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In Cina e in Asia – Dal Boao Forum la Cina guiderà la ripresa globale


In Cina e in Asia – Dal Boao Forum la Cina guiderà la ripresa globale 6248765
I titoli di oggi:

Dal Boao Forum la Cina guiderà la ripresa globale
Zelensky ha invitato Xi Jinping a Kiev

Cina e Brasile firmano 20 accordi commerciali
La Corea del Nord ha un nuovo ambasciatore cinese

Il leader del Partito del Xinjiang fa affari nel “cortile di casa” della Russia

Diminuisce la popolazione anche a Shanghai

Il Regno Unito entra nella CPTTP

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Perché l’Italia non invierà truppe in Ucraina. Crosetto in audizione alla Camera


Si è svolto alla Camera dei Deputati il question time con diversi ministri, trasmesso dalla Rai in diretta televisiva dall’aula di Montecitorio a cura di Rai Parlamento. Insieme al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al ministro delle Infrastrutture e

Si è svolto alla Camera dei Deputati il question time con diversi ministri, trasmesso dalla Rai in diretta televisiva dall’aula di Montecitorio a cura di Rai Parlamento. Insieme al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, e alla ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha risposto alle interrogazioni anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto che si è espresso in merito ad alcuni aspetti sugli aiuti militari a Kiev e sulle ricadute per il settore della Difesa italiano.

Niente truppe italiane in Ucraina

“L’Italia non ha alcuna intenzione di inviare truppe sul campo” in Ucraina, ha subito precisato il ministro Crosetto, volendo spegnere le ultime speculazioni sulla questione. Mentre prosegue, invece, il supporto italiano a Kiev in termini di fornitura di aiuti militari. La cessione di materiale all’Ucraina, come osservato infatti da Crosetto, “si inserisce nel normale ciclo di vita logistico degli equipaggiamenti, che prevede un continuo aggiornamento agli standard tecnologici più avanzati”. Così il nostro Paese si impegna a restare innovativo e a “mantenere lo strumento militare all’avanguardia permettendone la necessaria interoperabilità con le Forze armate dei nostri alleati”, come ha spiegato ancora Crosetto.

La questione delle scorte

Alla luce di questo, si “rende fisiologico procedere a un continuo ripianamento delle scorte, sia per termine di vita operativo sia per l’ammodernamento degli stessi a prescindere dall’esigenza ucraina, è da sempre così”, ha osservato il ministro della Difesa, specificando come il ripristino delle scorte vada fatto a prescindere dalle contingenze ucraine, sia per motivi legati alla fine del ciclo operativo sia per l’ammodernamento dei sistemi. Le esigenze di Difesa nazionale impongono infatti a detta di Crosetto “la disponibilità di scorte adeguate”. Le riflessioni del ministro sulla “necessità di ripristinare le scorte sono riferite al complesso dei materiali ceduti, inclusi quelli ricompresi nei precedenti cinque decreti decisi da un altro governo”.

Il supporto europeo

In questo quadro è bene richiamare in causa lo strumento europeo dell’European peace facility (Epf), istituito a marzo 2021 come strumento fuori bilancio per rafforzare la capacità dell’Ue di agire come fornitore di sicurezza globale. Altra competenza dell’Epf è quello di “reintegrare economicamente lo sforzo profuso dagli Stati membri a supporto dell’Ucraina a seguito dall’aggressione subita da parte della Federazione russa”, come ha ricordo il ministro della Difesa. “L’Italia, al pari di altri Stati membri, ha avuto accesso all’Epf e allo stato attuale vede l’assegnazione di una prima tranche di fondi a parziale rimborso del controvalore economico delle forniture cedute che sarà erogata in tre fasi nel corso del triennio 2023-2025”, ha infine concluso Crosetto spiegando come si andrà a delineare il supporto profuso da parte dell’Ue per venire incontro agli sforzi italiani nel sostenere l’Ucraina.

I sistemi Samp/T

Il ministro nel corso dell’audizione è intervenuto anche in merito alla fornitura – in coordinamento con la Francia – a Kiev dei sistemi Samp/T. Si tratta di un sistema missilistico terra-aria di difesa aerea sviluppato a partire dai primi anni 2000 nell’ambito del programma italo-francese Fsaf (Famille de Sol-Air Futurs, cioè Famiglia di Sistemi superficie aria) dal consorzio europeo Eurosam (formato da Mbda Italia, Mbda Francia e Thales). Il nostro Paese sta “rendendo disponibili alcune componenti di un assetto non operativo, e successivamente il necessario addestramento del personale”, ha spiegato Crosetto. “Ritengo sia giusto addestrare il personale a difendere le città ucraine dagli attacchi missilistici russi”, ha proseguito il ministro precisando infine che: “Non è un materiale che serve ad attaccare ma serve a difendersi dagli attacchi russi e sono contento di poter addestrare le persone che potranno difendere le città, gli ospedali e le infrastrutture ucraine dagli attacchi missilistici ostili”.


formiche.net/2023/03/audizione…



ISRAELE. Orly Noy: “Democrazia vera e che sia di tutti, ebrei e arabi. Basta occupazione dei Territori palestinesi”


Intervista a Orly Noy, attivista dei diritti degli ebrei mediorientali e dei palestinesi. L'articolo ISRAELE. Orly Noy: “Democrazia vera e che sia di tutti, ebrei e arabi. Basta occupazione dei Territori palestinesi” proviene da Pagine Esteri. https://p

di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 30 marzo 2023 – Di fronte alla crisi interna alla maggioranza, alle contestazioni emerse nelle Forze armate e ai continui raduni di massa e cortei a Tel Aviv e in altre città contro la riforma giudiziaria, il premier Netanyahu lunedì scorso ha annunciato una sospensione del progetto del governo di estrema destra religiosa. La crisi però pone interrogativi centrali sulla natura stessa della democrazia israeliana, sui diritti delle minoranze e la continuazione dell’occupazione militare dei Territori palestinesi. Abbiamo intervistato Orly Noy, storica attivista dei diritti degli ebrei mizrahim (mediorientali). Noy lancia un appello per una democrazia israeliana nuova, non più ebraica ma per tutti i cittadini.

Netanyahu ha annunciato la sospensione della riforma. Nel frattempo è partito il negoziato tra maggioranza e opposizione. Molti israeliani però credono che tra qualche settimana, se non ci sarà un accordo, il governo accelererà l’iter alla Knesset per far diventare legge al più presto la riforma. Dopo cosa potrebbe accadere?

Non lo sappiamo. La Corte suprema, cioè l’organo di controllo che è tra i principali bersagli della maggioranza di destra estrema al potere, potrebbe non dare la sua approvazione alle nuove leggi. Il ministro della giustizia Yariv Levin ha addirittura minacciato i giudici. Non osate respingere la riforma, ha avvertito. Se invece lo faranno cosa accadrà, avremo due fonti di autorità nel paese, governo e Corte suprema? Giuristi ed esperti non hanno una risposta precisa a questi interrogativi.

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Orly Noy

Al centro di questo scontro ci sono la Corte suprema e l’autonomia dei giudici. Ma c’è anche un aspetto di cui si parla poco. La riforma punta a dare un peso maggiore al ruolo delle corti rabbiniche, religiose.

Si tratta di un punto centrale che la protesta tocca solo in piccola misura. L’espansione delle competenze dei tribunali rabbinici sarà devastante soprattutto per le donne più deboli socialmente, come le mizrahi. Darà più potere agli uomini. Già ora gli uomini sono in grado di estorcere condizioni favorevoli in caso di divorzio davanti ai giudici religiosi che (sulla base della legge ebraica) non garantiscono pari diritti a uomini e donne. Molte donne rinunciano ai loro diritti pur di ottenere il divorzio, persino alla custodia dei figli pur di separarsi da mariti violenti. Dopo la riforma peggiorerà tutto.

Sono previsti cambiamenti anche nell’istruzione.

Quelli del governo puntano alla privatizzazione del sistema scolastico. Le conseguenze saranno negative soprattutto per le comunità tenute ai margini, come i palestinesi (cittadini di Israele) e gli ebrei etiopi. Finiranno per allargare il gap educativo tra bambini di famiglie benestanti e quelli a basso reddito e più in generale tra ebrei e arabi.

Il quotidiano Haaretz ha scritto che la contestazione di Netanyahu è importante ma che questa è la protesta dei privilegiati, sottolineando l’assenza dalle strade della minoranza araba-palestinese così come gli ebrei etiopi e di parte di quelli mizrahim.

Protestano coloro che trovano accettabile la cosiddetta democrazia ebraica e vorrebbero riportare la situazione a prima dell’ascesa al potere dell’estrema destra. Perché i palestinesi (in Israele) non partecipano alle proteste? Per rispondere a questa domanda è sufficiente osservare le manifestazioni. Un mare di bandiere israeliane sventolate da centinaia di convinti sionisti, sì schierati contro Netanyahu ma fortemente nazionalisti. Un mondo al quale la minoranza araba (21% del totale della popolazione, ndr) sente di non appartenere. Le personalità che gli organizzatori delle proteste invitano a parlare durante i raduni sono quasi sempre ex alti ufficiali delle Forze armate ed ex capi della polizia che si descrivono come i veri patrioti a difesa di Israele, ebraico e democratico. Intervengono persone come l’ex capo di stato maggiore Benny Gantz che ha dedicato la sua vita combattere i palestinesi. La Corte suprema, non lo dimentichiamo, ha approvato la legge che proclama Israele lo Stato della nazione ebraica e non di tutti i suoi cittadini. La comunità araba, perciò, non si sente coinvolta dalla protesta contro Netanyahu, pur sapendo che questo governo di estrema destra la colpirà duramente. Allo stesso modo si tengono a distanza dalle piazze gli ebrei etiopi. Sono contro Netanyahu e consapevoli che l’indipendenza del sistema giudiziario per loro è una protezione. Ma ricordano che la Corte suprema è rimasta in silenzio di fronte alla inaudita violenza della polizia contro la loro comunità. Così come la Corte suprema non è intervenuta davanti alla rimozione di tante famiglie ebree mizrahi povere da Kfar Shalem, Givat Amal e altre aree soggette a una gentrificazione spietata finalizzata a favorire i grandi investimenti edilizi. Queste e altre comunità ai margini chiedono vera giustizia, vera democrazia, vera uguaglianza, non il vecchio ordine.

Quale democrazia propone il Mizrahi Civic Collective di cui lei fa parte.

Siamo un gruppo di attivisti che guarda con orrore alla rivoluzione che sta attuando il governo Netanyahu. Allo stesso tempo non crediamo nella democrazia israeliana alla quale inneggiano nelle strade. Pensiamo che la lotta contro la discriminazione (da parte degli ebrei ashkenaziti, di origine europea, ndr) che ancora colpisce gli ebrei di origine mediorientale debba unirsi a quella dei palestinesi in Israele e nei Territori. Chiediamo una nuova democrazia che includa tutti, senza eccezioni, dai cittadini arabi agli ebrei etiopi, i mizrahi poveri, anche i lavoratori migranti, su di un piano di completa uguaglianza, di giustizia sociale ed economica. Chiediamo che abbia fine subito l’occupazione militare dei Territori e che i palestinesi possano godere di tutti i loro diritti come popolo e come individui. Questo è l’Israele del futuro che vogliamo. Pagine Esteri

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PRIVACY DAILY 81/2023


L’Unione Europea limiterà la circolazione di annunci politici basati sulle caratteristiche personali e sulla sensibilità delle persone. Così, secondo quanto affermato da Human Rights Watch. Il Parlamento, la Commissione e il Consiglio starebbero negoziando una proposta di regolamento che porrebbe dei limiti alla pubblicità politica invasiva della privacy e richiederebbe anche una maggiore trasparenza nella... Continue reading →


Perché dovrei andarmene via da twitter, se è così bello essere presi in giro? Una riflessione su mastodon, la libertà e sulla data fatidica del 15 aprile

@Che succede nel Fediverso?

Ma la novità che sta facendo discutere più di tutte è quella uscita in questi giorni e che entrerà in vigore dal 15 aprile: da quella data, infatti, solo gli account verificati (quelli dal cosiddetto Twitter Blue, che pagano 8 euro al mese per avere l’account verificato) potranno partecipare ai sondaggi, vedranno i loro post consigliati ad altri utenti e non saranno inseriti nello stream “Per te”, condannandoli, specie se si tratta di account piccoli, di fatto all’oblio.

Qui il post originale "Ho l'account su Mastodon ma non mi piace“, di @Chiara [Ainur] [Айнұр] e qui il messaggio su mastodon


Questa voce è stata modificata (2 anni fa)

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Unknown parent

@Michele

> in realtà non sei d'accordo su nulla

Non sono d'accordo sul fatto che non ero d'accordo con te. Ho solo espresso alcune puntualizzazioni che non contraddicono il tuo pensiro di fondo:
1) chi parla di questi temi parla spesso di libertà a sproposito, sono d'accordo; ma questo non implica che la questione della libertà non sia fuori luogo quando si parla di queste cose
2) quanto alla visibilità, ti ho spiegato che se i social centralizzati possono condizionare in maniera opaca la visibilità degli utenti, ecco che si pone un problema sociale analogo a quello che si verrebbe a creare se ti facessero sfilare a Spinaceto invece che a Via Cavour (magari facendoti credere che stai a Via Cavour)
3) non c'è il diritto al "tutto gratis", ok; ma questo non è attinente perché la gratuità dei social non è mai esistita
4) non basta che lo spazio sia privato, per applicare le regole, ok; ma devono anche essere compatibili con le leggi vigenti

Detto questo, ero d'accordo con ciò che hai detto.

> la critica non dovresti farla a Twitter, Facebook e co. ma al legislatore italiano o europeo che non ha normato questi aspetti.

A questo proposito, hai mai provato a pensare che se il legislatore italiano o europeo, solitamente sempre prodighi di nuove produzioni normative, siano state rallentate dall'ncessante attività di lobby delle bigtech?

> Attenzione però perché anche l'applicazione di funzioni pubbliche a soggetti privati non è priva di rischi

Sono d'accordo, anche se questa non è un'opinione accolta all'unanimità..

> Ed una terza persona potrebbe imporre che poliverso.org (un nome a caso) ospiti senza limitazioni anche tutti quelli che non intendono rispettare i relativi TOS.

Non è e non sarà mai legalmente possibile. Se poliverso fosse l'unica istanza friendica al mondo, forse sì... Ma in tal caso non mi converrebbe tenerla aperta

Unknown parent

@Michele

> le questioni che pongo spesso riguardano questa mancata visione di insieme; questo guardare il singolo dettaglio e trascurare tutto il resto

La mancata visione di insieme è un problema reale, ma dipende dal fatto che un "digitale" che impatta così tanto sull'analogico, costringe a una riflessione complessiva che nessuno, ma proprio nessuno è in grado di svolgere, sia esso giurista, economista, filosofo, linguista, informatico o politico.

Quando nasce qualcosa di nuovo che ha impatto su privacy, informazione, politica, economia, giurisprudenza, etica è normale che le azioni debbano essere tante ma possano essere di cabotaggio ridotto. Siccume alcune di queste vengono combattute meglio di altre (pensa all'antitrust di inizio secolo contro Microsoft, rispetto all'antitrust degli ultimi anni; o agli interventi del garante privacy, rispetto agli scarsi interenti dell'AGCom), è normale ricevere questa impressione di un modo arbitrario e incoerente di agire.

Ecco, sarebbe importante invocare la coerenza alzando il livello qualitativo dei controllori più scarsi rispetto a quelli più capaci e non lamentandosi dell'eccessivo protagonisto di chi sa essere più efficace



"Ho l'account su Mastodon ma non mi piace"


I cambiamenti di Twitter in versione Elon Musk continuano e non parlo della chiusura dell'ufficio stampa o dei continui licenziamenti di personale.
A nessuno sarà sfuggita la suddivisione della TL tra "Per te" e "Seguiti", con la prima che contiene i tweet selezionati esclusivamente dall'algoritmo (quindi di fatto è Twitter a decidere cosa dobbiamo vedere) e la seconda che contiene i tweet degli account che seguiamo. Come forse avrete notato la TL "Per te" è decisamente preponderante sulla "Seguiti": quando si fa un refresh della pagina si finisce sempre sulla prima, anche se si era sulla seconda, forzando l'utente a guardare quei contenuti. A questa poco gradita novità è seguita la visibilità dei tweet degli utenti bloccati (in pratica se io blocco un utente, lo stesso non vede ovviamente i miei contenuti ma io vedo i suoi, a differenza di quello che accadeva prima).
Ma la novità che sta facendo discutere più di tutte è quella uscita in questi giorni e che entrerà in vigore dal 15 aprile: da quella data, infatti, solo gli account verificati (quelli dal cosiddetto Twitter Blue, che pagano 8 euro al mese per avere l'account verificato) potranno partecipare ai sondaggi, vedranno i loro post consigliati ad altri utenti e non saranno inseriti nello stream "Per te", condannandoli, specie se si tratta di account piccoli, di fatto all'oblio.
E' evidente la volontà della nuova proprietà di portare l'utenza verso gli account a pagamento. con il duplice scopo di aumentare gli introiti e selezionare sempre di più chi è presente sul social.
Queste notizie (l'ultima, in particolare) hanno scatenato una ridda di proteste da parte degli utenti, che non vogliono pagare gli 8€ (e come dargli torto: è un servizio che hanno sempre avuto gratis e poi perché pagare per avere un servizio tutto sommato scadente come quello che offre Twitter Blue?) e minacciano di andarsene o chiudere gli account. Abbiamo già sentito questa storia all'epoca dell'acquisizione del social dell'uccellino blu da parte di Mr.Tesla, centinaia o addirittura migliaia di utenti si sono riversati su Mastodon con le istanze generaliste come mastodon.uno che hanno avuto enormi problemi a gestire questa crescita improvvisa (più utenti significa più risorse necessarie e le istanze Mastodon, compresa la nostra, vivono con le donazioni degli utenti o sono sostenute da privati, non hanno introiti da pubblicità o simili).
Poi, lentamente, la bolla della scorsa primavera si è sgonfiata e ci siamo ritrovati ad essere sempre gli stessi (più o meno, pur se con diverse interessanti new entry).
Mastodon è tornato ad essere un social di nicchia popolato per lo più da nerd o appassionati di tecnologia o di argomenti particolari, senza riuscire a fare davvero il salto verso un social davvero generalista. Leggo continuamente utenti Twitter che, alla proposta di passare su Mastodon in risposta alle nuove politiche di Musk rispondono "non mi piace" o "si parla sempre e solo delle stesse cose, che a me non interessano".
Credo che sia ora di svegliarsi. E lo dico soprattutto agli utenti che vengono da Twitter. Un social è fatto dalle persone che lo vivono. Se volete un social con i contenuti che vi interessano dovete darvi da fare un po' anche voi! Cosa pretendete che sia qualcun altro a fare il social che volete voi? Venite su Mastodon, iniziate a scrivere, anche qualche sana cazzata, non sarete di sicuro bannati per una battuta o un buongiorno e proviamo tutti assieme a fare crescere questa cosa che qualcuno ha creato e qualcun'altro ci mette a disposizone. E lo dico anche agli utenti storici di Mastodon: fate un po' meno i duri e puri o i nostalgici su come era bello Mastodon quando eravamo in quattro gatti (mi ci metto pure io, dato che ci sono dal 2018). Si può mantenere l'ottimo livello delle nostre istanze tenendo fuori troll, politici e tutta la gente di merda che ha avvelenato Twitter senza dover per forza prendersela con chi posta foto di gattini o manda il "buongiornissimo kaffè" del mattino o anche che mette una foto in mutande e reggiseno. Cerchiamo di allargare un po' i nostri orizzonti, senza rinunciare a quelli che per noi sono valori non negoziabili (più o meno quello che c'è nelle regole dei vari server), ma senza nemmeno esagerare nel verso opposto. A meno che...
A meno che gli utenti che vengono da Twitter non trovino piacevole Mastodon perché la visibilità che gli offre è limitata o cose simili.
A meno che i vecchi utenti di Mastodon non vogliano un social di nicchia da gestire come fosse l'orticello di casa.
Perché se fosse così, lasciatemi dire che nessuno ha capito niente. I social commerciali che ci riempiono di merda continueranno a proliferare e l'esperienza di Mastodon, se sopravvivrà, sarà ridotta a una nicchia irrilevante, mentre avremmo la possibilità di far crescere un luogo di incontro virtuale bello e piacevole.
Facciamo uno sforzo tutti quanti.


La lettera aperta sulla moratoria dell'Intelligenza Artificiale è fuorviante: rispetto ai pericoli fantascientifici dell'IA ignora i rischi reali. Di @random_walker e @sayashk


Disinformazione, impatto sul lavoro e sicurezza sono tutti rischi. Ma non nel modo in cui implica la lettera.

@Etica Digitale (Feddit)

Il Future of Life Institute ha rilasciato una lettera aperta chiedendo una pausa di 6 mesi sulla formazione di modelli linguistici "più potenti di" GPT-4. Oltre 1.000 ricercatori, tecnologi e personaggi pubblici hanno già firmato la lettera. La lettera solleva l'allarme su molti rischi legati all'IA:

"Dovremmo lasciare che le macchine inondino i nostri canali informativi con propaganda e menzogna? Dovremmo automatizzare tutti i lavori, compresi quelli appaganti? Dovremmo sviluppare menti non umane che alla fine potrebbero superarci in numero, superarci in astuzia, diventare obsolete e sostituirci? Dovremmo rischiare la perdita del controllo della nostra civiltà?" (fonte)

Siamo d'accordo che la disinformazione, l'impatto sul lavoro e la sicurezza sono tre dei principali rischi dell'IA. Sfortunatamente, in ogni caso, la lettera presenta un rischio speculativo e futuristico, ignorando la versione del problema che sta già danneggiando le persone. Distrae dai problemi reali e rende più difficile affrontarli. La lettera ha una mentalità di contenimento analoga al rischio nucleare, ma non si adatta bene all'IA. Fa il gioco delle società che cerca di regolamentare.


➡ Il post originale continua qui

➡ Il thread su twitter di Arvind Narayanan, coautore del post insieme a Sayash Kapoor

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Informa Pirata
@Zak McKracken La tua opinione è piuttosto verosimile! Trovo comunque che, poiché oggi si sottovalutano alcuni aspetti legati alla pericolosità sociale della AI, questo tipo di iniziative faccia comunque bene al dibattito

Etica Digitale (Feddit) reshared this.



Etiopia, protesta ad Addis Abeba contro il piano di pace del premier Meles Zenawi con l’Eritrea [Archivio 2005]


ADDIS ABEBA, 2 gennaio 2005 (AFP) – Più di 50.000 persone hanno manifestato domenica nella capitale etiope contro i piani del primo ministro Meles Zenawi di rilanciare il processo di pace in stallo con la vicina Eritrea. La manifestazione, organizzata dai

ADDIS ABEBA, 2 gennaio 2005 (AFP) – Più di 50.000 persone hanno manifestato domenica nella capitale etiope contro i piani del primo ministro Meles Zenawi di rilanciare il processo di pace in stallo con la vicina Eritrea.

La manifestazione, organizzata dai partiti di opposizione del Paese, aveva lo scopo di negare il sostegno popolare al piano di pace di Meles in vista delle elezioni generali previste per maggio [2005].

A novembre Meles ha offerto nuove speranze per una svolta quando ha finalmente accettato la sentenza di una commissione speciale progettata per risolvere una disputa sul confine che ha portato a una guerra di due anni nel 1998 e ha offerto un piano per portare avanti il ​​processo.

Ma da quando i due paesi hanno firmato un accordo ad Algeri nel 2000 per porre fine alla guerra, non è stato fatto quasi alcun progresso. Anche l’Eritrea ha respinto il piano di pace e ha accusato il suo arcinemico di guadagnare tempo.

I leader dell’opposizione hanno accusato Meles di mettere in pericolo l’integrità territoriale dell’Etiopia.

“Chiediamo al pubblico di fare pressioni sul governo affinché ritiri la sua iniziativa di pace contro il popolo e l’integrità nazionale” ha detto ai manifestanti Beyenen Petros, vicepresidente dell’Ethiopian United Democratic Front (EUDF).

L’ex presidente etiope Negaso Gidada, che ha lasciato il potere nel 2000, ha dichiarato:

“Non c’è motivo di accettare la nuova iniziativa, che si basa sul principio del dare e avere. Non abbiamo motivo di cedere un centimetro del nostro territorio e prendere un centimetro di quello degli eritrei”.

Ha anche esortato gli elettori a eliminare Meles nei sondaggi di maggio.

“Chiedo al popolo etiope di votare il primo ministro fuori carica e di introdurre un nuovo governo che cercherà una nuova iniziativa di pace” ha detto Gebru Asrate, rivale giurato del primo ministro.

“Se le cause fondamentali della guerra non vengono identificate e risolte, non ci può essere alcuna pace con un regime dittatoriale dell’Eritrea, che si considera un “Grande Fratello” nella regione”, ha detto Gerbu, che ha combattuto al fianco di Meles in una guerriglia che ha rovesciato il regime dittatoriale di Mengistu Haire Mariam, sostenuto dai sovietici, nel 1991.

“La nuova iniziativa di pace è un piano del primo ministro per dare terra e diritti territoriali al governo (eritreo)”, ha aggiunto, un punto di vista ripreso da diverse figure dell’opposizione nella nazione colpita dalla povertà del Corno d’Africa.

La polizia ha detto che tra le 50.000 e le 60.000 persone hanno manifestato nella capitale etiope, Addis Abeba, ma gli organizzatori hanno stimato la cifra fino a 100.000.

Il confine tra le due nazioni africane è rimasto chiuso a tutti tranne che alle forze di pace delle Nazioni Unite, e le relazioni bilaterali si sono limitate a dichiarazioni ostili.

Da quando l’Etiopia ha respinto la sentenza nel settembre 2003, entrambi gli stati si sono rifiutati di cedere di un centimetro nonostante la disperata ricerca da parte della comunità internazionale di una sorta di compromesso.

L’Eritrea ha ripetutamente preso posizione morale, insistendo sul fatto che l’Etiopia aveva violato il diritto internazionale perché l’accordo di Algeri prevedeva che la sentenza sul percorso del confine fosse accettata come “definitiva e vincolante” da entrambe le parti e ha respinto gli appelli al dialogo e alla mediazione delle Nazioni Unite .

L’Etiopia ha giustificato il suo rifiuto affermando che la sentenza violava altre disposizioni dell’accordo di pace riguardanti la demografia e che la città punto critico di Badme, che la commissione attribuiva all’Eritrea, era stata a lungo amministrata da Addis Abeba.


FONTE: sudantribune.com/article8018/


tommasin.org/blog/2023-03-29/e…



30 marzo, evento “Customer Centricity, comunicare in tempo di crisi”


Domani 30 marzo, sarò a Binario F a “Customer Centricity, comunicare in tempo di crisi“, l’appuntamento annuale organizzato dall’Unione Nazionale Consumatori, dove siederò al tavolo Digital. Grazie a Massimiliano Dona per l’ospitalità. Clicca qui per il programma.


guidoscorza.it/30-marzo-evento…



Israele sta perdendo il sostegno dei democratici USA


Sembra quasi inutile cercare di convincere la stragrande maggioranza degli israeliani che ignorare la questione palestinese non la farà sparire. Che sia il risultato di un pio desiderio o della disperazione per il mancato raggiungimento di un accordo amichevole accettabile per entrambi i popoli, molti israeliani si rifiutano semplicemente di interiorizzare l’occupazione senza fine del […]

L'articolo Israele sta perdendo il sostegno dei democratici USA proviene da L'Indro.



Normalizzazione Iran – Arabia Saudita: un processo regionale con caratteristiche cinesi


L’annuncio di un accordo per riprendere le relazioni diplomatiche tra Iran e Arabia Saudita il 10 marzo non è stato del tutto inaspettato per chi ha familiarità con la politica regionale. L’Arabia Saudita e l’Iran hanno condotto una serie di negoziati a Baghdad negli ultimi anni e, sebbene i colloqui siano stati bloccati dall’ottobre 2022, ci sono stati tentativi di […]

L'articolo Normalizzazione Iran – Arabia Saudita: un processo regionale con caratteristiche cinesi proviene da L'Indro.



La democrazia a rischio che l’America esporta nel mondo


Non crediamo mai abbastanza a ciò in cui non crediamo (M. Conte S. 2004) Questo Quotidiano digitale ospita da tempo mie riflessioni su tematiche sociali riguardanti lo stato della democrazia in America. Ad aprile dell’anno scorso avevo già scritto sui “Libri bruciati in America, nel mondo in guerra”, 12 aprile. Come in “Fahrenheit 451” terribile […]

L'articolo La democrazia a rischio che l’America esporta nel mondo proviene da L'Indro.



Ecco i nuovi volti di Naviris. Annunciate le nomine per il Cda


Passaggio di testimone ai vertici di Naviris. Sono state deliberate le nomine dei nuovi membri del Consiglio di amministrazione della joint venture tra l’italiana Fincantieri e la francese Naval Group. Questa partnership, nata nel 2020 dal desiderio comun

Passaggio di testimone ai vertici di Naviris. Sono state deliberate le nomine dei nuovi membri del Consiglio di amministrazione della joint venture tra l’italiana Fincantieri e la francese Naval Group. Questa partnership, nata nel 2020 dal desiderio comune delle due società di eccellere nell’industria navalmeccanica, si è sviluppata nel corso degli ultimi anni e si prepara ora ad assumere una nuova guida con l’ufficialità sui volti del nuovo top management.

Il nuovo management

Tra le nuove nomine troviamo l’incarico del presidente della joint venture, ruolo che verrà ricoperto dall’attuale amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero. Al suo fianco, Damien Raby nel ruolo di amministratore delegato, che vanta alle sue spalle più di otto anni da direttore a Naval Group. Infine, nella posizione di direttore operativo è stato confermato Enrico Bonetti, che ricopre il ruolo fin dalla nascita di Naviris. Vista la paritaria partecipazione delle due società facenti parte della joint venture, viene garantita una rappresentanza paritetica all’interno dello stesso consiglio di amministrazione.

Le origini

Naviris è nata nel 2020 grazie alla partnership tra Fincantieri, già leader nel settore di costruzione navale per la sua diversificazione e innovazione, e Naval Group, conosciuta in tutto il mondo per la sua tecnologia all’avanguardia nel settore della Difesa navale. Alla base dell’accordo, vi è infatti la convinzione che una solida collaborazione tra le realtà dell’industria navale europea sia necessaria per fare del Vecchio continente un attore leader nel settore della Difesa. La joint venture ha oggi la propria sede centrale a Genova e presenta un’ulteriore filiale a Ollioules, in Francia. Il team di Naviris, composto per metà da dipendenti italiani e per metà da lavoratori francesi, si concentra principalmente su progetti binazionali e orientati all’export.

Il progetto per la sovranità europea nel settore navale

Nel luglio 2022, la Commissione europea ha selezionato la proposta di Naviris nell’ambito del bando Modular and multirole patrol corvette (Mmpc), un progetto di cooperazione strutturata permanente. In tale contesto, la joint venture, a capo di un consorzio composto da Fincantieri, Naval Group e Navantia, proponeva la massimizzazione delle sinergie e della collaborazione tra i cantieri navali europei. Per raggiungere tale obiettivo, il consorzio si proponeva di sviluppare insieme una nuova nave per garantire una sovranità europea nel settore delle navi di secondo linea.

Il rapporto con l’Occar

Nel corso della sua esistenza, Naviris ha operato su una serie di importanti progetti. Poco dopo la sua nascita, nel luglio 2020, Naviris ha concluso un contratto con l’Organizzazione europea per la cooperazione in materia di armamenti (Occar) per avviare uno studio circa la fattibilità sull’ammodernamento di mezza vita (Mlu) dei quattro cacciatorpediniere di classe Horizon francesi e italiani. Nell’ambito dello stesso progetto, completati gli studi, Naviris si è impegnata nella fase di negoziazione con Occar per riuscire a ottenere il contratto che copra l’Mlu per le quattro unità. Non solo, Naviris ha anche concluso con Occar un contratto della durata di quattro anni per svolgere attività di ricerca e sviluppo su temi di ricerca congiunta.


formiche.net/2023/03/nuove-nom…



L'attuale leader del Partito Laburista Keir Starmer ha deciso di negare la ricandidatura a Jeremy Corbyn. Si tratta di un'operazione degna della "caccia alle s

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in reply to Rifondazione Comunista

si tratta che con Corbyn hanno già perso perché in troppi si sono attaccati a vecchie dichiarazioni di nessuna importanza
e non possono correre rischi


Il sogno che manca all’Europa


Povera Europa, trincea estrema dei diritti, delle regole e delle garanzie, oggi così frastornata e genuflessa. Irriconoscibile. A Bruxelles ho visto la notte d’inverno inghiottire il gigantesco palazzo dell’Unione mentre per strada sciami di lobbisti e fu

Povera Europa, trincea estrema dei diritti, delle regole e delle garanzie, oggi così frastornata e genuflessa. Irriconoscibile. A Bruxelles ho visto la notte d’inverno inghiottire il gigantesco palazzo dell’Unione mentre per strada sciami di lobbisti e funzionari andavano in cerca dell’aperitivo. C’erano l’industria farmaceutica, i rappresentanti del gas e del carbone, i venditori di software. Mancava il sogno. Era assente quell’affascinante profumo di diversità che fiutavo già da bambino, a Trieste, nelle ninne nanne in tedesco della nonna, nella nostalgia dei profughi istriani e dalmati, nel confine alle porte di casa e nella quotidiana intimità col mondo slavo…

Per una vita non ho fatto che cercarti, Europa. Ti ho viaggiata per mare e per terra, a piedi e su treni d’inverno, dall’Atlantico all’Egeo, dall’Artico a Odessa, da Trieste a Kiev e Mosca, e da Berlino a Istanbul. Mi sono affacciato dai Carpazi sulla pianura dove il Sole arriva dagli Urali, ti ho seguita lungo il luccichio del Danubio, del Niemen e del Guadalquivir. Dall’Irlanda alla Turchia, ho bussato ai monasteri che ti hanno salvata dalla devastazione barbarica. Ho esposto la tua bandiera, ti ho dedicato libri. Dalle Alpi alla Sicilia, mi sono sfinito per narrarti, nelle piazze, nelle scuole e in compagnia di un’orchestra sinfonica di giovani, stupendi figli tuoi, venuti da Italia, Inghilterra, Austria, Russia e altrove.

Mai ho trovato nel mondo un concentrato di diversità paragonabile al tuo. Ma ora dove sei finita? Nessuna comunione di popoli può reggere in assenza di un epos delle origini. Le regole e i programmi non bastano. Per questo, quando anche il sogno è perduto, non resta che il mito. E per questo ho scritto Canto per Europa: per attivare una narrativa nuova partendo da una storia più antica e radicale di quella dei padri fondatori. Un ancoraggio su cui costruire un patriottismo comune capace di combattere la deriva verso la frammentazione. Europa è «il sogno di chi viene respinto», commenta uno dei protagonisti della storia, intuendo che l’utopia della Terra del tramonto vive più nel cuore stremato dei migranti che in quello dei popoli dell’Unione. Egli sa che in quelle genti in fuga cova un desiderio disperato e lancinante, un “Mal d’Europa” per certi aspetti simmetrico al “Mal d’Africa” che può esistere in alcuni occidentali.

Ma ecco come tutto è cominciato. Era una notte, a Santa Maria di Leuca, dove Jonio e Adriatico si toccano spumeggiando ai piedi di un grande faro. Una chiatta di migranti era naufragata e, alla luce delle fotoelettriche, un sacco bianco era stato deposto sul molo da una motovedetta. Conteneva, mi dissero, il corpo di una somala incinta, una di molte donne annegate, forse scaraventate tra le onde dagli scafisti. Accanto a quel corpo, un uomo in piedi, un ciclope possente, in lacrime come un bambino. Un palombaro, che aveva conosciuto il peggio del mare, un testimone di questo Mediterraneo mattatoio e cimitero. Cosa aveva visto per piangere a quel modo? Da allora, la donna senza volto cominciò a svegliarmi, notte dopo notte. Chiedeva di avere un nome, una storia. Era il gennaio del 2016. Non ebbi pace finché, nel luglio dello stesso anno, in Sicilia, vissi una nuova epifania. Centinaia di profughi stavano sbarcando da una nave di soccorso a Porto Empedocle. Venivano da Siria, Egitto, Afghanistan. Erano stati al largo più di un mese, rifiutati da tutti. Scendevano barcollando da una passerella con addosso dei salvagente gialli. La nave emanava puzza di vomito e cherosene. Le donne, una dozzina, quasi tutte siriane, furono separate dagli uomini e condotte su uno spazio di banchina casualmente coperto da un grande telo turchino. Lì si sedettero in cerchio, come per condividere ritualmente, guardandosi negli occhi, la solennità del momento.

Fu un tuffo al cuore. Il cerchio giallo in campo blu disegnava la mia costellazione, la bandiera dell’Unione. E proprio in quell’attimo una delle donne cominciò a cantare, a bassa voce, un’incantevole nenia d’Oriente che al mio orecchio parve esprimere il dolore della patria perduta e insieme la speranza di un mondo nuovo. La giovane avrà avuto vent’anni. I capelli neri tagliavano come un’ala di corvo un profilo semita affilato che sembrava separare due facce di una stessa moneta. Una era dolce, materna; l’altra esprimeva la durezza della volontà. Un’ambivalenza che riassumeva il mistero del Femminile. La ragazza siriana, che aveva attraversato il mare con paura, dava un’identità alla donna del sacco bianco. Una faccia, una voce, un nome. Come avevo fatto a non accorgermi che il mio continente era femmina, come l’Asia o l’America? Tutta colpa di un inutile articolo. Bastò toglierlo, bastò dire ad alta voce “Europa”, anziché “l’Europa”, e la terra dei miei avi si fece carne. Apparve per ciò che era: una creatura da difendere, non più un brandello di carta geografica. Così riletta, generava un nome proprio, innescava una narrazione, creava un legame, un’appartenenza. Quella che si accende in alcuni di noi quando siamo lontani da casa o quando ci accorgiamo di quanto difficile e precaria sia la vita nel resto del mondo.

Non avrei più dimenticato quella piccola migrante. Mettendomi di fronte al destino di un continente fatto di popoli venuti da lontano, essa reincarnava il mito della principessa fenicia di nome Europa, rapita da Giove-toro e traghettata a forza verso il grande capolinea della notte. A Porto Empedocle capii che la donna, non il dio stupratore, era la protagonista di quella storia. Essa svelava l’essenza femminile del nostro mondo assediato da bellicose autocrazie maschiliste, e la nostra discendenza da una creatura d’Oriente, portatrice di sangue nuovo. Chiariva che il nostro legame con l’Asia era indissolubile e l’unico nostro vero confine stava a ovest, sul grande nulla dell’oceano. Confermava la nostra appartenenza al Mediterraneo, il mare della complessità, dove erano nate la democrazia, la filosofia e la tutela dei diritti. Un mondo baciato dalla fortuna, benedetto da un dio sceso tra i mortali per farsi carne in una donna.

La gente ha sete di senso, di storie. La spasmodica attenzione che esprime quando le racconti il mito denuncia il vuoto narrativo in cui è abbandonata dalla politica e dalle istituzioni. È magnifico vedere centinaia di occhi accendersi quando spieghi che l’Occidente siamo noi, non l’Oltreoceano, perché “Europa” deriva da “Erebu”, parola dell’accadico, antica lingua mesopotamica, e vuol dire “Terra del tramonto”, il luogo dove si inabissa il firmamento; oppure quando ricordi il pensiero che Eschilo espresse dopo la vittoria dei suoi Greci sull’Asia persiana: «I vincitori si salveranno solo se sapranno rispettare i templi e gli dei dei vinti».

Europa è il Partenone che non viene distrutto, ma che da tempio diventa chiesa, poi moschea e poi museo. È civiltà costruita sulle colonne dei vinti. È la tragedia greca che rappresenta il dolore degli sconfitti (vedi la tragedia I Persiani) come le indegnità dei vincitori (vedi l’Iliade, dove gli Achei massacrano donne e bambini a Troia). È una cultura che non nasconde la bestia che è in noi, al contrario della propaganda ipocrita che oggi spaccia per ethos il diritto brutale del più forte. Europa è la generazione immensa dei primi monaci benedettini che, senz’armi, cristianizzano milioni di barbari. È Enea — eroe asiatico come Europa —sconfitto, che fugge da Troia distrutta col padre sulle spalle e il figlioletto per mano, diventa migrante e, attraverso Roma, fonda una potenza continentale dove gli imperatori saranno anche spagnoli, africani, illirici.

Perché le nazioni si imbevono di miti e l’Europa no? In questo vuoto ci ritroviamo soli e balbettanti sul baratro di un mondo virtuale che ci distoglie da una realtà di saccheggio e cinismo. Il paradosso è che, oggi, i popoli dell’Unione si conoscono tra loro assai meno di quando esistevano i confini.

La Repubblica

L'articolo Il sogno che manca all’Europa proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Riceviamo e, condividendo in pieno le ragioni della mobilitazione, chiediamo la dovuta attenzione. Giovedì 30 marzo, in Piazza S.S. Apostoli a Roma a partir


Des Demonas


Questa sensazione, che non provavo da parecchio, me la ha data il disco dei Des Demonas, una band segnalatami da chi, oltre ad avere orecchio, possiede attenzione e curiosità, e della quale io ignoravo l'esistenza. Des Demonas - omonimo - è il loro unico album ed è datato 2017: gli si sono succeduti altri due singoli e un ep il cui valore e livello risultano invariabilmente alti.

iyezine.com/des-demonas



Sostenibilità e sovranità digitale a scuola nel pieno rispetto del CAD e del GDPR - Incontro con le scuole dell'Emilia Romagna


fuss.bz.it/post/2023-03-28_inc…



#NotiziePerLaScuola

Anno scolastico 2023/2024, il Decreto di determinazione dei prezzi di copertina dei libri di testo della scuola primaria.

Info ▶️ miur.gov.



PRIVACY DAILY 80/2023


Un nuovo ordine esecutivo del Presidente Biden limiterà l’uso degli spyware commerciali da parte del Governo degli Stati Uniti. Questi strumenti sono stati utilizzati fin ora per sorvegliare una serie di soggetti in tutto il mondo. L’ordine risponde alle crescenti preoccupazioni riguardo ai programmi che possono catturare messaggi di testo e altri dati dei cellulari.... Continue reading →


Fr.#23 / Di affitti e bene comune


Nel frammento di oggi: Espropriazione digitale per il bene comune / Francia 2024, le Olimpiadi della sorveglianza / Chi costruirà le strade nel bitcoin standard? / Meme e citazione del giorno.

Venezia e Milano, a tutta forza verso il Bene Comune


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I Sindaci diventano ingegneri sociali con poteri pressoché illimitati di disporre della proprietà edei loro sudditi, con un solo obiettivo: creare la loro personalissima versione di società perfetta. E non c’è nulla di strano: è proprio così che è nato lo stato sociale.

Il caro sindaco Brugnaro torna a far parlare della Sua città, che ormai è una gabbia (fisica e digitale) a cielo aperto. L’obiettivo è combattere gli affitti anonimi e centralizzare il controllo dei flussi turistici con piattaforme per la registrazione. Sì, anche i tuorenti da fuori sono turisti:

“Ci sarà un sistema centralizzato per registrare posti letto, vani e presenze. […]La città non può essere prenotabile all’infinito attraverso canali che sfuggono ad ogni verifica. Non possiamo più permetterlo. Riprendere il controllo delle presenze nelle case private diventa inevitabile […]<z

Non è più tempo di furberie, chi deciderà di affittare solo per 120 giorni deve sapere che in tutti gli altri 245 giorni avrà Polizia locale e Guardia di finanza alla porta. A controllare.”

Agli ingegneri sociali non piace Privacy Chronicles. A te?

A Venezia quindi le persone potranno affittare solo per 120 giorni all’anno. Qualcuno potrebbe dire: perché 120 e non 131 o 47? Non c’è alcun motivo razionale: al sindaco piace il numero 120, sia fatta la Sua volontà.

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Anche l’amico Beppe Sala, invidioso del potere Divino che è stato conferito a Brugnaro, chiede che gli venga concesso. È risaputo: chi affitta ai turisti toglie posti letto a chi a Milano ci vorrebbe vivere. Perché sì: la casa non è di chi la possiede, ma dello Stato, che decide qual è la migliore allocazione delle risorse.

È una lotta ideologica per un nuovo tipo di espropriazione digitale della proprietà privata. Non con poco eleganti e obsoleti atti di confisca, ma tramite sorveglianza di massa, leggi assurde e quel pizzico (q.b.) di ideologia collettivista che possa spingere le persone ad accettare ogni tipo di sacrificio per il bene comune.

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I Sindaci diventano ingegneri sociali con poteri pressoché illimitati di disporre della proprietà dei loro sudditi, con un solo obiettivo: creare la loro personalissima visione di società perfetta. E non c’è nulla di strano: è proprio così che è nato lo stato sociale.

La domanda sorge spontanea. Vi stancherete mai di farvi trattare come bestie da soma?

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Le Olimpiadi della sorveglianza


Recenti notizie1 ci dicono è passata la proposta per introdurre sistemi di riconoscimento facciale durante le Olimpiadi di Francia 2024. Le Olimpiadi, pare, saranno in realtà un test per vedere come si comportano questi sistemi e usarli poi per ogni evento sportivo, ricreativo o culturale su larga scala.

Alla proposta, che viene dai partiti di destra, si sono opposti i partiti di sinistra e i verdi. Non stupisce che sia così, considerando che destra e sinistra hanno da sempre idee diverse sulla sorveglianza di massa. Dimmi perché vorresti sorvegliare il prossimo e ti dirò da che parte stai.

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A destra risponderanno che è giusto sorvegliare la popolazione per finalità sicurezza, controllo dell'ordine pubblico e per combattere il crimine violento. A sinistra risponderanno che è giusto sorvegliare la popolazione per potenziare lo stato sociale, incentivare comportamenti corretti e affidabili e per proteggere donne e bambini.

Ciò che è certo è che la sorveglianza di massa è sempre un’aggressione alla libertà e identità di ogni persona e che in nessun caso è giustificabile. In questo caso poi è assurdo: quanti francesi e turisti, compresi i bambini, finiranno con la loro faccia nei database della polizia francese, colpevoli di aver assistito a un evento sportivo?

Forse, prima di partecipare alle prossime Olimpiadi, sarà bene leggere questo articolo.

Chi costruirà le strade nel Bitcoin Standard?


Domanda provocatoria con cui il 27 marzo abbiamo aperto le danze insieme a Massimo Musumeci e , in una live YouTube.

Dentro la cornice dell’anarco-capitalismo e di Bitcoin sono tanti i temi affrontati e tante le domande da chi ci ha seguito live: strade, monopoli, sicurezza, giustizia, kalashnikov… e molto altro. Vi consiglio di guardare la live prima che i Poteri Forti la rimuovano!

youtube-nocookie.com/embed/ROc…

Meme del giorno


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Citazione del giorno

"Are not highways public goods, that is, items of necessity which cannot be supplied by the market? This is the common wisdom. I challenge it. I maintain that road socialism is no different in kind than any other type of socialism. It, too, suffers from the calculation problem identified by Mises and Hayek. As in the case of all other goods and services, the private sector can do a better job of providing roads."

Walter Block

Articolo consigliato


Immagine/fotoPrivacy Chronicles

Smart city: sorveglianza ed economia comportamentale, i casi di Venezia e Ivrea

Oggi parliamo di due casi diversi ma uniti dallo stesso filo rosso, quello delle smart cities e dell’improvviso boom di sistemi pervasivi di sorveglianza e controllo del comportamento delle persone. La storia inizia con un tweet del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro…
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france24.com/en/tv-shows/tech-…



di Angelo D’Orsi - Ormai non è più neppure russofobia: siamo al cretinismo. Il 23 marzo sul Corriere un commento di Danilo Taino esemplifica questa fase


Appaltare


Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe licenziare il testo del nuovo codice appalti. Un adempimento previsto dal Pnrr. Una riforma necessaria. Ci sono indicazioni positive e buone intenzioni, ma farle funzionare è cosa diversa. Se è lecito un consiglio n

Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe licenziare il testo del nuovo codice appalti. Un adempimento previsto dal Pnrr. Una riforma necessaria. Ci sono indicazioni positive e buone intenzioni, ma farle funzionare è cosa diversa. Se è lecito un consiglio non richiesto, nell’illustrare il nuovo codice sarebbe meglio non utilizzare concetti come: semplificazione, sveltimento e sblocco. Portano sfortuna, sono stati già ripetutamente spesi in passato, salvo complicare, rallentare e bloccare. Veniamo alla sostanza.

Il 9 marzo scorso, riunendosi a Cutro, il governo varò un decreto legge per la costruzione di nuovi centri dove ospitare gli sbarcati. Più che giusto. Per riuscire a realizzarli, però, il decreto prevede che siano derogate le norme del codice appalti, considerate ostative. Si riferisce alle norme in vigore, non alla riforma, ma siccome si tratta del medesimo governo e dato che da quel 9 marzo a oggi non s’è certo costruito alcun centro, c’è da chiedersi se avevano consapevolezza di sospendere quel che si apprestavano a cambiare o se sapevano che il cambiamento non avrebbe dato effetti immediati, quindi compatibili con l’emergenza.

Molte delle norme che saranno introdotte sono di buon senso, ma ce ne sono anche che fanno alzare il sopracciglio. Perché qualsiasi norma non vive di vita propria, ma dentro un sistema di diritto e se quello si storce anche il buon senso devia. Non è un caso che la Corte dei conti, già con riferimento alle altre “semplificazioni” (vedete che porta male?) ha avuto modo di osservare che si deve stare attenti a non favorire la mafia. Ma come è possibile che, ogni volta che si parla di investimenti e appalti, immediatamente dopo arrivino gli allarmi per il crimine? La spiegazione non sta negli appalti e la soluzione del problema, quindi, sta solo marginalmente nelle regole del gioco – codice degli appalti compreso – ma soprattutto nel modo in cui (non) funziona il nostro sistema di diritto. Qualsiasi testo resterà lettera morta, producendo morte degli investimenti, se non si guarda a quel sistema.

Le regole possono essere più o meno appropriate e ragionevoli. Corruzione e malaffare, del resto, non possono essere cancellati dalla storia, non c’è alcun modo di debellarli del tutto e infatti esistono ovunque (con i dispotismi imparagonabilmente più corrotti delle democrazie, con la differenza che nelle seconde se ne parla e nei primi è vietato). Il congegno funziona se comunque delle regole sono fissate, possibilmente chiare e rispettabili, talché ove taluno sia sospettato di averle infrante sia condotto davanti a un giudice, il quale assolverà se l’accusa è infondata e condannerà a giusta pena ove sia dimostrata. Concettualmente è un meccanismo facile. Il difficile, da noi, è trovare il giudice. Il giudizio arriva a babbo morto e opera mai realizzata, lungamente bloccata e spesa lievitata. Nel frattempo è andato in scena il solito e incivile spettacolo dell’accusa, i sospettati sono stati indicati al pubblico disprezzo, sicché i soli determinati a concludere comunque l’affare sono i male intenzionati, che del pubblico disprezzo se ne fregano, mentre i bene intenzionati si chiedono per quale ragione debbano giocarsi la reputazione. In questa palude chiunque abbia perso una gara farà ricorso, chiunque debba esprimere un parere lo renderà sgusciante, chiunque debba mettere una firma sarà preso dai crampi. Per rimediare, allora, s’inventano controlli preventivi e autorità etiche che peggiorano la situazione, moltiplicano i ritardi e non prevengono un bel niente.

Se il governo, come ha fatto a Cutro, deroga e sospende, ammette che con le regole esistenti non si può fare nulla. Se inventa scudi per i sindaci che firmano va a finire che favorisce anche i lestofanti, se per loro li esclude allora non si fideranno gli altri. E nessuna regola potrà mai funzionare se mentre la partita è in corso l’arbitro è in bagno. Un Paese senza giustizia non riesce a far le cose giuste. Il nuovo codice, naturalmente, non cambia il sistema e mantiene in vita la pretesa preventiva. La prima cosa non è di sua competenza, la seconda può indurlo a precoce senescenza.

La Ragione

L'articolo Appaltare proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



In volo verso il futuro. Così l’Aeronautica festeggia i suoi cento anni


L’Aeronautica militare ha compiuto i suoi primi cento anni. “Il 28 marzo del 1923 nasceva la Regia aeronautica indipendente, con una propria uniforme e propri distintivi di grado e specialità” ha raccontato il capo di Stato maggiore dell’Arma azzurra, gen

L’Aeronautica militare ha compiuto i suoi primi cento anni. “Il 28 marzo del 1923 nasceva la Regia aeronautica indipendente, con una propria uniforme e propri distintivi di grado e specialità” ha raccontato il capo di Stato maggiore dell’Arma azzurra, generale Luca Goretti, in occasione delle celebrazioni per il Centenario nella cornice della terrazza del Pincio, a Roma. Un evento che ha permesso di festeggiare lo storico traguardo, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, del ministro della Difesa, Guido Crosetto, del capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, e degli altri comandanti di Forza armata e autorità civili, militari e religiose. Presenti le bandiere di guerra e d’istituto di tutti i reparti della forza armata e la bandiera di guerra dell’Aeronautica, a cui il Capo dello Stato ha consegnato l’onorificenza di cavaliere dell’Ordine militare d’Italia proprio per il suo impegno secolare sui “cieli d’Italia e del mondo”.

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L’impegno quotidiano dell’Arma azzurra

Una Forza armata centenaria ma che “forte del sui patrimonio, e del supporto delle istituzioni, è sempre riuscita ad anticipare il progresso, oggi anche nei nuovi domini dello spazio e del cyber” ha raccontato ancora Goretti, “sfide del futuro che siamo pronti ad affrontare”. La bandiera, allora, diventa “il simbolo di una storia fatta di valori, passione, attaccamento alle istituzioni e custode del ricordo e della memoria di chi ci ha preceduto e fatto grande l’Aeronautica” ha detto Goretti, che ha voluto ricordare anche coloro che hanno compiuto l’estremo sacrificio tra le fila dell’Aeronautica, fino al recente incidente di Guidoni in cui hanno perso la vita il colonnello Giuseppe Cipriano e il maggiore Marco Menghello. Dal passato arriva la storia di chi ha costruito l’arma aerea, fino a farla diventare oggi “consapevole del suo ruolo, apprezzata nei consessi internazionali, e pronta ad affrontare tutte le sfide che l’aspettano con spirito di squadra”, frutto dell’impegno quotidiano degli uomini e delle donne in uniforme azzurra che quotidianamente “senza mai tirarsi indietro, in silenzio fanno quanto hanno giurato di fare: il proprio dovere, sempre, da cento anni”.

La sicurezza dal cielo

“Una volta che abbiate conosciuto il volo, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati e là desidererete tornare”. È con questa citazione di Leonardo Da Vinci che il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Cavo Dragone, ha voluto salutare l’Arma azzurra. Non abbiamo mai metabolizzato la conquista dei cieli, e il volo con finisce mai di sorprenderci. L’Aeronautica, con i suoi uomini e donne, dimostra ogni giorno la padronanza dell’ecosistema con i suoi mezzi e la tecnologia all’avanguardia” ha continuato Cavo Dragone, aggiungendo come “noi cittadini sappiamo che qualcuno veglia su di noi, sui cieli, giorno e notte, in qualunque condizione meteo”. Una squadra di eccezionali italiani, concittadini dei quali essere orgogliosi”.

Cento anni e non sentirli

Per il ministro Crosetto, nonostante i cento anni, l’Aeronautica si mantiene giovane “con lo sguardo sempre in avanti e la passione per l’innovazione”. Il Centenario, allora, “non è un punto di arrivo, ma la capitalizzazione di quanto fatto pronti a raggiungere vette sempre più alte”. Tutto dell’Arma azzurro parla di futuro, “una memoria che non trattiene a terra, ma fa volare sempre più in alto”. Il ministro ha poi voluto ricordare i tanti impegni assunti dalla Forza armata a tutela della sicurezza dei cittadini e degli interessi italiani, dal ponte aereo in Afghanistan agli aiuti in Turchia e Siria, dallo sforzo sui fianchi est e nord dell’Alleanza dopo l’invasione russa dell’Ucraina, passando per il supporto insostituibile nel corso della pandemia, con i voli in biocontenimento. “In cento anni il mondo è cambiato, ma non le qualità migliori dell’Aeronautica” che ha saputo costruirsi in questo secolo “qualcosa di oltre al successo delle missioni: l’affetto degli italiani” con la sua capacità di coniugare umanità e tecnica, ben rappresentato dalle Frecce tricolori “che uniscono tutti gli italiani durante i momenti più significativi della Repubblica”. E allora, l’augurio del ministro è che il motto dell’Arma azzurra, “Con valore verso le stelle” rappresenti anche il cammino dell’Italia, nella sicurezza che, “tra cento anni, l’Aeronautica militare sarà ancora qui, a vigilare sui cieli e nello spazio”.

Una parata aerea

Protagonisti della manifestazione, naturalmente, i velivoli dell’Arma azzurra. Hanno infatti attraversato i cieli di Roma, a rappresentare idealmente quelli di tutta la nazione, ben 74 apparecchi della Forza armata, a rappresentare tutte le diverse capacità espresse dall’Aeronautica. Dagli elicotteri multiruolo HH-101 agli arei per il collegamento P-180, passando per i C-130J della Lockheed Martine e i C-27J di Leonardo, velivoli per il trasporto tattico e strategico, fino ai KC767 per il rifornimento in volo. Presenti anche gli assetti per la sorveglianza aerea, come i P-72A per il pattugliamento marittimo, che vede infatti la partecipazione di equipaggi misti Aeronautica-Marina, i G550 CAEW, velivoli all’avanguardia per la sorveglianza con capacità di comando e controllo, in grado di verificare l’impermeabilità dello spazio aereo alleato e di allertare la difesa aerea nel caso di minaccia, e il 350ER per le operazioni Sigint. In volo anche i cosiddetti velivoli bianchi, impiegati per il trasporto delle autorità nazionali e per i voli sanitari d’urgenza, come gli Airbus A319 e i Falcon 50 e 900, e l’addestratore all’avanguardia T-346, realizzato da Leonardo, e utilizzato per formare i piloti destinati ai velivoli di ultima generazione presso la International flight training school di Decimomannu. Non potevano mancare poi i caccia veri e propri, le prime linee della difesa aerea, con i Panavia Tornado, gli Eurofighter, protagonisti dell’Air policing condotta dall’Italia e, naturalmente, gli F-35. A concludere la cerimonia, il passaggio dei nove Aermacchi MB-339PAN delle Frecce tricolori.


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Sono quasi 2.000 i lavoratori irregolari scoperti dalla guardia di finanza nella cantieristica navale di Venezia retribuiti con paghe misere e privati dei più


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Geografie digitali di esclusione


La questione della dimensione spaziale di Internet non è attualmente molto discussa, né sembra essere di particolare interesse. Tuttavia è fondamentale indagarne i concetti chiave per capire il suo enorme impatto, in vista di un discorso sul digitale semp

Quando parliamo di Internet siamo ormai consapevoli del fatto che questo sia un mondo con una cultura, un’economia, un’etica e una politica proprie. Si pensi, ad esempio, alla cybercultura, alle criptomonete, e alle problematiche etiche e politiche che avvolgono tutte queste dimensioni. Chi più chi meno, siamo tutti informati e coscienti, anche grazie al fiorente dibattito contemporaneo...

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Lordi - Screem Writers Guild


In definitiva i Lordi al loro meglio che giocano in casa, magnificando la bellissima stagione dell’horror forse più ingenuo ma più vero.

@Musica Agorà

iyezine.com/lordi-screem-write…

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#NotiziePerLaScuola

Concorso nazionale "Matteotti per le scuole": l'ottava edizione è rivolta agli alunni della scuola secondaria di I e II grado, per ricordare Giacomo Matteotti e la sua testimonianza di libertà e di democrazia.



Majority of credit bureau "CRIF" database illegal


La maggior parte del database del credit bureau "CRIF" è illegale Decisione della DPA austriaca sul caso noyb: I dati di milioni di austriaci devono essere cancellati data exchange


noyb.eu/en/majority-credit-bur…

Paolo Vecchi reshared this.



BONES AND ALL DI LUCA GUADAGNINO


Da vedere per la riuscita commistione dei generi: il teen movie vira in horror, diventa love story, si traveste da road movie, non necessariamente in quest’ordine, anzi senza nessun ordine.

#cinema

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



News da Marte #13 | Coelum Astronomia

"Riprendiamo il filo delle attività di Perseverance e Ingenuity nel cratere Jezero. Seguiamo l'esplorazione con tantissimi video e foto."

coelum.com/news/news-da-marte-…

#13


Il Comando Sud degli Stati Uniti e il colonialismo del XXI secolo | Infoaut

“È singolare che parlino delle ‘risorse’ di luoghi che non abitano; è questa la logica a cui sottendono governanti, ministri e uomini d’affari. Per le comunità l’estrattivismo, l’esproprio e lo sradicamento hanno molteplici volti. Imperialismo e colonialismo interno si alternano. Molti dei territori bramati dagli imperi sono già stati certificati come zone di sacrificio dai governi nazionali e provinciali“

infoaut.org/conflitti-globali/…




Flat tax. Verso uno Stato minimo | La Città Futura

"La delega al governo sul fisco favorisce gli alti redditi, i redditi da capitale, l'evasione e l'elusione fiscale. Il minor gettito sarà a scapito dei lavoratori dipendenti, dei contribuenti onesti, dei bassi redditi e delle prestazioni pubbliche. [...] Ci sarà quindi da aspettarsi uno stato minimo di tipo ottocentesco per tutti e maggiori sofferenze per le zone svantaggiate, mentre prevarrà la differenziazione fra i diritti e sarà incentivato l'egoismo."

lacittafutura.it/editoriali/fl…



INTERVISTIAMO: Alessandro Piccinelli


📣 INTERVISTIAMO: Alessandro Piccinelli

Alessandro Piccinelli è colui che ha raccolto l'eredità del grande Gallieno Ferri, come copertinista di Zagor, "lo spirito con la scure".
#Fumetti
iyezine.com/alessandro-piccine…



Oggi è il Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri!

Un’occasione per ricordare in tutta Italia e nel mondo il genio di Dante, con tante iniziative organizzate dalle scuole, dagli studenti e dalle istituzioni culturali.

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