa, che fu tentata ai tempi di De Gaulle e poi abortì. Noi abbiamo un’Europa con una sola potenza nucleare. Poi c’è tutto il tema del rapporto con la Nato. Abbiamo bisogno di un’Europa che sappia difendersi anche da sola perché probabilmente il contribuente americano non sarà più disponibile a sostenere costi che ha sostenuto dall’immediato dopoguerra e sta in parte continuando a sostenere ancora oggi. Tenendo conto del ridotto ruolo degli Stati Uniti c’è una necessità strategica legata alla nostra sicurezza e alla percezione della nostra insicurezza, che è ovviamente aumentata con la guerra in Ucraina. Non basta la NATO. Noi siamo molto distanti dai nostri impegni di spesa per armamenti rispetto al PIL, e se vogliamo investire negli armamenti da una parte e nella transizione energetica dall’altra, prima o poi dovremo chiederci chi paga, perché non ci si può solamente limitare ad indebitarsi come si sta facendo in questo periodo.

La Russia può fallire da un punto di vista finanziario?
La Federazione russa è già fallita nel ’98, ai tempi di Eltsin. Qui probabilmente pagherà in rubli alcune scadenze, e stiamo parlando di pochi soldi rispetto alle cifre in gioco. La Russia però è un caso curioso, di un Paese che fallisce pur avendo i soldi per pagare i propri debiti ma non può usarli perché glieli abbiamo congelati. Il fallimento russo potrebbe avere conseguenze anche su emittenti del mondo occidentale. Certamente a catena sulle principali conglomerate russe in particolare dell’energia, questo è vero, però non possiamo pensare che un default russo non metta in circolo un veleno finanziario del quale non conosciamo la portata. Poi ricordiamoci che è vero, la Russia può fallire, ma è anche vero che ha un debito pubblico rispetto al PIL che è inferiore al venti per cento pur essendosi accollata i debiti delle repubbliche socialiste sovietiche che hanno ritrovato, dopo la caduta del muro di Berlino, la propria indipendenza.

Se la Cina sosterrà la Russia, come potrebbero cambiare gli equilibri?
La Cina ha interesse a non ampliare le divisioni mondiali in questo momento, e ovviamente se uno guarda l’interscambio fra la Cina e l’Europa o fra la Cina e gli USA, e poi guarda l’interscambio fra la Cina e la Russia, capisce dove vanno gli interessi cinesi. Quindi i cinesi hanno tutto l’interesse ad avere un futuro senza confini nazionali ristabiliti in maniera marcata, senza ondate di protezionismo o interruzione delle catene internazionali del valore, altrimenti tutto il progetto della via della seta verrebbe compromesso. Inoltre il rapporto tra Cina e Russia, sotto il profilo dell’approvvigionamento energetico è molto proficuo: ricordiamo che c’è il gasdotto siberiano e ce ne sono in progettazione altri due. Inoltre la Russia ha circa il trenta per cento delle materie prime energetiche, soprattutto dei metalli strategici che saranno indispensabili per la transizione energetica e digitale, mentre la Cina è il principale acquirente di materie prime al mondo, ne ha una fame assoluta, benché abbia la proprietà di alcune terre rare. È significativo che alcuni paesi africani abbiano votato contro all’assemblea dell’ONU o abbiano un atteggiamento di astensione e falsa equidistanza.

Che vuol dire?
Che la Cina non solo si è comprata le terre rare, ma si è comprata interi paesi, che le serviranno. Cambiano quindi tutti i rapporti di forza a livello internazionale: c’è un rapporto più stretto a livello di materie prime energetiche tra Russia e Cina da un lato, ma c’è Pechino che dall’altro non vuole che si ritorni indietro lungo la strada della globalizzazione.

C’è ancora margine d’intervento sotto il profilo delle sanzioni economiche?
Si può decidere di non comprare più il gas russo. Ovviamente questo avrebbe degli impatti molto forti, asimmetrici, ma sarebbe la dimostrazione che la nostra solidarietà è piena. Siamo pronti a questo passo? Penso di no, e allora forse ci accingiamo ad accettare qualche compromesso che forse nella fase iniziale dell’aggressione disumana della Russia nei confronti dell’Ucraina mai saremmo stati disponibili a prendere nemmeno in considerazione.

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LA PIENA, UN’INTERVISTA. 2022


Ho conosciuto i La Piena per puro caso e, come purtroppo succede troppo spesso di questi tempi, a mezzo social network e non durante un concerto.

iyezine.com/la-piena-unintervi…



Chat control: Leaked Commission paper EU mass surveillance plans


A [url=https://edri.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-21-csam-avis-rsb-15-fevrier.pdf]newly-revealed Opinion of a European Commission review board[/url] about their own colleagues’ upcoming proposal for a ‘Legislation to effectively tackle child sexu

A newly-revealed Opinion of a European Commission review board about their own colleagues’ upcoming proposal for a ‘Legislation to effectively tackle child sexual abuse’ shows strong concerns with the legislative proposal. Leaked by French media outlet Contexte, and dated 15 February 2022, the Opinion confirms the fears EDRi and 39 other civil society groups recently raised about the proposal which could destroy the integrity of private online communications across the EU, and set a dangerous precedent for the world.

“Reservations”. “Significant shortcomings”. “Efficiency and proportionality […] not sufficiently demonstrated.” “Options […] are not presented in a sufficiently open, complete and balanced manner.”

It might sound like we are talking about an inquiry into a dodgy business deal or some sort of murky political scandal. But in fact, what the above sentences refer to is a newly-revealed Opinion of a European Commission review board about their own colleagues’ upcoming proposal for a ‘Legislation to effectively tackle child sexual abuse’. The proposal is currently scheduled to be published on 27 April 2022, although further delays to May are likely. The proposal focuses on curbing the online spread of child sexual abuse material.

MEP and civil rights activist Patrick Breyer (Pirate Party) comments:

“The Regulatory Scrutiny Committee exposes the abysses of chat control, namely the fact that the blanket mass surveillance of intimate communications and images violates our fundamental rights according to the European Court of Justice. The fact that the project was finally given the green light can only be explained by massive pressure from the very top. Only a public outcry against chat control can stop Ursula von der Leyen now!”

In meetings, the staff of Commissioner for Home Affairs Ylva Johansson, who leads the file, reassured EDRi that the new law would not contain requirements for generalised scanning, and further that it would not touch encryption. But the results of the ‘Regulatory Scrutiny Board’ (RSB) who conducted the internal review tell a very different story:

“The report [on the Legislation to effectively tackle child sexual abuse] is not sufficiently clear on how the options that include the detection of new child sexual abuse material or grooming would respect the [EU] prohibition of general monitoring obligations.”

“In view of the assertion […] about the limitations of available technologies that exist for the use in encrypted communications […] the report should be clearer about the practical feasibility of the policy options and provide reassurance about the effective application.”

“The report should clarify how the options that include an obligation to detect new child sexual abuse material or grooming would respect privacy requirements, in particular the prohibition of general monitoring obligations.”

It follows that the current draft of the legislation, prepared by Commissioner Johansson and her team in DG HOME, contains rules which would force online communications service providers to conduct the generalised monitoring of people’s private communications – even those that are encrypted. Furthermore, the opinion notes the illegality of general monitoring under EU law, meaning that if it goes forward, the proposed law could potentially be taken down by the Court of Justice.

Moreover, the opinion indicates that the draft law would also require this generalised monitoring to be done not just for material that has been assessed by authorities to ensure that it is unlawful, but also to search for “unknown” images as well as so-called evidence of “grooming” using notoriously unreliable AI-based tools. We’ve all seen pictures being automatically flagged on social media because an AI tool wrongly thought that the picture contained nudity, and have all suffered the frustration of an important email automatically going into your spam folder.

These consequences are bad enough – but now, imagine if the consequence is not just a lost e-mail, but rather a report to the police accusing you of disseminating illegal child sexual abuse material or grooming a child. The inevitable result of such technologies would be unthinkable for those that are wrongly accused.

Website on the chat control plans


patrick-breyer.de/en/chat-cont…



Governare il futuro – Ora l’intelligenza artificiale (sui monopattini) rispetta il codice della strada


I primi monopattini intelligenti e rispettosi del codice della strada sono sbarcati in Australia. Limiti di velocità e divieti di sosta non si violano più.…

I primi monopattini intelligenti e rispettosi del codice della strada sono sbarcati in Australia. Limiti di velocità e divieti di sosta non si violano più.

Per ora si tratta di poco più di un esperimento di una tra le tante società che noleggiano monopattini elettrici, ma se avesse successo non è difficile prevedere che si diffonderebbe in fretta.

I monopattini della Beam che circolano per le strade di alcune delle maggiori città australiane da qualche settimana rispettano autonomamente i limiti di velocità, vanno più forte sulle piste a loro dedicate, rallentano sulla strada e vanno ad una velocità minima sui marciapiedi, e non solo. Impediscono agli utenti non solo di parcheggiare in divieto di sosta, ma anche di parcheggiare in maniera tale da essere di ostacolo ai pedoni o ai proprietari di autovetture in sosta e adeguano anche la loro andatura a seconda che il manto stradale sia asciutto o bagnato, integro o danneggiato.

Un bel passo avanti in fatto di sicurezza stradale ed una conferma probabilmente non necessaria che l’intelligenza artificiale può effettivamente dare un contributo importante in fatto di sicurezza sulle strade.

Continua ad ascoltare il podcast su HuffPostItalia.


guidoscorza.it/governare-il-fu…



La Russia mette al bando la proprietà intellettuale


La Russia ha deciso di assediare non solo l’Ucraina, ma anche le garanzie dei diritti mondiali di proprietà intellettuale. Tale decisione non è altro che una delle tante soluzioni che... L'articolo [url=https://www.e-lex.it/it/la-russia-mette-al-bando-la

La Russia ha deciso di assediare non solo l’Ucraina, ma anche le garanzie dei diritti mondiali di proprietà intellettuale. Tale decisione non è altro che una delle tante soluzioni che la Russia sta adottando per offrire alle proprie imprese nuovi strumenti per evitare il collasso economico e contrastare le carenze di fornitura alle aziende presenti sul territorio.

Il Governo russo, alla luce delle sanzioni straniere ricevute e all’abbandono delle proprie attività sul territorio da parte di diverse società a causa dell’invasione dell’Ucraina, si è determinata, insieme al Ministero dello Sviluppo economico russo, ad emanare una nuova legge che permette l’utilizzo di qualsiasi diritto di proprietà intellettuale senza il consenso del titolare, legalizzando a tutti gli effetti la pirateria informatica.

In questo modo, il primo ministro russo Mikhail Mishustin, con decreto n. 299 del 6 marzo 2022, ha eliminato le sanzioni per chi viola i diritti di proprietà intellettuale e conferito al proprio Governo il potere di emanare licenze obbligatorie, senza riconoscere alcun indennizzo ai titolari dei diritti di proprietà intellettuale appartenenti a “Stati e territori stranieri che hanno commesso atti ostili contro la Federazione russa”.

Dunque, da un lato, la nuova legge non permette più ai titolari dei diritti di proprietà intellettuale, associati agli Stati stranieri che hanno contrastato la Russia apertamente attuando sanzioni, restrizioni o qualsiasi tipo di atto “ostile”, la possibilità di richiedere un risarcimento del danno per violazione dei propri diritti di privativa; dall’altro, i “pirati” del web sono esenti da qualsiasi tipo di responsabilità, sia civile sia penale, per le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale poste in essere nei confronti dei suddetti soggetti associabili ad alcuni Paesi che fanno parte di una c.d. black list.

In tale black list rientrano, momentaneamente, il Regno Unito, gli USA, l’UE, l’Australia e il Giappone. La normativa prevede, inoltre, che l’associazione dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale ai suddetti Paesi avverrà sulla base di alcuni requisiti:

  • la cittadinanza;
  • una connessione di tipo economico (es. essere titolare di una società o avere ingenti profitti);
  • una connessione di tipo autoriale (es. essere titolare di contenuti protetti).

La portata esatta e l’applicazione di questa nuova legge non sono del tutto chiare, ma ci si aspetta che copra tutti i tipi di diritti di proprietà intellettuale. Non si sa, inoltre, se tali diritti di proprietà straniera saranno completamente annullati o vi sarà qualche forma limitata di protezione che continuerà in diversi scenari.

In Russia, la pirateria era già abbastanza diffusa: TorrentFreak, attraverso un’indagine da parte di ESET, ha rilevato che oltre il 90% degli utenti intervistati ammetteva di usare diversi software o contenuti illegali, a causa dei prezzi eccessivamente elevati delle versioni legali.

Il Governo russo ha spesso manifestato una scarsa attenzione nei confronti della proprietà intellettuale, ma questa mossa di ritorsione da parte della Russia potrebbe causare effetti irreversibili che superano le attuali sanzioni. Infatti, qualora le sanzioni dovessero essere rimosse, la mancanza di rispetto per i diritti di proprietà intellettuale potrebbe portare alla riduzione o alla cessazione degli investimenti stranieri in Russia. Tali conseguenze avrebbero effetti a catena sull’economia, sulla ricerca e sullo sviluppo del Paese in numerosi settori. Anche se queste nuove disposizioni legislative venissero abrogate, potrebbe volerci molto tempo per attivare un processo di riabilitazione reputazionale della Russia e convincere gli investitori stranieri che i propri diritti di proprietà intellettuale saranno rispettati in futuro.

Inoltre, come è noto la Russia ha aderito a molteplici convenzioni internazionali per il rispetto della proprietà intellettuale quali, ad esempio: l’Accordo di Madrid e il Protocollo di Madrid sulla Registrazione Internazionale dei Marchi, l’Accordo istitutivo dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale, la Convenzione di Parigi per la Protezione della Proprietà Industriale, il Trattato sul diritto dei marchi (“TLT”), il Trattato di Singapore sul diritto dei marchi, la Classificazione internazionale dei prodotti e dei servizi ai fini della registrazione dei marchi (“Classificazione di Nizza”), l’Accordo TRIPS.

Pertanto, oltre alle conseguenze che deriveranno dalle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, ci si interroga su quelle relative al mancato rispetto dei suddetti accordi internazionali.

Daniele Lo Iudice

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Privacy Daily – 24 marzo 2022


New York: il database con il DNA di 31.000 newyorkesi Un database utilizzato dal dipartimento di polizia di New York viola la legge statale e…

New York: il database con il DNA di 31.000 newyorkesi
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Un database utilizzato dal dipartimento di polizia di New York viola la legge statale e la Costituzione, sostiene la Legal Aid Society in una causa. “Migliaia di newyorkesi senza condanne per alcun tipo di crimine, la maggior parte dei quali neri, sono finite nel database del DNA della città”, afferma Phil Desgranges, avvocato della Special Litigation Unit di Legal Aid

nytimes.com/2022/03/22/nyregio…


EFF esorta la Commissione europea a non indebolire la crittografia
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L’Eletronic Frontier assiema al European Digital Rights (EDRi) e dozzine di altre organizzazioni per le libertà civili e i diritti umani hanno inviato una lettera per chiedere ai Commissari UE di non dare seguito alla proposta di un’indebolimento della crittografia end to end al fine di tutelare la privacy e la sicurezza dei cittadini. La lettera chiarisce che si possa non è accettabile la sorveglianza di massa, il rilevamento indiscriminato delle comunicazioni private delle persone o qualsiasi misura che possa violare o aggirare la crittografia, inclusa la scansione lato client .

eff.org/deeplinks/2022/03/eff-…


A che punto è la legislazione sulla privacy negli USA – La mappa elaborata da IAPP
570200
L’IAPP Westin Research Center tiene traccia attivamente delle proposte di legge complete sulla privacy proposte e promulgate da tutti gli Stati Uniti per aiutare i nostri membri a rimanere informati sul mutevole panorama della privacy dello stato. Queste informazioni sono raccolte in una mappa e in un grafico dettagliato che identifica le disposizioni chiave della legislazione.

iapp.org/resources/article/us-…


guidoscorza.it/privacy-daily-2…



Quindi...ieri mattina al Distributore Benzina a 1,764...questa mattina 1,834
Scommettiamo che entro sabato ci giochiamo lo sconto del Governo?😡


In Ucraina, dopo un mese di fuoco, la via d'uscita passa dal saper approcciare la questione in maniera complessa, articolata, storicizzata


Sono gli Unmanned Aerial Vehicle (UAV), i cosiddetti droni, che si stanno attestando tra i principali game charger della guerra in Ucraina



Kiev accusa: “Mosca usa le bombe al fosforo”, intanto Putin annuncia che accetterà solo rubli per il gas naturale. In Europa c’è attesa per l’arrivo di Joe Biden. La scorsa notte la Russia avrebbe usato bombe al fosforo bianco a Hostomel e Irpin.







«Ora puoi utilizzare qualsiasi app mobile #Mastodon con #Pixelfed!
Abbiamo appena inviato una serie di correzioni per la compatibilità di mastoapi, se noti bug o problemi faccelo sapere!»
mastodon.social/@pixelfed/1080…


:mastodon: + :pixelfed:

You can now use any Mastodon mobile app with Pixelfed!

We just shipped a number of mastoapi compatibility fixes, if you notice any bugs or issues let us know! #pixelfed


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Noi, l’Occidente, possiamo mettere nel conto le carneficine e l’avanzare degli invasori russi, ma non possiamo mettere nel conto la resa.


#Garantismi – Riconoscimento facciale. Russia e Ukraina


Torniamo sul caso Clearview AI, questa volta perché i “servizi” della società sarebbero usati anche in zona di conflitto. Ne parliamo con Matteo Flora nella…

Torniamo sul caso Clearview AI, questa volta perché i “servizi” della società sarebbero usati anche in zona di conflitto. Ne parliamo con Matteo Flora nella nuova puntata di #Garantismi.

Guarda il video:

youtube.com/embed/bVOayBc8tDI?…


guidoscorza.it/garantismi-rico…



Data breach: “Ecco perché non bisogna aver paura di informare gli interessati”


Se vi sono i presupposti, bisognerebbe sempre procedere alla notifica di una violazione agli interessati non solo perché lo impone la legge quanto perché è…

Se vi sono i presupposti, bisognerebbe sempre procedere alla notifica di una violazione agli interessati non solo perché lo impone la legge quanto perché è la cosa giusta da fare. La decisione del Garante privacy nel caso Minelli Spa.

Guarda il mio video intervento su Agenda Digitale.

youtube.com/embed/kjKjNyUXi_g?…


guidoscorza.it/data-breach-e-i…



Privacy Daily – 23 marzo 2022


Come le società di sorveglianza utilizzano la guerra Reuters ha riferito che Clearview AI, la famigerata società di sorveglianza online, ha offerto i suoi servizi…

Come le società di sorveglianza utilizzano la guerra
565281
Reuters ha riferito che Clearview AI, la famigerata società di sorveglianza online, ha offerto i suoi servizi al ministero della Difesa ucraino. In un’intervista per TechCrunch , il vice primo ministro e ministro per la trasformazione digitale dell’Ucraina, ha confermato che la partnership con Clearview AI sia “attualmente in fase di sviluppo”.

privacyinternational.org/news-…


Biden rafforza la sicurezza informatica degli Stati Uniti contro le minacce russe
565283
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha esortato a rafforzare i sistemi di sicurezza informatica a fronte dll’aumento del potenziale di attacchi informatici russi”, occorre ha aggiunto il Presidente USA “rafforzare immediatamente le difese informatiche”. aggiungendo che le aziende hanno “il potere, la capacità e la responsabilità” di aumentare le difese su servizi e tecnologie critiche su cui gli americani fanno affidamento”.

Biden warns Russian cyberattacks ‘coming’ – POLITICO


USA – India prospettive di cooperazione sui flussi di dati
565285
Il Consiglio Atlantico ha pubblicato un documento politico che delinea la necessità per le delegazioni statunitensi e indiane di definire politiche per flussi di dati transfrontalieri. Justin Sherman, membro del Consiglio Atlantico, ha spiegato come le due parti abbiano “reali opportunità di identificare un terreno comune sulla politica dei dati e lavorare per massimizzare i benefici reciproci in essa contenuti”. Il brief ha delineato gli obiettivi chiave che gli Stati Uniti e l’India potrebbero esplorare, tra cui l’accesso delle forze dell’ordine ai dati, i requisiti di elaborazione e localizzazione dei dati e la sicurezza dei dati.

Trading in US-India data flows: Prospects for cooperation in US-India data policy – Atlantic Council


guidoscorza.it/privacy-daily-2…



Il gruppo criminale Lapsus$ annuncia di avere derubato Microsoft di alcuni gioielli di famiglia come i codici informatici di Bing, Bing Maps e Cortana, rispettivamente il motore di ricerca e l’assistente virtuale. Questo per ricordarci, semmai ce ne fossi

Lapsus$ ha rubato Cortana e Bing a Microsoft

I criminali di lingua spagnola hanno divulgato su Telegram un archivio compresso di software che pare essere originale. Non ci sono tracce dei codici che fanno girare Windows e Office

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/ La Repubblica del 22 Marzo 2022

Il gruppo criminale Lapsus$ annuncia di avere derubato Microsoft di alcuni gioielli di famiglia come i codici informatici di Bing, Bing Maps e Cortana, rispettivamente il motore di ricerca e l’assistente virtuale. Questo per ricordarci, semmai ce ne fossimo dimenticati, che mentre siamo tutti col fiato sospeso per le sorti della guerra in Ucraina i cybercriminali non dormono mai.


dicorinto.it/testate/repubblic…



Sono su un autobus e l'autista sta ascoltando la zanzara, aiuto!!!


Sono benvenuti eventuali commenti o link ad altri materiali... @maupao @Notizie da Poliverso @Carlo Gubitosa :nonviolenza: @filippodb @Ca_Gi @Informa Pirata @admin @Yaku


Esiste una #fediquette?
La risposta breve è sì, ma abbiamo creato un post per spiegarlo meglio.
E ricordiamoci sempre che la parola #fediverso contiene le radici delle due parole più importanti per la socialità universale: alleanza e diversità.

informapirata.it/2022/03/22/fe…

#Netiquette #mastodon #pixelfed #friendica #peertube #mobilizon #misskey


Carlo Gubitosa reshared this.



Il deepfake e le risposte normative delineate dal legislatore europeo


Nei giorni scorsi, abbiamo assistito alla diffusione in rete di un video falso in cui compare il Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj che, rivolgendosi ai propri connazionali, li invita a deporre... L'articolo [url=https://www.e-lex.it/it/il-deepfake-

Nei giorni scorsi, abbiamo assistito alla diffusione in rete di un video falso in cui compare il Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj che, rivolgendosi ai propri connazionali, li invita a deporre le armi incoraggiandoli alla resa. Ciò, è stato reso possibile grazie ad un uso malevolo dell’intelligenza artificiale e, più in particolare, della tecnica del deepfake.

La vicenda descritta non rappresenta certamente il principale problema di quanto sta accadendo, a livello mondiale, a causa del triste conflitto in corso, tuttavia suscita alcune riflessioni rispetto al fenomeno dei deepfakes e sui rischi ad esso connessi, nonché sulle risposte normative che il legislatore europeo ha, in tempi recenti, cercato di dare al problema.

Cos’è il deepfake

Anzitutto, il deepfake è una tecnica che sfrutta l’intelligenza artificiale per creare ex novo dei contenuti digitali falsi oppure per manipolare contenuti già esistenti al fine di mistificare la realtà in essi rappresentata.La parola è un neologismo nato dalla fusione dei termini fake, ovvero “falso”, e deep learning, una particolare tecnologia basata sull’apprendimento profondo delle macchine.

La recente proposta di Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale, pubblicata lo scorso 21 aprile dalla Commissione Europea, all’art. 52, comma 3, definisce il deepfake come “sistema di intelligenza artificiale che genera o manipola immagini o contenuti audio o video che assomigliano notevolmente a persone, oggetti, luoghi o altre entità o eventi esistenti e che potrebbero apparire falsamente autentici o veritieri per una persona”.

Nella vicenda che ha visto coinvolto il Presidente ucraino, la tecnica descritta non è stata utilizzata in maniera del tutto efficace, per cui il tentativo di disorientare i destinatari non si è affatto compiuto. Tuttavia, talvolta, i contenuti sono creati e/o manipolati con un’accuratezza tale da rendere difficile anche ad altri sistemi IA di rilevarne la falsità.

Per tale motivo, un controllo ed una regolamentazione del fenomeno si ritengono essere più che mai necessari, visti i possibili rischi sottesi ad un improprio uso di tale tecnologia.

In uno studio sui falsi digitali pubblicato nel luglio 2021 dall’European Parliament Research Service, “EPRS”, consultabile qui, è stato rilevato come, nel giro dei prossimi cinque anni, gli strumenti per creare deepfakes diverranno ancora più alla portata e semplici da utilizzare.

L’attuale ascesa delle deepfake-as-a-service companies renderà la tecnicacomunemente usata ed integrata nelle varie tipologie di software prodotte, facendo acquisire agli utenti una sempre maggiore familiarità con tale applicazione IA; familiarità che, naturalmente, comporterà anche una più elevata possibilità di abuso nel prossimo futuro.

Il quadro normativo di riferimento

Dal momento che, come detto, il deepfake costituisce una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale, rilevano innanzitutto le regole per l’uso delle applicazioni IA che nella recente proposta di Regolamento il legislatore europeo ha cercato di delineare.

In secondo luogo, posto che la creazione di un falso contenuto digitale comporta, tipicamente, anche il trattamento di dati personali, trovano applicazione le disposizioni del Regolamento UE 679/2016, “GDPR”.

La proposta di Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale sopra richiamata, come noto, ha l’obiettivo di consentire un uso affidabile e sicuro dell’IA, nel rispetto dei valori e dei diritti fondamentali degli individui.

A tal fine, stabilisce regole armonizzate per lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’utilizzo dei sistemi IA.

In estrema sintesi, il quadro normativo proposto adotta un approccio basato sul rischio, distinguendo tra “rischio minimo”, “rischio limitato”, “rischio elevato” e “rischio inaccettabile” per i diritti e le libertà fondamentali. Esso è volto a vietare l’uso di sistemi che presentino un rischio inaccettabile, mentre per i sistemi che rientrano nella categoria ad alto rischio prevede l’obbligo di effettuare dettagliate analisi e valutazioni d’impatto, nonché di garantire una fase di controllo e di supervisione “umani”.

Con particolare riguardo alla tecnica del deepfake, la proposta di Regolamento consente tale tecnologia, ma articola alcuni requisiti minimi e prevede un obbligo di trasparenza in capo a chi ne fa uso.

Nello specifico, l’art. 52, comma 3, della proposta impone ai creatori di deepfakes di etichettare il contenuto generato in modo che sia chiaro a chiunque che si tratti di un contenuto digitale artificialmente creato e/o manipolato.

Tuttavia, successivamente, lo stesso art. 52 prevede che tale obbligo non si applica “quando l’uso è autorizzato dalla legge per accertare, prevenire, indagare e perseguire reati o se è necessario per l’esercizio del diritto alla libertà di espressione e del diritto alla libertà delle arti e delle scienze garantito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, e fatte salve le tutele adeguate per i diritti e le libertà dei terzi.”

Un obbligo di etichettatura dei deepfakes potrebbe essere un primo passo verso la mitigazione dei potenziali impatti negativi del fenomeno. Nondimeno, come rilevato dall’EPRS nello studio citato, la natura e la portata della disposizione sono ad ora poco chiare e si rinviene, complessivamente, una certa timidezza regolatoria da parte del legislatore, il quale non prevede neppure una sanzione per l’ipotesi di mancato rispetto dell’obbligo previsto dall’art. 52.

Inoltre, la possibilità di deroga, prevista dalla norma, laddove l’uso del deepfake sia “necessario per l’esercizio del diritto alla libertà di espressione e del diritto alla libertà delle arti e delle scienze”, include un raggio di ipotesi così ampio da svuotare di significato l’obbligo di trasparenza sancito.

Pertanto, la risposta normativa tratteggiata, in tale sede, dal legislatore europeo non è attualmente ritenuta sufficiente a contrastare il problema.

Con riguardo, poi, all’aspetto relativo al trattamento dei dati personali, è da rilevare che, nel contesto dei deepfakes, i dati personali vengono trattati non soltanto nella fase di creazione dei contenuti, ma anche per addestrare il software che, a tal fine, viene utilizzato. Per tale motivo, è bene innanzitutto precisare che il GDPR, in relazione al suo ambito di applicazione, rileva in entrambe le fattispecie.

Con particolare riferimento al requisito di liceità del trattamento, di un certo interesse è la ricerca della base giuridica.

Secondo l’EPRS, nel caso specifico della generazione dei deepfakes, due sono le basi giuridiche cui i creatori potrebbero appellarsi: l’interesse legittimo ed il consenso esplicito dell’interessato. Nel caso in cui il creatore sostenga di vantare un interesse legittimo, quest’ultimo, come noto, per costituire fondamento di liceità, deve prevalere sugli interessi o sui diritti e libertà dell’interessato.

Quando la base giuridica dell’interesse legittimo non è applicabile, l’uso di dati personali per la creazione e diffusione di deepfakes deve essere sottoposto al consenso informato delle persone raffigurate nei contenuti. È importante notare, qui, che il consenso deve essere ottenuto sia dai soggetti del contenuto originale, che dai soggetti che appaiono nel contenuto “fabbricato”.

Il GDPR offre dei rimedi alle vittime dei falsi digitali, attraverso la previsione di alcuni diritti in capo agli interessati, quali il diritto alla correzione dei dati inesatti o il diritto alla cancellazione dei propri dati.

Nel contesto dei deepfakes, il percorso legale può essere piuttosto impegnativo, da intraprendere, per le vittime. In molti casi, è impossibile per la vittima identificare l’autore, che opera quasi sempre in modo anonimo ed illecito.

L’Autorità italiana Garante per la protezione dei dati personali ha pubblicato, sul proprio sito istituzionale, un vademecum sul tema consultabile qui.

Conclusioni

La tecnica del deepfake, se utilizzata illecitamente, pone seri rischi in termini di diritti e libertà dei soggetti coinvolti. Notevoli ripercussioni, poi, possono essere prodotte laddove i deepfakes abbiano ad oggetto contenuti di un certo impatto sociale e politico, come da ultimo accaduto nel contesto del conflitto russo-ucraino.

Non vi sono soluzioni rapide di contrasto al fenomeno, né la risposta normativa di recente approntata dal legislatore europeo, che sopra si è brevemente descritta, sembra adeguata a mitigare i possibili danni derivanti dalla divulgazione illecita di falsi digitali.

Attualmente, dunque, il primo e più efficace strumento di difesa è rappresentato da una maggiore consapevolezza nella navigazione in rete, dalla responsabilità e dall’attenzione degli utenti. Nella speranza che, frattanto, venga apprestato un quadro regolatorio più appropriato da parte delle istituzioni europee, che giocano un ruolo primario in tale contesto.

Gabriella Amato

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"In troppi sono già stati danneggiati dalla pessima moderazione delle piattaforme #BigTech. Dobbiamo provare a migliorare le piattaforme, ma anche a renderle meno importanti , dando alle persone l'autodeterminazione tecnologica."
Di @doctorow per @EFF

twitter.com/doctorow/status/15…






Si comunica che è stato pubblicato sull’Albo pretorio l’avviso esplorativo per manifestazione di interesse finalizzata al servizio di redazione e sottoscrizione di quattro contratti di appalto con i rispettivi aggiudicatari.




@m4cchia Se fosse così, è quello che fa Microsoft da anni, come Google, Apple, Amazon, Facebook, #GAFAM #PRISM #NSA . Ricordando che nella P.A. si sarebbero dovuti usare software #opensource e #freesoftware. Da decenni danni da miliardi di euro. Tanto per essere chiari ed equidistanti.


"SCONTO ACCISE CARBURANTI"
Quindi sembra che lo sconto accise carburanti ci sarà...
Addirittura per 1 Mese Intero...Bisogna aggiungere Altro?


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L’ipocrisia è oggi il mio nemico.


L’ipocrisia di un governo che parla di pace inviando armamenti ad un paese in guerra sanzionando nel contempo l’altro belligerante, una chiara posizione interventista, stessa posizione adottata da UE sostenuta dalla NATO.

iyezine.com/il-vero-nemico-e-c…



Il 17 marzo del 1997 si è insediato il primo Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, composto da: Stefano Rodotà (Presidente) Giuseppe Santaniello (Vicepresidente) Claudio Manganelli (Componente) Ugo De Siervo (Componente)

informapirata ⁂ reshared this.



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