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#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola dell’infanzia e primaria “Elsa Morante” di Marino, in provincia di Roma!
Grazie al #PNRR, il vecchio edificio lascerà il posto a una nuova costruzione più moderna e funzionale, che punterà soprat…
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola dell’infanzia e primaria “Elsa Morante” di Marino, in provincia di Roma! Grazie al #PNRR, il vecchio edificio lascerà il posto a una nuova costruzione più moderna e funzionale, che punterà soprat…Telegram
Passi avanti sul caccia del futuro. Crosetto incontra Wallace e Suzuki a Roma
Oggi pomeriggio a Palazzo Aeronautica a Roma si è tenuto un incontro Italia-Regno Unito-Giappone sul Global combat air programme (Gcap), il progetto che vede i tre Paesi collaborare per la realizzazione del velivolo da combattimento del futuro destinato a sostituire i circa 90 caccia F-2 giapponesi e gli oltre 200 Eurofighter britannici e italiani. Presenti per l’Italia Guido Crosetto, ministro della Difesa, per il Regno Unito Ben Wallace, segretario alla Difesa, e per il Giappone Atsuo Suzuki, viceministro della Difesa. L’incontro si è svolto in un clima positivo, spiegano fonti di Formiche.net. Ciò ha permesso di compiere passi in avanti verso la costituzione del consorzio alla base del Gcap.
Una collaborazione globale
Come affermato dal ministro Crosetto a margine dell’incontro, “l’Italia sta fornendo un significativo contributo tecnologico e industriale al settore aerospaziale globale”, aggiungendo come il Gcap sia “un’iniziativa di successo che racchiuderà le migliori competenze nel panorama aerospaziale globale, per cui l’Italia sta fornendo un significativo contributo tecnologico e industriale”. Il vertice segue quello avvenuto a marzo in Giappone, quando Crosetto e Wallace incontrarono il ministro Yasukazu Hamada per discutere i prossimi passi verso lo sviluppo congiunto del Gcap, a margine del Dsei Japan, la principale manifestazione dedicata al settore della Difesa integrato giapponese. Una nuova riunione a tre potrebbe tenersi entro l’autunno. E, se la rotazione venisse rispettata, si dovrebbe tenere su suolo britannico, con la presenza del viceministro Suzuki.
Il Gcap
Il progetto del Global combat air programme prevede lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo integrato, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso, provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione, al sostegno al combattimento, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al Tempest di essere fin dalla sua concezione progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.
Il programma congiunto
L’avvio del programma risale a dicembre del 2022, quando i governi di Roma, Londra e Tokyo hanno concordato di sviluppare insieme una piattaforma di combattimento aerea di nuova generazione entro il 2035. Nella nota comune, i capi del governo dei tre Paesi sottolinearono in particolare il rispettivo impegno a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, a difesa della democrazia, per cui è necessario istituire “forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile”. Grazie al progetto, Roma, Londra e Tokyo puntano ad accelerare le proprie capacità militari avanzate e il vantaggio tecnologico. Ad aprile, tra l’altro, l’Italia ha lanciato la Gcap acceleration initiative per accelerare lo sviluppo di tecnologie relative al Global combat air programme. Destinata a aziende e centri di ricerca, lo scopo dell’iniziativa è raccogliere le migliori proposte volte per la piattaforma Gcap per lavorare insieme a soluzioni innovative che possano essere applicate nel processo di maturazione tecnologica.
I pericoli di un salario minimo in chiave etica
Sembra sia stato soprattutto Carlo Calenda, nei giorni scorsi, a infervorarsi per l’idea di proporre una legge sul salario minimo legale che abbia il sostegno di tutti i partiti di opposizione. E si capisce bene perché: quella del salario minimo legale è, finora, l’unica proposta che potrebbe coalizzare non solo Pd e Cinque Stelle, ma anche i partiti del Terzo Polo (Azione e Italia viva).
È una buona idea? Per certi versi è un’idea sacrosanta. Secondo una mia stima di pochi anni fa, in Italia esiste un’infrastruttura para-schiavistica di circa 3 milioni e mezzo di persone che lavorano in condizioni di precarietà, insicurezza e bassi salari non degne di un Paese civile (il caso limite sono gli immigrati addetti alla raccolta di frutta e ortaggi).
Altre stime suggeriscono che, a seconda del livello a cui verrebbe fissato il minimo legale, i beneficiari di aumenti salariali potrebbero oscillare nel Paese fra uno e 3 milioni di lavoratori.
C’è un problema, tuttavia. In Italia i salari effettivi variano enormemente in funzione del settore produttivo, del costo della vita, della produttività. Inoltre, una parte delle micro-attività che impiegano manodopera male o malissimo pagata hanno margini estremamente ridotti, e non sarebbero in grado di sostenere gli aumenti salariali richiesti.
In concreto, significa che la fissazione di un salario minimo legale a 9 o 10 euro lordi, uniforme su tutto il territorio nazionale, avrebbe effetti a loro volta tutt’altro che uniformi.
Nei contesti ad alta produttività porterebbe a miglioramenti retributivi sostanziali, in quelli a bassa produttività condurrebbe alla chiusura di attività che operano al limite della redditività (sempre, beninteso, che governo e sindacati si impegnino a far rispettare la legge, anziché continuare a chiudere ipocritamente un occhio come si è sempre fatto in passato). In concreto, vorrebbe dire: salari più alti in molte realtà del centro-nord, più disoccupati in molte aree del sud.
Se i meccanismi fondamentali sono questi, forse sarebbe il caso di considerare l’ipotesi di un salario minimo legale differenziato per settore e zona del Paese, in modo da non penalizzare troppo le attività con la produttività più bassa.
Saprà l’opposizione di sinistra muoversi in questa direzione? È improbabile, vista la tendenza di Pd e Cinque Stelle ad affrontare tutte le questioni in termini etici e di principio, anziché in termini pragmatici e realistici. E non è questione di Schlein o non-Schlein, perché quella tendenza era già in atto in epoca pre-Schlein, e non su temi secondari. Pensiamo all’approccio ideologico in materia di immigrazione e accoglienza, o alla disastrosa gestione del Ddl Zan sull’omotransfobia, quando per preservare la purezza politica venne rifiutata l’offerta della destra di approvare il disegno di legge Scalfarotto (un’ottima legge, priva dei difetti del Ddl Zan).
È verosimile che tutta la discussione che partirà sui contenuti esatti della proposta di salario minimo legale verterà sul suo livello, con i riformisti a tirare per un livello ragionevole, e i massimalisti per un livello irragionevole ma auto-gratificante. Il risultato sarà che il governo
avrà gioco facile a ignorare le proposte dell’opposizione, mostrandone l’irrealismo e gli effetti perversi.
Eppure dovrebbe essere chiaro che è il modo peggiore per provare a costruire un campo largo. Per riconquistare la fiducia degli italiani, ai progressisti serve mostrarsi in grado di fare proposte così sensate che risulti difficile rifiutarle. E incalzare il governo a farle rispettare.
Proporre un salario minimo elevato, uguale in tutta Italia, e quindi impossibile da rispettare per molte imprese, può scaldare il cuore dei militanti più ideologizzati o moralisti. Ma difficilmente può convincere la maggioranza degli italiani.
L'articolo I pericoli di un salario minimo in chiave etica proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
#LaFLEalMassimo – Episodio 99 – Wagner, l’inizio della fine
Da quanto la Russia ha invaso l’Ucraina, questa rubrica si è schierata dalla parte del popolo che è stato vittima di questa ingiusta aggressione. Purtroppo sui media italiani continuano a circolare notizie false, fuorvianti e di vera e propria propaganda a supporto del regime di Putin.
Per questo motivo è fondamentale sottolineare come la vicenda dell’insurrezione dei mercenari della Wagner costituisca un importante segnale di debolezza del regime russo di cui gli italiani hanno diritto di essere informati.
Il 24 giugno, una banda di mercenari armati ha attraversato il Paese senza quasi incontrare resistenza, percorrendo circa 750 km in un solo giorno, prendendo il controllo di due grandi città e arrivando a 200 km da Mosca prima di arrestarsi.
Il dittatore che ha fallito nel riformare la Russia mentre l’epoca dei combustibili fossili volge al termine, che ha fallito come comandante militare a 16 dall’inizio di una operazione speciale che sarebbe dovuta durare pochi giorni, oggi si dimostra incapace di garantire la sicurezza dello Stato. Putin sembra intenzionato a ristabilire la propria autorità con repressioni e purghe, ma si tratta dell’ennesimo tentativo di prepotenza da parte di un comandante sempre più debole e possiamo augurarci che il fallimento definitivo che porterà alla sua deposizione non sia lontano.
Dunque è bene che gli italiani siano informati e riflettano su questo, invece ascoltare i serpenti incantatori che vagheggiano di compromessi inaccettabili e soluzioni irrealizzabili. La controffensiva ucraina avanza e Putin è sempre più debole come testimoniato dall’ammutinamento della Wagner
Slava Ucraini
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Organismo Onu cercherà dispersi guerra in Siria. Damasco: “non siamo stati consultati”
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della redazione
Pagine Esteri, 30 giugno 2023 – Un organismo indipendente ricercherà le 155 mila persone disperse a causa del conflitto cominciato in Siria nel 2011. Lo ha approvato ieri – con il voto favorevole di 83 Paesi, contrari 11 tra cui la Siria, l’Iran, la Russia e la Cina, e 62 astensioni – l’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni unite. La decisione è giunta a seguito delle richieste avanzate dalle famiglie dei dispersi e dai centri per i diritti umani.
L’organismo indipendente lavorerà in coordinamento con tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria e oltre ad occuparsi delle ricerche, organizzerà anche il sostegno alle famiglie dei dispersi.
Bassam Sabbagh, il rappresentante di Damasco alle Nazioni unite, ha descritto la decisione, presa senza consultare in anticipo Damasco, come “un meccanismo bizzarro e misterioso, senza una precisa definizione del concetto di ‘persone disperse’ e senza limiti di tempo né di spazio”. Secondo Sabbagh il passo dell’Onu “è una ingerenza negli affari interni della Siria e fornisce ulteriori indizi dell’approccio ostile adottato da alcuni Stati occidentali”. Pagine Esteri
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Defence for Children firma a Nisida il protocollo per la tutela dei minori vittime di reato
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dal Comunicato Stampa di Defence for Children Italia.
Pagine Esteri, 30 giugno 2023. Ieri, giovedì 29 giugno, al Centro Europeo di Studi Nisida, è stato firmato ufficialmente il Protocollo operativo di orientamento territoriale per la presa in carico e la tutela di minorenni vittime di reato nel territorio di Napoli. L’incontro ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, e Mario Morcone, assessore alla Sicurezza della Regione Campania.
Si tratta di un’iniziativa senza precedenti a livello nazionale, che arriva al termine di un lungo percorso di lavoro intrapreso dall’associazione Defence for Children International Italia, insieme al Ministero della Giustizia e alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, per lo sviluppo di una rete multidisciplinare e interagenzia per la protezione dei minorenni vittime di reato. Al termine di un dettagliato lavoro di mappatura del territorio e la costituzione di un gruppo interistituzionale, che ha visto la partecipazione di tutte le istituzioni competenti, si è arrivati alla realizzazione del Protocollo, il cui scopo è quello di ottimizzare gli sforzi e le risorse disponibili sul territorio.
Grazie a questa firma, infatti, tutti i soggetti coinvolti avranno a disposizione da oggi un “dispositivo” integrativo delle procedure già esistenti per la presa in carico e la protezione dei minorenni vittime di reato. In particolare, il Protocollo intende disciplinare e regolare la cooperazione tra i diversi attori, stabilendo le modalità di trasmissione delle informazioni rilevanti e il loroo concreto utilizzo, nei limiti e nel rispetto del segreto istruttorio e delle esigenze connesse all’attività investigativa.
Per la prima volta in Italia ci si pone l’obiettivo di predisporre tempestive misure di protezione del minorenne vittima diretta o indiretta di reato attraverso una rete di coordinamento tra uffici giudiziari, forze dell’ordine, USSM, ASL, Ufficio Welfare del Comune di Napoli, ognuno per le rispettive competenze, al fine di evitare fenomeni di vittimizzazione secondaria e possibili ritorsioni.
Defence for Children International Italia si è avvalsa della collaborazione del Dipartimento di Giustizia e di Comunità e del Centro di Giustizia della Regione Campania, che hanno lavorato spalla a spalla con diversi attori istituzionali, presenti questa mattina a Nisida: oltre alla Procura, Regione, Comune, la ASL NA1, la Questura di Napoli e il Comando provinciale dei Carabinieri di Napoli.
LA LEGISLAZIONE IN MATERIA. Negli ultimi anni, Defence for Children ha lavorato in Italia per promuovere un approccio multidisciplinare e inter-agenzia tra gli stakeholder pubblici e privati quale misura chiave per prevenire e salvaguardare i minorenni vittime di violenza e abuso, evidenziando la necessità di una riforma del sistema in linea con Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (UN CRC), ma anche ad altri standard regionali, in particolare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale (Convenzione di Lanzarote), nonché la Direttiva 2011/92/UE relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile e la Direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato.
“UN’ESPERIENZA PIONIERISTICA”. “Finalmente c’è stata una risposta sinergica da parte delle istituzioni che può consentire ai minorenni vittime di reato di voltare pagina” dichiara il direttore di Defence for Children Italia, Pippo Costella. “È stata un’esperienza pionieristica, quella di Napoli, che ci auguriamo possa essere replicata in altri territori italiani per garantire sempre il superiore interesse della persona minorenne”.
IL MODELLO ISLANDESE. In questo contesto, il modello islandese Barnahus è stato riconosciuto in Europa come esempio di buona pratica da esportare in altri contesti. Ed è proprio sulla base di questo modello che Defence for Children, in partnership con il Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia italiano, hanno intrapreso un processo di ricerca-azione volto a rafforzare le capacità e le competenze dei professionisti e degli operatori, analizzando i punti di forza e le opportunità del sistema di protezione e di giustizia e identificando le aree in cui è necessaria una riforma.
Il Protocollo firmato oggi rappresenta un primo, importante, passo per colmare le lacune giuridiche e legislative nell’ambito dei sistemi di assistenza all’infanzia. E non è un caso che avvenga proprio a Napoli, dove di recente ha visto la creazione di uno spazio a misura di minorenne presso la Questura, progettato per mettere a proprio agio le giovani vittime nel delicato momento della denuncia.
I FIRMATARI. Ecco, nel dettaglio, tutti i soggetti che hanno firmato questa mattina a Nisida il Protocollo operativo di orientamento territoriale per la presa in carico e la tutela di minorenni vittime di reato nel territorio di Napoli:
la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli;
la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli;
il Centro di Giustizia Minorile della Campania;
la Regione Campania;
il Comune di Napoli;
la ASL NA 1;
la Questura di Napoli;
Il Comando Provinciale dei Carabinieri di Napoli;
Defence for Children International Italia Odv, in qualità di assistenza tecnica e formativa.
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Calligram - Position momentum
Torna il collettivo internazionale black metal Calligram dopo l'ottimo "The Eye Is The First Circle" del 2020. Il gruppo che vede Matteo Rizzardo alla voce e scrittore dei testi, è una delle realtà più belle della scena black metal contaminata da altri generi come il d-beat e qualcosa di hardcore e sludge. @Musica Agorà
European Digital Identity: Permanent personal identification number is off the table!
Representatives of the EU Parliament and the Council of the European Union reached a political agreement on the core elements of a new framework for a European digital identity (eID) in the early hours of yesterday morning.
The requirement that member states assign a lifelong unique personal identification number to each citizen, which had been opposed by Pirate Party MEPs in several committees, was completely removed from the draft. The Pirates were also able to prevent the mandatory acceptance of state browser certificates, but rejections due to insufficient security will need to be justified. The details of the agreements will now be negotiated in further technical meetings and will probably be finalised in another trialogue under the Spanish Presidency in autumn.
Pirate Party MEP Patrick Breyer, who negotiated the bill in the co-advisory Committee on Civil Liberties (LIBE), comments:
“We successfully prevented the allocation of a unique, permanent personal identification number that could have been used to comprehensively record and monitor our lives. Instead of a uniform personal identification number, different user numbers can be assigned from one service to another in the future. This must now be be made clear in the wording of the legislation.
Nevertheless, there is a great danger that the planned ‘digital identity’ will gradually displace the anonymity on the internet that protects us from profiling and identity theft. We have not been able to enforce the right to use services without electronic identification or authentication. Those who register with social media via their eID wallet out of convenience will therefore sacrifice their anonymity.
Many details are still unresolved. In the further negotiations, we Pirates will push for the sensitive data of citizens in their digital wallets to be stored exclusively in a decentralised manner on their own devices – unless they opt for centralised storage. Decentralised data storage protects our data from mass hacks and identity theft. We also demand guarantees that non-users of the theoretically voluntary eID system must not suffer any disadvantages and can use alternative identification or authentication methods.“
Pirate Party MEP Mikuláš Peksa, who sits at the negotiating table for the Committee on Industry, Research, and Energy (ITRE), comments:
“Yesterday, we made a significant shift in the design of eIDAS 2.0, which will be privacy-conscious and provide users with a user-friendly electronic wallet for all kinds of IDs and certifications. We already know that e-signatures will be free for individuals, and in the draft, we have finally eliminated unique persistent identifiers that could facilitate snooping. However, there is still a lot of work to be done. Nonetheless, this stands as a nice victory of reason, for the time being.”
Background: In the course of the so-called EIDAS reform, the planned “European Digital Identity” is to give EU citizens access to public and private digital services and enable online payments. The Federal Ministry of the Interior mentions the opening of a bank account, the registration of SIM cards, the digital storage of driving licences and the storage of digital prescriptions, but also the identification for mail or social media accounts.
FeroceMente
Non va. Non si tratta (soltanto) di differenti opinioni. Non va proprio l’impostazione, non va provare ad aggredire quando tutti sanno come va a finire. Non va perché a forza di dare per scontato come va a finire – occupando il tempo a sostenere il contrario – c’è anche il rischio che finisca male. E non finirebbe male per questa o quella persona, forza o schieramento politico, ma per l’Italia. E no, non va.
Si dà per scontato che la riforma del Meccanismo europeo di stabilità sarà ratificata. Intanto perché è ragionevole e non pone alcun problema. Poi perché 26 Paesi su 27 lo hanno già fatto. Le forze politiche che oggi governano hanno utilizzato la bandiera del Mes per sventolare il loro antieuropeismo, mentre il partito di governo che si dice europeista (Forza Italia) è oggi preso da una sorta d’invidia del passato e finisce con il rendere più difficile anziché più facile l’inversione a U. Risultato: si rinvia.
Fosse solo il rinvio sarebbe disdicevole, ma non distruttivo. Il rischio grosso consiste nell’usare il Mes come argomento d’attacco nel momento in cui è aperta la discussione sulla riforma del Patto di stabilità. Il rischio è credere che si conta di più se si strilla di più. È un rischio grosso, perché attizza le tifoserie ma marginalizza e depotenzia l’Italia. Se poi ci si mette anche la critica al rialzo dei tassi d’interesse – stra annunciato e scontato – si calca un terreno minato.
Il Mes non è oggetto di scambio, proprio perché siamo soli. Totalmente soli. Provare a usarlo suona come ricatto. E da una posizione di debolezza non è un’idea brillante. In questo modo non si rafforzano, ma si indeboliscono le richieste sul Patto di stabilità. Come se non bastasse, quelle richieste – come al solito, come da vent’anni a questa parte – si concentrano nel chiedere maggiore larghezza di deficit pubblico (con il trucco della diversa contabilizzazione di alcune spese), ovvero scelte che sono inflattive nel mentre non soltanto l’intero mondo con economie di mercato prova a frenare l’inflazione, ma l’Italia è uno dei Paesi più esposti al rischio d’incendio.
L’inflazione sega i risparmi e pialla i guadagni. Dopo anni di tassi molto bassi e facilitazioni monetarie la Banca centrale europea interpretò male il riaffacciarsi dell’inflazione, vedendola come effetto esclusivo del rialzo delle materie prime. Quindi esterna. Difatti, mentre la Banca centrale Usa alzava i tassi, da noi restavano fermi. Per questo ritardo la Bce è stata criticata. I critici odierni dei rialzi hanno scoperto in ritardo quell’originaria sottovalutazione e provano a riproporla come una genialata. Invece i prezzi esterni sono calati e in parte crollati, mentre l’inflazione resta troppo alta, segno che è alimentata anche dall’interno.
Si possono avere idee e proposte diverse, sul come far fronte. È evidente che non basterà mai usare esclusivamente il rialzo dei tassi. Ma se la critica al rialzo dei tassi viene da chi è seduto su un mostruoso debito pubblico, per giunta negando l’esistenza stessa di strumenti di soccorso in caso di crisi, è come se uno seduto su un cumulo di tritolo minacciasse di buttare la cicca accesa: gli altri si scansano, ma quello salta.
L’interesse dell’Italia è: a. puntare a che i rialzi non raffreddino la positiva crescita, il che comporta l’uso tempestivo e sapiente dei fondi Ngeu; b. approfittare di quei soldi e delle connesse riforme per favorire la concorrenza, utilissima per far scendere i prezzi e stroncare le speculazioni; c. negoziare un Patto di stabilità che non comporti vincoli automatici senza portare la discrezionalità delle scelte fuori dai confini nazionali. Affrontare ferocemente questi temi finisce con il fornire la ferocia ai tifosi e a giocarsi la mente del governare e guardare al futuro. Su a. c’è nebbia fitta; su b. siamo fermi o peggio; su c. la si butta in caciara.
Finché c’è guerra in Ucraina il governo Meloni è solido perché positivo, data l’opposizione allo sbando e gli alleati sbandati al Cremlino. Ma guai a credere che ciò renda tutto utilizzabile, perché c’è sempre un poi.
L'articolo FeroceMente proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Drogati
Una discussione inutile, drogata in sé. Proprio per questo è una discussione utile a capire il modo insensato con cui i problemi si sventolano anziché affrontarli. L’incapacità di stare alla realtà si traduce in abilità nell’agitare sentimenti. Tipo: proibizionismo e antiproibizionismo. Il primo inficiato da falso moralismo, il secondo da falso libertarismo.
Toccante l’impeto con cui il deputato Riccardo Magi ha rimproverato a Meloni il fallimento del proibizionismo, così come Giorgia Meloni rimproverava a Magi le rovine del permissivismo. Magi ha fatto un gran piacere a Meloni, trasformando un’oziosa ritualità della ricorrenza (basta con queste “giornate”) in un’occasione per marcare ancora il territorio elettorale. Facciano, assieme, un favore a sé stessi e leggano la nostra legislazione in materia, nella quale convivono il permissivismo e il proibizionismo. Drogarsi è lecito, la dose personale si può ben averla e usarla, è già legalizzata, mentre procurarsi la droga e procurarla è illecito. In una legislazione ipocrita e contenente gli opposti, partitanti pronti a tutto per la visibilità si contestano a vicenda il fallimento della metà intestata all’altro. Insensato.
Ma insensato è anche l’approccio. Posto che lo spinello è mito da boomer e che i ragazzi di oggi sono assediati da droghe ricreative devastanti, pasticche amfetaminiche e cannabis con contenuto spropositato di Thc (il principio attivo), roba che frulla il cervello, facciamo finta che si stia parlando seriamente e vediamo perché il gioco “legalizzare o proibire” non ha senso, così giocato. Magi brandisce un cartello: «Cannabis, se non ci pensa lo Stato ci pensa la mafia». Tesi: se si legalizzasse si sottrarrebbe mercato alla mafia. Balla, perché nessuno sano di mente (spero) immagina di dare spinelli ai tredicenni o di fornirne in quantità industriali o di fornire anche cocaina, eroina, amfetamine et similia. Quindi: date il bentornato alla mafia. Se lo scopo fosse quello di debellare le mafie (che si dedicherebbero ad altro), allora la sola ricetta sensata sarebbe fornire tutto a tutti. Ma una coglioneria simile non l’ho mai sentita dire da nessuno.
D’altra parte, del resto, non conosco persone che vogliano far scontare il carcere ai minorenni, ma manco ai maggiorenni sol perché si sono drogati. Vincenzo Muccioli creò San Patrignano per NON mandarli in carcere e a quello sottrarli. Vabbè, dicono, ma puniamo severissimamente lo spaccio. Chi credete di trovare a spacciare, il mafioso? Ci trovate un relitto umano che si droga a sua volta (così potrà dire che è per uso personale). La lancia punitiva è ciondoloni, se priva del sostegno al recupero. Perché disintossicarsi non è stare senza droga, ma vivere senza sentirne il bisogno.
Se in una legislazione ci metti il pietismo e rinunci all’interventismo educativo il risultato è la sceneggiata: «Hai fallito tu!», «No, hai fallito tu!». Passiamo ai film e agli “esempi”. Ci sono fior di film che descrivono i drogati come rottami umani, ragazzi e ragazze in vendita per potere accelerare la propria fine. Ci sono, eccome. Ma ci sono anche quelli con il manager che sniffa e domina, inala e scopa, inghiotte e gode. La tragedia è l’assenza di realtà: non tutti i drogati sono relitti, ci vuole (poco) tempo per arrivarci, ma tutti quelli che sentono di dominarla ne saranno dominati. Dipende a quale stadio li incontri. Tutti i persi nella droga sono partiti dall’idea di sapersi gestire. Tutti non ci sono riusciti.
Allora i temi pubblici sono due: 1. sballarsi, con qualsiasi cosa ci si sballi, non è mai libertà: è il sintomo di un male e la premessa della perdita della libertà, chi ama la libertà odia lo sballo; 2. reprimere ha senso se l’altra mano soccorre, ma per reprimere seriamente si deve proibire, non acconsentire a seconda dei casi.
Se non si ha capacità e determinazione per scegliere, si resta in bilico. Ecco perché quel battibecco inutile è esemplare: drogata non è mica soltanto la discussione sulla droga.
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In Cina e Asia – Cina: obiettivi sull’energia eolica e solare raggiungibili con 5 anni di anticipo
Cina: obiettivi sull'energia eolica e solare raggiungibili con 5 anni di anticipo
Cina: prima legge sul possesso e l'utilizzo dei droni
Corea del Sud: nominato il (controverso) nuovo ministro dell'Unificazione
Cambogia, al via la guerra tra il premier Hun Sen e Meta
Turkmenistan, inaugurata la capitale dedicata all'ex leader Kurbanguly Berdymukhamedov
Il Myanmar avvia accordi con la Russia per l'integrazione dei sistemi bancari
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Si è suicidato il fratello di Dilek Dogan, uccisa dalla polizia turca a 25 anni
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di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 29 giugno 2023. Dilek Doğan aveva 25 anni quando venne uccisa, a sangue freddo, nella sua casa di Istanbul, nel quartiere di Armutlu, dinanzi ai suoi genitori e a suo fratello. Erano le 4.30 del 18 ottobre del 2015 quando la polizia bussò alla porta dell’abitazione in cui la ragazza viveva con la famiglia. Cinque o sei militari con i fucili spianati e i giubbotti antiproiettile entrarono per una perquisizione.
Non era la prima volta che accadeva. Anzi. Dilek andò a svegliare la madre: “Sono tornati”, le disse.
Armutlu è un quartiere di Istanbul con una storia particolare di rivendicazioni politiche e democratiche. La popolazione di Armutlu è alevita, una minoranza religiosa in Turchia (tra il 15 e il 20% della popolazione), per la maggior parte composta da rivoluzionari democratici. Sono perseguitati in quanto minoranza e in quanto dissidenti politici. Per questo gli abitanti di Armutlu sono da anni presi di mira dal governo, che invia spesso l’esercito con l’ordine di perquisire, arrestare, uccidere, controllare. L’obiettivo è soprattutto quello di far sentire costantemente la pressione, provare a spezzare le reni della resistenza, costringere i giovani a fuggire o tenerli in prigione, rendergli impossibile la vita. Abbiamo incontrato decine di abitanti di Armutlu e nessuna delle persone con cui abbiamo parlato, qualsiasi fosse il sesso o l’età, aveva la possibilità di lasciare liberamente il Paese. Quasi tutti sono stati almeno una volta in prigione e tutti hanno un parente arrestato, morto ammazzato o di sciopero della fame. Tante persone anziane. Ma l’età non rappresenta un limite per gli arresti, né lo stato di salute.
I funerali di Dilek Dogan
Abbiamo intervistato Aysel Doğan, la mamma di Dilek, pochi mesi fa, a Febbraio, a Istanbul, a casa di Ayten Öztürk, rivoluzionaria turca torturata per 6 mesi, agli arresti domiciliari, che rischia due ergastoli a causa delle dichiarazioni di alcuni testimoni segreti. Aysel ci ha raccontato che durante la perquisizione notò che uno dei poliziotto in borghese era molto nervoso, infuriato, fuori di sé. L’agente si trovava nella stanza insieme a sua figlia e quando lei gli chiese di mettere i copriscarpe per non sporcare di fango i tappeti, lui le sparò al petto. Un colpo a distanza ravvicinata che le bucò un polmone. Morì in ospedale una settimana dopo.
Il fratello più grande di Dilek, Emrah Doğan
Il padre di Dilek è stato condannato a 6 anni di prigione. Anche uno degli avvocati che si occupava del suo caso, Oya Aslan, è stato arrestato.
Dilek aveva quattro fratelli. Dopo il suo omicidio tutti e quattro sono stati accusati di aver commesso crimini o di rappresentare un pericolo per lo Stato. Il più grande, Emrah, è stato condannato a 20 anni di prigione (è dentro da 4), sulla base di dichiarazioni rilasciate da testimoni segreti, con l’accusa di appartenere a una associazione terroristica. L’utilizzo dei testimoni segreti è centrale, in Turchia, per condannare in tribunale il dissenso.
Il secondo fratello, Erhan, viveva in Germania quando sua sorella è stata uccisa. Tornato in Turchia è stato condannato a 6 mesi di prigione.
Il terzo fratello, Mehmet, pure ha ricevuto una condanna e avrebbe passato forse il resto della sua vita in carcere. Così, insieme a Erhan, ha raggiunto Berlino per chiedere asilo politico.
Aysel Dogan, la mamma di Dilek, durante i funerali della figlia
Infine, il più giovane, Mazlum, aveva 23 anni quando sua sorella è stata uccisa. È stato condannato a 11 anni e 11 mesi di prigione per danneggiamento di beni pubblici, la stessa accusa rivolta al resto della sua famiglia: “Quando l’assassino è arrivato in tribunale – ci ha detto sua mamma Aysel – hanno proiettato il video dell’omicidio. Lo hanno mostrato sullo schermo. Mio figlio Mazlum non ha sopportato di vedere quella scena e ha gridato. È stato condannato per questo”.
Mazlum era all’università nel 2015. È riuscito a finire gli studi, nonostante negli anni successivi all’assassinio della sorella la polizia lo abbia tormentato. Aysel ci ha raccontato di come venisse di continuo fermato e perquisito. Ci ha parlato dei cannoni ad acqua che venivano usati ripetutamente contro la casa di famiglia, dei veicoli armati che continuavano a stanziare dinanzi all’abitazione. Ai suoi figli è stato impedito di trovare lavoro, erano sempre seguiti. Tutto questo, per Aysel, nel tentativo di farli impazzire, di giocare con i loro nervi e fargli compiere un passo falso. O per farli smettere di chiedere giustizia. “Ma io chiederò giustizia fino alla morte. E se muoio io, c’è qualcun altro che la chiederà. Dilek ha dei fratelli. Abbiamo dei nipoti. Anche loro chiederanno giustizia”.
Il fratello più piccolo di Dilek, Mazlum
Mazlum ha lasciato la Turchia e ha chiesto asilo politico in Inghilterra. Era arrivato a Londra quest’anno, viveva lì da pochi mesi, in compagnia di alcuni parenti i quali, insieme ad altri compagni turchi, hanno provato ad aiutarlo a sistemarsi e ambientarsi, in attesa della risposta in merito alla richiesta di asilo politico.
Ma Mazlum non ha voluto ricominciare un’altra vita lontano da casa. Ha deciso che bastava così. E si è impiccato, a Londra, lo scorso mercoledì 28 giugno.
Aysel è rimasta sola con suo marito, che pure rischia di finire in galera. Una figlia ammazzata, un figlio suicida, uno in prigione per 20 anni e due figli costretti a fuggire per non subire la stessa sorte. Tutto perché chiedeva democrazia e giustizia. “Spero che giustizia verrà fatta un giorno”, ci diceva in questa video intervista di pochi mesi fa. Ma probabilmente potrebbe bastarle, solo per cominciare, che si mettesse fine alle ingiustizie che lei e tutta la sua famiglia stanno subendo ormai da otto anni.
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L'articolo Si è suicidato il fratello di Dilek Dogan, uccisa dalla polizia turca a 25 anni proviene da Pagine Esteri.
“ChatGPT alla sbarra. Ma addestrare gli algoritmi facendo “scraping” significa rubare?”
Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni.
PRIVACYDAILY
Dialoghi – Se la Cina ha troppe università e troppi laureati
Gli sforzi di Pechino di investire sia in infrastrutture che risorse nel sistema di istruzione superiore hanno prodotto una serie di atenei di eccellenza e il più grande bacino al mondo di persone coinvolte nei cicli universitari. Ma la rapida espansione ha portato a conseguenze controverse per il mercato del lavoro. “Dialoghi” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio di Milano
L'articolo Dialoghi – Se la Cina ha troppe università e troppi laureati proviene da China Files.
The “Digital Euro” does not deserve its name!
Pirate Party MEP and digital freedom fighter Dr Patrick Breyer criticises yesterday’s draft bill by the EU Commission to introduce a “Digital Euro”:
“The introduction of digital cash would be long overdue in the information age. Digital cash could be as anonymous and freely usable on the internet as notes and coins. However, the ‘digital euro’ now proposed by the Commission does not deserve that name. Digital technology is to be misused to monitor, limit and control our finances to an extent never seen with cash.
While cash can be accepted and spent anonymously at any time, which is important for undocumented refugees, for example, it will only be possible to receive and spend digital euros with an account against presentation of identification. While people are allowed to hold and pass on unlimited amounts of cash, the amount of digital euros in our hands will be limited in the future. And while with cash even confidential payments and controversial donations have so far been possible anonymously and without fear of becoming known, trace-free payments in digital euros are to be completely impossible online and limited offline to an unknown and ever-changing amount. The declared aim of fighting money laundering and terrorism is just a pretext to gain more and more control over our private transactions. Where every payment is recorded and stored forever, there is a threat of hacker attacks, unauthorised investigations and chilling state oversight of every purchase and donation.
Cash is financial freedom without pressure to justify spending. What medicines or sex toys I buy is nobody’s business. For thousands of years, societies around the world have lived with cash that protects privacy. The EU Commission wants to deprive us of this financial freedom for online payments. In the legislative process, this birth defect must be corrected. We need to find ways to take the best features of cash into our digital future.”
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Punk Paradox di Greg Graffin
PUNK PARADOX è la narrazione della vita di Greg Graffin prima e durante i primi anni del punk di Los Angeles, in cui descrive in dettaglio le sue osservazioni sulla crescita esplosiva del genere e sul costante aumento di importanza della sua band @Musica Agorà
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Musica Agorà reshared this.
Ireland: Corrupt GDPR procedures now "confidential"
Irlanda: Procedure discutibili del GDPR ora "confidenziali" Ieri il DPC irlandese ha ottenuto una vittoria risicata in Parlamento e ha fatto approvare una nuova legge che renderà impossibile criticare le procedure del DPC.
Ireland: Questionable GDPR procedures now "confidential"
Irlanda: Procedure discutibili del GDPR ora "confidenziali" Ieri, il DPC irlandese ha ottenuto una vittoria risicata in Parlamento e ha fatto approvare una nuova legge che prevede che
Slowdive, a settembre il nuovo album. In ascolto il primo singolo
A SEI ANNI DI DISTANZA DALL'ULTIMA FATICA DISCOGRAFICA, L'ALBUM OMONIMO USCITO NEL 2017 (IL PRIMO DOPO LA REUNION DEL 2014, A SUA VOLTA ARRIVATO DOPO DICIANNOVE ANNI DI STAND BY) GLI SLOWDIVE TORNERANNO A PUBBLICARE UN NUOVO DISCO, CHE SI INTITOLA "EVERYTHING IS ALIVE" E SARÀ DISPONIBILE DALL'1 SETTEMBRE SULLA LABEL DEAD OCEANS.
iyezine.com/slowdive-a-settemb…
Slowdive, a settembre il nuovo album. In ascolto il primo singolo
A sei anni di distanza dall'ultima fatica discografica, l'album omonimo uscito nel 2017 (il primo dopo la reunion del 2014, a sua volta arrivato dopo diciannove anni di stand by) gli Slowdive torneranno a pubblicare un nuovo disco, che si intitola "E…In Your Eyes ezine
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Trasferimento dati Ue-Usa, Parlamento europeo contrario all'adozione del Data Privacy Framework
@Etica Digitale (Feddit)
Il Parlamento ritiene che il #DataPrivacyFramework non garantisca un livello di protezione dei dati trasferiti verso gli Stati Uniti, sostanzialmente equivalente a quello richiesto dal diritto dell'UE.
Riapertura dei termini dell’avviso pubblico per la candidatura a componente del Comitato scientifico internazionale della Scuola di Alta Formazione dell'Istruzione.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Riapertura dei termini dell’avviso pubblico per la candidatura a componente del Comitato scientifico internazionale della Scuola di Alta Formazione dell'Istruzione.Telegram
#36 / La buona diffidenza
Arriva IT-Alert
Oggi inizieranno in Toscana i test di IT-Alert, un sistema di allarme pubblico con cui il governo italiano potrà inviare sms ai telefoni presenti in una o più aree geografiche interessate da gravi emergenze o catastrofi di vario tipo.
In queste ore molte persone sui social esortano a disattivare il servizio, per paura di essere sorvegliate dallo Stato attraverso questa nuova tecnologia — installata sui nostri dispositivi senza consenso.
Diffidare dello Stato e delle sue attività è sempre lecito, sapete bene come la penso. Stavolta però è una paura malriposta, almeno per quanto riguarda la sorveglianza.
Gli SMS infatti vengono sono con una tecnologia chiamata "Cell Broadcast" che permette, attraverso gli operatori di rete, di trasmettere messaggi a tutti i dispositivi agganciati a una cella senza condividere il numero di telefono alla Protezione Civile. Insomma, come un gigantesco megafono. Non c’è nessun trasferimento di dati, né triangolazione dei dispositivi (non più di quanto non sia già possibile fare attraverso le celle telefoniche).
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I problemi però sono almeno due, ed è lì che le persone dovrebbero rivolgere la loro attenzione.
Il primo, molto pratico, è che IT-Alert ha il potere di controllare da remoto il nostro dispositivo. Infatti, nei comunicati stampa ufficiali leggiamo che quando il messaggio arriva sul dispositivo ogni funzione e operazione in corso viene bloccata per permettere alla persona di leggerlo. Non è quindi la solita notifica pop-up che possiamo ignorare.
A ciò deve aggiungersi il fatto che, nonostante gli utenti possano disattivare dalle impostazioni del telefono le notifiche, il servizio non viene mai disattivato. La protezione civile avrà sempre il potere di inviare messaggi ad ogni telefono in caso di emergenza grave, anche verso dispositivi con IT-Alert disattivato.
Il secondo punto, più filosofico, riguarda invece il potere di nudging che un sistema del genere può avere. Un messaggio governativo che arriva direttamente sul nostro telefono, che non può essere ignorato e che magari ci intima ad agire in un certo modo con tono d'urgenza, può indurre milioni di persone a fidarsi ciecamente di ciò che leggono e di comportarsi secondo le istruzioni ricevute.
Un po' come accade per quelle email di phishing che ti dicono che se non clicchi sul link succederanno cose orribili. Un potere assolutamente da non sottovalutare e che potrebbe essere anche sfruttato come vettore di attacco per creare il caos in un intero paese.
Per chi davvero non volesse saperne niente di IT-Alert e di molti altri sistemi invasivi e di sorveglianza installati sui nostri dispositivi, è consigliabile optare per un sistema operativo alternativo, come LineageOS o GrapheneOS.
La sorveglianza di massa, quella vera: la FISA 702
La sorveglianza vera non è certo quella di app come IT-Alert.
È quella della agenzie di intelligenze americane, che da decenni spiano ogni nostra conversazione, messaggio, email e profili social. Quella che già nel 2013 fu scoperta da Snowden; quella della famigerata FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act), sezione 702.
Immagina Internet come un enorme oceano pieno di pesci, dove i pesci rappresentano email, messaggi, foto, video e un’enorme quantità di metadati online. La NSA e l’intelligence statunitense sono come pescatori, che attraverso tecnologie e processi particolari (come il programma “PRISM” scoperto da Snowden) gettano nel mare di Internet enormi reti a strascico e tirano su qualsiasi cosa ci finisca dentro.
I pesci sono poi setacciati ed esaminati, per vedere se qualcuno di quelli è particolarmente interessante per loro. Gli altri, quelli non interessanti (per il momento) vengono congelati per l’uso in un secondo momento.
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La sezione 702 scade quest’anno e il Congresso sarà chiamato a rinnovarla. Fortunatamente, sempre più persone diffidano dell’operato delle agenzie di intelligence, che nel tempo hanno dimostrato tutta la loro mancanza di buona fede. La legge viene da molti anni abusata per sorvegliare gli stessi cittadini americani, e le critiche alla sezione 702, figlia della “guerra al terrorismo”, sono sempre più aspre:
“What has become abundantly clear over the last 15 years is that these protections are not working,” Goitein said. “All agencies that receive Section 702 data have procedures in place, approved by the FISA court, that allow them to run electronic searches … for the purpose of finding and retrieving the phone calls, text messages and emails of Americans.”A report by the Brennan Center for Justice states that “since 2006, the National Security Agency (NSA) has been secretly collecting the phone records of millions of Americans from some of the largest telecommunications providers in the United States, via a series of regularly renewed requests by the Federal Bureau of Investigation (FBI).”
Oggi la pesca a strascico si arricchisce anche con nuove tecnologie, come i dati biometrici. Un esempio è l’attività dell’odiosa ClearviewAI — un’azienda che ha raccolto negli anni 30 miliardi di immagini dai nostri social (sì, anche la tua) per crearne dati biometrici utilizzabili dalle forze dell’ordine e intelligence americana per identificare ognuno di noi in tempo reale.
Ecco, forse è il caso di preoccuparsi di questo, più che di IT-Alert.
Il futuro delle smart-cities
Chiudiamo con un esercizio d’immaginazione. Come saranno le città del futuro? Con ampi spazi verdi, biciclette ovunque, persone felici e bambini che giocano a palla nel parco? Forse su un altro pianeta, o in un’altra tempo-linea.
Per me è più probabile invece che ad aspettarci ci saranno città piene di grattacieli enormi, in grado di ospitare decine di migliaia di persone. Dentro: supermercati, farmacie, ambulatori, zone relax e piscine, ristoranti, discoteche e intrattenimento.
Entro qualche anno molte attività industriali e manuali saranno automatizzate con IA e robot. Chi ancora lavorerà, lo farà da remoto. Non possedendo un’automobile e avendo tutto a portata di mano, non usciranno quasi mai dal loro palazzo. Le interazioni sociali dal vivo saranno ridotte al minimo, anche grazie a innovazioni come il VisionPro per la realtà aumentata.
Ingressi e uscite dalle zone di residenza saranno comunque tracciati con riconoscimento biometrico e richiederanno una specifica giustificazione, come già accade per entrare in città come Venezia o in Area B a Milano. L’idea di città da 15 minuti assumerà una dimensione verticale.
Nel frattempo saranno sviluppate nuove cure per malattie mentali inventate, così da poter tenere a bada la popolazione e reprimere i più basilari istinti di sopravvivenza.
Fantasia distopica? Magari sì. In Cina però ci si avvicinano già molto. Devo ricordarvi quanto i nostri ingegneri sociali amino il modello cinese? Il consiglio, di nuovo, è di diffidare di chiunque voglia proporvi la salvezza con la tecnologia e le città da 15 minuti.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“Make yourself sheep and the wolves will eat you”
Benjamin Franklin
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Ministero dell'Istruzione
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Lupin III – Il Castello di Cagliostro
Il primo film di cui vi voglio parlare è un anime ambientato in Italia, che si dice abbia ispirato il primo “Indiana Jones” di Spielberg e Lucas oltre a essere stato fonte di ispirazione per la Disney nel comporre una scena di “Basil L’Investiga Topo” e una nel finale del film “Atlantis - L’Impero Perduto”. #film #Anime
Questo inoltre è il primo film che vede alla regia Hayao Miyazaki il fondatore della casa di produzione animata Ghibli.
Bruxelles approva lo spionaggio sui media per motivi di “sicurezza nazionale” | L'Indipendente
"Impossibile non notare come la norma contenga un controsenso intrinseco, dal momento che aspira a garantire ai giornalisti una maggiore indipendenza e libertà da eventuali minacce aumentando la sorveglianza e il controllo sul loro operato. Il risultato, anzi, parrebbe essere proprio il contrario, ovvero condizionare ulteriormente l’attività di indagine dei professionisti dell’informazione, già sottoposta a crescenti restrizioni in diversi Paesi europei."
Irish Gov makes critizising Big Tech and Irish DPC a crime!
Il governo irlandese considera reato criticare le Big Tech e il DPC irlandese! Il governo irlandese tenta di introdurre di nascosto una disposizione nella legge irlandese sulla protezione dei dati che consente di dichiarare "riservata" qualsiasi parte della procedura. Le critiche legittime diventerebbero un reato.
Mio figlio ha una 4 ruote
Durante lo stage "Mio figlio ha una 4 ruote" MF4R (policlinico.mi.it/news/2023-06…) organizzato a Lignano Sabbiadoro dal Sapre, un servizio pubblico del Policlinico di Milano che si occupa da più di 30 anni dei genitori di bambini affetti da SMA (atrofia spinale muscolare) promuovendone l'empowerment, si è svolta una camminata di circa 5 km percorribile a piedi, in bici, con carrozzine manuali/elettroniche e passeggini.
Il percorso, individuato con la collaborazione di #FIAB Monfalcone - BisiachINbici, tra la Riserva naturale regionale Foce dell'Isonzo-Isola della Cona e Marina Julia (Monfalcone) si è svolto su un tratto della pista ciclabile Adria Bike (adriabike.eu/it/interactive-ma…) scelto in particolare perché privo di barriere architettoniche.
Alla camminata ha partecipato un gruppo di circa 150 persone tra cui 50 bambini in carrozzina elettronica le cui famiglie arrivano da tutta Italia e dall'estero.
Un grande esempio del ruolo del servizio sanitario pubblico e un esempio (un po' più piccolo) dell'importanza di una mobilità sostenibile per tutti, non solo per gli amici della #bicicletta.
@maupao @macfranc @Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋 @:fedora: filippodb :cc: :gnu:
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Rilascio di Lemmy v0.18.0: API HTTP anziché WebSocket, Autenticazione a due fattori, Emoji personalizzate e Web App progressiva!
Di seguito l'annuncio di @Dessalines
ozne likes this.
É uscita Una nuova app per lemmy chiamata liftoff che mette il turbo a lemmy.
github.com/liftoff-app/liftoff
Non so se è dart/flutter che è più veloce di kotlin o se è solo scritta meglio di jerboa
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Ricorda molto Lemmur o sbaglio? Sembrerebbe quasi un fork...
Ben fatta comunque!
EDIT:
è effettivamente basata su Lemmur, sul sito non c'è scritto ma nelle info dell'app sì 😅
TeleSign profila segretamente metà degli utenti di telefonia mobile del mondo. La denuncia di NOYB
TeleSign genera un "punteggio di reputazione" e vende i suoi servizi a vari clienti come TikTok, Microsoft o Salesforce. TeleSign ha ricevuto segretamente i dati del telefono cellulare da BICS, una società belga che fornisce servizi di interconnessione per molte società di telefonia mobile
TeleSign profiles half of the world’s phone users
TeleSign generates a “reputation score” and sells it to various clients. TeleSign secretly received the mobile phone data from BICS, a Belgian company that provides interconnection services.noyb.eu
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+++ Finalmente svelato l'ultimo segreto di Feddit.it: ecco perché non esiste una comunità Lemmy dedicata alla privacy! Quando leggerete il motivo, non crederete ai vostri occhi!!! +++
I due amministratori di Feddit.it sono sicuramente molto sensibili al tema della #privacy.
Il primo infatti è l'autore del progetto @Le Alternative che nasce proprio per presentare in modo semplice le alternative ai prodotti BigTech che siano open source e rispettose della privacy.
Il secondo non è altro che @Informa Pirata, che sulla promozione del tema della privacy in politica spende non poco del proprio tempo.
Entrambi sono stati promotori del #PrivacyPride, il primo (e unico) evento al mondo in cui ci siano state manifestazioni di piazza a favore della privacy.
Allora perché su feddit.it non esiste una comunità dedicata alla privacy?
In effetti i motivi sono due e il primo è forse quello meno importante.
Infatti su feddit ci sono già alcune comunità che si occupano di privacy: Le Alternative, come già detto, ma anche Pirati, gestito da @Pirati.io , in assoluto il primo blog a parlare di #chatcontrol in Italia; ma soprattutto esiste la comunità di @Etica Digitale (qui su Lemmy) che ha lavorato su quel gioiellino di PrivaSì, un percorso on line per costruire senza patemi d'animo una dimensione digitale che tuteli l'utente dalla sorvegianza delle BigTech!
Ma il motivo principale per cui non esiste un'istanza Lemmy dedicata alla privacy è questo:
Esiste già una comunità Lemmy dedicata alla privacy e parla anche un po' italiano
Si tratta dell'istanza dell'avvocato @Nicola Fabiano (su lemmy è @nicfab ) che qualche giorno dopo la nascita di feddit.it ma senza sapere nulla del nostro progetto, ha creato un'estensione Lemmy al proprio blog.
Non ci sembrava quindi necessario creare un'istanza dedicata alla privacy, essendocene già una curata da un esperto di GDPR come l'avv. Fabiano.
Chi volesse seguire quella comunità, può copiare l'indirizzo https://community.nicfab.it/c/privacy
e incollarlo nella casella di ricerca di Lemmy o di qualsiasi altro social del fedicverso!
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@Eleonora gli ultimi post sono tutti in inglese, ma sono tutti molto aggiornati. Fino a qualche tempo fa ne veniva pubblicata contestualmente anche la versione in italiano, ma merita comunque di essere seguita (e se aumenta la frequentazione della comunità da parte degli italiani non è detto che in futuro non vi saranno di nuovo post in italiano)
@Informa Pirata @Pirati.io @Etica Digitale @Le Alternative @Nicola Fabiano @nicfab
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Eleonora reshared this.
se volete darci una mano con la stesura oppure avete delle idee o feedback potete aprire una issue o fare una mr
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Oggi partenza ufficiale di NoStream, l'istanza Owncast italiana di mastodon.uno. Stasera live alle 21.00
L'istanza nostream.mastodon.uno è attiva
Sarà quindi usata come la radio ufficiale di mastodon.uno ma saranno trasmessi anche Film, Documentari e serie tv!
L'istanza è aggiornata alla 0.1 e sarà necessario pulire la cache per vedere la nuova veste grafica, se già la usavate in passato potrebbero esserci problemi in quanto è stata radicalmente cambiata, in ogni caso buon ascolto!
Stasera a partire dalle ore 21:00 ci sarà la live per l'inaugurazione ufficiale di NoStream!
L'account da seguire è questo: @NoStream
Per ricevere una notifica poco prima della diretta basta cercare l'account qua sopra, seguirlo e cliccare la campanella.
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Che succede nel Fediverso? reshared this.
Piero Bosio
in reply to Informa Pirata • • •@Informa Pirata
Sono d'accordo con i 150 che chiedono la revisione della legge sulla AI.
Fa piacere vedere che anche tra i guru dell'AI ci sia chi avanza timori di minacce più esistenziali per l’umanità. Tuttavia la paura del buio, come la paura di volare è una paura infantile che va superata con la conoscenza e la tecnologia che ti permette di vedere nel buio e di volare in sicurezza. Poi, se gli europei decidono di azzopparsi da soli, buon per loro.
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