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Energia, a Budapest parte il progetto Europeo della Fondazione Einaudi sui cambiamenti climatici – Promoting Power Purchase Agreements to achieve the net-zero target.


Simona Benedettini, in qualità di Energy Economist del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi, aprirà il 16 marzo a Budapest la prima sessione di lavori del progetto europeo “Promoting power purchase agreements to achieve the net- zero target

Simona Benedettini, in qualità di Energy Economist del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi, aprirà il 16 marzo a Budapest la prima sessione di lavori del progetto europeo “Promoting power purchase agreements to achieve the net- zero target”, promosso dall’European Liberal Forum e che vede, tra i partner coinvolti, anche la Friedrich Naumann Foundation (Germania).

Nel workshop ungherese Benedettini indicherà le linee guida per lo sviluppo di uno studio comparato volto ad individuare le migliori pratiche applicate negli accordi di fornitura di energia elettrica (fondamentali per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero e per contrastare i cambiamenti climatici), nei diversi Stati aderenti alla ricerca. Parteciperanno, oltre all’Energy Economist che rappresenta la Fondazione Luigi Einaudi di Roma e che si occuperà di sviluppare l’analisi della situazione italiana, Gero Sheck per la Friedrich Naumann Foundation (Germania), Ricardo Silvestre per il Social Liberal Movement (Portogallo), William Hongsong Wang per la Fundacion para el Avance de Libertad (Spagna) e Tomas Babicz per l’Inditsuk Be (Ungheria).

L’incontro di Budapest segna l’avvio di un importante lavoro che si svilupperà durante tutto il 2023 con l’intento di dare un qualificato contributo al dibattito europeo sul clima. Già è in programma un secondo workshop a Lisbona nel mese di maggio, due pubblicazioni sul tema e relativi policy brief, per concludere con un grande evento a Roma entro la fine dell’anno.

Context


The recent REPowerEU Plan of the European Commission considers Power Purchase Agreements (PPAs) a key driver to achieve the new 2030 target of 45% share of renewable energy. According to the European Commission, such target is essential to ensure the timely and effective achievement of carbon neutrality in 2050. However, the diffusion of PPAs is facing several challenges across EU Member States due to both market and legislative barriers which are intrinsic to the long-term nature of PPAs. The project intends investigating the legislative and market framework for PPAs in different EU Member States (a preliminary and not conclusive list of countries might include Italy, Hungary, Germany, Spain, Portugal) to identify best practices for the diffusion of PPAs and to contribute to the EU debate on climate policies.

The theme of PPAs communities addresses issues common to the liberal political and ideological area many issues dear to the liberal area, from combating legislative and market barriers through a transnational and supra-national perspective to ecological challenges and economic savings.

Topics: Climate policies, Energy security, Climate neutrality, Net-zero future, FF55, REPowerEU, New Green Deal

VECTOR- Techno-Sustainability

About the event


The event consists in a workshop conceived as a follow up to discuss Power Purchase on a comparative frame and agree on a final publication. Simona Benedetttini (LEF project leader) will animate the workshop to explain to them how she conceived the project and to assist them in the realisation of a cohesive in-depth chapters on a European perspective. Benedettini will help authors reflecting on several issues such as:

  • Identifying policies and market interventions which proved to be effective in promoting PPAs in EU countries
  • Achieving an in-depth understanding on relevant barriers to the diffusion of PPAs
  • Promoting the dissemination of best practices for the diffusion of PPAs
  • Providing a relevant contribution to the EU debate on climate and energy policies

Programme


Wednesday 15 March 2023

10:00 – 19:00 Participants arrival to the Hotel Castle Garden, 40-41 Lovas utca, 1012 Budapest, Hungary

20:00 Meeting at the lobby for welcome and introduction

20:30 Dinner TBD

Speaker: Renata Gravina, Fondazione Luigi Einaudi

Thursday 16 March 2023

Indítsuk Be Magyarországot Foundation, 2 Rózsahegy utca 1024 Budapest, Hungary

09:30 Introductory Remarks

Speaker: Renata Gravina, Fondazione Luigi Einaudi

Speaker: Fjona Merkaj, European Liberal Forum Project Officer

09:45 Promoting Power Purchase Agreements to achieve the net-zero target purpose, objective, and scope

Speaker: Simona Benedettini, Energy Economist, Italy

11:00 Coffee Break

11:15 Dialogue with the participants of the workshop and follow-up in view of the publication of the volume Promoting Power Purchase Agreements

Speaker: Simona Benedettini, Energy Economist, Italy

Speaker: Ricardo Silvestre, MLS, Portugal

Speaker: William Hongsong Wang, Fundación para el Avance de la Libertad, Spain

Speaker: Gero Scheck, FNF, Germany

Speaker: Tamas Babicz, IBM, Hungary

12:30 Highlights of the event goals and conclusive remarks

Speaker: Renata Gravina, Fondazione Luigi Einaudi

13:00 End of event & lunch with participants

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Federico Tedeschini: le carriere dei nostri giudicanti – ladiscussione.it


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Mohammed bin Salman, il Principe ereditario saudita sul filo del rasoio


Il Principe ereditario saudita Mohammed bin Salman è diventato abile nel camminare sul filo del rasoio. L’ultimo atto di bilanciamento di Bin Salman potrebbe essere tra quelli più impegnativi. Con uno sviluppo a sorpresa, l’Arabia Saudita e l’Iran, insieme alla Cina, hanno annunciato che le due nazioni mediorientali stavano ristabilendo le relazioni diplomatiche. L’accordo saudita-iraniano è […]

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Arabia Saudita – Cina – Iran: la dichiarazione trilaterale congiunta


In risposta alla nobile iniziativa di Sua Eccellenza il Presidente Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese, del sostegno della Cina allo sviluppo di relazioni di buon vicinato tra il Regno dell’Arabia Saudita e la Repubblica Islamica dell’Iran; E sulla base dell’accordo tra Sua Eccellenza il Presidente Xi Jinping e i vertici del Regno dell’Arabia […]

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Unione Popolare sostiene la lotta delle cittadine e dei cittadini di Piombino, di tutti i comitati contro la transizione ecologica alla rovescia del governo Mel


Il compagno Yanis Varoufakis è stato vittima ieri sera di una violenta aggressione squadrista su cui va fatta piena luce. Condividiamo da anni con Yanis la lo

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Il fallimento della Silicon Valley Bank è un altro ‘canarino nella miniera di carbone’?


Se hai visto il presidente della Fed Jerome Powell testimoniare davanti al Senato e alla Camera, hai sentito più e più volte che le banche sono ben capitalizzate. Il non sequitur dovrebbe ispirare la citazione shakespeariana “Penso che tu protesti troppo”. Il giorno successivo alle udienze, le azioni di SVB Financial Group, società madre della […]

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La Corte Suprema del Giappone ha stabilito che l’istituzione del sistema di identificazione individuale “My Number” non contrasta con la Costituzione. È stato, infatti, respinto il ricorso presentato da coloro che chiedevano l’abolizione del sistema. La legge sull’uso dei numeri per identificare un individuo specifico nelle procedure amministrative è stata istituita nel maggio 2013 e...


Afghanistan: USA vittima del proprio successo


La nuova Camera dei rappresentanti controllata dai repubblicani ha avviato le sue indagini sul disastroso ritiro americano dall’Afghanistan nell’agosto 2021. Il Presidente della commissione per gli affari esteri della Camera, Mike McCaul, ha riassunto al meglio la logica alla base dell’indagine: “Quello che è successo in Afghanistan è stato un crollo sistemico del governo federale […]

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Nuovo appuntamento con la rubrica #iprovvedimentispiegatisemplice su Agenda Digitale. In questo numero parliamo del diritto di accesso ai propri dati personali, una delle più importanti espressioni del diritto alla privacy.


Mondo multipolare. Petromonarchie in soccorso di Erdogan


In soccorso di Erdogan, alle prese con il duello elettorale del 14 maggio, accorrono Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, a lungo nemici del regime turco. Una riconciliazione in nome del mondo multipolare L'articolo Mondo multipolare. Petromonarchie in

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 10 marzo 2023 – Dopo il terremoto del 6 febbraio che solo in Turchia ha provocato quasi 50 mila morti, le petromonarchie sono state in prima fila nell’invio ad Ankara di ingenti aiuti. Nei giorni scorsi, poi, i paesi capofila del Consiglio di Cooperazione del Golfo – Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – hanno compiuto dei passi molto significativi nel percorso di riavvicinamento alla Turchia iniziato nel 2021.

Storico accordo con gli Emirati
In particolare, il 3 marzo Abu Dhabi ha firmato con Ankara uno storico accordo commerciale – ribattezzato Comprehensive Economic Partnership Agreement (Cepa) – che punta a raddoppiare il volume attuale degli scambi tra i due paesi, portandolo a 40-45 milioni di dollari entro il 2028. Già ora, la Turchia è il sesto partner commerciale degli Emirati: nel 2022 gli scambi bilaterali hanno toccato quota 19 miliardi, con un aumento del 40% rispetto all’anno precedente.
L’accordo, firmato durante una visita del ministro del Commercio turco Mehmet Mus nella capitale emiratina, è incentrato su settori come l’agritech, la produzione di energia rinnovabile, la logistica e le costruzioni e include la riduzione dell’82% delle tariffe doganali tra i due paesi.
«Le barriere al commercio di beni e servizi verranno rimosse e le attività dei nostri investitori e imprenditori saranno agevolate. In questo modo costruiremo su basi solide un ponte economico che si estende dall’Europa al Nord Africa, dalla Russia al Golfo» ha commentato il presidente turco Erdogan.
«La Turchia ha un’enorme potenziale di crescita. Sarà una delle più grandi economie emergenti che domineranno i mercati globali tra 20 anni» ha invece dichiarato Thani al Zeyoudi, ministro emiratino per il Commercio Estero.
Abu Dhabi ha promesso massicci investimenti nell’economia turca attraverso entità dipendenti dal governo emiratino. La ricostruzione di un sesto del paese distrutto dal sisma di un mese fa rappresenta una vera e propria miniera d’oro per gli investitori che potranno contare su corsie preferenziali e sulle ingenti commesse delle istituzioni turche. Già nel 2022, grazie anche ai finanziamenti a pioggia varati da Erdogan in vista delle cruciali elezioni presidenziali del 14 maggio, il Pil del paese era cresciuto del 5,6%. D’altra parte gli Emirati puntano a diventare uno dei centri mondiali degli affari e della finanza, e allo scopo stanno varando accordi economici di carattere strategico con vari paesi, tra i quali Israele, l’India e l’Indonesia.

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Il presidente emiratino Mohamed bin Zayed insieme a quello turco Erdogan

Riad puntella la Lira turca
A causa del terremoto, nelle scorse settimane la Banca Centrale turca ha dovuto stanziare ingenti fondi per le operazioni di soccorso e assistenza e per i primi finanziamenti alle aree colpite. La Banca Mondiale ha calcolato che il sisma ha causato almeno 35 miliardi di dollari di danni. Inoltre il paese soffre ormai da anni di una cronica svalutazione della moneta nazionale, la Lira, che pesa sulla bilancia commerciale oltre che sul potere d’acquisto della popolazione. Solo nel 2022, la divisa turca ha perso circa il 30% del proprio valore nel cambio con il dollaro, mentre nel 2021 la diminuzione era stata addirittura del 44%. A febbraio, il tasso ufficiale annuo d’inflazione è stato in Turchia del 55%, anche se si calcola che quello reale sia assai più alto.
Lo scontento creato dall’inflazione e dalla svalutazione della Lira, alimentato dai ritardi e dalle insufficienze nell’assistenza prestata dalle istituzioni statali turche alle vittime del terremoto, potrebbero causare un crollo dei consensi nei confronti del regime del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp).

In soccorso di Erdogan, però, è intervenuta recentemente l’Arabia Saudita. Nei giorni scorsi, infatti, il ministro del Turismo di Riad, Ahmed Aqeel al Khateeb, ha firmato un accordo col governatore della Banca Centrale di Ankara, Sahap Kavcioglu, che contempla il deposito di 5 miliardi di dollari nelle casse turche da parte della potenza capofila del Consiglio di Cooperazione del Golfo. I fondi sono stati messi a disposizione dal Fondo Saudita per lo Sviluppo (Fsd) e la misura mira a ottenere una rivaluzione della Lira turca e ad aumentare le riserve di valuta estera di Ankara, ha spiegato l’agenzia di stampa saudita “Spa”.
Inoltre, la mossa di Riad tenta di rafforzare la credibilità di Erdogan a poche settimane dalle presidenziali, che vedranno il fronte governativo opposto ai diversi partiti dell’opposizione – dalla destra alla sinistra – coalizzati per tentare di disarcionare il “sultano” ormai al potere da più di 20 anni.
Da parte sua, l’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu ha elogiato il deposito saudita, affermando che riflette il «forte sostegno del regno al popolo turco e la sua fiducia nel futuro dell’economia turca».

Da nemici ad alleati?
Il duplice accordo con l’Arabia Saudita e con gli Emirati segna un progresso significativo delle relazioni con le petromonarchie dopo il disgelo del 2021, seguito ad un decennio circa di rapporti molto tempestosi. L’inimicizia è sfociata addirittura in uno scontro armato – per quanto indiretto – in territorio libico: mentre Ankara sostiene il governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu, gli emiratini appoggiano i ribelli della Cirenaica guidati dal generale Khalifa Haftar. I due fronti sono stati in competizione anche nel quadrante siriano, nel quale tanto la Turchia quanto le petromonarchie hanno sostenuto la ribellione armata contro il regime di Bashar Assad ma puntando su forze in concorrenza tra loro. In generale, le capofila del Consiglio di Cooperazione del Golfo hanno tentato di contrastare l’influenza turca nel mondo arabo-islamico e in particolare il sostegno di Ankara alle correnti legate alla Fratellanza Musulmana, considerata una seria minaccia da parte delle petromonarchie. Quando nel giugno del 2017 l’Arabia Saudita – insieme a Bahrein, Emirati Arabi ed Egitto – ha fatto scattare un massiccio embargo nei confronti del troppo indipendente Qatar, il regime turco ha fortemente sostenuto Doha con il quale ha stretto un accordo di cooperazione militare, impegnandosi a difendere il paese in caso di conflitto con i vicini.

L’episodio clou dell’inimicizia tra i turchi e le potenze arabe del Golfo è stato probabilmente l’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi all’interno del consolato di Riad ad Istanbul il 2 ottobre del 2018. Del feroce omicidio dello scrittore, rifugiatosi in Turchia dopo l’autoesilio dal suo paese, Erdogan ha più volte accusato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.

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Miliziani dell’Esercito Nazionale Siriano nel Nord della Siria

Un disgelo in nome del mondo multipolare
Nel 2021 è rientrata la spaccatura con il Qatar, con le altre petromonarchie hanno deciso di rimuovere l’embargo, avviando poi lentamente un processo di normalizzazione nei confronti della Turchia, nel nuovo clima internazionale creato dall’invasione russa dell’Ucraina.
L’esplosione del conflitto su larga scala, con la conseguente polarizzazione tra Stati Uniti e potenze concorrenti, ha infatti accelerato e amplificato la tendenza delle petromonarchie a configurare uno spazio geopolitico proprio, il più possibile autonomo da quello guidato da Washington. In quest’ottica il ruolo di potenza regionale autonoma della Turchia – da tempo sganciatasi dalla tradizionale sudditanza nei confronti dell’agenda statunitense – viene considerato utile da sostenere.

Già nel 2022, gli Emirati Arabi Uniti hanno concesso ad Ankara l’investimento nel paese di 10 miliardi di dollari e uno scambio di valuta pari a 5 miliardi. Contemporaneamente, Erdogan e Mohammed bin Salman hanno aperto la via ad «una nuova era di cooperazione nelle relazioni bilaterali in campo politico, economico, militare, securitario e culturale», come recitava la nota congiunta diramata al termine di un incontro tra il “sultano” e l’erede al trono saudita nel giugno dello scorso anno.

Un riavvicinamento tra Turchia e Siria?Negli ultimi mesi, inoltre, Ankara e Riad hanno manifestato la propria volontà di riallacciare le relazioni con il governo della Siria, che pure i due fronti hanno tentato per anni di rovesciare sostenendo l’insorgenza jihadista.
I contatti tra gli emissari turchi e quelli siriani sono già iniziati da qualche tempo, mentre l’Arabia Saudita sembra più cauta. Comunque proprio in queste ore Riad e Teheran hanno annunciato il ristabilimento delle relazioni diplomatiche – interrotte nel 2016 – e la riapertura delle ambasciate entro i prossimi due mesi.
Intanto il possibile riavvicinamento con la Siria ha destato la preoccupazione degli Stati Uniti, del Regno Unito, di Israele e dell’Unione Europea, che starebbero esercitando forti pressioni su Erdogan affinché blocchi la normalizzazione con Damasco.

Certamente, il percorso verso la riconciliazione tra Ankara e Damasco sembra tutt’altro che semplice. La Turchia infatti occupa militarmente una vasta porzione del territorio della Siria settentrionale e sostiene (e manovra) vari gruppi dell’opposizione armata jihadista al regime di Assad, per lo più riuniti nel cosiddetto Esercito Nazionale Siriano. Inoltre la Turchia ospita più di 3 milioni di rifugiati siriani, molti dei quali sono stati colpiti dal terremoto del 6 febbraio.

Nei giorni scorsi, comunque, il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore di Washington Jeff Blake per chiedergli chiarimenti in merito alla visita compiuta il 4 marzo dal capo dello Stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, il generale Mark Milley, nella base militare statunitense di Al Tanf, nel nord-est della Siria vicino al confine con Giordania e Iraq. Il generale statunitense ha visitato a sorpresa l’installazione militare – occupata nel territorio siriano contro la volontà del governo del paese – dopo una missione in Israele.
In Siria operano un migliaio circa di militari statunitensi, che l’amministrazione Biden sembra intenzionata a mantenere per contrastare l’influenza nel paese delle forze fedeli all’Iran.
Secondo i media turchi, il rappresentante turco ha denunciato l’incontro tra il generale Milley e i dirigenti delle Forze Democratiche Siriane a guida curda. – Pagine Esteri

5879669* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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Dalla UK all'UE: il dramma silenzioso della crittografia E2E


Due proposte di legge in UK e UE (Online Safety Bill e Chatcontrol) rischiano di far fuggire le aziende che offrono servizi di comunicazione sicura, come Signal.

Il famoso software di comunicazione sicura, Signal, potrebbe cessare i suoi servizi in UK e — presumibilmente — anche in UE. Il motivo è una legge chiamata Online Safety Bill.

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Dell’Online Safety Bill abbiamo già parlato insieme, ma per i nuovi lettori e per gli smemorati facciamo un breve riassunto degli episodi precedenti per capire cosa diavolo sta succedendo.

La cura per la sorveglianza di massa? Privacy Chronicles: due volte a settimana, anche a digiugno.

Tutto iniziò quando nel 2020 USA, UK, Nuova Zelanda, Australia e Canada decisero di sottoscrivere un accordo internazionale chiamato “Voluntary Principles to Counter Online Child Sexual Exploitation and Abuse”. Il documento affrontava il delicato tema di come combattere la diffusione di immagini e video pedopornografici online, con alcune proposte e principi che avrebbero dovuto guidare l’azione internazionale.

Nello stesso periodo, anche l’UE decise di fare lo stesso, emanando una strategia copia-carbone di quell’accordo internazionale. Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea pubblicarono così tre proposte di legge per combattere la pedopornografia online: EARN IT (USA), Online Safety Bill (UK) e Chatcontrol (UE).

Il trittico oggi propone, più o meno con le stesse modalità, di sottoporre a sorveglianza di massa e analisi automatizzata dei contenuti (testo, immagini, video) tutte le nostre comunicazioni elettroniche, per “scovare” potenziali pedofili.

In base a queste leggi, aziende come Signal sarebbero chiamate a introdurre nei loro sistemi delle modalità di scansione dei messaggi e rimozione dei contenuti su richiesta delle autorità.

5877712Vuoi aiutare Privacy Chronicles? Dona qualche sat scansionando il QR Code con il tuo wallet LN preferito - oppure clicca qui!

Il problema è che per farlo potrebbero essere obbligate a indebolire i loro stessi sistemi di crittografia end-to-end (E2E) con backdoor o fantasiosi mezzi per individuare questi contenuti pedopornografici, come affermato anche dal Garante Privacy europeo la scorsa estate:

[…] potrebbe incidere pesantemente sulle scelte tecniche dei prestatori, soprattutto in considerazione del tempo limitato a loro disposizione per conformarsi a tale ordine e delle pesanti sanzioni cui andrebbero incontro qualora non vi si conformassero. In pratica ciò potrebbe indurre alcuni prestatori a cessare l’utilizzo della E2EE.


Ecco allora che le aziende saranno poste di fronte a un tremendo bivio: rispettare la legge, violando la privacy e libertà delle persone oppure fuggire per evitare pesanti sanzioni?

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La piccola Sara, 9 anni, picchiata a sangue per aver indossato male il velo


È proprio vero quanto afferma nei suoi discorsi l’attivista iraniana per i diritti umani Mashi Alinejad. “Il velo è solo un simbolo della protesta, simboleggia l’oppressione ed è paragonabile al Muro di Berlino: se lo si abbatte, l’intero sistema crollerà

È proprio vero quanto afferma nei suoi discorsi l’attivista iraniana per i diritti umani Mashi Alinejad. “Il velo è solo un simbolo della protesta, simboleggia l’oppressione ed è paragonabile al Muro di Berlino: se lo si abbatte, l’intero sistema crollerà”, è questo il grido di libertà delle donne iraniane al mondo.

L’obbligo del velo è il pilastro più debole su cui si fonda la rigida applicazione delle leggi islamiche che costringono le donne alla segregazione e la polizia morale ha il compito di controllare l’abbigliamento delle persone e di arrestare soprattutto le donne che non rispettano leggi islamiche vigenti.

Il regime teocratico non può rinunciare all’applicazione rigida del suo codice di abbigliamento che segrega le donne confinandole in uno spazio di minorità: inferiori agli uomini, dunque. Non può sopportare che da sei mesi le ragazze del liceo e delle università non rispettano più la legge sul velo; con questa rivoluzione, infatti, le donne hanno di fatto già abolito l’obbligo di indossarlo. Ora le donne, quasi ovunque, soprattutto le più giovani, mostrano pubblicamente le loro ciocche al vento. Dopo sei mesi di una coraggiosa lotta a mani nude, al prezzo della vita, con la disobbedienza civile e con gesti gioiosi, ironici e densi di simbolismo, le donne, per le strade, sui mezzi pubblici, nelle scuole e nei campus universitari, ora ostentano i loro fluenti capelli, sciolti o a coda di cavallo, legati in crocchia o modellati in bob.

La cosiddetta polizia morale, tuttavia, continua a terrorizzare le donne di qualsiasi età, a partire dalle bambine di 7 anni.

Sara Shirazi, una fanciulla di appena 9 anni, verso le ore 12 e 40 di venerdì 24 febbraio, tornava a casa tutta allegra e sorridente canticchiando, con il suo scialle poggiato sulle spalle, dopo essere uscita dalla scuola elementare Isfahan. Nel suo percorso verso casa ha incontrato il suo orco impersonato da una donna agente del regime, di nome Razieh Haftbaradaran, che l’ha rimproverata perché il suo foulard non le copriva il capo. Sara non comprendeva il motivo del rimprovero e si è ribellata a questa imposizione ed è stata picchiata duramente al volto e spinta a terra; cadendo ha battuto la testa sul marciapiede.

Alcuni testimoni hanno ripreso la brutale aggressione in un video, diventato virale sui social, in cui si vede la povera Sara seduta sul bordo del marciapiede con i vestiti insanguinati mentre, singhiozzando, cercava con le mani di arginare il sangue che le usciva copiosamente dal naso.

I passanti che l’avevano soccorsa e poi trasportata in ospedale hanno denunciato la donna che l’aveva brutalmente picchiata.

I genitori della bambina sono stati subito minacciati dalle forze volontarie paramilitari basij che hanno loro intimato di non diffondere la notizia dell’aggressione “altrimenti Sara avrebbe fatto la stessa fine di Mahsa Amini”.

L’autrice di tale efferatezza ha cercato di negare l’accaduto e ha inventato una storia di un presunto litigio tra coetanee.

Ma le numerose testimonianze hanno rivelato l’orribile realtà dell’accaduto. Razieh è stata arrestata e Sara portata in ospedale.

Dopo qualche ora, la donna è stata rilasciata e la famiglia minacciata.

Non importa quale sia la loro età, le donne in Iran sono tutte in pericolo, sono segregate come prigioniere nelle mani di un regime orrifico.

La signora, che in nome di un credo religioso aggredisce con violenza una bambina che poteva essere sua figlia, probabilmente non sarà incriminata perché le sue convinzioni coincidono con quelle della Guida Suprema Ali Khamenei che ha promesso tolleranza zero sull’obbligo dell’uso dell’hijad, secondo il codice di abbigliamento islamico reso ancora più rigido subito dopo l’arrivo al potere del presidente Raisi.

Da oltre tre mesi sono in atto veri e propri attacchi con avvelenamento da agenti nervini in diversi licei del paese.

Sono oltre 800 le ragazze senza velo di 120 scuole dell’Iran, in particolare a Qom e a Borujerd, che hanno accusato sintomi da avvelenamento respiratorio. Molte di esse sono finite in ospedale e una ragazza di 11 anni di una delle scuole religiose più prestigiose di Qom, città santa per gli sciiti, è morta. Il suo nome è Fatemeh Rezaei, la sua famiglia sarebbe stata minacciata di non divulgare la notizia e di rimanere in silenzio.

Il movimento giovanile di protesta accusa il regime della Repubblica islamica di volersi vendicare del coraggioso attivismo delle donne che hanno generato un moto di ribellione nonviolenta che sta scardinando le fondamenta ideologiche su cui si basa la teocrazia.

L’opposizione sia in patria che in esilio sostiene che dietro questi gravissimi atti criminali vi sia la mano del regime che avrebbe incaricato gruppi di estremisti religiosi di mettere in atto tali azioni terroristiche nei confronti delle studentesse che si oppongono all’obbligo dell’hijab per escluderle dalle scuole e tenere dunque lontane dall’istruzione pubblica le alunne senza velo che hanno di fatto abbattuto l’apartheid di genere in Iran.

Sotto accusa è l’organizzzazione sciita Hamian-e Velayat, un gruppo estremista religioso che nel passato aveva lanciato attacchi contro i derwishi. Hamian-e Velayat è molto legata al figlio della guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei e ai pasdaran. L’obiettivo della parte più radicale del regime sarebbe quelli di terrorizzare la popolazione.

L’avvelenamento di massa degli studenti sta rivelando una strategia terroristica mirante a costringere le adolescenti a indossare l’hijab e a dissuaderle dal manifestare.

Alcuni medici hanno confermato la sintomatologia tipica da avvelenamento da agenti organofosfato che provoca forte sudorazione, eccesso di salivazione, vomito, ipermotilità intestinale, diarrea, perdita momentanea della vista, difficoltà respiratorie e paralisi, fino all’esito della morte. Tali sintomi si possono presentare anche a distanza di due settimane.

La rete Shargh sostiene che durante l’attacco chimico gli assistenti scolastici indossavano mascherine, ma nessuna mascherina era stata distribuita ai ragazzi.

Gli attacchi con avvelenamento da agenti nervini si sono registrati nelle università e nei licei di Tehran, del Khuzestan, Lorestan, Khorasan Razavi, Fars, Isfahan, Alborz, Markazi, Ardabil, Golestan, Yazd, Hamedan, Azerbaigian occidentale e orientale e perfino il Conservatorio femminile di Kardanesh a Tabriz.

Il viceministro della Sanità, Yunus Panahi, è stato costretto a rilasciare una dichiarazione. Ha confermato i casi di avvelenamento e ha ammesso che si tratta di azioni deliberate avanzando sospetti su alcuni gruppi islamisti sciiti estremisti contrari a che le ragazze adolescenti frequentino la scuola. Qualcosa di simile sta accadendo in Afganistan. Ma i manifestanti sostengono che è in atto una strategia da parte delle autorità iraniane mirante a terrorizzare le donne che non intendono osservare l’obbligo del velo. “Vogliono che tutte le scuole, in particolare quelle femminili, vengano chiuse”, affermano.

Il procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri ha ordinato un’indagine penale su tali accadimenti. Il portavoce del regime Ali Bahadori Jahromi ha confermato che i Ministeri dell’Intelligence e dell’Istruzione stanno indagando per scoprire la causa degli avvelenamenti.

Ma al momento le autorità della Repubblica islamica sembrano tollerare questi casi di avvelenamento seriali. Nonostante siano trascorsi più di tre mesi dall’inizio degli attacchi chimici nelle scuole, non hanno ancora identificato e arrestato gli autori di tali orribili atti.

Il regime non riuscendo più a far rispettare l’odioso codice di abbigliamento starebbe ricorrendo alla strategia terroristica per costringere le mamme a fare indossare il velo alle loro figlie o a non mandarle più a scuola.

Nei parchi, nei caffè, nei ristoranti, nei centri commerciali, e in tutti i luoghi frequentati dai giovani, le ragazze mostrano il loro capo scoperto.

Per gran parte delle giovani donne, comprese celebrità del mondo dell’arte, dello spettacolo e dello sport, “l’era dell’hijab forzato è ormai finita”.

Per leggere le altre storie della rubrica clicca qui

L'articolo La piccola Sara, 9 anni, picchiata a sangue per aver indossato male il velo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.




Innovazione nella scuola e per la scuola: si è conclusa oggi l’edizione 2023 di Fiera Didacta...

Innovazione nella scuola e per la scuola: si è conclusa oggi l’edizione 2023 di Fiera Didacta Italia!

L’evento ha visto la partecipazione del Ministero con un’area dedicata all’accoglienza e all’informazione e circa 70 eventi organizzati fra convegn…

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Leadership empatica e inclusiva. La lezione del Casd per i comandanti di domani


Chi è un buon leader, e quali sono le caratteristiche che deve possedere per riuscire a guidare le società e le organizzazioni a loro affidate al successo? Sono stati questi gli interrogativi al centro del convegno La mia Leadership promosso dal Centro al

Chi è un buon leader, e quali sono le caratteristiche che deve possedere per riuscire a guidare le società e le organizzazioni a loro affidate al successo? Sono stati questi gli interrogativi al centro del convegno La mia Leadership promosso dal Centro alti studi per la Difesa (Casd), in collaborazione con Elettronica, e dedicato al delicato tema dell’arte del comando. Lo ha fatto rivolgendosi alle riflessioni di esperti provenienti da realtà molto diverse perché, come ricordato dal presidente del Casd in apertura, l’ammiraglio Giacinto Ottaviani, “la leadership è trasversale, è per quanto gli ambiti siano differenti, esiste sempre il fattore comune della necessità di gestire le risorse”. Non è del resto un caso che il convegno si sia tenuto presso il prestigioso ente militare, come ricordato da Ottaviani infatti, “la leadership è di casa qui”. L’istituto infatti forma i comandanti delle nostre Forze armate e non solo, ricomprendendo militari esteri e dirigenti civili.

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L’intelligenza emotiva

Ad aprire il convegno è stata la presentazione del professor Daniel Goleman, che ha illustrato le caratteristiche dell’intelligenza emotiva, quella capacità empatica di cui lo studioso è considerato il teorico fondatore. Per Goleman, infatti, la domanda di partenza per i suoi studi è stata “perché un comandante è più efficace di altri”, a parità di conoscenze tecniche? La risposta sta nell’uso intelligente delle emozioni, nella capacità di auto-coscienza, e nell’empatia, che consente di costruire relazioni efficaci con le persone che si ha intorno. Tutte capacità che sempre più spesso sono ricercate anche dalle aziende, con la richiesta delle cosiddette soft skill che è aumentata negli ultimi anni del 30%, a fronte di un calo della richiesta di hard skill del 40%. Le capacità tecniche, infatti, possono essere considerate il punto di partenza, ma quello che davvero fa la differenza è l’empatia di un leader. “Se le persone amano quello che stanno facendo, si sentono coinvolte, lavorano meglio, e questo aumenta non solo la soddisfazione, la salute fisica e mentale, ma anche i risultati, che in un’azienda significano profitti”. Al contrario, bullizzare, ignorare i bisogni altrui, pretendere dagli altri quello che non si pretende per sé creano leader peggiori. “La leadership, infatti – ha chiosato Goleman – comincia con il saper guidare sé stessi”.

La persona al centro

Al centro di tutte le riflessioni è sempre rimasto costante il ruolo della persona. Come ricordato dal video messaggio inviato dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, “sono le persone a fare il ruolo, e non viceversa”, ricordando come troppo spesso si assiste a un abuso della carica senza che vi sia una sostanziale riconoscibilità dell’autorevolezza del leader. L’importanza della persona al centro della riflessione emerge soprattutto in un secolo come questo, “un momento di trasformazione sociale e tecnologico” come ricordato dal ceo di Elettronica, Domitilla Benigni, per cui il leader deve essere in grado di capire e interpretare il cambiamento. Le caratteristiche “di assertività e leader gerarchica” non sono adatte alla nuova società, dove c’è bisogno non di “leader eroi soli al comando, ma gruppi coinvolti in processi diffusi”, più veloci e flessibili. Questo è tanto più importante nel momento in cui si affronta il delicato equilibrio tra umani e macchine, con il ruolo del leader che deve “potenziare il fattore umano nella civiltà delle macchine e digitale”, ha detto ancora Benigni. In questo, dunque, il leader deve essere inclusivo, un tema che si lega anche a quello della leadership al femminile “un aspetto sottovalutato, ma le donne hanno delle caratteristiche distintive di leadership visionaria, con una maggiore visione inclusiva” capace di stimolare e valorizzare il potenziale dei propri collaboratori.

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Le qualità di un comandante

E sono proprio i collaboratori i giudici della qualità di un buon leader. “Per rispondere alla domanda se sono stato all’altezza degli uomini e delle donne che ho avuto l’onore di guidare bisogna chiederlo proprio a loro”, ha infatti sottolineato il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. “Tutti cerchiamo un leader” ha aggiunto l’ammiraglio, ricordando come i leader sono coloro “che in un secondo fanno la differenza, capaci di salvare le vite dei propri commilitoni e delle popolazioni loro affidate”. Saper scegliere buoni leader, tra l’altro, è l’arduo compito che spetta ai comandanti. “Ma come si trova un buon leader?” si è domandato Cavo Dragone. La storia aiuta con gli esempi, alcuni citati dall’ammiraglio, da Giovanna D’Arco a Martin Luther King e Nelson Mandela. Il leader, dunque, è chi sa distinguere in un attimo la scelta giusta da quella sbagliata, dando priorità al bene comune, mettendo la dignità al primo posto e pronto al sacrificio per gli altri, “e con una rigida bussola etica e morale, altrimenti ricadrebbe inesorabilmente nella categoria dei tiranni”. Per Cavo Dragone, tra l’altro, il leader spesso si trova nelle ultime file “ma che quando parla fa calare il silenzio” pronto a una vita di responsabilità. Per il capo di Stato maggiore della Difesa, dunque, le virtù di un buon comandante militare sono “principi etici e morali, professionalità, la capacità di pretendere il merito e riconoscerlo negli altri, e l’attitudine militare, il coraggio di optare per la scelta migliore anche e difficile”.

Le virtù di un leader

A guidare il leader, il presidente emerito del Pontificio consiglio della Cultura, Cardinale Gianfranco Ravasi, deve esserci anche una bussola morale ed etica. Una serie di stelle-guida, racconta il sacerdote, già teorizzate dagli autori classici, a partire da Platone, Socrate, fino a Cicerone e passata a Sant’Agostino. “La prima stella è il verum, la verità” la costante ricerca di ciò che è vero nel mondo. “La seconda è il bonum, l’etica, la capacità di distinguere il bene dal male”, spiega ancora Ravasi, che conclude con la terza stella, “il pulchrum, il bello”. Il leader, infatti, deve possedere anche una dignità esteriore, un linguaggio capace di rappresentare in modo coinvolgente il proprio messaggio. Naturalmente, però, per il cardinale il leader deve possedere anche una quarta capacità, l’umiltà, “in latino le due parole che indicano la leadership sono magister, il capo, dal latino magis ‘più’, ma anche minister, che viene da minus ‘meno’, e indica la capacità di mettersi spalla a spalla con i propri subalterni”.


formiche.net/2023/03/empatia-i…




Il raduno di formazioni neo-fasciste previsto per domani 11 marzo a Milano impone una mobilitazione sempre più decisa delle forze antifasciste. Questo raduno p



Rifondazione Comunista sarà convintamente a Napoli venerdì 17 all’appuntamento nazionale promosso dai sindaci dell’Associazione Recovery Sud contro il Dis


Il Libretto Rosso di Matteo Renzi


Firenze, 10 marzo 2023.
Matteo Renzi sta passando un periodo non piacevolissimo.
Qualche giorno fa una certa Susanna Zanda gli avrebbe fatto presente che i tribunali civili non sono bancomat dai quali attingere per il proprio sostentamento. Un rimprovero piuttosto bonario che a Renzi è costato sedicimila euro. Sperava di incamerarne dieci volte tanti a spese di una importante gazzetta per cui è comprensibile che la cosa lo abbia lievemente contrariato.
Oggi invece è imputato come un brambilla qualsiasi per finanziamento illecito dei partiti.
Dicono che il boyscout di Rignano si sarebbe presentato in tribunale con una quarantina di libretti intitolati "Quaderno rosso per toga rossa".
Nel corso degli anni Renzi ha cercato di rottamare e sconfiggere i propri avversari politici.
Senza riuscirci.
Ha anche cercato di rottamare, sconfiggere e umiliare la base elettorale di un partito storico.
Riuscendoci benissimo.
Adesso ha adottato fin nei dettagli tutte le mosse propagandistiche del vecchio ricco che aspira a sostituire.
Un processo in atto da almeno dieci anni, di cui queste mosse non rappresentano altro che gli ultimi ritocchi.
Coi suoi quaderni rossi il boyscout di Rignano intende verosimilmente fare il verso alle Citazioni dalle opere del Presidente Mao Zedong, che servirono da ispirazione per la Rivoluzione Culturale.
Un periodo in cui molti ben vestiti e molti ben nutriti andarono incontro a difficoltà parecchio più serie di quelle con cui deve vedersela lui.

In tribunale con certe accuse non ci si deve finire, e basta.
Il fatto che nello stato che occupa la penisola italiana la magistratura sia incontestabile solo quando si occupa di scippatori, zingari, clandestini e piccoli spacciatori da cui si riforniscono i non ricchi è uno dei moltissimi motivi che ne rende ripugnanti gli ambienti del democratismo rappresentativo agli occhi di chiunque abbia un minimo di rispetto di sé.

Aggiornamento del 13 marzo 2023. Pare Matteo Renzi abbia ottenuto un successo importante, togliendo di tasca cinquecento euro a una pensionata che lo aveva insultato sul Libro dei Ceffi.
Proprio qualcosa di cui andare fieri.



The Queen Is Dead Volume 89 : Enbor Arnasa\Misanthropik Torment\Shores Of Null


The Queen Is Dead Volume 89 : Enbor Arnasa\Misanthropik Torment\Shores Of Null
@Musica Agorà
#metal #musica

iyezine.com/enbor-arnasamisant…

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Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni. E se volete saperne di più potete leggere qui le news quotidiane di Privacy Daily o iscrivervi alla newsletter di #cosedagarante. Grazie a StartupItalia per l’ospitalità!


News da Marte #12 | Coelum Astronomia

"Dopo alcuni mesi di assenza da queste cronache è il momento di raccontare cosa sta facendo Curiosity, impegnato in nuove scoperte ed esplorazioni."

coelum.com/articoli/news-da-ma…

#12


The Green/Digital/Society è una conferenza che riunisce attori chiave che discutono di ecologia, tecnologia, diritti umani e politica in Europa.

@Pirati Europei

La crisi climatica e l'ascesa della tecnologia dell'informazione sono profondamente intrecciate , sebbene ci siano pochissime discussioni pubbliche su questa relazione. La grande tecnologia nega, è troppo seria per i media mainstream e i governi non ne sono consapevoli o ne sono corrotti.

Sebbene la tecnologia sia spesso promossa come la soluzione ai problemi ambientali, le prove dimostrano che la sua crescita vertiginosa, la produzione di massa di dispositivi e infrastrutture, la massiccia raccolta di dati e il capitalismo della sorveglianza estraggono duramente risorse dalla Terra, creando conflitti umani su terra, acqua, energia e informazioni .

Se sei un attivista per i diritti ambientali o digitali, un ricercatore, un decisore politico, un membro della comunità o semplicemente un essere umano preoccupato della regione SEE o dell'Europa, unisciti alla discussione sulle sfide attuali e sui potenziali piani di difesa per il futuro su questioni all'intersezione della politica verde , diritti umani e tecnologia.

Qui il programma con più informazioni sull'evento

Domande: info@sharedefense.org




#NotiziePerLaScuola

Scuola e opportunità europee, parte la formazione Erasmus+ ed eTwinning rivolta a docenti e dirigenti scolastici.

Info ▶️ erasmusplus.



Il 27 febbraio vi ho raccontato dei clandestini italiani che pur sapendo di rischiare la vita cercavano di attraversare il confine francese alla ricerca di una vita migliore. Le guide li chiamavano “fenicotteri” perché sapevano che prima o poi avrebb


Il 27 febbraio vi ho raccontato dei clandestini italiani che pur sapendo di rischiare la vita cercavano di attraversare il confine francese alla ricerca di una vita migliore.
Le guide li chiamavano “fenicotteri” perché sapevano che prima o poi avrebbero spiccato il volo.

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Sapevano che “sperdutosi il tratturo dei Sette Cammini tra le erbe e la pietraia li aspettava il volo verso la morte".
Questa sera vi parlerò dei viaggi della speranza di milioni di italiani verso le Americhe.

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Spesso su navi carretta di terza classe
Non erano certo barchini o carrette del mare, ma quei viaggi della speranza erano veramente sicuri?
E allora una domanda sorge spontanea.
Perché avevano tutti una paura folle di salire su quelle navi e fare quel viaggio?
Giudicate voi.

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Furono milioni gli emigranti italiani che si imbarcarono su navi e piroscafi obsoleti e fatiscenti in rotta verso le Americhe.
Erano chiamati “vascelli della morte” perché avevano molti anni di navigazione.
Partivano, stipati, senza nessuna certezza di arrivare a destinazione.

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Molti emigranti non avevano mai visto una nave. Paura, ansia, angoscia, batticuore, seguiti da tanta malinconia, erano i sentimenti che provavano mentre salivano su quelle navi.
Seppur a conoscenza del rischio altissimo di non arrivare vivi, niente li avrebbe potuti fermare.

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Anno 1884 - Sul "Matteo Brazzo" c’erano 1.333 passeggeri in condizioni igieniche precarie.
Ci fu un’epidemia di colera con venti morti e centinaia di ammalati.
La nave fu respinta prima dal Brasile e poi respinta a cannonate a Montevideo per il timore di contagio.

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Argentina e Uruguay vietarono per un certo periodo l’approdo a navi italiane.

Anno 1888 - Sul "Carlo Raggio", una nave da carico trasformata in trasportare emigranti, ci furono 18 morti per fame nel suo primo viaggio.
E nel 1894, sempre sulla stessa nave che aveva imbarcato 1.400 emigranti a Napoli, scoppiò un’altra epidemia di colera.
Il contagio si estese rapidamente obbligando il comandante a dare l’ordine di gettare i morti in mare. I morti furono 206.
La nave fu rispedita in Italia.

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Nel 1888 sul "Cachar" morirono 34 italiani per fame e asfissia

Nel 1889 - Sul "Frisia 27 i morti italiani per asfissia.

Sul "Parà" 34 italiani morti di morbillo.

Nel 1893 - Sul "Remo" 96 morti italiani per colera e difterite

Nel 1894 - Sul "Vincenzo Florio" 20 morti italiani

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Utopia era un piroscafo inglese.
Era partito da Trieste e aveva fatto scalo a Napoli. Aveva a bordo 3 passeggeri di prima classe, 3 clandestini, 60 membri dell’equipaggio e 813 emigranti.

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Era il 17 marzo 1891 quando davanti al porto di Gibilterra, con tempo pessimo e visibilità ridotta, sbagliò manovra e andò a sbattere contro una corazzata alla fonda e colò a picco in pochi minuti.
I morti, quasi tutti italiani, furono 576.

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“Le grida si udivano da lontano. I poveri emigranti, pazzi dal terrore, facevano ressa dalla parte dove il bastimento era ancora fuori d’acqua […] Repente, un terribile colpo di mare mandò in pezzi tutta questa parte del piroscafo”.


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Il 4 luglio 1898 furono 549 i morti (moltissimi dei quali italiani) nella tragedia della "Bourgogne" al largo della Nuova Scozia in seguito a una collisione.
Il comandante finì sotto inchiesta.
Quasi tutti i superstiti erano membri dell’equipaggio.


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Nel 1905 sul piroscafo "Città di Torino" morirono 45 italiani sui 600 imbarcati.

Il 4 agosto 1906 centinaia (nessuno conosce la cifra esatta perché a bordo c’erano molti clandestini) furono gli emigrati italiani vittime del naufragio del "Sirio" in Spagna.

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25/10/1927 - 314 morti (secondo la conta ufficiale, ma le vittime furono almeno il doppio) nel naufragio al largo del Brasile del piroscafo "Principessa Mafalda".
Ricordato come il "Titanic italiano".
Era il suo ultimo viaggio.
Aveva alle spalle 20 anni di mancata manutenzione.

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“Il panico si manifestò particolarmente fra le donne e i bambini. Le donne con i bambini aggrappati alle gonne squarciavano l’aria con i loro urli. I passeggeri di terza classe invasero il ponte di seconda. Subito dopo avvennero due nuove esplosioni e la nave affondò”

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Milioni di emigranti italiani cercarono lontano un futuro migliore.
Molti ce la fecero, molti annegarono, molti morirono di malattie.
Per molti di loro un futuro migliore rimase solo un sogno.

Per non dimenticare.

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Link al thread originale



Da #Mastodon alla stampa: #ChieseBrutte, il progetto più improbabile del #Fediverso, diventa un calendario


Quanti calendari abbiamo visto con centinaia di cattedrali gotiche europee tutte uguali sparpagliate qua e là? O i calendari turistici di Roma con la nidiata di basiliche paleocristiane restaurate in serie o con le indistinguibili facciate barocche di travertino ammorbato? E invece stavolta le protagoniste del calendario pubblicato dall'istanza romana puntarella.party sono le #ChieseBrutte!

@Che succede nel Fediverso?

Come le passaporte di Harry Potter, le chiese acquisiscono le forme più impensabili: scaldabagni, sarcofagi nucleari, imbuti e addirittura riproduzioni in scala 1:1 della torre di Barad Dûr! Il calendario di Puntarella andrebbe studiato nelle facoltà di teologia e in quelle di architettura per capire se ad aver prodotto questi mostri in calcestruzzo è stato l'ingegno depravato e blasfemo di un collettivo di architetti satanisti oppure una semplice e ancora più interessante incontenibile predisposizione verso il brutto della scuola urbanistica italiana.

Ora attendiamo che vengano prodotti anche un diario per la scuola e una linea completa di cancelleria per i giovani virgulti.

E per chi non si fida delle Poste, venerdì 10 marzo a Roma dalle 20 al Bar Sport di Via Alberto da Giussano 23 ci saranno un po' di disagiati ad attendervi con le copie cartacee.

Chiese brutte: la bellezza è sopravvalutata


Se siete interessatə ad acquistare il calendario scriveteci a chiesebrutte@riseup.net oppure qui in DM e da domani vi risponderemo con le indicazioni. Chiediamo un'offerta libera a partire da 8 euro più eventuali spese di spedizione, il ricavato sarà interamente dedicato alle spese per il server di puntarella. Chi ha mandato le foto selezionate riceverà una copia omaggio, in questi giorni vi contatteremo per avere le informazioni necessarie.
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

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@notizie @fediverso



Grazie alla partnership tra Better World Books e Internet Archive, i libri che le biblioteche non possono più conservare, possono essere resi accessibili alle generazioni a venire


È il classico dilemma del bibliotecario: poiché nessuna biblioteca dispone di spazio di archiviazione illimitato, ogni biblioteca deve gestire attentamente la propria collezione fisica e ciò significa rimuovere i libri per fare spazio a quelli nuovi.

@L’angolo del lettore

Da quando hanno formato una partnership globale per l'alfabetizzazione nel 2019, Better World Books (BWB) e Internet Archive hanno offerto alle biblioteche un percorso unico per garantire che i libri di cui non hanno più bisogno nelle loro collezioni possano essere conservati e resi accessibili alle generazioni a venire.

Il servizio fornito da BWB è importante per le biblioteche. BWB raccoglie libri usati da biblioteche, librai, college e università in sei paesi, che vengono poi rivenduti online, donati o riciclati. Ad oggi, Better World Books ha donato oltre 35 milioni di libri in tutto il mondo, ha raccolto quasi 34 milioni di dollari per biblioteche e alfabetizzazione e ha salvato più di 450 milioni di libri dalle discariche. Attraverso la partnership con Internet Archive, BWB ha donato più di un milione di libri ogni anno per la conservazione e la digitalizzazione, per un totale di 4 milioni di libri fino ad oggi.

@Libri - Gruppo Forum

Il post dal blog di Internet Archive

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in reply to Franc Mac

Mi sembra un'ottima iniziativa!

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Gli eurodeputati svolgono secondi lavori e, anche se questo è perfettamente legale, eticamente è discutibile, soprattutto dopo lo scandalo Qatargate

@Politica interna, europea e internazionale

È un segreto di Pulcinella che numerosi eurodeputati, in particolare avvocati qualificati, stanno svolgendo un lavoro aggiuntivo retribuito.

I casi dell'eurodeputato polacco Radosław Sikorski, di Angelika Niebler e Rainer Wieland del PPE o quello del potentissimo Axel Voss che sta scontando il suo terzo mandato come legislatore europeo, sta elaborando leggi cruciali sulla due diligence aziendale e sull'intelligenza artificiale ed è stato fondamentale per l'approvazione del regolamento sulla protezione dei dati dell'UE, il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).

Il post di Sarah Anne Aarup su Politico

Axel Voss, al suo terzo mandato come legislatore europeo, sta elaborando leggi cruciali sulla due diligence aziendale e sull'intelligenza artificiale | Frederick Florin/AFP tramite immagini Getty

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Fr.#21 / Di truffatori e complottisti


Nel frammento di oggi: Polli d'allevamento e nudging / Emissioni CO2 e la ricarica dell'iPhone / I complottisti secondo Repubblica

Come polli d’allevamento


Ieri ho fatto una chiacchierata insieme a Francesco Carbone, nel suo podcast “Il Truffone”.

Un’oretta estremamente piacevole passata a discutere principalmente di sorveglianza digitale e identità digitale. Centrale il concetto di nudging, cioè quei meccanismi opachi che portano a standardizzare i comportamenti umani e renderli prevedibili. Un concetto estremamente potente che quando arriva sulle scrivanie dei ministeri e dei pianificatori centrali si trasforma in uno strumento di ingegneria sociale delle masse.

Ascolta Il Truffone ep. 221

Ogni tentativo, da parte dello Stato, di razionalizzare, semplificare e standardizzare la società ha sempre portato alla creazione di forze autoritarie, che spesso sfogano in veri e propri totalitarismi e tragedie umane.

E poi abbiamo parlato anche di come funziona Substack e del motivo che mi ha portato a sceglierlo. La chiusura, in bellezza, su Bitcoin: spenderlo o non spenderlo?

Vuoi dirmi che ancora non sei iscritto a Privacy Chronicles!?

Devi ricaricare l’iPhone? Sì, ma mettiti in fila…


L’aggiornamento iOS 16.1 ci ha portato una nuova funzionalità che per un momento placherà, forse, la sete di sangue degli eco-socialisti. Pare infatti che gli iPhone siano ora in grado di ottenere una previsione in tempo reale delle emissioni di CO2 nella zona in cui si trova il dispositivo, per attivare o disattivare la ricarica in base a queste.

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In sostanza: se la rete elettrica nella tua zona sta inquinando “troppo”, il tuo iPhone smette di caricarsi. Se invece sta inquinando “poco”, allora puoi ricarcare. La funzione è attiva by default e — per ora è attiva solo per gli utenti degli Stati Uniti e può essere disattivata.

Che dire, credevo che i lockdown energetici sarebbero arrivati dalla fonte, e invece pare che saranno i nostri dispositivi a impedirci la ricarica. Sarà certamente molto interessante quando sistemi del genere saranno connessi a identità digitale e conto bancario — pardon, wallet CBDC. I soliti noti vi diranno che è giusto così. Che anche ricaricare il telefono è una questione di responsabilità sociale. E in fondo, devi anche meritartelo…

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Smettetela di fare i complottisti!

L'ultimo delirio dei negazionisti climatici: le città da 15 minuti solo per segregare le masse. I complottisti accusano: "Altro che smog: volete solo controllarci"

È inutile che ci giriamo intorno. Siamo tutti dei maledetti complottisti. Così scrive Jaime D’alessandro su Repubblica: tutto quello che vi ho detto è falso. Non c’è alcun desiderio di controllarci e limitare sempre di più le nostre libertà. I quartieri chiusi da cui non si può entrare e uscire liberamente sono per il nostro bene; per avere una metropoli più equa e sostenibile.

5834838Se ci tieni a leggere l’articolo…

All’autrice dell’articolo non posso rispondere se non con la Scommessa di Pascal:

“Esaminiamo allora questo punto, e diciamo: “Un piano per sorvegliare, controllare e soggiogare la popolazione mondiale esiste o no?” Ma da qual parte inclineremo? La ragione qui non può determinare nulla: c'è di mezzo un caos infinito.

All'estremità di quella distanza infinita si gioca un giuoco in cui uscirà testa o croce. Su quale delle due punterete? Secondo ragione, non potete puntare né sull'una né sull'altra; e nemmeno escludere nessuna delle due. Non accusate, dunque, di errore chi abbia scelto, perché non ne sapete un bel nulla.

[…] Avete due cose da perdere, il vero e il bene, e due cose da impegnare nel giuoco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra conoscenza e la vostra beatitudine; e la vostra natura ha da fuggire due cose: l'errore e l'infelicità.

Mettiamola così: se ho ragione io, probabilmente non finirò ghettizzato in una metropoli piena di telecamere, riconoscimento biometrico, identità digitale e social scoring pure per pisciare il cane e divieto di possesso di qualsiasi tipo di proprietà privata. L’autrice di Repubblica invece sarà lì a contare i punti che le rimangono sul wallet con l’iPhone che non si carica.

Se invece ha ragione lei e siamo dei poveri complottisti, vivremo tutti felici e contenti nel miglior mondo possibile. Fate la vostra scommessa, amici. Perché come disse Ayn Rand: puoi ignorare la realtà, ma non puoi ignorare le conseguenze dell’aver ignorato la realtà.

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

“Non importa ciò che dice la stampa. Non importa ciò che dicono i politici o le masse. Non importa se l'intero Paese decide che qualcosa di sbagliato è qualcosa di giusto.

Quando le masse, la stampa e il mondo intero ti dicono di muoverti, il tuo compito è di piantarti come un albero accanto al fiume della verità e dire a tutto il mondo —

'No, muovetevi voi.’

Captain America

Leggi gli altri Frammenti



Una biblioteca moderna e aperta a tutti: nasce la #PoliLibrary
Un servizio per l'intera comunità all'interno del Politecnico di Bari
rainews.it/tgr/puglia/video/20…
in reply to Franc Mac

Una biblioteca intelligente, dove prendere e restituire libri in piena autonomia. Ma soprattutto una biblioteca aperta a tutti. Perché la PoliLibrary, il nuovo polo culturale all'interno del Politecnico di Bari, non sarà riservata ai soli studenti.


Il @GPDP_IT ha annunciato l’avvio di una campagna di comunicazione istituzionale, denominata “Finalmente un po’ di #privacy“, finalizzata alla promozioni dei temi della protezione dei dati, della privacy e dell’educazione digitale.
in reply to Franc Mac

L’obiettivo della campagna è informare i cittadini su alcune situazioni quotidiane e comportamenti che possono avere conseguenze sulla privacy. Il Garante, impersonato da un attore negli spot televisivi, spiega i pericoli e indica come limitare i rischi.
garanteprivacy.it/finalmente-u…

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Oggi, 8 marzo, per la Giornata internazionale della donna si è svolto al Ministero un incontro tra il Ministro Giuseppe Vaditara e alcune rappresentanti del mondo della scuola, per valorizzare l’impegno nei confronti delle studentesse, nonché il lavo…


Titolo

Grassetto con link nel testo

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Testo con spoiler

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L’ora dei carosElly | La Fionda

«Poco importa se poi tra il dire “cose di sinistra” e il farle sul serio, c’è di mezzo il mare. Poco importa se l’orizzonte resta sempre quello di un riformismo buono per ogni stagione, in cui la rappresentanza degli interessi dei ceti subalterni rimane confinata in una vaga lotta alle diseguaglianze che negli ultimi anni ha prodotto risultati pressoché nulli. Poco importa se il primato del mercato e il credo atlantista non siano sostanzialmente in discussione. Se i proclami di voler porre un freno alla precarietà arrivino dopo quindici anni di scelte liberiste ed antipopolari, se la guerra va alimentata con nuove armi “finché ci sarà bisogno”. E nulla conta neppure il fatto che fino all’altroieri l’autonomia differenziata, un progetto che potrebbe scardinare l’unità nazionale del paese, piacesse tanto alla neo-segretaria quanto al suo sfidante, quasi al pari dei governatori di centrodestra.»

lafionda.org/2023/03/08/lora-d…



Ucraina: nove anni di guerra e di menzogne | AFV

«Mentre i media occidentali hanno celebrato il falso storico del “primo anniversario della guerra”, sono in realtà nove anni che il popolo ucraino è vittima delle politiche criminali del proprio governo, controllato dai burattinai occidentali e dalle milizie neonaziste.»

ancorafischiailvento.org/2023/…