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Il Brasile vira a sinistra: Lula presidente, sconfitto Bolsonaro


E' stato testa a testa per molte ore, poi il leader del Partito dei Lavoratori ed ex presidente ha ottenuto il suo terzo mandato. Ma il Brasile si è spaccato. Lula ha vinto con un margine minino e si temono mosse antidemocratiche di Bolsonaro. L'articolo

di Glória Paiva*

Pagine Esteri, 31 ottobre 2022 – I brasiliani hanno votato ieri (30/10) al secondo turno delle elezioni presidenziali e hanno scelto Luis Inácio Lula da Silva (Partito di Lavoratori – PT) come successore di Jair Bolsonaro (Partito Liberale – PL) per assumere la presidenza dal 1° gennaio 2023. Lula ha ottenuto il 50,9%, contro il 49,1% di Bolsonaro, cioè 2,1 milioni di voti in più. Il risultato segna una nuova tappa nella politica brasiliana, dopo quattro anni di una forte divisione politica e di una gestione criticata dai settori progressisti di tutto il mondo per la sua disastrosa performance su temi come la gestione della pandemia di Covid-19, l’ambiente, i diritti umani, l’aumento della povertà, il ritorno del Brasile nella mappa della fame delle Nazioni Unite, tra gli altri. Come nel primo turno, giorno 2 ottobre, è stato nuovamente elevato l’indice di astensioni, il 20,57%, rappresentando 32 milioni di cittadini.

Lula ha vinto in più comuni e nella regione del Nord Est; mentre Bolsonaro ha vinto nelle altre quattro regioni. È la prima volta nella storia della democrazia brasiliana un presidente perde la disputa alla propria rielezione e che un terzo mandato presidenziale accadrà.

Dopo il conteggio dei voti, Lula ha festeggiato con i suoi sostenitori a São Paulo, dove ha fatto un discorso per milioni di persone. Per il presidente eletto, nelle sue parole, “non ci sono due Brasile”. “È tempo di ricostruire un paese diviso”, ha dichiarato. Il petista ha detto, inoltre, che il suo impegno più urgente sarà quello di mitigare la fame, uno dei problemi più gravi degli ultimi tre anni.

Nonostante la vittoria di Lula, specialisti sostengono che la divisione politica che si è consolidata negli ultimi quattro anni in Brasile non finirà nel 2023. La polarizzazione si fa sentire nei fatti, ormai diventati quotidiani, di violenza politica e sicuramente sarà un ostacolo alla governabilità di Lula, a causa della nuova composizione del legislativo: il Partito Liberale di Bolsonaro sarà il più rappresentato sia nel Senato che nella Camera dei Deputati.

Operazioni della polizia stradale nelle regioni pró-Lula

Durante la giornata di ieri, la Polizia Stradale Federale (PRF) non ha rispettato un ordine del Supremo Tribunale Elettorale (TSE) ed ha effettuato almeno 560 operazioni sulle strade di tutto il paese per “ispezionare” il trasporto gratuito degli elettori. La metà di queste azioni sono state realizzate nella regione del Nord Est, dove Lula ha la maggioranza degli elettori. Sui social in tanti hanno denunciato difficoltà di accedere ai luoghi di votazione e ritardi fino a tre ore. Il presidente del TSE, Alexandre de Moraes, ha affermato, tuttavia, che il fatto non ha impedito agli elettori di raggiungere i loro seggi elettorali. Moraes ha chiesto nel dettaglio le informazioni sulle operazioni della PRF per valutare la possibile apertura di procedimenti contro i responsabili.

Secondo il portale G1, lo stesso Bolsonaro avrebbe sollecitato al ministro della Giustizia, Anderson Torres, al quale è subordinata la Polizia Stradale Federale, di ordinare le operazioni nelle zone in cui Lula era il favorito. Alleato di Bolsonaro, Torres si è incontrato, la settimana scorsa, con il presidente in Brasília e con gli assessori della sua campagna. Nel sabato (29), il direttore-generale della PRF, Silvinei Vasques, aveva pubblicato sul un suo profilo in una rete sociale una foto in cui dichiarava il suo voto a Bolsonaro, ma la pubblicazione è stata cancellata ore dopo.

Nell’ultima settimana, i bolsonaristi hanno sollevato l’idea di cambiare la data del secondo turno o addirittura di realizzare un “terzo turno”, in caso di parità oppure sulla base di presunti dubbi sulla legittimità dell’elezione e sull’imparzialità del TSE, nonostante la legislazione elettorale brasiliana non preveda un terzo turno. Per di più, il sistema di voto elettronico, utilizzato in Brasile dal 1996, è considerato uno dei più sicuri al mondo ed è valutato periodicamente da test pubblici di sicurezza dal 2009.

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foto di Marcos Correa

La storia dei candidati

Lula, 77 anni, è stato il 35° presidente del Brasile dal 2003 al 2011, periodo in cui il paese ha vissuto un momento di espansione economica e sociale. Nato a Pernambuco, Lula lavorava come operatore di presse meccaniche nello stato di San Paolo quando iniziò a partecipare ai movimenti sindacali alla fine degli anni ’60, durante la dittatura militare. Ha guidato grandi scioperi dei lavoratori e ha contribuito a fondare il PT nel 1980. Nel 1989 si candidò per la prima volta alla presidenza, avendo perso contro Fernando Collor de Mello. È stato nuovamente candidato nel 1994 e nel 1998 e ha perso contro Fernando Henrique Cardoso. Soltanto nel 2002 è riuscito a sconfiggere José Serra, rompendo con 17 anni di gestione della destra o centro-destra.

Durante il governo di Lula si sono consolidati programmi sociali come Bolsa Família e Fome Zero, riconosciuti dalle Nazioni Unite come iniziative che hanno permesso al paese di uscire dalla Mappa della Fame e che hanno contribuito a ridurre la povertà in 50,6%, secondo uno studio della Fondazione Getúlio Vargas. Tra il 2003 e il 2011, il Brasile ha anche accumulato cospicue riserve internazionali e triplicato il suo PIL pro capite. Ciononostante, parallelamente il PT, insieme ad altri grandi partiti di allora, è stato anche coinvolto in alcuni casi di irregolarità, in particolare nello scandalo di corruzione denominato “Mensalão”, venuto alla luce nel 2005. Nel Mensalão, i parlamentari ricevevano tangenti per continuare ad appoggiare il governo nel Congresso. Lula è comunque riuscito ad avere come successore Dilma Rousseff, sua alleata e Ministro Capo della Casa Civile nel governo precedente, eletta nel 2010 e rieletta nel 2014.

Nel 2017, nell’ambito dell’operazione Lava Jato, Lula è stato condannato per corruzione e riciclaggio di denaro, e ciò l’ha portato al carcere nell’aprile 2018. Dopo 580 giorni, è stato rilasciato per decisione del Supremo Tribunale Federale (STF), che ha inteso che l’esecuzione delle sentenze dovesse avvenire solo dopo secondo grado. Negli anni successivi gli sono stati ristabiliti i diritti politici e Lula è stato dichiarato non colpevole. Inoltre, è venuto alla luce che indagini che hanno portato alla condanna di Lula non sono state imparziali e che il suo giudice incaricato, Sergio Moro, ha collaborato con l’accusa durante il procedimento.

Nato a Glicério, nello stato di San Paolo, Jair Bolsonaro è un ex militare ed è stato deputato federale per lo stato di Rio de Janeiro dal 1991 al 2018. Nel 1986 è diventato noto dopo aver pubblicato un articolo per la rivista Veja in cui criticava i bassi salari dei militari. Un anno dopo, la stessa rivista ha pubblicato un articolo accusando Bolsonaro di essere uno degli autori di un piano per far esplodere bombe in una caserma di Rio de Janeiro. Come deputato è stato protagonista di una serie di polemiche, come le sue dichiarazioni in cui lodava la dittatura militare, quando si diceva contro gli omosessuali oppure minacciava i suoi oppositori come la deputata Maria do Rosário e Jean Wyllys.

Nel 2018 è stato eletto 38° presidente del Brasile. La sua amministrazione è stata segnata dal negazionismo scientifico con cui ha trattato la pandemia, dai suoi frequenti attacchi alle istituzioni democratiche brasiliane, dall’incitamento all’intolleranza e alla violenza contro oppositori politici e le minoranze, dallo smantellamento di organismi e politiche di protezione dell’Amazzonia e dei popoli indigeni, portando al più alto tasso di deforestazione degli ultimi 15 anni. In più, Bolsonaro è stato responsabile della firma di una serie di decreti che hanno facilitato l’accesso e quintuplicato la presenza di armi in Brasile.

Nei suoi ministeri è stata notevole la presenza di tanti militari in incarichi civili e di figure completamente svincolate dai temi dei rispettivi uffici, come la pastora evangelica Damares Alves, Ministro delle Donne, della Famiglia e dei Diritti Umani, e i due Ministri dell’Ambiente, Ricardo Salles (2018-2021) e Joaquim Leite (2021-2022), entrambi noti difensori dei cosiddetti “ruralisti”, grandi capi dell’agrobusiness in Brasile.

Per di più, Bolsonaro e la sua famiglia sono stati accusati di numerosi scandali di corruzione, come l’acquisto di 51 proprietà in contanti, il cosiddetto schema “rachadinha” (appropriazione indebita di fondi destinati all’assunzione di dipendenti pubblici), il cosiddetto “Bolsolão do MEC” (schema di corruzione nel Ministero della Pubblica Istruzione) e le richieste di tangenti da parte del Ministero della Sanità al laboratorio produttore del vaccino Astra-Zeneca contro il COVID.

Un mese turbolento

I 30 giorni tra il primo e il secondo turno sono stati un periodo di intensa turbolenza politica in tutto il Brasile, con violenza politica, scambio di accuse da parte dei candidati e un’ondata di disinformazione sui social ancora più forte rispetto al primo turno. Uno studio dell’Università Federale di Rio de Janeiro (UFRJ) fa notare che la circolazione delle fake news è aumentata del 23% su Telegram, del 36% su WhatsApp e del 57% su Twitter nelle ultime quattro settimane. Complessivamente, secondo lo studio, la media giornaliera delle fake news in circolazione è cresciuta da 196,9 mila, prima del primo turno, a 311,5 mila dopo.

Secondo la ricerca, i principali argomenti durante la campagna (e anche il bersaglio delle fake news) sono stati il tema dell’integrità e della sicurezza del sistema elettorale, più volte messo in discussione dal presidente, il tema dei valori cristiani, la presunta non affidabilità della stampa tradizionale e le questioni socio-ambientali, di genere e della famiglia. Questi ultimi due sono spesso inseriti nell’agenda bolsonarista per sostenere la sua propaganda come candidato in difesa della tradizionale famiglia brasiliana e contro le agende progressiste, come i diritti degli LGBTQ+ e la lotta per la depenalizzazione dell’aborto.

Anche i casi di violenza politica sono aumentati di circa il 40% nell’ultimo mese rispetto al primo turno, con almeno 60 casi registrati, secondo Amnesty International. L‘ultimo episodio ha avuto come protagonista la deputata federale bolsonarista Carla Zambelli, che è stata filmata nelle strade di San Paolo con una pistola in mano mentre inseguiva un elettore di Lula disarmato. Pagine Esteri

3356226* Glória Paiva è una giornalista, scrittrice e traduttrice brasiliana

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ISRAELE. Elezioni. Vincono Netanyahu e l’estrema destra


Secondo gli exit poll, il blocco dell’ex premier ottiene 61-62 seggi su 120. Boom della destra più radicale e della sua stella, Itamar Ben Gvir. Fallimento dei partiti arabi: Tajammo/Balad non avrebbe superato la soglia di sbarramento, il sintomo della di

Pagine Esteri, 1 novembre 2022 – Benyamin Netanyahu ha ottenuto la sua rivincita. La più alta affluenza alle urne registrata in Israele da 22 anni a questa parte ha dato al blocco di destra la maggioranza che il leader della destra desiderava per riprendersi la poltrona di primo ministro.

Gli exit polls diffusi alla chiusura delle urne alle 21 italiane, hanno inoltre evidenziato il trionfo della destra più estremista e razzista. Sionismo religioso, la lista elettorale guidata da Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, ha conquistato 14-15 seggi, il doppio di quelli ottenuti nel 2021.

Ben Gvir, che ha oscurato lo stesso Netanyahu per tutta la campagna elettorale, ha festeggiato per ore con i suoi fedelissimi. Magro risultato per il centro sinistra. I partiti arabi conquistano, nonostante un aumento dell’affluenza del suo elettorato rispetto al 2021, è riuscito a confermare solo i deputati della passata legislatura e la lista Tajammo/Balad ha mancato l’ingresso in parlamento per pochi voti. Abbiamo intervistato a Gerusalemme il direttore di Pagine Esteri, Michele Giorgio.
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Come correggere le foto sfocate in modo semplice


Parte 1: Perché le immagini diventano sfocate? Da quando le fotografie sono diventate quasi interamente digitali, tutti noi abbiamo messo da parte il rullino e le pellicole e le nostre amate macchine fotografiche analogiche. Oggi, grazie all’avanzamento incredibile della tecnologia, qualsiasi telefono cellulare, anche i modelli più economici, sono in grado di scattare fotografie di […]

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Possibile avere un’entrata fissa giocando al casinò?


L’inverno è alle porte e le notizie in merito al rincaro delle bollette di luce e gas si fanno sempre più opprimenti. La maggior parte delle persone comuni, siano esse famiglie o piccole imprese, cerca di trovare una soluzione ai problemi di domani, ma ancora non sono chiare le linee strategiche che intenderà attuare il […]

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Quasi due mesi fa, un po' casualmente mi è tornato alla mente il DSpacc; prima come concetto, parlandone con gente online, e poi direttamente come l'o...


Secondo l'intelligence ucraina, una parte dei 4.500 missili lanciati dai russi in questi otto mesi di guerra è di fabbricazione iraniana.


Il decreto che vieta i #rave è un guazzabuglio che si presta alla più arbitraria interpretazione da parte delle forze di polizia.
Tuttavia, il fatto di intensificare i provvedimenti di "confisca delle cose che servono" a organizzare il raduno è un attacco frontale al #fediverso come mezzo di supporto all'aggregazione di eventi.

E non non stiamo parlando soltanto di software come @Gancio e @Mobilizon Italia :mobilizon: che pure saranno colpiti in maniera estremamente violenta dai recenti provvedimenti; il rischio però è per TUTTO il fediverso, oltre che per i sistemi di messaggistica distribuiti.

È forse giunto il momento di ragionare su una protesta generale da parte della comunità del fediverso?

#gancio #mobilizon

in reply to g10bl4ck

@g10bl4ck la maggiore resilienza del sistema è che tu puoi salvare in qualsiasi momento i dati del tuo account e, nel caso in cui venisse sospesa la tua istanza, puoi sempre importarli in una istanza differente.

@Gancio @Mobilizon Italia :mobilizon:



Israele: più Itamar, più Bibi. Sionismo religioso avanza


Il volto delle quinte elezioni in meno di quattro anni è quello di Itamar Ben-Gvir, in alleanza con un pragmatico Benjamin Netanyahu. Religious Zionist Party ha la potenzialità per tenere al guinzaglio il vecchio Bibi

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L’aratro e la spada nell’America di midterm 2022


“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) L’8 novembre prossimo l’America voterà per le elezioni di medio-termine (di una presidenza di 4 anni), una stravagante […]

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CSTO: l’Ucraina non dovrebbe essere l’unica preoccupazione di Putin


Mentre la guerra in Ucraina sta distogliendo l’attenzione di Mosca, il controllo di Putin sui suoi vicini in Asia centrale e nel Caucaso sta diminuendo. Il dispiegamento di truppe in Kazakistan a gennaio ha messo l’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva (CSTO) sulla mappa delle alleanze militari regionali attivamente impegnate. Pur costituendo un precedente, […]

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USA: elezioni midterm, la trappola di Biden e la nuova apertura di Trump


Le imminenti elezioni di medio termine rappresentano un nuovo punto di svolta del dilemma sia per il presidente Joe Biden che per la direzione nazionale delle realizzazioni economiche, di sicurezza e sociali. Nel discorso di Biden il mese scorso sulla minaccia del movimento MAGA e nel diffamare l’ex presidente Donald Trump, mentre intendeva sostenere la […]

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Nazionalismo cristiano: una minaccia per la sicurezza nazionale di Israele?


Le minacce all’esistenza di Israele come Stato ebraico democratico si sono moltiplicate e potrebbero indebolire o minare un pilastro della sicurezza nazionale israeliana: il sostegno indiscusso degli Stati Uniti. L’aumento dell’antisemitismo tra i nazionalisti cristiani, insieme agli evangelici, il pilastro del sostegno di base degli Stati Uniti a Israele, minaccia di creare un cuneo tra […]

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Brasile: un soffio, una presidenza


Una vittoria di misura, consegna il Brasile a Inácio Lula da Silva, per la terza volta Presidente. La terza presidenza Lula non sarà una passeggiata. La politica estera in chiave economica e occasione di rilancio del Paese sullo scenario internazionale

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Ucraina: oleodotti ‘bucati’, bomba sporca, raid puliti, nucleare spinto


Dall'attacco alle condutture Nord Stream nel Mar Baltico, alla bomba sporca, all'attacco alla Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, senza dimenticare la revisione della postura nucleare dell'Amministrazione Biden

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I mondiali di Qatar 2022, lo spartiacque della stagione


L’anno dei mondiali è sempre speciale, lo sanno tutti gli appassionati di calcio. Nell’attualità, tuttavia, stiamo vivendo una situazione totalmente inedita. Infatti, per la prima volta nella storia, l’evento più atteso del calcio mondiale si giocherà nell’inverno boreale, date le altissime temperature che si registrano solitamente d’estate in Qatar, il grande scenario di questo certamen. […]

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Rinasce l’alleanza Russia – Corea del Nord?


Il Cremlino e la Corea del Nord potrebbero avvicinarsi sempre più, forse fino al punto di far risorgere la quasi-alleanza che esisteva durante la Guerra Fredda. L'intesa Mosca-Pyongyang sarà inserita nell'allineamento trilaterale guidato da Pechino tra Cina, Russia e RPDC

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L’Occidente deve smettere di bloccare i negoziati tra Ucraina e Russia


La Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022. Questa guerra è stata orrenda, anche se non è paragonabile alla terribile distruzione operata dal bombardamento statunitense dell’Iraq (‘shock and awe’) nel 2003. Nella regione di Gomel in Bielorussia che confina con l’Ucraina, diplomatici russi e ucraini si sono incontrati il ​​28 febbraio per avviare i […]

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Di voto in votoDomani gli elettori israeliani si recheranno alle urne per la quinta volta in tre anni e mezzo.


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Israele: le elezioni potrebbero rompere lo stallo?


C'è qualcosa di diverso in queste quinte elezioni in meno di quattro anni nel chiedere agli israeliani di prendere una decisione su chi dovrebbe governarli. Questa potrebbe rivelarsi un'elezione spartiacque per Israele

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Quel lungo silenzio


Nulla di più normale che sentire professori universitari meravigliarsi per il fatto di avere tanti studenti usciti dai licei poco preparati. La loro meraviglia dipende dal fatto che si sono sempre disinteressati di quanto è accaduto e accade nella scuola

Nulla di più normale che sentire professori universitari meravigliarsi per il fatto di avere tanti studenti usciti dai licei poco preparati. La loro meraviglia dipende dal fatto che si sono sempre disinteressati di quanto è accaduto e accade nella scuola italiana.


Come nei gialli: chi è il colpevole? Come è stato possibile arrivare a un punto di tale degradazione delle idee circolanti sulle nostre istituzioni educative che persino l’ovvia, banalissima tesi secondo cui la scuola deve basarsi sul merito, scatena proteste e contestazioni? È troppo facile cavarsela dicendo: la colpa è dei politici. In democrazia i politici rispondono alle pressioni e alle domande dei cittadini e dei gruppi organizzati. Chi non ha fatto le pressioni che avrebbe dovuto fare per garantire al Paese, nel corso degli ultimi decenni, scuole di qualità, ossia scuole che premino lo studio, la fatica di imparare (senza fatica non si impara mai nulla) e, per l’appunto, il merito?

I colpevoli si annidano in una particolare categoria sociale, composta da coloro che fanno un lavoro intellettuale, che si considerano o vengono considerati intellettuali. I più colpevoli di tutti sono gli appartenenti alla élite culturale, quelli che occupano le posizioni di vertice nella suddetta categoria. Le eccezioni sono davvero poche. Vi è mai capitato, ad esempio, di sentire il vincitore di un premio letterario lamentare le condizioni della scuola? Scienziati e scienziate hanno sempre stigmatizzato il disinteresse generale per la scienza ma di scuola non hanno quasi mai parlato. Idem per quanto riguarda quasi tutti gli altri protagonisti della vita culturale.

Nulla di più normale che sentire professori universitari meravigliarsi, come se fossero appena arrivati da un altro pianeta, per il fatto di avere tanti studenti usciti dai licei assai poco preparati. La loro meraviglia dipende dal fatto che si sono sempre disinteressati di quanto è accaduto e accade nella scuola italiana. Quasi nessuno dei veri o presunti intellettuali di questo Paese ha mai mosso un sopracciglio, qualunque cosa facessero in materia scolastica sia i governi di sinistra che quelli di destra. Nessuno di loro protestò, ad esempio, quando, sotto dettatura sindacale, venne introdotto il modulo dei tre maestri nella scuola elementare: non per migliorare la didattica ma per ragioni occupazionali.

E nessuno di loro fiatò quando un governo di destra (ma col voto favorevole dell’opposizione) eliminò gli esami di riparazione colpendo e affondando uno degli ultimi baluardi sopravvissuti a difesa del merito. Mai nessuno scandalo nella suddetta élite, mai un manifesto di protesta, ad esempio, di fronte a certi disastrosi risultati dei test Invalsi. O a causa degli ormai tradizionali finti cento (a pioggia) negli esami di maturità. A loro volta, conseguenza del fatto che il diritto costituzionalmente sancito all’istruzione è stato creativamente reinterpretato come diritto alla promozione. Quelli che avrebbero dovuto esercitare pressioni sulla politica in difesa della qualità della scuola non lo hanno mai fatto.

I sociologi della domenica, sui quali, evidentemente, la parola «merito» ha lo stesso effetto di un drappo rosso per un toro, sostengono che, in nome del principio di uguaglianza, le «condizioni socio-economiche» imporrebbero di non tenere conto, in tante circostanze, del rendimento scolastico in tema di promozioni e bocciature. Ci sarebbe «ben altro» da considerare. Argomentazioni inconsistenti. Come ha benissimo scritto Ernesto Galli della Loggia (Corriere del 27 ottobre). Coloro che fingono di preoccuparsi degli alunni economicamente e socialmente svantaggiati sono in realtà i loro peggiori nemici.

Un giovane di famiglia benestante se la caverà comunque anche se non ha frequentato una scuola di qualità. Un giovane che proviene da ambienti disagiati può migliorare la sua sorte solo se frequenta una scuola che lo obblighi a coltivare gli studi con la fatica, la disciplina e l’impegno necessari. In un posto dove il merito è secondario, nessuno è incentivato a studiare duramente. E le possibilità di ascesa sociale si bloccano. I vecchi comunisti questa cosa la capivano benissimo. Pare che non sia il caso di ampia parte della sinistra ufficiale di oggi.

I sociologi della domenica sono solo l’avanguardia. Hanno dietro di loro armate forti e coese: i sindacati della scuola quasi al completo. Perché il disinteresse dell’élite culturale ha fatto sì che i politici scegliessero la via più comoda, quella di minor resistenza, finendo per «appaltare» il governo della scuola ai sindacati (o, più precisamente, a una alleanza fra burocrazia ministeriale e sindacati).
Da decenni la scuola è principalmente una macchina che serve per assorbire occupazione, non per dare una buona istruzione agli alunni. La politica, incoraggiata dal disinteresse della élite culturale, si è sempre preoccupata solo di riempire le caselle, di piazzare personale insegnante (quale che fosse la preparazione dei reclutati) dentro le scuole. Non si è mai occupata — i sindacati non lo avrebbero mai permesso — della qualità degli insegnanti e dell’insegnamento. E questo è il risultato.

Intendiamoci: ci sono, nella scuola italiana, a dispetto dei santi, molti docenti bravissimi che fanno con passione il loro lavoro. La loro esistenza però è un fatto straordinario, un vero e proprio enigma, si può dire. Quei docenti esistono nonostante le consolidate cattive politiche scolastiche. Quei bravi docenti solo raramente hanno la fortuna di lavorare in un istituto complessivamente buono. Più spesso, vivono fianco a fianco (e a parità di stipendio) con colleghi mediocri, talvolta pessimi, e comunque demotivati.

Le alzate di scudo preventive contro il merito, sono spiegabilissime. Perché chi volesse davvero affrontare questo problema dovrebbe occuparsi anche della qualità dell’insegnamento. Ossia, degli insegnanti. Per esempio, dovrebbe creare carriere su basi meritocratiche. Un tentativo in questa direzione lo fece tanti anni fa il ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer. Venne subito fermato dalla dura reazione della Cgil-scuola. Auguri al ministro competente se vorrà mettere le mani dentro quella tagliola.

Resta un mistero. Da dove deriva il disinteresse di gran parte dell’élite culturale per lo stato dei processi educativi in Italia? Snobismo? L’idea che l’intellettuale non possa perdere tempo con simili quisquiglie dovendo egli occuparsi di cose ben più elevate ed importanti? Non è chiaro. Ma lo è il fatto che se l’élite culturale di un Paese si disinteressa della qualità dell’istruzione, sono autorizzati a disinteressarsene anche gli altri. In tutto ciò, possiamo dire, non c’è molto «merito».

Il Corriere della Sera

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Bomba sporca: è vero? e cosa significa?


Secondo gli esperti americani: “Una bomba sporca non è in alcun modo simile a un'arma nucleare”. Il che non vuol dire che non ci sia motivo di allarmarsi

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Quando la politica (guerra) degli oleodotti va a gonfie vele


L'attacco illustra anche l'importanza profonda ma poco compresa degli oleodotti nella geopolitica moderna. Potrebbe esserci una 'guerra degli oleodotti'

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Il governo Meloni non lasci lo spazio agli stranieri


Espletate le normali procedure di insediamento, chiarite formalmente -quasi come un editto reale- le modalità del come rivolgersi alla titolare del governo, consolidati i principali capi di gabinetto che in un libro scritto due anni fa sotto mentite spoglie (forse) da Giuseppe Salvaggiulo venivano chiamati gli assi portanti del potere, ora il governo è pronto […]

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Lula da Silva vince il ballottaggio ed è il nuovo presidente del Brasile: “Sono risorto”. Ma Bolsonaro non riconosce la sconfitta.


Franca Porciani – Cavour prima di Cavour


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Marcia


Non digerita Il ricorrere del centenario della marcia su Roma, all’indomani dell’insediarsi di un governo di destra, può indurre alla peggiore tentazione: parlare di ieri per farlo pesare oggi. Invece si deve parlarne guardano al futuro. Frugando nella no

Non digerita


Il ricorrere del centenario della marcia su Roma, all’indomani dell’insediarsi di un governo di destra, può indurre alla peggiore tentazione: parlare di ieri per farlo pesare oggi. Invece si deve parlarne guardano al futuro. Frugando nella nostra storia per agguantarne la parte viscida e ripugnante, che non ha cessato d’essere presente. Quindi liquidiamo subito il presente, per poi passare a quel che conta: il permanente.

Sostenni, come altri, che l’eventuale vittoria elettorale della destra non sarebbe stato il preludio ad alcun regime. Destra e sinistra si sono reciprocamente rimproverate, per lustri, di volerne costruire uno, dimostrando solo di non avere altri argomenti da spendere. Dopo l’esito elettorale, il 16 di ottobre, giorno in cui, nel 1943, gli italiani ebrei furono rastrellati a Roma e inviati alla morte, sorte che subirono tanti altri, tutti traditi come nostri concittadini e non pochi di loro traditi anche come fascisti, l’onorevole Meloni disse due cose:

  • quella vergogna non si cancellerà mai;
  • la sua matrice era nazifascista.

Nel discorso parlamentare per la fiducia, il 24 dello stesso mese, aggiunse di non avere mai avuto alcuna simpatia per le dittature, fascismo compreso. Magari poteva dirlo prima. Si può non condividere una parola di quel che dice e non una cosa di quelle che farà, ma su quel delicato fronte considero chiusa la partita che la riguarda. Ma non lo è per l’Italia e non lo è per il tempo successivo al regime fascista, che svergognò e distrusse la Patria.

Non lo è perché aveva capito tutto un giovane, che oggi considereremmo quasi un ragazzino, uno che ebbe il coraggio di opporsi e che fu massacrato dai picchiatori fascisti, causandone la morte: Piero Gobetti. Vide che il fascismo era <<l’autobiografia della Nazione>>. E una biografia non si cambia, come non si cambia la storia. L’Italia è cambiata, siamo molto più ricchi, viviamo bene come mai si visse, in salute e longevità come mai prima, ma anche il non saperlo riconoscere è segno che il dna non è cambiato.

Il fascismo fu violenza anche prima di divenire regime, fu violenza prima della marcia su Roma, fu violenza e omicidi anche prima dell’assassinio di Giacomo Matteotti (che non fu eliminato perché oppositore, ma perché aveva le carte che dimostravano la corruzione di Mussolini, dalle cui tasche non caddero soldi, quando morì, sol perché li aveva messi altrove). Ma, a parte le varie e caleidoscopiche origini, il fascismo non fu solo violenza. Non con quella conquistò un consenso vastissimo, di cui la nostra biografia resta colpevole. Fu dell’altro.

Dobbiamo a Carlo Emilio Gadda una descrizione, contemporanea, che lo rende italico nel suo sudiciume morale. Descrisse Mussolini, allora acclamato quale “duce”, secondo i grotteschi dettami dannunziani, quale <<Priapo Maccherone Maramaldo>> e anche <<Gran Somaro Nocchiero>>. Un demagogo somaro e maramaldo.

I suoi accoliti entusiasti non erano patrioti ma: <<Li associati a delinquere cui per più d’un ventennio è venuto fatto di poter taglieggiare a lor posta e coprir d’onte e stuprare l’Italia, e precipitarla finalmente in ruina>>. Li vide nella loro crassa miseria immaginando il funerale di un loro camerata, ove, dopo avere urlato <<presente!>>, neanche finito il rito: <<che già e’ siedevano a tavola, co’ i’ grifo sui maccheroni. Da imbrodolarsi il grugno di tutte salse>>.

L’Italia invidiosa e rancorosa, sedotta per potere tradire, vile con chi può aggredire senza doverne avere il coraggio, rabbiosa con chi sa perché pregna d’ignoranza. Quella roba c’è ancora. Assieme all’altra, certo. Ma c’è.

Non ci sono ex gerarchi fra i viventi e, del resto, la Costituzione ne stabilì l’esclusione dalla vita politica per cinque anni. Scaduti nel 1953. Ma ci sono quelli che tengono il testone del Priapo Maccherone Maramaldo, allevati nel culto del falso e, quindi, dell’avversità alla libertà e alla democrazia. La loro colpa, che c’è ed è grande, non è connivenza con il regime, che non vissero, ma con la sua tarocca apologia, che perpetuarono. E facendolo aizzarono una manica d’assassini neri che se la videro con gli assassini rossi, parimenti allucinati, parimenti nemici della democrazia, parimenti avversi alle democrazie occidentali. E questa è storia ancora marcia. Nel senso di marcita. Ancora da digerire, perché i presenti in quella crebbero.

La Ragione

L'articolo Marcia proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Riportiamo la traduzione italiana di un post di @Fabian Schaar :friendica: pubblicato in tedesco sul blog di @GNU/Linux.ch

Friendica: funzionalità ricca ma comprensibile

Il social network Friendica è una delle piattaforme più versatili del Fediverse, che non deve nascondersi da Mastodon per le sue utili funzionalità. Tempo di lettura: 13 minuti

> Lun, 31 ottobre 2022, Fabian Schaar

I social media sono e saranno sempre un'arma a doppio taglio. Da un lato, offrono un grande potenziale per quanto riguarda i movimenti democratici su Internet, dall'altro c'è sempre il pericolo di essere influenzati da minoranze rumorose o di essere appropriati da potenti multinazionali e brusche divagazioni.

Soprattutto in tempi in cui l'uomo più ricco del mondo può semplicemente acquistare una delle piattaforme più influenti e ricostruirla secondo le proprie preferenze personali, ma ovviamente anche in base alle sue opinioni politiche, c'è un bisogno indissolubile di reti indipendenti che possano essere controllate dal grande pubblico: La risposta è "Fediverse"!

Non solo da quando Elon Musk ha acquistato Twitter è stato chiaro che Mastodon è di gran lunga il servizio di maggior successo nel Fediverse. Tuttavia, la rete federata offre molto di più; questo post dovrebbe riguardare Friendica. Un servizio gratuito Fediverse che, per me, rappresenta la ricchezza di funzioni di Fediverse come nessun altro, pur rimanendo semplice e di facile comprensione.

Come probabilmente molti altri, ho avuto la mia prima esperienza con i social network attraverso servizi proprietari. Dopo un po', però, Twitter e Instagram non sono stati più in grado di prendermi in giro: per me, Twitter rimane una piattaforma che non sa più dove si trovino alti e bassi tra pubblicità, tempesta di merda e una cultura malsana del dibattito; Non ho nemmeno bisogno di iniziare con Instagram: potrebbe essere interessante per tutti coloro che amano la forma assoluta di commercio su Internet, ma sicuramente non per me.

Quindi nell'aprile 2021 volevo cercare delle alternative, quindi mi sono imbattuto in Mastodon. Ovviamente, è un bel cambiamento a cui abituarsi all'inizio, passare da una rete basata su algoritmi come Twitter a una piattaforma Fediverse, ma ne è valsa la pena. Dopo alcuni mesi, alcuni tentativi di camminare e l'uno o l'altro cambio di autorità, secondo la mia esperienza entri in conversazione con le persone quando ti avvicini attivamente a loro:

Per me, Mastodon ha un problema: le sue restrizioni. Continuo a non capire perché la maggior parte delle istanze di mastodonte si limiti a soli 500 caratteri: i dibattiti possono essere tenuti proprio quando non sono limitati artificialmente, quando non sono limitati ma possono essere pienamente supportati da argomenti.

Quando stavo cercando un'istanza di mastodonte che potesse almeno darmi un po' più di spazio (sì, esiste davvero), i simpatici Fedinauts hanno attirato la mia attenzione su Friendica. Per me, il tutto all'inizio sembrava un po' distante, ma anche molto affascinante.

Chi usa Friendica spesso lo giura, anche rispetto a Mastodon e simili: Friendica non è solo pensato per il microblogging, ma offre anche ai suoi utenti praticamente tutte le opzioni che ci si può aspettare dai noti social e, nel caso di servizi proprietari, piuttosto antisociali I media lo sanno: con Friendica puoi scrivere testi brevi e lunghi, condividere foto e video, mantenere contatti, pianificare appuntamenti e molto altro.

Le impostazioni di Friendica consentono un'ampia configurazione, sia in termini di interfaccia che di comportamento della piattaforma.

Rispetto ad altre piattaforme di Fediverse, Friendica colpisce chiaramente per la sua portata: quasi tutto può essere regolato, indipendentemente dal fatto che si tratti dell'aspetto di Friendica stessa, della gestione dei contatti o delle notifiche. Di seguito, quindi, vorrei approfondire alcune delle funzioni che mi piacciono particolarmente di Friendica e che, secondo me, distinguono la piattaforma dalle altre:

vorrei iniziare con le notifiche. Questo può sembrare noioso; Posso capirlo. Le notifiche sono solo notifiche, cosa dovrebbe esserci di speciale in questo? In effetti, è quello che ho pensato quando ho iniziato a usare Friendica. Col tempo, tuttavia, ho imparato ad amare il sistema che sta dietro.

Sui social media, è comune far sapere all'utente quando si verificano eventi speciali in relazione ai propri post, bene e bene. Tuttavia, mentre Mastodon e Twitter si basano sulla notifica agli utenti quando un post è preferito o condiviso, Friendica va dall'altra parte.

Qui l'utente viene anche informato se un post con cui si è interagito in precedenza ha ricevuto risposta da un altro. Non intendo qui dire che sarò informato quando saranno incluse le mie stesse risposte, no. Per me è importante che Friendica mi tenga costantemente aggiornato al riguardo.

Quando interagisco con un post, mi iscrivo a quell'argomento in una certa misura. Ad esempio, non appena rispondo a un post, Friendica sa che mi interessa e di conseguenza condivide con me tutte le interazioni relative ai contenuti.

Nel tempo, la piattaforma rivela una forza sopra la media: tanto più che Friendica, come è consuetudine in Fediverse, non si basa su algoritmi di filtraggio, devo scegliere qui i miei contatti da solo. Cosa c'è di più utile che trovare persone che condividono i miei interessi attraverso gli argomenti stessi?

Quando ero nuovo di Mastodon, ho avuto difficoltà a trovare account da seguire. Le persone che soggiornano in Fediverse e poi appartengono anche alla mia cerchia relativamente ristretta di conoscenze sono ancora una rarità assoluta; le poche eccezioni di solito sono solo eccezioni perché ho parlato loro del Fediverse.

Soprattutto quando puoi portare con te pochi contatti analogici su una piattaforma digitale, è ancora più importante incontrare persone interessanti nel mondo digitale: Friendica dà un contributo importante per far girare la palla.

Ovviamente, una volta trovati i contatti, puoi anche vedere i post condivisi dai contatti esistenti nella sequenza temporale: a quel punto, è facile mantenere la piattaforma interessante e varia per te stesso. All'inizio, tuttavia, può essere un po' noioso riempire un feed solo con query di ricerca.

Ora, il mio feed di Friendica è pieno, ma non traboccante: non vedo solo i post di poche persone che pubblicano molto o di siti di notizie che non pubblicano solo per interesse. Contrariamente al mio feed Twitter a lungo dimenticato, la mia cronologia di Friendica sembra colorata, ogni volta che carico la pagina potrei catturare impressioni da qualcun altro ed è piuttosto interessante.

Se non ne avessi voglia o semplicemente fossi troppo pigro per scorrere, posso anche dare i miei due centesimi ai contributi delle personalità di Fediverse che stanno emergendo ora; quindi tutto ciò che devo fare è aspettare che il fantastico meccanismo di notifica di Friendica mi alimenti i contenuti.

Certo, capita anche che mi venga in mente qualcosa di cui vorrei liberarmi. Ancora una volta, Friendica non mi limita. Se voglio, posso scrivere davvero molto. Non esiste o esiste solo un limite di caratteri irrilevante. Naturalmente, Friendica è adatta anche come piattaforma di blogging interattivo; per me, il sito sta diventando sempre più un tuttofare quando si tratta di social media.

Dopo aver postato un post #neuhier, come è consuetudine, ho avuto la sensazione per la prima volta di essere approdato su una piattaforma che in realtà era all'altezza del nome del "social" che generalmente le veniva attribuito.

L'istanza su cui risiede il mio Friendicaaccout è preconfigurata in modo tale da non essere esplicitamente informato sui preferiti o sulle condivisioni dei miei post. Vedo un piccolo segno di notifica sull'icona della sezione I miei post, ma questo è tutto. Friendica si concentra sottilmente sul contenuto e non sulla ricerca di Mi piace e condivisioni. Questo è molto rinfrescante, soprattutto rispetto a Instagram e Twitter.

Friendica è suddivisa in diverse sezioni attraverso le quali è possibile filtrare i contenuti in modo significativo.

Un'altra grande caratteristica di Friendica è la varietà di protocolli che supporta: posso vedere i post condivisi tramite Mastodon, Pleroma, Peertube o writefreely, ovvero usare il protocollo ActivityPub o anche entrare in contatto con persone che fanno uso della diaspora. Su piattaforme come Mastodon, questi non vengono visualizzati affatto, poiché Diaspora utilizza un protocollo interno che Mastodon non conosce - viceversa, ovviamente, sembra anche vuoto.

Molti sono anche i contributi interessanti degli utenti di Friendica, che vengono trasmessi tramite il protocollo DFRN. Inoltre, Friendica può essere utilizzato come lettore RSS/Atom, i feed possono essere semplicemente aggiunti al feed e quindi trattati quasi come un normale account. Per fare ciò è sufficiente inserire l'indirizzo del feed nella riga di ricerca e seguire lo pseudo profilo che viene poi visualizzato.

In Friendica, i feed RSS possono essere trattati come normali account.

A differenza di Mastodon, Friendica offre anche gruppi, a cui non solo puoi iscriverti qui; con Friendica puoi anche inserire i tuoi contenuti al suo interno. In particolare, piattaforme basate su forum come Lemmy come alternativa Reddit a Fediverse saranno probabilmente in grado di integrarsi molto meglio in Friendica che in Mastodon o Pleroma in futuro.

Ovviamente, questa è solo una frazione di ciò che offre Friendica, ma per me sono anche, se non esattamente le piccole cose, che rendono la piattaforma interessante. Certo, devi prima abituarti, ma una volta fatto, puoi davvero sentirti a casa su Friendica.

Ma solo perché ti sei "allenato" non significa che non ci siano più sorprese positive in attesa di utenti interessati; Ad esempio, ho appena scoperto oggi che il calendario di Friendica può essere compilato non solo da te, ma anche dai contatti: ad esempio, qui vengono visualizzati i compleanni o gli eventi delle persone che seguo.

È una buona cosa quando ti viene in mente quanti compleanni ti sei perso questo mese!

Un'altra caratteristica che ho davvero imparato ad amare è il mirroring dell'attività dell'account: Friendica consente ai suoi utenti di impostare post su determinati profili da condividere sempre: per me, questa è una delle funzionalità più utili che una piattaforma social può avere. Ad esempio, ho un account mastodon; se pubblico qualcosa con questo, il mio profilo Friendica condividerà il post corrispondente in pochi secondi, rendendo più semplice l'utilizzo di più piattaforme contemporaneamente o in una fase di transizione dall'una all'altra.

Vorrei che ci fosse un'opzione come questa su così tanti altri servizi Fediverse basati su testo -- sì, voglio dire tu, Mastodon!

Per combinare i vantaggi qui menzionati: posso, ad esempio, importare un feed RSS per un blog su Friendica e quindi impostare il mirroring automatico di tutti i post pubblicati. Per i tuoi blog, questo potrebbe risparmiare un sacco di lavoro manuale che sarebbe altrimenti necessario per informare i follower di Fediverse sui nuovi post del blog.

Quando viene eseguito il mirroring di un profilo, ogni nuova voce viene condivisa.

Alla fine, ovviamente, resta una questione di gusto personale su quale piattaforma Fediverse ti basi, su quale istanza vuoi vivere, o se la ospiti tu stesso. Per dirla senza mezzi termini, Friendica può diventare una vera amica quando si tratta di social media. Per coloro che sopravvivono alla muscocalisse passando da Twitter a Fediverse, penso che Friendica dovrebbe almeno essere considerata.

Forse Friendica ha bisogno di un po' più di abitudine rispetto a servizi più semplici come Mastodon; alla fine può sicuramente valerne la pena. Secondo alcuni, l'interfaccia di Friendica ricorda Facebook: non posso dire se sia vero, non ho mai usato Facebook e non lo farò in futuro.

Per me il fatto è: vale sicuramente la pena provare Friendica, oltre a tutte le funzioni utili, una calda community attende i nuovi arrivati ​​a braccia aperte.

Friendica è un software gratuito rilasciato sotto la GNU Affero General Public License (AGPL), una forte licenza copyleft. Ulteriori dettagli, compresi i dettagli tecnici, possono essere trovati sul sito web del progetto . Un'istanza altamente consigliata è poliverso.org, ma è giusto ricordare che l'autore del post originale ha suggerito l'istanza tedesca anonsys.net.

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PALESTINA. VIDEO/FOTO. Le olive di Shireen a rischio aggressioni


La raccolta delle olive è una tradizione antica nella cultura sociale palestinese. Negli ultimi anni viene sempre più spesso interrotta dalle intimidazioni dei coloni israeliani insediati nella Cisgiordania occupata da Israele nel 1967. L'articolo PALEST

Dei partecipanti al viaggio di conoscenza “Tutti a raccolta 2022” organizzato da Pax Christi

Pagine Esteri, 31 ottobre 2022 – “La raccolta delle olive inizia sempre dagli alberi a ridosso dell’insediamento israeliano di Bitar Illit. È qui che siamo più esposti al rischio di attacchi da parte dei coloni, è qui che la presenza di internazionali è fondamentale”.

Shireen è al lavoro dalle 7 del mattino assieme alla sua numerosa famiglia. Mentre con un fazzoletto si asciuga ripetutamente il sudore che le scende copioso dal viso, Shireen sale e scende veloce dagli alberi per coordinare e gestire il gruppo di volontari italiani arrivati nel villaggio di Husan per la raccolta delle olive.

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Lei e il fratello si occupano della potatura degli alberi mentre la mamma e la zia setacciano le olive prima di metterle nei sacchi, circondate dai tanti nipoti di ogni età che giocano felici rincorrendosi tra i campi. Come per ogni palestinese, la raccolta delle olive è una tradizione che fa parte della propria identità nazionale e che coinvolge l’intera famiglia scandendo i ritmi della giornata nei mesi di ottobre e novembre.

“Ogni giorno siamo minacciati dalla politica coloniale. Poche settimane fa le autorità israeliane hanno iniziato a costruire una nuova strada che dall’insediamento di Bitar Illit, costruito su terra degli abitanti di Husan e di altri villaggi palestinesi, porta dritta verso Hebron. Quindici dei nostri olivi sono stati completamente ricoperti di terra e massi. Ormai sono morti, soffocati. Nessuno è venuto a rimuovere i detriti, anzi, a metà ottobre hanno tagliato i rami dei pochi alberi sopravvissuti” ci racconta Shireen dall’alto di un ulivo.

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Proprio per evitare gravi atti di violenza e di saccheggio da parte dei coloni, i palestinesi che hanno terre a ridosso delle colonie sono molto spesso accompagnati nella raccolta delle olive da volontari internazionali il cui scopo è quello di prevenire e monitorare eventuali violazioni e violenze da parte dei coloni.

“Molto spesso però anche la presenza internazionale non è sufficiente” ci racconta Badee Dwaik, direttore dell’oganizzazione Human Rights Defenders di Hebron. “Mercoledì 19 ottobre i coloni di Ma’ale Amos hanno attaccato un gruppo di persone che stava aiutando i palestinesi nella raccolta delle olive nel villaggio di Kisan, nell’area di Betlemme. Una donna di 70 anni è stata accoltellata e portata d’urgenza in ospedale con numerose ferite sul corpo e una gamba rotta”.

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Non si tratta di un episodio isolato. Come ogni anno, durante i mesi di raccolta si registra un aumento esponenziale della violenza e delle aggressioni dei coloni contro i contadini palestinesi dal nord al sud della Cisgiordania. Nello stesso villaggio di Kisan, i coloni hanno sradicato 300 olivi e spruzzato gli alberi con pesticidi chimici incendiari. A Jamaeen e a Qaffin, vicino a Nablus, i contadini palestinesi sono stati attaccati a sassate e sono stati costretti a sospendere la raccolta. Faz3a, la campagna del Coordinamento dei Comitati Popolari di Resistenza, costituita da attivisti palestinesi che lottano contro il colonialismo israeliano in diverse città e villaggi e che in questo periodo supportano le comunità locali nella raccolta delle olive, ha denunciato numerosi episodi di violenza: nel villaggio di At-tuwani, nell’area di Masafer Yatta, attivisti palestinesi e internazionali sono stati attaccati con gas lacrimogeni; a Turmosaya, nella zona di Ramallah, i coloni hanno appiccato fuoco ai campi di olivi e ad alcune auto palestinesi, mentre nel vicino villaggio di Jeibiya, un attivista palestinese è stato ricoverato in ospedale a seguito di un’aggressione e 10 auto sono state distrutte a sassate. Pagine Esteri

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Il Brasile vira a sinistra: Lula presidente, sconfitto Bolsonaro


E' stato testa a testa per molte ore, poi il leader del Partito dei Lavoratori ed ex presidente ha ottenuto il suo terzo mandato. Ma il Brasile si è spaccato. Lula ha vinto con un margine minino e si temono mosse antidemocratiche di Bolsonaro. L'articolo

di Glória Paiva*

Pagine Esteri, 31 ottobre 2022 – I brasiliani hanno votato ieri (30/10) al secondo turno delle elezioni presidenziali e hanno scelto Luis Inácio Lula da Silva (Partito di Lavoratori – PT) come successore di Jair Bolsonaro (Partito Liberale – PL) per assumere la presidenza dal 1° gennaio 2023. Lula ha ottenuto il 50,9%, contro il 49,1% di Bolsonaro, cioè 2,1 milioni di voti in più. Il risultato segna una nuova tappa nella politica brasiliana, dopo quattro anni di una forte divisione politica e di una gestione criticata dai settori progressisti di tutto il mondo per la sua disastrosa performance su temi come la gestione della pandemia di Covid-19, l’ambiente, i diritti umani, l’aumento della povertà, il ritorno del Brasile nella mappa della fame delle Nazioni Unite, tra gli altri. Come nel primo turno, giorno 2 ottobre, è stato nuovamente elevato l’indice di astensioni, il 20,57%, rappresentando 32 milioni di cittadini.

Lula ha vinto in più comuni e nella regione del Nord Est; mentre Bolsonaro ha vinto nelle altre quattro regioni. È la prima volta nella storia della democrazia brasiliana un presidente perde la disputa alla propria rielezione e che un terzo mandato presidenziale accadrà.

Dopo il conteggio dei voti, Lula ha festeggiato con i suoi sostenitori a São Paulo, dove ha fatto un discorso per milioni di persone. Per il presidente eletto, nelle sue parole, “non ci sono due Brasile”. “È tempo di ricostruire un paese diviso”, ha dichiarato. Il petista ha detto, inoltre, che il suo impegno più urgente sarà quello di mitigare la fame, uno dei problemi più gravi degli ultimi tre anni.

Nonostante la vittoria di Lula, specialisti sostengono che la divisione politica che si è consolidata negli ultimi quattro anni in Brasile non finirà nel 2023. La polarizzazione si fa sentire nei fatti, ormai diventati quotidiani, di violenza politica e sicuramente sarà un ostacolo alla governabilità di Lula, a causa della nuova composizione del legislativo: il Partito Liberale di Bolsonaro sarà il più rappresentato sia nel Senato che nella Camera dei Deputati.

Operazioni della polizia stradale nelle regioni pró-Lula

Durante la giornata di ieri, la Polizia Stradale Federale (PRF) non ha rispettato un ordine del Supremo Tribunale Elettorale (TSE) ed ha effettuato almeno 560 operazioni sulle strade di tutto il paese per “ispezionare” il trasporto gratuito degli elettori. La metà di queste azioni sono state realizzate nella regione del Nord Est, dove Lula ha la maggioranza degli elettori. Sui social in tanti hanno denunciato difficoltà di accedere ai luoghi di votazione e ritardi fino a tre ore. Il presidente del TSE, Alexandre de Moraes, ha affermato, tuttavia, che il fatto non ha impedito agli elettori di raggiungere i loro seggi elettorali. Moraes ha chiesto nel dettaglio le informazioni sulle operazioni della PRF per valutare la possibile apertura di procedimenti contro i responsabili.

Secondo il portale G1, lo stesso Bolsonaro avrebbe sollecitato al ministro della Giustizia, Anderson Torres, al quale è subordinata la Polizia Stradale Federale, di ordinare le operazioni nelle zone in cui Lula era il favorito. Alleato di Bolsonaro, Torres si è incontrato, la settimana scorsa, con il presidente in Brasília e con gli assessori della sua campagna. Nel sabato (29), il direttore-generale della PRF, Silvinei Vasques, aveva pubblicato sul un suo profilo in una rete sociale una foto in cui dichiarava il suo voto a Bolsonaro, ma la pubblicazione è stata cancellata ore dopo.

Nell’ultima settimana, i bolsonaristi hanno sollevato l’idea di cambiare la data del secondo turno o addirittura di realizzare un “terzo turno”, in caso di parità oppure sulla base di presunti dubbi sulla legittimità dell’elezione e sull’imparzialità del TSE, nonostante la legislazione elettorale brasiliana non preveda un terzo turno. Per di più, il sistema di voto elettronico, utilizzato in Brasile dal 1996, è considerato uno dei più sicuri al mondo ed è valutato periodicamente da test pubblici di sicurezza dal 2009.

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foto di Marcos Correa

La storia dei candidati

Lula, 77 anni, è stato il 35° presidente del Brasile dal 2003 al 2011, periodo in cui il paese ha vissuto un momento di espansione economica e sociale. Nato a Pernambuco, Lula lavorava come operatore di presse meccaniche nello stato di San Paolo quando iniziò a partecipare ai movimenti sindacali alla fine degli anni ’60, durante la dittatura militare. Ha guidato grandi scioperi dei lavoratori e ha contribuito a fondare il PT nel 1980. Nel 1989 si candidò per la prima volta alla presidenza, avendo perso contro Fernando Collor de Mello. È stato nuovamente candidato nel 1994 e nel 1998 e ha perso contro Fernando Henrique Cardoso. Soltanto nel 2002 è riuscito a sconfiggere José Serra, rompendo con 17 anni di gestione della destra o centro-destra.

Durante il governo di Lula si sono consolidati programmi sociali come Bolsa Família e Fome Zero, riconosciuti dalle Nazioni Unite come iniziative che hanno permesso al paese di uscire dalla Mappa della Fame e che hanno contribuito a ridurre la povertà in 50,6%, secondo uno studio della Fondazione Getúlio Vargas. Tra il 2003 e il 2011, il Brasile ha anche accumulato cospicue riserve internazionali e triplicato il suo PIL pro capite. Ciononostante, parallelamente il PT, insieme ad altri grandi partiti di allora, è stato anche coinvolto in alcuni casi di irregolarità, in particolare nello scandalo di corruzione denominato “Mensalão”, venuto alla luce nel 2005. Nel Mensalão, i parlamentari ricevevano tangenti per continuare ad appoggiare il governo nel Congresso. Lula è comunque riuscito ad avere come successore Dilma Rousseff, sua alleata e Ministro Capo della Casa Civile nel governo precedente, eletta nel 2010 e rieletta nel 2014.

Nel 2017, nell’ambito dell’operazione Lava Jato, Lula è stato condannato per corruzione e riciclaggio di denaro, e ciò l’ha portato al carcere nell’aprile 2018. Dopo 580 giorni, è stato rilasciato per decisione del Supremo Tribunale Federale (STF), che ha inteso che l’esecuzione delle sentenze dovesse avvenire solo dopo secondo grado. Negli anni successivi gli sono stati ristabiliti i diritti politici e Lula è stato dichiarato non colpevole. Inoltre, è venuto alla luce che indagini che hanno portato alla condanna di Lula non sono state imparziali e che il suo giudice incaricato, Sergio Moro, ha collaborato con l’accusa durante il procedimento.

Nato a Glicério, nello stato di San Paolo, Jair Bolsonaro è un ex militare ed è stato deputato federale per lo stato di Rio de Janeiro dal 1991 al 2018. Nel 1986 è diventato noto dopo aver pubblicato un articolo per la rivista Veja in cui criticava i bassi salari dei militari. Un anno dopo, la stessa rivista ha pubblicato un articolo accusando Bolsonaro di essere uno degli autori di un piano per far esplodere bombe in una caserma di Rio de Janeiro. Come deputato è stato protagonista di una serie di polemiche, come le sue dichiarazioni in cui lodava la dittatura militare, quando si diceva contro gli omosessuali oppure minacciava i suoi oppositori come la deputata Maria do Rosário e Jean Wyllys.

Nel 2018 è stato eletto 38° presidente del Brasile. La sua amministrazione è stata segnata dal negazionismo scientifico con cui ha trattato la pandemia, dai suoi frequenti attacchi alle istituzioni democratiche brasiliane, dall’incitamento all’intolleranza e alla violenza contro oppositori politici e le minoranze, dallo smantellamento di organismi e politiche di protezione dell’Amazzonia e dei popoli indigeni, portando al più alto tasso di deforestazione degli ultimi 15 anni. In più, Bolsonaro è stato responsabile della firma di una serie di decreti che hanno facilitato l’accesso e quintuplicato la presenza di armi in Brasile.

Nei suoi ministeri è stata notevole la presenza di tanti militari in incarichi civili e di figure completamente svincolate dai temi dei rispettivi uffici, come la pastora evangelica Damares Alves, Ministro delle Donne, della Famiglia e dei Diritti Umani, e i due Ministri dell’Ambiente, Ricardo Salles (2018-2021) e Joaquim Leite (2021-2022), entrambi noti difensori dei cosiddetti “ruralisti”, grandi capi dell’agrobusiness in Brasile.

Per di più, Bolsonaro e la sua famiglia sono stati accusati di numerosi scandali di corruzione, come l’acquisto di 51 proprietà in contanti, il cosiddetto schema “rachadinha” (appropriazione indebita di fondi destinati all’assunzione di dipendenti pubblici), il cosiddetto “Bolsolão do MEC” (schema di corruzione nel Ministero della Pubblica Istruzione) e le richieste di tangenti da parte del Ministero della Sanità al laboratorio produttore del vaccino Astra-Zeneca contro il COVID.

Un mese turbolento

I 30 giorni tra il primo e il secondo turno sono stati un periodo di intensa turbolenza politica in tutto il Brasile, con violenza politica, scambio di accuse da parte dei candidati e un’ondata di disinformazione sui social ancora più forte rispetto al primo turno. Uno studio dell’Università Federale di Rio de Janeiro (UFRJ) fa notare che la circolazione delle fake news è aumentata del 23% su Telegram, del 36% su WhatsApp e del 57% su Twitter nelle ultime quattro settimane. Complessivamente, secondo lo studio, la media giornaliera delle fake news in circolazione è cresciuta da 196,9 mila, prima del primo turno, a 311,5 mila dopo.

Secondo la ricerca, i principali argomenti durante la campagna (e anche il bersaglio delle fake news) sono stati il tema dell’integrità e della sicurezza del sistema elettorale, più volte messo in discussione dal presidente, il tema dei valori cristiani, la presunta non affidabilità della stampa tradizionale e le questioni socio-ambientali, di genere e della famiglia. Questi ultimi due sono spesso inseriti nell’agenda bolsonarista per sostenere la sua propaganda come candidato in difesa della tradizionale famiglia brasiliana e contro le agende progressiste, come i diritti degli LGBTQ+ e la lotta per la depenalizzazione dell’aborto.

Anche i casi di violenza politica sono aumentati di circa il 40% nell’ultimo mese rispetto al primo turno, con almeno 60 casi registrati, secondo Amnesty International. L‘ultimo episodio ha avuto come protagonista la deputata federale bolsonarista Carla Zambelli, che è stata filmata nelle strade di San Paolo con una pistola in mano mentre inseguiva un elettore di Lula disarmato. Pagine Esteri

3325854* Glória Paiva è una giornalista, scrittrice e traduttrice brasiliana

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 Ministro Valditara: "Il merito è un valore costituzionale”

🔸 Regioni, il Ministro ha incontrato gli Assessori all’Istruzione e alla Formazio…



Non diamoci del tu – La Ragione


Sembra essere una fissazione che ha colto un gruppo di giuristi, di osservatori della vita collettiva, di cittadini. Chissà perché ne parlano con ossessiva ripetitività. Invece si tratta di un principio elementare, financo banale, considerato ovvio in tut

Recensione "Non diamoci del tu" su La Ragione

Sembra essere una fissazione che ha colto un gruppo di giuristi, di osservatori della vita collettiva, di cittadini. Chissà perché ne parlano con ossessiva ripetitività. Invece si tratta di un principio elementare, financo banale, considerato ovvio in tutti gli Stati di diritto che popolano il pianeta.

È del tutto ovvio che l’attaccante della squadra avversaria non possa anche essere l’arbitro della partita, ma neanche può esserlo l’attaccante della mia squadra. Se l’arbitro veste una maglia diversa da tutti gli altri non è perché non sia umano, non ami lo sport o, in cuor suo, non sia appassionato di questa o quella squadra, ma perché svolge un ruolo che non può essere collegato a nessuna delle due parti del campo.

Altrimenti la partita è truccata. E nella giustizia italiana, senza la separazione delle carriere fra magistrati giudicanti e magistrati requirenti, la partita è truccata. Il libro ricostruisce minuziosamente le origini di questa aberrazione sottolineando, fin dal titolo, non solo che non c’è colleganza simile a quella italiana in nessun altro sistema giudiziario civile, ma che fra le due funzioni non può esistere neanche confidenza, comunanza di vita.

Non devono darsi del “tu”. Figuriamoci essere parte della stessa corporazione, avere lo stesso sindacato, votarsi l’un l’altro per eleggersi al Consiglio superiore della magistratura o alla guida del sindacato stesso. Il libro nasce anche con una circostanza fortunata: terminato e andato in stampa prima delle elezioni del settembre 2022, nel tempo che ci ha messo per arrivare in libreria il prefatore, Carlo Nordio, è divenuto ministro della Giustizia.

E nella prefazione Nordio scrive che quella colleganza rientra in un patologico elenco di disfunzioni, fra le quali: «l’obbligatorietà dell’azione penale, l’abuso della custodia cautelare, l’autoreferenzialità e irresponsabilità dei magistrati, via via fino alla chiusa obbligatoria della lentezza dei processi».

Come a dire che se non si rimuove quell’origine è escluso si rimuovano i guasti che ne derivano. Non si tratta, quindi, di una morbosa fissazione di taluni, ma della necessaria riforma senza la quale la giustizia resterà funzione e servizio di una corporazione chiusa e prepotente, anziché servizio ai cittadini e alla convivenza civile.

La Ragione

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LIBANO-ISRAELE. Firmato l’accordo sui confini marittimi. Beirut: non è «normalizzazione»


MEDITERRANEO ORIENTALE. Ieri la firma a Naqoura dell'intesa mediata dagli Usa e che segna l'inizio dello sfruttamento dei giacimenti di gas in quell'area. Hezbollah canta vittoria, Yair Lapid pure. L'articolo LIBANO-ISRAELE. Firmato l’accordo sui confini

di Michele Giorgio –

(Unità navale dell’Unifil a Naqoura, foto di Bastian Fischborn)

Pagine Esteri, 28 ottobre 2022 – Quando tutto era pronto, un incidente ha ritardato ieri pomeriggio la cerimonia della firma dell’accordo sulla delimitazione del confine marittimo tra Libano e Israele e lo sfruttamento delle riserve di gas sottomarino in quell’area. La delegazione giunta da Beirut è entrata nella base dell’Unifil (Onu) a Naqoura solo dopo l’uscita di una nave militare israeliana dalle acque territoriali libanesi. Poi tutto è proceduto come da programma. Sedute in stanze separate, le delegazioni libanese e israeliana hanno consegnato i loro documenti all’inviato dell’Amministrazione Usa, Amos Hochstein che ha mediato i negoziati. Poche ore prima il presidente libanese Michel Aoun aveva firmato il testo dell’accordo, altrettanto ha fatto il premier israeliano Yair Lapid. Delimitato il confine marittimo, i due paesi possono sfruttare nelle proprie acque i giacimenti di gas Karish, che ricade nella zona economica esclusiva di Israele, e quello di Qana che in buona parte sarà sfruttato dal Libano. Lo Stato ebraico riceverà una parte dei ricavi di Qana dalla francese Total incaricata dal governo di Beirut di avviare le esplorazioni del sito.

È stato il Libano a chiedere il complicato protocollo di ieri per evitare che la firma dell’accordo fosse visto come una «normalizzazione» delle relazioni tra i due paesi. Il paese dei cedri non dimentica di aver subito diverse offensive israeliane distruttive e l’occupazione tra il 1978 e il 2000 di una parte del suo territorio meridionale. Opposto l’atteggiamento israeliano. Il premier Lapid, anche a scopo elettorale, ha insistito sull’intesa raggiunta tra due paesi formalmente in guerra descrivendola come un riconoscimento da parte libanese dello Stato ebraico. «Questo è un risultato straordinario per Israele», ha detto. L’accordo ha aggiunto, «è una conquista diplomatica. Non capita tutti i giorni che un paese nemico riconosca lo Stato di Israele in un accordo scritto, davanti alla comunità internazionale». L’intesa ha proseguito, «rappresenta una conquista economica. Ieri è iniziata la produzione di gas dalla piattaforma Karish. Israele riceverà il 17 per cento dei profitti da Qana-Sidone, il campo libanese. Questo denaro andrà nell’economia israeliana e sarà utilizzato per la salute e il benessere, l’istruzione e la sicurezza». A suo sostegno è intervenuto qualche ora dopo Joe Biden che ha esaltato l’accordo definendolo «storico» e ha previsto che «garantirà gli interessi di entrambi i Paesi e sarà una base per la stabilità e la prosperità della regione».

A Beirut hanno suonato una musica ben diversa. Il presidente Aoun ha negato su Twitter che l’accordo possa avere «implicazioni politiche». La demarcazione del confine marittimo meridionale, ha spiegato, «è un’opera tecnica che non ha implicazioni politiche o effetti contrari alla politica estera libanese». Ancora più esplicito è stato il leader del movimento sciita libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, considerato dagli analisti il vero vincitore politico del negoziato indiretto con Israele. «Noi di Hezbollah consideriamo quello che è accaduto una grande vittoria per il Libano», ha detto Nasrallah durante un discorso televisivo sottolineando che l’intesa non significa «normalizzazione» dei rapporti né un «riconoscimento» implicito di Israele da parte di Beirut e che «Israele non ha ricevuto garanzie di sicurezza». Ricordando che Hezbollah aveva minacciato di attaccare Karish se Tel Aviv avesse avviato lo sfruttamento del giacimento senza un accordo con il Libano, ieri Nasrallah ha annunciato la revoca dello «stato di allerta militare» proclamato dal suo movimento.

A Beirut il governo, Hezbollah e l’oligarchia economica cantano vittoria. Restano però forti i dubbi sulla reale portata economica futura dello sfruttamento del gas e dell’accordo con Israele. Qualche giorno fa Sibylle Rizk, presidente del Consiglio dell’iniziativa libanese per il petrolio e il gas (Logi), su l’Orient Today spiegava che «Il gas non salverà il Libano» che vive una crisi finanziaria devastante. Prima di tutto, ha scritto, la linea di demarcazione stabilita dall’accordo «non è basata sul diritto internazionale che impone che il confine marittimo inizi dal confine terrestre». Contrariamente a quanto affermano le autorità, ha sottolineato Rizk, «il Libano non ha ottenuto pieni diritti sul campo di Qana…e rimangono molti passi da compiere prima che venga effettuata una scoperta di gas naturale. E, se una tale scoperta avverrà, ci vorranno diversi anni prima che il Libano riceva effettivamente la sua quota di entrate».

Gli esperti calcolano che il Libano potrà contare, non prima del 2030, su 6-8 miliardi di dollari distribuiti su un periodo di 15 anni. In confronto, le perdite nel settore finanziario ammontano a 72 miliardi di dollari. L’accordo, perciò, non apre la strada alla prosperità. Pagine Esteri

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Meloni, popolare (per iniziare) e magistra


I primi provvedimenti la fanno crescere in popolarità, infatti, ogni misura che elimina obblighi o prescrizioni viene percepita come azione che dona libertà. Si convince di stare a cavalcare l’onda giusta. Tanto giusta che perde la testa e si sente magistra

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Meloni e la sua mistica identitaria e divisiva


La Giorgia di 'governo' è la stessa dell’opposizione e di lotta. Una grinta che non rivela solo risolutezza, tradisce animosità, voglia di rivalsa; si sente di 'parte' e ignora la nuova dimensione che l’incarico istituzionale ricoperto impone

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Ucraina: droni iraniani, l’arma spuntata di Putin


Pochi giorni fa, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente televisiva canadese CTV, ha rivolto un duro j’accuse nei confronti dell’Iran, reo di aver preso “soldi sporchi di sangue dalla Russia per aver fornito droni kamikaze utilizzati in attacchi mortali contro Kiev”. “Non mi fido della leadership iraniana”, ha aggiunto Zelensky, […]

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Casinò online: giochiamo con Rick?


Ve lo ricordate ‘Casablanca‘? Certamente sì! … beh, insomma, dipende da quanti anni avete. Di certo almeno lo avrete sentito nominare. Era ambientato nei quasi mitici anni ’40, anni durante i quali la seconda guerra mondiale imperversava e gli amori erano sempre ‘impossibili’ e struggenti. Ma soprattutto i protagonisti: Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. Affascinanti, […]

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#RecuperarLaCiudad (Riprendersi la città) è un gruppo di attivisti spagnoli che si occupa di uso degli spazi urbani, di sostenibilità e in particolare di mobilità sostenibile.

Hanno pubblicato una bella guida dal titolo “Guía para la ciudadanía con 40 ideas para una recuperación urbana” (Guida per i cittadini con 40 idee per riprendersi la città), disponibile anche in inglese e pubblicano una newsletter periodica che affronta gli stessi temi della guida.

Qui sotto trovate la traduzione parziale della newsletter del 30 settembre 2022 intitolata:
Perché abbiamo bisogno di più ciclistə nelle nostre città?

L’articolo presenta alcune delle conseguenze positive che l’aumento dell’uso della bicicletta in città può produrre in ambito ambientale, economico e sanitario.

Il testo completo dell’articolo si può scaricare da qui:
nilocram.eu/edu/newsletter_Rec…
Buona lettura e... pedalate piano 😀

Perché abbiamo bisogno di più ciclistə nelle nostre città?


Spostarci in bicicletta ci fa guadagnare in salute e in denaro. Ma non è solo il ciclista a trarne beneficio: l'impatto degli spostamenti in bicicletta interessa l'intera popolazione. Anche quelli che non pedalano mai.

Negli articoli precedenti abbiamo discusso di come la proprietà di un'auto non sia solo un costo individuale, ma anche sociale, a causa delle conseguenze negative collegate al suo possesso.
L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalle conseguenze positive, ossia qualsiasi azione che abbia un impatto globale positivo. Nel caso della bicicletta, queste sono molteplici e significative.

Riduzione delle emissioni


Nessuno si sorprende più che l'uso della bicicletta riduca le emissioni di gas che causano l’effetto serra. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature nell'agosto 2022 ha analizzato le tendenze nell'acquisto e nella produzione di biciclette, insieme alle conseguenze del loro utilizzo. La conclusione è che:
• se tutti percorressero 1,6 km in bicicletta, le emissioni di anidride carbonica potrebbero essere ridotte di 414 milioni di tonnellate (414 miliardi di chilogrammi). Per contestualizzare il dato, si tratta del 98% delle emissioni totali del Regno Unito nel 2015;
• se questa distanza viene aumentata a 2,6 km, la riduzione ammonta a 686 tonnellate di CO₂, pari all'86% delle emissioni della Germania nel 2015.
Anche un altro studio, condotto a Pechino per analizzare le conseguenze positive dei sistemi di noleggio delle biciclette, conferma la riduzione delle emissioni collegata all'uso della bicicletta grazie all'"effetto di sostituzione". Grazie all’accesso facilitato alla bicicletta, alcuni utenti dell'auto sono passati a questa modalità. Si stima che se il 75% degli spostamenti effettuati a Pechino nel 2015 venisse effettuato in bicicletta, le emissioni di CO₂ si ridurrebbero di 616.000 tonnellate insieme ad altri inquinanti atmosferici come il particolato inferiore a 2,5 micron, il biossido di zolfo e il NO₂.

Qui il testo completo dell’articolo:
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