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In Cina e Asia – Von der Leyen: "Non giremo le spalle alla Cina”


In Cina e Asia – Von der Leyen: von der leyen
Von der Leyen: "Non giremo le spalle alla Cina"
Ucraina: Macron vuole coordinare i negoziati di pace con la Cina
Xi a Kim: "Insieme per affrontare cambiamenti complessi e seri"
Aperta indagine dopo incendio in un ospedale di Pechino
Proteste dei "fogli bianchi": manifestante racconta la propria esperienza
Veicoli elettrici: i marchi cinesi contano per l'80% delle vendite domestiche
Il Bangladesh userà lo yuan per centrale nucleare russa

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Filippine: gli USA rafforzano la tenaglia militare contro la Cina


Gli Stati Uniti hanno ottenuto dal governo delle Filippine altre quattro basi dove dispiegare i propri soldati per rafforzare l'accerchiamento della Cina L'articolo Filippine: gli USA rafforzano la tenaglia militare contro la Cina proviene da Pagine Este

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 19 aprile 2023 – La competizione economica e geopolitica tra Stati Uniti e Cina sta scivolando sempre più velocemente verso il confronto sul piano militare.
Mentre la tensione si alza soprattutto intorno a Taiwan – la provincia ribelle di cui Pechino pretende la reintegrazione nel territorio nazionale – Washington rafforza le sue posizioni nel quadrante Indo-Pacifico dando vita ad una vera e propria tenaglia che accerchia la Repubblica Popolare dal Giappone fino all’Australia, passando per la Corea del Sud e le Filippine.
Al di fuori del proprio territorio nazionale Washington possiede, caso unico al mondo, circa 700 installazioni militari distribuite in 80 diversi paesi nei cinque continenti. Solo in Corea del Sud gli Stati Uniti possono contare su 56 mila soldati, ai quali occorre aggiungere i 25 mila dispiegati in Giappone.

Nelle ultime settimane, poi, gli Stati Uniti hanno rafforzato in maniera consistente la propria presenza nelle Filippine, suscitando la dura reazione di Pechino.

Per Washington quattro nuove basi militari nelle Filippine
All’inizio di aprile, il governo di Manila ha formalizzato l’ubicazione di altre quattro basi militari sul proprio territorio nelle quali le forze armate statunitensi potranno mantenere una consistente presenza sulla base dell’Accordo di cooperazione militare rafforzata (Enhanced Defence Cooperation Agreement, Edca) siglato con Washington nel 2014 e dell’Accordo sulle forze in visita (Vfa) del 1998.

L’Edca, che i due paesi hanno informato di voler ulteriormente potenziare, consentiva già a un elevato numero di militari statunitensi di utilizzare cinque basi filippine per portare avanti varie attività e per realizzare piste di decollo, magazzini, alloggi ed altre infrastrutture. Washington, tra l’altro, aveva già annunciato lo stanziamento di 82 milioni di dollari per potenziare le infrastrutture nelle cinque basi già utilizzate, che formalmente rimangono sotto il controllo di Manila.
Poi, lo scorso 2 febbraio, i due governi hanno annunciato l’estensione dell’accordo dopo un incontro nella capitale filippina tra il presidente Ferdinando Marcos Jr e il segretario americano alla Difesa, Lloyd Austin.

Tre dei nuovi siti militari – situati a Isabela, Zambales e Cagayan – concessi alle truppe statunitensi si trovano nell’isola settentrionale di Luzon, a soli 400 km da Taiwan, e comprendono la base navale di Santa Ana e l’aeroporto di Lal-lo. La quarta infrastruttura militare invece si trova sull’isola di Balabac, nella provincia di Palawan, la più vicina all’atollo delle Spratly, al centro di un aspro contenzioso territoriale tra la Cina e le Filippine. Pechino infatti adduce rivendicazioni storiche per rivendicare la propria sovranità su quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, pur essendo stata sconfessata nel 2016 dalla Corte permanente arbitrale dell’Aja dell’ONU che ha dato ragione alle Filippine.

Nelle scorse settimane la tensione nell’area è tornata ad accendersi. Il 6 febbraio la guardia costiera delle Filippine ha accusato un’imbarcazione militare cinese, impegnata in un’operazione di pattugliamento, di aver puntato una “luce laser” contro l’equipaggio di un naviglio filippino nel Mar Cinese Meridionale, a circa 20 km dalle isole Spratly.

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Il dietrofront di Manila
Durante il suo mandato, il discusso presidente Rodrigo Duterte aveva dato vita ad una svolta nelle relazioni internazionali, allontanandosi da Washington e stringendo maggiori relazioni con Pechino. Ma da quando è entrato in carica nel luglio del 2022 il nuovo presidente Ferdinando Marcos Jr (figlio dell’ex dittatore Ferdinando Marcos, deposto nel 1986) ha invertito la rotta ripristinando e sviluppando la tradizionale alleanza politica e militare con gli Stati Uniti.

D’altronde le Filippine sono state formalmente una colonia statunitense dalla fine del XIX secolo – quando furono cedute a Washington dalla Spagna dopo la sconfitta di quest’ultima in un conflitto diretto con Washington – fino al 1946, per rimanere comunque nell’area di influenza della superpotenza. All’inizio degli anni ’90 si assistette a una forte riduzione della presenza militare statunitense nell’arcipelago, con il ritiro della maggior parte dei 15 militari presenti da decenni nelle due grandi basi di Clark Field e Subic Bay.

La situazione è cambiata con la firma dell’Accordo di cooperazione militare tra Manila e Washington del 2014 che ha permesso agli Stati Uniti di stanziare di nuovo un gran numero di truppe nell’arcipelago asiatico.

Washington: “contenere l’espansionismo della Cina”«I nuovi siti rafforzeranno l’interoperabilità degli Stati Uniti e le forze armate filippine e ci consentiranno di rispondere assieme (…) a una serie di sfide condivise nella regione dell’Indo-Pacifico, inclusi i disastri naturali e umanitari”, ha dichiarato la vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh, ma è più che ovvio che l’accordo risponde principalmente alla necessità di Washington di rafforzare il proprio dispositivo militare nella regione per contrastare l’influenza cinese.

Il comandante della Difesa delle Filippine, Carlito Galvez, ha messo le mani avanti, affermando che il patto militare che concede agli USA l’usufrutto a tempo indeterminato di quattro nuove basi punta esclusivamente a rafforzare la deterrenza. «La situazione geopolitica sta diventando sempre più precaria. I nostri progetti nell’ambito dell’Edca (…) non sono concepiti per l’aggressione. Non ci stiamo preparando per la guerra. Piuttosto, puntiamo a sviluppare le nostre capacità di difesa contro eventuali minacce alla nostra sicurezza».

Il capo di stato maggiore congiunto delle forze armate statunitensi, Mark Milley, è stato però molto più sincero. La Repubblica Popolare, ha accusato il generale nel corso di un’audizione al Senato federale di Washington, «sta tentando di diventare la potenza regionale egemone (…) Per questo puntiamo ad accedere alle basi e alla supervisione, e siamo impegnati in un riposizionamento nel Pacifico occidentale». «I paesi della regione si stanno armando, e tutti, con rarissime eccezioni, vogliono la presenza degli Stati Uniti nella regione» ha affermato Milley citando l’acquisto di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare da parte dell’Australia e la corsa agli armamenti intrapresa dal Giappone.

A rincarare la dose, nel corso di un’intervista alla Cnn, è stato l’ambasciatore USA a Tokyo, Rahm Emanuel. «Si guardi all’India, alle Filippine, all’Australia, agli Stati Uniti, al Canada o al Giappone. Negli ultimi tre mesi tutti questi Paesi hanno avuto un confronto di qualche tipo con la Cina. A Pechino non possono essere scioccati dal fatto che questi stessi Paesi assumano delle iniziative per proteggersi o per scoraggiare attacchi» ha accusato il diplomatico.

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Militari statunitensi e filippini durante le manovre militari congiunte

La reazione di Pechino
Ovviamente, il rafforzamento della presenza militare statunitense nelle Filippine ha suscitato la dura reazione del governo della Repubblica Popolare Cinese. A marzo una delegazione del Ministero degli Esteri di Pechino in visita a Manila ha avvertito che l’estensione dell’Edca «trascinerà il paese negli abissi del conflitto geopolitico e finirà col danneggiarne l’economia». Nel corso di una conferenza stampa, l’ambasciatore cinese a Manila Huang Xilian è stato ancora più esplicito quando ha affermato che le Filippine stanno soffiando sul fuoco delle tensioni regionali: «Ovviamente, gli Usa vogliono approfittare dei nuovi siti militari per interferire nella situazione nello Stretto di Taiwan, per perseguire i propri obiettivi geopolitici e portare avanti la propria agenda anti-cinese a spese della pace e dello sviluppo delle Filippine e della regione».

Esercitazioni congiunte tra USA e Filippine
La scorsa settimana, però, le forze armate delle Filippine e degli Stati Uniti hanno realizzato le più massicce esercitazioni militari congiunte di sempre, mobilitando circa 17500 soldati di entrambi i paesi (di cui più di 12 mila statunitensi) più un centinaio di australiani, il doppio rispetto al 2022. Le imponenti manovre, denominate “Balikatan” (spalla a spalla), hanno simulato operazioni di sbarco anfibio e di combattimento aereo e attività di addestramento a fuoco vivo. Nei giorni precedenti le forze armate cinesi avevano invece simulato, poche centinaia di km più a nord, attacchi missilistici e incursioni aeree contro obiettivi a Taiwan.

Contemporaneamente, alla fine di una riunione interministeriale – che ha coinvolto i titolari degli Esteri e della Difesa – tra Washington e Manila i due paesi hanno diffuso un comunicato congiunto in cui accusano Pechino di compiere alcune “manovre illegali” nel Mar Cinese Meridionale. A tal proposito, il presidente filippino Marcos Jr ha usato toni belligeranti: «Questo Paese non perderà un centimetro del suo territorio. Continueremo a difendere la nostra integrità territoriale e sovranità in conformità con la nostra Costituzione e con il diritto internazionale».
Nel corso della riunione gli Stati Uniti hanno formalizzato un piano volto alla consegna alle Filippine, nei prossimi anni, di radar, droni, aerei da trasporto militare e sistemi di difesa aerea e costiera. – Pagine Esteri

6644509* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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PRIVACY DAILY 96/2023


L’industria sanitaria è in subbuglio negli Stati Uniti. Al centro del ciclone, una serie di provvedimenti federali sulla privacy che sta complicando il modo in cui le aziende commercializzano i loro servizi online. La Federal Trade Commission ha aperto la strada a questa nuova iniziativa, sanzionando le aziende di teleassistenza per aver violato la privacy... Continue reading →


Il tramonto dei diritti in India


Il tramonto dei diritti in India india
Quando il leader del Congresso, Rahul Gandhi, è stato condannato a due anni di carcere per aver “diffamato” Narendra Modi è stato soltanto dell'ultimo passo lungo un processo involutivo che ormai da diversi anni contraddistingue la cosiddetta "democrazia più grande del mondo". Una nostra analisi in partnership con Gariwo Onlus.

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Fr.#27 / La buona e doverosa sorveglianza


Nel frammento di oggi: tutti i dati degli abbonamenti ai trasporti pubblici al Fisco / A New York arrivano i robot-spia / Roma promette l'espropriazione digitale / Meme e citazione del giorno.

Parere positivo per la sorveglianza dei dati sugli abbonamenti al trasporto pubblico


Con un recente comunicato il Garante Privacy ci informa di aver dato parere positivo all’invio telematico dei dati sugli abbonamenti ai mezzi pubblici all’Agenzia delle Entrate. La comunicazione dei dati degli abbonamenti di tutti i cittadini italiani sarebbe propedeutica alla compilazione della dichiarazione dei redditi precompilata.

Le comunicazioni saranno facoltative per soggetti pubblici e privati peri periodi d’imposta 2023 e 2024 e poi obbligatorie a partire dal periodo d’imposta 2025 e riguardano i trasporti locali, interregionali e regionali.

Certo, è strano però che il Garante non abbia sollevato alcuna contestazione a questa comunicazione massiva di dati, considerando che non più di tre anni fa criticava duramente lo schema dell’Agenzia delle Entrate per la fatturazione elettronica, adducendo proprio l’enorme potere informativo e di profilazione derivante dall’accentramento di dati:

prevedono la profilazione di tutti i contribuenti, anche minori d’età, e […] si ritiene invece necessario, attesi i rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati approfondire separatamente l’istruttoria al fine di acquisire ulteriori elementi di valutazione, al fine di individuare idonee garanzie…1


In ogni caso, sono certo che col parere positivo del Garante non ci sarà alcun rischio e potremo dormire sonni tranquilli, consapevoli che è tutto per il bene comune.

Anche Privacy Chronicles ha ricevuto parere positivo dal Garante Privacy. No, non è vero. Ma è un bene o un male?

Per fortuna ci protegge anche da ChatGPT, perché quello sì che è pericoloso.

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A New York arrivano i robot spioni


La polizia di New York si è recentemente dotata di alcuni giocattoli tecnologici che entreranno presto a far parte dell’armamentario dei buoni agenti impegnati a preservare la sicurezza della città2.

Saranno due robot diversi, che fanno cose diverse. Ci sarà “Digidog”, chiamato anche Spot, che aiuterà gli agenti a gestire situazioni pericolose evitando di mettere a repentaglio la loro vita. Spot è un robot-cane di cui si parla da molti anni, sviluppato da Boston Dynamics — azienda molto famosa nel campo della robotica.

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Spot è probabilmente tra i robot più avanzati al mondo e può fare un sacco di cose, come andare in ricognizione con telecamere e sensori vari. Pare che secondo il Sindaco sia cruciale per mantenere la città sicura:

The robotic mobile K-9 device is part of a number of technological rollouts the city said is "crucial" in keeping the city safe.


Viene da chiedersi quali siano state le valutazioni sulle quali hanno deciso che adottare un robot-cane fosse assolutamente fondamentale per la sicurezza della città. Data l’utilità cruciale di Spot, dobbiamo aspettarci che i pastori tedeschi delle unità cinofile saranno presto sostituiti da questo gran bel pezzo di (costosa) tecnologia?

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Il secondo pezzo è invece più goffo ma decisamente più spione di Spot. Si chiama K5 Autonomous Security Robot (ASR) ed è letteralmente una cabina mobile di sorveglianza che grazie all’intelligenza artificiale potrà anche riconoscere potenziali minacce alla sicurezza pubblica. Dicono che verrà usato in campus, centri commerciali e altri luoghi strategici che hanno bisogno di più sorveglianza. C’è sempre bisogno di più sorveglianza, no?

Sicuramente servirà un po’ di tempo per abituarsi a queste presenze, ma non ho dubbi che i buoni cittadini di New York ne saranno in grado. D’altronde, i loro cugini cinesi sono già ben abituati da tempo a vedere girare in città robot automatizzati per la sorveglianza di massa. Però hey, è per la nostra sicurezza.

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Anche Roma si dà all’espropriazione digitale


Dopo Venezia, Milano e Bologna, anche a Roma arriva il virus dell’espropriazione digitale. Secondo la Presidente del I Municipio di Roma il turismo deve essere limitato; Roma non può essere un dormitorio per turisti. Strano, considerando che fino a qualche tempo fa tutti ci raccontavano di come il turismo fosse l’oro dell’Italia.

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In ogni caso, la soluzione espropriativa è molto semplice e sempre la stessa: codici identificativi, piattaforme digitali, limiti agli affitti e all’apertura di B&B, monitoraggio continuativo. Secondo la Bonaccorsi infatti è necessario e assolutamente urgente obbligare i “portali online e i motori di ricerca a pubblicare solo annunci delle strutture dotate di codice identificativo rilasciato dal comune”.

C’è da dire che rispetto al Sindaco di Venezia almeno non ha ancora minacciato gli abitanti di ritrovarsi il picchetto di agenti della guardia di finanza h24 davanti al portone di casa.

Ma non lamentatevi: lo fanno per il vostro bene.

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

“The world, viewed philosophically, remains a series of slave camps, where citizens – tax livestock – labor under the chains of illusion in the service of their masters.”
Stefan Molyneux

Articolo consigliato


Immagine/fotoPrivacy Chronicles

Il cielo sotto Skynet

Skynet esiste già, ed è in Cina. È questo il nome con cui amichevolmente ci si riferisce al sistema interconnesso di sorveglianza presente su tutto il territorio cinese. Un nome, una garanzia, direi. Mi piace sempre parlare di Cina, perché credo che purtroppo sia una…
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2 months ago · 8 likes · 2 comments · Matte Galt

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gpdp.it/web/guest/home/docweb/…

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nbcnewyork.com/news/local/say-…



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La grande coalizione che servirebbe all’Europa


Servirebbe all’Europa una «grande coalizione»? Sì, servirebbe anche se è difficile che possa nascere. Non è tuttavia un esercizio futile immaginare un tale scenario. Può aiutare a capire meglio le difficoltà del presente. Ma occorre una premessa. Contrari

Servirebbe all’Europa una «grande coalizione»? Sì, servirebbe anche se è difficile che possa nascere. Non è tuttavia un esercizio futile immaginare un tale scenario. Può aiutare a capire meglio le difficoltà del presente. Ma occorre una premessa. Contrariamente a ciò che pensano i true believers , i veri credenti, ossia i faziosi di destra e di sinistra , quelle cose lì — destra e sinistra — contengono di tutto. Chi ha a cuore la democrazia liberale può constatare, dal suo punto di vista, quanto segue: in entrambi i contenitori (destra e sinistra) sono contemporaneamente presenti pessime idee e pessimi propositi, idee e propositi così così, buone idee e buoni propositi. Le grandi coalizioni funzionano (ma ci riescono raramente) quando i difetti dell’una e dell’altra parte si neutralizzano a vicenda. Soprattutto, possono avere successo se vengono emarginate le componenti massimaliste di entrambe.

Perché all’Europa servirebbe una grande coalizione? Per la stessa ragione per cui, di tanto in tanto, si formano grandi coalizioni entro i sistemi democratici nazionali: per fronteggiare condizioni di emergenza. Ci sono minacce che incombono sull’insieme dei cittadini europei. Anche se la percezione di quanto queste minacce siano gravi non sembra essere ancora sufficientemente diffusa. Si dice: l’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato il mondo che conoscevamo. Ma quanti fra coloro che lo dicono hanno anche capito che se è cambiato il mondo intorno a noi, dobbiamo cambiare anche noi? È chiaro quale sia il retro-pensiero di molti: dopo che la guerra in Ucraina sarà finita (nel migliore dei casi con una sconfitta russa, nel peggiore con un cessate il fuoco sine die tipo conclusione della guerra di Corea) si tornerà
al mondo pacifico di prima. Ma non è così. Comunque finisca la vicenda ucraina, l’Europa, non per sua volontà, è passata, per restarci, da una condizione di pace a una di non-pace. Con rischi di guerra «calda» sempre in agguato. Significa che la minaccia e le pressioni della potenza euroasiatica (la Russia) sull’Europa non cesseranno.

Si pensi anche al movimento a tenaglia, alla minaccia russa dal Sud. Gli attuali scontri in Sudan sono alimentati dalla Wagner, braccio armato della Russia in Africa e in Medio Oriente (non solo in Ucraina). La pressione russa sull’Europa arriva dall’Est ma arriverà presto anche dal Sud. Ci sono in gioco, oltre che il controllo del Mediterraneo, anche quello di materie prime, opportunità di mercato, risorse energetiche. Per non parlare del fatto che una Russia insediata in luoghi strategici dell’Africa, del Medio e Vicino Oriente può ricattare e destabilizzare l’Europa mediante la gestione politica dei flussi migratori. E c’è naturalmente la Cina, con la sua potenza economica, e ormai anche militare, decisa quanto il suo alleato russo (ma con molte più risorse e capacità) a indebolire e a disarticolare il mondo occidentale, Europa in testa. Come ha osservato Sergio Fabbrini ( Il Sole 24ore , 10 aprile), commentando il viaggio in Cina di Macron, ai cinesi conviene trattare, come fanno, con le piccole nazioni europee singolarmente prese, sfruttando le nostre fragilità, piuttosto che con la Commissione europea. La Cina, inoltre, vuole fare di tutto per accelerare il ridimensionamento della potenza internazionale degli Stati Uniti. Lo ha osservato Danilo Taino (Corriere , 17 aprile). Gli europei antiamericani se ne rallegrano ma se quel ridimensionamento ci sarà, un’Europa divisa e quindi debole, cadendo sotto l’influenza di potenze autoritarie, cesserà prima o poi di essere democratica.

Una grande coalizione, eliminati da una parte e dall’altra gli incompatibili, a cominciare dai putiniani e cripto-putiniani di destra e di sinistra, potrebbe affrontare alcuni dei più gravi problemi che ha l’Europa. A cominciare dalla questione della sicurezza. Una compresenza, nel governo dell’Europa, di forze, di sinistra e di destra, consapevoli che il possesso di mezzi coercitivi (la forza militare) è necessario per garantire la sicurezza europea, potrebbe fare passi significativi in materia di difesa comune mantenendo contemporaneamente intatti i legami atlantici, l’alleanza politica e militare con gli Stati Uniti: difesa europea sì, terza forza fra Stati Uniti e Cina, spezzando in due il campo democratico, no. Checché ne dica Macron. Per inciso, non è possibile pensare realisticamente alla sicurezza europea se non si recupera, quanto meno in materia di difesa, la Gran Bretagna. Perché ci serve la sua forza militare e perché la presenza britannica è necessaria per bilanciare e, possibilmente, neutralizzare, i ricorrenti pruriti neogollisti della Francia.

Il richiamo al caso britannico serve anche per un’altra ragione. Brexit è stata soprattutto il frutto di una rivincita dell’insularità rispetto al continente. Ma al di là di ciò, molte delle critiche che i britannici rivolgevano all’Unione, quando ne facevano parte, non erano campate in aria. Quelle critiche venivano sempre bollate come frutto dell’«euroscetticismo»: qualche volta lo erano ma altre volte erano invece espressione di un disagio, squisitamente liberale, davanti all’eccesso di dirigismo che caratterizzale istituzioni europee. Se in una grande coalizione fossero presenti forze che condividono alcune di quelle critiche, forse le istituzioni europee, alla lunga, ne trarrebbero giovamento.

Da ultimo pensiamo al tema delle migrazioni. Una grande coalizione potrebbe mettere fuori gioco gli opposti estremismi (in Italia essi si manifestano, per così dire, in purezza): le pulsioni xenofobe di certa destra («Chiudiamo le porte ai barbari») e quelle evangelico-terzomondiste di certa sinistra («Sono loro i più deboli. Vanno accolti tutti»). Serve un punto di equilibrio. Una gestione realistica dei flussi (a livello europeo, come tanti invocano) non è possibile se gli opposti estremismi non vengono neutralizzati.

Sappiamo che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni spera, dopo le prossime elezioni europee, di ottenere un ribaltamento delle alleanze, fare nascere una intesa fra popolari e conservatori nel Parlamento di Strasburgo. Sia o no realistico tale disegno non è comunque ciò a cui si riferisce lo scenario ipotizzato. Qualcuno può dire che qui si immagina, su scala europea, una sorta di «agenda Draghi». Nessuno ha mai capito cosa fosse la suddetta agenda. Però in politica c’è sempre bisogno di parole d’ordine e slogan. E dunque perché no?

Corriere della Sera

L'articolo La grande coalizione che servirebbe all’Europa proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Si è svolto oggi l’incontro tra i Ministri Matteo Salvini, Matteo Piantedosi e Giuseppe Valditara sulla sicurezza stradale.


GiustaMente


Due questioni di giustizia occupano le cronache: l’ipotesi di una revisione processuale per gli ergastolani della strage di Erba e la fuga di un detenuto in procinto d’essere estradato. Sono casi diversi, ma che hanno in comune la distrazione dal nocciolo

Due questioni di giustizia occupano le cronache: l’ipotesi di una revisione processuale per gli ergastolani della strage di Erba e la fuga di un detenuto in procinto d’essere estradato. Sono casi diversi, ma che hanno in comune la distrazione dal nocciolo del problema. Che è grave e pericoloso.

Due coniugi, Rosa Bazzi e Olindo Romano, sono condannati all’ergastolo, con tre sentenze conformi, per avere ucciso quattro persone e ferito gravemente una quinta l’11 dicembre del 2006. Un sostituto procuratore generale, presso il Tribunale di Milano, chiede ora che il processo sia rivisto, ritenendo innocenti i condannati. C’è chi sostiene di averlo sempre detto e chi (“Le Iene”) ne ha recentemente fatto oggetto di trasmissioni televisive con analoga finalità: sostenere che sono innocenti. Tutto legittimo. Ma, ove mai la richiesta venga accolta, il processo si rifarà in tribunale e non in televisione, sulla stampa o al bar. Capisco che tutto faccia spettacolo, purché sia chiaro che quello cui assistiamo è solo spettacolo. La questione è tutt’altra e anche gravida di dolorose conseguenze.

Fra le ragioni che il sostituto procuratore generale adduce, oltre a una diversa valutazione di prove e testimonianze, vi è un preciso e gravissimo rilievo. Leggo che considera «indotte, con modalità che definire poco ortodosse è fare esercizio di eufemismo, le “confessioni”, trattate invece alla stregua di prove regine». E aggiunge: «certo è che i due sono soggetti a qualche “manipolazione” da parte dei Carabinieri». Ed è qui che si apre una voragine, perché sotto processo deve finire qualche magistrato o responsabile dell’Arma.

Nessuno di noi crede che in tribunale possa agguantarsi una verità assoluta e non smentibile, sappiamo bene che l’errore non è mai cancellabile. Ma ritenere che dei collegi giudicanti considerino «prove regine» delle confessioni è come dare loro degli incapaci, se non analfabeti del diritto. Ritenere che le indagini abbiano indotto o coartato gli indagati a confessare quel che non hanno commesso è ipotizzare un reato in capo a chi interrogava, sia nel caso della polizia giudiziaria che del pubblico ministero responsabile delle indagini. Affermare che i Carabinieri possano «manipolare» gli indagati è immaginare loro come violatori della legge e il pm come loro complice o incapace di accorgersene. Fine. È questo il problema: qualcuno deve rispondere di quel che successe o di quel che sta accadendo, perché gli uni o l’altro stanno facendo il possibile per togliere credibilità e affidabilità alla pur fallace giustizia.

L’altro è il caso di Artem Uss, cittadino russo, tratto in arresto all’aeroporto perché ricercato negli Stati Uniti quale trafficante e complice degli aggiramenti delle sanzioni alla Russia. Dopo più di un mese in carcere, i giudici assegnano ai domiciliari la custodia cautelare, con braccialetto elettronico. Uss si libera del braccialetto e se ne va. Il ministro della Giustizia invia gli ispettori al Tribunale di Milano e la presidente del Consiglio considera dubbie le motivazioni dei domiciliari. Errori a catena.

I giudici devono restare liberi di sentenziare quel che credono e, semmai, la responsabilità dev’essere fatta valere ove sia il procedimento stesso a smentirli, non il potere esecutivo. I giudici non si occupano della sicurezza nazionale o di rapporti internazionali, ma della responsabilità penale, che è personale. Se Uss era da sorvegliare (e lo era) potevano circondare la casa con l’esercito o potevano chiedere ai servizi di sicurezza (che sostengono di nulla sapere!!), non sindacare i giudici. In ogni caso, una volta scappato, sia lui che il padre hanno tenuto a ringraziare gli «amici italiani» che lo hanno aiutato. Questa non è cortesia ma il manifestarsi di un ricatto attivo, teso a far sapere che potrebbero uscire i nomi degli «amici», veri o inventati. Quindi ci si preoccupi di quel che sarà fatto (o non fatto) per evitarlo. E si usi la mente nel parlare di giustizia.

LA RAGIONE

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Germany insists in major revision of the EU Chat Control proposal to protect fundamental rights


Germany will not support the EU Commission’s „Chat Control“ proposal of a regulation on Child Sexual Abuse unless major changes are implemented, a leaked position paper reveals: … https://netzpolitik.org/2023/bundesregierung-innenministerium-setzt-sich-

Germany will not support the EU Commission’s „Chat Control“ proposal of a regulation on Child Sexual Abuse unless major changes are implemented, a leaked position paper reveals:

1) The country opposes „client-side scanning“ on personal devices and wants to exclude end-to-end encrypted messages from scanning. Audio communications and phone calls would also be exempted from scanning.

2) As for server-side mass scanning of private communications and cloud storage, the government „reserve[s] the right to make additional requests at a later date“, questioning the „permissibility“ of such scans in view of fundamental rights. Indeed the European Parliament’s Research Service found only last week that the globally unprecedented scanning orders proposed by the EU Commission would stand in Court only if they were targeted and „specific with regards to the group of individuals to be monitored“.

3) The German government also insists that no voluntary mass scanning by providers in the absence of an order should take place, as currently practised by various US services such as Facebook/Instagram Messenger, Gmail, outlook.com.

4) The proposed age verification requirements for communications services „must allow for anonymous or at least pseudonymous use of the services in question“. It is feared that these requirements could effectively mean the end of anonymous e-mail or messenger accounts, which can be essential for whistleblowers.

Pirate Party MEP Patrick Breyer, shadow rapporteur (negotiator) for his group in the Civil Liberties Committee (LIBE) and long-time opponent of mass scanning of private communications, comments:

„The EU Commission’s globally unprecedented proposal of indiscriminately searching the content of any private correspondence and photos is increasingly falling apart. A Chinese-style mass surveillance scheme as extreme as this doesn’t exist anywhere else in the free world for a reason: It would inflict a death blow to the security and secrecy of communications as well as the right to communicate anonymously, which protect children, victims, whistleblowers, dissidents, industry, governments and many more.

What we really need instead of untargeted chat control and identification obligations for age verification is obliging law enforcement agencies to have known exploitation material removed from the internet, as well as Europe-wide standards for effective prevention measures, victim support and counselling, and for effective criminal investigations.”


patrick-breyer.de/en/germany-i…




CELEBRITÀ DI INTERNET E STUDIOSI DI MEME. Viola Stefanello a teatro...

Stavolta pr la comunità @Etica Digitale (Feddit) pubblichiamo qualcosa di più leggero.

INTERNET! MEME!! SOCIAL!!! CREATOR!!!! CONTENUTI!!!!! RYAN BRODERICK!!!!!! UNO SHOW SULLA CULTURA DI INTERNET

Come dice il titolo: una serata a metà tra la stand-up comedy e il game show per scoprire se le celebrità di internet e gli studiosi di meme sanno cose (e cosa sanno), e dimostrare che si può parlare di internet offline senza essere cringe.

Il superospite sarà @Ryan Broderick (ex Buzzfeed, oggi Garbage Day), arrivato direttamente dall’America, mentre @Viola Stefanello 👩‍💻 (giornalista de Il Post) condurrà due ore di digressioni, presentazioni Powerpoint e cose allucinanti varie raccontate da accademici, artisti, memer, tiktoker e altre persone che di lavoro postano online.

Con chi?!

Sul palco si alterneranno Eterobasiche, Giulio Armeni (Filosofia Coatta), Giada Arena, Valentina Tanni, Silvia Dal Dosso (Clusterduck), Daniele Zinni (Inchiestagram).

Quando?!

Mercoledì 10 maggio alle 21 spaccate.

Dove?!

A BASE Milano, via Bergognone 34, fermata Porta Genova M2. **Chi c'è dietro?!

ACQUISTA IL BIGLIETTO!

LINK ALL'EVENTO MOBILIZON

La locandina dello spettacolo


Celebrità di internet e studiosi di meme. Celebrità di internet e studiosi di meme: cosa sanno? sanno cose?? scopriamolo insieme!
Inizia: Mercoledì Maggio 10, 2023 @ 9:00 PM GMT+02:00 (Europe/Rome)
Finisce: Mercoledì Maggio 10, 2023 @ 11:30 PM GMT+02:00 (Europe/Rome)
<b>CELEBRITÀ DI INTERNET E STUDIOSI DI MEME: COSA SANNO? SANNO COSE?? SCOPRIAMOLO INSIEME!</b></p><p>L'evento: <i>INTERNET! MEME!! SOCIAL!!! CREATOR!!!! CONTENUTI!!!!! RYAN BRODERICK!!!!!!</i></p><p>Come dice il titolo: una serata a metà tra la stand-up comedy e il game show per scoprire se le celebrità di internet e gli studiosi di meme sanno cose (e cosa sanno), e dimostrare che si può parlare di internet offline senza essere cringe.</p><p>Il superospite sarà <b>Ryan Broderick</b> (ex Buzzfeed, oggi <b>Garbage Day</b>), arrivato direttamente dall’America, mentre <b>Viola Stefanello</b> (<b>Il Post</b>) condurrà due ore di digressioni, presentazioni Powerpoint e cose allucinanti varie raccontate da accademici, artisti, memer, tiktoker e altre persone che di lavoro postano online.</p><p><b>Con chi?!</b> Sul palco si alterneranno <b>Eterobasiche</b>, <b>Giulio Armeni</b> (Filosofia Coatta), <b>Giada Arena</b>, <b>Valentina Tanni</b>, <b>Silvia Dal Dosso</b> (Clusterduck), <b>Daniele Zinni</b> (Inchiestagram).</p><p><b>Quando?!</b> Mercoledì 10 maggio alle 21 spaccate (Apertura porte h. <b>20:00</b>)</p><p><b>Dove?!</b> A BASE Milano, via Bergognone 34, fermata Porta Genova M2. **Chi c'è dietro?!</p><p><b>La serata è organizzata da Viola Stefanello (Il Post), Valerio Bassan (Ellissi), Iconografie e BASE Milano.</b></p><p><b>Vieni?!</b></p><p>Questo è un evento 18+</p><p>Presentato da Oxa srl impresa sociale.



UK data reform bill revived after lengthy legislative delay  


The UK’s data reform bill, set to revamp the country’s post-Brexit data protection regime, was debated in Parliament on Monday (17 April) after being shelved for several months.


euractiv.com/section/data-priv…



Sudan e Arabia saudita mettono in crisi gli Accordi di Abramo


Netanyahu si dice fiducioso sugli sviluppi delle intese del 2020. Ma il conflitto interno tra Al Burhan e Mohammed Dagalo ha bloccato la firma del trattato di pace tra Israele e Sudan. E Riyadh dopo la riconciliazione con Teheran ora riceve Hamas L'artic

di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 18 aprile 2023 – Israele starebbe partecipando agli sforzi per ridurre l’escalation il Sudan, almeno così riporta il quotidiano Yisrael Hayom vicino al governo Netanyahu. Non solo, secondo il giornale, rappresentanti del capo della giunta militare golpista Abdel Fattah al-Burhan e del comandante paramilitare Mohamed Hamdan Dagalo sono stati in contatto con Israele mentre l’esercito regolare e le Forze di supporto rapido si combattevano senza esclusione di colpi e nelle strade giacevano decine di corpi di militari e civili uccisi. È possibile, se si tiene conto delle preoccupazioni in casa israeliana. Il Sudan è uno dei quattro paesi arabi che hanno normalizzato i rapporti con lo Stato ebraico aderendo agli Accordi di Abramo del 2020 e ora, scrive sempre Yisrael Hayom, la firma dell’accordo di pace con Khartoum va nel freezer.

È una brusca frenata alle intenzioni più volte espresse dal primo ministro Netanyahu di rafforzare i rapporti di Israele con i membri attuali delle intese del 2020 e di allargarli ad altri paesi arabi. E se il Sudan, povero ma importante per la sua posizione strategica, va nel congelatore, si assottigliano pure le possibilità per il governo israeliano di portare negli Accordi di Abramo la ricca e influente Arabia saudita. Un obiettivo che Netanyahu credeva di avere a portata di mano appena un paio di mesi fa. Non solo Riyadh all’inizio di marzo si è riconciliata con la nemica Teheran e il processo di avvicinamento tra i due paesi va avanti, ma l’Arabia saudita adesso stringe i rapporti con le leadership palestinesi, allontanando l’obiettivo fondamentale degli Accordi di Abramo: normalizzare le relazioni di Israele con i paesi arabi dimenticando l’occupazione militare dei Territori palestinesi.

Occupazione israeliana che, almeno in apparenza, la casa regnante saudita non intende mettere da parte tanto da accogliere nelle ultime ore prima a Gedda il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, e poi a Riyadh il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, una visita questa di eccezionale significato se si tiene conto dei rapporti di fatto inesistenti per anni tra l’Arabia saudita e il movimento islamico palestinese. Sviluppi che generano malumore a Tel Aviv e non fanno piacere anche all’Anp. Haniyeh era atteso da funzionari sauditi con i quali avrebbe discusso di una serie di questioni palestinesi e regionali e dei 68 militanti del movimento islamico detenuti in Arabia Saudita. Con Haniyeh c’erano due pezzi da novanta di Hamas: il «ministro della guerra» Saleh Arouri e il capo dell’organizzazione all’estero Khaled Meshaal. Il gelo tra Riyadh e Hamas era sceso nel 2007 quando il movimento islamico palestinese aveva preso con la forza il controllo di Gaza a danno dell’Anp. Per Hamas riconciliarsi con i Saud significa anche esercitare pressioni su Riyadh affinché non normalizzi le relazioni con Israele.

Netanyahu lo sa, perciò la svolta saudita è un altro boccone amaro mentre la sua coalizione di governo perde consensi. Se si svolgessero adesso le elezioni perderebbe la maggioranza secondo un sondaggio. Avrebbe soltanto 52 seggi in parlamento, a fronte degli attuali 64. Dati che sono frutto dell’ondata di contestazione popolare per la riforma giudiziaria presentata dal governo che sta avendo ricadute anche sull’economia. L’agenzia di rating Moody’s ha declassato venerdì le prospettive economiche di Israele da positive a stabili, citando proprio le recenti proteste contro la riforma della magistratura. Per Netanyahu e il ministro delle finanze Smotrich invece «L’economia di Israele è stabile e solida e con l’aiuto di Dio rimarrà tale». Pagine Esteri

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Deerhoof - Miracle-Level


I fatti dicono che: Miracle-Level è il diciannovesimo album in studio dei Deerhoof ed è il loro primo cantato interamente in giapponese. C’è di che meravigliarsi, ma non di che impaurirsi. Tolti i testi, di cui la maggior parte di noi non capirà un acca,¹ la musica è quella dei Deerhoof che abbiamo imparato ad amare, appena appena più pop e diretta di quella fuoriuscita dalle prove precedenti, ma sempre piacevolmente unica e bislacca. E il giapponese sembra aderire come un guanto alle strutture sghembe, alle melodie appiccicose e a quelle malinconiche, agli scatti rumoristici più o meno imprevisti, alla voce di Satomi Matsuzaki ovviamente, ma pure, incredibilmente, a quella di Greg Saunier. @Musica Agorà

iyezine.com/deerhoof-miracle-l…

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Parole belle, giuste e definitive di Luciana Littizzetto su Enea, il bambino


#CTCF

Puoi ascoltarle su Raiplay dal minuto 1:59:36:
raiplay.it/video/2023/04/Che-t…

Oppure leggerle qui:
"Caro Enea, bel cicciottino di 2 kg e mezzo, cucciolo di specie umana, super-millenial, classe 2023. Piccolo avannotto che dai le tue prime bracciate nel mare tempestoso della vita.
Perché la tua mamma dopo averti tenuto nella sua pancia per nove mesi ha pensato che saresti stato meglio lontano da lei. Credo che questa decisione le sia costata molto cara, sai Enea. Così ti lasciato in una culla per la vita a Milano.
Le culle per la vita non ci sono solo a Milano sai. Ci sono in tante città d’Italia. Ci sono a Napoli, Varese, Parma, Padova, Firenze e Roma. Più di una in ogni regione. E funzionano così: Appena la mamma appoggia il bambino in quella piccola cuccia calda scatta un sensore collegato con l’ospedale più vicino che allerta i medici che intervengono subito.
Per questo non credere mai a quelli che dicono che la tua mamma ti ha abbandonato. Non ti ha abbandonato, ti ha affidato. Son due verbi molto diversi sai…quando crescerai lo capirai.
Abbandonare significa mettere in pericolo, fregarsene di cosa succederà dopo, vuol dire che non te ne importa niente.
Affidare invece è diverso. È avere così tanta fiducia nell’altro da chiedergli di custodire la cosa che più ti sta a cuore.
Semplicemente le mani di mamma hanno incontrato altre mani. È stata una catena d’amore Enea caro.
Non succede solo a te sai. Pensa che in Italia capita a 400 bambini all’anno. E la maggior parte trova una nuova famiglia già dall’ospedale.
Sai, per noi adulti la vita è un casino e a volte siamo costretti a fare cose che non vorremmo. Sembra strano dirlo a te che di settimane su questa terra ne hai così poche ma ti assicuro che più invecchi più le cose si complicano.
Non so come mai la tua mamma l’abbia fatto e se vogliamo davvero rispettarla non dobbiamo neanche chiedercelo. Al contrario. Dobbiamo custodire il suo segreto con rispetto, silenzio e soprattutto compassione.
Sappi comunque che mamma, con il suo gesto pieno di amore e di dolore, ha messo in moto una catena di protezione che nei decenni in Italia abbiamo reso sempre più forte…
E che parte dagli ospedali, fino ad arrivare ai tribunali dei minori, agli assistenti sociali, ai genitori affidatari, a quelli adottivi.…
E questa catena sta dentro una cosa che si chiama Stato e serve apposta per tutelare i diritti di tutti, neonati, bambini, mamme e papà perduti e fragili. Famiglie tradizionali e famiglie non tradizionali.
Perché non è vero che la società non esiste. Esiste eccome. E dobbiamo fidarci di lei.
Porti un nome importante, Enea, il nome di un signore fuggito da una città in fiamme per cercare una nuova vita e una nuova casa… la stessa cosa è capitata a te… quell’altro Enea ce l’ha fatta, sono sicura che ce la farai anche tu.
Ti auguro di diventare tutto ciò che si sogna da bambini: astronauta, calciatore, Harry Potter, pilota di Ferrari, dentista di Leoni in Africa, rockstar come i Maneskin…sosia di Chiattillo o mimo ai semafori.
Sono certa che avrai al tuo fianco una mamma e un papà al 100% che ti ameranno moltissimo. Ti ameranno un botto. Non dubitarne mai neanche un secondo.
Purtroppo la vita a volte somiglia alla scuola guida: le partenze in salita sono difficili, certo, ma se impari a farle, poi non ti spaventa più nulla.
Benvenuto pulcino di Pasqua. Ti riempiamo di baci. Luciana."

#CTCF


LIBRI. Igiaba Scego: “Il nostro corpo in una guerra che non riusciamo a superare”


"Cassandra a Mogadiscio", candidato al Premio Strega, è l'ultimo libro dell'autrice di origini somale. È un romanzo in parte autobiografico che parla di memoria, guerra, colonialismo, diaspora, e di dialogo intergenerazionale. L'intervista audio della gio

di Daniela Volpecina –

Pagine Esteri, 18 aprile 2023.Cassandra a Mogadiscio” è il titolo del nuovo libro di Igiaba Scego, scrittrice italiana di origini somale. Un romanzo in parte autobiografico, edito da Bompiani e candidato al Premio Strega, in cui emergono con forza alcune delle tematiche da sempre care all’autrice: la memoria, la guerra, il colonialismo, la diaspora, il dialogo intergenerazionale. L’abbiamo incontrata in occasione della quarta edizione di ‘Napoli Città Libro – il Salone del Libro e dell’Editoria’ al termine di un dibattito a tre voci con le giornaliste Donatella Trotta e Ileana Bonadies.

Con Igiaba, attenta osservatrice e testimone privilegiata della storia dei Paesi del Corno d’Africa degli ultimi quarant’anni, abbiamo parlato delle attuali condizioni della Somalia, scossa oltre che dall’instabilità politica e dalla minaccia del terrorismo, anche da una emergenza carestia innescata da una prolungata siccità e dalla guerra in Ucraina che ha ridimensionato notevolmente le quantità di grano, farine e fertilizzanti disponibili. E poi la visita, appena conclusa, della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Etiopia. Le politiche migratorie del Governo italiano. Lo Ius soli. La guerra in Siria e in Afghanistan.
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Scorpio in Orbita. Così Elettronica raggiunge lo Spazio


Elettronica raggiunge lo spazio e porta l’electronic Intelligence in orbita. La società italiana specializzata nel campo di soluzioni tecnologiche per la difesa elettronica ha lanciato per la prima volta un suo payload oltre l’atmosfera. Si tratta del sis

Elettronica raggiunge lo spazio e porta l’electronic Intelligence in orbita. La società italiana specializzata nel campo di soluzioni tecnologiche per la difesa elettronica ha lanciato per la prima volta un suo payload oltre l’atmosfera. Si tratta del sistema Scorpio, uno strumento per la raccolta di informazioni attraverso lo spettro elettromagnetico, che ha raggiunto l’orbita a bordo di un Falcon 9 di SpaceX, partito dalla stazione spaziale di Vandenberg, in California. Il lancio rientra nel piano strategico della società chiamato Tenet, che definisce gli obiettivi e le risorse che servono per un rafforzamento della propria posizione di leadership basandosi su un modello di crescita orientato all’innovazione e d all’espansione in nuove aree geografiche e che include proprio la Space electronic warfare (Space Ew) tra i suoi ambiti di crescita.

La missione di Scorpio

Il lancio di Scorpio è avvenuto grazie alla collaborazione tra Elettronica e la società italiana D-Orbit, azienda di tecnologia e logistica spaziale in stile Silicon Valley fondata nel marzo 2011 quotata al Nasdaq, che ha messo a disposizione un satellite taxi che ha messo in orbita bassa (Leo) lo strumento Scorpio. Il nuovo sistema svolge attività di electronic Intelligence e consente di intercettare, identificare e localizzare sorgenti elettromagnetiche terrestri (segnali Rf) dallo Spazio, sfruttando algoritmi di intelligenza artificiale per l’elaborazione e la classificazione delle informazioni. Nello specifico questa prima missione avrà l’obiettivo di raccogliere dati non classificati osservati sulla Terra.

Elettronica in orbita

Con questo lancio Elettronica espande le proprie competenze al servizio di un ulteriore dominio operativo, quello spaziale, che si aggiunge agli altri quattro in cui è già presente con i propri sistemi di difesa: aereo, terrestre, marittimo e cyber. I sistemi sviluppati nell’ambito Space Ew si avvarranno delle competenze già acquisite nel cyber-space e saranno integrate per la protezione e il contrasto dalle minacce cibernetiche. “Siamo molto orgogliosi del nostro approdo a questo nuovo dominio” ha commentato Enzo Benigni, presidente e ceo di Elt, aggiungendo che “la particolare esperienza che deriva dall’applicazione delle competenze nel settore Emso nel dominio spaziale rappresenta oggi una risorsa strategica per la sovranità tecnologica dell’Italia in un ambito e un settore sempre più cruciale per la difesa e la sicurezza anche in ambito civile”.


formiche.net/2023/04/scorpio-o…



GLI INSEGNANTI DANESI USANO LE APP PER CONTROLLARE L'UMORE DEI PROPRI STUDENTI

@Etica Digitale (Feddit)

Le aziende affermano che il software può aiutare a migliorare il benessere, ma alcuni esperti temono che potrebbe avere l'effetto opposto. Di Arian Khameneh su Technology Review

Ci sono poche prove che una quantificazione di questo tipo possa essere utilizzata per risolvere problemi sociali e promuovere l'abitudine all'autosorveglianza fin dalla tenera età potrebbe alterare radicalmente il rapporto dei bambini con se stessi e tra di loro in un modo che li fa sentire peggio. piuttosto che migliore. "Difficilmente possiamo andare in un ristorante o a teatro senza che ci venga chiesto come ci sentiamo dopo e spuntando caselle qua e là", afferma Karen Vallgårda, professore associato all'Università di Copenaghen che studia storia della famiglia e dell'infanzia. "C'è una quantificazione delle emozioni e delle esperienze che sta crescendo, ed è importante che ci chiediamo se questo sia l'approccio ideale quando si tratta del benessere dei bambini".

NB: Gli scolari danesi sono nel bel mezzo di una crisi di salute mentale che uno dei più grandi partiti politici del paese ha definito una sfida "uguale all'inflazione, alla crisi ambientale e alla sicurezza nazionale". Nessuno sa perché, ma in pochi decenni il numero di bambini e giovani danesi affetti da depressione è più che sestuplicato. Un quarto degli alunni della nona elementare riferisce di aver tentato l'autolesionismo. (il problema non è circoscritto alla Danimarca: gli episodi depressivi tra gli adolescenti statunitensi sono aumentati di circa il 60% tra il 2007 e il 2017, e anche i tassi di suicidio tra gli adolescenti sono aumentati di circa il 60% nello stesso periodo). preoccupazioni" sullo stato mentale dei bambini che vedono nel loro lavoro e ha avvertito che se non si interviene immediatamente, "non vedono alcuna speranza per invertire la tendenza negativa".

Immagine di NICOLE RIFKIN

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Export armi agli Emirati Arabi Uniti. Il governo fa cadere il divieto


Cade il divieto di export di armi negli Emirati Arabi Uniti. Lo ha deciso il governo di Giorgia Meloni, che ha dato attuazione a una decisione presa dal precedente esecutivo guidato da Mario Draghi. “Il 5 agosto 2021, il Consiglio dei ministri ha avuto co

Cade il divieto di export di armi negli Emirati Arabi Uniti. Lo ha deciso il governo di Giorgia Meloni, che ha dato attuazione a una decisione presa dal precedente esecutivo guidato da Mario Draghi.

“Il 5 agosto 2021, il Consiglio dei ministri ha avuto conferma dall’allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, d’intesa con il Parlamento, dopo un’indagine conoscitiva della Commissione affari esteri e comunitari della Camera, del fatto che l’impegno militare degli Emirati Arabi Uniti in Yemen era cessato. In seguito, lo scenario ha continuato a evolversi positivamente: da aprile 2022 le attività militari in Yemen sono rallentate e circoscritte e l’attività diplomatica ha avuto una importante accelerazione”.

“L’impegno degli Emirati Arabi Uniti con altri attori regionali ha fatto progressi”, spiega la nota post Consiglio dei ministri. “Tra il 2015 e il 2021 gli Emirati hanno stanziato 5,5 miliardi di euro per la stabilizzazione e ricostruzione dello Yemen, impegno che è continuato nel 2022 con 500 milioni di euro e ancora nel novembre scorso, con Fondo monetario internazionale e Arab Monetary Fund, con un impegno di 1,5 miliardi di dollari in tre anni”, si legge ancora.

È alla luce di questi “nuovi elementi” che “il Consiglio dei ministri oggi, dopo aver ascoltato una dettagliata relazione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ha dato attuazione a quanto stabilito dal precedente Governo, e dunque attesta che l’esportazione di materiale d’armamento negli Emirati Arabi Uniti non ricade più tra i divieti stabiliti dall’art. 1, commi 5 e 6, della legge 9 luglio 1990, n. 185”.

A inizio marzo, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, aveva fatto visita negli Emirati Arabi Uniti. Una vista che “segue da vicino la recente visita del ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ad Abu Dhabi, che potrebbe indicare un focus sul rinvigorimento della cooperazione in difesa e sicurezza, compresa la vendita di armi”, spiegava Ebtesam al-Ketbi, presidente e fondatrice dell’Emirates Policy Center, a Formiche.net. “Ciò suggerisce”, aggiunga allora, “una nuova pagina nel rapporto tra i due Paesi che ha superato la spaccatura nel rapporto tra i due Paesi nel 2021”.


formiche.net/2023/04/emirati-a…



Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” – 20 aprile 2023, Tivoli


Aula Magna del Convitto Nazionale Amedeo di Savoia Saluti iniziali ELIANA LELLI, Presidente Consiglio Ordine Avvocati di Tivoli NICOLA DI GRAZIA, Presidente Sezione Penale del Tribunale Tivoli GIUSEPPE PROIETTI, Sindaco del Comune di Tivoli Introducono MO

Aula Magna del Convitto Nazionale Amedeo di Savoia

Saluti iniziali
ELIANA LELLI, Presidente Consiglio Ordine Avvocati di Tivoli
NICOLA DI GRAZIA, Presidente Sezione Penale del Tribunale Tivoli
GIUSEPPE PROIETTI, Sindaco del Comune di Tivoli

Introducono
MONICA ROSSI, Avvocato
VALTER CARA, Avvocato
FRANCESCO FRATINI, Avvocato

Intervengono
ALESSANDRO PALOMBI, Membro della II Commissione Giustizia
ENRICO COSTA, Membro della II Commissione Giustizia
FABIO FERRARA, Presidente Camera Penale di Palermo
FRANCESCO PETRELLI, Direttore Rivista UCPI DIRITTO DI DIFESA
BENIAMINO MIGLIUCCI, Presidente della Fondazione UCPI

Modera
FABIO FRATTINI, Presidente Camera Penale di Tivoli

Sarà presente l’autore

L'articolo Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” – 20 aprile 2023, Tivoli proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Hanno approvato in Italia una legge per un contrasto forte alla pirateria. Il fatto è che comporta rischi importanti per gli internauti.



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La decisione del governo di nominare il Responsabile del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Viminale, Commissario straordinario all' Emergenza Nazi


#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

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Phantom of the Paradise


Questo film è la storia di quel sound..., dell'uomo che lo creò, della ragazza che lo cantò e del mostro che lo rubò.

Questo è l'intro di apertura del musical dal regista Brian De Palma ,prodotto dalla 20th century Fox nel 1974, (andato in onda in Italia nel 1989) e uno dei pochi musical che ho più apprezzato (io che non adoro i musical)e che sono andata a scovare per curiosità dopo che un amico americano ci aveva chiesto di partecipare ad una tribute per il 50' anniversario dell'uscita.

iyezine.com/phantom-of-the-par…



L'intenso e violento scontro militare tra i generali del Comitato di sicurezza e le loro forze sta esponendo le masse del nostro popolo al pericolo e all'incosc



Cesare Viel


Cesare Viel immagina forme di soggettività altre che interpretano l’arte come momento di scambio emozionale e di relazione con la collettività.

iyezine.com/cesareviel

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Il Ministro Giuseppe Valditara per la #GiornataDelMare, in collaborazione con la Guardia Costiera, e con il Ministro Nello Musumeci, ha spiegato come l’ecologismo autentico consenta al mare di continuare a essere un trainante fattore di sviluppo.


Le riforme previdenziali come lotta di classe alla rovescia | La Fionda

"Siamo davanti a una sorta di subalternità ideologica dei sindacati rispetto agli interessi padronali, questa subalternità non si manifesta solo con l’assenza del conflitto ma attraverso richieste che alla fine non incrementano potere di acquisto e di contrattazione."

lafionda.org/2023/04/14/le-rif…



Alternanza alla base NATO di Sigonella: studenti a scuola di guerra | Senza Tregua

"In un contesto in cui la Sicilia riconferma il record negativo di dispersione scolastica, con picchi del tasso di abbandono che raggiungono il 25% a Catania, la priorità del governo regionale sembra essere quella di educare i giovani alla guerra. In una regione in cui disoccupazione e lavoro nero affossano le condizioni di vita di migliaia di proletari e in cui il lavoro è per lo più precario, pare non esserci alternativa per le classi popolari: emigrare, arruolarsi, o andare ad alimentare la filiera bellica che per ragioni strategiche proprio in Sicilia è particolarmente sviluppata."

senzatregua.it/2023/04/14/alte…



🐳 Oggi il Ministero celebra a Genova, in collaborazione con la Guardia Costiera, la #GiornatadelMare. Alla manifestazione prenderanno parte oltre 700 studenti provenienti da tutta Italia.


Carlo Calenda, Matteo Renzi e il Rolex dei poli superflui



Si noti lo slogan alle spalle dei due ben vestiti. Di serio, nel loro caso, pare ci sia più che altro il bisogno di una revisione complessiva del regime alimentare.

Nello stato che occupa la penisola italiana le gazzette di metà aprile 2023 intrattengono i sudditi col volare di stracci tra i ben nutriti nella foto qui sopra.
Al di là dei link indispensabili alla comprensione dei contenuti pubblicati in questa sede, non è nostra abitudine trarre materiale da gazzette. In questo caso però riportiamo l'epitaffio del loro "progetto politico" pubblicato proprio da una di esse, perché abbastanza coincidente con quanto avrebbe potuto dire sull'argomento qualsiasi persona seria. Nel testo originale ricorre il nome dello stato che occupa la penisola italiana; come nostra abitudine ce ne scusiamo in anticipo con i lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.

Marco Travaglio - Il Polo superfluo

La morte annunciata del Terzo Pelo o Terzo Coso è ancor più trascurabile della sua nascita. Trattandosi di un polo superfluo, il divorzio fra il De Gaulle dei Parioli e il De Rege di Rignano è molto meno allarmante di quello fra Boldi e De Sica. Molto più affascinanti sono gli spingitori dei due Nessuno: giornaloni, tg e talk che li han pompati fino a convincerli di essere qualcuno: campioni del Riformismo, alfieri del Moderatismo, idoli del Grande Centro. Sono loro che li hanno rovinati, chiamandoli “Terzo Polo” sulla fiducia e illudendoli di avere “praterie” sterminate: bastava che si accoppiassero per crescere e moltiplicarsi.
Vincono i 5Stelle? Praterie. Cade il Conte-1? Praterie. Nascono Azione e Italia Viva? Praterie. Cade il Conte-2? Praterie. Arriva Draghi? Praterie. Cade Draghi? Praterie. Calenda va con Letta? Praterie. Calenda va con Renzi? Praterie. Vince Meloni? Praterie. Schlein leader Pd? Praterie. B. ricoverato? Praterie. Dove siano esattamente queste praterie, sfugge ai più. L’unica certezza è che, se esistono, sono disabitate. O popolate di gente che ha sulle palle sia Ollio sia Ollio: persone normali. Resta da capire chi frequentino i giornalisti per convincersi che i due caratteristi abbiano un radioso futuro.
È vero che Carletto sparava: “Puntiamo al 13%, Meloni non governerà mai e tornerà Draghi”, salvo poi incolpare gli elettori perché votano tutti fuorché lui. È vero che il fu Matteo vaticinava: “Facciamo il botto, nel 2024 saremo primo partito, il M5S è morto”. Ma, anziché ridergli in faccia e relegarli nelle brevi, i media li prendevano sul serio. Corriere a tutta prima: “Ciclone Calenda sul centrosinistra” (non scoreggina: ciclone), “Strategia di Renzi per una svolta ‘alla Pirlo’” (con la o). Folli: “Il magnete Calenda” (non pongo: magnete). Il profeta Riotta: “Il centro di Calenda e Renzi sembra ben vivo… potrebbe animare a sorpresa la scena politica”. Foglio: “Il Centrocampo Calenda” (3 pagine su 4). Polito el Drito: “L’accordo Letta-Calenda riequilibra in parte una gara sbilanciata a favore del centrodestra”. Francesco Merlo e la sua lingua: “Calenda aspira all’eredità dei papi laici o forse luterani, Ugo La Malfa, Visentini, Spadolini, la buona amministrazione, il rigore dei conti e il cattivo carattere che è stato una grande risorsa italiana, una specie di lievito di progresso” (o di birra).
Paginone sulla Stampa: “Cantiere Draghi bis”. Paginone su Rep: “Calenda, l’uomo mercato corteggiato da tutti”, con foto dei suoi tatuaggi (“La A di Azione presa dagli Avengers, lo squalo e SPQR”), dettagli biografici (“A 16 anni fece una figlia”) e rivelazioni dell’eroico ragazzo padre: “Le cambiavo i pannolini e la allattavo”. Precoce com’è, aveva già le tette. Ora si allatta da solo.


"Meglio finirla qui, almeno non ci ruberemo i #Rolex", pare abbia concluso Carlo Calenda, uno che nelle consultazioni amministative per la città di Roma di un paio di anni fa mandò in giro per chiacchierate tra amici (difficile poterle definire comizi elettorali) un ventenne con al polso uno di quei cosi di metallo che segnano le ore ma che costano come un appartamento (qui su Archive). Una passione piuttosto diffusa tra i ricchi, questa di quei cosi di metallo.
Quello che il poco attento Calenda e il boy scout di Rignano non hanno capito (o hanno fatto finta di non capire, o hanno sperato non fosse necessario capire) è che l'elettorato che ha al polso uno di quei cosi di metallo che segnano le ore ma che costano come un appartamento è ridotto e già conteso. Ed è in via di ulteriore restringimento data l'incessante erosione dei redditi.
I due ben vestiti si sono comportati come due torsoli degli anni Ottanta. Voci che arrivano da una stolta età dell'abbondanza in cui c'erano le banche in doppiopetto grigio con un'orchidea all'occhiello di ogni lavoratore. Adesso non ci sono più nemmeno le banche, e il poco personale rimasto sta facendo l'impossibile per non essere licenziato a un anno dalla pensione.
Più facile che invece che un'orchidea, all'occhiello abbia un orcodìo.
E che non pensi certo a questi due, al loro "partito" e ai pezzi di metallo che gli piace mostrare in giro.



Materia oscura, abbiamo una nuova mappa | Galileo

«La nuova mappa della materia oscura è diversa da quelle prodotte finora, i cui risultati avevano messo un po’ in crisi il modello cosmologico della relatività generale di Einstein, facendo pensare che servisse una “nuova fisica”. I dati dell’Act, invece, mostrano una struttura della materia nell’Universo “grumosa” al punto giusto, compatibile con le previsioni fatte sulla base della teoria di Einstein. E se da un lato si tratta di risultati confortanti, dall’altro – hanno commentato gli esperti – sarà interessante capire il perché esiste una discrepanza tra diversi metodi di misurazione.»

galileonet.it/materia-oscura-m…



CHI FINANZIA IL FACTCHECKER CHE BLACKLISTA I CONSERVATORI?

@Giornalismo e disordine informativo

Due gruppi senza scopo di lucro statunitensi legati al Global Disinformation Index , un'entità britannica che inserisce nella lista nera i media conservatori, si rifiutano di rivelare dettagli chiave sulle loro operazioni, citando un'oscura legge federale di esenzione sulle "molestie", secondo un'indagine del Washington Examiner.

> La mancanza di trasparenza sui moduli fiscali depositati dai gruppi GDI potrebbe portare i legislatori e i gruppi di controllo a spingere le loro indagini sulla presunta rete di tracciamento della "disinformazione", che è stata messa sotto accusa da quando un rapporto del Washington Examiner del 9 febbraio ha dettagliato i suoi sforzi per fornire agli inserzionisti blacklist di siti Web conservatori. Diversi membri repubblicani del Congresso, tra cui il presidente del Comitato per la supervisione e la responsabilità della Camera James Comer (R-KY), hanno chiesto chiarimenti al Dipartimento di Stato per aver indirizzato i fondi della sovvenzione al GDI tra il 2020 e il 2021.

L'articolo di Gabe Kaminsky continua sul Washigton Examiner

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UN'ASSOCIAZIONE INSEGNA IL FACTCHECKING A MIGLIAIA DI INDONESIANI

@Giornalismo e disordine informativo

> Bu Iroh è determinata a vedere suo nipote e a convincere suo marito a smettere di credere a ogni WhatsApp che trasmette informazioni fattuali. Vestita con un trench rosso e un berretto con una gigantesca lente d'ingrandimento in mano, porta il marito in giro per la città ascoltando le false idee della gente sul vaccino e sfatandole.

Mafindo ha un team centrale di nove persone, con migliaia di volontari in tutta l'Indonesia che aiutano a condurre corsi di formazione, verificare i fatti e coinvolgere più membri del pubblico nel lavoro dell'organizzazione.


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