Anche all’Italia serve una riserva militare. L’idea di Cavo Dragone (e Crosetto)
Stanno crescendo gli impegni e le criticità internazionali, e gli attuali effettivi non bastano, servono più soldati. È stato questo il cuore dell’intervento del capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in audizione alle commissioni congiunte Difesa di Camera e Senato. “visti i vari fronti in cui siamo impegnati, dal Medio Oriente al Fianco est della Nato al Mediterraneo allargato all’operazione Strade sicure in Italia, c’è bisogno di almeno altre 10mila unità aggiuntive in futuro” ha infatti affermato l’ammiraglio, sottolineando come le iniziative prese dal governo abbiano portato al “superamento della legge del 2012, aumentando il modello da 150mila a 160mila militari, ma servono altri passi in questa direzione”. Anche in occasione dell’approvazione in Consiglio dei ministri dell’aumento di 10mila unità per le Forze armate, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, era intervenuto registrando “l’ampliamento delle competenze e dei compiti delle Forze armate” non solo geografico, ma anche “a causa dell’aumento di attività nei nuovi domini emergenti dello spazio e del cyber”.
Una riserva ausiliaria
Oltre ai possibili aumenti di organico, il capo di Stato maggiore ha indicato anche un’altra strada per permettere alle Forze armate di avere a disposizione un numero adeguato di personale, attraverso “l’attivazione di una riserva ausiliaria dello Stato, costituita da personale proveniente dal mondo civile e da pregressa esperienza militare”. Questa soluzione, che vedrebbe la possibilità di impiegare i riservisti “in tempo di guerra o di crisi internazionale, così come in caso di stato d’emergenza deliberato dal Governo ovvero per emergenze di rilievo nazionale, connesse con eventi calamitosi” permetterebbe infatti di aggiungere unità al personale militare in servizio attivo, magari anche con compiti di retrovia, permettendo ai professionisti attivi di essere impiegati in compiti di prima linea (com’è, per esempio, il modello Usa basato sulla Guardia nazionale, che è stata impiegata in tutti i teatri operativi degli Stati Uniti). Sul tema era intervenuto anche il ministro Crosetto, sempre in audizione al Parlamento, che pure aveva sottolineato come la sospensione del taglio degli organici e l’aumento di personale non fosse abbastanza. “Serve rivoluzionare i settori del reclutamento e della formazione; i problemi della Difesa non si possono affrontare con le regole del pubblico impiego” aveva detto Crosetto, aggiungendo come i nuovi scenari rendessero necessario prendere in considerazione l’attività di una riserva, facendo il caso di Israele “che ha richiamato in pochi giorni 350mila soldati” o quello della Svizzera “che può mobilitare il doppio dei militari italiani”.
L’obiettivo del 2%
Naturalmente, per queste iniziative servono i fondi. E il capo di Stato maggiore è tornato sull’obiettivo del 2% del Pil da destinare alle spese per la Difesa, “che la Nato continua ad auspicare”. Come sottolineato da Cavo Dragone, il traguardo “dovrebbe essere raggiunto nel 2028, passando dai dai 27,7 miliardi del 2023 a 42 miliardi nel 2028, con un aumento di quindici miliardi in cinque anni”. Nella sua presentazione del Documento programmatico pluriennale 2023-2025, il ministro Crosetto aveva lanciato l’allarme sottolineando come, con gli attuali trend, l’Italia rischi di mancare il traguardo del 2028. “Il 2 % è centrale, ma siamo molto lontani” aveva detto Crosetto, aggiungendo come, con questi trend, l’obiettivo è “impossibile nel 2024 e difficile anche per il 2028”. Per realizzare i progetti contenuti nel Dpp, ha detto invece Cavo Dragone, è necessario “un piano finanziario di lungo termine, che garantisca piena stabilità e certezza di risorse nel tempo”.
Una legge triennale per la Difesa
Da qui la necessità di consolidare il percorso di crescita, al fine di garantire la costante alimentazione dei settori esercizio ed investimento “anche in una cornice di rivitalizzazione del legame con il Mimit a supporto della competitività dell’industria in un settore strategicamente rilevante”. “In quest’ottica, ha aggiunto Cavo Dragone “un nuovo modello di finanziamento dell’investimento basato su una ‘legge triennale’ fino al 2040, costituirebbe l’ideale paradigma di riferimento, congiuntamente all’incremento delle risorse per il settore esercizio, al fine di avvicinarsi il più possibile alla soglia del 2% del Pil”.
Esercito
Il capo di Stato maggiore è poi intervenuto sullo stato delle singole Forze armate, facendo il punto sui diversi progetti di ammodernamento e rinnovamento. Per quanto riguarda l’Esercito, di fronte alla minaccia di un potenziale conflitto di tipo convenzionale, resta necessario acquisire moderni sistemi d’arma, in grado di operare nel multi-dominio. Il riferimento è alle forze pesanti (carri armati e veicoli corazzati da combattimento) e artiglieria a lunga gittata. “In tale ottica – ha spiegato Cavo Dragone – si inquadrano i programmi di rinnovamento delle forze corazzate”. Tra questi ha ricordato i principali programmi, come l’acquisto dalla Germania dei carri Leopard 2 (a cui si aggiunge l’ammodernamento degli Ariete), lo sviluppo di una famigli di mezzi corazzati di nuova generazione (Armoured infantry combat system), l’evoluzione della capacità contraerei a cortissima gittata (Manpads) e dell’artiglieria di profondità (Himars), oltre a nuove infrastrutture dati e di simulazione addestrativa.
Marina
Per quanto riguarda la Marina, Cavo Dragone si è soffermato soprattutto sulla dimensione underwater, che “vede una rapida crescita delle attività civili e costituisce una frontiera tecnologica largamente inesplorata e di rilevanza strategica per le implicazioni sulle capacità di difesa nazionali, nonché per le potenziali ricadute in molteplici settori della blue economy”. In generale, la Marina sta rinnovando le sue infrastrutture (basi e aresenali) e potenziando le sue capacità antisommergibili, con l’evoluzione di tecnologie emergenti e dirompenti come i sistemi autonomi subacquei”.
Aeronautica
Sull’Aeronautica militare, invece, l’ammiraglio ha fatto riferimento al programma tra Italia, Gran Bretagna e Giappone per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione, il Global combat air programme (Gcap) “che occupa uno spazio notevole nelle dotazioni finanziare della legge di bilancio 2023-2025; un programma, con rilevanti ricadute per l’economia dei tre Paesi, oltre che nel campo securitario, tecnologico, dell’innovazione, ricerca e sviluppo nel settore militare aerospaziale”.
CISGIORDANIA. La guerra non dichiarata di esercito e coloni israeliani
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di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 15 novembre 2023. Poco lontani dalle bombe e dai combattimenti di Gaza, i 2,8 milioni di palestinesi che vivono nella Cisgiordania occupata non sono immuni dalle conseguenze della guerra cominciata il 7 ottobre con l’attacco di Hamas che ha causato circa 1.400 morti israeliani.
Nonostante la popolazione palestinese vivesse già prima sotto il rigido israeliano, negli ultimi 40 giorni le Nazioni Unite così come le principali associazioni per i diritti umani e ONG che operano nei Territori, hanno registrato un rapido e allarmante peggioramento delle condizioni di vita. Una tendenza, peraltro, già documentata negli ultimi 10 mesi, da quando è stato formato il governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu, ma precipitata nelle ultime settimane, tra uccisioni, arresti, raid, distruzioni, espulsioni.
La Cisgiordania, chiamata anche West Bank, è territorio palestinese occupato da Israele dal 1967. È governato dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), la cui leadership, al momento, è aspramente criticata da molti palestinesi. In realtà l’ANP controlla solo in parte e solo alcuni degli aspetti della vita quotidiana dei cittadini, tutti, invece, inderogabilmente influenzati dall’occupazione israeliana.
Il territorio, ampio meno di 6.000 chilometri quadrati, è diviso in 3 diverse zone: A, B e C. Nella zona A, circa il 18% della Cisgiordania, l’Autorità nazionale palestinese ha il controllo civile e della sicurezza, nell’area B, che rappresenta il 22% circa del territorio, l’ANP gestisce solo l’amministrazione civile mentre Israele controlla la sicurezza, quella C, il 60% della terra, è interamente amministrata e controllata da Israele.
In realtà, anche nelle aree in cui è previsto il controllo palestinese, la politica, l’esercito e la presenza israeliana regolano la quotidianità dei cittadini, dagli spostamenti all’utilizzo delle risorse, alla sicurezza, gestita a volte in maniera congiunta con l’ANP, secondo i molto criticati accordi di collaborazione.
Israele negli anni ha costruito in Cisgiordania un numero sempre crescente di colonie, trasferendo all’interno del territorio palestinese circa 500.000 israeliani. La politica di ampliamento delle colonie è uno dei capisaldi di tutte le amministrazioni israeliane, le quali hanno da sempre ignorato gli appelli, seppure provenienti da governi amici come quello degli Stati Uniti di America, a fermarne la costruzione e l’espansione. Gli insediamenti, la maggior parte dei quali presenti nella zona C, sono illegali per il diritto internazionale, le Nazioni Unite e i governi stranieri, compresi quelli occidentali, che non li riconoscono.
Colonia israeliana. Foto di Eliana Riva
Sono state inoltre fabbricate infrastrutture e strade di collegamento che scorrono sempre all’interno del territorio palestinese ma che sono, molte di esse, accessibili solo agli israeliani. Queste infrastrutture, insieme alle colonie e al muro di separazione, spezzettano la Cisgiordania, chiusa in una rete di “divieti di accesso” per i palestinesi i quali sono spesso costretti, per aggirare le zone proibite, a percorrere chilometri raggiungendo luoghi vicini solo pochi metri.
Il muro che Israele ha costruito nel territorio palestinese, a vederlo dall’alto pare un lungo serpente impazzito, che gira su se stesso, torna dietro, si attorciglia non per dividere la Palestina da Israele ma per separare la Palestina dalla Palestina e i palestinesi dai palestinesi.
E poi ci sono i checkpoint. Centinaia. E per passare c’è bisogno dei permessi, il cui rilascio è stabilito insindacabilmente da Israele, che quindi regola e decide i movimenti delle persone e dei beni in territorio palestinese.
Con la formazione dell’ultimo governo Netanyahu, il IV, dopo le elezioni del 22 dicembre 2022, il movimento dei coloni, molto forte in Israele, in grado di esercitare una pressione politica impossibile da ignorare, ha trovato una propria diretta rappresentanza tra i membri del parlamento e alcuni ministri, come il suprematista ebraico Ben Gvir. Già prima del 7 ottobre si moltiplicavano gli attacchi dei coloni ai villaggi palestinesi, come quello estremamente violento del 27 febbraio a Huwara, dove, in una rappresaglia di massa, è stato ucciso un palestinese e sono stati date alle fiamme decine di automobili e di abitazioni. L’esercito israeliano, solitamente, non interviene per fermare i coloni, che godono di una speciale autonomia e dispensa legale consuetudinaria. Neanche quando attaccano i coltivatori palestinesi, estirpando e bruciando gli olivi. Provocazioni e attacchi di questo tipo sono andati avanti per mesi, impossibili da frenare, se non mettendo in serio pericolo la tenuta del governo.
Eppure, dal 7 ottobre, gli attacchi dei coloni sono raddoppiati. Appena pochi giorni dopo il sanguinoso attacco di Hamas, quando i bombardamenti su Gaza erano solo all’inizio, Ben Gvir distribuiva pistole e fucili ai coloni, invitandoli ad utilizzarli contro i palestinesi. Cosa che hanno fatto, uccidendo fino ad ora almeno 8 persone sulle quasi 200 ammazzate in Cisgiordania in questi 40 giorni, il bilancio peggiore degli ultimi venti anni. I coloni spesso indossano divise militari, costruiscono barriere per impedire ai contadini di raggiungere le terre che coltivano, irrompono nei villaggi palestinesi picchiando e minacciando i residenti, intimandogli di ad andar via se vogliono salva la vita. Secondo le Nazioni Unite la violenza ha raggiunto livelli senza precedenti, con attacchi mai visti negli ultimi 15 anni. L’Unrwa, l’agenzia ONU che si occupa dei profughi palestinesi, ha fatto sapere che i raid dei coloni e le restrizioni di movimento hanno causato l’espulsione di più di 800 palestinesi dall’inizio della guerra. L’obiettivo dichiarato del movimento dei coloni è quello di occupare tutta la terra della Palestina storica (qualcuno vorrebbe allargarsi poi verso il Libano e la Siria), eliminando la presenza palestinese.
Dal 7 ottobre si sono moltiplicati in Cisgiordania anche i raid dell’esercito israeliano. In media circa 40 al giorno. Soprattutto a Jenin, storica roccaforte della resistenza palestinese. Anche se all’inizio di luglio Israele aveva già lanciato, nel campo profughi, una enorme operazione militare, la più grande degli ultimi 20 anni, con l’utilizzo di droni e tecnologie avanzate, lasciando 12 palestinesi uccisi e il campo profughi devastato.
Le devastazioni provocata dalle incursioni, in effetti, sono sensibilmente aumentate. Anche a Tulkarem, sempre nella Cisgiordania occupata, dove proprio ieri l’esercito è entrato, uccidendo 7 palestinesi. Sono stati utilizzati mezzi pesanti per distruggere le strade, creando solchi profondi nell’asfalto, danneggiando la rete idrica e quella elettrica. I bulldozer hanno persino abbattuto un monumento a Yasser Arafat, lo storico leader palestinese con il quale il premier israeliano Yitzhak Rabin firmò gli Accordi di Oslo nel 1993. Paradossalmente, la configurazione della Cisgiordania di oggi è figlia proprio di quegli accordi, così come la collaborazione tra l’ANP e Israele sulla sicurezza.
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La repressione si manifesta anche con l’aumento esponenziale del numero degli arresti tra i palestinesi della Cisgiordania, 2.650 dal 7 ottobre, compresi leader politici, studenti universitari, attivisti per i diritti umani, attrici. Solo nell’ultima notte sono stati 78 i palestinesi arrestati nella West Bank, incluse 17 studentesse universitarie di Hebron. I fermati provengono spesso da Ramallah, Jenin, Betlemme, Nablus. I palestinesi, trattenuti sempre più di frequente con il metodo della detenzione amministrativa, senza accuse formali, sono spesso vittime di pestaggi, violenze e torture, secondo le organizzazioni che si occupano di diritti umani: subiscono gravi percosse e umiliazioni, costretti a inginocchiarsi, a volte completamente nudi e con la testa bendata, e a cantare canzoni israeliane.
C’è poi la grave situazione dei palestinesi originari di Gaza con permessi di lavoro in Israele, 21.000 prima della guerra. A migliaia sono stati arrestati dopo il 7 ottobre e cacciati da Israele. Sono stati lasciati ai posti di blocco all’ingresso delle principali città della Cisgiordania e vivono ammassati nelle palestre e locali pubblici. Ne sono circa 3.000 e l’esercito israeliano li tiene sotto controllo, lontani da casa, sottoposti a continui rastrellamenti.
Dal 7 ottobre gli spostamenti sono divenuti estremamente più complicati per i palestinesi, le città del nord della Cisgiordania sono tenute completamente separate da quelle del sud.
I negozi chiusi di Shuhada Street, nella zona H2 di Hebron. Foto Eliana Riva
A Hebron la zona H2 è diventata una prigione: le 750 famiglie che ci vivono sono chiuse nelle proprie case, non possono ricevere visite e hanno il permesso di uscire, se ai checkpoint i militari israeliani glielo consentono, tre giorni a settimana, per un’ora al mattino e una alla sera. La guerra non dichiarata ai palestinesi della Cisgiordania, fa parte, con ogni probabilità di quella “risposta israeliana all’attacco di Hamas” che, secondo le promesse di Nethanyahu intende “cambiare il Medio Oriente”.
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Auto elettriche, green economy, diritti umani: ma quale sostenibilità?
Siamo nell’epoca della guerra al cambiamento climnatico e all’inquinamento.
Siamo sulla soglia di non ritorno (chi parla del 2030, ma per altri l’abbiamo già superata) che decreta il futuro del mondo quale lo conosciamo e la nostra stessa esistenza come specie. Risorse, mancano, bisogna trovare fonti alternative, bisogna ottimizzare quelle che abbiamo, bisogna cambiare paradigma: d’altro canto è scritto nei testi di antropologia che solo chi si sa adattare sopravvive.
Fatto questo preambolo ecco uno spunto di riflessione.
Versione semplificata da alcuni esempi e macro evidenze di un contesto più articolato in cui il modello è sempre quello: un mondo di squali e guerra alle risorse (siano esse materie prime, siano vite ed esseri umani).
Poi ognuno può trarre le proprie conclusioni.
Da una parte abbiamo che:
“Le navi da crociera inquinano più delle auto circolanti in Europa. Le 218 navi per il turismo marittimo di lusso hanno emesso nel 2022 4,4 volte più inquinanti di tutte le automobili del continente (253 milioni).”L’Italia è il Paese dove le navi da crociera inquinano di più, al primo posto in Ue.
Dall’altro abbiamo personaggi e realtà come ad esempio Elon Musk e la Tesla che vendono macchine ellettriche per inquinare meno, per rendere più green il pianeta.
Personalmente la prima cosa che mi chiedo è che sostenibilità nel medio lungo periodo avranno le auto elettriche?
Riusciranno a sostenere il mercato ed il confronto con quelle a combustibili fossili?
In fatto di sostenibilità c’è da ricordare anche come vengono realizzate e costruite le machine elettriche, con una batteria: le materie prime sono essenziali e fondamentali. Dove, come e chi le estrae?
Per esempio un componente per le batterie possiamo parlare di cobalto.
Spostiamoci in Africa, in RDC – Repubblica Democratica del Congo e scopriremo gironi dantestchi in cui persone di ogni sesso ed età sono intenti inn attività di estrazione mineraria, scavando, spostando sacchi, nelle peggiori situazioni infanganti i diritti fondamentali di ogni individuo.
Solo a me sembra che ci sia qualcosa che stona in tutto questo contesto?Una visione generale dei minatori che lavorano presso la miniera artigianale di Shabara vicino a Kolwezi il 12 ottobre 2022. Circa 20.000 persone lavorano uno Shabara, a turni di 5.000 alla volta. [Junior Kannah / AFP] RDC Repubblica Democratica del Congo
Per la Difesa Ue l’industria è centrale. L’analisi di Braghini
Particolarmente sostenuto è il ritmo degli annunci a Bruxelles su nuove iniziative e strategie che potrebbero essere propedeutiche al piano di lavoro dell’Ue post elezioni 2024. Per questo motivo i lavori in corso sono importanti per indicare orientamenti e definire principi e criteri per i prossimi “cantieri”, e dare concretezza alla promessa di Ursula von der Leyen del 2019 di una Geopolitical Commission, assunzione che insieme all’autonomia strategica rimane oggi a livello di ambizione e strategie.
Continua dunque il momentum della Difesa europea supportata dalla sua diffusa consapevolezza nell’opinione pubblica, come evidente dal rincorrersi ed accavallarsi di iniziative (risorse e regole). Momentum che rappresenta un punto fermo in questa fase di disordine globale e disorientamento in Europa e negli Stati Uniti.
Ma la corsa alle proposte, mentre si avvicinano le elezioni europee, necessita dei suoi tempi, dovendo fare i conti con la tempistica dei processi legislativi europei. Ne è una prova l’annuncio del commissario Breton di posticipare la proposta di una strategia per l’industria della difesa europea, la European defence industrial strategy (Edis) dall’8 novembre (annunciato con troppo anticipo ed entusiasmo e con un occhio alla rielezione e a ruoli più elevati) a fine febbraio 2024. E in effetti non sono certo sufficienti due mesi dall’annuncio di Von der Leyen il 13 settembre per ottenere l’approvazione del collegio dei Commissari, ed elaborare “dove andare, e come, in mancanza di fondi sufficienti”, proporre obiettivi e strumenti finanziari condivisi, sensibili, nuovi e di lungo termine, la cui portata avrebbe l’effetto di strutturare la domanda e l’offerta della difesa nell’Ue nei prossimi anni. E i tempi per la negoziazione sarebbero molto stretti prima della conclusione della legislatura.
Andando con ordine, la presidente della Commissione ha annunciato durante il dibattito sullo Stato dell’Unione una strategia per l’industria della Difesa europea, che si pone come ulteriore tassello e in continuità con i recenti sviluppi legislativi e finanziari approvati dal Consiglio Ue. È senz’altro da leggersi nella prospettiva delle prossime elezioni europee. L’Edis si inserisce nell’agenda politica dell’Unione partendo dal Summit di Versailles nel 2022 (agenda politica con focus su responsabilità e obiettivi Ue nella difesa: investimenti, capacità, industria), dal Consiglio Ue del 2013 e dalla Comunicazione Ec/Eda sulle carenze industriali, capacitive e di budget. Nei documenti sono stati dichiarati gli impegni a rafforzare le capacità di difesa per conseguire la sovranità europea e ridurre le dipendenze, risultando nella proposta una successione di iniziative ambiziose, prima impensabili, per rafforzare l’industria della difesa (Edtib), come l’approccio 3-track della European peace facility per l’Ucraina. La dimensione industriale diventa centrale.
Ulteriore impulso politico a supporto delle iniziative per la difesa è venuto dall’ultimo Consiglio dell’Ue Esteri/Difesa, che ha approvato tra l’altro l’aggiornamento delle priorità dello sviluppo capacitivo (Cdp), la revisione della Cooperazione strutturata permanente (Pesco), le conclusioni della strategia spaziale europea per la sicurezza e difesa, una dichiarazione congiunto per l’accesso della finanza (Esg e Bei) per la difesa
Il percorso è accidentato, l’ambizione c’è, si stanno facendo passi avanti piccoli ma costanti anche con accelerazioni, mission e obiettivi si legano a un futuro dell’Europa da definire (il cantiere si è aperto).
Cosa che Von der Leyen ha detto con chiarezza, citando i recenti investimenti nella difesa come punto di avvio di una European defence union, ed elencando i fondi e i meccanismi lanciati dalla Ue a supporto della produzione e degli acquisti attraverso l’Europa, ricordandone però la temporaneità e il breve termine (2025 per Asap e 2027 per Edf). L’Edis dovrà trovare il modo di supportare il ramp up della produzione di equipaggiamenti critici estesi oltre il munizionamento, e la necessità di una cooperazione europea non solo per ricerca e sviluppo ma anche tra le imprese.
L’Edis viene a inserirsi nel processo normativo-finanziario avviato nel 2007 con la Preparatory action. Si scompone in un mosaico di azioni e misure certamente utili, che hanno il merito di aver impresso una dinamica e una prospettiva nuova, ma non sempre coerenti tra loro e di modesta entità come budget, con regole diverse di non facile applicazione, mancanza di una visione di lungo termine, modesti impatti immediati sulla struttura del mercato europeo della difesa. Non sembrano, per ora, un game changer come inizialmente pronosticato.
Nel quadro d’insieme rientra anche il dibattito sull’incremento delle risorse di budget della difesa per il 2024 per European defence fund (Edf) e Mobilità militare, che potrebbe orientare la revisione del Bilancio pluriennale 2024-2027, con un rifinanziamento e una revisione dei fondi Edirpa e Asap, e concentrarsi sugli investimenti per le capacità di difesa di comune interesse (anche denominate “super-priorities”), nonché della Strategic technologies for european platform (Step).
Dunque, il 10 ottobre il commissario Breton ha annunciato la preparazione di una proposta per l’Edis, che potrebbe includere linee guida sul legame funzionale tra necessità tecnologiche e di capacità con le possibilità industriali. Si intravede un insieme di iniziative partendo dall’European framework for defence joint procurement (Edip), potrebbe succedere all’Edirpa, e perseguire l’obiettivo di sviluppare un meccanismo permanente per ulteriormente incentivare i Paesi membri a collaborare nel procurement di equipaggiamenti (oggi l’eccezione, domani la regola?). Un percorso logico potrebbe vedere risorse dell’Edip per l’acquisto di prodotti e soluzioni tecnologiche che risultano dalle attività di ricerca e sviluppo realizzate in cooperazione nell’ambito dell’Edf.
L’intenzione della Commissione (le informazioni al momento scarseggiano) è rivolta a fare leva sugli strumenti urgenti appena approvati, l’Edirpa (per il supporto ad acquisti comuni per riempire le scorte di munizioni) e l’Asap (per il supporto alla produzione di munizioni) che insieme prospettano un effetto strutturante per l’industria della difesa. La complessità e la posta in gioco è significativa, come si è visto con le difficoltà, sensibilità e divergenze tra Paesi e il ridimensionamento dei due strumenti e delle ambizioni comunitarie, strumenti certamente innovativi che non sembrano comunque sufficienti a supportare le motivazioni per una politica comune di difesa.
Sarebbero previste anche proposte complementari come l’esclusione dell’Iva, l’intervento della Banca Europea degli Investimenti (Bei) per promuovere progetti non solo duali ma di difesa oggi esclusi dal mandato, la realizzazione di un European defence production act (Edpa). L’idea è stata presentata alla riunione informale dei ministri della difesa a Toledo. Si è considerato che accanto ad un programma di investimenti sia necessario un framework regolamentare per soddisfare urgenti necessità di equipaggiamenti militari. Il riferimento è all’US Defence production, attivabile quando necessario, che consente di accelerare ed espandere le forniture di materiali e servizi dell’industria Usa per promuovere l’interesse nazionale.
Molti i punti aperti in attesa di un dibattito e decisioni difficili. Sul tavolo si prospettano alcune questioni chiave, di cui alcune ventennali, che potrebbero avere oggi un livello di maturazione per essere accolte dai Paesi membri. Qualche esempio. È opportuna una riforma del processo decisionale Ue per l’adozione di decisioni che facilitino la realizzazione di una politica di difesa comune? Come rendere sostenibili i finanziamenti per la competitività dell’industria della difesa? È possibile superare gli ostacoli dei mercati finanziari, come l’impossibilità per la Bei a cofinanziare la difesa, a cui fanno riferimento le riluttanze di certe banche? Qual è un livello adeguato di risorse (miliardi) per l’Edip per finanziare le cooperazioni industriali? Il procurement comune nell’Edip come dovrà essere strutturato per essere accettato dai Paesi membri? L’idea di una cabina di regia europea per la pianificazione dei programmi militari sarà un concetto accettabile? È possibile richiamare in qualche modo come si chiede Oltralpe il criterio di preferenza europea per gli appalti, tema sempre divisivo tra i Paesi membri?
Sottomarini, fregate e underwater. Folgiero legge i risultati di Fincantieri
Fincantieri è la locomotiva dell’underwater. Così ha definito la sua azienda l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero, commentato i risultati presentati dalla società. Il gruppo, dunque, si vuole porre quale leader “di questa nuova supply chain che abbraccia attori istituzionali e civili” relativa al mondo subacqueo. Del resto, questa ambizione si legge anche dai numeri, trainati da nuovi ordini e dall’innovazione. Nei suoi primi nove mesi del 2023 i ricavi dell’azienda si sono assestati a cinque miliardi e 383 milioni, un Ebitda2 pari a 276 milioni e un margin al 5,1%, e una posizione finanziaria netta pari a due militari e 705 milioni, in linea con l’andamento dei fabbisogni operativi e di investimento del periodo.
Iniziative sull’underwater
Nel nuovo settore del subacqueo, infatti, l’azienda ha firmato a ottobre un memorandum d’intesa con Leonardo nell’ambito della subacquea per definire iniziative e sviluppi legati a sistemi (inclusi droni subacquei) di protezione delle infrastrutture critiche sottomarine, con l’obiettivo di “creare una task force stabile comune – ha indicato Folgiero – per mettere insieme le expertise dei due grandi gruppi nell’underwater” al netto della grande esperienza del gruppo nella realizzazione di sottomarini, ne abbiamo costruiti cento”. Insieme al gruppo di Monte Grappa e alla Marina militare, allora, l’obiettivo del gruppo triestino è porsi quale “integratore di sistemi e soluzioni” dal lato industriale, con la Forza armata che sarà “l’attore che metterà a fattore quanto realizzeranno gli altri due protagonisti”, ha spiegato Folgiero. Per l’ad, inoltre, questa nuova frontiera è paragonabile allo spazio extra atmosferico, una sfida per l’industria, visto “che sott’acqua ci sono cablaggi, reti internet, dati, comunicazioni, energia, e necessita di tante e approfondite competenze”.
Il riconoscimento negli States
Ottimi risultati anche nel settore navale militare, con la conferma di un ordine della quarta unità del programma Constellation per la Marina degli Stati Uniti. Fincantieri è stata selezionata nel 2020 per progettare e costruire l’unità capoclasse, con l’ulteriore opzione per altre nove navi, esercitata già per due unità, oltre al supporto successivo alla costruzione e all’addestramento degli equipaggi, per un valore complessivo di circa cinque miliardi e mezzo di dollari per Fincantieri. La scelta di Fincantieri per la realizzazione del programma Constellation si è basata sul progetto presentato dalla società, giudicato il più avanzato e innovativo, e strutturato sulla piattaforma delle fregate Fremm, ritenute le migliori al mondo sotto il profilo tecnologico, già nella flotta sotto le insegne italiane. Nel corso del suo recente viaggio negli Usa, lo stesso Folgiero aveva detto come il messaggio che arriva dalla Marina a stelle e strisce sulle nuove fregate è molto chiaro: “Percepiamo molte aspettative da parte della Us Navy”.
Conferme nazionali
Naturalmente, ottimi risultati anche per il mercato domestico, con il gruppo che ha sottoscritto con la Marina militare italiana nel terzo trimestre contratti per un terzo sottomarino del programma U212Nfs (Near future submarine), tre Pattugliatori d’altura (Opv) più un opzione per altri tre assegnati alla joint venture con Leoanrdo, Orizzonte sistemi navali, e un contratto per l’ammodernamento di mezza vita fregate classe Orizzonte italiane e francesi assegnato alla joint venture paritetica al 50% di Fincantieri e Naval Group, Naviris, e ad Eurosam, consorzio formato da Mbda e Thales.
La soddisfazione di Folgiero
Per Folgiero, dunque, i risultati raggiunti “strano una progressione positiva verso gli obiettivi che ci siamo dati nel nuovo piano industriale in termini operativi, economici e finanziari”, sottolineando come le performance positive nascano dal fatto che “le diciassette navi consegnate nel periodo in dieci cantieri sono state realizzate grazie alla competenza ed alla dedizione delle nostre persone, progettate durante il Covid e costruite in un contesto caratterizzato dall’escalation del costo dei materiali e da alcune difficoltà nel reperimento della manodopera”. Folgiero ha concluso sottolineando come il gruppo prosegua nel solco del Piano industriale 2023-2027, “con l’implementazione delle iniziative strategiche volte a perseguire una posizione di leadership nell’innovazione del settore verso la nave digitale e green, insieme all’eccellenza operativa nell’execution del backlog anche attraverso la modernizzazione dei cantieri”.
I minori tra i rischi e i lati oscuri del digitale
Saluti istituzionali
Sen. Marco Scurria
On.le Paola Frassinetti, Sottosegretario di Stato, Ministero dell’Istruzione e del Merito
Intervengono
On.le Andrea Cangini, Segretario Generale Fondazione Luigi Einaudi e autore del libro “Coca Web”
Dott.sa Lorena La Spina, Dirigente del Centro Operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia Postale per la Toscana
Prof. Luigi Ferini Strambi, Professore Ordinario di Neurologia all’Università Vita-Salute San Raffaele, Milano e Past President WASM (World Association Sleep Medicine)
Prof.ssa Donatella Buonriposi, Già Dirigente Ufficio Scolastico Territoriale IX di LuccE e Massa-Carrara. Presidente Associazione Scuola e Libertà
Dott.ssa Rosaria Sommariva, President dell’Associazione Riaccendi il Sorriso ed Esperta in Medicina del Sonno
Dott.sa Silvia Salis, Vicepresidente Vicario del CONI Nazionale
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Il 16 novembre torna l’appuntamento mensile con L'Ora di Costituzione!
L'iniziativa sostenuta dal Senato prosegue con il ciclo di incontri per illustrare i principali articoli della Carta agli studenti.
Presentazione del libro di Friedrich A. von Hayek “Conoscenza e processo sociale” a cura di Lorenzo Infantino
Saluti introduttivi
GIUSEPPE BENEDETTO, Presidente FLE
Modera
ANDREA CANGINI, Segretario generale FLE
Interventi
ALESSANDRO DE NICOLA, Presidente Adam Smith Society
LORENZO INFANTINO, Professore Ordinario presso LUISS
PIETRO REICHLIN, Professore Ordinario presso LUISS
L'articolo Presentazione del libro di Friedrich A. von Hayek “Conoscenza e processo sociale” a cura di Lorenzo Infantino proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
In Cina e Asia – Gaza, inviato cinese condanna la posizione dell’Ue
I titoli di oggi: Gaza, inviato cinese condanna la posizione dell’Ue La Cina realizza “in house” la rete internet più veloce la mondo Cina, continua la campagna anticorruzione: record per il 2023 Corea del Sud, servizi segreti accusano Pechino della disinformazione nel paese Cina, il vescovo di Pechino in visita a Hong Kong solleva timori sull’indipendenza religiosa Cina, nuovo caso ...
L'articolo In Cina e Asia – Gaza, inviato cinese condanna la posizione dell’Ue proviene da China Files.
Weekly Chronicles #54
Questo è il numero #54 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di globalismo, sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.
Nelle Cronache della settimana:
- Tutanota è un honeypot dell’intelligence?
- In Svezia, i rapinatori cercano Bitcoin nelle case
- Thierry Breton festeggia l’accordo sul Digital ID europeo
Nelle Lettere Libertarie: L’idea del Network State come nuovo paradigma statale
Rubrica OpSec: Padroneggia il potere degli strumenti OSINT per migliorare la consapevolezza del tuo “digital footprint” e aumentare la tua privacy e sicurezza online. Scopri come nell’allegato speciale delle Cronache di questa settimana.
Tutanota è un honeypot dell’intelligence?
Tutanota è in realtà un front per un’operazione di spionaggio. O meglio: questo è ciò che sostiene Cameron Ortis, ex capo dell’unità d’intelligence della polizia federale canadese, attualmente imputato in giudizio per aver venduto segreti di Stato a criminali.
Durante le sue dichiarazioni Ortis avrebbe chiaramente affermato che Tutanota, il servizio di posta elettronica cifrata made in Germania, sia in realtà uno storefront dell’intelligence, pensato appositamente per acquisire dati e spiare potenziali criminali.
Nelle dichiarazioni fatte nel corso del giudizio Ortis sostiene che la RCMP (Royal Canadian Mounted Police) e le agenzie di intelligence dei Five Eyes (Canada, UK, USA, Nuova Zelanda, Australia) sarebbero in grado di raccogliere le informazioni comunicate attraverso i sistemi Tutanota.
Dobbiamo crederci? Secondo i fondatori di Tutanota, no. Sono stati anzi loro stessi a diffondere la notizia per smentirla. Sul sito è disponibile un comunicato stampa in cui spiegano la loro versione.
Che sia un modo per diffamare uno dei pochi servizi consumer di posta elettronica cifrati al mondo? In questi casi è estremamente difficile capire quale sia la verità. Teniamo però in considerazione che è in corso una guerra serrata contro la crittografia delle comunicazioni in tutto il mondo e questo potrebbe essere un attacco politico.
In Svezia, i rapinatori cercano Bitcoin nelle case
Lo scorso lunedì una coppia svedese è stata aggredita in casa da 4 rapinatori. Sono stati legati, picchiati e minacciati con un coltello per tre ore prima che i criminali li lasciassero in pace. Pare che siano stati trasportati in ospedale entrambi, ma in condizioni non gravi.
GAZA. Forze armate israeliane nell’ospedale Shifa. Spari ed esplosioni.
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della redazione
(foto Wafa – commons.wikimedia.org)
Pagine Esteri, 15 novembre 2023 – L’esercito israeliano ha avviato nella notte un raid nell’ospedale Al Shifa di Gaza city dove migliaia di civili palestinesi si trovano ancora rifugiati. Il dottor Munir al-Bursh, direttore generale del ministero della sanità di Gaza, ha detto alla televisione Al Jazeera che le forze israeliane hanno fatto irruzione nel lato occidentale del complesso medico. “Ci sono state grandi esplosioni e molta polvere è entrata nelle aree in cui ci troviamo. Crediamo che almeno un’esplosione sia avvenuta all’interno dell’ospedale”, ha detto Bursh.
Fonti dell’ospedale hanno aggiunto che i soldati si trovano nel seminterrato. Le forze israeliane avrebbero fatto irruzione anche nei reparti di chirurgia e nel pronto soccorso mentre ruspe e mezzi corazzati sono avanzati fin dentro il cortile della struttura sanitaria.
Israele afferma che Hamas ha un centro di comando sotto lo Shifa e utilizza l’ospedale e i tunnel sottostanti per nascondere operazioni militari e per tenere gli ostaggi catturati durante l’attacco del 7 ottobre. L’esercito precisa di avere in corso “una operazione limitata” che includerebbe “squadre mediche e persone di lingua araba”.
Ieri l’Amministrazione Biden, contraria al bombardamento aereo dell’ospedale, aveva dato un via libera indiretto al raid israeliano affermando che anche l’intelligence Usa ritiene che Hamas abbia una importante base sotto lo Shifa.
Il ministro della Sanità dell’Autorità Palestinese a Ramallah, Mai Alkaila, ha condannato l’attacco nell’ospedale affermando che Israele sta “commettendo un nuovo crimine contro l’umanità, il personale medico e i pazienti assediando la struttura”. “Riteniamo le forze di occupazione pienamente responsabili della vita del personale medico, dei pazienti e degli sfollati allo Shifa”, ha dichiarato.
Al Shifa è a poche centinaia di metri dal porto di Gaza City. Gli edifici sul lato occidentale, il luogo iniziale del raid, includono i reparti di medicina interna e di dialisi. 650 pazienti e tra 5.000 e 7.000 civili sono intrappolati all’interno dell’ospedale dove negli ultimi giorni a causa della carenza di carburante, acqua e rifornimenti, sarebbero morti 40 pazienti tra i quali alcuni neonati prematuri. Ieri i palestinesi intrappolati hanno scavato una fossa comune per seppellire i pazienti deceduti. Nell’ospedale rimarrebbero circa 100 corpi in decomposizione che al momento non posso essere seppelliti.
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si è detto profondamente turbato dalla “drammatica perdita di vite umane” negli ospedali. “In nome dell’umanità, il segretario generale chiede un immediato cessate il fuoco umanitario”, ha detto ai giornalisti il suo portavoce. Più di 11.000 persone sono morte a causa degli attacchi israeliani, circa il 40% dei quali bambini, e innumerevoli altri sono rimasti intrappolati sotto le macerie. Inoltre, una ampia porzione dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza sono rimasti senza casa, incapaci di fuggire dal territorio dove cibo, carburante, acqua dolce e forniture mediche stanno finendo. Pagine Esteri
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Proteggiti con l'Open Source Intelligence (OSINT)
Immagina di essere un investigatore privato, ma — invece di cercare scontrini e documenti nel secchio dell’immondizia del condominio — rovistare nel vasto oceano chiamato Internet per scovare indizi preziosi.
Questa è l’essenza di quella pratica chiamata OSINT (Open Source Intelligence): cercare, raccogliere e analizzare informazioni disponibili su fonti pubbliche per ottenere indizi e intelligence su cui agire. Le fonti possono essere le più diverse: siti web, social network, archivi pubblici, documenti, immagini, e così via.
In effetti, è un po’ come ravanare in un enorme secchio dell’immondizia digitale per ricercare e scovare informazioni che abbiano un senso. Interessarsi di OSINT è un modo per essere più consapevoli del proprio impatto digitale, per capire il modo in cui i nostri dati potrebbero essere usati contro di noi e — se possibile — diminuire anche la superficie di esposizione.
Conoscere alcune tecniche di base di OSINT può essere estremamente utile per proteggersi online e distinguere tra il vero e il falso, riducendo così anche il rischio di cascare in fastidiose truffe.
I nostri dati e la nostra vita sono nel grande secchio dell’immondizia chiamato Internet. Scopriamo allora qualche tecnica e strumento utile per iniziare a rovistare in quel bel monnezzaio chiamato Internet.
Google Dorking
Come fare per cercare e trovare le informazioni di cui abbiamo bisogno? Uno strumento estremamente utile è proprio Google, con la tecnica del “Google Dorking”, conosciuta anche come “Google hacking”.
Xi a San Francisco da Biden ma anche dagli amici dell’Iowa
Il presidente cinese torna negli Usa dopo oltre 6 anni. Ecco che cosa c'è nella sua agenda. Ma al summit Apec si muove anche altro: dal possibile incontro col premier giapponese Kishida alla visita del filippino Marcos al comando del Pacifico dell'esercito americano
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Taiwan Files – Elezioni 2024: candidati allo scoperto
Tutte le novità sulle elezioni presidenziali e legislative di gennaio 2024. Morris Chang al summit Apec. Manovre militari e diplomatiche. Israele-Gaza e comunità musulmana a Taiwan. I diari di Chiang Kai-shek. La rassegna di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)
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Riprendiamo terreno sulla rete tossica! – Ecco il rapporto 2023 di Framasoft
Un anno fa abbiamo lanciato la nostra tabella di marcia 2022-2025, «Collettivizzare Internet, Convivializzare Internet». L'obiettivo: incoraggiare l'adozione di strumenti web di facile utilizzo da parte di gruppi che condividono i valori della cultura Free/Libre.
Un anno dopo, siamo orgogliosi e felici di presentare questo primo aggiornamento completo sulle nostre attività, finanziate (come sempre) dalle vostre donazioni.
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Historic agreement on child sexual abuse proposal (CSAR): European Parliament wants to remove chat control and safeguard secure encryption
Today the European Parliament’s Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) in the European Parliament adopted by a large majority (51:2:1) a mandate to negotiate the controversial EU draft law on chat control. The Commission’s bill proposes bulk scanning and reporting of private messages for allegedly suspicious content by using error-prone algorithms, including „artificial intelligence“. But the European Parliament’s position removes indiscriminate chat control and allows only for a targeted surveillance of specific individuals and groups reasonably suspicious of being linked to child sexual abuse material, with a judicial warrant. End-to-end encrypted messengers are exempted. Instead, internet services will have to design their services more securely and thus effectively prevent the sexual exploitation of children.
EU lawmaker Patrick Breyer of the Pirate Party, a long-time opponent of chat control who negotiated the EU Parliament‘s position on behalf of his group, explains:
“Under the impression of massive protests against the looming indiscriminate chat control mass scanning of private messages, we managed to win a broad majority for a different, new approach to protecting young people from abuse and exploitation online. As a pirate and digital freedom fighter, I am proud of this breakthrough. The winners of this mandate are on the one hand our children, who will be protected much more effectively and in a court-proof manner, and on the other hand all citizens, whose digital privacy of correspondence and communication security will be guaranteed.
Even if this compromise, which is supported from the progressive to the conservative camp, is not perfect on all points, it is a historic success that removing chat control and rescuing secure encryption is the common aim of the entire Parliament. We are doing the exact opposite of most EU governments who want to destroy digital privacy of correspondence and secure encryption. Governments must finally accept that this highly dangerous bill can only be fundamentally changed or not be passed at all. The fight against authoritarian chat control must be pursued with all determination!
In detail, our position will protect young people and victims of abuse much more effectively than the EU Commission’s extreme proposal:
- Security by design: In order to protect young people from grooming, internet services and apps shall be secure by design and default. It must be possible to block and report other users. Only at the request of the user should he or she be publicly addressable and see messages or pictures of other users. Users should be asked for confirmation before sending contact details or nude pictures. Potential perpetrators and victims should be warned where appropriate, for example if they try to search for abuse material using certain search words. Public chats at high risk of grooming are to be moderated.
- In order to clean the net of child sexual abuse material, the new EU Child Protection Centre is to proactively search publicly accessible internet content automatically for known CSAM. This crawling can also be used in the darknet and is thus more effective than private surveillance measures by providers.
- Providers who become aware of clearly illegal material will be obliged to remove it – unlike in the EU Commission’s proposal.
- Law enforcement agencies who become aware of illegal material must report it to the provider for removal. This is our reaction to the case of the darknet platform Boystown, where the worst abuse material was further disseminated for months with the knowledge of Europol.
At the same time, we are pulling the following poisonous teeth out of the EU Commission’s extreme bill:
- We safeguard the digital secrecy of correspondence and remove the plans for blanket chat control, which violate fundamental rights and stand no chance in court. The current voluntary chat control of private messages (not social networks) by US internet companies is being phased out. Targeted telecommunication surveillance and searches will only be permitted with a judicial warrant and only limited to persons or groups of persons suspected of being linked to child sexual abuse material.
- We safeguard trust in secure end-to-end encryption. We clearly exclude so-called client-side scanning, i.e. the installation of surveillance functionalities and security vulnerabilities in our smartphones.
- We guarantee the right to anonymous communication and remove mandatory age verification for users of communication services. Whistleblowers can thus continue to leak wrong-doings anonymously without having to show their identity card or face.
- Removing instead of blocking: Internet access blocking will be optional. Under no circumstances must legal content be collaterally blocked.
- We prevent the digital house arrest: We don’t oblige app stores to prevent young people under 16 from installing messenger apps, social networking and gaming apps ‘for their own protection’ as proposed. The General Data Protection Regulation is maintained.“
The mandate is not expected to be voted on in plenary. The Council could make a further attempt to position itself on 4 December, after which the European Parliament’s negotiations with the Council and the European Commission (“trialogue”) can begin. The majority of EU governments have so far stuck to the plan for mass chat control without suspicion and the undermining of secure encryption. Other governments are firmly opposed to this. A legal opinion published yesterday by a former ECJ judge concludes that neither chat control nor an end to secure encryption would stand up in court.
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La sonda Juno ha fornito nuovi importanti indizi sul comportamento dei venti di Giove | AstroSpace
"Queste misurazioni hanno portato a numerose scoperte, tra cui l’esistenza di un nucleo diluito nelle profondità di Giove. Hanno permesso di stimare l’altezza delle zone e delle fasce del pianeta, che si estendono dalla sommità delle nubi fino a circa 3mila chilometri. Di recente, i dati hanno portato a scoprire che i venti atmosferici di Giove penetrano nel pianeta in modo cilindrico, parallelo al suo asse di rotazione."
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Un anno su Mastodon: l'organizzazione giornalistica tedesca Heise Online ha realizzato un rapporto sul primo anno nel Fediverso: traffico in calo ma costi di gestione bassi e alta qualità nei commenti
“Nei dodici mesi il solo Mastodon ha generato circa due terzi delle visite al sito rispetto a X/Twitter nel complesso. Allo stesso tempo, ciò non dovrebbe oscurare il fatto che i numeri assoluti sono relativamente bassi; Twitter non è mai stato realmente rilevante come fonte di traffico per media come Heise Online."
Le loro statistiche mostrano anche che l'attività nel fediverso è notevolmente rallentata: “l'accesso tramite Mastodon ha raggiunto il suo picco intorno alla fine dell'anno. Da allora stanno lentamente diminuendo”. E: “dei 20 post più popolari su Mastodon, la metà provengono dai primi tre mesi [dell'anno]”.
Sull'interazione con la comunità: “Se ci sono domande dirette o altre richieste di esprimersi, nessun altro social network è così impegnato online come Mastodon. Ma anche qui i numeri sono ormai in calo; Apparentemente Mastodon e il Fediverso non sono più stati in grado di trarre beneficio dalle recenti ondate di addii su X/Twitter."
Ma c'è di più in una rete oltre ai numeri di coinvolgimento, poiché Heise Online sottolinea sia l'alta qualità che la quantità di commenti sul fediverso. Indicano anche il basso costo (meno di 100 euro al mese) e lo sforzo di partecipare al fediverso. Poiché altre testate giornalistiche (BBC, la NPO olandese) si stanno unendo al fediverso, possono imparare dall'esperienza che Heise Online ha già avuto qui.
@Che succede nel Fediverso?
Qui il rapporto di Heise Online
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Weekly Chronicles #53
Nelle Cronache della settimana:
- In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
- Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT”
- In Canada la polizia potrà accedere alle telecamere private
Nelle Lettere Libertarie: La posizione libertaria sul confitto Hamas-Israele
Scenario OpSec della settimana: Luca desidera proteggere le sue parole chiave (seed words) di Bitcoin da hacker, ladri, agenti di polizia e disastri naturali. Vuole anche assicurarsi che, nel caso in cui lui muoia, le parole chiave siano conservate in sicurezza e sua moglie possa recuperarle anche senza di lui.
In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
Nel Regno Unito è da poco legge l’Online Safety Bill, uno strano mix tra il Digital Services Act e il Chatcontrol di matrice europea. Come da sempre accade, l’Online Safety Bill propone di contrastare la pedofilia online e i contenuti terroristici a fronte di una pervasiva sorveglianza e ingerenza nella vita delle persone.
Proprio come potrebbe accadere per il Chatcontrol, la legge inglese rischia di mettere in serio pericolo la diffusione di servizi di chat e comunicazioni cifrate come Signal e Whatsapp. La sezione 1211 della legge obbliga infatti i fornitori di questi servizi a usare tecnologie per identificare contenuti terroristici e pedopornografici sulle loro piattaforme e nelle comunicazioni degli utenti.
Per servizi come Signal e Whatsapp significa in pratica costruire una backdoor nei loro stessi sistemi di crittografia end-to-end per poter sorvegliare e analizzare le comunicazioni degli utenti.
Meredith Whittaker, presidente di Signal Foundation, commenta così la nuova legge:
“We’re really worried about people in the U.K. who would live under a surveillance regime like the one that seems to be teased by the Home Office and others in the U.K.”
Purtroppo, il rischio è che i prossimi saremo noi.
Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT” di stampo europeo
Il testo del Regolamento eIDAS europeo, che tratta di temi legati all’identità digitale, è da poco stato approvato a porte chiuse durante i triloghi tra le istituzioni europee e potrebbe diventare presto legge.
Matt Mullenweg CEO di Automattic illustra il futuro di Tumblr dopo la riorganizzazione
Questa settimana, il proprietario di WordPress.com Matt Mullenweg ha confermato che la sua azienda avrebbe spostato la maggior parte della forza lavoro di Tumblr in altre aree della società madre Automattic alla luce dei continui problemi finanziari del sito di social blogging. Dopo aver riconosciuto e spiegato il significato dietro un promemoria interno trapelato che dettagliava i cambiamenti dello staff, Mullenweg ha poi risposto a una serie di domande sul futuro di Tumblr in una sessione AMA (Ask Me Anything) sul suo blog Tumblr . Qui, il dirigente ha risposto alle domande sui piani di Tumblr per i prodotti esistenti, come Tumblr Live, i suoi sforzi di monetizzazione, le politiche e la sua integrazione pianificata con il protocollo di social networking decentralizzato ActivityPub, che Mullenweg aveva precedentemente detto era in lavorazione
Cosa sta succedendo con l'integrazione di ActivityPub per Tumblr?
Mullenweg ha annunciato un anno fa che Tumblr avrebbe aggiunto il supporto per ActivityPub, il protocollo di social networking decentralizzato che supporta app come il concorrente di Twitter Mastodon e altri. Ma, a quanto pare, quel progetto è stato messo nel dimenticatoio. Un dipendente di Tumblr ha detto che ora è qualcosa nell'elenco "Tumblr Labs" ed è in fase di valutazione.
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O paghi o ti profilo: l'ultimatum di Facebook e Instagram può violare la legge. Il commento di Giovanni Ziccardi su Domani
La piattaforma di Zuckerberg non ha previsto l’opzione “non ti faccio pagare nulla e non ti profilo”. Spalacando dubbi di carattere giuridico: si può dare un valore economico alla protezione dei dati? Si possono vendere i propri diritti fondamentali? Il quadro giuridico europeo dovrà rispondere in fretta a queste domande, anche perché cosa è conforme alla legge non può deciderlo una piattaforma privata
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Veramente a me pare che invece sia:
"O paghi, o ti mando pubblicità mirata.
Ma tanto, ti profilo a prescindere."
Sbaglio?
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The Privacy Post reshared this.
Ministero dell'Istruzione
Pubblicato oggi il primo avviso per la presentazione dei progetti, finanziati con risorse #PNRR, da parte delle scuole paritarie del primo e del secondo ciclo di istruzione per potenziare l’insegnamento delle materie #Stem (Scienze, Tecnologia, Ingeg…Telegram
non aspettare...
E così però passano anni della propria vita solo aspettando...
La salvezza vera è invece Gesù Cristo. E non c’è da attendere, Gesù che ci salva ci dice di vivere, di non aspettare per vivere secondo l’evangelo. Di andare nel mondo senza bloccarsi per attendere un qualcosa, ma cercando di essere qualcuno, qualcuno che segue il Signore.
pastore D'Archino - Non aspettare, la salvezza è adesso
Dopo queste cose ci fu una festa dei Giudei, e Gesù salì a Gerusalemme. Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c’è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto ques…pastore D'Archino
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la scuola primaria Luciani, parte dell’Istituto comprensivo De Amicis - Giovanni XXIII di Acquaviva delle Fonti (BA), che sarà una delle 212 scuole ricostruite grazie al PNRR.Telegram
Palestina Papers | L'Indipendente
"La creazione di una nazione ebraica in Palestina venne teorizzata dal pensatore Theodor Herzl e presentata al Congresso sionista mondiale di Basilea nel 1897. Importante annotare che non tutti gli ebrei sono sionisti e alcune correnti ortodosse dell’ebraismo (ad esempio gli askenaziti) si opposero fin dall’inizio all’idea di creare una nazione ebraica in quanto, nella loro visione religiosa, la Terra Promessa sarebbe stata ottenuta dal popolo ebraico solo con il ritorno del messia. Gruppi di ebrei contro il sionismo sono molto attivi ancora oggi, come il Jewis Voice for Peace."
Cosa ci raccontano le prime immagini di Euclid? | AstroSpace
"Con la sua ampia copertura del cielo e i suoi cataloghi di miliardi di stelle e galassie, il valore scientifico dei dati raccolti dalla missione va infatti oltre l’ambito della cosmologia. Il database che Euclid fornirà alla comunità astronomica mondiale permetterà anche di aiutare negli ambiziosi obbiettivi di altre missioni in corso. Come quella del James Webb, e future, come quelle dell’European Extremely Large Telescope, dello Square Kilometre Array, del Vera C. Rubin Observatory e, nello spazio, del telescopio spaziale Nancy Grace Roman."
Telecamere private, Garante: no alla ripresa di aree pubbliche. Le telecamere “ascoltavano” anche le conversazioni dei passanti
Un cittadino aveva installato sul muro esterno della propria abitazione alcune telecamere che potevano riprendere l’area pubblica antistante con un parco giochi e una piazza. L’intervento dell’Autorità segue la segnalazione di una stazione dei Carabinieri e ricorda che quando si installano sistemi di videosorveglianza in ambito personale o domestico, oltre a rispettare la riservatezza dei vicini, è necessario prestare la massima attenzione a non riprendere aree pubbliche.
Tenuto conto del fatto che la condotta ha esaurito i suoi effetti, avendo egli provveduto subito dopo l’apertura dell’istruttoria a sostituire la telecamera precedentemente installata con una fissa puntata verso l’ingresso, il Garante ha limitato il suo intervento al solo ammonimento.
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È stata appena rilasciata la versione 1.1.0 del plugin ActivityPub per WordPress
Tra le modifiche più importanti spicca quella del supporto agli allegati audio 🔈 e video 📼
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Il James Webb e Chandra hanno trovato il buco nero più distante mai rilevato nei raggi X | AstroSpace
«La notevole massa del giovane buco nero in UHZ1, insieme alla quantità di raggi X prodotta e alla luminosità rilevata da Webb, confermano le previsioni teoriche fatte nel 2017 riguardo a un “buco nero fuori misura” che si è formato direttamente dal collasso di una massiccia nube di gas. Ulteriori studi sono in corso per analizzare questo particolare oggetto cosmico. E per sfruttare questi risultati (insieme ad altri) per una comprensione sempre maggiore del nostro Universo ai suoi primordi.»
Salvatore detto Rino
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Informa Pirata
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