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La Commissione europea ha approvato aiuti di Stato fino a 1,2 miliardi di euro da parte dell’Italia e altri sei Stati membri per un importante progetto di comune interesse europeo (IPCEI) nelle tecnologie cloud ed edge computing. Secondo quanto si...

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Serbia: il sistema di welfare digitale finanziato dalla Banca Mondiale aumenta la povertà dei rom e delle persone con disabilità

Il registro della Social Card in Serbia ha privato i rom e altri gruppi emarginati della loro magra assistenza sociale finanziaria, costringendoli ulteriormente nella povertà. La Banca Mondiale ha finanziato il registro della Social Card con un prestito nel 2021 e il registro è stato istituito nel 2022. È stato elogiato come un database centralizzato che avrebbe reso più equo e semplice fornire assistenza finanziaria alle comunità più emarginate della Serbia e proteggerle da povertà. Ma in alcuni casi, ha effettivamente fatto l’esatto opposto, spingendo le persone emarginate ulteriormente nella povertà, poiché l’assistenza sociale era la loro unica forma di reddito. L’introduzione dell’automazione in un sistema di assistenza sociale finanziaria già imperfetto può esacerbare problemi e disuguaglianze preesistenti. È fondamentale che, quando la Banca Mondiale e i governi introducono l’automazione per migliorare la protezione sociale, conducano solide valutazioni dei rischi per i diritti umani sia durante la progettazione che l’implementazione di tali programmi e progettano il sistema per eliminare il potenziale impatto sui diritti umani sulle persone. Film di: Nemanja Vojinovic Link al rapporto completo: Intrappolati dall'automazione: povertà e discriminazione nello stato sociale della Serbia - Amnesty International

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Serve un Fondo per la Sovranità Digitale dell’Ue


L’Unione Europea è attualmente impegnata in negoziati decisivi riguardanti la legge sull’intelligenza artificiale, un processo che determinerà se questa normativa emergerà come un modello globale per un approccio progressivo e rigoroso alla regolamentazio

L’Unione Europea è attualmente impegnata in negoziati decisivi riguardanti la legge sull’intelligenza artificiale, un processo che determinerà se questa normativa emergerà come un modello globale per un approccio progressivo e rigoroso alla regolamentazione dell’IA. Ciò include l’implementazione di norme stringenti per le applicazioni IA di alto rischio, la trasparenza obbligatoria e la protezione dei diritti fondamentali. Tuttavia, persiste il timore che questa legislazione possa subire l’influenza delle grandi corporazioni nel settore dell’intelligenza artificiale, degradandola a un semplice codice di condotta volontario. Questo scenario potrebbe aggravare le già presenti disparità di potere e gli impatti negativi dell’intelligenza artificiale sulla società. Gli eventi recenti di OpenAI, inclusi il controverso licenziamento e la successiva reintegrazione delCEO Sam Altman, e le potenziali dimissioni collettive dei dipendenti, riflettono la natura imprevedibile, volubile e ancora immatura del governo del settore.

Aggiungendo a ciò, le questioni legali di OpenAI legate all’uso non autorizzato di contenuti protetti da diritto d’autore nella formazione dei suoi modelli di intelligenza artificiale, insieme a una supervisione normativa e misure di sicurezza inadeguate, enfatizzano la necessità impellente di una legislazione chiara e globale sull’IA. Queste dinamiche critiche non dovrebbero essere lasciate alla sola autoregolamentazione delle entità commerciali operanti in ambito privato. Oltre all’AI Act, l’Ue ha introdotto regolamenti come il Digital Market Act e il Digital Services Act per limitare il predominio dei colossi tecnologici, promuovendo una concorrenza equa e la tutela dei consumatori. Nonostante ciò, la semplice regolamentazione del potere delle Big Tech non basta. La crescente dipendenza dell’Europa dall’importazione di tecnologie solleva preoccupazioni significative per la sua autonomia digitale e la competitività economica e industriale. Di fronte a questa sfida, l’Europa deve concentrarsi sull’investimento nel proprio settore tecnologico e sostenere soluzioni aperte, sovrane e indipendenti che riflettano i valori e le esigenze europee. È
fondamentale che l’UE intensifichi gli investimenti nella ricerca, nell’innovazione e nelle infrastrutture pubbliche digitali. Promuovendo standard etici, indirizzando strategicamente sussidi e appalti pubblici, l’Europa può affermarsi come un leader tecnologico, dove l’innovazione serve il bene comune e enfatizza la necessità di un nuovo patto sociale nel tecno-capitalismo che affronti non solo le sfide immediate ma anche le implicazioni a lungo termine per l’occupazione,
i diritti dei lavoratori, la creatività, l’istruzione e le norme sociali.

Immaginiamo un futuro dove gli agenti di intelligenza artificiale diventano mediatori essenziali in tutte le nostre interazioni digitali, custodi della conoscenza umana. In questa nuova era di Internet, è cruciale che tali piattaforme rimangano aperte e universalmente accessibili, e non cadano sotto il controllo dei giganti tecnologici della Silicon Valley. Il controllo centralizzato di queste piattaforme potrebbe manipolare l’opinione pubblica, influenzare la cultura e amplificare pregiudizi legati a razza, genere, salute e classe sociale. Pertanto, è vitale che questi sistemi di intelligenza artificiale siano gestiti come beni comuni digitali, con un impegno costante verso la trasparenza, la responsabilità democratica e la supervisione pubblica. L’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk ha scatenato un acceso dibattito in Europa sull’urgenza di sviluppare piattaforme sociali native, regolate secondo principi democratici. Il modello di business attuale delle piattaforme
sociali e l’ingombrante influenza dei tycoon tecnologici nell’ambito pubblico intensificano le preoccupazioni relative alla diffusione di fake news, discorsi d’odio e ideologie estremiste. È imprescindibile che queste nuove piattaforme sociali europee siano costruite basandosi su principi come l’open source, l’interoperabilità e la privacy. Questo impegno mira a creare uno spazio pubblico digitale europeo che promuova valori di pluralismo, privacy e libertà di espressione, resistente alle manipolazioni dei movimenti populisti e agli interessi particolari.

In vista delle prossime elezioni europee, è fondamentale definire una strategia complessiva e destinare investimenti significativi. Un Fondo per la Sovranità Digitale dell’UE da dieci miliardi di euro potrebbe essere il trampolino di lancio per armonizzare e potenziare le iniziative nazionali ed europee ancora frammentate. Questo fondo sosterrebbe lo sviluppo di modelli e applicazioni di intelligenza artificiale aperti e sovrani, infrastrutture di dati, piattaforme europee per la diffusione di conoscenza e contenuti digitali, identità digitali che tutelano la privacy e sistemi di pagamento digitale. Tali strumenti sono cruciali per forgiare un’alternativa pubblica ai servizi e alle applicazioni digitali paneuropee, stimolando mercati open source e interoperabili in settori chiave come la mobilità intelligente, lo sviluppo urbano, l’assistenza sanitaria, la partecipazione civica, l’istruzione e la cultura, integrando le normative europee su fisco, diritti del lavoro e licenze.
Il progresso nelle infrastrutture digitali pubbliche nelle città europee sta raggiungendo traguardi significativi. Focalizzandosi su concetti come la cittadinanza digitale, la sovranità dei dati, le tecnologie che tutelano la privacy e l’autodeterminazione algoritmica di lavoratori e cittadini, l’Europa può emergere come un leader nella società digitale, ponendo le persone e l’interesse pubblico al centro delle sue politiche. L’Europa deve prendere l’iniziativa, tracciando un proprio percorso nell’era digitale e offrendo un’alternativa convincente al predominio tecnologico degli Stati Uniti e della Cina.

Questo modello, allineato agli obiettivi delle Nazioni Unite di promuovere e governare efficacemente i beni pubblici digitali, enfatizza il ruolo della tecnologia in armonia con i valori democratici, inserendosi in un contesto sociale più ampio che mira a promuovere la giustizia sociale e ambientale e a ridurre le disuguaglianze.

Il Sole 24 Ore

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Lunedì (4 dicembre) la commissione per gli Affari economici del Parlamento europeo ha adottato ad ampia maggioranza il rapporto annuale sulla politica di concorrenza, suggerendo di espandere la portata della legge UE sulle Big Tech ai settori del cloud e...


Primo Levi – Se questo è un uomo


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La forza della legalità e del senso del dovere


La Camera Civile di Firenze ha organizzato, in condivisione con la Fondazione per la Formazione Forense, il Comune di Firenze, l’Ordine degli Avvocati di Firenze, Fondazione Spadolini, Fondazione Luigi Einaudi, e con il patrocinio della Federazione delle

La Camera Civile di Firenze ha organizzato, in condivisione con la Fondazione per la Formazione Forense, il Comune di Firenze, l’Ordine degli Avvocati di Firenze, Fondazione Spadolini, Fondazione Luigi Einaudi, e con il patrocinio della Federazione delle Camere Civili, UNCC e Università degli Studi di Firenze, un interessante convegno dal titolo “La forza della legalità e del senso del dovere”, coordinato dal Prof. Pier Francesco Lotito e con illustri partecipanti, tra cui la Presidente della Corte di Cassazione Dott.ssa Margherita Cassano, l’Avv. Umberto Ambrosoli e il nostro Direttore degli affari europei Avv. Prof. Marco Mariani

Programma

Dario Nardella – Sindaco di Firenze
Avv. Sergio Paparo – Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze
Avv. Francesca Cappellini – Presidente Camera Civile di Firenze e Federazione delle Camere Civili della Toscana
Prof.ssa Irene Stolzi – Direttore Dipartimento Scienze Giuridiche Università di Firenze
Avv. Prof. Marco Mariani – Direttore degli affari europei della Fondazione Luigi Einaudi
Prof. Cosimo Ceccuti – Presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia

Introduce e coordina

Prof. Pier Francesco Lotito Università degli Studi di Firenze

Relatori

Dott.ssa Margherita Cassano – Presidente della Suprema Corte di Cassazione
Dott. Ettore Squillace Greco – Procuratore Generale della Corte di Appello di Firenze
Avv. Umberto Ambrosoli – Foro di Milano
Avv. Gaetano Viciconte – Vice Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Firenze
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Guerra. Voci da Gaza (parte terza)


Messaggi, registrazioni vocali, aggiornamenti social raccolti dalla Società Antropologica Palestinese Insaniyyat durante i bombardamenti israeliani L'articolo Guerra. Voci da Gaza (parte terza) proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/12/

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(Traduzione a cura di Federica Riccardi)

insaniyyat.org/voices-from-gaz…

Insaniyyat, Society of Palestinian Anthropologists

Pagine Esteri, 5 dicembre 2023. Dall’inizio della guerra israeliana contro la popolazione di Gaza, familiari e amici, compresi i membri della nostra comunità Insaniyyat, hanno cercato con ansia di avere notizie dei propri cari in tutta Gaza. Di seguito sono riportate le trascrizioni di messaggi di testo personali, note vocali e post sui social media che gli amici e i cari di Gaza sono riusciti a inviare in risposta; messaggi intermittenti composti nel bel mezzo dei bombardamenti e della distruzione, mentre erano sopraffatti dalle notizie di continue morti, anche di amici e parenti, senza elettricità, cibo, acqua, rifugio sicuro e speranza.

Andaleeb Adwan, femminista, scrittrice ed educatrice.

Andaleeb Adwan è un’attivista di lunga data per i diritti delle donne e la democrazia a Gaza. È fondatrice e direttrice del Community Development and Media Center di Gaza City, che lavora con giovani e donne per promuovere lo spazio democratico e l’espressione di sé attraverso i media cittadini socialmente consapevoli. Si veda il suo post dalla guerra israeliana del 2021 su Gaza qui e un’intervista del 2012 qui.

I seguenti sono i messaggi Whatsapp che Andaleeb ha potuto inviare tra l’8 e il 17 ottobre 2023.

Mercoledì 1 novembre

Buongiorno

La rete è stata interrotta ieri sera fino a un’ora fa

Hanno distrutto il campo di Jabaliya ieri e oggi

Non so più come preoccuparmi o rassicurarmi.

Questo torpore non è normale

Niente mi interessa davvero

Martedì 7 novembre

Buongiorno

Dall’inizio della guerra, esattamente trenta giorni fa, ho evitato di scrivere degli orrori che stiamo subendo all’istante e ininterrottamente a Gaza. Ho persino evitato di parlare con i giornalisti stranieri e locali che mi hanno contattata, alcuni dei quali sono vecchi amici o amici di amici. Mi sono sottratta usando vari pretesti e giustificazioni, tra cui il frastuono dei tanti bambini che mi circondano e il mio stare in agguato delle loro piccole guerre, cercando di prevenirle prima che scoppino o di spegnerle appena iniziano. E io sono la nonna che cerca di essere ferma ed equa tra i suoi nipoti e i tanti altri bambini che si trovano qui, dove abbiamo trovato rifugio da Gaza City, da cui siamo fuggiti due volte con la famiglia e i parenti di mia nuora; prima fuggendo in due diversi alberghi, poi di nuovo fuggendo dai miei parenti qui nel campo di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

I miei tentativi spesso sono falliti, perché i bambini sono andati totalmente e incredibilmente fuori controllo e si sono riempiti di violenza e ferocia usando le mani, i piedi e i denti per attaccarsi l’un l’altro. Alcuni di loro non piangono o urlano più durante i litigi, né mentre colpiscono né mentre vengono colpiti. A volte ci accorgiamoche sta scoppiando una rissa dal rumore degli schiaffi o da qualcosa che cade accanto a loro. Salma, [mia nipote] che ha esattamente due anni e mezzo, cammina e prende a pugni gli altri, grandi e piccoli, a destra e a manca, senza preavviso. Sono svuotata da queste battaglie, dal tentativo di prevenirle o di porvi fine o di calmare i miei pensieri quando finiscono. E mi sono convinta di essere impegnata in questa grande missione che mi ha distratta da interviste alla stampa che non mi avrebbero nutrito né placato la mia fame. Poiché ciò che è proibito e ciò che è lecito sono ovvi, e chi non riesce a vedere attraverso il proprio filtro [morale] che i palestinesi hanno una giusta causa è cieco, e non vedrà e non capirà mai nulla, né dalle interviste alla stampa né da altro… Inoltre, le stazioni televisive trasmettono in diretta il bombardamento dei quartieri e delle case affollate e degli edifici che cadono sulle teste dei loro residenti; il bombardamento degli ospedali con i loro feriti, e delle scuole e delle chiese con le loro migliaia di sfollati. Quindi, cosa possono aggiungere le mie parole a questo mondo sordo e cieco? Niente…

Oltre al compito di prevenire le guerre tra bambini, ho un altro compito, non meno importante, che è quello di gestire le scorte alimentari. Si tratta di cucinare e poi distribuire le razioni tra uomini, donne e bambini, di ricevere il pane e conservarlo attraverso l’essiccazione, nascondendolo al vecchio gatto bianco che ogni notte entra dalla finestra in cerca di cibo. A questi compiti segue la supervisione dello smaltimento della spazzatura che si accumula ogni giorno, in modo che il gatto non la trovi e la sparpagli per tutta la casa mentre noi dormiamo… Ti prego, non sottovalutare questi miei compiti, perché sono molto più importanti delle chiacchiere con la stampa, molto più facili dell’uso di Internet, che è intermittente e instabile, e più comodi per me che parlare in inglese, di cui non mi è rimasto nulla in testa… E per essere ancora più onesta, non sono nemmeno in grado di parlare in arabo con scioltezza, anzi mi ci vuole tempo per ricordare un sacco di significati, parole, nomi ed espressioni… Questo stato mi fa sentire come se mi fossi appena svegliata dal sonno o da un coma…

Concordiamo quindi sul fatto che svolgo preziose missioni sul campo nei luoghi di sfollamento in cui ci siamo rifugiati. Infatti, mio nipote di 44 anni mi ha conferito il titolo di Ministro della Nutrizione e dell’Approvvigionamento, di cui sono molto felice. La mia soddisfazione è solo guastata dai rumori dei bombardamenti vicini e lontani, e dal rumore dei generatori a gas, cherosene e benzina usati per portare l’acqua sui tetti, pesanti di cisterne, legna da ardere, scarpe vecchie, tappeti logori, bottiglie di plastica vuote e rottami vari; oltre al filo per lavare i panni lavati a mano e ancora intrisi d’acqua perché le mani stanche delle donne non sono riuscite a strizzarli a sufficienza. Soprattutto perché la maggior parte di loro sono donne molto giovani che non hanno mai dovuto lavare i panni a mano nel breve arco della loro vita, tra una guerra e l’altra, negli ultimi 15 anni… Sì, in questi anni abbiamo sofferto di regolari interruzioni di corrente, ma la maggior parte delle donne è stata in grado di continuare a lavare il bucato in lavatrice programmandole in funzione di quando l’elettricità era disponibile, nelle guerre precedenti l’elettricità non è mai stata tagliata in maniera così totale, continua e completa come in questa guerra…

Ma torniamo alle mie preoccupazioni quotidiane che mi hanno distratta dal parlare e scrivere di questa guerra. Come accertarmi quotidianamente di come stanno i miei colleghi e colleghe di lavoro e rispondere alle amiche che ci contattano costantemente per sapere come stiamo. Questo è uno dei compiti che svolgo, sia che siapossibile chiamare con il cellulare o scrivere un messaggio di gruppo su WhatsApp, a seconda di ciò che èreso disponibile dalla rete [di comunicazione].

Seguo anche le notizie delle lotte quotidiane tra gli sfollati sovraffollati, decine di loro che vivono l’uno sull’altro in piccole case stipate l’una accanto all’altra lungo gli stretti vicoli del campo, anche questa è una delle mie preoccupazioni… Oh Dio, quanta gente è stressata, spaventata e nervosa… Saranno necessari anni di cure per liberarci della situazione in cui ci troviamo, se non saremo già stati liberati dalla vita prima di allora… Saranno necessari anni di ricostruzione per compensare ciò che è stato distrutto, e saranno necessari altri anni per documentare e registrare gli orrori che stiamo vivendo, orrori che non sappiamo quando finiranno. E non sappiamo se saremo qui ad assistere alla loro fine o se assisteremo alla nostra di fine?

Questo accade notte dopo notte a Rafah. Sto scrivendo e sono piena di una grande paura. Che Dio ci protegga.

È stata la nostra notte più dura a Rafah.

Mercoledì 8 novembre

Ieri ho saputo che la nostra casa [a Gaza City] è stata distrutta, così come l’intero quartiere.

Sono molto preoccupata per le nostre cose personali

Ci sono ladri a Gaza

Rubano negli edifici distrutti

Non sono preoccupata per le cose che possono essere sostituite

Sono preoccupata per i nostri album fotografici

I ricordi

Comunque, sono fortunata ad essere viva

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LIBRI. Amin Maalouf: da Tsushima a Gaza, il crepuscolo dell’Illuminismo?


La guerra di Gaza che si svolge davanti ai nostri occhi sembra essere il naturale epilogo del saggio di Amin Maalouf, "Il labirinto dei perduti. L'Occidente e i suoi avversari". L'articolo LIBRI. Amin Maalouf: da Tsushima a Gaza, il crepuscolo dell’Illum

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Di Antoine Courban – lorientlejour.com

(traduzione a cura della redazione)

La guerra di Gaza che si svolge davanti ai nostri occhi sembra essere il naturale epilogo del saggio di Amin Maalouf, “Il labirinto dei perduti. L’Occidente e i suoi avversari”. L’opera si apre con la sconfitta militare russa nel 1905 contro il Giappone, di fronte all’isola di Tsushima. Si conclude con angoscianti interrogativi sulla guerra ucraina, sul futuro dell’Occidente e del mondo, che ricordano i lamenti di Teodoro Metochita (1270-1332). Un secolo prima della caduta di Costantinopoli, quest’ultimo scriveva nel suo Threnes sul declino dell’Impero Romano: “Un’immensa tristezza mi attanaglia quando penso alle prove passate (…) Ma è soprattutto del futuro che mi aspetta Mi è doloroso parlare: come potranno questi innumerevoli sconvolgimenti e il destino inesorabile portare alle prove future e al naufragio finale? “. Per Maalouf, la confusione inizia quando “un leader si chiede se ha ragione a considerarsi offeso e a voler punire i suoi avversari” (p. 434) invece di affermare militarmente il proprio interesse.

La guerra di Gaza rivela il fallimento morale dei principi apparentemente universali che l’Occidente ha condiviso con tutti i membri dell’unica famiglia umana. Chiudendo il libro ci troviamo a chiederci: “Gaza sarà la tomba dell’Aufklärung e della supremazia occidentale? » L’Illuminismo tramonta oggi nel crepuscolo di una modernità performante, inebriato dall’odio identitario, avendo esaurito le risorse spirituali che avrebbero potuto servire da filo di Arianna per coloro che si sono persi nel labirinto della storia.

Nelle 437 pagine del suo saggio, Amin Maalouf mostra un affresco monumentale della civiltà più brillante, efficiente ed eccezionale della storia umana. Puoi amare o odiare l’Occidente. Tuttavia, la sua civiltà e cultura sono servite da ideale e modello da seguire per cinque secoli. Lodiamo i suoi progressi senza precedenti nella scienza. Lo ammiriamo per i suoi successi che hanno migliorato le nostre condizioni di vita. È temuto per il suo potere. Amin Maalouf ci fornisce delle tappe precise che ci permettono di confrontare l’impresa luminosa, intellettuale e tecnica dell’Occidente con il suo lato oscuro, quello che lo precipita nella peggiore trappola della natura umana: l'”eccesso”, questa formidabile arroganza, faustiana e prometeica. tentazione allo stesso tempo. È tradizionalmente espresso dall’ottimismo storico e personificato dal concetto di progresso che ha entusiasmato i popoli del mondo con la sua utopia di poter raggiungere il paradiso in terra, attraverso la sola volontà dell’uomo. Ottimismo storico significa che abbiamo tutta la verità e che “non contiamo su niente e nessuno se non su noi stessi e sulla lotta” (E. Roudinesco). Ahimè, nessuno aveva pensato che l’eccesso avrebbe influito sul progresso stesso. Il 21° secolo ne è un sanguinoso esempio.

Amin Maalouf ripercorre cinque secoli di ascesa verso le vette dell’arroganza. Mostra come l’ottimismo storico occidentale sia diventato, attraverso la mimica, universale. Tre esempi storici illustrano questa evoluzione: il Giappone, la Russia, la Cina, prima di avvicinarsi agli Stati Uniti d’America, punto finale e fortezza dell’Occidente.

Tutti i paesi volevano imitare il modello per aumentare il proprio benessere ma soprattutto la propria politica di potere. Purtroppo, l’assolutismo morale occidentale non ha mancato di umiliare i suoi imitatori che, a loro volta, hanno fatto lo stesso. Il Giappone Meiji si occidentalizzò ma presto cominciò a umiliare la sua vecchia nutrice, la Cina. Quando lo squadrone russo fu distrutto nel 1905 dalla flotta giapponese, il mondo intero si rallegrò. Il nemico del Giappone, il cinese Sun Yat Sen, ha dichiarato: “Abbiamo visto la sconfitta della Russia da parte del Giappone come la sconfitta dell’Occidente da parte dell’Oriente. » Stessa storia con l’indiano Jawaharlal Nehru.

Il saggio di Maalouf apre la strada a una serie di interrogativi sul dispiegamento di questa hybris, chiaramente percepita fin dagli albori del pensiero greco, divenuta oggi paradigma globalizzato. Eschilo la chiama figlia dell’Empietà. Per Ovidio è figlia della Notte. Esopo la vede come un’inseparabile compagna di guerra. È arroganza scandalosa, fiducia sproporzionata in se stessi e nelle proprie capacità, presunzione volontaristica, convinzione di superiorità di valore, fede aggressiva in una sorta di messianismo secolarizzato. Oscura la coscienza morale, acceca ogni visione a lungo termine, in breve acceca la sua vittima e la fa perdere nel labirinto. L’uomo di questo modello è coraggioso, inventivo, audace fino all’incoscienza, persino sfacciato. Pensa di dominare la Natura anziché Dio, grazie alla sua tecnoscienza. Resta segnato dal pregiudizio inestirpabile dell’assolutismo morale. È convinto della sua invincibilità, che lo autorizza a umiliare gli altri.

Tutti questi tratti potrebbero essere riassunti in quella che Evagrio Pontico (345-399 d.C.) chiama Philautia, la prima, più grave e formidabile malattia della mente. Philautia è un’autoindulgenza viziosa e smodata. Va ben oltre il volgare narcisismo psicopatologico o l’egoismo ombelicale, perché è soprattutto consapevole e razionale. Sfrutta le facoltà più nobili della mente: intelligenza e volontà. Il male non può nulla senza il libero arbitrio dell’uomo. L’antropologia culturale riconosce nella versione occidentale della Philautia una cieca adesione alla cosiddetta Ragione universale ma che è, in ultima analisi, “giudice e parte, sentenza senza appello e memoria vincolante, carica di implicite minacce” (L. Poliakov). L’Hubris rimane inseparabile dal suo alter ego, Nemesis o vendetta che si scatena contro chiunque superi i limiti di ciò che è umanamente possibile. La cacofonia bellicosa e immorale del mondo lo dimostra.

Per raccontare l’aspetto politico e conquistatore di questo eccesso prometeico, Amin Maalouf comincia con la visita del commodoro Matthew Perry (1794-1858) in Giappone, a capo di un grande squadrone, allo scopo di forzare la mano alle autorità per concludere un trattato commerciale. Calpestando le usanze del protocollo giapponese, si presentò a Edo (Tokyo), sede dello Shogun e non a Nagasaki, unico porto dove potevano attraccare gli stranieri. Perry aveva valutato attentamente la sua sfrontatezza. “Doveva dare l’impressione di totale fiducia in se stesso, come se non temesse nulla. » (pag. 30). I giapponesi non punivano gli insolenti ma temporeggiavano. Iniziò così l’era Meiji, durante la quale il Giappone si modernizzò fino a distruggere la flotta russa nel 1905.

Ma come è emersa l’arroganza della modernità? Un’antologia di storia delle idee potrebbe spiegarlo. C’è sicuramente il Rinascimento, la Riforma protestante, la nascita della scienza moderna ma soprattutto la secolarizzazione del cristianesimo. L’idea prometeica del progresso sarebbe “come un’altra formula del peccato originale perché, gustare il frutto dell’albero della conoscenza, è sapere tutto di tutto, in altre parole, ancora una volta, eguagliare Dio” (Michel Onfray) . Questa inversione dell’idea cristiana della caduta implica una salvezza senza salvatore, opera dell’uomo; presuppone un’escatologia realizzata quaggiù. La modernità ha rivelato un confronto bellicoso tra un “Io umano” e un “Sé divino”, una sorta di guerra metafisica che non cessa di produrre i suoi effetti devastanti su ciascuno di noi. Ha generato ideologie che hanno divinizzato la società. Le ideologie oggi sono morte; permangono conflitti di identità. “Ogni crisi d’identità è una crisi messianica e la storia delle utopie ci mostra che nelle fasi di disgregazione sociale c’è sempre stato messianismo». (F. Thual) Questo tratto è iscritto nel Cristianesimo fin dalla Tarda Antichità. L’Occidente cristiano è segnato da due dottrine eterodosse: il pelagianesimo prometeico che proclama la salvezza attraverso le opere dell’uomo; e lo gnosticismo faustiano che insegna la salvezza attraverso la conoscenza. Il movimento gnostico occidentale più influente è il Gioachimismo, studiato magistralmente da Henri de Lubac (La posterità spirituale di Joachim de Flore). Pelagianesimo e gnosticismo gioachimita sono proprio i due pericoli della modernità contro cui l’attuale papa Francesco conduce la lotta in nome di una riconciliazione dell’uomo con la natura e con se stesso. La lettera Placuit Deo (2018) e l’esortazione Gaudete et Exultate (2018) spiegano i rischi dell’arroganza. Philautia richiede intelletto e volontà per produrre i suoi effetti distruttivi.

Dopo cinque secoli di supremazia occidentale, ora che le ideologie sono morte, il mondo si ritrova travolto dalle turbolenze di un presunto conflitto di valori. Da un lato, l’Occidente ebbro delle proprie utopie e dell’ondata di wokismo che è il culmine della smaterializzazione gnostica della realtà. Di fronte, il campo dell’ordine e del potere coercitivo, in nome dei valori tradizionali, soprattutto religiosi. In mezzo a questo caos, migliaia di persone innocenti muoiono in Ucraina e nella terra dove è nato Cristo.

Quale rimedio contro Philautia? Senza dubbio la Dichiarazione di Abu-Dhabi sulla Fraternità Umana (2019). Ma questa è solo una dichiarazione di intenzioni. Come possiamo tradurre politicamente questo documento in relazione a Gaza? Ora che abbiamo spente le lampade dell’illuminazione, la fraternità potrebbe convincerci, come Paolo di Tarso, che «anche se parlo tutte le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho carità, mi manca l’amore, sono solo un ottone risonante, un cembalo tintinnante”. (1 Corinzi 13:1).

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In Cina e Asia – Hong Kong: la polizia condanna la fuga in Canada dell’attivista Agnes Chow


In Cina e Asia – Hong Kong: la polizia condanna la fuga in Canada dell’attivista Agnes Chow Agnes Chow
I titoli di oggi: Hong Kong: la polizia condanna la fuga in Canada dell’attivista Agnes Chow Missili Usa di media gittata nell’Indo-Pacifico: è la prima volta dai tempi della Guerra Fredda Corea del Sud, rimpasto di governo in vista delle elezioni del 2024 Cina e Bielorussia rafforzano la cooperazione Il sito archeologico di Liangzhu e i 5 mila anni di ...

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“L’Autorità danese pubblica il catalogo delle misure di sicurezza” Il 28 novembre 2023 l’Agenzia danese per la protezione dei dati personali ha pubblicato sul proprio sito web un interessante catalogo – contenente le misure di sicurezza dei dati – che contribuirà a facilitare la ricerca di soluzioni per la gestione dei rischi da parte delle …


L'arresto di un latitante italiano trafficante di cocaina in Colombia, grazie alla collaborazione con INTERPOL (Progetto I-CAN)


Avrebbe organizzato spedizioni di cocaina verso diversi porti europei con cartelli della droga in Colombia per conto dell'organizzazione mafiosa 'Ndrangheta. Massimo Gigliotti, 55 anni, è stato arrestato in Colombia dopo essere sfuggito alla cattura in diversi paesi dell'America Latina.

Immagine/foto

Uno sforzo congiunto da parte della Polizia Nazionale Colombiana (#PolicíaNacionaldeColombia) e dei Carabinieri italiani di Bologna, con il sostegno di #Europol e del Progetto di Cooperazione #INTERPOL contro la #'ndrangheta (#I-CAN), ha portato alla cattura del latitante. Dallo scorso settembre INTERPOL/I-CAN aveva segnalato le ricerche di Gigliotti alle autorità di Brasile, Colombia, Repubblica Dominicana, Panama e Venezuela.

L'arrestato ha legami con molti esponenti di alto rango della criminalità organizzata italiana e dei cartelli della droga latinoamericani, ed aveva trascorso diversi mesi in laboratori clandestini di droga. Gli investigatori sono stati in grado di stabilire come la 'ndrangheta avesse inviato l'individuo sino alle montagne della Colombia per lavorare direttamente con i produttori di droga nei loro impianti di produzione, con l'obiettivo di portare queste nuove competenze in Europa.

Infine pochi giorni fa, il latitante è stato fermato nei pressi della sua residenza temporanea, nonostante abbia cercato di identificarsi con un documento d'identità colombiano falso.

L'Europol aveva sviluppato informazioni affidabili sulle attività internazionali di traffico di droga di questo individuo - per il quale l'INTERPOL aveva emesso un red notice (avviso rosso) - ed ha quindi riunito tutti gli investigatori coinvolti per concordare una strategia comune per arrestare il sospetto. A tal fine, Europol ha anche istituito un posto di comando virtuale per coordinare le attività sul terreno. L'operazione è stata sostenuta dall' #EMPACT e dalla #reteON, finanziata dall'UE (Progetto Fondi Sicurezza Interna 'ISF4@ON') e guidata dalla Direzione Investigativa Antimafia italiana.

Il Direttore del supporto operativo e dell'analisi dell'INTERPOL, Cyril Gout, ha dichiarato: “Attraverso questo arresto, I-CAN continua a dimostrare la sua efficacia nel combattere una delle organizzazioni criminali più estese e potenti del mondo. Il modello I-CAN si basa sulla fornitura ai paesi di un modello di cooperazione che apporta valore aggiunto operativo, in particolare in un momento in cui è necessaria un’azione globale urgente e coordinata per contrastare la criminalità organizzata transnazionale”. Voluto dal Dipartimento italiano di Pubblica Sicurezza, I-CAN aumenta la consapevolezza e la comprensione globale sulla 'Ndrangheta e sul loro modus operandi, condividendo informazioni di polizia per smantellare le loro reti e operazioni e arrestare sospetti ricercati. Dal suo lancio nel 2020, I-CAN ha facilitato l’arresto di 93 fuggitivi in tutto il mondo.

Per saperne di più sul Progetto I-CAN 👉 interpol.int/en/Crimes/Organiz…

Qui un video che illustra il Progetto I-CAN 👉 inv.citw.lgbt/watch?v=6UR7lTQz…

#ArmadeiCarabinieri



VERSIONE ITALIANA CALIFORNIA, LE NUOVE REGOLE SULLA PRIVACY DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE In California i regolamenti inerenti le nuove regole sulla privacy e l’intelligenza artificiale, pubblicati il 27 novembre, darebbero ai residenti dello stato il diritto di vietare l’utilizzo dei loro dati personali quando questi vengono utilizzati da “sistemi automatizzati” come ad esempio i filtri di screening …



L’impatto delle forzature di bilancio tedesche sulle nuove regole Ue


Il governo tedesco sembrava aver assecondato il noto motto di Henry Kissinger: “Le cose illegali le facciamo subito, per quelle incostituzionali ci mettiamo un po’ di più”. Tuttavia, dopo che proprio la Corte di Karisruhe ha smontato l’utilizzo abusivo de

Il governo tedesco sembrava aver assecondato il noto motto di Henry Kissinger: “Le cose illegali le facciamo subito, per quelle incostituzionali ci mettiamo un po’ di più”. Tuttavia, dopo che proprio la Corte di Karisruhe ha smontato l’utilizzo abusivo dei “fondi speciali” extra bilancio, Berlino deve cercare di quadrare i bilanci 2023 e 2024 entro poche settimane, con soluzioni che inevitabilmente avranno conseguenze anche sul contemporaneo negoziato sulle nuove regole fiscali europee.

La sentenza della Corte ha reso inutilizzabili 60 miliardi di fondi per spese già programmate, un ammontare che pone Berlino di fronte a un problema politico più che finanziario. Nel 2023, infatti, le spese verranno coperte in gran parte con l’aumento del fabbisogno federale. In tal modo però il disavanzo 2023 supererà i limiti del “freno al debito”, la norma costituzionale del 2009 con cui la Germania si è autoimposta un tetto dell’indebitamento federale pari allo 0,35% del Pil (più un fattore ciclico). Per poterlo fare, il cancelliere Scholz ha deciso di invocare “la clausola di emergenza” che sospenderebbe il “freno” anche quest’anno.

La Cdu, il maggior partito di opposizione, ha assicurato che non contesterà la legittimità di questa iniziativa. Diverso il caso in cui Scholz evocasse la clausola di emergenza per il 2024, una tentazione cullata alla cancelleria a fronte di un buco ancora più ampio, legato a un altro “fondo speciale”, e che è quasi impossibile calcolare. Il governo stima un buco di 17 miliardi ma c’è chi calcola sia almeno doppio. La Cdu però si opporrebbe di fronte alla Corte perché ritiene possibile tagliare spese federali per 125 miliardi senza conseguenze recessive se “solo” si riducesse la burocrazia che frena la spesa per investimenti già a bilancio. Una tentazione del governo è allora di ricorrere ai prestiti del programma Next Gen Eu che Berlino non ha richiesto finora, limitandosi ai trasferimenti “gratuiti”. Si tratterebbe di una mossa di rilevante significato per l’Europa, perché accentuerebbe l’importanza di fondi finanziati da debito comune anche per un Paese che può finanziarsi sul mercato a tassi inferiori a quelli dell’Ue.

Più complessa è la questione se la Germania riconoscerà l’evidenza dei problemi causati da una regola rigida, economicamente e giuridicamente, quale il “freno al debito”. Il governo ritiene che una revisione della norma sia augurabile, ma per attuarla è necessario il voto favorevole di due terzi del Parlamento e deve quindi ottenere il consenso dell’opposizione. L’opzione del governo è di escludere dal calcolo del disavanzo le spese per investimenti in settori come la transizione ambientale e quella digitale. Oppure di classificare tali settori come rilevanti ai fini costituzionali, consentendo la creazione di “fondi speciali” extra bilancio (come è già successo per la Difesa). Anche questa opzione avrebbe conseguenze nel confronto europeo perché legittimerebbe deroghe simili in altri Paesi, o addirittura potrebbe essere trasposta in fondi speciali comuni a carico del bilancio comunitario con vaste implicazioni politiche perché la responsabilità delle scelte farebbe poi capo alla Commissione Ue. Decisiva è la posizione della Cdu che si oppone ala revisione del “freno” a livello federale, sostenendo che esso sia già flessibile grazie al fattore ciclico che quest’anno, per esempio, autorizzerebbe un disavanzo ulteriore di circa 20 miliardi.

La Cdu è invece possibilista nel caso di una riforma del “freno”, ancora più rigido, applicato ai Länder, ai quali è richiesto un pareggio di bilancio senza attenuazioni cicliche. Fonti della Cdu si dicono infine contrarie a eccezioni per le spese per clima ed energia. Un compromesso nel corso del 2024, tuttavia, non è da escludere. La Cdu, infatti, riconosce ora il problema dei Länder perché è al governo in alcuni di essi. Potrebbe avvertire il problema anche a livello federale qualora, come previsione generale, vincesse le elezioni del 2025. In quel caso, inoltre, dovrebbe formare una coalizione di governo con un altro partito dell’attuale coalizione e negoziare un accordo offrirebbe il pretesto per “concedere” la riforma del “freno”.

L’opposizione è invece contraria alla creazione di nuovi “fondi speciali” a livello europeo. La questione si porrà a breve con il finanziamento dei fondi per l’Ucraina, di cui anche la Cdu riconosce l’irrinunciabilità. Secondo la Cdu, istituire un veicolo ad hoc (appunto un fondo speciale europeo) incorrerebbe in problemi di compatibilità giuridica di fronte alla

Corte tedesca. I fondi, quindi, dovrebbero provenire dal bilancio degli Stati, ma qui sorge un altro problema: informalmente Berlino sta trattando non solo per evitare un aumento, ma addirittura per ottenere la riduzione di un terzo del contributo tedesco alle casse comunitarie. Intanto il negoziato sulle regole europee si sta avvicinando a una conclusione. Tutti i governi sono convinti che il Consiglio Ue debba trovare l’accordo entro fine anno. Proprio la ristrettezza dei tempi renderà ancora più confuso un negoziato in cui si combinano interessi molto diversi: a fronte della richiesta tedesca di inserire nella proposta di riforma della Commissione due clausole di salvaguardia (la riduzione del rapporto debito-Pil di un punto percentuale ogni anno e un calo del disavanzo strutturale di mezzo punto, valide per tutti), si negozierà un approccio più flessibile nella valutazione delle condizioni eccezionali che giustifichino le deroghe, nonché una maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi di Next Generation-Eu o di altre risorse.

La Repubblica

L'articolo L’impatto delle forzature di bilancio tedesche sulle nuove regole Ue proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



La crescita dei budget premia l’Europa. Ecco i dati Sipri sulle spese militari


Nonostante l’aumento della richiesta dovuto alle rinnovate esigenze di difesa e deterrenza (e, anzi, in parte proprio a causa delle difficoltà nell’incontrare la crescita di domanda) il fatturato delle prime cento aziende della difesa su scala globale è d

Nonostante l’aumento della richiesta dovuto alle rinnovate esigenze di difesa e deterrenza (e, anzi, in parte proprio a causa delle difficoltà nell’incontrare la crescita di domanda) il fatturato delle prime cento aziende della difesa su scala globale è diminuito. Sono i dati riportati dall’autorevole Stockholm international peace research institute (Sipri), che prende in considerazione le vendite nel settore difesa dei primi cento produttori al mondo. Secondo i dati dell’istituto svedese, rispetto all’anno scorso il fatturato è sceso del 3,5 punti percentuali su base annua, raggiungendo i 597 miliardi di dollari. Le vendite militari globali nel 2021, per fare un paragone, avevano registrato una crescita dell’1,9% rispetto al 2020, raggiungendo quota 592 miliardi di dollari. La novità è l’inversione di tendenza rispetto alla crescita degli anni precedenti. Il 2021, per esempio, è stato il settimo anno consecutivo a registrare un aumento.

Frenano gli Usa

L’interruzione di questo trend colpisce in particolare se lo si mette a paragone con il clima di crescente necessità globale di dotarsi di sistemi di difesa e deterrenza. Il cambio di paradigma globale iniziato il 24 febbraio 2022 con l’invasione russa dell’Ucraina, infatti, ha aumentato in tutto il mondo la richiesta di strumenti militari, con un parallelo aumento dei budget allocati per la Difesa. A contrarre in particolare i numeri è stato – sorprendentemente – il dato degli Stati Uniti, dove si registra un calo del 7,9%. Negli States si concentrano 42 delle prime cento aziende della difesa prese in considerazione da Sipri, e gli Usa coprono comunque il 51% dell’intera quota di ricavi ottenuti dal settore.

Il peso della domanda globale

A causare la flessione nei ricavi statunitensi, dice l’istituto di Stoccolma, è stata una combinazione di carenza di manodopera e incremento dei costi di fronte alla necessità di soddisfare immediatamente la crescente domanda internazionale. Gli Usa, del resto, sono il principale fornitore di sistemi d’arma per la difesa ucraina, per fare solo un esempio, e si sono dovuti immediatamente addossare la responsabilità maggiore nel rifornire il Paese invaso degli strumenti indispensabili per la propria difesa. A questa crescita di richiesta da Kiev (concentrata in particolare nel settore delle munizioni d’artiglieria e dei sistemi di difesa aerea) non ha fatto però da contrappeso una diminuzione di richieste da altre regioni, anzi. Numerosi Paesi europei si sono dovuti rivolgere all’alleato Usa per potenziare le proprie difese nel breve termine (per citarne solo due, la Germania con gli F-35 e la Polonia con i carri Abrams).

Cresce l’Europa

L’aumento dei budget allocati dagli Stati e la possibilità di concentrarsi maggiormente sulle necessità domestiche sembrano invece aver favorito le realtà europee (26 delle Top100). Nel Vecchio continente è confluito il 20% circa degli investimenti globali, con un aumento delle vendite che ha premiato in particolare i consorzi transeuropei, quelle realtà, definite da Sipri, le cui strutture proprietarie e di controllo sono situate in più di un Paese europeo. Per loro la crescita è stata di quasi dieci punti percentuale (per fare un esempio, Airbus ha aumentato dell’17%). A beneficiare delle crescite sono state soprattutto le realtà di quei Paesi che hanno visto l’aumento più consistente dei propri budget per la Difesa, in particolare Germania e Polonia.

Il resto del mondo

Il principio generale di aumento dei ricavi dovuto a un aumento della richiesta di fronte al facilitarsi dello scenario di sicurezza si ripete anche in altre regioni del globo. I dati del rapporto Sipri, riferendosi all’anno passato, non hanno preso in considerazione l’acuirsi del conflitto tra Israele e Hamas, tuttavia le tensioni registrate nella regione anche prima del 7 ottobre, hanno portato a una crescita dei ricavi per le realtà mediorientali, che hanno visto l’aumento maggiore su scala globale, in particolare in Turchia (+22%) e Israele (+6,5%). Anche nell’Indo-Pacifico la situazione è simile, con tutti i principali attori della regione, Cina, India, Giappone e Taiwan, le cui aziende hanno beneficiato degli aumenti dei budget per la Difesa.

La situazione in Italia

Nonostante l’ottimo posizionamento delle realtà italiane, con Leonardo al 13esimo posto a livello globale (confermandosi la prima realtà dell’Unione europea e la seconda in Europa dopo BAE Systems) e di Fincantieri (salita di due posizioni al 46esimo posto), il fatturato complessivo delle realtà italiane è diminuito del 5,6%. Con un fatturato di 12 miliardi di dollari e mezzo, un calo del 7%, la società di Piazza Monte Grappa è stata penalizzata, secondo il Sipri, in particolare dall’inflazione. Infatti i ricavi complessivi delle vendite di sistemi militari sono cresciuti in termini nominale. Gli effetti dell’inflazione e della riduzione dei ricavi dovuta alla diminuzione delle consegne di Eurofighter al Kuwait, secondo l’istituto di Stoccolma, non sono stati compensati abbastanza dai buoni risultati in altri settori.


formiche.net/2023/12/domanda-o…



Accolta da un presidio dei familiari delle vittime prende il via questa mattina la prima delle tre sedute della Cassazione bis sulla strage di Viareggio nella q


Queste righe giungeranno quando il misfatto sarà compiuto. Come quasi ogni anno il governo di turno stabilisce infatti un giorno in cui, varato il cosiddetto d


Riciclaggio di veicoli. La risposta della polizia italiana e dell'INTERPOL. Dallo scambio di informazioni ai consigli per i proprietari delle auto.


Presso il Compartimento #PoliziaStradale per il Lazio e l’Umbria a Roma si è svolto recentemente il “Motor Vehicle Crime”, incontro cui hanno partecipano le Forze di Polizia Europee, durante il quale sono state pianificate nuove strategie rivolte al contrasto del riciclaggio internazionale di veicoli.

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Anche in questo particolare settore la cooperazione tra le Forze di Polizia, il coordinamento e lo scambio delle informazioni sono elementi fondamentali per ostacolare la criminalità dedita al furto e al riciclaggio dei veicoli, che in Italia, come negli altri Paesi europei   coinvolge articolati sodalizi criminali.
Nel corso dell'incontro si è sottolineata l’importanza del coinvolgimento di partners privati per una collaborazione più ampia ed efficace e si è discusso delle possibili iniziative congiunte per il rafforzamento della cooperazione.

Importante segnalare che l' #INTERPOL è in prima linea in quello che viene definito «crimine automobilistico», che – come abbiamo indicato sopra – ha di per sè una ampiezza transnazionale: si pensi al riciclaggio di auto rubate in un Paese e trafficate in nazioni diverse.

A tal proposito INTERPOL non manca di fornire consigli per i proprietari di auto, ivi compresi quelli riferiti alle «chiavi elettroniche» di apertura e messa in moto, ormai in dotazione alla maggior parte delle autovetture.

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Ebbene, INTERPOL – nel rinviare ad un video di esempio della West Midlands Police inglese, che potete seguire qui 👉 inv.citw.lgbt/watch?v=8pffcngJ… nel quale si vedono dei ladri che «intercettano» il segnale della chiave elettronica di un'auto di lusso, cosa che gli consente di rubarla – suggerisce di:

Non lasciare la chiave accanto alla porta o alla finestra
Conservare le chiavi in ​​una scatola RFID per interrompere l'emissione di un segnale
Parcheggiare il veicolo in un'area sicura per scoraggiare i criminali che prendono di mira il tuo veicolo
Fare attenzione alle persone sospette intorno a te mentre chiudi la macchina (un altro modo in cui i criminali sfruttano il portachiavi è durante il processo di chiusura del veicolo. Mentre chiudi l'auto, i criminali possono intercettare e bloccare il “segnale di blocco” inviato dal portachiavi al veicolo, lasciandolo sbloccato. Il criminale può quindi facilmente rubare il contenuto all'interno del veicolo o il veicolo stesso
Controllare che le porte siano bloccate prima di lasciare l'auto
Chiudere sempre il vostro veicolo e non lasciarlo incustodito con il motore acceso
Assicurarsi che i dispositivi antifurto dell'auto siano chiaramente visibili (volante e blocca freno, allarmi, ecc.)
Non contrassegnare mai le chiavi della macchina con nome e indirizzo (nel caso in cui si perdessero le chiavi).
Non conservare i documenti di immatricolazione nel veicolo; questo rende difficile per il ladro venderlo al mercato nero.
Non tenere oggetti di valore o un GPS in vista nell'auto.

INTERPOL ha due progetti sull'argomento furto e riciclaggio internazionale di veicoli:

Progetto INVEX: coinvolge attualmente 25 paesi e produttori selezionati che scambiano regolarmente dati con INTERPOL. Fin dalla sua nascita nel 2009 in Germania, INVEX ha contribuito al rilevamento di automobili e componenti rubati in più di 100 paesi, portando a migliaia di sequestri e relative indagini di follow-up.

Nuovi produttori stanno cercando di collaborare ad una terza fase di questo progetto, che dovrebbe iniziare entro la fine del 2023. In questa fase verranno implementate nuove caratteristiche tecniche.

Progetto FADA-RI: fornisce un accesso sicuro per i paesi membri dell’INTERPOL al sistema tedesco di identificazione dei veicoli noto come FADA. Questo è uno strumento prezioso per identificare i veicoli forgiati. Nello specifico il progetto si concentra sui produttori tedeschi Audi, BMW, Porsche e Volkswagen e sui loro marchi affiliati. Attualmente conta 132 utenti attivi, 25 Paesi membri e oltre 40.000 ricerche dal lancio nel 2021.



La carenza di competenze in tutta l’Unione europea può essere spiegata da cambiamenti tecnologici così rapidi che sia i lavoratori che le aziende faticano a tenere il passo, ha dichiarato a Euractiv lo studioso di economia del lavoro e premio...


Milei, un punto nero in America Latina


Subito tesi i rapporti con i vicini di casa del neo presidente argentino. Salta l'adesione ai Brics: Miliei sostiene che il mercato si regoli da sé e che gli Stati non debbano promuovere accordi economici L'articolo Milei, un punto nero in America Latina

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di Tiziano Ferri –

Pagine Esteri, 4 dicembre 2023. Il neoeletto presidente argentino Javier Milei non è solo un iperliberista, come in America Latina se ne sono visti in diverse ondate, dagli anni ‘90 in poi. L’ideologia anarcocapitalista che Milei fonda sulla “guerra alla casta” (con cui in passato ha collaborato come consulente governativo) si permea anche di autoritarismo rispetto al conflitto sociale, di revisionismo sulla repressione militare ai tempi del golpe civico-militare, e di fanatismo religioso. Con la vicepresidente eletta Victoria Villarruel, ultra-cattolica, figlia di un generale dei tempi di Videla, Milei è contrario all’aborto e mette in dubbio i 30.000 desaparecidos. Criticando l’argentino papa Francesco, sostiene che la giustizia sociale è il male della società, un furto, perché consiste nel “rubare il frutto del lavoro di una persona per darlo ad un’altra”. Nel caso in cui il mercato non risponda proprio a tutti i bisogni, Milei ha messo in chiaro la sera della vittoria che l’eventuale opposizione sociale dovrà rispettare un principio generale: “Dentro alla legge, tutto, fuori dalla legge, niente”.

In un subcontinente dove buona parte dei presidenti vengono da storie di opposizione ai regimi militari, esaltano la solidarietà e l’intervento statale come elemento cardine delle politiche sociali, seguono multilateralismo e difesa dei diritti umani in politica estera, l’elezione di chi vuole tagliare i ministeri sociali, punta alla dollarizzazione del peso, e sostiene l’intervento israeliano a Gaza, può creare qualche squilibrio. O un riequilibrio. Ciò che gli Stati uniti (e Israele) hanno perso con l’elezione di Gustavo Petro in Colombia, per decenni avamposto politico e militare dell’impero in America Latina, potrebbe essere bilanciato con il nuovo corso in Argentina. A partire dalla mancata adesione del paese ai Brics, programmata dal gennaio 2024, e già sconfessata dalla neo nominata ministro degli esteri Diana Mondino: “Non entreremo nei Brics”. E anche l’appartenenza al Mercosur (Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay), considerato una zona economica stagnante, vacilla. Milei sostiene che non sono gli stati a dover promuovere gli accordi economici, perché il mercato si regola da sé, e se i produttori dovessero rinunciare agli accordi con Brasile e Cina (90% dell’export di 5 province argentine), i prodotti si venderebbero a qualche altro paese.

I rapporti coi vicini di casa, però, partono col piede sbagliato. Quando il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador dichiarò il suo sostegno a Petro per le presidenziali colombiane del 2022, Milei lo considerò “patetico, pietoso, ripugnante”. Colse l’occasione per allargare il giudizio negativo a tutti i membri del “nefasto” Gruppo Puebla, un forum che riunisce personalità progressiste di alto livello del mondo iberoamericano. L’allora deputato argentino mise in guardia colombiani e altri popoli latinoamericani sul fatto che “la libertà, quando si perde per mano di questi assassini, è molto difficile da recuperare”. Di questo gruppo fanno parte gli attuali governanti di Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Cuba, Guatemala, Honduras, Messico, Panama e Venezuela, oltreché lo spagnolo Sánchez. A fronte di un cospicuo numero di stati che cercano di limitare le disparità indotte dal neoliberismo, l’Argentina di Milei troverà sicuramente degli alleati nell’Ecuador e nel Paraguay dei multimilionari Daniel Noboa e Santiago Peña, nell’Uruguay del conservatore Luis Lacalle Pou, e nel Perù della golpista Dina Boluarte. Con l’aggancio del peso argentino al dollaro, inoltre, si stringeranno i rapporti con Washington, con cui il presidente liberal libertario, come si autodefinisce, vuole sviluppare una partnership strategica. Allontanandosi dagli accordi regionali e dal multilateralismo, quella che il nuovo presidente argentino cerca di far passare come una posizione di ritrovata autonomia, è in realtà una ricollocazione del paese a fianco di Usa e Israele. Non per caso, ha deciso di fare il primo viaggio da presidente eletto negli Stati uniti, sia per rapportarsi col Fondo monetario internazionale sulla gestione del debito argentino, sia per incontrare esponenti filosionisti della comunità ebraica newyorkese. Ciò è coerente con la dichiarata volontà di convertirsi al giudaismo, spostare l’ambasciata argentina da Tel Aviv a Gerusalemme, ed effettuare presto una visita in Israele per appoggiare l’operato di Netanyahu. Anche questo collide con la posizione di molti paesi latinoamericani critici con la politica israeliana, tanto da aver interrotto le relazioni o richiamato gli ambasciatori dallo stato ebraico.

Visti gli esigui numeri a disposizione nel congresso, il nuovo capo dello stato si è affrettato a stringere un’alleanza con la formazione del conservatore Mauricio Macri, già presidente dal 2015 al 2019. Sebbene Milei ne abbia duramente criticato la gestione, è innegabile il ruolo determinante di Macri, sia nel recente ballottaggio che per la vita del prossimo governo. Questo potrebbe in parte ridimensionare le posizioni più estreme di Milei, come l’eliminazione della banca centrale e la liberalizzazione della vendita di organi. Rientra in questo quadro il ritiro di due ministri già designati da Milei, e riassegnati al partito di Macri, a cui andranno gli importanti dicasteri della sicurezza e dell’economia. Quando il fumo della campagna elettorale, condotta da Milei brandendo una motosega con gli occhi spiritati, svanirà, probabilmente apparirà una riedizione della politica di Macri, maggiormente liberista, repressiva e allineata a Washington. Pagine Esteri

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#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.


noyb fa causa a CRIF e AZ Direct per trattamento illegale e segreto dei dati

@noyb.eu  ha intentato una causa contro l'agenzia di riferimento del credito CRIF GmbH e il rivenditore di indirizzi AZ Direct. Le aziende scambiano segretamente i dati degli indirizzi di quasi tutti gli adulti in Austria.

In questo modo CRIF ottiene informazioni che sono state effettivamente raccolte a fini pubblicitari, al fine di calcolare la solvibilità. Come confermato in due decisioni dall’autorità austriaca per la protezione dei dati , ciò viola il #GDPR. noyb ora, tra le altre cose, sta facendo causa per provvedimenti ingiuntivi e danni.

@Privacy Pride

noyb.eu/en/noyb-sues-crif-and-…




Kim Bo young, la scrittrice coreana regina del genere sci-fi: "La fantascienza è un genere globale. L’Italia? L’ho amata”


Kim Bo young, la scrittrice coreana regina del genere sci-fi: 10840361
Creazionismo ed evoluzionismo, scienza e teologia, passato e presente. Nei racconti di L’origine delle specie, Kim Bo-Young, voce di spicco della letteratura sci-fi coreana, mostra al lettore il mondo da prospettive inconsuete e lo fa riflettere su quesiti di portata esistenziale. Dopo la recensione della sua ultima opera, China Files le ha fatto qualche domanda per provare a conoscerla meglio e comprendere il suo successo

L'articolo Kim Bo young, la scrittrice coreana regina del genere sci-fi: “La fantascienza è un genere globale. L’Italia? L’ho amata” proviene da China Files.



Palau diventa il 196esimo Paese membro dell'INTERPOL


Tra gli eventi della 91ma Assemblea Generale dell'INTERPOL di Vienna (dove 100 anni fa fu creato quello che viene definito "corpo di polizia mondiale"), l'accesso di Palau come 196esimo Paese membro dell'Organizzazione.

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La posizione di Palau

Palau, ufficialmente Repubblica di Palau, è uno Stato insulare nell'oceano Pacifico, situato a circa 500 km a est delle Filippine. Ha ottenuto l'indipendenza dagli Stati Uniti d'America nel 1994.
La richiesta di Palau è stata approvata con una maggioranza di oltre due terzi dei voti.

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Palau istituirà quindi il suo Ufficio centrale nazionale (BCN). Le BCN sono organismi nazionali preposti all'applicazione della legge e operano in conformità con la legislazione nazionale. Costituiscono l'unico punto di contatto di quel paese con la sede del Segretariato generale dell'INTERPOL a Lione, in Francia, nonché con le BCN di altri paesi.

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La bandiera di PALAU


Cosa comporta l'adesione all'INTERPOL

L’adesione all’INTERPOL significa che le forze dell’ordine nazionali possono condividere e ricevere istantaneamente informazioni di polizia vitali da tutto il mondo in una serie di aree criminali tra cui la tratta di esseri umani, il traffico di droga, la criminalità informatica, la criminalità automobilistica e il terrorismo.

Palau beneficerà inoltre delle capacità di polizia fornite dal Segretariato generale, quali formazione, analisi, squadre di specialisti e supporto da parte del Centro di comando e coordinamento.

Attraverso I-24/7, la rete di comunicazione globale sicura della polizia dell'INTERPOL, i paesi possono inviare messaggi e anche accedere a più database globali, inclusi quelli su persone ricercate, veicoli a motore rubati, documenti di viaggio rubati e smarriti, impronte digitali, DNA e riconoscimento facciale.

Naturalmente l’INTERPOL rispetta la sovranità di ciascun paese membro. I paesi membri mantengono la piena proprietà dei dati che condividono con INTERPOL e decidono con quali altri paesi i loro dati vengono condivisi.




noyb cita in giudizio CRIF e AZ Direct per trattamento illegale e segreto dei dati noyb ha fatto causa per ottenere, tra le altre cose, provvedimenti ingiuntivi e danni.
CRIF / AZ Direct Klage


noyb.eu/it/noyb-sues-crif-and-…



La promozione del generale Vannacci dimostra che il suo era un finto anticonformismo. Il suo libro è un manifesto della subcultura omofoba e razzista dell'estr


Uno sguardo fediverso all'ultima tornata di sovvenzioni di NLnet

NLNet ha annunciato 55 nuovi progetti a cui viene assegnata una sovvenzione NGI Zero. NGI Zero è il programma Next Generation Internet della Commissione Europea, che finanzia progetti che lavorano su quella che chiamano Internet di prossima generazione . Per maggiori informazioni su NLnet e NGI Zero, dai un'occhiata a questa intervista che ho fatto con NLnet quest'estate. L’ultima tornata di sovvenzioni prevede diversi progetti che si collegano in qualche modo al fediverso.

I finanziamenti riguardano i seguenti progetti:
- NodeBB
- fedidevs.com
- Bonfire
- GoToSocial
- Mobilizon
- PeerTube
- Commune, un progetto che però, a differenza dei precedenti, è basato su Matrix


@Che succede nel Fediverso?

fediversereport.com/a-fedivers…


NLNet has announced 55 new projects that are awarded a NGI Zero grant. NGI Zero is the Next Generation Internet program from the European Commision, that funds projects that work on what they call the next generation internet. For more info in NLnet and NGI Zero, check out this interview I did with NLnet this summer. The latest round of grants has quite a few projects that connect to the fediverse in some way. An overview:

NodeBB is a popular forum software platform. They got funding to add ActivityPub integration to NodeBB, allowing interoperability with both other NodeBB forums as well as the fediverse at large. NodeBB says that the “hardest part of starting a community is gaining a critical mass of adoption in order to sustain interest and content”, and integrating with the fediverse is seen as a way to overcome their biggest hurdle.

The loosely connected group of developers at fedidevs.org got a grant to build an automated test framework and test cases. It is currently hard for fediverse developers to build fediverse software that properly federates with the rest dof the network, as a consistent test suite for ActivityPub is lacking. This new test framework hopes to make it easier for developers to start building for the fediverse.

Bonfire is a federated social network that’s currently in development, with most of the work now on getting the platform ready for release. Their grant will go towards improving the performance, as well releasing their version of the ActivityPub library they are using as open-source.

GoToSocial is a lightweight, customisable, and safety-focused entryway into the fediverse, and is currently in Alpha development. With this grant, the team will add two factor authentication, and improve interoperability and scalability.

Mobilizon is a federated event planning tool, originally developed by Framasoft. Framasoft recently announced that they have completed their vision of Mobilizon. The project is not over however, as another group got funding to further improve the UX of Mobilizon.

PeerTube got funding for further improving the adoption, accessability and popularity of the platform, as well as to develop a mobile app. Framasoft has quite a few announcements in the pipeline, I’ll talk more about Framasoft, PeerTube and Mobilizon in the near future with more information.

Commune is social networking build on Matrix instead of ActivityPub, with a focus on creating communities. The project has interesting ideas about how to build social spaces, and is looking to add fediverse integration as well.

Overall there are a lot of cool and interesting projects that NLnet has funded, with a mix of supporting and scaling existing projects, as well as funding new ideas. For other projects that are interested, you can find more information about their grant process here. The deadline for the next round is December 1st 2023.

fediversereport.com/a-fedivers…

#fediverse


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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Speriamo che non ci siano prese di potere dovute al fatto che ci ha messo i soldi.

Preferirei che il modello cinese non si sviluppasse cosi tanto in occidente.

in reply to El Salvador

Il rischio di avere una maggioranza di conservatori è alta nei prossimi mesi.
Abbiamo visto cosa si sono fidati di fare con il Chat Control, immagina quindi simili iniziative se non peggiori per i prossimi anni.
in reply to StellaFangX

@StellaFangX non c'ntra il mdello cinese, ma si tratta di finanziamenti su progetti per arricchire la diversità tecnologica europea


Convegno di Trieste Sabato 16 dicembre a Trieste presso NH Hotel dalle ore 9,30 alle ore 19,00 "L'AVANZATA DELL'ESTREMA DESTRA NELLE ISTITUZIONI IN EUROPA"



Oggi, #3dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità, indetta nel 1992 dalle Nazioni Unite.


INTERPOL. La dichiarazione di Vienna


A conclusione della 91ma Assemblea Generale dell' #INTERPOL di Vienna (dove 100 anni fa fu creato quello che viene definito "corpo di polizia mondiale"), il Presidente Ahmed Naser AL-RAISI ed il Segretrio Generale Jürgen STOCK hanno rilasciato la "Dichiarazione di Vienna", sull'impegno dell'Organizzazione nella lotta alla criminalità organizzata.

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La Dichiarazione di Vienna definisce le cinque azioni prioritarie (traduzione non ufficiale, il testo ufficiale è scaricabile qui interpol.int/content/download/… ):
1. La lotta alla criminalità organizzata transnazionale deve diventare una priorità globale per la sicurezza nazionale.
I gruppi criminali organizzati, che operano oltre i confini, stanno minando le società, le comunità e le loro
economie. Le forze dell’ordine in molti paesi non riescono a far fronte al fatto che i criminali acquistano influenza politica,
lanciare attacchi informatici da diversi continenti o operare a livello transnazionale. Questo crimine transnazionale
epidemico deve essere trattato al più alto livello governativo come una priorità globale. Il mondo ha bisogno di
lavorare insieme per risolvere questa crisi di sicurezza.
2. Costruire una maggiore cooperazione per contrastare le attività criminali.
I paesi non possono più fare affidamento solo sugli scambi bilaterali o regionali. Condivisione delle informazioni attraverso
i confini sono fondamentali e devono essere la norma, non l’eccezione, se vogliamo sconfiggere il significativo
aumento della criminalità organizzata.
3. Maggiore condivisione delle informazioni.
I decisori responsabili della polizia, della giustizia e della sicurezza nazionale devono allineare gli sforzi nella costruzione
una risposta globale rimuovendo gli ostacoli ad una maggiore condivisione delle informazioni.
4. Potenziamento della polizia in prima linea.
Ogni agente di polizia è un anello della catena che protegge le proprie comunità così come la comunità
mondiale. Ogni agente di polizia, compresi quelli in prima linea e quelli che proteggono i nostri confini, devono farlo
avendo accesso alle informazioni di cui hanno bisogno dai database globali per interrompere l'attività criminale e
offrire un migliore supporto tecnologico, formazione e informazione sulla lotta alla criminalità globale.
5. Maggiori investimenti in innovazione e tecnologia.
Gli investimenti delle forze dell’ordine globali in tecnologia e innovazione vengono superati dai criminali.



La storia della cooperazione. Ultima parte. Fino ai giorni nostri.


A guerra conclusa, nel 1946, su iniziativa del Belgio, fu convocata l’anno dopo a Bruxelles la quindicesima Assemblea Generale per la ricostruzione dell’organizzazione. L’ICPC accettò l’offerta del governo francese di un quartier generale a Parigi insieme a uno staff del Segretariato Generale composto da funzionari di polizia francesi.

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(Giuseppe Dosi)

Nello stesso anno fu scelto – su proposta di un funzionario di polizia italiano, Giuseppe Dosi (immagine precedente) – per l’indirizzo telegrafico il nome “INTERPOL”, che ancora contraddistingue l’Organizzazione.

Nel 1947 venne emesso il primo “Red Notice”, per le ricerche internazionali di un russo ricercato per l’omicidio di un poliziotto. Fu l’avvio del sistema di avvisi codificati a colori, ampliato nel corso degli anni per coprire altri avvisi, seppure l’“Avviso rosso” per le persone ricercate rimane uno strumento chiave e, per certi versi, un simbolo dell’Interpol ancora oggi.

Nel 1949 l’ICPC ottenne lo status consultivo dalle Nazioni Unite (che consentiva ad esso di tenere “accordi adeguati alla consultazione con organizzazioni non governative che si occupano di questioni di sua (dell’ONU, ndr) competenza”). Dal 1946 al 1955 i suoi membri crebbero da 19 Paesi a 55. Nel 1956 l’ICPC ratificò una nuova costituzione, sotto la quale fu ribattezzata Organizzazione Internazionale di Polizia Criminale (OICP–Interpol).

Negli anni a seguire crebbe la connessione con altre Organizzazioni Internazionali: nel 1959 si tenne un primo incontro con la partecipazione del Direttore dell’Ufficio che si occupava di traffico di stupefacenti delle Nazioni Unite.

Il traguardo simbolico di cento Paesi membri fu raggiunto nel 1967. Nel 1972 lo status venne rafforzato da un accordo di sede con la Francia, Paese ospitante, che riconobbe INTERPOL come organizzazione internazionale. Quello stesso anno l’Assemblea Generale adottò le Regole sulla cooperazione internazionale di polizia e sul controllo degli archivi, un quadro giuridico necessario per il trattamento dei dati personali.

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(attuale sede dell'Interpol)

Il 27 novembre 1989 il Presidente francese François Mitterrand inaugurò la nuova ed attuale sede, spostata a Lione (immagine precedente). Nel frattempo, gli Stati–membri erano saliti a 150.

L’Organizzazione ricercò nuove possibilità anche sotto l’aspetto prettamente operativo.

Negli anni ’70 la capacità di combattere l’imperversante terrorismo era ostacolata dall’articolo 3 della sua costituzione – che vietava “interventi o attività di carattere politico, militare, religioso o razziale” – e da una risoluzione del 1951 dell’Assemblea Generale che definiva un “reato come quello le cui circostanze e motivazioni sono politiche, anche se il fatto stesso è illegale ai sensi del diritto penale”.

Una fonte di questi ostacoli fu quindi rimossa nel 1984, quando l’Assemblea Generale rivide l’interpretazione dell’articolo 3, per consentire all’Interpol di intraprendere attività antiterroristiche in determinate circostanze ben definite.

Nel 1993 poi fu istituita l’Unità di intelligence criminale analitica, per studiare i collegamenti tra sospetti, crimini e luoghi, identificando così i modelli di criminalità e fornendo avvisi di minacce.

Nel 2001 l’Organizzazione è divenuta operativa 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, in seguito agli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti dell’11 settembre, quando il Segretario Generale promise che “le luci dell’INTERPOL non si spegneranno mai più”. Inoltre, venne istituita la carica di Direttore Esecutivo per i servizi di polizia, creata per sovrintendere su diverse Direzioni, comprese quelle per i Servizi di polizia regionali e nazionali, i Reati Specializzati e il Supporto operativo alla polizia.

Tale modernizzazione è stata implementata negli ultimi venti anni anche sotto l’aspetto tecnico, mediante l’AFIS, il sistema automatico di identificazione delle impronte digitali che ha velocizzato i tempi necessari per effettuare i controlli delle impronte digitali (una prova che ha sempre svolto un ruolo cruciale nella polizia, ma le impronte erano precedentemente su carta e venivano confrontate manualmente), ed il Sistema globale di comunicazione della polizia, che offre a tutti i Paesi membri una piattaforma sicura per accedere ai database e alle informazioni ed al database del DNA, per aiutare a collegare i crimini internazionali.

Attualmente più di 80 Paesi forniscono profili DNA di autori di reati e scene del crimine. Il database può essere utilizzato anche per persone scomparse e resti umani non identificati.

Nel 2004, INTERPOL ha aperto un ufficio di Rappresentanza Speciale presso le Nazioni Unite a New York. Seguirà uno presso l’Unione Europea a Bruxelles nel 2009.

Il resto è storia di oggi.

PER SAPERNE DI PIÙ:

interpol.int/

L. SCHETTINI, La tratta delle bianche in Italia tra paure sociali e pratiche di polizia (XIX-XX secolo), in “Italia contemporanea”, dicembre 2018, n. 288.

M. DEFLEM, The Logic of Nazification: The Case of the International Criminal Police Commission (Interpol) in International Journal of Comparative Sociology 43(1):21–44, 2002.

M. DEFLEM, International Police Cooperation — History of, Pp. 795-798 in The Encyclopedia of Criminology, edited by Richard A. Wright e J. Mitchell Miller, Routledge, New York, 2005.

M. DEFLEM, Wild Beasts Without Nationality: The Uncertain Origins of Interpol, 1898–1910. Pp. 275–285 in The Handbook of Transnational Crime and Justice, edited by Philip Reichel, Thousand Oaks, CA: Sage Publications, 2005.

O. DI TONDO, Giuseppe Dosi, la polizia internazionale e la nascita dell'Interpol, in Giuseppe Dosi il poliziotto artista che inventò l’Interpol italiana, (a cura di) R. CAMPOSANO, Ufficio Storico della Polizia di Stato, Roma, 2014.

R. BACH JENSEN, The Battle against Anarchist Terrorism: An International History, 1878–1934. New York: Cambridge University Press, 2014.

T. BEUGNIET, La conférence anti–anarchiste de Rome (1898) et les débuts d’une coopération internationale contre le terrorisme de la fin du XIXe siècle à la Première Guerre mondiale, mémoire, (dir.) Stanislas Jeannesson, Nantes, Université de Nantes, 2016.




L'ex responsabile del motore a razzo Blue Origin denuncia il licenziamento illegittimo per aver denunciato sulla sicurezza

La denuncia è stata presentata lunedì presso la Corte Superiore della contea di Los Angeles. Include una narrazione dettagliata sugli sforzi del direttore del programma Craig Stoker, nell'arco di sette mesi, per aumentare le sue preoccupazioni sulla sicurezza e su un ambiente di lavoro ostile alla Blue Origin

@Pirati Europei

techcrunch.com/2023/11/30/form…

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Unknown parent

@nicolaottomano

> instillando sempre il dubbio

Il dubbio non è un problema, soprattutto se paragonato alla disparità di accesso allo studio e al lavoro determinata dal pregiudizio

> le borse di studio riservate alle studentesse del PoliMi. Un'aberrazione a mio avviso

Sono d'accordo in linea di principio, ma viviamo nel mondo reale: se il problema delle performance delle donne nelle discipline STEM, mediamente inferiori a quelle degli uomini, non è dovuto a cause evolutive e in un certo senso "genetiche" (un'ipotesi possibile e molto suggestiva, ma mai dimostrata) allora questo ritardo è dovuto a una pressione sociale sbagliata da parte della società ed è quindi corretto iniziare a porre dei correttivi in tal senso, sia per quelle donne per cui il danno non è ancora stato fatto (bambine in età scolare e pre-scolare), sia per quelle per cui il danno è stato realizzato

Unknown parent

@nicolaottomano non si tratta di discriminare i ragazzi meritevoli, che comunque riescono a eccellere, ma di incentivare quelle ragazze che a fronte di una analisi costi benefici potrebbero decidere per un soffio di non iscriversi in certe facoltà


Una mattina la Moglie di Jim prima di uscire per andare al Lavoro lo guardò negli occhi e disse..Ti conviene farmi trovare qualcosa nel Garage che faccia da Zero a 100 in un secondo... Jim fece ritrovare a sua Moglie una Bilancia............................... Jim non è ancora stato Ritrovato.....................


Weekly Chronicles #56


Cattolici spioni, data communism e illusioni liberali.

Questo è il numero #56 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.

Nelle Cronache della settimana:

  • Catholic Laity and Clergy for Renewal, l’organizzazione cattolica che spia i preti gay
  • In UE arriva il Data Act: aprirà le porte al “data-communism”
  • I passaggi di stato dell’informazione

Nelle Lettere Libertarie: La strisciante minaccia delle leggi contro l’hate speech

Rubrica OpSec: una guida dettagliata per (provare a) rimanere anonimi online

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Catholic Laity and Clergy for Renewal, l’organizzazione cattolica che spia i preti gay


Un’organizzazione “noprofit” cattolica ha investito più di 4 milioni di dollari per spiare ed esporre i preti gay. È la Catholic Laity and Clergy for Renewal e ha una missione: assicurarsi che i preti rispettino il voto di castità.

Per farlo non hanno assoldato oscuri hacker col cappuccio ricercati dall’INTERPOL, ma si sono limitati a comprare dataset aggregati da alcuni dei numerosi data broker che lavorano con il sistema RTB (Real-Time Bidding) — una pietra miliare della pubblicità online.

Il sistema RTB è la tecnologia che oggi permette di mettere all’asta spazi pubblicitari online in tempo reale, ad esempio mentre un utente cerca una pagina web o utilizza un’app sul telefono. Poiché gli spazi pubblicitari sono profilati, per funzionare ha bisogno di enormi quantità di dati aggregati, come:

  1. Dati demografici: informazioni che riguardano l’età, il sesso, l’educazione e l’ambito lavorativo e famigliare delle persone
  2. Abitudini: dati legati alle abitudini online, come ricerche, click, e così via
  3. Uso di app: le app raccolgono enormi quantità di dati di utilizzo che poi sono usati per profilare ulteriormente le persone
  4. Geolocalizzazione: informazioni che riguardano la posizione del dispositivo usato per navigare o per usare l’app, in un determinato momento
  5. Informazioni sul dispositivo: dettagli tecnici sul dispositivo usato per navigare o per usare l’app

Questi possono essere facilmente acquistati da aziende di data brokering il cui business model è raccogliere e rivendere tutte o alcune categorie di questi dati. Un mercato molto florido è quello dei dati di geolocalizzazione dei dispositivi. Una volta ottenuti, non serve altro che qualche capacità tecnica di analisi per intrecciare e correlare i dataset e cercare di identificare le persone a cui si riferiscono. È un po’ come costruire un puzzle.

In questo caso, l’organizzazione ha comprato alcuni database specifici per le app di dating gay per cercare di identificare i membri del clero che ne fanno uso. Il caso più noto è quello di Jeffrey Burril, segretario generale dell’American Bishops’ Conference, che è stato esposto e costretto poi a dimettersi.

Il lavoro di Catholic Laity and Clergy for Renewal ci insegna che contro un attaccante con sufficienti risorse e tempo a disposizione non c’è privacy o anonimato che tengano. Neanche gli amici più cypherpunk potrebbero dirsi al riparo da attacchi di re-identificazione mirati di questo tipo. Se agli enormi dataset oggi facilmente disponibili aggiungiamo anche le potenzialità OSINT dell’intelligenza artificiale… la frittata è fatta e le agenzie di intelligence banchettano.

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In UE arriva il Data Act: aprirà le porte al “data-communism”


In UE è stato da poco approvato il testo del nuovo regolamento chiamato Data Act. Se avete l’impressione che esca un regolamento sui “dati” ogni due settimane, è perché più o meno è così. Da circa 3 anni l’UE è impegnata in una forsennata corsa verso la regolamentazione del cosiddetto “mercato digitale”, di cui i dati sono la prima risorsa.

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#56


noyb presenta un reclamo GDPR contro Meta per "Pay or Okay" Meta addebita fino a 251,88 euro per rispettare il diritto fondamentale alla privacy degli utenti dell'UE. Si tratta di una violazione del GDPR Meta


noyb.eu/it/noyb-files-gdpr-com…




FPF and The Dialogue Release Collaboration on a Catalog of Measures for “Verifiably safe” Processing of Children’s Personal Data under India’s DPDPA 2023


Today, the Future of Privacy Forum (FPF) and The Dialogue released a Brief containing a Catalog of Measures for “Verifiably Safe” Processing of Children’s Personal Data Under India’s Digital Personal Data Protection Act (DPDPA) 2023. When India’s DPDPA p

Today, the Future of Privacy Forum (FPF) and The Dialogue released a Brief containing a Catalog of Measures for “Verifiably Safe” Processing of Children’s Personal Data Under India’s Digital Personal Data Protection Act (DPDPA) 2023.

When India’s DPDPA passed in August, it created heightened protections for the processing of personal data of children up to 18. When the law goes into effect, entities who determine the purpose and means of processing data, known as “data fiduciaries,” will need to apply these heightened protections to children’s data. Under the DPDPA, there is no further distinguishing between age groups of children, and all protections, such as obtaining parental consent before processing a child’s data, will apply to all children up to 18. However, the DPDPA stipulates that if the processing of personal data of children is done “in a manner that is verifiably safe,” the Indian government has the competence to lower the age above which data fiduciaries may be exempt from certain obligations.

In partnership with The Dialogue, an emerging research and public-policy think-tank based in New Delhi with a vision to drive a progressive narrative in India’s policy discourse, FPF prepared a Brief compiling a catalog of measures that may be deemed “verifiably safe” when processing children’s personal data. The Brief was informed by best practices and accepted approaches from key jurisdictions with experience in implementing data protection legal obligations geared towards children. Not all of these measures may immediately apply to all industry stakeholders.

While the concept of “verifiably safe” processing of children’s personal data is unique to the DPDPA and not found in other data protection regimes, the Brief’s catalog of measures can aid practitioners and policymakers across the globe.

Click Here to view the Brief

The Brief outlines the following measures that can amount to “verifiably safe” processing of personal data of children, proposing additional context and actionable criteria for each item:


1. Ensure enhanced transparency and digital literacy for children.

2. Ensure enhanced transparency and digital literacy for parents and lawful guardians of very young users.

3. Opt for informative push notifications and provide tools for children concerning privacy settings and reporting mechanisms.

4. Provide parents or lawful guardians with tools to view, and in some cases set, children’s privacy settings and exercise privacy rights.

5. Set account settings as “privacy friendly” by default.

6. Limit advertising to children.

7. Maintain the functionality of a service at all times, considering the best interests of children.

8. Adopt policies to limit the collection and sharing of children’s data.

9. Consider all risks of processing their personal data for children and their best interests via thorough assessments.

10. Ensure the accuracy of the personal data of children held.

11. Use and retain personal data of children considering their best interests.

12. Adopt policies regarding how children’s data may be safely shared.

13. Give children options in an objective and neutral way, avoiding deceptive language or design.

14. Put in place robust internal policies and procedures for processing personal data of children and prioritize staff training.

15. Enhance accountability for data breaches through notifying the parents or lawful guardians and adopting internal policies such as Voluntary Undertaking if a data breach occurs.

16. Conduct specific due diligence with regard to children’s personal data when engaging processors.

We encourage further conversation between government, industry, privacy experts, and representatives of children, parents, and lawful guardians to identify which practices and measures may suit specific types of services and industries, or specific categories of data fiduciaries.


fpf.org/blog/fpf-and-the-dialo…