SILVANO PERTONE VS PERTONE SILVANO
Conosco Silvano dal 6 aprile del ’69 … oltre mezzo secolo … ad oggi abbiamo ancora una frequentazione quotidiana, e ci stimiamo reciprocamente.
Oggi ne approfitto per fare due chiacchiere sulla mail art nella sua casa di Varazze.
iyezine.com/silvano-pertone-vs…
Silvano Pertone vs Pertone silvano
- Conosco Silvano dal 6 aprile del '69 ... oltre mezzo secolo ... ad oggi abbiamo ancora una frequentazione quotidiana, e ci stimiamo reciprocamente. Febbraiosilvano pertone (In Your Eyes ezine)
Contanti e pagamenti digitali non devono escludersi, ma devono convivere per evitare la concentrazione di potere in favore di oligopoli bancari e istituzionali
CONTANTI E PAGAMENTI DIGITALI NON DEVONO ESCLUDERSI, MA DEVONO CONVIVERE PER EVITARE LA CONCENTRAZIONE DI POTERE IN FAVORE DI OLIGOPOLI BANCARI E ISTITUZIONALI.
"una società senza contanti significherebbe suonare la campana a morto per le piccole imprese e cancellerebbe ogni #privacy residua, aprendo a tutti gli effetti la strada a un sistema basato sulla sorveglianza"
(grazie a @Zughy per la segnalazione)
L'intervista di Isobel Cockerell a Brett Scott è stata pubblicata su Coda Story
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In Cina e Asia – Spesa sanità: i pensionati di Wuhan protestano
Pensionati protestano a Wuhan
Pallone-sonda: gli Usa hanno condiviso informazioni con 40 paesi
Usa e Nato: "La Cina è una minaccia sistemica"
Pechino risponde: "No ai giochi a somma zero"
Chat GPT, pronta la versione cinese
Tibet, Onu: "1 milione di bambini vittime di politiche assimilazioniste" cinesi
Quanto è comunista davvero Xi Jinping?
Corea del Nord: record di missili al 75° anniversario dell'esercito
Giappone, giro di vite intorno alle Olimpiadi di Tokyo 2021
Corea del Sud, al via la richiesta di impeachement per il ministro dell'Interno
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Sister – 我的姐姐
“Dialoghi: Confucio e China Files”è una rubrica curata in collaborazione tra China Files e Istituto Confucio di Milano. CineSerie è una rassegna ricca di contenuti cinematografici per conoscere i successi della Cina continentale e tenere in allenamento ascolto e lettura. In questo appuntamento parliamo di 我的姐姐 - Sister
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Festival di Sanremo, palingenesi della democrazia italiana
Per una volta, ma suvvia non solo … a me sta simpatico e lo sarebbe assai di più se fosse meno arrogante a autoreferenziale … ma per una volta la “battuta” di Mentana è perfetta quando dice: «in questa tragicommedia passerà la tesi che Zelensky ha chiesto di andare a Sanremo, ma non è stato […]
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USA: la #privacy è ora un argomento imperdibile sullo stato dell'Unione
Il regolamento generale sulla protezione dei dati, emanato nel 2018, fornisce una protezione della privacy dei dati tutt'altro che perfetta , ma è in netto contrasto con la carenza legislativa negli Stati Uniti, dove non esistono leggi federali complete sulla privacy dei dati sui libri. Nel suo secondo discorso sullo stato dell'Unione, tuttavia, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dedicato più attenzione che mai alla necessità di tale misura
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Emergenza
La più grande emergenza è smetterla d’inventare emergenze per distrarci, smetterla di praticare lo sport ottuso di polemizzare sul niente facendo finta che sia il tutto, senza mai approfondirne il merito, senza studiare e far pensare. Non lo si fa perché si crede che l’opinione pubblica si stanchi, s’annoi e forse è anche vero, ma pure questa pagliacceria stufa. Quel che oggi è vitale domani manco più lo si ricorda.
Tre mesi fa l’emergenza erano quattro svalvolati strafatti che si radunavano illegittimamente per ascoltare musica, poi dispersi in mezza giornata. Ora tutti parlano del 41 bis, i più senza sapere di quale legge e che c’è scritto, usando concetti volgari come “carcere duro”, che non è quanto previsto dalla giusta finalità di quell’articolo, applicato talora con modalità sbagliate perché incivili. È un modo insensato di procedere. Per non dire poi dell’ever green: l’immigrazione e gli sbarchi, la gran parte dei quali (giustamente) avviene a cura della Guardia Costiera. Ma mentre si fomenta la zuffa fra buonisti e cattivisti, aperturisti e chiusuristi, abbracciamoci e detestiamoci, nessuno ha il fegato di avvertire: state facendo il dibattito sbagliato, perché il problema non è come fermarli, ma quali fare entrare. E vedrete che, nel merito, la faccenda è complicata.
Il decreto flussi, ne scriveva ieri Giuliani, prevede 82.705 ingressi per l’anno in corso. Il Documento di economia e finanza ne considera 170mila all’anno, ogni anno, il minimo necessario per tenere in equilibrio i conti previdenziali. La Banca d’Italia calcola in 375mila i lavoratori in più, da qui al 2026, necessari per la sola attuazione del Pnrr, posto che in quello stesso lasso di tempo l’offerta di lavoro, per ragioni demografiche, diminuirà di 630mila unità. E noi parliamo di come finanziare chi non lavora e come fermare chi vuole venire a farlo? Una classe politica appena appena capace di guardare oltre la scadenza elettorale del prossimo capo condominio (che oramai tutto è segnale, trend e sfida), farebbe i conti con due problemi colossali: a. come qualificare e spingere al lavoro gli italiani che ne stanno fuori e comunque consumano e campano senza miseria; b. come far entrare chi vuole lavorare, scegliendone le qualifiche. Scegliendoli, quello è il problema. Perché (sempre Bd’I) 95.600 serviranno nell’edilizia, ma 27.700 nell’informatica, 30.600 nella gestione del personale, 16.600 nella ricerca e sviluppo e via andando. Tutte cose per cui i nostri devono studiare, mica solo i giovani, mentre gli ingressi non siano di sola manovalanza. Non ci si prendono i voti, in questo modo? Allora sarà bene votarsi a qualche divinità, perché il tempo passa e il problema cresce.
Neanche il debito pubblico è un’emergenza, perché il macigno è lì da decenni. Oramai è una drammatica permanenza e i tassi crescono. Eppure si sente solo parlare di come avere più soldi da spendere, considerando noioso discutere il come, il dove e il perché. Un ulteriore debito per investire ha senso, un solo altro centesimo per consumare è folle. Troppo debito cancella libertà e sovranità. Si è fatto credere che ci siano soldi per tutto, ma ne servano sempre di ulteriori per qualche altra cosa. Servono per le fonti energetiche rinnovabili, ma poi gli impianti restano sulla carta perché non si parte mai a farli. E questa non è una fatalità, ma una trappola che abbiamo costruito con le nostre mani. Una politica seria non annuncia fantastiliardi per inventare il sole e il vento, ma affronta il difficile problema di quali vincoli rimuovere, quali responsabilità attribuire, quali controlli effettuare. Invece si pensa di prendere un problema continentale o globale e regionalizzarlo. Provincializziamolo, anzi no municipalizziamolo, quartierizziamolo, ciascuno comperi una dinamo e pedali, che è ugualmente ridicolo, ma almeno ci si tiene in forma.
L’invenzione delle emergenze aiuta la politica, di destra e sinistra sopra e sotto, a non misurarsi con la realtà. Continueranno, se avranno seguito.
L'articolo Emergenza proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La guerra obbliga l’Europa ad unirsi in quanto “civiltà delle libertà”
La guerra scatenata da Putin con l’invasione dell’Ucraina cambia l’ordine mondiale, la struttura del mondo globale; il conflitto appare endemico, senza una vera soluzione, scuote un terreno che non si assesterà. Lo dico all’inizio in massima sintesi: la guerra segna la fine della globalizzazione, intesa come capacità dell’interdipendenza economico-commerciale di muovere verso la formazione di un ordine mondiale più unificato e pacifico, una sorta di nuovo cosmopolitismo. È una data che, in questo senso, fa epoca. Nella civiltà europea, che l’espansione universale del commercio e l’indebolimento della fermezza delle frontiere potessero formare l’unità della Terra è idea risalente, in forme diverse, al pensiero illuministico da Montesquieu al Kant della «pace perpetua». Ma allora, dall’interno stesso della civiltà europea, fu Hegel a coprire di ironia questa idea giudicata illusoria, ricollocando le cose al loro posto, e rivendicando, in quegli anni, la centralità degli Stati.
Oggi, naturalmente, il problema si pone in termini tutti diversi, e anche qui voglio indicarlo nel suo tratto essenziale: è lo scontro in atto e in potenza tra il «potere orientale» e il «potere occidentale» a rendere impossibile la prospettiva indicata, che ha vissuto anni felici e insieme illusori per qualche decennio, dopo la caduta dell’impero sovietico e i successivi tentativi di democratizzazione falliti. Dal 2000 giunge Putin, e la scena lentamente muta alla radice, complice, ma non decisiva, la crisi finanziaria del 2007.
Ora, con Putin, il potere orientale torna non come erede diretto dell’Unione Sovietica (se non per minima parte: si legga Putin aspro critico di Lenin proprio sulla questione ucraina,) ma come rivendicazione di una rappresentazione della civiltà della grande e Santa Russia, della sua missione universale, risalente, in condizioni diverse, al potere zarista, convinta di poter misurare la propria civiltà con quella di un Occidente visto già allora in declino e preda della corruzione, e vincere la partita. Coinvolta perfino la Chiesa ortodossa, la vera Chiesa cristiana. Idea peraltro antica che ha avuto come uno degli alfieri nientemeno che il grandissimo Dostoevskij.
Convinzione sul declino dell’Occidente che la Russia condivide, sia pure con differenze nascenti da culture diverse e ruoli differenti nel mondo, con la Cina, ed è la ragione per le quale è in atto il riavvicinamento tra le due grandi potenze asiatiche con un nucleo di Stati diffusi dappertutto che, ogià stanno da quella parte, o pencolano incerti come l’India. È questa idea che sta cambiando la struttura del mondo e che restituisce alla invasione dell’Ucraina il suo significato, per questo l’Occidente ha l’obbligo di una resistenza attiva. Ma prima di guardare a possibili e contrastati sviluppi di questa lettura del tema, voglio chiarire che cosa intendo per «potere orientale» — espressione usata da Ernst Junger nel «Nodo di Gordio» recensito qualche giorno fa dal Corriere della Sera — : è quel potere che, riaffermato con convinta violenza, segna, dicevo, la fine della globalizzazione e la riapertura della grande giostra tra gli Stati e gli imperi-potenza. È qualcosa di più di una autocrazia.
È l’idea radicata di un potere che non può incontrare la libertà, strutturato come una «forza tellurica» (Junger) che fa dell’Asia quasi una terra sacra, dove il potere chiede solo obbedienza in presenza di scopi assoluti, e che usa la crudeltà come mezzo per concentrare il potere.
In Russia si è sempre governato così, e la libertà — come sentimento e come legge, propria di Occidente — è stata sempre esclusa. Anche le grandi riforme economiche di Pietro il Grande, nel XVIII secolo, che suscitarono entusiasmi in Europa, non sfiorarono nemmeno le libertà civili e la legittimità del potere. Il problema di Putin è difendere ed espandere le frontiere del potere orientale, impedendo con ogni mezzo che il sentimento di libertà si espanda ai suoi confini, ecco la profonda ragione della guerra. Profonda, quasi armata di una metafisica sull’idea di uomo, sull’isolamento di chi domina e chiede solo obbedienza, in vista di una missione. Asia contro Europa, dai tempi originari, con una tensione che ha avuto anche tratti religiosi nella storia lontana, ma non tanto.
Junger dice che il gioco degli scacchi non poteva che provenire da Oriente, perciò l’uccisione del re chiude la partita. Dunque, la resistenza dell’Occidente è per la propria sopravvivenza come continente della libertà, nel momento in cui potere e libertà fanno sempre più difficoltà ad incontrarsi anche al suo interno. Qui decisiva è l’Europa, più ancora dell’America, e dire questo significa porre all’Europa un compito immenso quanto decisivo, e forse per lei impossibile. La lotta si svolge ai confini di Europa, ma non è solo questa la ragione della necessità che essa cerchi una nuova centralità. È l’atteggiamento dell’Europa centro di civiltà, dove nasce Occidente, che deve rinascere, e lo può fare solo se rivendica e afferma il carattere unitario del proprio essere civiltà della libertà, dove il potere non può chiedere solo obbedienza,
una libertà anzitutto interiore che si forma su una idea dell’uomo e che poi diventa legittimazione e Legge.
Questo è lo scontro, carico, semi si consente l’espressione, di filosofia; sono due visioni consolidate del potere che si scontrano, ma è doloroso dirlo: si consolida nel mondo il potere senza libertà, si indebolisce l’altro, anche se lo scontro è del tutto aperto. Siamo a un punto cruciale della storia. Tra potere orientale e potere occidentale ora non c’è mediazione possibile, lo scontro è appena incominciato, questo significa chela globalizzazione come pacifica celebrazione della interdipendenza è finita, e si apre la lotta per un nuovo ordine del mondo.
L'articolo La guerra obbliga l’Europa ad unirsi in quanto “civiltà delle libertà” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Meta a processo in Kenya per condizioni degradanti dei lavoratori
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Un tribunale del lavoro kenyano ha respinto ieri l’istanza presentata da Meta, contro le accuse rivolte al gigante dei social media (Facebook, WhatsApp e Instagram) da Daniel Motaung, un ex moderatore di contenuti che denuncia abusi sui lavoratori e sfruttamento nel centro di Nairobi gestito da Sama, l’appaltatore di Meta per l’Africa orientale e meridionale.
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Espansione NATO: le linee rosse erano già note
Quasi un anno dopo, la guerra in Ucraina è costata centinaia di migliaia di vite e ha portato il mondo sull’orlo, secondo le stesse parole del presidente Joe Biden, di ‘Armageddon’. Accanto al campo di battaglia letterale, c’è stata un’aspra battaglia intellettuale sulle cause della guerra. I commentatori si sono affrettati a dichiarare la politica […]
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Il Consiglio UE ha approvato l'ingresso del Pentagono nella difesa europea | L'Indipendente
"In conclusione, si tratta di un accordo che testimonia ancora una volta l’abbandono di ogni velleità europea sul vecchio obiettivo della costruzione di una difesa continentale indipendente, testimoniando come – con lo scoppio della guerra ucraina – gli USA siano riusciti a raggiungere uno dei propri scopi strategici: legare indissolubilmente gli Stati Europei alla NATO e quindi al complesso militare statunitense."
Dave Bronsón non è veneto, ma è il sindaco di Anchorage, in Alaska, una città che farebbe morire di invidia la Treviso dello sceriffo Gentilini...
BENVENUTI NELLA CITTÀ IDEALE DEL COMPLOTTISTA TRASHRIGHT!!!
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Dave Bronsón non è veneto, ma è il sindaco di Anchorage, in Alaska, una città che farebbe morire di invidia la Treviso dello sceriffo Gentilini...
Ad Anchorage, la più grande città dell'Alaska di Sarah Palin, l'obbligo di mascherina è come la Shoah, fermano gli acquedotti perché temono l'avvelenamento, il razzismo sta bene su tutto, i senzatetto ci fanno schifo, i CV dei nominati sono ricchi di fantasia, finanziamo spese urbanistiche anche senza permessi, ci piace il sessismo e il mobbing fa scopa con la videosorveglianza!
Caro @David Puente :mastodon: credo che se io dovessi immaginare un inferno ritagliato su misura per te, quell'inferno sarebbe Anchorage! 🤣
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Il James Webb ha osservato ammassi stellari nelle galassie primordiali | Passione Astronomia
"L’effetto lente d’ingrandimento insieme alla risoluzione del James Webb Space Telescope ha permesso ai ricercatori di rilevare ammassi stellari, strutture di galassie molto compatte. Queste osservazioni hanno permesso ai ricercatori di studiare il legame tra la formazione degli agglomerati di stelle e l’evoluzione e la crescita delle galassie pochi milioni di anni dopo il Big Bang."
KLINT – GUILTY
Questo disco è una cassetta e solo in cassetta è come vi consiglio di ascoltarlo; così come il supporto dove si decide di dipingere è importante per definire la luce, il contrasto, l’impatto del colore e le sue sfumature, così è importante la musicassetta per cogliere l’immaginario di Klint, le sue visioni sonore su di un mondo senza tempo, che iniziano nel 1021 e stazionano, temporaneamente, nel 2023.
La visione di un vichingo sul percorso del genere umano: progresso, capitalismo, proprietà privata che si risolvono solo in nuove guerre. Un synth, una Drum machine, effetti per la voce, un mondo che crolla come sfondo.
#rave #hardcore #devocore #eggpunk #synthpunk
@Musica Agorà
Klint - Guilty - 2023
Questo disco è una cassetta e solo in cassetta è come vi consiglio di ascoltarlo; così come il supporto dove si decide di dipingere è importante per definire la luce, il contrasto, l’impatto del colore e le sue sfumature, così è importante la musicas…Tommaso Salvini (In Your Eyes ezine)
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Bing e Edge con ChatGPT: Microsoft reinventa la ricerca con l’intelligenza artificiale
#web #Intelligenza Artificiale
Bing e Edge con ChatGPT: Microsoft reinventa la ricerca con l’intelligenza artificiale
Microsoft ha annunciato una nuova versione del motore di ricerca Bing e del browser Edge basati sull'intelligenza artificiale di ChatGPTAndrea De Marco (01net)
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La ricerca di un'informazione e una domanda e seguente risposta non sono la stessa cosa.
Regionalismo scombiccherato
Da giorni si sta parlando del nulla. Ci si accapiglia scompostamente sul 41 bis dell’ordinamento penitenziario avendo l’unanimità nel mantenerlo e zero proposte su come modificarlo per renderlo civile. Sotto lo schiumare delle polemiche restano le faccende di sostanza, come la quella del regionalismo differenziato, che così come è stato concepito non funzionerà mai.
Importante la voce di un costituzionalista che citiamo non perché la sua firma ha onorato La Ragione, ma perché è stato capo di gabinetto in questo governo, proprio sul fronte delle riforme istituzionali. Tutto si può dire di Alfonso Celotto, ma non che sia pregiudizialmente ostile al governo. Dice Celotto: <<Il rischio maggiore è la confusione. Serve un chiarimento su chi ha la competenza nei diversi settori. E questa riforma non chiarisce affatto. Andiamo verso il federalismo? Allora c’è bisogno di un intervento sulla Costituzione. In caso contrario, rischiamo di incappare in una serie di conflitti fra Stato e Regioni. In pratica, di complicare ancor più la situazione a livello burocratico>>.
Quel che sottolinea è logicamente e giuridicamente insuperabile e solo a causa di una politica fatta di slogan e inutili contrapposizioni non è politicamente centrale. In materia di regionalismo non ci sono schieramenti esenti da colpe, il che dovrebbe indurre a creare un dialogo istituzionale per uscire dal pasticcio combinato dalla sinistra nel 2001. Invece è ripartita una corsa fra estremismi. ScassaStato.
L'articolo Regionalismo scombiccherato proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Concorrenza, i rischi della disunità europea
Tra Stati Uniti ed Europa è colossale la posta in gioco sull’IRA, l’Inflation Reduction Act americano in vigore dal 1° marzo, almeno quanto quella sulla guerra d’Ucraina. In ballo, le nuove fondamenta verdi e digitali dell’industria del futuro. Tra meno di un mese sarà operativo il piano Usa da 369miliardi di sovvenzioni, per finanziare la corsa all’industria verde senza esclusione di colpi, compreso il drenaggio di capitali Ue. L’Europa vuole scongiurare la guerra dei sussidi, la propria deindustrializzazione, un conflitto commerciale e procurare nuovo futuro e non lenta agonia alla sua industria. Logica avrebbe quindi voluto che la missione di oggi a Washington fosse stata di statura europea o che, in formato ridotto, includesse almeno l’Italia, con una produzione manifatturiera seconda nell’Ue solo a quella tedesca. Invece a discutere con gli Stati Uniti di interessi europei collettivi davvero vitali, è andato il tandem franco-tedesco, i ministri delle Finanze Bruno Le Maire e tedesco Robert Habeck.
In fondo c’è da rallegrarsi che, malgrado i pesanti danni che rischia di infliggere all’intera industria europea, l’IRA almeno un successo europeo l’abbia ottenuto, rappezzando i cocci del dialogo in panne tra Parigi e Berlino. Sarebbe un’ottima notizia per l’Unione impegnata in un durissimo negoziato con gli Usa se non ci fosse il sospetto che, a tacitare i malumori reciproci, più che la forza del superiore interesse collettivo sia stata l’ansia di tutelare i rispettivi interessi industriali nazionali. Storie vecchie ma solo in parte. Perché il duo non gioca in casa ma a Washington: e i Trattati Ue affidano le politiche della concorrenza e commerciale a Bruxelles, non a Berlino o Parigi. Perché, peggio, da quando il codice Ue degli aiuti di Stato è stato ammorbidito con il Covid prima, la guerra ucraina poi e a breve l’IRA, Francia e Germania hanno sovvenzionato le rispettive economie e industrie con ben il 77% del totale degli aiuti autorizzati da Bruxelles.
Con l’IRA saranno ancora più soft, per la pressione franco-tedesca, le nuove regole presentate dalla Commissione che saranno discusse a 27 dal vertice di dopodomani e approvate a fine marzo. Per ora hanno l’impronta della legge del più forte, di chi ha e vuole usare la sua maggiore potenza di fuoco finanziaria a scapito di chi non ce l’ha. Ma, senza il contrappeso di un Fondo Sovrano europeo per ridurre i divari intra-Ue, andrà in pezzi il mercato unico indispensabile all’industria europea per reggere alla concorrenza di Stati Uniti e Cina. Quando si fa protezionismo in casa, che si possa poi condannare quello altrui e anche negoziarci sopra, è un esercizio spudorato che toglie credibilità all’Europa e ai suoi pesi massimi. Sarà rissa al vertice di Bruxelles, 25contro 2, un altro miracolo dell’IRA. Senza un serio riequilibrio delle regole sugli aiuti però sarà l’Europa a perdere. E non è detto che vinceranno le industrie tedesche e francesi.
L'articolo Concorrenza, i rischi della disunità europea proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
MUDHONEY, AD APRILE IL NUOVO ALBUM. CONDIVISO IL PRIMO SINGOLO
Dopo un silenzio discografico durato quattro anni (escludendo split singles e la ristampa espansa del 2021 per il trentennale di “Every good boy deserves fudge“, infatti, risale al 2019 l’ultima pubblicazione di materiale ufficiale, l’Ep “Morning in America“) tornano i Mudhoney, una delle band più iconiche del “Seattle sound” della seconda metà degli Eighties, e tra i pochi gruppi della prima ora a essere sopravvissuti al ciclone mediatico del movimento grunge.
iyezine.com/mudhoney-ad-aprile…
#musica #punk #grunge @Musica Agorà
Mudhoney, ad aprile il nuovo album. Condiviso il primo singolo - 2023
Dopo un silenzio discografico durato quattro anni (escludendo split singles e la ristampa espansa del 2021 per il trentennale di "Every good boy deserves fudge", infatti, risale al 2019 l'ultima pubblicazione di materiale ufficiale, l'Ep "M…Reverend Shit-Man (In Your Eyes ezine)
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Sempre peggio: la Francia vorrebbe un sistema di certificazione dell'età per bloccare ai minori l'accesso ai siti web pornografici
Il ministro delegato al digitale, Jean-Noël Barrot, ha annunciato che la certificazione dell'età passerà attraverso un "certificato digitale" i cui dettagli tecnici non sono ancora definitivi.
La Francia imporrà un dispositivo di certificazione dell'età per bloccare l'accesso ai siti web pornografici per i minori, ha annunciato domenica 5 febbraio a Le Parisien (solo per abbonati) il ministro delegato per gli affari digitali . “ Nel 2023, è la fine dell'accesso ai siti pornografici per i nostri bambini ”, ha dichiarato al quotidiano questo membro del governo, Jean-Noël Barrot.
La certificazione dell'età deve passare attraverso un " certificato digitale " i cui dettagli tecnici non sono ancora definitivi. L'obiettivo sarà quello di preservare l'anonimato dell'utente Internet dal punto di vista dei siti web. “Gli operatori di telecomunicazioni, che conoscono l'età dei loro clienti, potrebbero per esempio essere coinvolti”, anticipa Le Parisien.
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Celebreremo questa giornata dedicata all’uso consapevole della Rete insieme alle scuole.
Seguite l’evento sul nostro canale YouTube, in diretta dalle 9.30 ▶ youtube.com/watch?v=jUDmygY9r6…
Ministero dell'Istruzione
🌐 Ci siamo, oggi è il #SaferInternetDay! Celebreremo questa giornata dedicata all’uso consapevole della Rete insieme alle scuole. Seguite l’evento sul nostro canale YouTube, in diretta dalle 9.30 ▶ https://www.youtube.com/watch?v=jUDmygY9r6gTelegram
Terremoto Turchia-Siria
Terremoto Turchia-Siria, perché la doppia scossa ha fatto così tante vittime: incubo 10-15.000 morti
Un bimbo salvato dopo 22 ore. Oggi giorno decisivo per trovare sopravvissuti. Per un sisma altrettanto potente dobbiamo tornare al 2016 in...A.Maggiolo (Today)
È un peccato, credo che siano bellissimi "pezzi" di tecnologia, di ottima qualità. Ma "numeri" come questi per me sono già un motivo per evitare.
60GB di software che non ho scelto io, che probabilmente non userò mai, si farà gli affari miei e non potrò rimuovere?
Czeslaw Milosz – La mia Europa
youtube.com/embed/eA3iLvcH2Iw?…
L'articolo Czeslaw Milosz – La mia Europa proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Casual Boots - Casual Boots
A comporre questo ep fresco di uscita ci pensano quattro pezzi: l'agrodolce Flowers and Raindrops, la smithsiana Lost Things, la fiammata punk di Attitude (il mio brano preferito del lotto) e gli echi degli Housemartins contenuti in Empty Room.
iyezine.com/casual-boots-casua…
Casual Boots - Casual Boots
Casual Boots: a comporre questo ep fresco di uscita ci pensano quattro pezzi: l'agrodolce Flowers and Raindrops, la smithsiana Lost Things, la fiammata punk di Attitude (il mio brano preferito del lotto) e gli echi degli Housemartins contenuti …Il Santo (In Your Eyes ezine)
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Uriel Fanelli
in reply to Informa Pirata • • •Il lungo inverno dell' innovazione.
LowEelThe Privacy Post
in reply to Uriel Fanelli • •@Uriel Fanelli che ti devo dire... è un tema sul quale pensavo di scrivere qualcosa per il prossimo Darwin Day, vedo che ne hai già scritto tu. Poco male: cambierò il post e almeno non dovrò parlare troppo di tecnologia
Comunque esiste un esempio interessante che riguarda proprio il rapporto tra BigTech e la cosa che più di tutte simboleggia la resistenza al cambiamento e l'idea di persistenza: la pubblica amministrazione.
Quando gli attivisti di MonitoraPA hanno iniziato a rompere il cazzo ai siti delle PA segnalando la presenza di Google Analytics, buona parte degli "esperti" disse che era quasi un atto di terrorismo:
- G.A. è lo standard di fatto
- non ci sono i tempi tecnici per migrare ad altri sistemi
- non esistono alternative ma lo stato è obbligato ad avere gli analytics sui propri siti
- se tocchiamo GA, chissà dove andremo a finire
- i contratti in essere prevedono solo google
- senza GA potremmo non riuscire a pagare le pensioni
- la polizia avrà le mani legate
- il pareggio di bilancio è a rischio
- sarà il collasso della sanità pubblica
- e la tutela del made in Italy? Nessuno pensa al made in Italy?
- gli islamici verranno a rapire i nostri bambini bianchi e li porteranno in Africa con i barconi
Il risultato è che dopo l'invio di una PEC (non una denuncia o almeno un esposto. No, una PEC) nel giro di un paio di mesi quasi tutte le PA hanno provveduto a migrare gli analytics... su una piattaforma diversa! L'impossibile è divenuto improvvisamente realtà
E nel frattempo, mio padre ha continuato a ricevere la pensione, le strade non sono state invase da bande di bikers in monopattino elettrico, il rumoroso bambino dei vicini che sento strillare ogni notte non è evidentemente stato ancora rapito da nessun nigeriano e le liste di attesa per una mammografia non sono aumentate a 365 giorni, ma restano ferme a 200...
Ora c'è chi potrebbe pensare che dietro al successo di Google Analytics ci sia la lobby gafam, la corruzione da parte dei commerciali, l'inadempienza dei legali, la disonestà dei buyer, l'ignoranza dei webmaster... Chi lo sa?
Ma sicuramente c'è la resistenza al cambiamento che, in un ambiente in cui tutto resta uguale, seleziona le specie più versate all'autoconservazione, al basso consumo, alla criptobiosi.
E siccome da quando il concetto di darwinismo è stato elaborato, le condizioni ambientali non sono più "variabile indipendente" della nostra evoluzione, lavorare sulle condizioni ambientali consente di frenare il cambiamento o almeno di mantenerlo in equilibrio per il maggior tempo possibile.
Non mi sorprende che questa strategia abbia retto così a lungo
Uriel Fanelli
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