“Per me Vik ha significato…”. Il ricordo di chi ha conosciuto e vissuto Vittorio Arrigoni
della redazione
Pagine Esteri, 15 aprile 2023 – Il podcast contiene nell’ordine le testimonianze di Maria Elena Delia, attivista e compagna di impegno e di vita di Vittorio Arrigoni; Anna Maria Selini, giornalista e autrice del libro “Vittorio Arrigoni, ritratto di un utopista”; Meri Calvelli, cooperante e direttrice del Centro scambi culturali “Vittorio Arrigoni” di Gaza city; Samuele Sciarrillo, podcaster e autore di “Le Ali di Vik”.
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Kimia Zan aveva 26 anni, le hanno sparato in faccia
Si chiama Kimia Zand, ha 26 anni, è una delle migliaia di ragazze coraggiose ad essere scesa in strada per protestare contro il brutale assassinio della ragazza di 22 anni, curda-iraniana, Jîna Emînî, conosciuta con il nome persiano di Mahsa Amini. Le milizie dei volontari paramilitari dei Guardiani della rivoluzione islamica, denominate “basij”, le hanno sparato in faccia, accecandole un occhio.
Kimia ha scritto su Instagram: “Non ci siamo prestate ad essere per loro donne esemplari osservanti della cosiddetta moralità islamica. Siamo invece diventate un modello della persistente resistenza al regime iraniano”. Ormai è ampiamente documentato che la Repubblica islamica prende di mira, sistematicamente, gli occhi dei manifestanti. Iran Human Rights, Amnesty international, l’associazione curda per i diritti umani, Hengaw, e tante altre organizzazioni non governative, nei loro report affermano che durante le proteste che hanno avuto luogo dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa dalla cosiddetta polizia morale perché non indossava correttamente il velo, un gran numero di manifestanti è stato colpito volontariamente al volto perdendo la vista a uno o a entrambi gli occhi.
I medici affermano che, ad oggi, almeno 580 manifestanti hanno subito gravi lesioni agli occhi solo a Tehran e nel Kurdistan iraniano. Lo scorso dicembre 400 oftalmologi avevano sottoscritto una lettera di protesta, dove descrivevano anche le ferite che erano stati costretti a curare. Recentemente il Guardian aveva pubblicato una radiografia del cranio, ridotto a un colabrodo, di un giovane rimasto cieco dopo essere stato colpito da 18 pallini di colpi di fucili “a pompa” caricati a pallettoni o da pistole da paintball durante le rivolte scoppiate in tutto il paese. Che si tratti di una strategia prestabilita per seminare il terrore tra i dimostranti, appare del tutto evidente per i medici e le organizzazioni umanitarie. Tra le vittime di questa “politica di accecamento”, molte sono giovani donne.
Iran Human Rights (IHR) invita i cittadini in Iran a inviare qualsiasi informazione su chiunque abbia perso la vista per mano delle forze di sicurezza per aiutare a documentare con prove tale orribile pratica affinché i responsabili possano essere chiamati a renderne conto.
Il direttore di IHR, Mahmood Amiry-Moghaddam, ha recentemente dichiarato: “Esporre l’entità dei crimini e documentare le prove sono passi cruciali verso la giustizia che richiede la cooperazione di tutti i cittadini. Il leader della Repubblica islamica, Ali Khamenei, e le forze repressive sotto il suo comando devono sapere che dovranno rispondere di tutti i loro crimini commessi”.
Il New York Times ha pubblicato un rapporto di medici di tre ospedali di Tehran, rispettivamente il Farabi, il Rasoul Akram e il Labafinejad, che hanno curato più di 500 manifestanti con ferite agli occhi. Nella provincia del Kurdistan, sono state curate dai medici almeno 80 persone con analoghe lesioni agli occhi. Nel frattempo, il capo della polizia Hassan Karami ha negato che i manifestanti siano stati presi di mira in parti sensibili del loro corpo, descrivendo le loro azioni di repressione come del tutto “professionali”.
In Iran, ora che in queste ultime settimane è diminuita l’intensità delle proteste di piazza, il regime islamico ha intensificato la repressione nei confronti delle donne, degli studenti e dei giovani curdi e beluci.
Il piano delle autorità iraniane si può riassumere in questa locuzione: “hijab e castità”. La politica repressiva adottata dalla Repubblica islamica ripropone il dualismo dogmatico della sharia: “I cattivi, senza hijab” in contrapposizone con “i buoni, con l’hijab”.
Il presidente del Consiglio islamico, Mohammad Baqer Ghalibaf, ha teorizzato una legge più severa sul codice di abbigliamento rendendo ancora più rigida l’apartheid di genere. L’obiettivo del regime è quello di tenere separate le donne che violano la regola dell’hijab da quelle osservanti. Secondo il nuovo ordinamento introdotto le donne vengono distinte in “positive” (cioè quelle che indossano l’hjiab) e in “negative” quelle che infrangono la norma.
Ghalibaf non ha esplicitato i criteri per valutare queste due categorie di donne; egli sostiene che dovrebbe essere adottato un “approccio positivo” con le donne che sono “accondiscendenti all’uso dell’hijab” e che dovrebbe essere adottato un “approccio negativo” nei confronti delle “donne che infrangono la norma”. Infrangere la norma vuol dire non indossare correttamente l’hijab che dovrebbe coprire interamente la testa e il collo, lasciando scoperti solo gli occhi, il naso e la bocca.
“Una donna con un velo che lascia scoperta parte del capo – sostiene Ghalibaf – è una persona immorale che trasgredisce la regola, che inquina l’ambiente morale e sociale della comunità e che promuove la corruzione sulla terra”.
Il presidente del Consiglio islamico raccomanda di adottare tali restrizioni con urgenza in vista della stagione estiva, altrimenti “si rischia di perdere il controllo sull’imposizione dell’obbligo dell’hijab”.
Dall’inizio della rivoluzione per la liberazione dell’Iran dalla Repubblica islamica, scoppiata il 16 settembre 2022 dopo l’uccisione di Mahsa, un gran numero di donne si rifiuta di indossare l’hijab in pubblico.
Intanto Hossein Jalali, segretario della Commissione culturale dell’assemblea legislativa iraniana, ha annunciato che il piano Ghalibaf chiamato “Castità, hijab e vita casta” ha ricevuto il via libera da parte della Magistratura, delle forze di polizia, del Ministero dell’Interno, della Sicurezza nazionale, del Consiglio per la cultura pubblica e del Consiglio islamico.
Il progetto di legge prevede che sia obbligatorio osservare il rigido codice di abbigliamento nelle automobili, nei treni, negli aerei, nelle metropolitane, nei centri educativi, nelle istituzioni, all’aperto, per le strade, nei parchi di divertimento, negli spazi virtuali, nei centri sportivi, durante le competizioni sportive, nei teatri, nelle fiere, nelle mostre, in tutti gli uffici pubblici e privati inclusi quelli delle organizzazioni non governative.
Secondo questa legge, le donne che non osservano correttamente il codice “hijab e castità” riceveranno un SMS di avviso nel primo richiamo, dopo il secondo richiamo saranno multate e dopo il terzo la multa sarà più pesante e saranno private di ogni servizio sociale con il blocco dei loro conti in banca. La multa per il mancato rispetto dell’hijab obbligatorio ammonta a 3 miliardi di toman.
Inoltre i Ministeri dell’Istruzione e della Scienza hanno annunciato in dichiarazioni separate che le studentesse che non rispettano le “norme e i regolamenti del codice di abbigliamento”, saranno private dei servizi educativi.
Sono già stati chiusi centinaia di uffici di sindacati in diverse regioni dell’Iran dove le donne hanno violato la legge su “castità e hijab”.
Nonostante tutte queste restrizioni, durante le festività del Nowruz (Capodanno iranico) appena trascorso e col Ramadan ancora in corso, giovani donne delle più svariate province dell’Iran hanno messo in atto numerose azioni di disobbedienza civile pubblicando, sui social, loro foto e video a capo scoperto nei luoghi pubblici e turistici, nonché mentre danzavano e cantavano.
“Malvagio Khamenei, ti abbatteremo”, “Abbasso i pasdaran; abbasso i basij”, gridano donne, uomini e bambini delle province del centro e di quelle più remote del paese. Dalla periferia al centro, a mani nude, uniti in una inedita sintonia. Questa è una delle caratteristiche più rivoluzionarie della ribellione dei giovani iraniani.
La Repubblica islamica non può sopportare che improvvisamente le donne sfoggino le loro ciocche al vento. Dopo oltre sei mesi di una coraggiosa lotta a mani nude, al prezzo della vita, ora con la disobbedienza civile e con gesti gioiosi, ironici e densi di simbolismo, le donne per le strade, sui mezzi pubblici, nei parchi, nelle scuole e nei campus universitari, ostentano i loro fluenti capelli, sciolti o a coda di cavallo, legati in crocchia o modellati in bob. “Il velo è solo un simbolo della protesta, dell’oppressione ed è paragonabile al Muro di Berlino”, sono convinte che se lo si abbatte, l’intero sistema della Repubblica islamica crollerà”, è questo il loro grido di libertà al mondo.
L’obbligo del velo è il pilastro più debole su cui si fonda la rigida applicazione delle leggi islamiche che costringono le donne alla segregazione e la polizia morale ha il compito di videosorvegliare l’abbigliamento delle persone e di arrestare coloro che non rispettano il codice prescritto dalle leggi vigenti della sharia.
Il regime teocratico non può rinunciare all’applicazione rigida della norma che segrega le donne confinandole in uno spazio di minorità: considerandole inferiori agli uomini, dunque. Non può sopportare che da oltre sei mesi, per le donne, la questione dell’hijab sia un capitolo chiuso, perché con questa rivoluzione le ragazze hanno di fatto già abolito l’obbligo di indossarlo. Le autorità iraniane non riescono più a far rispettare l’odioso codice di abbigliamento e ricorrono dunque all’inasprimento della legge e al terrorismo. La cosiddetta polizia morale continua a terrorizzare e a tormentare le donne di qualsiasi età, anche le bambine di nove anni.
In queste ore, nelle scuole di Tehran si registrano ancora attacchi chimici.
Nel Liceo femminile “Mahdieh” è stato liberato nelle aule un gas tossico e diverse studentesse si sono sentite male e sono state trasportate in ospedale. Lo stesso è accaduto nel Liceo di Naqadeh. E da circa cinque mesi che sono in atto veri e propri attacchi con avvelenamento da agenti nervini. Oltre 800 le ragazze senza velo di 120 scuole dell’Iran hanno accusato sintomi da avvelenamento respiratorio. Almeno tre adolescenti sono morte. Le famiglie vengono minacciate e ad esse viene intimato il silenzio!
Il movimento giovanile di protesta accusa il regime della Repubblica islamica di volersi vendicare del coraggioso attivismo delle donne che hanno generato un moto di ribellione nonviolenta che sta scardinando le fondamenta ideologiche su cui si basa la teocrazia.
Dietro questi crimini contro l’umanità vi è la mano del regime che avrebbe incaricato gruppi di estremisti religiosi di mettere in atto tali azioni terroristiche nei confronti delle studentesse che si oppongono all’obbligo dell’hijab per escluderle dalle scuole e tenere dunque lontane dall’istruzione pubblica le alunne senza velo che hanno di fatto abbattuto l’apartheid di genere in Iran. Il gruppo estremista di Hamian-e Velayat è l’organizzazione sciita che starebbe dietro queste azioni terroristiche nelle scuole del paese. In passato tale formazione religiosa aveva lanciato attacchi contro i derwishi. Hamian-e Velayat è molto legata al figlio della guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e ai pasdaran. L’obiettivo della parte più radicale del regime, infatti, sarebbe quello di terrorizzare la popolazione.
Un agente organofosfato viene liberato nelle aule di licei femminili provocando forte sudorazione, eccesso di salivazione, vomito, ipermotilità intestinale, perdita momentanea della vista, difficoltà respiratorie e paralisi, fino all’esito della morte. Tali sintomi si possono presentare anche a distanza di due settimane.
In questi ultimi giorni si sono registrati numerosi arresti di adolescenti che non indossavano l’hijab nei negozi e nei centri commerciali. A Isfahan quaranta negozi sarebbero stati chiusi perché il personale non indossava il velo. A Shandiz, nel nordovest dell’Iran, un agente delle forze volontarie paramilitari “basij” delle Guardie rivoluzionarie in borghese ha aggredito in un negozio di alimentari due donne senza l’hijab, rovesciando loro addosso un secchiello di yogurt.
“Fare il bene e proibire il male”, è il principio filosofico della Repubblica islamica. Il regime ha a lungo promosso la legge sul velo come simbolo del suo successo nell’istituzione della Repubblica islamica. La legge iraniana sull’hijab impone alle donne e alle ragazze di età superiore ai 9 anni di coprirsi i capelli e di nascondere le curve del proprio corpo sotto abiti lunghi e larghi. Nell’agosto del 2021 il presidente Ebrahim Raisi aveva inasprito la legge sull’hijab, imponendo un codice di abbigliamento più rigido e accaniti pedinamenti per farlo rispettare. La polizia morale aveva installato telecamere di videosorveglianza nei pressi di scuole, università e uffici e ad ogni angolo di piazze e strade. Ora le telecamere sono presenti anche nelle aule delle scuole di ogni ordine e grado.
Molte donne aderiscono ancora a questa regola, alcune per scelta e altre per paura. I video del Gran bazar nel centro della capitale Tehran, ad esempio, mostrano che la maggior parte delle donne si coprono i capelli.
Ma i video di parchi, caffè, ristoranti e centri commerciali, luoghi frequentati da donne giovani, mostrano che quasi tutte sono a capo scoperto. Non indossano più l’hijab le celebrità dell’arte, dello spettacolo e le atlete. “L’era dell’hijab forzato è ormai finita in Iran”, gridano le ragazze nelle piazze e nelle strade.
“I foulard torneranno sulle teste delle donne”, è la risposta del deputato Hossein Jalali ai media iraniani.
Ma ora la sfida tra il regime e i giovani è più che mai aperta e il dissenso nella nuova generazione rimane troppo diffuso per essere contenuto e troppo pervasivo perché vi sia un ritorno al rispetto del codice di abbigliamento, affermano le attiviste per i diritti umani.
Le donne con la disobbedienza civile stanno trasformando i loro foulard nell’arma più efficace e più potente contro la dittatura religiosa e gli strati profondi di misoginia e patriarcato della Repubblica islamica.
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I leaks del Pentagono confermano: forze Nato in Ucraina
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 14 aprile 2023 – Smentite, mezze ammissioni, infine la conferma: si tratterebbe della più massiccia fuga di notizie riservate degli ultimi anni.
Qualcuno – ieri l’FBI ha arrestato un giovane militare impiegato in una base statunitense in Massachusetts (altra storia è capire se per conto di qualcun altro e a quale scopo) – è effettivamente riuscito a trafugare un centinaio di documenti riservati del Pentagono che includono informazioni e analisi dell’intelligence e dello Stato Maggiore sul conflitto in corso in Ucraina.
Poi, questi leaks sono stati pubblicati su Discord, una piattaforma di comunicazione online dal quale sono stati diffusi su vari siti e social network, a volte con dei tagli ed a volte con delle modifiche. Negli ultimi giorni, dopo esser stati ampiamente controllati per depurarli di eventuali manipolazioni, alcuni sono stati pubblicati da grandi organi di informazione. Si tratta in generale di documenti classificati al massimo livello di riservatezza, alcuni dei quali da non condividere neanche con le intelligence dei paesi alleati.
I file resi pubblici riguardano diverse questioni, da un giudizio pessimistico sulla possibilità per l’esercito ucraino di riconquistare porzioni consistenti dei territori occupati da Mosca ad un’analisi dei dissidi all’interno dell’apparato statale e delle forze armate russe. Inoltre i leaks evidenziano che Washington spia costantemente lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky oltre che molti dei paesi considerati alleati.
Dai file emerge anche che l’intelligence statunitense prevede un lungo stallo nel conflitto che quindi potrebbe continuare ancora a lungo, visto che nessuno dei due schieramenti ha la forza militare per imporsi sull’altro.
La conferma: forze speciali dei paesi Nato in UcrainaTra i documenti più interessanti, però, ci sono quelli che confermano la presenza, in Ucraina, di forze speciali di vari paesi aderenti all’Alleanza Atlantica. In tutto, sul terreno, sarebbero schierati 50 membri delle forze speciali britanniche, 17 lettoni, 14 statunitensi, 15 francesi ed un solo olandese.
Non si tratterebbe quindi di grandi numeri, ai quali vanno però aggiunti alcune migliaia di membri delle diverse forze armate dei paesi occidentali e di altri paesi che combattono agli ordini di Kiev con le insegne della Legione Internazionale. A questi vanno poi sicuramente aggiunti tecnici e istruttori inviati di volta in volta dai paesi che donano o vendono armi di ultima generazione all’Ucraina; la maggior parte del lavoro di addestramento all’uso dei dispositivi può essere realizzato anche nei paesi di origine, ma spesso l’ultima fase non può non prevedere la presenza sul campo degli istruttori stranieri. Infine, ci sarebbero gli uomini inviati ufficialmente a rinforzare la sicurezza delle rappresentanze diplomatiche operanti a Kiev e che in realtà si dedicherebbero ad altro.
Già un anno fa dei funzionari ucraini avevano raccontato al Times che degli esperti britannici erano a Kiev per addestrare i locali all’uso di sistemi anti-carro; più tardi Le Figaro informò che una cinquantina di militari francesi erano sul campo per sostenere Kiev nell’analisi delle informazioni fornite dalla rete satellitare e nell’individuazione degli obiettivi nemici da colpire. Dal canto suo il New York Times ha informato sul fatto che un gruppo di membri delle forze speciali di Washington – probabilmente della Cia – operava a Kiev per gestire il consistente flusso di armi in arrivo da Europa e Stati Uniti e per proteggere il presidente ucraino, citando la presenza sul campo di militari canadesi, lituani, polacchi e cechi.
Un militare ucraino si addestra all’uso dei razzi Usa “Javelin”
Superata un’altra linea rossa
Al di là dell’esiguità dei numeri – sempre che i numeri riportati siano veritieri – ora i leaks trafugati e diffusi confermano che i paesi della Nato non si limitano a fornire massicci aiuti finanziari, armi ed equipaggiamenti di vario tipo all’Ucraina, ma schierano sul campo un certo numero di propri militari in uno scontro bellico che potrebbe presto opporre direttamente il blocco euro-atlantico con la Russia.
Le forze speciali alle quali si riferisce il documento potrebbero essere presenti in Ucraina per partecipare ai preparativi dell’annunciata controffensiva di primavera alla quale starebbero lavorando le forze armate ucraine. Uno dei documenti trafugati afferma ad esempio che Kiev progetta di attaccare con i droni alcune basi militari all’interno del territorio della Federazione Russa, in particolare nella confinante regione di Rostov sul Don. Un altro leak, reso noto dal Guardian, il Pentagono afferma che Kiev sta tentando di creare 12 nuove brigate dotate di 253 carri armati e circa 1500 veicoli blindati più leggeri. Secondo gli osservatori militari statunitensi però, al 23 marzo cinque di queste brigate non avevano ancora iniziato l’addestramento necessario e sei non possedevano l’equipaggiamento necessario a partecipare all’offensiva.
Secondo la BBC, che già nei mesi scorsi ha pubblicato delle informazioni filtrate dai comandi militari, le forze speciali occidentali presenti in Ucraina starebbero compiendo delle missioni di intelligence per facilitare il lavoro delle truppe ucraine. Il documento del Pentagono risalente al 23 marzo mette in rilievo che le forze speciali britanniche schierate sul campo sono le più numerose.
Recentemente il ministro della Difesa di Kiev, Oleksii Reznikov, ha risolutamente negato la presenza sul campo della Nato ed ha definito i leaks trafugati il frutto di un tentativo di manipolazione da parte della Russia, ma da Washington ormai non possono che confermare l’autenticità dei documenti diffusi nei giorni scorsi da una talpa.
Se anche queste forze speciali non stanno combattendo in prima linea, indubbiamente supportano o dirigono le truppe ucraine. Un’altra linea rossa nello scontro tra Russia e Alleanza Atlantica è stato superato, dopo la decisione del governo di schierare armi nucleari tattiche sul territorio della Bielorussia. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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Mare aperto. Ecco la più grande esercitazione della Marina
Dal mar Adriatico al Tirreno, passando per il mar Ionio e lo Stretto di Sicilia, navigando non solo per l’alto mare ma anche le zone costiere, i territori circostanti e gli spazi aerei. Queste le dimensioni che saranno teatro dell’edizione 2023 dell’esercitazione Mare aperto, il principale ciclo addestrativo della Marina militare organizzato dal Comando in capo della Squadra navale. L’esercitazione impegnerà a bordo personale sia militare sia civile proveniente da 23 nazionali diverse fino al 6 maggio e permetterà di sviluppare lo scenario addestrativo in un contesto multidimensionale.
La missione
L’esercitazione permetterà di sviluppare un contesto multi-dominio grazie al coinvolgimento di assetti aerei, terrestri e sottomarini, interconnessi grazie ad un complesso sistema di reti supportato dai domini spaziali e cyber. Proprio il contesto cibernetico sarà al centro di un’attività addestrativa apposita denominata Chironex 23-1. “Metteremo alla prova il nostro Strumento Marittimo per verificarne prontezza, efficienza, proiettabilità, sostenibilità nel lungo periodo, bilanciamento, interoperabilità e capacità di generare effetti multi-dominio a livello strategico, operativo e tattico” ha detto l’ammiraglio Aurelio De Carolis, comandante in capo della Squadra navale. Le forze in campo prenderanno parte a simulazioni ad alto realismo contro minacce convenzionali e asimmetriche, raid su siti costieri d’interesse, esercitazioni di sicurezza marittima, controllo e bonifica dei fondali, prevenzione e contrasto di traffici illeciti.
Le forze in campo
L’esercitazione vedrà impegnati per le prossime settimane circa seimila militari provenienti da dodici Paesi Nato e undici Paesi partner, sotto la guida degli staff delle diverse Divisioni navali, della Brigata marina San Marco e dei comandi delle componenti specialistiche della Marina. Saranno operative anche 41 unità tra navi e sommergibili, oltre che aerei ed elicotteri dell’Aviazione navale, reparti anfibi del San Marco, incursori e subacquei del Comsubin, mezzi della Guardia costiera/Corpo delle Capitanerie di porto. Saranno inoltre coinvolti anche mezzi e personale di Esercito, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza. In aggiunta, gli F-35B, la versione a decollo e atterraggio verticale, opererà da nave Cavour nell’ambito di cicli di volo giornalieri programmati dalla cellula di coordinamento delle operazioni aeree in mare.
Il personale civile
A fianco dello staff militare imbarcato e pienamente integrati con esso, ci saranno anche settanta universitari, tra studenti e docenti accompagnatori. Tra i quattordici atenei coinvolti troviamo le università di Bari, di Bologna, di Genova, la statale, la Cattolica, il Politecnico e la Iulm di Milano, la Federico II di Napoli, la Sant’Anna di Pisa, La Sapienza e la Luiss di Roma, l’università per Stranieri di Siena, e le università di Trieste e della Tuscia. Il coinvolgimento di universitari a bordo delle unità della Squadra navale non solo rappresenta una grande opportunità per gli studenti di arricchire il proprio percorso di studi, ma sottolinea anche l’importanza della formazione universitaria in quanto elemento strategico per la cultura nazionale della Difesa e della marittimità. Tra le file del personale civile a bordo della missione si trovano anche rappresentanti del Centro Studi Internazionali (CeSI), del Centro di Geopolitica e Strategia Marittima (Cesmar), di Confitarma, dell’Assarmatori e del corpo delle Infermiere volontarie della Croce rossa italiana.
Foto: Ministero della Difesa
La battaglia, ad Harvard, in difesa del pensiero libero
Roma. Il mese scorso, il nome della Stanford Law School è stato trascinato nel fango da studenti che hanno schernito e insultato Kyle Duncan, giudice conservatore della Corte d’appello degli Stati Uniti. Il preside della scuola di diritto ha detto che il giudice “ha causato danni con il suo lavoro”. Ma, a merito di Stanford, il preside è stato messo in congedo e Duncan ha ricevuto una lettera di scuse dal rettore, Marc Tessier-Lavigne. Poi un’altra prestigiosa università, la Cornell, ha detto no ai trigger warning, gli avvisi censori che dilagano in molti atenei.
La riscossa del free speech in America partirà da Harvard, che è sempre fra le prime cinque migliori università d’America, ma scivolata al 170esimo posto su 203 università nella classifica del Free Speech Rankings? “Harvard è solo un’università, ma è la più antica e famosa della nazione e, nel bene e nel male, il mondo esterno prende atto di ciò che accade qui”. Con un articolo sul Boston Globe, il grande linguista di Harvard Steven Pinker, il teorico dell’èra dell’ottimismo, lancia una nuova organizzazione accademica per la libertà di parola: “Le università stanno reprimendo le divergenze di opinione, come le inquisizioni e le purghe dei secoli passati. Ci sono video virali di professori assaliti, esecrati, messi a tacere e talvolta aggrediti. E peggio ancora, per ogni studioso che viene punito, molti di più si autocensurano, sapendo che potrebbero essere i prossimi. Non va meglio per gli studenti, la maggior parte dei quali afferma che il clima del campus impedisce loro di dire cose in cui credono”.
Il nuovo gruppo per la libertà accademica è composto dall’ex rettore di Harvard e segretario al Tesoro Larry Summers, l’ex preside della Facoltà di medicina di Harvard Jeffrey Flier, la professoressa di Diritto Jeannie Suk Gersen, l’economista Gregory Mankiw, il professore di Etica sociale Mahzarin R. Banaji e il professore di Storia intellettuale islamica Khaled El Rouayheb, dunque da tutto lo spettro ideologico. Contro i banditori di libri, parole e idee, woke e populisti, il gruppo chiede di ritrovare la terra di mezzo del free speech. “L’unico modo in cui la nostra specie è riuscita a imparare e progredire è attraverso un processo di congetture e confutazioni: alcune persone azzardano idee, altre provano se sono valide e alla lunga prevalgono le idee migliori”, scrive Pinker. Secondo il linguista, c’è invece oggi un meccanismo perverso nelle università: “Un gruppo di attivisti disposto a non fermarsi davanti a nulla; un arsenale in espansione della guerra asimmetrica compresa la capacità di interrompere gli eventi, di radunare folle fisiche o elettroniche sui social e la volontà di infangare con accuse paralizzanti di razzismo, sessismo o transfobia; una burocrazia esplosiva e la riduzione della diversità politica dei docenti che minaccia di bloccare il regime accademico per le generazioni a venire”.
Il Wall Street Journal commenta infatti che “i conservatori sono così pochi nelle università che la battaglia per ripristinare un dibattito libero e aperto dovrà essere guidata da quelli che un tempo erano noti come liberali tradizionali”. Come nel caso di J. K. Rowling, della lettera su Harper’s contro la cancel culture e Salman Rushdie, saranno loro a decidere le sorti di questo conflitto ideologico.
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CambiaMenti
Ogni volta ci si attende il cambiamento. Non si sa esattamente cosa sia, non di meno è stato promesso durante le campagne elettorali. Ma governare significa fare i conti con la realtà, mentre la propaganda resta una zavorra. Significa anche, però, attivare meccanismi che cambino la realtà, migliorandola. Vediamo le due facce della medaglia, con un riferimento al Documento di economia e finanza e ai contratti nel pubblico impiego.
La giostra delle nomine s’è fermata. Guardando le foto dei nominati non capita di chiedersi: chi è? Nella grandissima parte sono persone (di valore) che hanno già ricoperto ruoli analoghi, se non i medesimi, nominati da altri governi. Chi temeva sommovimenti si tranquillizzi, chi li auspicava si rassegni.
Le promesse relative alle agevolazioni pensionistiche (con relativa campagna contro la legge Fornero, che sarebbe stata cancellata prima di subito) restano tali. Ammesso si proceda, lo si farà con estrema lentezza. All’inizio del 2023 avevamo già 17.7 milioni di assegni pensionistici, il 17.4% pagati a chi ha meno di 64 anni. I regali abbondarono, mentre i soldi scarseggiano. Idem per il fisco: qualche ritocco, giusto per dire d’averlo fatto, ma anche qui mancano i soldi. La flat tax resta sullo sfondo, ma il suo destino è di finire a fondo. Sono condizioni oggettive, chi oggi governa può essere rimproverato di avere promesso cose diverse, ma non di non realizzare promesse impossibili. Tutto questo non significa non si possa fare nulla.
Alcuni contratti del pubblico impiego sono scaduti nel 2021 (dirigenti e Palazzo Chigi), l’intero comparto deve essere rinnovato per il 2022/2024. E siamo già nel mezzo. Se si dovesse adeguare tutto all’inflazione maturata (misurata dall’Ipca, indice dei prezzi al consumo armonizzato), già solo questo costerebbe 32 miliardi: 18 a carico del bilancio statale e 14 di regioni, comuni, province e sanità. Non solo non ci sono, ma si tratta dell’1.6% del prodotto interno lordo, una misura enorme. Il governo sostiene che recupererà parte dei soldi mediante una razionalizzazione della spesa, ma le promesse di spending review (per i vari governi) hanno l’affidabilità degli oroscopi: ci crede solo chi ci vuole fortemente credere. Di spesa improduttiva da tagliare ce n’è tanta, ma occorre conoscenza, determinazione e tempo. Chi ha avuto o ha l’una cosa manca delle altre.
Ragionando, però, non si vede perché un impiegato debba aspirare “solo” a riprendersi l’inflazione e non debba puntare a guadagnare assai di più. Qui s’incrociano le possibilità di cambiare, veramente e profondamente. Per farlo occorre non invocare generici cambiamenti, bensì cambiare le menti, il modo di ragionare.
Una parte imponente dei fondi del Pnrr (quasi il 30%) è destinata alla digitalizzazione. Se si ritiene siano chiacchiere e non opportunità, chiudiamo la discussione e arrendiamoci alla miseria morale e materiale. Ma se si punta alle realizzazioni, possibilissime, allora la digitalizzazione e la larga banda cambieranno i servizi offerti al cittadino dalla pubblica amministrazione, cambiando il lavoro e le capacità di chi è impiegato. Invece di rinnovare i contratti a pioggia, con il risultato di non premiare mai il merito ed equipararlo alla nullafacenza, si punti a tre cose: a. la dirigenza (a partire dal ministro) sia responsabile di individuare e documentare obiettivi ambiziosi e raggiungibili; b. si predispongano sistemi continui e trasparenti di misurazione (ne esistono diversi e affidabili); c. si commisuri lo stipendio al merito.
Anziché lamentare i bassi salari, che sono lo specchio della bassa produttività e della bassa crescita, il sindacato chieda di compartecipare alla misurazione della qualità. Sembra aziendalismo, ma innesca una rivoluzione. Vale per ogni settore e sarebbe oro nella scuola (dove più ne stabilizzi, più crescono i precari e meno si fa caso al servizio reso agli studenti).
Sempre che per cambiamento non s’intenda volere ogni volta cambiare chi fa promesse che poi non manterrà.
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Ministero dell'Istruzione
Il Ministro Giuseppe Valditara per la #GiornataDelMare, in collaborazione con la Guardia Costiera, e con il Ministro Nello Musumeci, ha spiegato come l’ecologismo autentico consenta al mare di continuare a essere un trainante fattore di sviluppo.Telegram
Le riforme previdenziali come lotta di classe alla rovescia | La Fionda
"Siamo davanti a una sorta di subalternità ideologica dei sindacati rispetto agli interessi padronali, questa subalternità non si manifesta solo con l’assenza del conflitto ma attraverso richieste che alla fine non incrementano potere di acquisto e di contrattazione."
Molli e inefficienti
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Come circolano i nostri dati tra Europa, USA e Asia e Microsoft dovrebbe congelare il data center saudita?
Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni. E se volete saperne di più potete leggere qui le news quotidiane di Privacy Daily o iscrivervi alla newsletter di #cosedagarante. Grazie a StartupItalia per l’ospitalità!
Alternanza alla base NATO di Sigonella: studenti a scuola di guerra | Senza Tregua
"In un contesto in cui la Sicilia riconferma il record negativo di dispersione scolastica, con picchi del tasso di abbandono che raggiungono il 25% a Catania, la priorità del governo regionale sembra essere quella di educare i giovani alla guerra. In una regione in cui disoccupazione e lavoro nero affossano le condizioni di vita di migliaia di proletari e in cui il lavoro è per lo più precario, pare non esserci alternativa per le classi popolari: emigrare, arruolarsi, o andare ad alimentare la filiera bellica che per ragioni strategiche proprio in Sicilia è particolarmente sviluppata."
PODCAST. Pechino applaude a Macron, irritazione a Washington
di Michele Giorgio
Pagine Esteri, 14 aprile 2023 – Accolte con stupore in Europa e con rabbia dall’Amministrazione Biden, le dichiarazioni fatte da Emmanuel Macron, in due interviste, a favore di una riduzione della dipendenza europea dagli Stati uniti e per un maggiore coinvolgimento politico oltre che economico con la Cina, sono state accolte con grande soddisfazione da Pechino. Ne abbiamo parlato con Michelangelo Cocco, giornalista e analista che da anni vive e lavora a Shanghai.
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Lula presenta alla Cina il piano di pace brasiliano per l’Ucraina
della redazione
Pagine Esteri, 14 aprile 2023 – Nell’incontro oggi a Pechino tra il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva e quello cinese Xi Jinping si discuterà anche di un possibile percorso per arrivare alla fine della guerra in Ucraina. Lula ha in tasca un piano di pace.
La proposta del leader brasiliano ruota attorno alla restituzione da parte russa dei territori ucraini conquistati dopo il 24 febbraio 2022. Mosca in cambio vedrebbe legittimata la sua sovranità sulla Crimea da parte dell’Ucraina. Lula è convinto che qualsiasi possibilità di fine del conflitto passi per il coinvolgimento della Cina perché l’unica in grado di esercitare pressioni sulla Russia.
Il “piano” di Lula al momento non sembra avere grandi possibilità considerando in particolare le posizioni di Kiev che vuole il ritiro completo della Russia. Ma presentandolo il presidente brasiliano vuole affermare il posizionamento del suo paese come attore non allineato e impegnato nel multilateralismo dopo gli anni oscuri della presidenza di Jair Bolsonaro tra il 2018 e il 2022.
Oltre a Pechino, Lula farà tappa anche a Shanghai, per l’insediamento di Dilma Rousseff, ex presidente brasiliana e sua compagna di partito, alla guida della Nuova banca per lo sviluppo che fa capo al gruppo dei Brics del quale fanno parte insieme con il Brasile, il Sudafrica, l’India, la Cina e la Russia. Pagine Esteri
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Ministero dell'Istruzione
🐳 Oggi il Ministero celebra a Genova, in collaborazione con la Guardia Costiera, la #GiornatadelMare. Alla manifestazione prenderanno parte oltre 700 studenti provenienti da tutta Italia.Telegram
In Cina e Asia – Cina, allerta caduta rottami e blocco alla circolazione navale sullo stretto di Taiwan
Cina, allerta caduta rottami e blocco alla circolazione navale sullo stretto di Taiwan
La Cina non farà parte di un progetto Onu sulle malattie infettive
Germania, in stallo l'accordo con la Cina per il porto di Amburgo
Ministra degli Esteri tedesca: cruciale per l'Europa come Pechino influenzerà Mosca
Corea del Nord: conferma collaudo di missile a combustibile solito
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Carlo Calenda, Matteo Renzi e il Rolex dei poli superflui
Si noti lo slogan alle spalle dei due ben vestiti. Di serio, nel loro caso, pare ci sia più che altro il bisogno di una revisione complessiva del regime alimentare.
Nello stato che occupa la penisola italiana le gazzette di metà aprile 2023 intrattengono i sudditi col volare di stracci tra i ben nutriti nella foto qui sopra.
Al di là dei link indispensabili alla comprensione dei contenuti pubblicati in questa sede, non è nostra abitudine trarre materiale da gazzette. In questo caso però riportiamo l'epitaffio del loro "progetto politico" pubblicato proprio da una di esse, perché abbastanza coincidente con quanto avrebbe potuto dire sull'argomento qualsiasi persona seria. Nel testo originale ricorre il nome dello stato che occupa la penisola italiana; come nostra abitudine ce ne scusiamo in anticipo con i lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.
Marco Travaglio - Il Polo superfluoLa morte annunciata del Terzo Pelo o Terzo Coso è ancor più trascurabile della sua nascita. Trattandosi di un polo superfluo, il divorzio fra il De Gaulle dei Parioli e il De Rege di Rignano è molto meno allarmante di quello fra Boldi e De Sica. Molto più affascinanti sono gli spingitori dei due Nessuno: giornaloni, tg e talk che li han pompati fino a convincerli di essere qualcuno: campioni del Riformismo, alfieri del Moderatismo, idoli del Grande Centro. Sono loro che li hanno rovinati, chiamandoli “Terzo Polo” sulla fiducia e illudendoli di avere “praterie” sterminate: bastava che si accoppiassero per crescere e moltiplicarsi.
Vincono i 5Stelle? Praterie. Cade il Conte-1? Praterie. Nascono Azione e Italia Viva? Praterie. Cade il Conte-2? Praterie. Arriva Draghi? Praterie. Cade Draghi? Praterie. Calenda va con Letta? Praterie. Calenda va con Renzi? Praterie. Vince Meloni? Praterie. Schlein leader Pd? Praterie. B. ricoverato? Praterie. Dove siano esattamente queste praterie, sfugge ai più. L’unica certezza è che, se esistono, sono disabitate. O popolate di gente che ha sulle palle sia Ollio sia Ollio: persone normali. Resta da capire chi frequentino i giornalisti per convincersi che i due caratteristi abbiano un radioso futuro.
È vero che Carletto sparava: “Puntiamo al 13%, Meloni non governerà mai e tornerà Draghi”, salvo poi incolpare gli elettori perché votano tutti fuorché lui. È vero che il fu Matteo vaticinava: “Facciamo il botto, nel 2024 saremo primo partito, il M5S è morto”. Ma, anziché ridergli in faccia e relegarli nelle brevi, i media li prendevano sul serio. Corriere a tutta prima: “Ciclone Calenda sul centrosinistra” (non scoreggina: ciclone), “Strategia di Renzi per una svolta ‘alla Pirlo’” (con la o). Folli: “Il magnete Calenda” (non pongo: magnete). Il profeta Riotta: “Il centro di Calenda e Renzi sembra ben vivo… potrebbe animare a sorpresa la scena politica”. Foglio: “Il Centrocampo Calenda” (3 pagine su 4). Polito el Drito: “L’accordo Letta-Calenda riequilibra in parte una gara sbilanciata a favore del centrodestra”. Francesco Merlo e la sua lingua: “Calenda aspira all’eredità dei papi laici o forse luterani, Ugo La Malfa, Visentini, Spadolini, la buona amministrazione, il rigore dei conti e il cattivo carattere che è stato una grande risorsa italiana, una specie di lievito di progresso” (o di birra).
Paginone sulla Stampa: “Cantiere Draghi bis”. Paginone su Rep: “Calenda, l’uomo mercato corteggiato da tutti”, con foto dei suoi tatuaggi (“La A di Azione presa dagli Avengers, lo squalo e SPQR”), dettagli biografici (“A 16 anni fece una figlia”) e rivelazioni dell’eroico ragazzo padre: “Le cambiavo i pannolini e la allattavo”. Precoce com’è, aveva già le tette. Ora si allatta da solo.
"Meglio finirla qui, almeno non ci ruberemo i #Rolex", pare abbia concluso Carlo Calenda, uno che nelle consultazioni amministative per la città di Roma di un paio di anni fa mandò in giro per chiacchierate tra amici (difficile poterle definire comizi elettorali) un ventenne con al polso uno di quei cosi di metallo che segnano le ore ma che costano come un appartamento (qui su Archive). Una passione piuttosto diffusa tra i ricchi, questa di quei cosi di metallo.
Quello che il poco attento Calenda e il boy scout di Rignano non hanno capito (o hanno fatto finta di non capire, o hanno sperato non fosse necessario capire) è che l'elettorato che ha al polso uno di quei cosi di metallo che segnano le ore ma che costano come un appartamento è ridotto e già conteso. Ed è in via di ulteriore restringimento data l'incessante erosione dei redditi.
I due ben vestiti si sono comportati come due torsoli degli anni Ottanta. Voci che arrivano da una stolta età dell'abbondanza in cui c'erano le banche in doppiopetto grigio con un'orchidea all'occhiello di ogni lavoratore. Adesso non ci sono più nemmeno le banche, e il poco personale rimasto sta facendo l'impossibile per non essere licenziato a un anno dalla pensione.
Più facile che invece che un'orchidea, all'occhiello abbia un orcodìo.
E che non pensi certo a questi due, al loro "partito" e ai pezzi di metallo che gli piace mostrare in giro.
#ChatGpt e i dubbi sulla #privacy nella UE: le misure del #GarantePrivacy italiano su ChatGPT e le perplessità tedesche sui chatbot AI, risvegliano il dibattito europeo tra entusiasti e timorosi.
La strada è una regolamentazione a livello europeo, ma l'attuale “AI Act”, attualmente in fase di sviluppo, è contestata da ChatGPT in quanto l’IA per scopi generali non era contemplata originariamente nella proposta della Commissione.
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PRIVACY DAILY 92/2023
Materia oscura, abbiamo una nuova mappa | Galileo
«La nuova mappa della materia oscura è diversa da quelle prodotte finora, i cui risultati avevano messo un po’ in crisi il modello cosmologico della relatività generale di Einstein, facendo pensare che servisse una “nuova fisica”. I dati dell’Act, invece, mostrano una struttura della materia nell’Universo “grumosa” al punto giusto, compatibile con le previsioni fatte sulla base della teoria di Einstein. E se da un lato si tratta di risultati confortanti, dall’altro – hanno commentato gli esperti – sarà interessante capire il perché esiste una discrepanza tra diversi metodi di misurazione.»
Le organizzazioni per la salute e i diritti digitali sollecitano i legislatori dell'UE a sostenere i diritti dei pazienti nella nuova legge sui dati sanitari
Più di una dozzina di organizzazioni che rappresentano pazienti, operatori sanitari, persone con disabilità, organizzazioni dei consumatori e dei diritti digitali, nonché lavoratori e sindacati hanno scritto ai membri del Parlamento europeo, esortandoli a garantire che i diritti dei pazienti e il controllo sui loro le informazioni sanitarie private sono confermate nel proposto European Health Data Space (EHDS).
Attraverso l'EHDS, i legislatori vogliono creare sistemi sanitari digitali interoperabili e moderni in tutta l'UE. Sfortunatamente, la proposta della Commissione europea non riesce a proteggere i pazienti quando si tratta della condivisione e dell'uso delle loro informazioni mediche personali da parte di terzi. I pazienti non avrebbero voce in capitolo sulla condivisione e lo sfruttamento commerciale dei loro dati e non sarebbero nemmeno informati su chi li riceve.
Il Parlamento europeo deve introdurre un regime di consenso "opt-in" in modo che gli utenti dei dati siano tenuti a ottenere un consenso valido dai pazienti le cui cartelle cliniche personali vorrebbero utilizzare per scopi secondari.
IL POST DI EDRI CONTINUA QUI
Health and digital rights organisations urge EU lawmakers to uphold patients’ rights in new health data law - European Digital Rights (EDRi)
European lawmakers must ensure patients have control over their private medical records by adding an ‘opt-in’ consent requirement.European Digital Rights (EDRi)
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CHI FINANZIA IL FACTCHECKER CHE BLACKLISTA I CONSERVATORI?
@Giornalismo e disordine informativo
Due gruppi senza scopo di lucro statunitensi legati al Global Disinformation Index , un'entità britannica che inserisce nella lista nera i media conservatori, si rifiutano di rivelare dettagli chiave sulle loro operazioni, citando un'oscura legge federale di esenzione sulle "molestie", secondo un'indagine del Washington Examiner.
> La mancanza di trasparenza sui moduli fiscali depositati dai gruppi GDI potrebbe portare i legislatori e i gruppi di controllo a spingere le loro indagini sulla presunta rete di tracciamento della "disinformazione", che è stata messa sotto accusa da quando un rapporto del Washington Examiner del 9 febbraio ha dettagliato i suoi sforzi per fornire agli inserzionisti blacklist di siti Web conservatori. Diversi membri repubblicani del Congresso, tra cui il presidente del Comitato per la supervisione e la responsabilità della Camera James Comer (R-KY), hanno chiesto chiarimenti al Dipartimento di Stato per aver indirizzato i fondi della sovvenzione al GDI tra il 2020 e il 2021.
L'articolo di Gabe Kaminsky continua sul Washigton Examiner
Disinformation Inc: 12 Republicans press State Department over grants to Global Disinformation Index
This is part of a Washington Examiner series on self-styled 'disinformation' tracking groups that are blacklisting and trying to defund conservative media. Here is where you can read other stories in the series.Gabe Kaminsky (Washington Examiner)
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EU Parliament study slams online child abuse material proposal
The European Parliament’s impact assessment of the proposal for the child sexual abuse material (CSAM) online, obtained by EURACTIV, raises hefty concerns about the privacy and technical implications of the draft law. The European Commission’s proposal to fight the dissemination...
UN'ASSOCIAZIONE INSEGNA IL FACTCHECKING A MIGLIAIA DI INDONESIANI
@Giornalismo e disordine informativo
> Bu Iroh è determinata a vedere suo nipote e a convincere suo marito a smettere di credere a ogni WhatsApp che trasmette informazioni fattuali. Vestita con un trench rosso e un berretto con una gigantesca lente d'ingrandimento in mano, porta il marito in giro per la città ascoltando le false idee della gente sul vaccino e sfatandole.
Mafindo ha un team centrale di nove persone, con migliaia di volontari in tutta l'Indonesia che aiutano a condurre corsi di formazione, verificare i fatti e coinvolgere più membri del pubblico nel lavoro dell'organizzazione.
This citizen-run organization is teaching thousands of Indonesians to fact-check
"During a casual conversation in an informal setting, people would listen to us."Nieman Lab
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Ministero dell'Istruzione
#Scuola, il Ministro Giuseppe Valditara ha firmato due decreti di riparto di risorse #PNRR destinati alla formazione di studenti, docenti e personale scolastico per un importo complessivo di 1 miliardo e 200 milioni.Telegram
Il mercato si mangia i servizi pubblici | Jacobin Italia
"Accade in Toscana: l’operazione Multiutility, promossa dai sindaci Pd con l’appoggio della destra, trasforma in Spa beni comuni e pezzi di welfare. Ma esiste un’opposizione dal basso che sta mettendo in discussione il progetto."
MEPs to call for renegotiation of EU-US data transfer framework
EU lawmakers are set to adopt a non-binding resolution urging the European Commission not to endorse the Data Privacy Framework for transatlantic data flows until fundamental rights concerns are fully addressed. The draft motion, seen by EURACTIV, is expected to...
Dopo il riscontro ottenuto nelle prime tre settimane, l’esposizione de “Il libro del mese” dedicata al Centenario dell’Aeronautica Militare proseguirà fino al 28 aprile.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
Dopo il riscontro ottenuto nelle prime tre settimane, l’esposizione de “Il libro del mese” dedicata al Centenario dell’Aeronautica Militare proseguirà fino al 28 aprile. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
❄️ freezr ❄️
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