Chi pensa che il 2% alla Difesa sia un target insufficiente
Il prossimo mese i ministri della Difesa dei Paesi Nato si riuniranno a Bruxelles per discutere degli aumenti di budget nel settore. Il tema è oggetto di dibattito già dal 2014, quando gli alleati promisero di aumentare la spesa per la Difesa al 2% dei Pil nazionali.
Come sostiene Patrick Turner, già Assistant Secretary General per la politica di Difesa presso l’Alleanza atlantica in una analisi pubblicata su Cepa, l’aggressione russa all’Ucraina segna il cambiamento più radicale dell’architettura di sicurezza del continente europeo dal crollo sovietico. Inoltre, ricorda Turner, si aggiunge l’ormai evidente minaccia cinese. Per quanto gli Stati Uniti siano ancora la superpotenza globale, potrebbero avere difficoltà nel combattere due conflitti contemporaneamente.
Da qui la necessità che i Paesi europei della Nato si facciano carico della sicurezza del proprio quadrante. A questo riguardo, la promessa del 2014 di aumentare il budget militare al 2% del Pil ha avuto qualche effetto. In totale, gli alleati non statunitensi hanno speso circa 300 miliardi di dollari in più in termini reali dall’assunzione dell’impegno. Ma questo aumento è molto disomogeneo a seconda dei Paesi.
Alcuni Membri, poi, hanno promesso di raggiungere quella soglia in tempi molto lunghi: ad esempio, la Danimarca si è impegnata per il 2033, il Belgio per il 2035. Alcuni alleati chiave sono ancora lontani dal target del 2%. Ad esempio, la Germania si aggira intorno all’1.4%, nonostante la promessa di investire cento miliardi di euro addizionali. L’Italia è all’1.5%, la Spagna all’1%. Alcuni, come il Canada, non hanno nemmeno confermato questo impegno.
Il fatto è che quel tipo di target era stato fissato in un mondo ancora piuttosto diverso da quello di oggi. Diversi analisti sostengono che la soglia del 2% sia attualmente insufficiente a generare capacità credibili, che risultino quindi in una deterrenza efficace.
Lo hanno compreso gli inglesi, con il precedente primo ministro Boris Johnson che l’anno scorso ha promesso di raggiungere il 2.5% entro la fine del decennio. Liz Truss ha rincarato la dose puntando al 3%, un target poi ridimensionato da Rishi Sunak sulla cifra di Johnson. I membri che più hanno preso sul serio l’impegno ad aumentare il budget di Difesa sono, naturalmente, i Paesi dell’Europa centrale e orientale, la Polonia su tutti.
L’invasione russa, oltre a risvegliare le coscienze dei Paesi più ottimisti, ha evidenziato due tipi di problemi. Il primo è la scarsa capacità di schierare forze immediatamente pronte in caso di crisi sul fianco orientale; il secondo è la scarsa quantità di armamenti presenti negli stockpiles attuali. Entrambe le problematiche sono frutto di anni di scarsi investimenti.
Secondo Turner, l’obiettivo di budget al 2.5% sarebbe la soglia minima per limitare questi danni collaterali. E ricorda che quello era il livello di spesa degli Stati europei alla fine della Guerra Fredda, quando la minaccia russa era sensibilmente inferiore e la Cina non era neanche lontanamente simile ad oggi.
Come cambia la guerra in Ucraina. Il punto di Marrone (Iai)
La guerra russo-ucraina evolve a livello operativo, e così la fornitura di armi occidentali all’Ucraina fino all’attuale richiesta dei carri armati Leopard di produzione tedesca. Nei primi mesi del conflitto era più incerta la capacità ucraina di difendere Kiev, e le forniture militari alleate si sono concentrate soprattutto su equipaggiamenti per la fanteria, compresi ad esempio mortai, mitragliatrici o sistemi di difesa anti-aerea e anti-carro portabili a spalla, che possono essere consegnati rapidamente, hanno bisogno di poco addestramento, e danno quindi un contributo immediato alle forze ucraine.
Aumentato il sostegno militare
Queste forniture continuano, insieme a equipaggiamenti di vario tipo, ma nel corso del 2022 vi sono stati tre sviluppi che hanno gradualmente elevato il livello del sostegno militare occidentale. In primo luogo, la Russia ha fallito nell’intento iniziale di prendere anche Kiev, Kharkiv e gran parte del Paese, e si è ritirata dal nord. In secondo luogo, le Forze armate ucraine hanno dimostrato di saper manovrare e combattere a livello di teatro e non solo tattico, con campagne articolate che hanno portato alla riconquista di Lyman e alla liberazione di Kherson, riprendendosi oltre un terzo del territorio occupato dalla Russia dopo il 24 febbraio. È diventata quindi più efficace la fornitura di mezzi blindati e sistemi di artiglieria di varia natura e gittata, come gli Himars americani. È stata messa in piedi una catena logistica, comprendente anche munizioni e pezzi di ricambio, e si è avviato un addestramento più corposo e sistematico al di fuori del territorio ucraino.
In terzo luogo, dallo scorso settembre la Russia ha puntato a distruggere le infrastrutture energetiche per piegare la volontà ucraina di combattere, anche ricorrendo massicciamente a droni iraniani, ed è quindi diventato prioritario per Kiev ottenere sistemi di difesa aerea e anti-missile in quantità e qualità tali da coprire non solo la linea del fronte, ma tutto il Paese – che è il più esteso in Europa a ovest della Russia. Da qui l’enfasi sui Patriot americani, donati anche dall’Olanda, ma anche l’interesse ucraino per il Samp-T italo-francese.
Le richieste di Kiev soddisfatte parzialmente
Le cose ovviamente non si sono svolte in modo semplice e lineare, in mezzo a un conflitto in Europa senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale che ha colto di sorpresa molte capitali europee. L’Ucraina ha infatti chiesto ripetutamente sistemi d’arma in tempi più rapidi e in maggiori quantità, più potenti, più a lunga gittata, e ha necessità sia di mezzi meno recenti, più facili da usare e manutenere, sia di mezzi tecnologicamente avanzati. Ma il gruppo di Paesi donatori, comprendente in primo luogo gli Stati Uniti e i principali Paesi europei, hanno soddisfatto solo parzialmente le richieste di Kiev per tre ordini di motivi. In primo luogo andava parallelamente testata la reazione russa, con l’obiettivo primario di mantenere il conflitto circoscritto ai confini ucraini internazionalmente riconosciuti (compresa quindi la Crimea), anche evitando il più possibile attacchi in territorio russo che potessero portare a un’escalation con la Nato. Lo smacco russo della ritirata da Kherson, dopo l’annessione farsa di quella e di altre tre province ucraine, ha dimostrato che il sostegno militare dell’Occidente all’Ucraina può crescere in termini qualitativi e quantitativi, senza appunto una escalation russa.
Dagli scarsi arsenali nazionali alle dinamiche politiche
Il secondo motivo per la lentezza e riluttanza specialmente in Europa a donare sistemi d’arma all’Ucraina sta nella loro scarsa disponibilità negli arsenali nazionali. Le forze armate europee fino al 2022 erano equipaggiate per una realtà ormai consolidata di deterrenza ad alta intensità ed alta tecnologia in Europa e di operazioni asimmetriche di stabilizzazione e gestione delle crisi fuori area: non per alimentare, senza farne parte, una guerra convenzionale al tempo stesso ad alta intensità, prolungata e sostanzialmente tra pari, in cui la massa e l’attrito la fanno da padrone. In altre parole, il consumo di armi, munizioni e mezzi militari in Ucraina in questi undici mesi di conflitto è stato enorme, ben superiore alle stime iniziali di tutte le parti in causa, ed i Paesi europei non possono scendere sotto una certa soglia di capacità militari per la propria difesa nazionale mentre l’industria europea fatica ad aumentare la produzione di quanto necessario. Il terzo motivo che ha ridotto ritmo e qualità del supporto militare occidentale all’Ucraina sta nelle legittime dinamiche politiche interne a Paesi democratici, dove correnti politiche e culturali per vari motivi si oppongono a tale sostegno e influenzano l’opinione pubblica ed il processo decisionale.
Una nuova evoluzione del conflitto
In questo contesto, nelle ultime settimane si sta probabilmente verificando una nuova evoluzione della guerra e quindi degli aiuti occidentali a Kiev. L’offensiva russa a Soledar ha portato a un risultato tattico decisamente modesto rispetto alla mobilitazione di forze regolari e mercenarie, Wagner in primis, e alle perdite subite da Mosca. Al tempo stesso, la controffensiva ucraina si è sostanzialmente fermata dopo Kherson, per scelta e/o per necessità rispetto all’attrito in corso. La guerra è in stallo da dicembre. Il che non vuol dire che non si combatta duramente, anzi, ma che il fronte non si muove in maniera significativa, probabilmente anche per le condizioni sul terreno dettate dal periodo invernale. In questo stallo, è verosimile che entrambe le parti in lotta si preparino per delle campagne offensive nei prossimi mesi, dalla portata e direttrici incerte ma che richiederebbero mezzi pesanti come i main battle tank.
Serve una manovra terrestre efficace
Infatti, le caratteristiche dei carri armati nella guerra moderna, come evidenziato in uno studio Iai, li rendono preziosi quanto a concentrazione di potenza di fuoco, protezione e mobilità. È tuttavia sbagliato considerarli (e utilizzarli) in maniera isolata, in quanto vanno inseriti in una manovra terrestre che combini efficacemente diversi assetti, dai veicoli blindati ai droni, dagli elicotteri alla fanteria. Non a caso è stato annunciato che l’Ucraina riceverà elicotteri da Lituania e Lettonia, veicoli blindati da Francia e Germania, ecc. Da notare come nel 2022 l’Italia abbia aiutato militarmente Kiev in termini qualitativi e quantitativi sostanzialmente comparabili a grandi Paesi europei come la Francia, come filtra da fonti ucraine e italiane nonché dalle immagini facilmente reperibili sui social media, ma non ha avuto il credito internazionale che meriterebbe a causa della scelta governativa di porre il segreto di Stato sull’invio degli equipaggiamenti italiani.
Esigenze operative
L’insistenza di Kiev per ricevere carri armati dai Paesi alleati, insieme a molti altri equipaggiamenti, nasce dunque dalle esigenze operative del conflitto. L’Ucraina ha bisogno non solo di tank di epoca sovietica già donati a decine da Polonia e Slovacchia, ma anche e soprattutto dei Leopard di fabbricazione tedesca, più moderni ed efficaci. Leopard che Varsavia, Helsinki e molte altre capitali europee hanno a disposizione ma che necessitano un’autorizzazione da Berlino per essere ri-esportati. La Gran Bretagna, confermandosi insieme a Germania e Polonia nel gruppo di testa dei Paesi donatori, ha annunciato pochi giorni fa l’invio di circa 14 carri armati Challenger 2. Sono pochi rispetto alle richieste ucraine di almeno 300 tank, ma potrebbero fare da apripista alla decina di Paesi europei che nel complesso posseggono oggi circa duemila Leopard. Gli Stati Uniti hanno aggiunto al loro già corposo pacchetto di aiuti, che comprendeva Himars, Patriot e diversi altri sistemi avanzati, i veicoli blindati Bradley funzionali proprio a una manovra offensiva dell’esercito ucraino, ma non i carri armati Abrahms che per certi versi sono troppo complessi e difficili da manutenere per Kiev. La palla è quindi nel campo europeo, e in particolar modo in quello tedesco.
20 gennaio 2023. Messaggio di Alfredo Cospito al proprio difensore
Il sottoscritto Alfredo Cospito comunica al proprio avvocato Flavio Rossi Albertini che in pieno possesso delle mie capacità mentali mi opporrò con tutte le forze all'alimentazione forzata.
Saranno costretti a legarmi nel letto.
Dico questo perché ultimamente mi è stata adombrata la possibilità di un T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio). Alla loro spietatezza ed accanimento opporrò la mia forza, tenacia e la volontà di un anarchico e rivoluzionario cosciente.
Andrò avanti fino alla fine. Contro il 41 bis e l'ergastolo ostativo.
La vita non ha senso in questa tomba per vivi.
Cospito Alfredo.
‘Qatargate’: quando il denaro compra valori o interessi
“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) Pecunia non olet. Se si assume nel proprio orizzonte di assunzione di valore l’assunto che il denaro non […]
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Borsa: canapa, la terza settimana del 2023 chiude in rosso
Entrambe le principali piazze borsistiche a livello mondiale nel settore della Canapa, cioè Canada e USA, chiudono entrambe la seconda settimana del 2023 con un accenno di valori positivi. Un segnale positivo, sebbene piccolo, a fronte delle ultime settimane del 2022 e della prima settimana del 2023 che si erano chiuse con bilanci chiaramente negativi […]
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Brasile: il ruolo dell’esercito nel tentativo di colpo di Stato
La folla di estrema destra che ha invasol’edificio federale, il Congresso e la Corte Suprema e ha vandalizzato gli edifici governativi a Three Powers Plaza a Brasilia l’8 gennaio, ha chiesto un ” intervento militare ” in Brasile. Avevano allestito campi che si erano radunati davanti alle caserme dell’esercito in tutto il paese da novembre […]
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Kazakistan occidentale: gli occhi della Russia
In quella parte dell’ultima rassegna stampa settimanale di Radio Azattyk, che riguarda il mio recente articolo, la domanda è formulata come segue: La Russia ha messo gli occhi sul Kazakistan occidentale? Una tale formulazione della questione non sembra rappresentare del tutto la realtà attuale. Dal momento che la Russia ha già messo gli occhi sul Kazakistan occidentale, […]
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Il dilemma tra libertà e sicurezza
Temo che la disputa attorno alle intercettazioni sia molto male impostata. Perché se mi vogliono convincere dell’utilità delle intercettazioni nel combattere la criminalità, è uno sforzo vano: sono già convinto. Se mi vogliono convincere che intercettare sempre di più permetterebbe di combattere sempre meglio la criminalità, né più né meno, non obietto un solo istante.
Se mi vogliono convincere delle nuove opportunità offerte dalla tecnologia per mettere in scacco i criminali, per esempio il famoso trojan, il malware attraverso il quale si intercetta anche se l’intercettato non parla al telefono e anche se il suo telefono è spento, credetemi: fatica sprecata. Tutto vero, tutto incontrovertibile.
Se, per esempio, si trovasse il modo di intercettare ognuno di noi, fino all’ultimo, per ventiquattro ore su ventiquattro, magari con il supporto dell’intelligenza artificiale, la questione sarebbe chiusa: diventeremmo una società perfettamente onesta, e i pochi imprudenti andrebbero a far compagnia a Messina Denaro in un quarto d’ora.
Avremmo perduto la libertà, ma avremmo guadagnato la sicurezza. Ed è questa la vera grande domanda: abbiamo costruito le società liberali e democratiche per garantire il massimo della libertà a ogni individuo o le abbiamo costruite per garantirgli il massimo della sicurezza?
Le abbiamo costruite per la libertà sapendo che la libertà è un rischio o le abbiamo costruite per non correre rischi? Perché se pensiamo di averle costruite per blindarci dentro un fortino inespugnabile, vuol dire che abbiamo dimenticato le ragioni dei nostri valori fondanti, ma almeno dobbiamo dircelo.
L'articolo Il dilemma tra libertà e sicurezza proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
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Il ricatto nucleare di Putin non deve impedire la liberazione della Crimea
I notevoli successi militari dell’Ucraina nella seconda metà del 2022 hanno sollevato la prospettiva che l’invasione russa del Paese possa concludersi con una decisiva vittoria di Kiev. Mentre questo risultato sarebbe ampiamente accolto con favore, ci sono molti che rimangono allarmati per le potenziali conseguenze di una sconfitta così storica da parte della Russia. Queste […]
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Movimenti e politica
I Verdi, in Germania, sono al governo. Le elezioni sono andate bene e si trovano in coalizione con i liberali, nel governo guidato dal socialdemocratico Scholz. Nella stessa Germania i movimenti ecologisti protestano vivacemente e per la resistenza passiva, davanti a una miniera di carbone, la polizia ha fermato diversi attivisti, compresa Greta Thunberg, che era arrivata ad aiutarli, forte della visibilità che molti media e molti governanti le hanno tributato. La scena presenta, insomma, una protesta contro le decisioni del governo, che si traduce in: ecologisti contro Verdi. La cosa è meno strana e più interessante di quanto possa apparire.
Un movimento ecologista ha tutto il diritto non solo di manifestare, ma anche di occuparsi di un solo tema. Il che vale per qualsiasi altro movimento o protesta che si concentrino su un solo punto. Chi si batte per l’ambiente non è tenuto ad avere una tesi sull’umanità dei regimi carcerari e viceversa. Danno voce a una sola esigenza e non ha alcun senso chiedere loro coerenti visioni del mondo. Nella dialettica democratica si può ben essere interni al quadro istituzionale e avversi ai governanti, mentre questo esercizio è impossibile senza democrazia e Stato di diritto. Evviva la democrazia.
I Verdi tedeschi, del resto, come l’intero governo e l’intero mondo politico, hanno dato il via libera all’estrazione e uso del carbone non certo perché avessero cambiato idea o per promuovere un revival, ma perché non avevano altra scelta. Difatti è stato detto in maniera esplicita: lo facciamo oggi, ma smetteremo di farlo al più presto, confermando gli impegni per la decarbonizzazione. Impegni presi anche con quei movimenti ecologisti, il che riguarda anche l’Italia e l’intera Unione europea. La decisione di riutilizzare il carbone sarebbe incomprensibile, incoerente e pazzesca se non fosse che a febbraio la Russia ha invaso l’Ucraina, per cui l’Ue, con le altre democrazie occidentali, ha importo pesanti sanzioni alla Russia.
In Germania il secondo gasdotto è stato abbandonato e ci si appresta a non comprare più il gas russo. Ma la società e la produzione tedesca (come la nostra e tutte) hanno comunque bisogno di energia, sicché si corre verso altre fonti e si tappa un buco temporaneo anche con il carbone. La scelta compiuta è dolorosa, ma saggia. La protesta ecologista è legittima. Il problema sta tutto in un punto dove si trova la responsabilità di garantire la compatibilità. Un movimento può sottrarsi a quel dovere, sebbene correndo il rischio di restare meramente declamatorio, ma la politica non può e non deve.
Il che vale per chi governa, ma dovrebbe valere anche per chi si oppone. Ed è qui che cascano molti asini politici. La politica seria elabora delle idee e cerca di aggregare il consenso su quelle. La politica non seria insegue il consenso adottando le idee che lo favoriscono. A forza di
praticare questo scostumato costume la politica ha preso la forma delle trasmissioni televisive: ora ci si occupa della violenza, sicché si reclamano controlli e repressione; poi c’è la pubblicità; quindi si volta pagina e ci si occupa della legittima difesa, sicché si chiede che chiunque possa avere un’arma e usarla; e se qualcuno obietta che le due cose non stanno assieme il conduttore lo mette a tacere: andiamo avanti, questo era l’argomento di prima.
A tale perversione se ne aggiunge un’altra: chi governa, volente o nolente, deve fare i conti con i fatti, ma chi sta all’opposizione si prende il lusso di ignorarli, sparandole grosse, purché siano “contro”. Risultato: quando vanno al governo gli tocca rimangiarsi tutto, magari negandolo nel mentre deglutiscono. I movimenti possono avere un solo tema e ignorare la compatibilità. La politica mai, altrimenti smette d’essere politica e diventa competizione fra vuoti vanesi sproloquianti. I Verdi tedeschi ci picchiano la testa, ma dovrebbe farlo chiunque abbia un briciolo di senso di responsabilità.
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Il presidente della Fondazione Einaudi ospite di Prato Riparte – notiziediprato.it
L’appuntamento è per lunedì prossimo all’ex chiesino di San Giovanni. L’avvocato Giuseppe Benedetto presenterà il suo libro “Non diamoci del tu. La separazione delle carriere”
I vertici della Fondazione Luigi Einaudi a Prato, ospiti del laboratorio politico Prato Riparte. Nuovo evento organizzato nell’ex chiesino San Giovanni per lunedì 23 gennaio alle ore 19, ed è un nuovo evento che alza il tiro del laboratorio che porta in città il presidente della Fondazione Einaudi, l’avvocato Giuseppe Benedetto che presenterà il suo libro “Non diamoci del tu – La separazione delle carriere” con prefazione dell’attuale Ministro della Giustizia Carlo Nordio. E con lui ci saranno Andrea Cangini, Benedetta Frucci e Marco Mariani, rispettivamente Segretario generale, membro del Comitato scientifico e Direttore affari Europei della stessa Fondazione Einaudi. E’ opportuno ricordare che la Fondazione Luigi Einaudi è il centro di ricerca che promuove la conoscenza e la diffusione del pensiero politico liberale. E’ stata costituita nel 1962 da Giovanni Malagodi. Come vision si impegna perché ogni cittadino sia in condizione di vivere, di crescere, di rapportarsi con gli altri e di prosperare in pace, attraverso il riconoscimento delle diversità, la difesa delle libertà individuali e della dignità umana, la promozione del confronto libero e costruttivo sui fatti e le idee. Come mission ha quella di promuove il liberalismo per elaborare risposte originali alla complessità dei problemi contemporanei legati alla globalizzazione e alla rapida evoluzione tecnologica, al fine di favorire le Libertà individuali e la prosperità economica.
Proprio la settimana scorsa l’avvocato Giuseppe Benedetto, insieme ad Alessandro De Nicola, Oscar Giannino e Sandro Gozi, è stato tra gli organizzatori dell’iniziativa Costituente Libdem, tenutasi a Milano nell’auditorium San Fedele, con l’incontro dal titolo “Le sfide della liberaldemocrazia in Europa. Come rafforzare Renew Europe e Partito democratico europeo”. Un evento al quale hanno partecipato i leader dei principali partiti italiani che rientrano nel campo liberale riformista, a cominciare da Carlo Calenda e Matteo Renzi, rispettivamente segretari di Azione e Italia Viva ma che ha visto anche le presenze di Benedetto Della Vedova (Più Europa), Giulia Pastorella, Maria Stella Gelmini, Marco Cappato e molti altri esponenti del mondo della politica, delle istituzioni, dell’università e della cultura. Un evento che, riportato su un piano nazionale, altro non è stato che una riproposizione in grande di quello che Prato Riparte sta portando avanti da quasi due anni in città.
L'articolo Il presidente della Fondazione Einaudi ospite di Prato Riparte – notiziediprato.it proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Il Presidente dell’Eritrea Potrebbe Andare a San Pietroburgo per il vertice Russia-Africa
Un vertice Russia-Africa si terrà a San Pietroburgo nel luglio 2023. Uno dei partecipanti all’evento potrebbe essere il presidente dell’Eritrea, Isaias Afework. Lo ha detto l’ambasciatore del Paese presso la Federazione Russa Petros Tseggai.
Petros Tseggai ha detto che stava cercando di convincere il capo dello stato a prendere parte al vertice sul territorio della Federazione Russa. Ha dichiarato che farà di tutto per convincere il presidente dell’Eritrea a partecipare all’evento. Tuttavia, secondo lui, fare “non è facile”. Lo riporta RIA Novosti.
Si sa che è previsto l’arrivo a San Pietroburgo di una delegazione dall’Eritrea. Tuttavia, la composizione dei partecipanti rimane sconosciuta. Inoltre non è stato divulgato il formato in cui sarà presentato.
In precedenza, Neva.Today ha riferito che Ashgabat celebra il 31° anniversario dell’indipendenza del Turkmenistan. All’evento ha partecipato una delegazione della capitale del Nord.
FONTE: neva.today/news/2023/1/8/41221…
Il Dittatore Eritreo Emerge Come il Più Grande Vincitore del Corno d’Africa Dopo la Guerra in Etiopia
Mentre il fumo si dirada dalla catastrofica guerra di due anni nel nord dell’Etiopia, uno dei dittatori più spietati del mondo sta consolidando la sua posizione di forza dominante nel Corno d’Africa.
Il suo paese può essere piccolo e impoverito, ma il presidente eritreo Isaias Afwerki ha sfruttato la guerra per estendere la sua influenza militare in tutta la regione, assumendo un ruolo di re nella vicina Etiopia ed espandendo le sue alleanze in Somalia e in altri paesi del Corno.
Il signor Isaias ha una presa così stretta sull’Eritrea che non ha permesso una sola elezione durante i 30 anni dalla sua indipendenza. Il suo paese è spesso descritto come “la Corea del Nord dell’Africa” a causa della sua segretezza, del suo governo individuale, dell’intolleranza al dissenso e della detenzione di migliaia di prigionieri politici.
Testimoni hanno riferito a The Globe and Mail che le truppe eritree rimangono una presenza aggressiva nella regione del Tigray, nel nord dell’Etiopia, attaccando e saccheggiando i civili a dispetto di un accordo di pace di novembre che richiede il ritiro di tutte le forze straniere. L’Eritrea ha anche stretto legami con le milizie di etnia Amhara – attori chiave in Etiopia – e con il governo della Somalia, che ha inviato migliaia delle sue truppe in Eritrea per l’addestramento.
Nonostante la sua piccola popolazione di soli cinque milioni, rispetto ai 120 milioni dell’Etiopia, l’Eritrea esercita un’influenza enorme nel Corno perché Isaias non ha mai esitato a usare il suo vasto esercito – sostenuto da un sistema di coscrizione a lungo termine indefinito – per proiettare il potere fuori dai suoi confini.
Un operatore umanitario del Tigray ha dichiarato a The Globe di aver recentemente visto i soldati eritrei scavare trincee fuori dalla città di Adigrat, segno che non hanno intenzione di andarsene. Ha nominato 16 città nel Tigray dove le truppe eritree sono ancora attive. (The Globe non lo sta identificando perché è a rischio di punizione per i suoi commenti.)
“Gli sfollati ad Adigrat dicono che ci sono saccheggi e atrocità senza precedenti”, ha detto l’operatore umanitario. “Gli agricoltori vengono traumatizzati, uccisi e rapiti dai soldati eritrei. Una donna di 23 anni dell’ospedale di Adigrat mi ha raccontato di essere stata stuprata da cinque soldati eritrei».
Un rapporto del 30 dicembre di un comitato di organizzazioni di soccorso e funzionari nel Tigray afferma che le forze eritree ei loro alleati Amhara hanno ucciso più di 3.700 civili da quando è stato firmato l’accordo di pace.
Nel primo anno della guerra del Tigray, il governo etiope non è stato in grado di sconfiggere le forze del Tigray, che hanno contrattaccato così ferocemente che nel 2021 sono state in grado di marciare verso la capitale dell’Etiopia, Addis Abeba. Ciò ha lasciato l’Etiopia sempre più dipendente dall’Eritrea, specialmente durante un’offensiva finale dei loro eserciti combinati lo scorso agosto che ha catturato diverse città tigrine, costringendo i leader tigrini ad accettare un cessate il fuoco e il disarmo.
In preparazione dell’offensiva, l’Eritrea ha lanciato una massiccia campagna di coscrizione e poi ha permesso alla Forza di difesa nazionale etiope, o ENDF, di schierare dozzine di divisioni dell’esercito all’interno dei suoi confini come base di sosta, secondo quanto riferito sotto il comando eritreo. L’Eritrea ha utilizzato l’artiglieria a lungo raggio e il fuoco dei carri armati per sostenere l’attacco.
Ciò ha lasciato il primo ministro etiope Abiy Ahmed profondamente in debito con Isaias e apparentemente incapace di costringere le truppe dell’Eritrea a lasciare l’Etiopia, anche se lo ha promesso dal 2021. Isaias non si è preoccupato di partecipare ai negoziati di pace tra i leader etiopi e tigrini, e ha ostentato il suo crescente potere semplicemente ignorando il recente accordo.
“Isaias ha un’enorme influenza su Abiy”, ha affermato l’analista del Corno d’Africa Alex de Waal in un commento pubblicato di recente.
“Tene in ostaggio diverse divisioni dell’ENDF in Eritrea, ha agenti in tutta l’Etiopia – compresi, si dice, i dettagli della sicurezza di Abiy – così come alleati nelle regioni di Amhara e Afar. … Nessuno si aspetta che l’Eritrea si ritiri volontariamente”.
Il signor Isaias, nel frattempo, è anche un mediatore di potere chiave in Sudan e Gibuti, dove usa i suoi legami di lunga data con i leader delle milizie e i gruppi ribelli per alimentare conflitti sporadici.
Le avventure militari dell’Eritrea hanno permesso a Isaisas di destabilizzare i suoi vicini, impedendo a chiunque di sfidare la sua preminenza a Horn, dicono gli analisti.
“Interferendo in Gibuti, Etiopia, Somalia e Sudan, Isaias cerca di diventare l’egemone regionale”, ha scritto l’ex inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, Jeffrey Feltman, in un’analisi su Foreign Affairs alla fine del mese scorso.
In base agli ultimi accordi di cessate il fuoco, le forze straniere sono tenute a lasciare il Tigray contemporaneamente al disarmo delle forze del Tigray. La scorsa settimana gli abitanti del Tigray hanno iniziato a consegnare le loro armi pesanti all’esercito etiope sotto la supervisione di una squadra di monitoraggio della pace, ma la maggior parte delle truppe eritree è rimasta nel Tigray, nonostante alcuni trasferimenti.
Uno dei luoghi più colpiti è Irob, un distretto vicino al confine eritreo di circa 40.000 persone, principalmente persone Irob, una minoranza etnica all’interno del Tigray. Dozzine sono state uccise in un massacro dalle truppe eritree nel gennaio 2021. Oggi più della metà di Irob è occupata dalle forze eritree che bloccano gli aiuti umanitari e bloccano l’accesso ai mercati, secondo Irob Anina Civil Society, un’organizzazione Irob con sede in Canada.
“È un assedio totale”, ha detto Tesfaye Awala, canadese di Irob e attuale presidente dell’organizzazione della società civile.
“Non ci sono servizi essenziali di alcun tipo, comprese cliniche o scuole. Le truppe eritree fanno regolarmente irruzione nei villaggi, uccidendo, stuprando e saccheggiando. Mi sento così triste e d
evastato. Penso che il regime eritreo ritenga importante cancellare l’identità Irob”.
Approfondimenti:
- Etiopia, la zona di Irob in Tigray sotto il controllo delle forze eritree
- Tigray, rischiano di sparire le minoranze etniche Irob e Kunama
- Eritrea, appello di HRW sui diritti umani violati nel paese e nella guerra in Tigray
- Etiopia, nuovo scontro tra le forze governative ed eritree contro le forze di difesa del Tigray
- Etiopia, continuano violenze e abusi dell’Eritrea in Tigray nonostante l’accordo di Pretoria
- Etiopia, coinvolgimento dell’Eritrea nel nuovo fronte di guerra in Tigray
- Il Presidente dell’Eritrea Potrebbe Andare a San Pietroburgo per il vertice Russia-Africa
FONTE: theglobeandmail.com/world/arti…
Just € 5,5 Million on WhatsApp. DPC finally gives the finger to EDPB.
Solo 5,5 milioni di euro su WhatsApp. La DPC finalmente dà il benservito all'EDPB. Dopo Facebook e Instagram, è stata emessa una terza decisione su WhatsApp. Il DPC sembra aver limitato il caso al "miglioramento del servizio" e alla "sicurezza", ignorando le questioni fondamentali.
Non sono d'accordo con quanto scrive Concita De Gregorio su La Stampa...
(testo ed immagine dalla pagina FB de La Stampa)
Non mi preoccuperò, nello scrivere queste righe, delle reazioni che scatenerà sui social domattina. Ce la posso fare, devo solo pensare alla vita di prima. Era sano lavorare senza la preoccupazione preventiva del sabba infernale che comunque, anche se ti sforzi di ignorarlo, non ignora te. […]
Amici: usciamo dai social. Non esistono senza di noi. Si sono impadroniti delle nostre vite per il semplice motivo che gliele abbiamo consegnate. Vivono del nostro sangue che gli forniamo ogni giorno […]. Ma se non gli dessimo materia, ai mangiamorte, ci pensate? Non esisterebbero. […]
Le persone migliori che conosco non sono sui social. Senza offesa per chi ci campa e lo capisco: i mestieri di una volta non ci sono più, questo è il mondo come va, bisogna arrangiarsi e starci. Però ripeto: statisti, inventori, poeti, navigatori, gente che pensa e scrive e lavora a costruire mondi. Gente che accudisce persone. Gente che lavora tutto il giorno e che poi si dedica a chi ha intorno, fisicamente: che parla e guarda in faccia chi c'è. Non sono sui social. Non hanno il tempo per farlo, né l'interesse. Hanno da fare.
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MASTICA ‘ZINE “ERO UNA FANZINE” (AGENZIA X)
Ancora una volta Agenzia X si conferma come una delle realtà più intimamente connesse con il tessuto sociale. “Mastica ‘zine, Ero una fanzine” ne è l’ennesima riprova. Il volume, dato alle stampe nell’estate dello scorso anno, ribadisce ulteriormente come la necessità di confrontarsi e analizzare quelle zone “meno nobili” della società italiana, debba essere vista come azione prioritaria. Non fosse altro che per provare a capire il mondo che ci circonda, anziché viverlo passivamente, o ancor peggio giudicarlo da lontano, per sentito dire. Anziché unirsi al coro dei (finti) indignati, le ragazze di Mastica ‘zine scelgono di andare a fondo nell’analisi di un problema più che mai vivo, anche se poco considerato dai media mainstream.
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MASTICA ‘ZINE “ERO UNA FANZINE” (AGENZIA X)
Ancora una volta Agenzia X si conferma come una delle realtà più intimamente connesse con il tessuto sociale. “Mastica ‘zine, Ero una fanzine” ne è l’ennesima riprova. Il volume, dato alle stampe nell’estate dello scorso anno, ribadisce ulteriormente come la necessità di confrontarsi e analizzare quelle zone “meno nobili” della società italiana, debba essere vista come azione prioritaria. Non fosse altro che per provare a capire il mondo che ci circonda, anziché viverlo passivamente, o ancor peggio giudicarlo da lontano, per sentito dire. Anziché unirsi al coro dei (finti) indignati, le ragazze di Mastica ‘zine scelgono di andare a fondo nell’analisi di un problema più che mai vivo, anche se poco considerato dai media mainstream.
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Campagna "Noi non paghiamo": al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud cena e concerto
Il 14 gennaio 2023 il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud ha ospitato una cena di sottoscrizione e un concerto dei cuneesi #LouTapage e dei #MalasuerteFiSud, band che attorno al CPAFiSud gravita da quasi venticinque anni. Entrambe le iniziative, gremite, sono servite a sostenere la campagna #Noinonpaghiamo.
La #Lega ha deplorato anche di recente l'esistenza del Centro Popolare Autogestito Firenze Sud -che da trentaquattro anni ospita iniziative in cui i "valori" occidentali sono volta per volta confutati, svalutati, disprezzati, disconfermati o semplicemente derisi- e ha deplorato anche l'iniziativa specifica.
Due ottimi motivi per dare a entrambe le cose rilievo in ogni sede. Si è quindi pensato di pubblicare qualche video su Youtube, di scriverne sul Cinguettatore, su Instagram e su Blogger.
Tra i brani suonati dai Lou Tapage una cover di Fabrizio de André esplicitamente dedicata a Alfredo #Cospito, al momento in cui scriviamo vicino ai novanta giorni di sciopero della fame in segno di protesta contro il duro regime carcerario cui è sottoposto al sostanziale fine di chiudergli la bocca.
Ripetiamo.
Cospito è nato a #Pescara e non a #Shiraz e non è nemmeno una bella ragazza.
Soprattutto, certe cose vanno benissimo se fatte a #Tehran, a l'#Avana, a #Minsk o a #Caracas: gli appassionati di #raveparty si mettano fiduciosi sulla strada per #Kiev, troveranno l'approvazione dell'intero gazzettificio peninsulare e delle madri non sposate che si atteggiano a difensori dei valori cattolici cui il gazzettame ha tirato la volata per anni. Attenzione a non sbagliare latitudini perché nell'"Occidente" della democrazia da esportazione l'esistenza delle pecore nere non è prevista e basta una scritta su un muro per vedersela con la gendarmeria politica nel tripudio delle tolleranze zero e dei giri di vite che sono la passione degli stessi gazzettieri di cui sopra.
Fitness normativa: TLC vs OTT. Ora che la multa del #GarantePrivacy irlandese a #Meta ha cambiato lo scenario della pubblicità online, 4 Tlc europee ambiscono a rivoluzionare il settore
FITNESS NORMATIVA: TLC VS OTT. ORA CHE LA MULTA DEL #GARANTEPRIVACY IRLANDESE A #META HA CAMBIATO LO SCENARIO DELLA PUBBLICITÀ ONLINE, 4 TLC EUROPEE AMBISCONO A RIVOLUZIONARE IL SETTORE!
Quattro delle più grandi società di telecomunicazioni europee hanno formalmente informato la Commissione europea di una joint venture per costruire una piattaforma tecnologica per la pubblicità digitale, secondo una comunicazione depositata, pubblicata lunedì (9 gennaio).
Secondo il documento pubblicato un gruppo di pesi massimi delle telecomunicazioni, tra cui Deutsche Telecom, Orange, Telefonica e Vodafone, vuole "offrire una soluzione di identificazione digitale a norma privacy per supportare le attività di marketing e pubblicità digitale di marchi ed editori".
L'articolo di Luca Bertuzzi continua su Euractiv
Big European telecom operators seek EU antitrust clearance for online advertising bid
Four of Europe’s largest telecom companies formally informed the European Commission of a joint venture to bLuca Bertuzzi (EURACTIV)
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Irish Data Protection Authority gives € 3.97 billion present to Meta. Authority allegedly unable to assess financial benefit from Meta's GDPR violations.
L'Autorità irlandese per la protezione dei dati personali consegna a Meta 3,97 miliardi di euro. L'Autorità non sarebbe in grado di valutare i benefici finanziari derivanti dalle violazioni del GDPR da parte di Meta. Il DPC ha chiuso un occhio sui ricavi generati da Meta dalla violazione del GDPR dal 2018. Ignorando la richiesta dell'EDPB di includere le entrate illecite di Meta, ha ridotto la multa di 3,97 milioni di euro.
Prova di invio con menzione @ alla comunità feddit test e successiva menzione con @ al forum libri di poliverso
@Test: palestra e allenamenti :-)
Testo testo
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CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII
Si è chiuso un anno. Nel peggiore dei modi? Probabilmente, ma non per i motivi che si potrebbe essere portati a pensare. Non sono e non possono essere gli imbarazzanti elementi che rappresentano le tre forze di governo a condizionare il nostro umore. Ci sono cose ben più gravi a cui pensare, ad esempio, restando in tema, consideriamo molto peggio l’assenza di un’alternativa a trio di cui sopra. Che sono, è bene ricordarlo, non la causa del male ma i suoi sintomi, la manifestazione conseguente. Il nostro ragionamento deve quindi, per forza di cose, andare oltre, alzarsi da un punto di vista concettuale.
iyezine.com/confessioni-di-una…
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA GENNAIO MMXXIII - 2023
È l'uomo, come sempre, la più grande delusione dell'anno. Lo diciamo da talmente tanto tempo che forse stiamo diventando stucchevoli nel nostro ripeterci.Marco Valenti (In Your Eyes ezine)
ah, ok... 😁 😄 🤣
Per quanto mi riguarda, io l'avrei pubblicato comunque in "musica", ma capisco le tue perplessità, perché in effetti il pezzo ha un perimetro più ampio
Scoprite tutti i passaggi con il video tutorial ▶️ youtube.com/watch?v=13XDnllsh8…
Ministero dell'Istruzione
Cosa succede dopo l’invio della domanda delle #IscrizioniOnline? Scoprite tutti i passaggi con il video tutorial ▶️ https://www.youtube.com/watch?v=13XDnllsh8wTelegram
Nei topi, la rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia
La rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia.
Le cellule mesenchimali associate alle unghie contribuiscono e sono essenziali per la rigenerazione della punta delle dita dorsali.
Lo studio di Neemat Mahmud, Christine Eisner, Sruthi Purushothaman, Mekayla A. Storer, David R. Kaplan e Freda D. Miller è stato pubblicato su Science Direct.
Dalle analisi effettuate sul mesenchima induttivo dell'unghia, la base dell'unghia sembrerebbe essere essenziale per la rigenerazione della punta del dito dei mammiferi.
La firma trascrizionale per queste cellule che include Lmx1b è stata individuata e mostra che il mesenchima dell'unghia che esprime Lmx1b è essenziale per la formazione del blastema.
La rigenerazione delle punte delle dita mancanti dei piedi può avvenire grazie all'aiuto delle cellule alla base dell'unghia.
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics" in occasione di #RomeCall, evento curato dalla Fondazione #RenAIssance diretta da @PaoloBenanti
Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics"
Il Papa. «Un’etica per gli algoritmi: non possono decidere la vita delle persone»
Firmata in Vaticano da cristiani, ebrei e islamici la dichiarazione "Rome Call for AI Ethics" per un approccio consapevole e critico all'Intelligenza artificiale, presenti i vertici di Microsoft e Ibm
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Mastodon Vs Twitter: la soluzione alla crisi delle #BigTech è la decentralizzazione? Edoardo Lisi intervista Filippo Della Bianca su Il Bollettino
[h2]MASTODON VS TWITTER: LA SOLUZIONE ALLA CRISI DELLE BIGTECH È LA DECENTRALIZZAZIONE?[/2]
Mastodon è ormai l’anti-Twitter, il nuovo spazio social dove confluiscono gli “esuli” dell’uccellino blu. La nuova politica di Elon Musk incentrata sul profitto e la libertà incondizionata di espressione non va giù a utenti e dipendenti, che abbandonano la nave che naufraga. L’ultima decisione del miliardario sudafricano di imporre il lavoro in presenza per aumentare la produttività ha provocato licenziamenti di massa. La soluzione alla crisi delle Big Tech è la decentralizzazione?
L'intervista di @Edoardo Lisi :unverified: a @:fedora: filippodb :BLM: :gnu: è disponibile sul sito de "Il Bollettino"
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Ciò che Resta di una Stella Distrutta da un Buco Nero | Universo Astronomia
"Utilizzando il telescopio Hubble gli astronomi hanno catturato in dettaglio gli istanti finali della vita di una stella divorata da un vorace buco nero supermassiccio. Quando la stella incauta si è avvicinata troppo all’oscuro oggetto, è stata catturata dalla sua possente stretta gravitazionale ed è stata fatta a pezzi, mentre il gas che la costituiva precipitava gradualmente nelle sue fauci, rilasciando nello spazio intense radiazioni."
Poliverso & Poliversity reshared this.
“Professione futuro”, la trasmissione realizzata grazie alla collaborazione Ministero-RAI per far conoscere meglio a studenti e famiglie la formazione tecnica e professionale.
Qui tutte le puntate ▶️ raiscuola.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola “Professione futuro”, la trasmissione realizzata grazie alla collaborazione Ministero-RAI per far conoscere meglio a studenti e famiglie la formazione tecnica e professionale. Qui tutte le puntate ▶️ https://www.raiscuola.Telegram
Creazione e Distruzione nei Pilastri dell'Aquila | Universo Astronomia
"Nascono miriadi di nuove stelle all’interno dei celeberrimi Pilastri della Creazione, immortalati in questa strepitosa ripresa del telescopio James Webb."
Rilasciata la nuova versione di Friendica 2023.01
Friendica 2023.01 è disponibile
In questa versione sono incluse alcune altre correzioni di bug per la distribuzione dei messaggi del forum e miglioramenti al processo di aggiornamento delle informazioni sui nodi.
Per i dettagli, consultare il file CHANGELOG nel repository.
LINK AL POST UFFICIALE
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Alcune app alternative di Twitter risultano ancora non funzionare e Musk tace. Ci auguriamo che questo non comporti malfunzionamenti nell'integrazione tra #Friendica e #Twitter
Alcune app alternative di Twitter risultano ancora non funzionare e Musk ancora non ha fatto sapere nulla
Sono passati alcuni giorni da quando praticamente tutti i principali client Twitter di terze parti hanno smesso di funzionare e gli sviluppatori affermano di non aver ancora sentito nulla dalla società su ciò che sta accadendo. I problemi sembravano iniziare giovedì sera, con alcuni utenti che segnalavano di ricevere errori relativi all'autenticazione...
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Twitter apps are still broken and Musk is still silent! News about Twitter integration in Friendica?
It’s been a few days since pretty much every major third-party Twitter client broke, and developers say they still haven’t heard anything from the company about what’s going on. The issues seemed to begin on Thursday evening, with some users reporting that they were getting errors related to authentication.
Is anyone experiencing issues with Twitter integration in Friendica?
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@Anders Rytter Hansen
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Firenze. La Lega accoglie Matteo Piantedosi
Il 13 gennaio 2023 Federico #Bussolin e altri ben vestiti della #Lega hanno accolto negli uffici governativi di #Firenze il ministro degli affari interni dello stato che occupa la penisola italiana, tale Matteo #Piantedosi.
Ogni governo "occidentalista" che si avvicenda a decidere il destino dello stato che occupa la penisola italiana -e purtroppo, con esso, anche di molte persone che sarebbero perfettamente in grado di decidere del proprio senza l'intervento di ben vestiti di alcun genere- invia a Firenze qualcuna tra le sue massime autorità a illustrare come e qualmente la costruzione di un "Centro di Permanenza Temporanea", di un "Centro di Identificazione e di Espulsione" o comunque di un campo di concentramento per indesiderabili sia indispensabile alle magnifiche sorti e progressive della città e all'ordinato svolgervisi della vita associata.
Il fatto che sia il governo dello stato che occupa la penisola italiana ad auspicare la realizzazione di una cosa del genere è motivo sufficiente per desiderare l'esatto contrario.
che problema abbiamo in Italia con i prezzi dei computer?
Guardo spesso gli annunci dell'usato, e trovo prezzi sensati solo da annunci esteri (perlopiù Germania o UK). Gli Italiani riempiono le piattaforme di annunci pensando di riuscire a vendere il loro amato laptop stracotto con intel core i5 da 2 gen (fuori produzione dal 2011) a 4 gen (fuori produzione dal 2014), dai 200€ in su. Con batteria morta, tastiera e porte I/O usurate, spesso qualche piccola noia al display.
Quando le catene a ogni volantino propongono almeno un laptop nuovo a 250€ (nel caso di Chromebook) o 350€ ("entry level" ma comunque incomparabilmente più veloci di una macchina di 10 anni fa e coperte da garanzia).
Le catene, poi, per l'Italia propongono macchine meno performanti a prezzi più alti rispetto a quello che si compra all'estero per lo stesso ammontare. Qui lo standard sembrano ancora essere i pc con 8 gb di ram, e quelli con 16 li passano come "gaming" o "workstation".
Eppure non mi sembra che qui la tecnologia sia poco gradita. Forse vogliamo "il meglio" solo in ambito smartphone, e siamo un mercato di serie b per i pc?
Se il nemico è la Cina, la propaganda si vede meglio | Contropiano
«In conclusione, è chiaro che questo non è “giornalismo”, ma semplice propaganda bellica. E come sempre la propaganda è rivolta al proprio “interno”, a persuadere la propria popolazione (italiana ed europea) che “fuori c’è la jungla” ed è meglio non mettere in discussione la “nostra” classe dirigente (imprenditori, politici, giornalisti, ecc). Perché potrebbe andarci molto peggio…»
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#Italia #carburanti
Carburanti: ecco come si forma il prezzo alla pompa
Quasi il 60% del prezzo al litro pagato dagli automobilisti va in tasse: vediamo nel dettaglio le voci che lo compongono.Redazione online (alvolante.it)
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La mamma umana di Lillo
in reply to Antonino Campaniolo 👣 • • •Non mi è mai piaciuto essere iscritta ad un social, ma in questo finalmente si 😄
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Antonino Campaniolo 👣 likes this.
Joe Vinegar reshared this.