Elisabetta II, una delle tante giovani regine che hanno plasmato la storia della Gran Bretagna
Immagina di avere 25 anni e 5.000 miglia da casa quando ricevi una chiamata che ti porta la peggiore notizia possibile: tuo genitore è morto. Per Elizabeth Windsor, questa chiamata ha avuto un impatto molto maggiore. Ora si stava assumendo la più grande delle responsabilità, assumendosi il peso del ruolo di sovrano. Già giovane moglie […]
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La regina Elisabetta II salì al trono in un momento di profonde divisioni religiose e si adoperò per portare tolleranza
Migliaia di cattedrali e chiese cristiane hanno suonato le campane per un’ora a mezzogiorno il giorno dopo la morte della regina Elisabetta II in onore della monarca di 96 anni e dei suoi 70 anni di servizio come regina del Regno Unito. Il suono delle campane delle chiese in tutto il paese alla morte del […]
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Musica, cultura, storie di inclusione, di accoglienza, di comunità. #TuttiAScuola, la cerimonia di...
Musica, cultura, storie di inclusione, di accoglienza, di comunità. #TuttiAScuola, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico, è stata questo e molto altro ancora!
Rivivete con noi i momenti più belli.
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Putin punta a indebolire il tessuto della società occidentale e la stessa legittimità della democrazia liberale
Che abbiano preso i soldi dalla Russia o che l’abbiano fatto “gratuitamente”, senza compenso; che, insomma, se lo siano scelto per professione o l’abbiano fatto per passione, é da un pezzo che i nazionalisti e i populisti conservatori, sia negli Stati Uniti che in Europa, stanno con Putin. Perché? Perché vedono in Putin un potenziale alleato, in quanto hanno gli stessi obiettivi politici e le loro priorità internazionali sono le stesse: la difesa dei valori tradizionali, il nazionalismo, l’opposizione all’islam e puntano a smantellare l’integrazione economica globale, indebolire l’Europa e combattere la secolarizzazione delle società occidentali.
Anche i consiglieri di alto livello di Trump come Stephen Bannon, il chief strategist della Casa Bianca, e il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, hanno espresso (ricordate?) punti di vista molto simili. I populisti conservatori come Marine Le Pen o Matteo Salvini guardano all’avversione di Putin nei confronti delle istituzioni globali come a un modello da imitare per ritornare alla “sovranità nazionale” in opposizione alla cooperazione multilaterale e all’integrazione. E Putin da tempo (in particolare dopo il suo ritorno alla presidenza russa nel 2012) si é posizionato come un baluardo dei valori conservatori, specialmente in opposizione ai diritti degli omosessuali e come alternativa, in linea con i precetti religiosi, ai paesi occidentali che, come si affanna a ripetere, “stanno negando i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionale, culturale, religiosa e perfino sessuale”.
Che sia proprio Putin ad impartire lezioni al mondo sui “principi morali” è piuttosto irritante, eppure è un atteggiamento che suscita l’ammirazione non solo dei populisti di destra in Europa ma anche di quegli attivisti americani che la pensano allo stesso modo, come Patrick J. Buchanan, la cui candidatura per la nomination repubblicana ha anticipato molti dei temi isolazionisti di Trump.
Fatalmente, anche la destra italiana, priva di un forte partito liberal‑democratico, non è “estranea” a questa “relazione pericolosa”. Che Silvio Berlusconi e Vladimir Putin si piacciano molto è evidente da un ventennio. Prima della conversione atlantica, anche Giorgia Meloni, ha avuto delle sbandate putiniane non inferiori a quelle di Salvini (“Putin difende i valori europei e l’identità cristiana”, ha scritto nel suo libro “Io sono Giorgia”).
Del resto, come abbiamo visto, non è bastato certo l’ingresso della Lega nel governo Draghi per traghettare Salvini da Perón a Pera, per dargli, cioè, quella credibilità e quell’affidabilità che ancora non ha. Anzi la caduta del governo di unità nazionale di Draghi ci ha restituito il Carroccio dell’invettiva anti-europea e della protesta contro l’immigrazione, cancellando ogni sforzo dell’area governista del partito, quella incarnata da Giancarlo Giorgetti e dai governatori del Nord, di archiviare il populismo salviniano e la fase antisistema.
C’era chi credeva davvero che Salvini avrebbe anteposto gli interessi degli imprenditori del Nord al mero calcolo elettorale ed erano in molti ad aspettarsi che Giancarlo Giorgetti e Massimo Fedriga avrebbero finalmente capeggiato la rivolta e spaccato il partito pur di salvare il governo. Ma da tempo la Lega ha scelto di posizionarsi nell’area dell’estrema destra, passando dal federalismo al sovranismo, e bisogna farsene una ragione.
L’abbiamo detto molte volte: se la Lega di Matteo Salvini, che ha strappato a Silvio Berlusconi la leadership della destra e che adesso deve vedersela con la Meloni, dovesse proseguire la marcia di avvicinamento al Ppe, potrebbe diventare il perno di un centrodestra moderato, pienamente legittimato come coalizione di governo. Ma la Lega resiste a questa prospettiva proprio perché il suo appeal si è diffuso più a sud, via via che Salvini, messa la sordina ai temi “nordisti” delle origini, ha puntato (emulando altri nazional‑populisti) sulle questioni “culturali”, enfatizzando cioè la minaccia che viene dall’islam e che molti collegano alla crisi dei rifugiati. Per questo, come molti nazionalisti e populisti conservatori, sia negli Stati Uniti sia in Europa, la Lega considera Putin un potenziale alleato.
Ma Putin punta a indebolire il tessuto della società occidentale e la stessa legittimità della democrazia liberale. “Un viaggiatore nel tempo proveniente dagli anni Trenta non avrebbe nessuna difficoltà ad identificare il regime di Putin come fascista”, ha scritto Timothy Snyder sul New York Times. Putin sta, insomma, dall’altra parte della barricata e converrebbe tenerlo presente. Converrebbe anche alla Lega. Ma, dicevamo, bisogna farsene una ragione. E come scrive la redazione del Washington Post, “gli italiani dovrebbero pensarci due volte prima di fare un regalo del genere a Putin (https://www.washingtonpost.com/…/europe-elections-right).
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#Privacy - La donna il cui DNA del kit per stupro è stato usato contro di lei in un crimine non correlato fa causa a San Francisco
Il diritto alla privacy va ben oltre i dati personali!
Una donna il cui DNA del kit per stupro è stato utilizzato per collegarla a un crimine contro la proprietà non correlato ha intentato una causa contro la città di San Francisco per l'incidente, che ha scatenato una protesta nazionale all'inizio di quest'anno.
A febbraio si è saputo che il dipartimento di polizia di San Francisco ha utilizzato il DNA e in seguito ha ritirato le accuse contro di lei. Il suo DNA era stato raccolto e archiviato nel sistema come parte di un caso di violenza domestica e violenza sessuale del 2016, ha detto l'allora procuratore distrettuale, Chesa Boudin, in una rivelazione scioccante che ha sollevato problemi di privacy.
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Armenia sotto shock, scontri anche tra Kirghizistan e Tagikistan
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 17 settembre 2022 – La settimana che si chiude ha visto una nuova escalation nello scontro bellico infinito tra Armenia e Azerbaigian; in contemporanea alla frontiera tra Kirghizistan e Tagikistan si è riacceso l’annoso conflitto tra le due ex repubbliche sovietiche. Il Caucaso e l’Asia Centrale rischiano seriamente di esplodere e di trascinare con sé le varie potenze regionali e internazionali che manovrano nella regione.
Dopo la cocente sconfitta dell’autunno 2020, l’Armenia si lecca nuovamente le ferite, scioccata dall’isolamento a livello internazionale riscontrato dopo l’ennesima aggressione militare da parte di Baku.
Mentre Baku denuncia 77 perdite, ieri il primo ministro di Erevan, Nikol Pashinyan, ha elevato a 135 il bilancio delle vittime – in grande maggioranza militari – provocate dalle incursioni e dai bombardamenti delle truppe azere contro numerose località nel sud del paese. «Sappiamo che questa cifra è destinata a crescere perché ci sono molti feriti, anche gravi» ha detto il premier nel corso di una riunione del governo. Numerosi militari armeni, inoltre, sarebbero stati catturati dalle truppe nemiche nel corso delle incursioni che gli azeri hanno compiuto sul suolo della Repubblica Armena.
Grazie ai droni da bombardamento “Bayraktar TB2” forniti da Ankara a Baku, gli azeri hanno di nuovo avuto velocemente la meglio sulle deboli difese armene. L’esercito di Erevan, rifornito principalmente da Mosca, può contare infatti su armi obsolete, mentre le truppe azere da tempo dispongono di armi pesanti e dispositivi di ultima generazione acquistati in gran numero dalla Turchia e da Israele (oltre che dalla stessa Russia) grazie ai rilevanti introiti dell’industria petrolifera.
L’assalto azero non si è fermato neanche dopo il raggiungimento, mercoledì mattina, di un primo cessate il fuoco. Bombardamenti e incursioni sono continuate fino a giovedì mattina finché Russia, Stati Uniti, Francia e Turchia non hanno aumentato la pressione sui contendenti ottenendo la sospensione dei combattimenti costati finora più di 200 morti.
La “resa” di Pashinyan e le proteste
Mercoledì sera, di fronte a una situazione disastrosa e dopo aver preso atto che né Mosca né l’Unione Europea erano disponibili ad intervenire fattivamente a favore di Erevan, il primo ministro armeno ha reso delle dichiarazioni che hanno provocato un vero e proprio terremoto.
In un intervento, infatti, Pashinyan ha annunciato di essere pronto ad adottare quella che ha definito «una decisione dolorosa ma necessaria» in cambio di una pace duratura con Baku che salvaguardi l’integrità del paese. La dichiarazione ha scatenato lo sconcerto di molti armeni, in patria e all’estero, ma soprattutto la rabbia delle opposizioni nazionaliste – “Alleanza Armena” e “Onore” – che hanno presentato una mozione di sfiducia. A tarda sera, migliaia di persone hanno manifestato davanti al palazzo del governo chiedendo le dimissioni di Pashinyan, ritenuto colpevole di volersi arrendere al nemico. I manifestanti hanno divelto i cancelli dell’edificio e tentato di penetrare al suo interno, e le proteste sono riprese il giorno seguente.
La sconfitta del 2020 ha già causato la perdita di una parte importante dell’autoproclamata Repubblica di Artsakh, l’entità costituita dagli armeni dell’Alto Karabakh e mai riconosciuta dall’Azerbaigian che ne pretende la restituzione. Per non parlare della riconquista da parte di Baku di numerose province azere attorno al Nagorno Karabakh che le truppe armene avevano occupato tra il 1991 e il 1994.
Le parole di Pashinyan hanno manifestato la volontà, da parte del governo armeno, di abbandonare alla loro sorte i circa centomila armeni dell’Artsakh pur di salvare Erevan. Molti, però, temono che ulteriori concessioni territoriali possano indebolire a tal punto l’Armenia da metterne in dubbio la sopravvivenza, e dubitano del fatto che il dittatore azero Ilham Aliyev rinunci ad ulteriori pretese.
Proteste contro Pashinyan a Erevan
Mosca nicchia
È però indubbio che la situazione, per Erevan, si stia facendo sempre più difficile. Mentre due anni fa gli scontri tra le truppe armene e quelle azere erano avvenute nei territori dell’Artsakh, la recente aggressione azera ha preso di mira direttamente il territorio della Repubblica Armena. Ieri Erevan ha denunciato che al momento dell’entrata in vigore della tregua le truppe azere si erano impossessate di circa 130 km quadrati di territorio armeno.
L’aggressione diretta al proprio territorio ha stavolta consentito a Pashinyan – paradossalmente al potere dal 2018 grazie ad un’ondata di manifestazioni antirusse e filoccidentali – di chiedere l’intervento a proprio sostegno delle truppe russe e di quelle di Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e Bielorussia. L’articolo 4 dell’Organizzazione del trattato sulla sicurezza collettiva (CSTO) al quale l’Armenia aderisce insieme alle altre repubbliche ex sovietiche, se un membro viene aggredito può invocare l’aiuto degli altri contraenti.
Ma la risposta dei propri “alleati” è stata tardiva, contraddittoria o comunque molto tiepida. La Russia, già alle prese con un’invasione dell’Ucraina che si sta rivelando militarmente più complessa e più costosa del previsto, non può e non vuole sbilanciarsi troppo a favore dell’Armenia. Mosca non può inimicarsi l’Azerbaigian, col quale intrattiene feconde relazioni economiche, politiche e militari, e soprattutto il suo grande sponsor, la Turchia, con la quale Putin ha cercato di rafforzare la collaborazione nel corso del recente vertice di Samarcanda dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Anche se negli ultimi mesi Ankara ha avviato un timido processo di distensione con l’Armenia, negli ultimi giorni i dirigenti turchi hanno ripetuto come un mantra il proprio sostegno incondizionato alla “nazione sorella dell’Azerbaigian” e avvisato Erevan che la pace potrà venire solo dalla restituzione a Baku di tutto il Nagorno Karabakh.
La CSTO nicchia e scricchiola
Il segretario della CSTO, Stanislav Sas, ha escluso un intervento militare a sostegno di Erevan e anche solo la possibilità di inviare un contingente di peace-keeping che monitori il rispetto della tregua al confine tra Armenia e Azerbaigian. Tutto ciò che Pashinyan ha ottenuto è l’invio, da parte dell’alleanza, di una missione incaricata di raccogliere informazioni sugli ultimi combattimenti.
Da parte sua, poi, un altro importante socio dell’alleanza militare capeggiata da Mosca, il Kazakistan, ha esplicitamente rifiutato l’intervento delle sue truppe a difesa del territorio armeno. A gennaio il presidente kazako Qasym Jomart Tokaev, aveva chiesto e ottenuto l’intervento delle truppe dei suoi alleati per reprimere nel sangue le proteste interne contro il suo regime; ma nei giorni scorsi il suo Ministro degli Esteri Mukhtar Tleuberdi ha addirittura prefigurato l’abbandono del Trattato sulla sicurezza collettiva, confermando il varo di sanzioni contro la Russia “per evitare le ritorsioni dell’UE e della Nato”. Tokaev si è affrettato a smentire l’uscita dal CSTO, ma appare evidente l’allontanamento da Mosca del presidente che proprio nei giorni scorsi ha stretto con il leader cinese Xi Jinping una serie di accordi su diversi fronti.
L’area di confine tra Tagikistan e Kirghizistan interessata dagli scontri
Duri scontri tra Tagikistan e KirghizistanI grattacapi nell’area per Mosca – e a maggior ragione per l’Armenia non finiscono qui. Infatti due degli altri soci del Trattato sulla Sicurezza Collettiva proprio nei giorni scorsi sono tornati a scontrarsi militarmente.
Le forze armate del Tagikistan e del Kirghizistan si sono scontrate per alcune ore lungo tutto il confine tra i due paesi, oggetto di una contesa che dura da decenni.
Il Tagikistan, in particolare, ha utilizzato non solo l’artiglieria ma anche i missili Grad e l’aviazione per colpire il territorio e le postazioni avversarie. Il bilancio alla fine è stato consistente, soprattutto sul lato kirghiso, con decine di morti e feriti.
Non stupisce che in un quadro simile, in cui le alleanze di Mosca nell’Asia centrale sembrano seriamente a rischio e la stessa tenuta del CSTO scricchiola, l’Azerbaigian abbia deciso di passare all’offensiva con la volontà di umiliare l’Armenia e prendersi altri pezzi di territorio.
D’altronde Baku non ha nulla da temere neanche dall’Unione Europea, assai meno sensibile agli appelli di Erevan – l’Armenia è un paese sovrano aggredito da un paese vicino governato da una feroce dittatura – di quanto non lo sia stata nei confronti dell’Ucraina. In ballo ci sono le forniture di gas azero quantomai utili a sostituire quelle russe (alla faccia dell’autosufficienza energetica tanto sbandierata da Bruxelles).
Nancy Pelosi a Erevan
Non stupisce neanche che altri attori internazionali, che negli anni scorsi hanno dovuto sopportare una parziale estromissione dall’area a causa dell’affermazione di Mosca e di Ankara, tentino di recuperare posizioni sfruttando le difficoltà di Mosca e l’immobilismo dell’Unione Europea.
In particolare l’amministrazione statunitense negli ultimi giorni sembra cercare un certo protagonismo nel sostegno – di natura esclusivamente diplomatico – al governo Pashinyan. Mentre scriviamo, infatti, la speker della Camera dei Rappresentanti di Washington è arrivata a Erevan per incontrare le autorità del paese. «Siamo molto contenti e fieri di poter fare questo viaggio e di poter riconoscere che quello che c’è stato più di 100 anni fa in Armenia è stato un genocidio» ha detto ieri Pelosi a Berlino, dove stava partecipando ad una riunione del G7.
Washington vuole evidentemente sondare la possibilità di contrastare il ruolo turco nell’area – a costo di sostenere un paese, come l’Armenia, formalmente alleato con la Russia e con l’Iran – e di rinsaldare i legami con il premier Pashinyan, eletto a capo di una coalizione filoccidentale arresasi poi al rapporto con Mosca per necessità. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.
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ANCHE LE PAROLE HANNO UN’ANIMA. Una passeggiata virtuale per l’Africa orientale
Per conoscere, da lontano, un paese, faremo una passeggiata tra le parole di una lingua lontana, lo swahili, che hanno viaggiato con le carovane mercantili nella savana e sui dhow che solcavano l’oceano indiano e non si sono mai fermate. Lo scorso luglio l’Oxford English Dictionary ha pubblicato una lista delle nuove parole africane accolte dalla grande madre dell’inglese, ormai colorato e profumato di mille spezie, tra cui molte vengono dallo swahili e parecchie dalla Tanzania.
Sono soltanto parole, ma sono quelle che nelle loro sillabe, nell’alternarsi musicale di consonanti e vocali tipiche dello swahili, raccontano storie. Magiche, perché in grado di congiurare dall’aria il profumo di un mondo che forse non vedremo mai, se non sullo schermo di un cellulare. Parole nate sulla costa dell’Africa orientale dal matrimonio tra africani ed arabi, che oggi hanno preso il volo, a bordo di una compagnia low-cost, l’inglese, in grado di portarle in giro per il mondo, a contaminarsi con altre lingue.
Proviamo allora a fare una breve conversazione. No, nessuna preoccupazione, non faremo una lezione di etnolinguismo che non è tra le mie indubbie capacità.
Dar es Salaam, pomeriggio di sabato. Deusdedit (sui fantasiosi nomi di stampo religioso che vengono dati in Tanzania andrebbe scritto un articolo a parte) si rivolge all’amico italiano Edo:
“Andiamo a sentire il bongo flava. C’è birra e nyama choma.”
“Io preferisco il singeli e ho l’auto rotta.”
“Pole. Andiamo in daladala?”
Tutte queste espressioni fanno ormai parte dell’inglese standard anche se probabilmente non sentirete usarle a Stratford-upon-Avon.
Cominciamo da Bongo, che scriviamo con la lettera maiuscola, dato che si tratta di una città, anzi di Dar es Salaam, la capitale commerciale, industriale e culturale della Tanzania. Sette milioni di abitanti in continua crescita. Scendendo verso l’aeroporto, Dar es Salaam è una sterminata distesa di casette intervallate da palme e ruscelli, piuttosto verde e tranquilla, che circonda un centro di grattacieli di origine cinese, generalmente orrendi. Bongo in swahili ha a che fare con la testa e l’intelligenza, il che vuol dire che a Dar si sta al centro delle cose. Non solo per restarci, bisogna cavarsela, essere svegli di testa e di mano.
Qualcuno ce la fa con la scorciatoia della musica. Da ogni radio, da ogni “tassì”, nelle discoteche della zona ricca e nei pub informali delle periferie si ascoltano i ritmi del Bongo Flava. Musica giovanile, che fonde un miscuglio di hip-hop americano con i ritmi locali.
Guardate su youtube i video che dipingono scene di lusso sfrenato, auto veloci, donne semi nude che si agitano su letti a otto piazze, canottiere, lingerie, occhiali da sole e piogge di dollari.
Il Bongo Flava, per quanto popolare, dicono, anche fuori della Tanzania, non racconta poi molto di nuovo. In realtà è del tutto innocuo tanto è vero che i grandi cantanti vengono regolarmente ingaggiati per le feste del partito al potere da sempre. Celebre il verso di Harmonize, uno dei maggiori interpreti di questo genere. Nel 2019 cantò all’allora presidente Magufuli, “vorrei incontrare Magufuli ed inginocchiarmi davanti a lui per ringrazialo.”
Più interessante, anche se indigesto per le nostre orecchie, è il singeli, genere musicale che forse si potrebbe definire un punk africano crudo e brutale, anche per via degli strumenti utilizzati che sarebbe un azzardo definire di fortuna: sedie, bastoni, pianole di riciclo, batterie, il tutto ad una velocità superiore ai 200 bpm e la voce di un cantante che urla frasi incomprensibili. Non è necessario conoscere lo swahili per capire che nel singeli c’è ritmo, rabbia e tanto sudore. Ad un concerto, dopo cinque minuti di velocità, le gambe iniziavano a muoversi senza controllo e solo il pudore occidentale di non rendersi ridicolo di fronte agli africani ci impedì di lanciarci in pista.
Anche se Bongo non è normalmente pericolosa come Nairobi o Lagos, è altamente sconsigliato aggirarsi fuori delle zone commerciali senza una guida locale sicura. Meglio evitare il daladala, il famigerato minibus che fa servizio privato su ogni strada della Tanzania (e del resto della regione). Sono ex autobus delle scuole elementari giapponesi riutilizzati fino allo sfinimento. Il costo del biglietto è irrisorio, la musica infernale e in genere si viaggia piegati a novanta gradi sotto un tetto a misura di bambino. Per evitare problemi, meglio non chiedere mai all’autista se e come abbia conseguito la patente.
Volendo poi avvicinarsi al cibo locale, si può optare infine per uno spiedino di carne, ovvero uno nyama choma, da nyama=carne e choma=bruciare, arrostire. Per inciso, l’OED registra altre leccornie locali, come il chipsi mayai ovvero il frittatone di patate, il mandazi, un panozzo fritto che si mangia in genere a colazione (e la cui digestione dura fino a cena), e lo mbege, bevanda fermentata alcolica che si trova solo tra i Chagga e i Meru, due gruppi tribali del Kilimanjaro e del monte Meru, nel nord della Tanzania.
Armati quindi di alcune parole per muoversi, mangiare e divertirsi, ci si può lanciare alla scoperta della Tanzania. Il consiglio resta quello di non fare i tirchi con i ringraziamenti (asante), meglio ancora se mille (asante sana). Muovetevi pole-pole, con calma, che di tempo ce n’è sempre in abbondanza, per non doversi sentire dire, ad un certo punto, pole, ovvero mi dispiace che ti sei preso la malaria/colera/dengue/che la macchina è rotta …
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Eppur si muove! Qualche alternativa al dominio dei GAFAM nel mondo della scuola.
Su Basta!, un media indipendente francese, un articolo molto interessante che fa il punto sulle alternative ai #GAFAM che stanno crescendo in alcuni paesi europei (Francia, Germania e Spagna):
https://basta.media/profs-parents-d-eleves-et-activistes-se-bougent-pour-liberer-l-ecole-des-Gafam
Insegnanti, genitori e attivisti si muovono per liberare la #scuola dalla morsa di Google e Microsoft
Particolarmente interessanti le affermazioni di Simona Levi, fondatrice di Xnet un'associazione catalana che si batte per la difesa delle libertà digitali e che ha realizzato DD (Digitalizzazione Democratica) una suite di strumenti digitali per l’istruzione: xnet-x.net/en/digital-democrat…
Per l'attivista Simona Levi, oggi è necessario fare pressione soprattutto sugli stati e sull’Unione Europea. “Se le grandi multinazionali della tecnologia sono state in grado di avere così tanto spazio nell'istruzione, è perché le istituzioni non si sono prese le proprie responsabilità."
“L'Unione Europea e i governi devono impegnarsi per una piattaforma europea libera per la digitalizzazione dell'istruzione. Per noi è immorale che la digitalizzazione dell'istruzione e dell'amministrazione in generale avvenga con mezzi che non garantiscono la sovranità dei dati dei cittadini. »
L’articolo ricorda anche Apps éducation, la piattaforma realizzata dal ministero dell’istruzione francese (l’Éducation Nationale) che mette a disposizione degli insegnanti una piattaforma di strumenti digitali liberi tra cui PeerTube, Nextcloud e BigBlueButton.
E naturalmente viene menzionato anche il ruolo che all’interno del ministero dell’istruzione ha assunto Alexis Kauffmann, fondatore di Framasoft, nella promozione del software libero.
Quando l'Éducation nationale assume il fondatore di Framasoft
@Scuola - Gruppo Fediverso
@Scuola
Profs, parents d’élèves et activistes se bougent pour libérer l’école de l’emprise de Google et Microsoft
Les Gafam, multinationales du numérique comme Google ou Microsoft, prennent toujours plus de place dans les écoles et mettent la main sur les données personnelles des élèves et de leurs parents.Basta!
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Si è conclusa la XXII edizione di #TuttiAScuola!
Le scuole sono state protagoniste di questa grande festa dedicata all’inizio dell’anno scolastico con le loro storie e il loro entusiasmo.
Intelligence e intelligenza
Un report dell’intelligence statunitense riporta che la Russia ha pagato leader e partiti
Un report dell’intelligence statunitense ci informa che la Russia ha pagato leader o formazioni politiche di 24 Paesi per una somma accertata di 300 milioni di dollari dal 2014 ad oggi. Ora 300 milioni di dollari diviso 24, dal 2014 a oggi, sono praticamente la mancia un cameriere.
Ma non è questo il punto, perché pochi o tanti che siano hanno ovviamente un significato politico: in Francia la candidata alla Presidenza della Repubblica nel 2017, la signora Le Pen, aveva una disponibilità economica garantita da banche russe. Questo è un fatto che sapevamo già, senza aver bisogno dell’intelligence statunitense.
Qualcuno ha osservato che si tratta di una rivelazione ad orologeria, che si riferisce alle scadenze elettorali italiane.
Forse, però, bisogna guardare la cosa un po’ in modo diverso: è probabile che ci sia un legame con le scadenze elettorali statunitensi. Negli Stati Uniti sono in piena campagna elettorale: a novembre si vota per le elezioni di medio termine. Gli Stati Uniti sono stati una delle democrazie penetrate dall’influenza russa.
Anche il Regno Unito è stato penetrato per il referendum sulla Brexit e anche altri Paesi. Quando si pensa a noi, c’è stata una forza politica: la Lega di Salvini. È inutile che facciamo finta di non saperlo. Ha detto subito che se qualcuno dice che ha preso i soldi dalla Russia, verrà querelato. Per carità e non ho neanche ragione di supporlo.
La questione è la sostanza: voi credete veramente che la Russia finanzi una forza politica per passione? Finanzia o aiuta quanti servono ad indebolire le democrazie e la posizione degli altri. Non c’è alcun dubbio.
Io non so se sono girati finanziamenti. Non ne ho idea. Sicuramente, però, sentirsi dire che Putin è meglio del Presidente della Repubblica Italiana li ha soddisfatti e li ha resi felici. Ma li ha resi felici anche sentire dire che la Tap non si sarebbe dovuta fare, in modo da dipendere solo dal gas Russo: battaglia dei 5 Stelle e non solo.
Non hanno di certo sofferto, anzi hanno gioito quando hanno saputo che in Italia c’erano movimenti “No-Triv” in modo tale da non prendere il nostro gas, che sta nel nostro mare Adriatico e comprarlo fuori. A chiedere quel referendum contro le trivelle nell’Adriatico furono dieci Regioni di cui otto a maggioranza di centro-sinistra.
È da fessi cercare nei documenti segreti quello che ciascuno di noi ha il dovere di sapere, perché è avvenuto a cielo aperto, sulla pubblica scena. Gli interessi di un Paese possono essere serviti anche per passione.
La penetrazione di capitali russi in Europa è vecchia, vecchissima: anzi, nel secolo scorso era indirizzata verso i partiti comunisti, che non era una fratellanza ideologica, non era una comunanza di idee era l’opposizione ai governi democratici dell’Europa occidentale e oggi è uguale: non cambia niente anche se i soldi vanno a destra, sopra o sotto.
L’influenza si usa per indebolire gli altri. Noi a questo dobbiamo prestare attenzione, perché un Paese che è al tempo stesso sovrano e forte non dipende dalle informazioni dell’intelligence altrui, dipende dall’intelligenza dei propri cittadini e della trasparenza dei propri politici.
Poi c’è una distinzione tra il reato e la responsabilità politica: se qualcuno ha preso soldi, non li ha registrati e li ha fatti girare per banche strane e via così elencando reati ne risponderà davanti alla magistratura. Ma senza tutto questo e senza neanche lontanamente presupporre l’ipotesi lontanissima di soldi o di reati non significa che non si possa duramente condannare chi ha preferito servire gli interessi di un altro Paese rispetto a quelli dell’Italia.
L'articolo Intelligence e intelligenza proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Finanziamenti dalla Russia: la bolla di sapone USA
La pubblicazione da parte delle autorità statunitensi di un rapporto di intelligence secondo cui, dal 2014, la Russia avrebbe generosamente sovvenzionato alcuni partiti politici in Europa e fuori, con finanziamenti quantificati nell’ordine dei 300 milioni di dollari, ha sollevato, negli ultimi giorni, un diffuso interesse soprattutto in Italia, dove la campagna per le elezioni del prossimo […]
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Separazione
La sinistra sta commettendo un grave errore, nel lasciare che la destra s’intesti la separazione delle carriere dei magistrati. Le categorie di destra e sinistra sono sempre meno significative e, difatti, qui si tratta di una questione dai profondi risvolti culturali: la separazione non dovrebbe dividere destra e sinistra, ma libertà e dispotismo, diritto individuale e statolatria. Sia la destra che la sinistra democratiche non possono che essere per la separazione. Ed è per questo che la sinistra italiana sta commettendo un grave errore.
Importa nulla che questo o quello prenda posizione strumentalmente, o magari avendo in mente un procedimento che coinvolge un camerata o un compagno, e importa nulla che ciascuno sia fino in fondo consapevole di quale sia il nocciolo della questione. Almeno s’interroghino, ove ne abbiano gli strumenti, sul perché l’Italia sia il solo Paese civile che abbia una così concepita e illogica colleganza fra chi accusa e chi giudica.
La procura è intestata alla Repubblica, il che confonde le idee, perché la Repubblica è un bene. Prima, però, chi ci lavorava era definito: procuratore del re. Negli Stati uniti (avranno pur visto qualche film!) i processi iniziano: <<lo Stato della California contro Tizio>>. Non sono formulette, son cose significative: l’accusa non è la giustizia, ma un potere esecutivo, può privare della libertà (a seconda delle diverse procedure) senza che vi sia stato alcun giudizio, quindi alcuna giustizia, è un potere enormemente più forte di quello del cittadino. Il quale ha diritto, però, al giudice terzo, che rimette in equilibrio la bilancia.
I sistemi dispotici, giustamente, non ne sentono il bisogno. Giustamente perché sono loro il bene, sicché non c’è bisogno che taluno glielo spieghi. Il fascismo istituì i tribunali speciali apposta per ribadirlo. Nel comunismo il procuratore collabora alla condanna. Le Brigate rosse, nel loro osceno “tribunale del popolo”, non avvertivano il minimo bisogno che accusa e giudizio si separassero. L’accusa parte della giustizia è dispotismo, autocrazia dittatoriale. I sistemi di diritto, ciascuno a suo modo, considerano l’accusa una parte, sullo stesso piano della difesa. Il giudice è parimenti estraneo a entrambe le parti. Non è affatto una mostruosità, ma logico che in sistemi di diritto l’accusa possa dipendere gerarchicamente dal governo (accade in Francia e in Germania), sarebbe abominevole dipendesse il giudice. Da noi sono colleghi e irresponsabili.
Tale colleganza è difesa, da chi ci crede, con il bisogno di preservare la “cultura della giurisdizione”, ovvero far sì che chi accusa si comporti già un po’ come giudice. Assurdità che, unita all’obbligatorietà dell’azione penale, da una parte deresponsabilizza e dall’altra porta la difesa alle soglie della complicità. Quella “cultura” vorrebbe segnare una superiorità morale dell’accusa, concetto che è già negazione del diritto. L’accusa è fondamentale, come la difesa, ma come quella è separata dal giudizio.
Come fa la sinistra a non capirlo? Perché rimasta prigioniera delle correnti e di un passato (recente) in cui la prevalenza nella spartitocrazia le assicurava una rendita di posizione. Se non lo capisce per convenienza, quindi, siamo nel campo del vergognoso. Se non lo capisce per cultura traslochiamo in quello dell’ignoranza.
La separazione delle carriere non è di destra o di sinistra, è solo civiltà. Non citerò i nomi dei giuristi e dei magistrati che lo hanno affermato (e taluno ha duramente pagato), perché si deve uscire dalla mitologia e abbandonare l’inutile retorica. Si deve riprendere la capacità di elaborare e confrontare idee senza l’ossessione di dire il contrario dell’altro, anche perché il contrario di una cretinata non è una cosa intelligente, ma una cretinata di segno opposto. E occhio, a sinistra: contestare alla destra derive autoritarie nel mentre si resta prigionieri di un’impostazione dispotica oscilla fra l’orrido e il ridicolo.
L'articolo Separazione proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Guida per idioti alle elezioni politiche
Giunti ormai a pochi giorni dalle elezioni politiche, possiamo preparare una guida alle elezioni per idioti, che spieghi in poche parole le visioni concorrenti della società italiana da parte dei diversi schieramenti.
Abbiamo una coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia), una dicentrosinistra (PD, +Europa, Verdi e Sinistra italiani), una liberale(Calenda e Renzi) ed infine i Cinquestelle da soli. Trascuriamo le altre organizzazioni folcloristiche, come “Il partito della follia creativa” del dottor Cirillo, da anni ilare presenza nelle elezioni romane.
Non parliamo di proposte specifiche, bensì di un’impostazione generale. In particolare, evitiamo qualunque riferimento ai rapporti con la UE, con la NATO, la guerra in Ucraina e il debito pubblico, perché su questi temi, semplicemente, non c’è alcuna possibilità di scelta.
I tre partiti di destra, nonostante qualche divisione non banale, condividono una chiara impostazione ideologica, una nostalgica visione di un piccolo mondo antico in cui ci si conosceva tutti, ognuno aveva un lavoro, c’erano pochi stranieri, l’Europa era lontana e la vita scorreva tra la sagra dei tortelli e la messa della domenica, un mondo alla Pane, amore e fantasia. Le donne restavano a casa a cucinare le eccellenze culinarie che il mondo ancora non ci invidiava, facevano figli e non abortivano, se non di nascosto.
Si rubava, anche, ma di nascosto; non si pagavano le tasse, ma di nascosto; c’erano anche gli omosessuali, che non andavano in giro a fare i “pride”. E a chi osava, c’era l’arma letale del pettegolezzo, punto di partenza per l’ostracismo sociale, pena peggiore del carcere. Si andava nelle case chiuse, all’aperto e senza sensi di colpa, raccontando barzellette contro le mogli. Il futuro che ci offre il centrodestra, in altre parole, è il ritorno ad una società in cui il maschio bianco etero è ai vertici e la cultura ne celebra le fanfaronate, dai bordelli alle sgommate in tangenziale.
Colonna sonora: Povia, “Luca era gay”
Nel lato sinistro non mancano proposte interessanti, come la scuola dell’infanzia obbligatoria, la reintroduzione dell’imposta di successione, il salario minimo e lo ius scholae, ma si avverte che sono estemporanee, fatte per accontentare una delle molteplici lobby che si alligna nel sottobosco della società civile, senza una riflessione complessiva sulla società futura. Secondo la sinistra, i prossimi decenni dovranno essere, per forza, multietnici, gender, ecologici, meritocratici, sostenibili ed equi, ma non ci dice come questo Sol dell’Avvenire dovrebbe essere realizzato.
In realtà la politica del PD è una forma molto italica di conservatorismo progressista, fare il minimo indispensabile perché ogni decisione rischia, in primo luogo, di spaccare il partito, poi di essere bloccata da un TAR o da un sindaco o da una protesta di piazza. La sinistra ha rinunciato completamente all’idea di governare i complessi processi in corso in Italia, se non affidandosi all’Europa, madre salvifica ma non sempre benigna.
Colonna sonora: “Bella Ciao” (a bassa voce per non dare fastidio)
Passando ai Cinquestelle, la visione di Italia che Conte sta cercando in modo piuttosto annaspante di vendere al paese è quella dell’unica vera sinistra attenta ai bisogni della gente. Su questo, le credenziali di Conte sono interessanti, vedi reddito di cittadinanza. I Cinquestelle propongono sostanzialmente una società in cui uno Stato paternalista si fa carico di ogni problema, con un ampio allargamento dei cordoni delle borse, ma che non ha alcuna idea di come riorganizzare la società e l’economia nel suo complesso, senza grandi slanci, con un rinnegamento degli ideali più interessanti di rifondazione della politica lanciati dai Cinquestelle degli inizi. In altre parole, un traccheggiamento a vista, salvo intese.
Colonna sonora: Francesco Guccini, “La locomotiva”
Venendo al quarto polo, i due ragazzi terribili, Calenda e Renzi, sembrano gli unici con il coraggio di una visione davvero rivoluzionaria del futuro: individuo, impresa, liberalismo estremo, meritocrazia, Draghi ed Europa. Non è chiaro come tutto questo possa essere realizzato in una società invecchiata (male) come quella italiana, tenuta ignorante dal terrore televisivo, mentre i giovani, quei pochi che non sono fuggiti all’estero, sperano di fare fortuna con Tik-Tok. Tuttavia, i due rinascimentali propongono forse l’unica agenda per un radicale cambiamento dell’Italia, peccato che, come i bravissimi Maneskin, piacciano solo ai cinquantenni che credono di avere ancora vent’anni.
Colonna sonora: Madonna, “Like a Virgin”
Un’ulteriore scelta è l’astensione. Il rifiuto di partecipare al più importante appuntamento elettorale della vita pubblica è un fatto grave ma non può essere negato. Chi si astiene coscientemente non intende legittimare un sistema che ha tolto ai cittadini la libertà di scegliere i propri rappresentanti e governanti.
Ciò grazie ad una legge elettorale assurda, che premia le accozzaglie e accentra ogni potere nelle mani dei segretari di partito i quali, comunque, non sono in grado da anni di prendere alcuna decisione che non siano le questioni identitarie, fuffa solo per chi non soffre le discriminazioni (vedi decreti sicurezza contro gli immigrati, le restrizioni all’aborto contro le donne, l’ideologia della famiglia tradizionale imposta ad un paese arcobaleno da cinquant’anni).
Colonna sonora: La Rappresentante di Lista, “Ciao ciao”
Ecco, queste sono le scelte a disposizione degli italiani e delle italiane. Potenzialmente, andiamo dalla restaurazione dell’ancien régime alla repubblica socialista, con mille sfumature dal nero al rosso. E tanto grigio, colore del fumo.
In realtà, c’è ben poco da scegliere. La politica economico-finanziaria, che ci piaccia o no, è decisa dai mercati finanziari internazionali, su cui la Commissione europea non comanda. Di politica estera non parliamo perché non l’abbiamo dai tempi di Andreotti. I clandestini continueranno ad arrivare con o senza blocco navale. Con la cultura non si mangia. Gli unici possibili e sostanziabili cambiamenti sono nei diritti sociali, ovvero in quelli che più fanno male quando si perdono. Questi sono essenzialmente i diritti dei lavoratori, la scuola pubblica, la sanità pubblica e la libertà di decidere del proprio corpo, che siano l’aborto o il fine vita.
Le diverse coalizioni hanno già mostrato nei fatti cosa faranno o non faranno su ciascuno di questi temi, ma lascio a ciascuno e ciascuna di voi il compito di informarsi e di scegliere, per una volta, con consapevolezza.
Non dovrebbe essere difficile.
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Disegnando il Tigray in biciletta in Friuli Venezia Giulia #Ride4Tigray
Il Tigray ed i suoi quasi 7 milioni di persone sono state prese di mezzo ad una guerra genocida a partire dal 4 novembre 2020. Guerra nel totale blackout elettrico e comunicativo. Guerra ancora oggi dimenticata soprattutto in Italia.
Tigray, regione settentrionale dell’Etiopia: confina con l’Eritrea, il Sudan e a livello interno con le regioni Amhara ed Afar. Anche queste due regioni a causa della guerra sono state intaccate. Ad oggi le stime dei partner umanitari dell’ONU parlano di 13 milioni di persone in tutto il nord Etiopia ad essere dipendenti dal supporto umanitario. La discriminante è che il Tigray è assediato e confinato e l’accesso umanitario, come i servizi di base bloccati, sono stati politicizzati: moneta di scambio e ricatto del governo centrale per avviare i negoziati di pace in cambio di un cessate il fuoco. Peccato che i servizi di base, elettricità, infrastrutture di comunicazione (telefono e internet), conti bancari e carburante sono beni essenziali per la sopravvivenza di milioni di persone. Non possono essere un ricatto perché, come riferito dall’ex direttore dell’ HRW – Human Rights Watch è un abuso del diritto umanitario int.
Io sto cercando di preoccuparmene, sto cercando di informare collaborando con Focus On Africa, magazine diretto da Antonella Napoli. Una dei pochi media in Italia che incessantemente aggiorna sulla catastrofe umanitaria ancora in atto. Guerra ancora accesa, perché un nuovo fronte è ripartito nella regione dal 28 agosto, nonostante il comunicato del governo del Tigray ha dichiarato di essere predisposto di iniziare i negoziati dichiarando anche i nomi dei suoi rappresentanti ai tavoli.
Le dinamiche della via della pace sono molteplici.
Parlarne ed informare, sensibilizzare chi ancora non sa è una di queste strade. Non basta.
Anche quella di stare vicini e supportare la comunità e le persone martoriate. Ecco che in occasione di Kudus Yohannes (festa di San Giovanni), il Capodanno etiope (per festeggiare il nuovo 2015 e Ashenda, la festa della donne, il 10 settembre la comunità tigrina in Friuli, Geeza Tegaru, ha organizzato con il supporto di Time For Africa, Umberto Marin il presidente della no-profit di Udine. Pranzo di beneficenza a Chiarmacis di Teor il 10 settembre 2022.Geeza Tegaru pranzo di beneficenza per il Tigray Etiopia Chiarmacis di Teor Udine 2022
Questo è il secondo pranzo solidale sotto i bombardamenti e la guerra: già l’anno scorso, nel 2021 era stato organizzato.
Un momento conviviale, ma anche di condivisione per parlare di Tigray, della catastrofe umanitaria, di cosa sta accadendo e per chiedere solidarietà e un contributo da parte dei partecipanti di buon cuore: che sia un obolo, un’offerta dal valore di un caffé, che sia anche di know how messo a disposizione per la causa o in maniere creative.
Le meccaniche della pace, come scrive Elena Pasquini nel suo ultimo libro, ha regole ancora non scritte, ma che devono essere percorse se vogliamo fermare, non far iniziare le guerre.
Ecco che arrivo alla mia idea creativa, una via di pace, una via concreta e reale: una pedalata di solidarietà al popolo tigrino disegnando i confini del Tigray in Friuli Venezia Giulia.
Pedalata per il Tigray
Il 15 settembre 2022 sono partito da Aquileia, Piazza Capitolo, area storica e religiosa in cui si erge la Basilica. Un simbolo di pace e fratellanza.Pedalata di solidarietà per il Tigray – Etiopia – Partenza da Piazza Capitolo, Aquileia
Le previsioni meteo per quel giorno davano acquazzoni in tutta la regione, ma io non mi sono fatto intimorire e non mi sarei fermato: la mia idea era pedalare nonostante tutto. Sarebbe stato il minimo in confronto a quello che stanno affrontando i fratelli e sorelle in Etiopia ancora oggi. Resistenza per la propria stessa esistenza.
Alle 8.00 sono partito con la pedalata, Ho pedalato sul GialloMelone, è il nome della mia bicicletta, una bici a “scatto fisso”, una corona, un pignone, un solo rapporto: le gambe e cuore sono l’unico motore, il fiato il carburante, ma soprattutto la forza mentale che non deve mancare. Non puoi contare sulla praticità del cambio, dell marce, ma devi avere una reale motivazione profonda per pedalare in questa modalità: non mollare nonostante tutte le avversità.
I nuvoloni e il vento mi hanno accompagnato fin da subito e per quasi tutta la pedalata, ma fortunatamente gira e gira la pioggia non è riuscita a raggiungermi.
Sul cellulare mi ero scaricato la traccia GPS da seguire. Nonostante questo, il mio senso dell’orientamento ad un certo punto, in zona Palmanova, mi ha giocato il solito scherzo e così ho allungato il percorso di 8 sui 100km totali previsti. Poco male, a me è bastato mettermi in strada, tutto il resto lo avrei affrontato caso per caso.
Un terzo del percorso era su strade che non avevo mai pedalato, ma tant’è che anche questa era un’ulteriore sfida da affrontare: un giro di pedali alla volta, si inizia e si finisce. Ho pedalato anche su strade bianche, in mezzo alla campagna. Mi è tornata a mente la canzone “Stradis” della band Luna E Un Quarto, ex complesso rock folck friulano di Muzzana del Turgnano. Alessio, fisarmonicista e una delle voci, è stata la causa per cui anni fa ho messo piede in Etiopia: un viaggio per curiosità che mi ha aperto a nuove culture, nuove amicizie e progetti, ma anche a nuovi approcci di vita. Ma questa è un’altra storia che forse ti racconterò più avanti.Stradis blancis – Muzzana del Turgnano Udine
Muzzana è stata l’unica tappa ristoro, nella parte finale della pedalata, in cui mi sono fermato, precisamente all’Osteria degli Orbi di Michela. Reidratazione e un po’ di pubbliche relazioni, quattro chiacchere con alcune persone che mi hanno chiesto della bandiera sulla bicicletta: anche quello è stato cruciale per poter “attaccar bottone” e continuare attuando le “dinamiche della pace”.Osteria agli Orbi – Muzzana del Turgnano (Udine)
La pedalata non è importante per i più dei 100km affrontati sui pedali, non è importante per far vedere quando Davide sia bravo e allenato, o per le foto e i selfie di gloria.L’obiettivo di questa pedalata non era fare il tempo, arrivare a chiudere il giro in meno tempo possibile, manco fosse il Giro d’Italia… ma quanto dare visibilità in maniera alternativa ad un tema tanto delicato, quanto importante della questione Tigray.
Nel contempo era una maniera per supportare la raccolta donazioni per il Tigray attraverso Time For Africa di Udine.
Infatti anche se io ho finito il giro in biciletta, la possibilità di donare è ancora aperta e queste sono le info per poterlo fare, e come declamava Giobbe Covatta per la sua campagna di sensibilizzazione sull’Africa “Basta poco, che ce vò?”
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Time For Africa – Udine
Banca Popolare Etica
IBAN: IT71 T050 1802 2000 0001 1179 686
Causale: Tigray
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- Ti lascio il link alla traccia STRAVA: strava.com/activities/78123209…
- Se vuoi rimanere aggiornato sul Tigray, Etiopia e sei di vedute aperte ed approfondire il continente dimenticato che si chiama Africa puoi leggere Focus On Africa
- A questo link tutti gli articoli che ho personalmente scritto sul Tigray – in costante aggiornamento.
NOTA: sono passato per Paradiso, comune di Pocenia (Udine) che è ricordato per:
“il 4 novembre 1918, Battaglia di Paradiso. Fine della Prima Guerra Mondiale, inizio della Pace”Paradiso (Udine) Comune di Pocenia – “il 4 novembre 1918, Battaglia di Paradiso. Fine della Prima Guerra Mondiale, inizio della Pace”
Oggi saremo a Grugliasco, in provincia di Torino, per #TuttiAScuola, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico.
L’iniziativa, giunta alla XXII edizione, sarà una grande festa che metterà al centro le esperienze delle scuole.
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Chat control: Internal documents show how divided the EU member states are
Original article here.
The EU Commission’s proposal to screen private chat messages is met with scepticism by some member states. Others, however, think it’s great. So far unpublished minutes on the negotiations behind closed doors show: The future of the project is uncertain.
Hardly any EU net policy project is currently facing as much headwind as the so-called chat control. In order to combat depictions of sexualised violence against minors on the internet, the EU is planning drastic interventions in private communication. For example, providers will be ordered to screen private chats and scan photos. Even the highest EU data protection authorities have completely torn the draft apart.
Now, an internal survey of the Council’s working group on law enforcement shows that some member states are sceptical – but some are also in favour. The paper dates from July 2022 and cannot be published for reasons of source protection. According to the document, the most serious concerns are whether chat control should be extended to encrypted means of communications.
End-to-end encrypted chats like WhatsApp, Signal or Threema ensure that only senders and recipients can read a message. To scan these messages, they would either must be searched on the device directly or the encryption would have to be broken.
According to the paper, there is no explicit consent from a single member state for such chat control in encrypted communications. Germany and Austria are explicitly against it. Four states have unclear positions on this: The Netherlands, Belgium, Greece, and France.
Austria: Massive reservations
Austria has massive concerns about fundamental rights, especially the violation of the right to privacy, the document says. In fact, the contents of messages could only be read if the secure end-to-end encryption was fundamentally broken. The error rate in the automatic recognition of content is therefore problematically high.
Significantly more states agree with the rather general question of whether comprehensive chat control should be introduced – without defining in more detail whether encrypted communication would also fall under this. Experts warn against putting millions of users under suspicion. However, seven EU states expressly approve: France, Bulgaria, Hungary, Romania, the Netherlands, Latvia, and Finland. According to the paper, only Austria is clearly against it.
Germany still undecided
Germany’s position is not clear from the paper; in general, the German government supports the EU Commission’s proposal in a well-intentioned manner. The German representation points out that measures are alright if the confidentiality of communications is maintained. This must not be undermined either legally or technically. To this end, the planned regulation should explicitly state that encryption may not be broken.
Germany also welcomes stronger age controls if anonymous use is guaranteed. The planned law would oblige providers to introduce more age controls. They should identify minors and prevent adults from posing as children to initiate contact. This is also called cyber-grooming.
Germany had sent the EU Commission a long catalogue of questions on the planned law. In it, the government asked, among other things, critical questions about the planned age verification or the error rates in the detection of problematic material. The EU Commission gave only verbal and partly superficial answers.
No unity in the German coalition
Behind Germany’s ambivalent position is probably a dispute within the traffic light coalition. At the end of August, the FDP-led justice and digital ministries rejected the most important building blocks of chat control. However, the SPD-led Ministry of the Interior is responsible for negotiating the law. Different and ambivalent positions can be heard from Nancy Faeser’s ministry, clear announcements have not yet been publicly documented.
From the ranks of the Greens, some politicians have publicly taken a critical position, among them Family Minister Lisa Paus. She said at a conference she was against chat control for private communication. As a federal minister, Paus is responsible for children and young people – the exact group which should be protected by chat controls.
The negotiators in Brussels distinguish between chat control in general and chat control for private, encrypted communication. This could be an indication that a slimmed-down version of the project is already an option. However, it is also clear from the mood that many of the 27 member states have probably not yet taken a clear position. Other states contributing to the debate have partly formulated critical questions. The Netherlands, for example, would like more information on scanning and encryption, while Lithuania points out the need for data protection.
Comparison to spam filters
Further details on the EU plans are provided by a “for official use only” wire report from another meeting of the Council working group, which we publish in full text. To detect known depictions of violence against children, the EU Commission sees technologies such as the Microsoft product PhotoDNA as suitable. For the detection of new, previously unknown material and grooming, “AI similar to the technologies used to detect SPAM/virus content” could be considered.
According to the report, the Netherlands, Slovenia, and France have asked for a presentation of the technologies that can check content. According to the planned regulation, a new EU centre will make such technologies available to providers free of charge. If providers receive an order for so-called chat control, they would have to apply the technology and use it to check for grooming and image material.
Experts are critical of the technologies available so far for detecting unknown material and grooming. The EU Commission itself has admitted that the detection technologies currently have high error rates but accepts this as a necessary fact.
No backdoors, but “child safety by design”
According to the paper, another question raised by member states was whether providers would have to design “backdoors” into their products from the outset, even before they receive a chat control order. According to the Commission, providers are obliged to ensure “child safety by design” in their products, meaning ensuring that risks are minimised from the outset. However, the regulation does not provide for a “backdoor”. Providers would also not be liable if there was no functioning technology for their platforms. In such a case, no search order could be issued.
Civil society also plays a role in the debate on chat control. In Germany, civil rights organisations have already organised a street protest. Even some child protection NGOs have sharply criticised the EU proposal.
Here is the document in full text:
– Classification level: VS-For official use only
– Date: 25.07.2022
– From: Permanent Representation EU Brussels
– To: E11, Management
– Copy: BMI, BMWK, BMDV, BMFSFJ, BMBF, BMG, BMJ, BKAMT
– Subject: Meeting of the CWG on Law Enforcement (LEWP) on 20/07/2022
– Reference: Pol 350.80/1
I. Summary and evaluation
The focus of the RAG meeting was the discussion of Articles 8-15 of the draft regulation on combating child sexual abuse more effectively.
The next meeting is scheduled for 6 September.
II. In detail
1. Adoption of the Agenda
Doc. CM 03928/22
The agenda was adopted without amendments.
2. Information by the Presidency
The Presidency first provided information on the main content of the informal JHA Council and the informal COSI. The focus of the discussions had been the consequences of the war in Ukraine. Another topic addressed was the CSA Regulation. The JHA Council had determined that the prevention of CSAM (child sexual abuse material) was in the foreground of the Draft Regulation ; the service providers should focus on the removal of illegal content.
The President of the Council also informed about the current Schengen area report for the year 2022, which had been adopted on 10.06.2022. Insofar as the topics identified there also affected the work of the LEWP, The President of the Council would provide more information on this.
There had been numerous negotiations with COPEN on the follow-up to the “8th round of mutual evaluations (environmental crime)”. The President of the Council would follow up on FRA activities, but there were still about 20 follow-up reports to be dealt with. This would require either three joint meetings (LEWP and COPEN) to deal with the open reports and another to deal with the final report, or only one joint meeting in which only the final report would be dealt with and adopted. EUROPOL would then also be invited to this meeting. MS were invited to discuss their reports in public before the final report was adopted; MS should report to the President of the Council by 15.9 or submit any reports that had not yet been submitted. The deadline of 15.9. must be adhered to. The president did not (yet) say which procedure would be chosen.
With regard to the WIKIPOL platform, the President of the Council announced that the General Secretariat would send some documents to be updated; the deadline for feedback was 16 September 2022.
3. Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council laying down rules to prevent and combat child sexual abuse
Doc. 9068/22
The Presidency first welcomed the fact that COM had promised to draw up an overview of the competences of Europol and the planned EU Centre and to submit it by September. This was followed first by an article-by-article, then a section-by-section discussion of the Draft Regulation.
On Article 8: BEL (supported by ESP) asked about the relationship between the contact point and the main office of the providers (Art. 23 or 24 of the Draft Regulation) and asked for clarification on the time limit provided for in para. 3. POL and BEL also referred to the time limits of 24 and 12 months for CSAM and grooming respectively provided for in Art. 7(9) and asked for clarification on how a provider offering a (uniform) service should take account of the different time limits, also against the background of his obligation to cooperate 2 months before the expiry of the order.
FRA emphasised that it would definitely support the draft – despite some open questions. More flexibility and simplification of the proposed procedures should be sought in further negotiations. The role of LEAs must be strengthened in the draft regulation and the relationship to national regulations must be clarified. IRL expressed doubts about the necessity of a court/independent authority as a second decision-making instance. In view of the probably identical basis for decision-making and the high demand for (new) resources and capacities, it was questionable whether such a second level would represent a real added value. POL also emphasised a considerable increase in resources. The role of INHOPE was not sufficiently considered in the Draft Proposal as well as in the flowchart provided by the COM. EST supported this point, especially for smaller MS, NGOs like INHOPE/Safer Internet were of great importance.
With regard to the language regime of the Order, HUN, BEL, HRV emphasised the requirements of the DSA. It was important that English could be chosen in addition to the national language – also for cost reasons. GRC expressed doubts about the necessity of establishing an EU centre, as this would lead to delays. Delays could also be expected with removal orders. MLT and POL also stressed the fundamental importance of removing content quickly.
COM stated that detection orders should be served either on the head office if it is in the ordering MS or otherwise on the contact point. In view of the rapidly changing digital world, it was important to provide time limits for the maximum duration of orders. It should be noted that the issuing of a first order usually takes more time than the issuing of subsequent orders. This applies, among other things, because the provider is already obliged to check whether or which circumstances have changed before an order expires. In response to a question, COM explained that the formulations “manifest errors” and “not sufficient information” in Art. 8 para. 3 were taken from the TCO and that an assessment depended on the individual case. COM was confident that established national procedures could be maintained in compliance with the standards of the CSA Regulation. With regard to the language regime, COM explained that the aim was to achieve the greatest possible standardisation; where possible, for example, through “drop-down” menus in the respective languages.
For reasons of proportionality, it was necessary that the decision to issue a detection order be taken by a court or a quasi-judicial authority. It is necessary, also in view of the depth of the intervention, that the final decision is made by the courts. For this, corresponding (additional) capacities would have to be built up at the national courts. The Draft Regulation does not provide for CSAMs to be reported to LEAs, but to the EU Centre. However, reports to LEAs could be processed by them, there was no requirement that LEAs had to report to the EU centre.
FRA (supported by EST) reiterated whether it was true that under the CSA Regulation, companies could not identify CSAMs voluntarily, but only on the basis of an detection order. With regard to removal orders, harmonisation with national processes that already allowed for timely orders had to be ensured.
On INHOPE, COM explained that the role of INHOPE would be strengthened under the CSA Regulation; e.g. in assisting stakeholders in joint action with the (Coordinating Authorities) CA to remove CSAMs and in building capacity/resources in the MS. INHOPE would be directly elected in the EC. The services covered by the e-privacy regulation would not be able to identify voluntarily after August 2024. The CSA Regulation stipulates that in the future, identification will only take place according to legally secured standards. If the negotiations were not concluded by August 2024, a transitional arrangement would be needed so that there would be no regression to the status quo. Services that do not fall under the e-privacy regulation could continue to operate voluntarily according to the provisions of the GDPR. IRL summarised once again that the CSA Regulation does not constitute a legal basis for voluntary identification measures by interpersonal communication service providers.
Section 2: PRT voted for guidelines that are as detailed and binding as possible. ITA and IRL stressed that guidelines should take into account the tasks of LEAs. BEL asked about the relationship between the DSC and the CA and the oversight of the use of certain technologies. FRA reiterated that orders should be issued without delay; the possibility for all “affected users” to complain should pose major challenges for authorities (support from SWE). CYP welcomed that the proposal also provides for measures against grooming. Article 10 must be formulated in a technology-neutral way. The protection of children should take precedence over the protection of other personal rights. COM asked for confirmation that the existing bodies under DSA and TCO can be designated as CAs under the CSA Regulation.
NLD, SVN and FRA asked for a presentation of the technologies provided for under Art. 10. EST asked whether providers would be obliged to include so-called “backdoors” or whether they would first have to react to orders. There was also the question of the possible liability of providers if no technologies existed that enabled identification for the services they offered – especially if the EU centre could not provide suitable technologies. SWE called for more leeway for MS to determine the respective competent authority in connection with Art. 9. The deadline in Art. 10(6) (in conjunction with Art. 48) should be made more flexible in order to keep the administrative burden in view. In addition, it was important to consider the interaction with the prosecution of other offences in this context. DEU made a presentation as instructed.
COM explained that any conflicts between the data protection supervisory authority and the CSA Regulation had been countered with the extensive process in advance of an order. However, if conflicts arose, the decision would ultimately rest with the courts, which would take into account the recommendations of the data protection supervisory authorities and data protection law. Human oversight ensures that systems function properly. Affected users could already take action against voluntary measures, and this would not regularly overburden the courts. Guidelines would be issued as delegated acts and should contribute to the uniformity of decisions. The DSC could also function as a CA, provided the requirements under the CSA Regulation are met. If different authorities are involved, it is important that they work closely together. If providers use technologies that are not made available by the EU centre, providers would have to refer to data protection supervisory authorities. EDPB should therefore not necessarily be (additionally) involved. The EU Centre would have to check all notifications that go to LEAs or EUROPOL. The classification of technology as high-risk AI within the meaning of the AI Regulation represents a further “safeguard”, but does not lead to a delay in orders. It is necessary to subject new technologies to a conformity check under the AI Regulation before they are made available by the EU Centre.
Suitable technologies for recognising known CSAM are hash values and photo DNA, for new CSAM and grooming AI is used, similar to the technologies for recognising SPAM/virus content. The draft proposal provides for technology neutrality. If no technology is available that ensures adequate protection of fundamental rights, an order cannot be issued. The role of encrypted communication in the spread of CSAMs should not be underestimated. According to estimates, 2/3 of all messages would be dropped if E2EE was available in all messengers by “default”. Therefore, draft proposal is technology-neutral in order to ensure the protection of children. Providers are obliged to ensure “child safety by design” (iRd risk management), the draft proposal does not provide for the establishment of “backdoors by design”.
The Draft Regulation was designed to build on existing structures, such as those of the DSA and the TCO. When asked, COM clarified that it was not the providers’ task to determine the illegality of content. This is the task of the LEAs Art. 9 para. 2 represents a further “safeguard”, but does not lead to a suspensive effect, i.e. also not to delay.
The President of the Council announced a tech workshop for late September/early October.
Section 3: DEU presented as instructed. AUT submitted a special scrutiny reservation for Art. 8 – 24, combined with the proposal to hold a special data protection workshop. From the point of view of AUT/FRA/POL/MLT/SVN and HUN, the period of 3 months provided for in Art. 12(2) UA(2) was too short; a period in line with requirements should be sought. IRL stated that for effective prosecution, traceability of reports was necessary.
FRA and EST raised questions on the relationship between Art. 12 and Art. 15a and 14 DSA. NLD requested that Art. 13 (g) not only take into account information on users, but also on data subjects. Regarding Art. 13 c) d), GRC asked what other (content) data was meant. HRV asked about the relationship to notifications based on national regulations.
COM explained that the wording of Art. 12 had been chosen to ensure consistency within the Regulation. While the standard is the same as for the DSA, the wording makes it clear that providers do not carry out their own checks. The provider becomes aware when content is reported to him. As a lex specialis to the DSA, the obligation to report under Article 12 of the CSA Regulation takes precedence over the obligation to report under Article 15a of the DSA. According to Art. 13 c) and d), the reports should contain all information that could also be relevant for LEAs, as well as information on data subjects. Overall, notifications would be subject to the highest data protection standards. The draft does not prevent MS from receiving notifications directly from NCMEC or other actors.
Section 4: SWE referred to the cross-border effect of the orders in the context of Art. 14(1) (para. 7). This had also been discussed in Art. 8/Art. 31 DSA. Even on the basis of the CSA Directive, there were still differences in national law. The cross-border component meant that the respective national standards had an impact on other MS. Conditions for removal orders should be discussed further. FRA was in favour of a separate procedure for cross-border removal orders. ITA asked COM for an overview of the workflow for removal orders. DEU presented as instructed. AUT stated that the deadline of 6 weeks in Art. 15(4) was too short. Information to the persons concerned could only be provided with the involvement of Europol or the LEAs. From FRA’s point of view, it would also be preferable for LEAs to be able to set the deadline for suspending information obligations to data subjects themselves.
COM confirmed that voluntary removal of content by providers would remain permissible under the CSA Regulation.
The Presidency announced that it would submit a revised version of the first and second chapters in September. The next meeting on 6 September will deal with Chapter 3 of the draft regulation.
License: The content of this article is licensed under Creative Commons BY-NC-SA 4.0.
Il whistleblower Peiter Zatko in audizione al Senato USA: “Twitter? Una bomba a orologeria!”
“Twitter è una bomba a orologeria”, ma non ci riferiamo all’account twitter del MiTE violato proprio oggi, probabilmente grazie al fatto che l’autenticazione a due fattori è ancora un processo estremamente complesso da gestire per un ente ministeriale dedicato a problematiche più semplici, come risolvere il problema della transizione ecologica… Il titolo infatti fa riferimento alle dichiarazioni...
twitter.com/chiaraepoi/status/…
Dopo 192 commenti, alcuni dei quali molto acidi e la solita schiera di fenomeni che sanno tutto loro ho deciso di chiudere i commenti perché mi sono stufata.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
1) che la maggior parte delle persone sui social ha una scala di priorità che come minimo non coincide con la mia. Secondo me l'uso dei femminili nei nomi delle professioni, per quanto possa essere considerato importante, non può avere lo stesso peso delle discriminazioni (salariali e non) che le donne subiscono sul posto di lavoro.
2) che Twitter è pieno di fenomeni che credono di sapere tutto su tutto e non hanno l'umiltà di ammettere che al mondo ci sia qualcuno che ne sa più di loro (ma questo avrei dovuto saperlo prima)
3) che Twitter è pieno di gente che spara sentenze sulla gente che non conosce (e anche questo avrei dovuto saperlo)
4) che c'è un sacco di gente che non ha la minima idea dei problemi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro (e non parlo solo di salario)
5) (e poi ho finito) che non so scrivere i curriculum, parlo di cose che non so solo perché esprimo quella che è chiaramente solo una mia opinione e che tutti lavorano in posti fantastici dove la parità tra i generi è una cosa acquisita e invece io in un posto di merda (e io che pensavo che la mia azienda fosse un po' meglio delle altre, pensate un po')
Chiudo qua questa cosa, pensando sempre di più che per vivere felici su Twitter bisogna scrivere solo frasi d'amore, mandare foto di gattini e al massimo far vedere ogni tanto le tette o il culo. Già se condividi il link a una canzone che ti piace parte la schiera dei puntacazzisti che hanno da ridire su quello che hai messo, figuriamoci.
Torno nel mio antro in silenzio, nei miei pensieri (perché io penso, anche se qualcuno non lo crede) e nelle cose che mi danno sicurezza e tranquilltà, anche perché credo di non essere più in grado di reggere uno shitstorm di questa portata.
https://twitter.com/chiaraepoi/status/1569930750488616962
Non me ne frega un cazzo di essere chiamata ingegnerE o ingegnerA. Pagatemi come i miei colleghi maschi piuttosto. (a parità di mansioni, ovvio)Twitter
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Fr.#09 / b a n k r u n
La corruzione del sistema bancario e le sue vittime
Il sistema bancario, che ormai ha perso ogni utilità reale, se non quella di cane da guardia e arma dello stato, miete sempre più vittime.
Una di queste vittime è una giovane amica di nazionalità russa, che in effetti ama l’Italia più di me. Purtroppo il suo passaporto contiene un dato, la sua nazionalità russa, che viene mal digerito dai sistemi informativi dei sistemi bancari italiani (ma probabilmente vale lo stesso per molti paesi dell’Europa dei diritti). Per questo, diverse banche, in ultimo Unicredit, si rifiutano di aprirle un conto corrente.
Un’altra vittima del sistema bancario, di cui leggo su twitter, scrive ieri:
Oggi in banca mi hanno detto che chiuderanno la cassa a fine settembre.Rimarrà aperta solo in sede centrale a Firenze, se voglio prelevare solo da bancomat con le mie carte. Immagino già quando si spengeranno i bancomat per mancanza di energia. Controlli i miei soldi controlli tutto.
Ebbene sì, amico di twitter, chi controlla i tuoi soldi (che non sono tuoi, e neanche esistono, ma questa è un’altra storia) controlla tutto: la tua vita, le tue relazioni, la tua capacità di pensiero e di azione. Perdere la capacità di usare il contante equivale a perdere quel pizzico di capacità di controllo sulla moneta che ci rimane.
E ancora, sempre ieri apprendo di una donna libanese costretta ad entrare in banca con una pistola, nel disperato tentativo di ricevere i “suoi” soldi in un paese in cui l’inflazione è ormai iper-inflazione e dove la moneta ha perso più del 95% del suo valore dal 2019 a oggi.
Che fare allora, quando dati come la nazionalità o l’etnia vengono usati contro di te dall’intero sistema bancario? Che fare quando il sistema bancario rimuove progressivamente ogni mezzo per detenere un minimo di controllo e possesso fisico sui tuoi soldi? Che fare quando, a causa delle politiche delle banche centrali e dei governi criminali, il potere d’acquisto della tua moneta viene annientato1 nel giro di qualche decade o pochi anni, costringendo la società intera a modificare completamente le sue preferenze temporali e modo di vivere?
Purtroppo non esiste e non potrà mai esistere una soluzione politica. La salvezza non è nella collettività o nello stato, solo la dannazione. È lo stato, di ogni tempo e ogni luogo, che continuamente usa il suo monopolio sulla moneta come arma contro i suoi nemici e cittadini (stessa cosa). È lo stato che svaluta appositamente la moneta, attraverso l’inflazione, per erodere il patrimonio dei cittadini e diminuire il carico del debito sulle sue spalle.
La soluzione non può che essere individuale; non arriverà nessuno a salvarvi. Uscire dal sistema bancario, slegarsi dalle catene monetarie di stato e usare Bitcoin, come moneta libera, privata, incensurabile, trasparente e accessibile a chiunque in ogni momento. Al protocollo Bitcoin non interessa la tua nazionalità. Il protocollo Bitcoin non detiene in ostaggio i tuoi soldi, sei tu la tua banca.
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Lo stato socio occulto dei rapporti umani
In questi giorni è uscito un nuovo libro di Daniele Capezzone, “Bomba a orologeria: L'autunno rovente della politica italiana” in cui cita alcuni estratti di due miei articoli usciti su Atlantico Quotidiano.
Il contesto è quello di cui parla Privacy Chronicles: l’immoralità dell’ideologia collettivista e statalista, che porta allo sviluppo e accettazione di politiche liberticide, contro la privacy, proprietà e contro la libertà di autodeterminazione degli individui.
Qui i due articoli da cui sono stati presi gli estratti:
- In Canada un assaggio di cosa ci aspetta: moneta e identità digitali la più grande minaccia alla libertà
- Sorveglianza di massa e sistema di credito sociale, il modello cinese è già qui
E qui invece un articolo a cui sono particolarmente affezionato, in cui cerco di spiegare l’ideologia collettivista e il ruolo degli intellettuali nel creare masse di zombie disposte ad accettare qualsiasi cosa.
Vieni alla Privacy Week 2022?
Parlando ora di cose belle, fra esattamente 11 giorni inizia la Privacy Week 2022. Un evento organizzato da me e molte altre persone.
Cinque giorni (26-30 settembre) in cui si parlerà di privacy, sicurezza dei dati, Bitcoin, intelligenza artificiale e tanto altro con più di 100 speaker e dozzine di tavole rotonde, interviste, dibattiti e approfondimenti.
L’evento si terrà a Milano in Cariplo Factory presso BASE Via Bergognone, 34.
Il 26 settembre alle 14:30, subito dopo l’apertura, parlerò anch’io. Se sei di Milano, perché non passi a trovarci? Cerca sul sito www.privacyweek.it gli eventi o le giornate che ti piacciono di più e registrati, ti aspettiamo!
Meme del giorno
Attenzione: non è un meme… è stato hackerato il profilo del Ministero e hanno iniziato a spammare news sul merge verso Proof of Shitcoinery di quello scam chiamato Ethereum.
Citazione del giorno
I don't believe we shall ever have a good money again before we take the thing out of the hands of government, that is, we can't take them violently out of the hands of government, all we can do is by some sly roundabout way introduce something that they can't stop.- Friedrich A. Hayek (on Bitcoin)
L’euro ha perso più del 50% del suo valore dal 2001 a oggi. Il dollaro più del 68%. La sterlina inglese ha perso più del 99% del suo valore durante tutto il regno della Regina Elisabetta.
Oggi #15settembre è la #GiornataMondialeDellaDemocrazia!
Il #DemocracyDay è stato istituito dalle Nazioni Unite e, quest’anno, all’evento si parlerà di come la libertà dei media sia una componente fondamentale di una sana democrazia.
La knowledge base di Privacy Chronicles
Una raccolta degli argomenti trattati in Privacy Chronicles, con link diretto agli articoli. Aggiornata periodicamente. Ultimo aggiornamento: 12.09.2022.
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Sorveglianza digitale
- Comunicazioni elettroniche, ecco come l'UE vuole bypassare la crittografia: Alcuni documenti leaked mostrano le ricerche tecniche commissionate dall'UE per trovare modi di oltrepassare i limiti delle comunicazioni cifrate dei cittadini europei.
- Un chip per controllare il mondo: La storia di come gli Stati Uniti volevano controllare il mondo con un chip, passata ai posteri come "Crypto War". Una storia, che come vedremo, è destinata a ripetersi...
- Abusi sui minori, la nuova scusa per la sorveglianza delle comunicazioni: L'Unione Europea inizia una nuova stagione di lotta agli abusi sessuali sui minori. Ma questo nasconde intenti ben diversi: l'obiettivo è colpire le comunicazioni cifrate.
- Le nuove armi di sorveglianza delle comunicazioni in USA, UK, UE: La guerra alle comunicazioni cifrate è iniziata. Con assoluta convergenza, i paesi occidentali hanno messo in campo le loro nuove armi: EARN IT, Online Safety Bill, Chatcontrol 2.0.
- Chatcontrol: sorveglianza globale delle comunicazioni: La proposta della Commissione europea per "tutelare i minori online" promette di trasformare l'UE nel più grande regime di sorveglianza al mondo.
- Capitalismo di sorveglianza? Non scherziamo: Shoshana Zuboff ha reso popolare il concetto di "capitalismo della sorveglianza". Il fenomeno è reale, ma col capitalismo non ha nulla a che fare. Piuttosto, totalitarismo di sorveglianza.
Sorveglianza fisica
- L'identificazione biometrica uccide: Gli Stati Uniti hanno lasciato in Afghanistan un un tesoro tecnologico che potrebbe portare alla repressione e morte di migliaia di collaborazionisti.
- Videosorveglianza in Italia e percezione di sicurezza: La videosorveglianza viene spesso giustificata sulla base di una generale "percezione di (in)sicurezza" non meglio specificata. Il risultato: vera sorveglianza per combattere falsa insicurezza.
- La sorveglianza fisica in europa: Quando si parla di sorveglianza spesso si immagina quella digitale. Oggi però anche la sorveglianza fisica è ai massimi livelli: trasporti, frontiere, videosorveglianza biometrica.
Social scoring e identità digitale
- 人 而不信,不知其可也 - verso la democrazia di sorveglianza: I sistemi di social scoring sono il punto d'incontro tra paternalismo statale e sorveglianza e di massa. Il risultato è l'annientamento della libertà di autodeterminazione.
- Lo Stato socio occulto di ogni rapporto umano: Con moneta digitale e identità digitale lo Stato diventa socio occulto di ogni rapporto umano e di ogni transazione economica, segnando la fine del significato stesso di libertà.
- Cittadinanza a punti e Stato etico, da Roma a Bologna: Gli incentivi funzionano. Ecco perchè bisogna averne paura e rigettarli con forza, prima di diventare animali sacrificali in un esperimento pavloviano di massa.
- Smart city: sorveglianza ed economia comportamentale, i casi di Venezia e Ivrea: A Venezia, la città diventa un apparato di sorveglianza. A Ivrea un esperimento per sviluppare un modello nazionale di smart city: identità digitale, valutazione dei comportamenti e monete virtuali.
- 21 maggio 2033: Prendo lo smartphone e apro il mio Smart Citizen Wallet. L’indicatore di credito sociale segna 87 punti. Una faccina sorridente mi dice che sono un cittadino modello...
- Sorveglianza, social scoring, modello cinese - un mio articolo su Atlantico Quotidiano: Intellettuali e politici puntano a rendere accettabile anche da noi lo stato di sorveglianza e a farci rinunciare alla privacy. Primi esempi di credito sociale in Italia.
- La Schengen digitale di Colao: Entro il 2023 Colao vuole creare i primi tasselli di una "Schengen digitale" sul modello Green Pass, con ID digitale e app IO. Un passo in più verso il monopolio di Stato delle esperienze umane.
Sorveglianza finanziaria, CBDC, Bitcoin
- Moneta digitale di Stato, poteri illimitati e sorveglianza finanziaria: Banche Centrali e Stati vogliono competere con Bitcoin. Nel farlo, stanno progettando il più grande schema di controllo totalitario mai visto nella storia umana.
- Bitcoin, un layer di privacy contro la sorveglianza statale: È vero che a Bitcoin manca privacy? Per rispondere bisogna guardare all'attuale contesto politico e capire il ruolo del sistema finanziario tradizionale e degli intermediari.
- Antiriciclaggio UE nel settore crypto: guerra all'anonimato e travel-rule: Attacco frontale al settore crypto, con un pacchetto di leggi che propongono sorveglianza totale e aperta discriminazione verso chi tenta di tutelare la propria privacy.
- I nuovi super poteri dell'Agenzia delle Entrate: L'Agenzia delle Entrate somiglia sempre più a un'agenzia di intelligence. I nuovi super-poteri di profilazione e sorveglianza confermano il trend iniziato con la fatturazione elettronica.
- CBDC, Bitcoin, privacy e libertà. Tutto in una live!: Sono stato ospite di Criptovaluta.it per discutere di alcuni temi che ci piacciono tanto. Un'ottima occasione per uscire dagli schemi della newsletter e parlarne insieme! Ecco una sintesi.
- Grazie Panetta, non compro niente: Il dipartimento marketing della BCE cerca di venderci l'euro digitale a tutti i costi. La privacy, non si sa come, è il loro cavallo di battaglia. Grazie, ma no.
- La privacy [non] è per i criminali: L'arresto dello sviluppatore di Tornado Cash è l'ultimo segnale di una guerra sempre più evidente contro privacy e tecnologie per a proteggere l'individuo dallo Stato.
- Per un pugno di dollari: La moneta è la più importante tecnologia umana. Moltissime persone danno per scontata la sua esistenza e natura, ma l'ignoranza sta diventando sempre più pericolosa. È ora di iniziare a riflettere.
Privacy e politica
- Dalla corruzione alla pandemia, colpa della privacy?: Dalla mancanza di dati per la lotta alla corruzione fino alla gestione della pandemia. Ultimamente sembra che la colpa di ogni fallimento di Stato sia la privacy delle persone.
- OMS, linee guida etiche sul green pass, un commento: L'OMS mostra la strada sull'uso dei "green pass". Spoiler: l'Italia sta facendo l'esatto contrario di quanto raccomandato, ma non è una sorpresa.
- Perchè la politica non parla di privacy: E quando lo fa, è per svilire e ostracizzare un diritto umano universale. Ma perché?
- La peggior riforma del Codice Privacy: Il "decreto capienze" è stato convertito in lege dal Senato e dalla Camera. Ecco una sintesi di cosa cambierà, in peggio, in Italia e perché avremo meno tutele sulla nostra privacy.
- L'ossessione tedesca per Telegram e la censura: Da tempo la Germania è impegnata in una campagna politica contro Telegram, in cui vorrebbe anche il supporto dell'UE. Ma Telegram è solo il sintomo di un problema più grande...
- DL 127 e green pass sul lavoro, rischi privacy e disfunzioni logiche: Il Parlamento conferma che il green pass è uno strumento inutile, che può tranquillamente essere archiviato per mesi senza controllo
- Se l'Agenzia delle Entrate tratta dati sanitari è un problema: Sarà l'Agenzia delle Entrate a sanzionare in caso di violazione dell'obbligo vaccinale. Ecco perché è un grave problema, che va ben oltre la questione covid.
- Il green pass eterno e i nuovi poteri predittivi del Ministero della Salute: Dal 1 aprile diminuirà l'uso del green pass. Ma sarà eliminato del tutto? La legge dice un'altra cosa. Nel frattempo, il Ministero della Salute inizia a usare i suoi nuovi poteri predittivi.
- Europol e i nuovi poteri di scambio dati biometrici tra forze di polizia: Il pacchetto UE per la collaborazione tra forze di polizia rischia di farci diventare codici a barre con le gambe.
- Digital Services Act, l'arma finale dei "regolatori" della libertà di parola: Elon Musk acquista Twitter e - manco a farlo apposta - in UE viene approvato il Digital Services Act, un'arma che gli è già stata puntata contro, pronta a essere usata.
- Elezioni? Tranquilli, tutti aumenteranno sorveglianza e controllo sociale: Cambiano i partiti e le proposte, ma una verità rimane assoluta nel tempo: ogni movimento statalista non potrà che aumentare la sorveglianza di massa e il controllo sociale.
Great Reset e World Economic Forum
- Pronti per la cyberpandemia?: Tra cybercriminali e cyberwarfare, gli attacchi cibernetici sembrano essere un ottimo trampolino di lancio per una serie di misure globali liberticide in nome della "sicurezza".
- Smart cities e ingegneria sociale, la città che plasma l'Uomo: Le città intelligenti, attraverso un sistema di estrazione violenta di dati, rischiano di ribaltare un paradigma millenario: non più l'Uomo che plasma la città, ma la città che plasma l'Uomo.
- Davos è in Svizzera o in Cina?: Il World Economic Forum e i "leader" che ogni anno si riuniscono a Davos sono ammaliati dal modello cinese: sorveglianza e controllo totale del mondo digitale.
Ragionamenti su privacy e libertà
- Cypherpunk e Crypto-anarchia, l'ideologia che ha cambiato il mondo: Alzati, non hai nulla da perdere se non le recinzioni di filo spinato che ti circondano!
- Che significa privacy?: Una breve storia della privacy, dal 1890 ai giorni nostri, per capire davvero il significato di questo termine così abusato e travisato.
- Aborto? Questione di privacy e capitalismo: La questione dell'aborto può essere risolta solo con libero mercato, tutela della proprietà e della privacy. Ogni alternativa porta alla violenza e alla negazione della libertà delle persone.
Rubriche interne
Non finisce qui! Nella newsletter ci sono anche tre rubriche interne in cui parlo di argomenti leggermente diversi. Puoi leggere gli articoli delle rubriche direttamente nella loro sezione specifica, cliccando qui sotto oppure attraverso il menù che trovi sul sito.
Purple Dragon, la rubrica di Privacy Chronicles in cui sono affrontati argomenti più tecnici, cercando di dare informazioni utili a proteggere in modo pianificato e consapevole privacy, identità, e informazioni sensibili.
Lettere Libertarie, la rubrica in cui in cui parlo di temi e concetti legati alla filosofia e ideologia libertaria che ispirano molto del pensiero dietro a Privacy Chronicles. La privacy oggi è un pilastro della libertà: per capire la libertà bisogna capire la privacy, e viceversa.
Frammenti, la rubrica in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles. Ogni frammento contiene anche un meme e una citazione.
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VPN: a che serve, quali sono i rischi e come scegliere il miglior provider
Alzi la mano chi usa una VPN. Ormai è uno strumento diventato di uso comune, con tantissimi servizi diversi e piani di abbonamento di ogni tipo. Se comprare un servizio VPN è diventato facilissimo, non lo è altrettanto capire quale possa essere quello giusto, soprattutto quando non è ben chiaro il funzionamento di una VPN e quali possono essere i rischi.
Oggi cercherò di spiegare in modo semplice cosa fa (e non fa) una VPN, quali sono le principali minacce a cui andiamo incontro e quali possono essere i criteri per decidere il provider migliore.
Cosa fa una VPN?
Nella normalità, quando navighiamo online sono gli Internet Service Provider (come Tim, Vodafone, Fastweb, ecc.) che ricevono le nostre richieste di connessione e le indirizzano al server di destinazione. Chiaramente, questo significa che nei confronti del nostro ISP siamo completamente trasparenti: sanno esattamente cosa facciamo e conoscono la nostra identità.
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Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri
"Ma soprattutto la decisione della BCE annuncia il ritorno ai patti di stabilità che distruggono la civiltà. Il commissario Gentiloni infatti ha già annunciato che gradualmente si tornerà ad essi e che in ogni caso paesi come l’Italia dovranno cominciare a mettersi a posto coi conti. Cioè a tagliare ancora servizi pubblici e sociali. Mentre si aumentano le spese militari. Come sta già facendo Draghi, che di questa politica di austerità europea e guerra americana è il primo rappresentante in Italia."
contropiano.org/news/politica-…
Torna feroce l’austerità europea contro i lavoratori e i poveri - Contropiano
La decisione della Banca Centrale Europea di alzare dello 0,75 il tasso di sconto è un atto di feroce austerità contro tutti i popoli europei.Redazione Contropiano (Contropiano)
Internet e social: la dose giusta per gli adolescenti. Il post di Carlo Venturini sull'Almanacco della Scienza
Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica e Giorgia Bassi dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr spiegano perché è importante che gli adolescenti riducano il tempo trascorso in Rete, utilizzando Internet e i social network. E fondamentale è anche il ruolo dei genitori, che vanno coinvolti nell’educazione digitale
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La matematica non serve a niente. Tranne che per...
Ho incontrato su TW il poster che trovate qui sotto, creato dal laboratorio di matematica Raphael Salem dell’università di Rouen, per scaricarlo in formato .pdf: https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/PosterLesMathsCaSertARien.pdf
Fa parte di una bella raccolta di poster di argomento matematico che trovate qui:
https://sorciersdesalem.math.cnrs.fr/Posters/posters.html
È pubblicato su una pagina che si intitola “Les Sorciers de Salem” con un gioco di parole che allude alle streghe (sorcières) di Salem.
Nel sito c’è anche una pagina con una versione interattiva del poster che rimanda all’approfondimento di alcuni degli usi della matematica (in francese):
sorciersdesalem.math.cnrs.fr/S…
Qui sotto la traduzione del testo contenuto nel poster.
La matematica non serve a niente.
Tranne che per..
Comprendere il corso delle stelle
Fare previsioni del tempo
Misurare il mondo
Suddividere in modo equo
Proteggere i nostri segreti
Trovare il percorso più breve
Ascoltare la musica
Costruire ponti
Decifrare i big data
Evitare gli ingorghi
Diagnosticare e curare in modo più efficace
Organizzare una rete di comunicazioni
Navigare in Internet
Sviluppare l'intelligenza artificiale (e la nostra)
Fotografare le farfalle
Decodificare il DNA
Anticipare gli effetti del caso
Rilevare e correggere gli errori
Modellizzare lo scioglimento dei ghiacciai
Immaginare altri universi
Meravigliarsi per la bellezza dei frattali
Migliorare le prestazioni sportive
Far volare gli aerei
Valutare le nostre possibilità di vincere alla lotteria
Adattare una ricetta al numero di ospiti
Ottimizzare... Analizzare... Decidere... Stimare... Creare... Giocare... Esplorare… Simulare... Calcolare… Vedere... Disegnare... Argomentare...Difendere... Programmare... Esprimere....
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Fr.#08 / p a y n o m i n d
Pagare = pensare
Al Baltic Honeybadger 2022, conferenza europea su Bitcoin tenutasi a Riga la scorsa settimana, Giacomo Zucco ha presentato una fantastica slide che recitava: “Non sono d’accordo con ciò che paghi, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di pagarlo”.
La simpatica revisione della famosa frase di Evelyn Beatrice Hall (spesso attribuita a Voltaire) esprime un principio vero fin dalla preistoria e di cui ho parlato molto spesso negli ultimi mesi: le transazioni economiche sono una concretizzazione della libertà di pensiero. Il pagamento è l’azione che segue al pensiero; è il modo in cui esprimiamo la nostra libertà di autodeterminazione e capacità di agire sulla base della nostra libertà di pensare, dando così un valore al pensiero e alle azioni altrui.
Pensare però significa anche a dissentire. Quando tante persone contemporaneamente decidono di usare una nuova moneta privata, fuori dal monopolio dello stato, per esprimere il loro dissenso, ecco che iniziano i problemi.
È il motivo per cui tutti gli stati del mondo sono oggi occupati a progettare e sviluppare la prossima evoluzione della moneta statale, le Central Bank Digital Currencies (CBDC). Le CBDC offrono agli stati il potere di sorvegliare e censurare ogni transazione economica per impostazione predefinita, che equivale alla capacità di controllare il pensiero ed espropriare ogni esperienza umana. Con le CBDC la libertà di pensiero diventerà un artificio vuoto di ogni significato.
Non lasciate che una dozzina di burocrati con deliri di onnipotenza possano privarvi della vostra libertà di pagare/pensare senza ingerenze arbitrarie. C’è un’alternativa a questa distopia. Sfruttiamola.
Il sogno cinese di Klaus Schwab e del WEF
Tutti sappiamo che il World Economic Forum tiene i suoi meeting annuali a Davos, in Svizzera. Diversamente, scopro solo in questi giorni che esiste un secondo meeting annuale del WEF - in Cina, nella città di Dalian, che dal 2007 ospita il “Summer Davos”.
Robert Malone nella sua newsletter riporta alcuni dei temi trattati nel Summer Davos 2022, come: Using 5G Responsibly; Climate Change: The Next Financial Crisis?; Rethinking Capitalism and How to Tax Global Business; Accelerating the Cleantech Transition; and Going Beyond a Trade War.
Interessante che in Cina si discuta della prossima crisi finanziaria e di come “ripensare” il capitalismo mentre in Svizzera si discuteva di pagamenti digitali, identità digitale e controllo di Internet, no?
Schwab è sempre stato ammaliato dal sogno cinese, come lo chiamò lui stesso nel 2017 - quando invitò il presidente Xi Jinping a parlare al forum di Davos.
Il presidente cinese fece un lungo discorso sull’economia globale e sul ruolo della Cina in seguito all’ingresso nella World Trade Organization. La cosa più interessante di tutte è che leggendo le sue parole non posso far altro che pensare che oggi potrebbe essere tranquillamente il manifesto statalista di qualsiasi governo occidentale. Un estratto:
We should foster a culture that values diligence, frugality and enterprise and respects the fruits of hard work of all. Priority should be given to addressing poverty, unemployment, the widening income gap and the concerns of the disadvantaged to promote social equity and justice. It is important to protect the environment while pursuing economic and social progress so as to achieve harmony between man and nature and between man and society. The 2030 Agenda for Sustainable Development should be implemented to realize balanced development across the world.
Schwab fu così entusiasta che arrivò ad affermare che la visione di Xi Jinping incarnava perfettamente il suo sogno di creare un nuovo mondo interdipendente, equo e inclusivo. A distanza di cinque anni, possiamo dire che Schwab non scherzava.
E dire che quando mi chiedevo, a giugno, se “Davos fosse in Svizzera o in Cina”, pensavo di aver usato una metafora.
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Privacy Chronicles - Fuck your chinese dream
Vieni alla Privacy Week 2022?
La Privacy Week è la seconda edizione di un evento che sto organizzando insieme a molte altre persone, di cui sono molto orgoglioso. È un evento che vorrebbe diventare il punto di riferimento nazionale per parlare di privacy, cybersecurity, nuove tecnologie e diritti umani. Si parlerà anche di Bitcoin e criptovalute.
Si terrà a Milano e in streaming dal 26 al 30 settembre, con più di 50 incontri, talk, webinar, forum, interviste, dibattiti e oltre 90 relatori tra professori, ricercatori, avvocati, tecnici, giornalisti, scrittori, manager, attivisti, filosofi e sociologi.
Lunedì 26 settembre farò anch’io un breve intervento intitolato “Orizzonte 2030, cittadini o codici a barre?”. Mi piacerebbe invitare qualcuno di voi lunedì, chi sarà in zona Milano, per conoscervi e farvi conoscere la Privacy Week.
Per partecipare è necessaria la registrazione dal sito web. Se avete domande o non vi è chiaro qualcosa contattatemi pure via email!
Meme del giorno
Citazione del giorno
If you don’t believe it or don’t get it, I don’t have the time to try to convince you, sorry.―Satoshi Nakamoto
PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE
PROVA AD ASCOLTARE LA MUSICA CON UN DIVERSO APPROCCIO: DIVENTA UN NOSTRO COLLABORATORE
Crescere, in tutti i sensi, è di per sé un fatto positivo ma qualche problema in fondo lo crea sempre.
Così come per le mamme, che devono che devono costantemente rinnovare il guardaroba dei figli per adeguare l’abbigliamento al loro sviluppo fisico, anche per In Your Eyes la costante crescita di contatti riscontrata negli ultimi anni comporta il dover affrontare un “piacevole” problema: quello di far fronte alle numerose richieste di recensione che ci pervengono ogni giorno.
Come sapete, noi non ci poniamo limiti di genere per cui, se su alcuni siamo abbastanza coperti, su altri facciamo oggettivamente fatica a prendere in carico tutto il materiale.
Soprattutto per quanto riguarda l’elettronica, il rapporto tra il numero di dischi da recensire e quelli effettivamente soddisfatti è decisamente sfavorevole: è proprio qui che avremmo bisogno di nuova linfa, sotto forma di qualcuno che, alla propria passione per la musica, voglia abbinare quella di rendere partecipi gli altri delle proprie sensazioni , ma è inutile dirvi che, anche se foste appassionati ed esperti di altri generi, saremmo comunque ben felici di accogliervi nella nostra famiglia.
Ovviamente non ci servono persone che vogliano intraprendere questa attività in maniera eccessivamente saltuaria e discontinua: il nostro target individuale si attesta attorno ad un minimo di 4-5 recensioni mese, comunque non molte se pensiamo che si tratterebbe di scriverne almeno una ogni settimana, senza contare che un appassionato (con la A maiuscola) almeno un’oretta al giorno per ascoltare musica la trova sempre e comunque.
Se pensate d’essere in grado di garantire ragionevolmente quanto richiesto, fatevi avanti, anche se non avete mai fatto alcuna esperienza del genere in passato; nel ricordarvi che tutti coloro che operano nella nostra webzine non ci guadagnano un centesimo e che la vera ricompensa è quella di intraprendere un hobby che consente di interagire direttamente con musicisti, etichette discografiche ed agenzie di promozione, vi invitiamo a scrivere all’ indirizzo
info@iyezine.com
Successivamente verrete contattati da chi si occupa della pianificazione e della pubblicazione dei contenuti, per entrare maggiormente nei dettagli della collaborazione.
Fatevi un regalo, provate a trasformare la vostra passione per la musica in qualcosa di ancora più stimolante …
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Lacrime di sangue (L’étrange couleur des larmes de ton corps) di Bruno Forzani e Hélène Cattet [2013]
Della coppia artistica Forzani-Cattet ero fermo al solo “Amer”, debutto sulla lunga distanza datato 2009, visto, tra l’altro, in un momento piuttosto confuso della mia vita, e quindi apprezzato meno del suo effettivo valore. Nei giorni scorsi, soffocato dalla canicola estiva, ho pensato che potessero essere maturi i tempi per una seconda possibilità, e mi sono scaricato “Lacrime di sangue”, il loro secondo lungometraggio.
!cinema_serietv
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Instagram - La fiera della vanità
Grazie a un tweet di @Alexis Kauffmann, ho trovato su Arte questo documentario: “Instagram - La foire aux vanités” sulla nascita, l’evoluzione, l’enorme diffusione di Instagram, i meccanismi che ne regolano il funzionamento e l’impatto negativo che ha sui suoi utenti. Considerando anche il fatto del grandissimo numero di giovani che utilizzano questo social network (quasi tutti i miei studenti, ad esempio), il documentario offre, secondo me, diversi spunti di analisi di grande interesse.
C’è anche una versione in lingua originale con sottotitoli in italiano, la si trova qui: https://www.arte.tv/it/videos/095729-000-A/instagram-la-fiera-virtuale-delle-vanita/
Il documentario è disponibile in rete fino al 28.10. 2022.
Qui sotto, trovate la traduzione dell’introduzione alla versione francese, più completa e più chiara rispetto a quella italiana, nella versione in tedesco il titolo è ancora più esplicito: “Instagram – Il social network tossico”.
Lanciato poco più di dieci anni fa, il social network Instagram ha conquistato il mondo. Questa approfondita indagine analizza i meccanismi della sua ascesa e ne evidenzia gli effetti deleteri.
Due miliardi di utenti attivi al mese, 100 milioni di video e foto condivisi ogni giorno: lanciato nell'autunno del 2010, nel cuore della Silicon Valley, da Kevin Systrom e Mike Krieger, due studenti dell'Università di Stanford, il social network Instagram ha conosciuto un'ascesa fulminante. Sfruttando lo sviluppo della fotografia mobile, l'applicazione, inizialmente pensata per modificare (grazie ai suoi famosi filtri) e condividere le foto, ha rapidamente attratto le celebrità e attirato l'attenzione dei giganti digitali.
Nel 2012 Mark Zuckerberg, a capo di Facebook, ne ha intuito il potenziale commerciale e l'ha acquistata per l'incredibile cifra di un miliardo di dollari. Due anni dopo, lsul sito è comparsa a pubblicità, portando a un'esplosione dell'influencer marketing. Da quel momento in poi i marchi si sono rivolti alle personalità più seguite per promuovere i loro prodotti. Le star con milioni di abbonati, come Cristiano Ronaldo o Kim Kardashian, guadagnano cifre astronomiche, mentre in fondo alla gerarchia, soggetti a una concorrenza spietata, i "nano-influencer" si accontentano di contratti pagati in natura o di benefit promozionali.
Trasformata in un gigantesco centro commerciale, la rete dà in pasto ai suoi utenti visioni modificate della realtà, con corpi giovani e svestiti, luoghi turistici che vengono immediatamente fpresi d’assalto e immagini di cibo esteticamente gradevoli, etichettate come "food porn". Conseguenze: la chirurgia estetica tra i giovani è in aumento, facendo arricchire professionisti senza scrupoli, mentre l'ansia e la depressione aumentano in modo preoccupante tra gli adolescenti, che sono particolarmente permeabili a questi ideali standardizzati.
La tirannia
Messa sotto accusa per i suoi eccessi, Instagram ha tuttavia trovato una seconda possibilità durante la pandemia, diventando un luogo per l'espressione artistica, l'intimità e le lotte delle minoranze. Partendo dalla sua nascita fino alla sua recente evoluzione, l’autore, Olivier Lemaire (Le musée et le milliardaire anticonformiste, Let’s Dance) si avvale di una serie di testimonianze (l'influencer Maya Borsali, il "Dr. Miami", chirurgo star dei social network, il sociologo Dominique Boullier e Sarah Frier, autrice di No Filter: The Inside Story of Instagram, oltre alle famiglie di adolescenti vittime di questa tirannia delle immagini) per decifrare l'influenza di una rete che plasma le nostre vite, sconvolge la nostra economia e ridisegna il nostro rapporto con la realtà, spesso in peggio.
Diretto da: Olivier Lemaire
Paese: Francia
Anno: 2022
@informapirata :privacypride: @Le Alternative @maupao @Scuola - Gruppo Fediverso
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La crisi del sistema politico: parlamentarismo, ordoliberismo, tecnocrazia | La Fionda
"La crisi del sistema politico non investe solo il parlamentarismo o la tenuta delle istituzioni; sono piuttosto i rappresentati, le classi sociali meno abbienti i soggetti maggiormente colpiti dall’ordoliberismo e da una democrazia plasmata sui principi tecnocratici."
Confessioni di una maschera “Il crepuscolo degli Dei”
Pensare che qualcuno ancora non è riuscito a capire la differenza che c’è tra i social network e la realtà, è un qualcosa che mi annichilisce, sotto tutti i punti di vista. Non è ancora stato creato un antidepressivo in grado di aiutarmi a rialzarmi dalla catatonia che mi assale ogni volta che realizzo quanto sia radicata l’idea che i due contesti siano sullo stesso piano.
In queste giornate estive l’idea che si possa anche solo pensare di fare politica attraverso la rete, e in particolare, anzi, in maniera quasi esclusiva, grazie ai social network, mi fa capire una volta di più come mai la situazione sociale italiana sia inevitabilmente indirizzata verso un tracollo che, per certi versi, mi spingo a considerare, pur se a malincuore, meritato. Toccando il fondo, come forse mai in passato, riusciremo finalmente a capire che c’è un mondo oltre lo schermo dei nostri cellulari, e che questo mondo è infinitesimamente distante da quello dorato dei social network? Ho ancora forti dubbi in merito, ma una piccola speranza la conservo.
iyezine.com/confessioni-di-una…
!news !eticadigitale !politica
Fr.#07 / c o m p l y
Noi tutti siamo la Cina
Chi sono i cinesi? Sono alieni? Zombie lobotomizzati? Servi a cui è stato fatto il lavaggio del cervello?
No amici miei, i cinesi sono persone normali, che lavorano, hanno una famiglia, nel tempo libero passeggiano, siedono al bar, parlano con gli amici, fanno shopping. Persone normali, con vite normali. Come noi.
Loro sono come noi. E noi, beh, siamo loro - ma nel passato. Mi spiego meglio. La Cina oggi è un incubo socialista tecnocratico; non perché i cinesi siano dei rammolliti senza capacità di pensiero o perché abbiano un modo di pensare diverso dal nostro. No, semplicemente il loro governo ha iniziato molto prima un processo che da noi ha invece avuto inizio solo negli ultimi anni.
Fonte: twitter.com/songpinganq
E allora, non stupiamoci davanti alle immagini di droni che pattugliano città, strade e case dall’alto. Non stupiamoci se le persone ritratte nei video e nelle immagini, che guardiamo come se fossero un film, obbediscono pazientemente agli ordini impartiti dall’autorità che li intima di rimanere chiusi in casa, nonostante il rischio concreto di morire di fame e sete.
Fonte: twitter.com/songpinganq
Non stupiamoci se i bambini sono trattati come animali con QR code al collo, obbidientemente in fila per un tampone che ancora oggi deve essere fatto da tutta la popolazione ogni due giorni per mantenere il privilegio di vivere in società.
Non stupiamoci di sapere che in Cina il contante è quasi sparito del tutto, che ogni cittadino è dotato di un’identità digitale collegata al covid pass e al conto corrente, che con un click possono essere bloccati dal governo a chi la pensa diversamente.
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Privacy Chronicles - Privacy & Libertà
Divergente
Non temete, stiamo iniziando a recuperare il distacco con la Cina!
La Casa Bianca ci ricorda infatti che chiunque la pensi diversamente dalla maggioranza sarà considerato un estremista. Sappiamo tutti come alla Casa Bianca piaccia gestire gli “estremisti” dal 2001 a oggi.
Fonte: Disclose.tv
Non ci sarà più alcuna differenza tra noi e i cinesi quando gli stati occidentali avranno finalmente a disposizione tutte le leggi per il controllo e sorveglianza delle comunicazioni e di Internet, che sono in discussione in questo momento.
Non ci sarà più alcuna differenza quando ognuno di noi sarà dotato di identità digitale connessa a ogni servizio pubblico e finanziario; quando avranno il potere di accendere e spegnere i conti corrente a chiunque con un click; quando l’energia sarà razionata, la disoccupazione sarà alle stelle e bisognerà bloccare le proteste sul nascere.
E infine non ci sarà alcuna differenza quando inizieranno a perseguire chiunque cercherà di proteggere la propria privacy e vita privata, nonostante tutto. D’altronde, la maggior parte della gente crede fermamente di non avere nulla da nascondere, tu invece, che la pensi diversamente… cosa stai nascondendo?
Immagine del discorso di ieri di Biden a Philadephia, in cui ha esortato gli americani a combattere gli estremismi per difendere la democrazia. Come dici? Ricorda il cancelliere supremo di V per Vendetta? Nahhh
Una breve intervista
In questi giorni sono stato intervistato da Matrice Digitale, con alcune domande molto interessanti. Abbiamo parlato di Cypherpunk, anarco-capitalismo, pistole, sorveglianza di massa e social scoring. Insomma difficile fare meglio di così.
Qui il link, per chi volesse leggerla.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“My philosophy, in essence, is the concept of man as a heroic being, with his own happiness as the moral purpose of his life, with productive achievement as his noblest activity, and reason as his only absolute.”
― Ayn Rand
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informapirata ⁂ reshared this.
Non è possibile perché quella è una funziona ereditata da ActivityPub, mentre Friendica pubblica anche col protocollo di Diaspora il quale non supporta questa funzione. Che comunque è stata richiesta EONI fa e probabilmente è nella loro 'to-do-list" ma non è una priorità.
Personalmente se aggiungere questa funzione signfica sacrificare ulteriormente la velocità con cui si accede ai nodi e vari sottonodi preferisco non averla...
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
Twitter introduce le cerchie, per consentire agli utenti di twittare solo a ristrette cerchie di contatti.
Ah, #Friendica già lo fa... 😁
blog.twitter.com/en_us/topics/…
Introducing Twitter Circle, a new way to Tweet to a smaller crowd
With Twitter Circle, people now have the flexibility to choose who can see and engage with their content on a Tweet-by-Tweet basis.blog.twitter.com
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Il capitale, la politica, la crisi
«Il capitale ha già “scelto” l’unica soluzione possibile per venirne fuori.
La guerra, per accaparrarsi materie prime e mercati senza i quali non ci stanno profitti.
E senza profitti il capitale muore.
La guerra, per liberarsi delle eccedenze di merci invendibili e di merce umana che non riesce più a mantenere.»
La piazza virtuale - Come costruire in rete spazi di incontro e discussione realmente pubblici? L'articolo di @violastefanello su @iltascabile
LA PIAZZA VIRTUALE - COME COSTRUIRE IN RETE SPAZI DI INCONTRO E DISCUSSIONE REALMENTE PUBBLICI?
A fine aprile, parlando dei motivi che lo stavano spingendo a comprare Twitter, Elon Musk in un TED Talk diceva che la piattaforma “è diventata di fatto la piazza cittadina”. Nel marzo del 2019, Mark Zuckerberg aveva usato la stessa immagine quando affermava che “negli ultimi 15 anni, Facebook e Instagram hanno aiutato le persone a connettersi con amici, comunità e interessi nell’equivalente digitale di una piazza cittadina”.
Continua: iltascabile.com/societa/piazza…
La piazza virtuale - Il Tascabile
Come costruire in rete spazi di incontro e discussione realmente pubblici?Il Tascabile
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Andrea Russo
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