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A scuola non bevo quasi mai, quindi riempiendo una volta la borraccia (di metallo) posso potenzialmente finire con il non riempirla di nuovo per delle settimane intere, perché non la finisco nel frattempo...

Eh, forse ogni tanto però l'acqua sarebbe buona cosa cambiarla, volevo bere stamattina ma ho dovuto rinunciare, il sapore era terrificante (che significa: stavolta lo era molto molto di più di altre volte) e probabilmente ci stanno pure batteri sussati lì dentro 💀



L'intervento di Boscaino all'assemblea del 22 aprile 2023 alla Casa internazionale delle Donne. Ci apprestiamo, il 25 aprile, a celebrare la Resistenza, che


Dilettantismo a parte, per Emiliano Brancaccio, docente di Politica economica all’Università del Sannio, le iniziative del governo "sono preoccupanti". La


SUDAN. Epidemie e infezioni dilagano, occupato laboratorio con agenti patogeni ad alto potenziale


Il laboratorio di salute pubblica di Khartoum che contiene campioni di virus come il morbillo, la malaria, la poliomielite e il colera, è stato occupato da combattenti armati che non permettono l'ingresso del personale tecnico. L'articolo SUDAN. Epidemie

di Alessandra Mincone –

Pagine Esteri, 28 aprile 2023. Le 72 ore di cessate il fuoco tra l’esercito regolare e i miliziani in Sudan sta garantendo l’evacuazione alle centinaia di migliaia di persone dalla doppia nazionalità o già profughi di altre guerre, ma per i civili sudanesi non esiste ancora una nave che traghetti verso un destino migliore. L’Organizzazione mondiale della sanità ha gridato il suo allarme grave per la pericolosa occupazione del laboratorio di salute pubblica dove vi sarebbero conservati gli agenti patogeni isolati di malattie ad alto potenziale di contagio e di mortalità. Si parla di campioni di virus come il morbillo, la malaria, la poliomielite e il colera ed esiste l’alto rischio di un disastro biologico.

Solo all’inizio del marzo 2023, il Ministero della Salute di Khartoum denunciava la crescente infezione di malaria nella capitale. Dalla fine del mese di febbraio, l’indicatore dei vettori di infezione era aumentato di oltre il 7%, tant’è che si contano più di cinquemila nuovi casi solo nelle ultime settimane. Con un milione di persone infette da malaria, il servizio sanitario sudanese denunciava, dal 2021 al 2022, un aumento del 12% di contrazione del virus.

Ai casi di malaria si sono aggiunti contemporaneamente casi di febbre dengue, una febbre emorragica che, secondo le statistiche dell’OMS, risulta letale per almeno il 50% dei soggetti che la contraggono. Il direttore del dipartimento per le emergenze del ministero della salute sudanese, Mohamed el Tijani, a novembre 2022 dichiarava di osservare una delle peggiori epidemie di dengue dell’ultimo decennio. Mentre nel primo semestre del 2020 il virus aveva colpito quasi tremila persone, adesso i casi di dengue sembrano aumentare di diverse centinaia per settimana, con un aumento dell’incidenza emorragica che nelle ultime settimane ha provocato anche due morti.

Malattie come la malaria, la febbre di dengue e la chikungunya trovano in Sudan il terreno fertile per la diffusione del contagio di regione in regione in breve tempo. La vulnerabilità climatica del paese, attraverso un’alternanza di periodi di desertificazione e siccità con inondazioni e violente alluvioni, oltre a mettere in crisi le popolazioni provocando migliaia di sfollati interni e conseguenze disastrose per le risorse alimentari degli abitanti, riproduce un habitat perfetto per l’esacerbazione di ovuli di insetti i quali facilmente veicolano i virus ad alto tasso di contagio.

Il laboratorio di salute pubblica di Khartoum è attualmente occupato da combattenti armati che non permettono l’ingresso del personale tecnico. Le continue interruzioni di corrente mettono seriamente a rischio la conservazione dei campioni di materiale. Tutto ciò rappresenta una minaccia biologica dalle importanti ricadute sul tessuto sociale sudanese. Basti pensare che durante la pandemia di covid-19 i costi dell’assistenza sanitaria sudanese hanno subìto aumenti del 90% a causa dell’inflazione e che l’acquisto di medicinali e protezioni individuali era limitato a meno del 50% rispetto alle richieste della popolazione. Sempre nel 2020, secondo l’agenzia italiana di cooperazione allo sviluppo con sede a Khartoum, nel merito del programma di emergenza in favore delle popolazioni del Sudan colpite da disastri naturali e conflitti, le somministrazioni di vaccini per malattie come il morbillo erano drasticamente calate, lasciando oltre centomila bambini senza un’adeguata immunizzazione e con il consequenziale aumento della mortalità infantile.

In Sudan sono più di due milioni i bambini che soffrono di malnutrizione, e che nel 50% dei casi sono affetti da forme di diarrea contratte tramite infezioni per le degradanti condizioni igienico-sanitarie come l’impossibilità di accedere ad acqua potabile, specie per i minori immigrati che risiedono negli accampamenti transitori, come quelli che sono riusciti a fuggire per la guerra nel vicino Sud Sudan.

Save the children ha segnalato che dall’inizio del conflitto sono stati colpiti 32 siti di vaccinazione tra quelli finanziati direttamente, visto che l’interruzione di corrente ha inficiato le scorte di vaccini, insulina e diversi antibiotici riposti in strutture a basse temperature. L’associazione ha denunciato anche l’evacuazione di un ospedale pediatrico, notizia che fotografa nitidamente la guerra in corso tra due fazioni militari, ambedue lontane anche solo dall’immaginario di una “transizione per una democrazia” nascente.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’Oms, definisce ormai deteriorate anche le scorte di sangue conservate in laboratorio, a fronte di un bilancio dello scontro che supera i quattromila feriti. Ma nonostante la drammaticità dei risvolti del conflitto, e di una crisi economica e sociale di certo non proprio recente, le Nazioni Unite hanno annunciato la sospensione temporanea dei programmi per il controllo e la trasmissione di malattie come dengue e malaria, e del Programma alimentare globale che, secondo le stime pianificate per il 2023, avrebbe dovuto sostenere 7,6 milioni di persone di cui cinquantamila bambini, mirando la destinazione degli aiuti verso le scuole, anche in funzione di un coinvolgimento di minori per il diritto all’istruzione. Ad ogni modo il numero di vittime di malnutrizione acuta in età infantile è di gran lunga superiore considerata la presenza di bambini e adolescenti nei campi profughi.

L’interruzione degli aiuti umanitari si prevede una scelta che probabilmente acuirà le violenze tra le fazioni militari e contro i civili per il saccheggio dei beni a disposizione. Nel frattempo è fresco di stampa il comunicato di otto organizzazioni sanitarie e per i diritti umani, scritto per invitare le forze militari del governo di transizione e le RSF “a impegnarsi per una cessazione immediata e permanente delle ostilità; la protezione dei civili; e un passaggio sicuro per il personale medico, le ambulanze e gli ospedali per garantire che i civili possano accedere ai servizi sanitari critici”.

Il Comitato preliminare del sindacato dei medici sudanesi riporta lo stato di salute in guerra al 26 aprile 2023: evacuazione di 19 ospedali tra la capitale e le aree limitrofe; 59 ospedali su 82 non più operativi; 6 ambulanze colpite dai bombardamenti; 12 operatori e studenti di medicina uccisi; tanti altri sono stati sequestrati o hanno visto i propri mezzi sequestrati, con l’impedimento di trasportare i feriti anche gravi.

Nel frattempo, su qualche sito web occidentale si scorge timidamente la domanda di un sudanese: “Se tutti scappano, perché non possiamo fuggire anche noi?” titola euronews, e riporta una nota di Othman Taj el-Dein, direttore del dipartimento che si occupa di insufficienza renale: “I pazienti dovrebbero fare la dialisi una volta ogni due giorni, ma ci sono alcuni pazienti che non l’hanno fatta per dieci giorni. Se non fa la dialisi ogni due o tre giorni, il paziente ha una probabilità dell’80% di morire”.

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Fonti:

dabangasudan.org/en/all-news/a…

wfp.org/news/wfp-warns-sudan-f…

reliefweb.int/report/sudan/sud…

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Perché quello tra privacy e informazione online è sempre un rapporto tanto difficile


Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni. E se volete saperne di più potete leggere qui le news quotidiane di Privacy Daily o iscrivervi alla newsletter di #cosedagarante. Grazie a StartupItalia per l’ospitalità!


guidoscorza.it/perche-quello-t…



Dopo mesi di intense trattative, i membri del Parlamento europeo (MEP) hanno colmato le loro divergenze e raggiunto un accordo politico provvisorio sul primo regolamento sull’Intelligenza Artificiale al mondo. L’AI Act è una proposta legislativa volta a regolamentare l’Intelligenza Artificiale...

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BALCANI. Boicottaggio serbo in nord Kosovo, storico cambio della guardia in Montenegro


Come era previsto, la comunità serba ha disertato le urne nel voto municipale in Kosovo. A Podgorica finisce dopo 32 anni l'era di Milo Đukanović, il Paese passa all'europeista Jakov Milatović. Intervista all'analista Marco Siragusa L'articolo BALCANI. B

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 28 aprile 2023 – L’analista Marco Siragusa, di Meridiano 13, spiega le ragioni del boicottaggio serbo delle elezioni municipali nel nord Kosovo, e i rischi che comporta il perdurare della crisi tra la maggioranza kosovara e la minoranza serba. Riflettori puntati anche sul Montenegro, dove a inizio aprile si è registrata una svolta con l’uscita di scena di Milo Đukanović, leader per 32 anni. A sostituirlo sarà l’europeista Jakov Milatović che proverà a stringere i legami con Bruxelles.
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Nuovo disco dei Metallica


La carriera dei Metallica si può dividere in tre grandi blocchi. La prima parte, quella dell’ascesa e della consacrazione che va da “Kill’em All” (1983) a “Metallica” (1991). La fase in cui, forse già in crisi creativa, seguono i trend del mercato e infilano in ordine decrescente di qualità “Load” (1996) “ReLoad” (1997) e “St.Anger” (2003). E infine gli ultimi anni in cui fanno un qualcosa di apparentemente inspiegabile, con tre album assolutamente anonimi, uno ogni otto anni circa. Compreso ovviamente quest ultimo “72 Seasons”.
@Musica Agorà
iyezine.com/metallica-72-seaso…

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In Cina e Asia – Sullivan: "Usa e Ue allineati sulla strategia di de-risking”


In Cina e Asia – Sullivan: sullivan
I titoli di oggi:

Sullivan: "Usa e Ue allineati sulla strategia di de-risking"
Asia Centrale, Qin Gang incontra i rappresentanti in vista del summit di maggio
Italia-Cina, il report della Camera di commercio
Concluse le esercitazioni congiunte Usa-Filippine
Il valore geopolitico della ferrovia Cina-Pakistan
L’Argentina pagherà le importazioni cinesi in yuan

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PRIVACY DAILY 103/2023


Secondo i documenti ottenuti da NBC News, il Governatore del Montana ha proposto di modificare il testo di una legge che mira a vietare TikTok nello Stato. L’emendamento proposto dal governatore Greg Gianforte, riportato per la prima volta dal Wall Street Journal, elimina qualsiasi riferimento a TikTok o alla società madre di TikTok, ByteDance, e... Continue reading →


Scrivere in una #chat ha senso? Le parole scritte nelle chat sono destinate al peggiore degli oblii; indisponibili per tutti, tranne che #GAFAM e #IA. Di @calamarim su #medium. #cassandra


...oggi posso leggere le lettere di Manzoni o di Gramsci, che le hanno scritte su carta, ma non quelle dei pionieri dell’informatica, posso leggere il discorso mai letto della morte dei primi uomini sulla Luna, ma non molti dei pensieri di Aaron Swartz, riversati in rete, eppure per la massima parte scomparsi.

@Etica Digitale (Feddit)

«in futuro, forse poche email di valore sopravviveranno, e solo se ne avremo cura, ma tutte le parole ed i pensieri riversati nei social saranno persi per sempre. Usciranno dall’Infosfera della Cultura e finiranno in quella parte della Matrice più oscura, dove solo l’industria e la finanza potranno usarle, per poi gettarle via senza farsi domande non appena diventeranno voce passiva di un bilancio trimestrale»

Su Medium è disponibile il post completo di @Marco A. L. Calamari

Unknown parent

mastodon - Collegamento all'originale
Fabio Tavano
@Pare informazione digitalizzata però, al contrario di un libro, può essere duplicata infinite volte e addirittura conservata a norma (se merita). Progetti come archive.org vivono a questo scopo, personalmente ho recuperato versioni digitalizzate di manuali Commodore che in versione cartacea non avrei più ritrovato (o certo non a costi irrisori). Non direi che il media sia poi così dirimente, resta sempre il contenuto a fare il valore e quello prescinde dal contenitore (basta ricordare che anche Fabio Volo ha stampato libri cartacei…)
in reply to Informa Pirata

Scrivere in una chat può avere un senso, nei limiti strutturali di questo strumento.

Purtroppo oggi le chat sono diventate specie dominante nell'universo digitale, la mail è roba da vecchi, forum e newsgroups sono archeologia. Tutto viaggia sulle chat (per i giovani) e sui social (per i cinquantenni o giù di lì). Il trionfo dell'effimero e dello scrolling, il pensiero fatuo dominante, l'impressione del pensiero concentrato in poche parole sulle quali non ci si sofferma mai per srollare avanti. Considero questa bulimia dello scrolling come una droga pesante, bisogna imparare a starne alla larga.

La frammentazione del pensiero ha come effetto deleterio l'incapacità a soffermarsi, le persone sono disabituate al pensiero, prevalgono l'emozione, il like, la condivisione. Probabilmente è una forma di consumismo dell'informazione, portato del pensiero mainstream neoliberista che vuole esseri consumatori e non pensanti.

Gli insegnanti denunciano una difficoltà degli alunni a concentrarsi, ad affrontare la lettura di un libro che richiede allenamento. Trascorrere ore leggendo un libro costa fatica, servono allenamento e disciplina. Oggi il mondo va in tutt'altra direzione.

Ne risente anche la qualità dei rapporti interpersonali, si è sempre teoricamente vicini ma in realtà profondamente distanti. A volte si discute e litiga in chat scrivendo la replica ad un messaggio senza aver letto quello che ha scritto l'interlocutore, esattamente il contrario dell'empatia e della comprensione.

Cosa resterà di tutto questo scrivere nelle chat e sui social ? Nulla, il deserto, non solo digitale però ....



Si è appena conclusa presso il Tribunale di Bari l’udienza del processo contro alcuni esponenti di Casapound per l’aggressione perpetrata il 21.9.18 e per


ConCatenati


Attenzione a come sono concatenati fatti e scadenze, mettendo in relazione il debito pubblico (con tensioni annunciate), il Pnrr e le riforme in corso (o ferme). Presa visione del progetto di riforma del Patto di stabilità predisposto dalla Commissione eu

Attenzione a come sono concatenati fatti e scadenze, mettendo in relazione il debito pubblico (con tensioni annunciate), il Pnrr e le riforme in corso (o ferme). Presa visione del progetto di riforma del Patto di stabilità predisposto dalla Commissione europea, udita la relazione del ministro Fitto sulle difficoltà legate all’utilizzo dei fondi europei e osservato quel che si muove nei mercati e quel che non si muove in Parlamento, le preoccupazioni sono fondate. Qui non si gioca con le parole e 2+2 non fa “qualche cosa di prossimo al doppio”. Qui ci si gioca l’osso del collo italiano, non il decollo di qualche sondaggio o la (trascurabile) sorte di qualche (presunto) leader.

Sicurezza e coerenza dei conti necessitano che il peso percentuale del debito pubblico scenda. Fin qui dicono tutti di concordare e il governo si attiene. Per farlo si può tagliare la spesa (lallero), far crescere la ricchezza prodotta o combinare sapientemente le due cose. Il governo dice di puntare alla combinazione. Ci torniamo, intanto la Commissione Ue propone maggiore «elasticità» nel percorso di rientro, mentre la Germania obietta che qualche automaticità è sempre bene prevederla. L’elasticità suona bene alle orecchie degli spendaroli, ma quel che non hanno capito – anche perché nel dibattito politico neanche se ne parla (e già questa è una enormità) – è che comporta una contrattazione fra la Commissione e il singolo governo del Paese al di fuori dei parametri. Che forza contrattuale ha l’Italia ovvero il Paese con il debito più alto, la crescita più bassa, la conclamata incapacità a tagliare e ora il più beneficiato dai fondi Ngeu? Talmente bassa che vien voglia di guardare con meno pregiudizio alla proposta tedesca, tanto più che lascia maggiore autonomia ai governi nazionali. L’elasticità ci conviene, ma se contiamo di crescere. E qui arriva il Pnrr.

Se ogni mattina si annuncia al mondo che non si riuscirà a spendere tutti i fondi, che ci sono ritardi e che si vogliono modifiche che però manco si propongono, salvo poi, prima di sera, avere chiesto altri prestiti ai mercati, la deduzione è semplice: l’Italia non sa investire soldi regalati o prestati a un tasso di favore, ma ne chiede di più a un tasso più alto per pagare spese che non sa comprimere. Quindi la crescita diventa una chimera e la diminuzione del peso percentuale del debito la sua gemella. Ergo chi investe andrà corto sul debito italiano e chiederà tassi più alti. Non è una cattiveria, è una banalità.

Se hai un problema di natalità e hai a disposizione i fondi per fare molti, ma molti più asili e non riesci a usarli, se la Corte dei conti europea ti fa osservare che sei indietro con la digitalizzazione delle scuole, altra cosa che invoglierebbe a mandarci più pargoli, ma fai sapere che premierai con sgravi fiscali, rendendo ancora più dannato il tuo sistema, chi si deciderà a figliare, i prestatori hanno chiaro che non sai crescere, non sai riformare e sai solo fare spesa corrente. Sicché di prestiti te ne fanno meno e più cari. Inutile frignare, pestare i piedi, maledire Goldman Sachs o Moody’s, come l’incultura fasciocomunista ha insegnato a fare a generazioni di orecchianti, tanto non cambia nulla. Il pericolo non sono i cattivi speculatori, ma gli incapaci a investire.

Senza parlare delle riforme, con quella sulla concorrenza ferma a discettare di ambulanti e balneari (ma si può essere più ridicoli?). Posto che la concorrenza serve a far salire la qualità e a far scendere i prezzi, in una stagione in cui l’inflazione è tornata a essere un problema.

In gioco non c’è la sorte del governo di destra, che partito con il piglio della Nazione arriverebbe a consegnarci inerti nelle mani dei “burocrati di Bruxelles”, indispettendo tutti con capricci insensati, come sulla riforma del Mes. In gioco c’è l’osso del collo collettivo. C’è modo e (poco) tempo per uscirne bene. Ma serve una consapevolezza che al momento non si vede neanche all’opposizione. I politici sono tanti, l’Italia è una sola.

LA RAGIONE

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Il Processo a Julian Assange - Storia di una persecuzione.


«La persecuzione spietata a cui è stato sottoposto Julian Assange e il tradimento vergognoso della giustizia e dei diritti umani dimostrato da tutti i governi coinvolti sono più che indecenti: minano a fondo la credibilità, l’integrità e la sostenibilità della democrazia occidentale e dello Stato di diritto. La persecuzione di Assange stabilisce un precedente che non solo consentirà ai potenti di tenere segreti i loro crimini, ma renderà persino perseguibile per legge la rivelazione di quei crimini. Nel momento in cui dire la verità sarà diventato un crimine, vivremo tutti nella tirannia».
- Nils Melzer, ex relatore ONU sulla tortura

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Un patto autolesionista


« Intervenuta troppo tardi per fermare l’inflazione, la Fed ha usato l’arma dei tassi di interessi in modo esagerato, facendo come il cane da pastore che, per tenere a bada le pecore, le morde alla morte, fino alla recessione, per impedire che lo faccia i

«Intervenuta troppo tardi per fermare l’inflazione, la Fed ha usato l’arma dei tassi di interessi in modo esagerato, facendo come il cane da pastore che, per tenere a bada le pecore, le morde alla morte, fino alla recessione, per impedire che lo faccia il lupo-inflazione», denunciava tempo fa un economista belga critico della politica americana. Che peraltro poi la Bce ha ritenuto opportuno importare in Europa. Di pessimi esempi di ardori autolesionistici è costellata la storia trentennale del Patto di stabilità, che strada facendo si è fregiato anche della parola crescita ma in modo posticcio, non per una seria autocritica maturata sul campo. Eppure la grande crisi finanziar-debitoria del 2008-12, la risposta univoca del tripudio dell’ortodossia rigorista con addirittura l’ulteriore stretta delle regole del Patto, dell’iniziale politica restrittiva della Bce, del castigo recessivo senza paracadute per i reprobi dei conti pubblici dissestati, avrebbe dovuto poi consigliare qualche ripensamento.

Non foss’altro per l’impennata di euroscetticismi, populismi e nazionalismi che ne seguì per anni, per le bandiere naziste che, per la prima volta dal dopoguerra, invasero piazza Syntagma ad Atene. Per l’abisso di sfiducia reciproca che fagocitò l’eurozona e l’Europa intera, scavando un’insanabile lacerazione Nord-Sud. C’è voluto più di un decennio per rimarginarla ma non è guarita. Ci sono voluti Covid e aggressione russa all’Ucraina, due minacce esterne letali per la sua sicurezza personale, economica, geopolitica e militare, per recuperare l’Europa al consenso degli europei, riscoprirne meriti e valore aggiunto insostituibili e più necessari che mai per esistere nel cantiere del nuovo mondo: molto più gravido di incognite che di certezze, di scontri Est-Ovest che di stabilità geopolitiche, con il braccio di ferro in corso tra Stati Uniti e Cina.

Il doppio terremoto ha travolto idoli e ideologie che sembravano imperiture. Ha fatto scattare la rivoluzione del Next Generation Eu, il mega fondo per modernizzare e rendere più competitiva l’economia europea finanziandolo per la prima volta con l’emissione di debito comune. Poi politica industriale ed energetica comune, altri tabù prima intoccabili, per l’autonomia strategica tra rimpatrio delle catene del valore, investimenti e infrastrutture nell’innovazione di punta, chip in primis, nelle materie prime critiche, nelle rinnovabili, nel militare…. E ora la riforma del Patto di stabilità da chiudere, si spera, entro l’anno. E da completare poi con un bilancio Ue riformato per dargli la potenza di fuoco adeguata a maxi investimenti obbligati se davvero l’Europa vuole darsi i mezzi per vincere la sfida della palingenesi economica e del suo ritorno tra i Grandi del mondo.

Se prima era rigidità ora è resilienza. Se prima era solo stabilità, ora è anche crescita e investimenti «perché alto debito e crescita bassa non sono realtà cui l’economia europea può rassegnarsi» avverte il commissario Ue, Paolo Gentiloni. Le regole restano, per garantire la governance dell’euro e inquadrare i singoli piani nazionali, da negoziare con Bruxelles, di graduale rientro di debiti e deficit nei parametri di Maastricht (60 e 3%del Pil). Il percorso di riduzione, con base la dinamica della spesa pubblica netta da mantenere sotto quella del Pil potenziale, si snoderà su 4 anni, estensibili a 7 con riforme e investimenti mirati che procureranno maggior spazio fiscale al Paese allungandone i tempi dell’aggiustamento.

Paesi come l’Italia, con debito e deficit oltre le soglie, dovranno garantire il calo del primo a fine periodo e un aggiustamento annuo di bilancio dello 0,5% del Pil fino a che il deficit non andrà sotto il 3%. Sanzioni automatiche in caso di non rispetto degli impegni. Poche attenuanti. Niente regimi di favore per investimenti, verdi, militari o legati al Pnrr. In conclusione, flessibilità e rigore misurati a braccetto per poter investire in una crescita economica ricca di stabilità finanziaria. Che però non basta a Berlino & co. Dunque, sarà ancora battaglia Nord-Sud. Con una domanda: davvero gli equilibrismi del nuovo Patto permetteranno all’Europa di vincere le sue sfide globali quando, tra Ira e simili, Stati Uniti e Cina si auto inondano di investimenti enormi, immediati, senza paletti o troppe regole? Forse, con il suo forziere di risorse e un regime Ue di aiuti di Stato in libertà, la Germania pensa di farcela da sola: errore, come altri del passato.

Il Sole 24 Ore

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TURCHIA. Le guardie di frontiera torturano e uccidono indiscriminatamente i siriani


Human Rights Watch denuncia episodi eclatanti di violazioni dei diritti umani che rappresentano "un modello di brutalità da parte delle guardie di frontiera turche" L'articolo TURCHIA. Le guardie di frontiera torturano e uccidono indiscriminatamente i si

Pagine Esteri, 27 aprile 2023 – Le guardie turche uccidono e torturano i civili siriani che cercano di entrare nel Paese per fuggire dalla guerra. Human Rights Watch ha pubblicato oggi, 27 aprile, un rapporto in cui chiede al governo turco di intervenire, perseguire e punire le guardie di frontiera che si rendono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, comprese le uccisioni illegali.

Questo tipo di azioni avviene da molto tempo e l’organizzazione umanitaria si rivolge direttamente al governo turco, perché ponga fine all’impunità di lunga data per gli abusi contro i richiedenti asilo.

Human Rights Watch ha scritto ai ministri turchi della giustizia, degli interni e della difesa il 20 aprile 2023, chiedendo aggiornamenti su due casi in particolare: l’11 marzo 2023 le guardie di frontiera turche hanno brutalmente picchiato e torturato un gruppo di otto siriani che stava tentando di entrare irregolarmente in Turchia. Un uomo e un ragazzo sono morti durante la custodia turca, mentre gli altri sono rimasti gravemente feriti. Sei guardie sono sotto inchiesta da parte delle autorità turche per il loro presunto ruolo nell’attacco. Il 13 marzo, una guardia di frontiera turca ha sparato e ucciso un uomo siriano di 59 anni che stava arando la sua terra in un’area adiacente al confine.

“I gendarmi e le forze armate turche incaricati del controllo delle frontiere abusano regolarmente e sparano indiscriminatamente ai siriani lungo il confine siriano-turco, con centinaia di morti e feriti registrati negli ultimi anni”, ha dichiarato Hugh Williamson, direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch. “Le uccisioni arbitrarie di siriani sono particolarmente eclatanti e fanno parte di un modello di brutalità da parte delle guardie di frontiera turche che il governo non è riuscito a frenare o indagare in modo efficace”. Dall’inizio del 2023, l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha registrato 11 morti e 20 feriti lungo il confine siriano/turco causati dalle guardie di frontiera turche. Pagine Esteri

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Beirut, chiedono giustizia parenti vittime dell’esplosione del 4 agosto 2020


I morti furono almeno 220, 6.500 i feriti oltre a distruzioni per miliardi di dollari L'articolo Beirut, chiedono giustizia parenti vittime dell’esplosione del 4 agosto 2020 proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/04/27/medioriente/beiru

della redazione

(foto di Michele Giorgio)

Pagine Esteri, 27 aprile 2023 – Parenti di civili e di vigili del fuoco morti nell’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020 si sono riuniti oggi davanti al Palazzo di Giustizia chiedendo alle autorità di continuare le indagini bloccate da mesi. “Volete crocifiggere la giustizia per seppellire la verità” hanno scandito alcuni dei presenti. “Non stiamo combattendo questa battaglia solo per noi ma perché è una causa nazionale, che sosteniamo per le generazioni future. Se questo crimine rimarrà impunito, rischiamo di vedere altre vittime”, ha spiegato un manifestante.

Il giudice incaricato delle indagini, Tarek Bitar, ha annunciato a gennaio che avrebbe ripreso il controllo dell’indagine in stallo dopo che era stata sospesa per più di un anno a causa di pressioni esercitate da personaggi politici convocati nell’inchiesta. Una delle persone che Bitar aveva incriminato a gennaio era Ghassan Oueidat, il procuratore generale del Libano. In risposta, Oueidat ha ordinato il rilascio di tutti i 17 sospetti nel caso, detenuti senza processo dall’esplosione del 2020 che ha provocato la morte di oltre 220 persone e il ferimento di altre 6.500, oltre a distruzioni per miliardi di dollari. Oueidat ha anche perseguito Bitar per “abuso di potere”.

Bitar quindi a febbraio ha rinviato sine die le udienze di ex ministri e funzionari militari implicati nel caso. “Coloro che sono stati rilasciati non sono immuni dalla giustizia. Saranno perseguiti all’altro mondo”, ha commentato oggi un manifestante, Nazih Adem.

Cecile Roukoz, sorella di una delle vittime, ha aggiunto che i parenti dei morti sono venuti a incontrare il presidente del Consiglio giudiziario Souhail Abboud per chiedergli di interrogare Tarek Bitar a seguito delle accuse di abuso di di potere lanciate contro di lui da Oueidat. “Se ritiene colpevole il giudice Bitar, dovrebbe ritirarsi dalle indagini, ma in caso contrario, dovrebbe essere autorizzato a continuare le sue indagini”, ha detto.

Già lo scorso 23 marzo, i familiari delle vittime dell’esplosione si era riuniti davanti al Palazzo di Giustizia, chiedendo alle autorità di continuare l’indagine.

L'articolo Beirut, chiedono giustizia parenti vittime dell’esplosione del 4 agosto 2020 proviene da Pagine Esteri.



Un deepfake può farti assolvere, un deepfake può farti condannare. Il caso Elon Musk


Si rischia sempre di più che un colpevole la faccia franca in tribunale sostenendo che dichiarazioni o immagini che lo inchiodano non siano autentiche, oppure che un innocente venga processato dal tribunale dei social per un video, foto o audio che, falsamente, lo rappresenti come l’autore di chissà quali nefandezze. Se vuoi leggere il mio... Continue reading →

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di Ramon Mantovani - Sono ormai abbondantemente passati i 60 giorni che il governo spagnolo aveva per rispondere alle denunce fatte all’ONU dalla Segretari


La Norvegia vieta le importazioni dagli insediamenti israeliani


Stop di Oslo a beni e servizi provenienti dalle compagnie che "contribuiscono direttamente o indirettamente agli insediamenti illegali israeliani nei territori occupati, in quanto costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale". L'arti

Pagine Esteri, 27 aprile 2023. La Norvegia ha annunciato ieri, mercoledì 26 aprile, il divieto alle importazioni di beni e servizi delle compagnie che “contribuiscono direttamente o indirettamente agli insediamenti illegali israeliani nei territori occupati, in quanto costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale”.

La notizia segue l’annuncio, il giorno precedente (25 aprile), della città belga di Liegi, il cui consiglio ha votato per porre fine a tutti i legami con Israele, a causa del suo “regime di apartheid, colonizzazione e occupazione militare”. A febbraio la città di Barcellona aveva congelato i rapporti con Israele, interrompendo il gemellaggio con Tel Aviv: “Non possiamo più tacere di fronte alla violazione flagrante e sistematica dei diritti umani”, dichiarò in quell’occasione la sindaca Ada Colau.

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L’insediamento coloniale israeliano di Har Homa, nel sud-est di Gerusalemme (foto di Michele Giorgio)

La decisione di Oslo era già stata annunciata a giugno del 2022, quando fu stabilito di consentire l’etichetta “made in Israel” solo sui prodotti realizzati in Israele e non a quelli provenienti dai territori illegalmente occupati nel 1967: “I prodotti alimentari provenienti da aree occupate da Israele devono essere etichettati con l’area di provenienza e devono indicare che vengono da un insediamento israeliano”.

Il governo norvegese ha specificato che il divieto si applicherà ai territori occupati nelle alture del Golan e alla Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

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Insediamento israeliano in costruzione a Betlemme

A dicembre del 2022 Oslo ha annunciato che intendeva rivedere i propri investimenti in Israele, dichiarando che avrebbe potuto decidere di interromperli del tutto, a causa del coinvolgimento delle banche israeliane nelle imprese presenti negli insediamenti illegali della Cisgiordania. Pagine Esteri

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BENVENUTI A VOI, RIFUGIATI REDDIT!

@Che succede nel Fediverso?

A seguito della modifica delle API di Reddit, vi proponiamo il messaggio di benvenuto scritto da @nutomic

Siamo felici di vedere che molti di voi stanno esplorando Lemmy dopo che Reddit ha annunciato modifiche alla sua politica API. Mantengo questo progetto insieme a @Dessalines .

Lemmy è simile a Reddit in molti modi, ma c'è anche una grande differenza: non è solo un singolo sito Web, ma è costituito da molti siti Web diversi che sono interconnessi attraverso la federazione. Ciò si ottiene con il protocollo ActivityPub utilizzato anche da Mastodon. Significa che puoi registrarti su qualsiasi istanza Lemmy per interagire con utenti e comunità su altre istanze. Il sito Web del progetto ha [url=https://join-lemmy.org/instances]un elenco di istanze[/url] che hanno tutte le proprie regole e amministratori. Ti consigliamo di registrarti su uno di essi (qui il server italiano di feddit.it) , per evitare una centralizzazione palese su lemmy.ml .

Un'altra differenza rispetto a Reddit è che Lemmy è open source e non finanziato da nessuna azienda. Per questo si affida al volontariato per migliorare il progetto, che si tratti di programmazione, progettazione, documentazione, traduzione, segnalazione di problemi o altro. Consulta la guida per contribuire per iniziare. Puoi anche donare per sostenere lo sviluppo.

Si consiglia inoltre di leggere la documentazione. Spiega come funziona Lemmy e come configurare la tua istanza Lemmy. L'esecuzione di un'istanza ti dà il pieno controllo sulle regole e sulla moderazione e impedisce a noi sviluppatori di avere alcuna influenza. Le comunità particolarmente grandi che desiderano utilizzare Lemmy dovrebbero ospitare la propria istanza, poiché le istanze Lemmy esistenti verrebbero facilmente sopraffatte da un gran numero di nuovi utenti.

Goditi il ​​tuo tempo qui! Se hai domande, non esitare a chiedere qui sotto o nella chat di Matrix .



Welcome Reddit refugees!


We are happy to see that many of you are exploring Lemmy after Reddit announced changes to its API policy. I maintain this project alongside @dessalines@lemmy.ml.

Lemmy is similar to Reddit in many ways, but there is also a major difference: Its not only a single website, but consists of many different websites which are interconnected through federation. This is achieved with the ActivityPub protocol which is also used by Mastodon. It means that you can sign up on any Lemmy instance to interact with users and communities on other instances. The project website has a list of instances which all have their own rules and administrators. We recommend that you sign up on one of them, to avoid overt centralization on lemmy.ml.

Another difference compared to Reddit is that Lemmy is open source, and not funded by any company. For this reason it relies on volunteer work to make the project better, whether it's programming, design, documentation, translating, reporting issues or others. See the contributing guide to get started. You can also donate to support development.

We also recommend that you read the documentation. It explains how Lemmy works and how to setup your own Lemmy instance. Running an instance gives you full control over the rules and moderation, and prevents us developers from having any influence. Especially large communities that want to use Lemmy should host their own instance, because existing Lemmy instances would easily be overwhelmed by a large number of new users.

Enjoy your time here! If you have any questions, feel free to ask below or in the Matrix chat.


joelthelion doesn't like this.



Il chirurgo generale della Florida ha modificato i dati sulla sicurezza del vaccino Covid-19

@Scienza e innovazione

> Le modifiche di Ladapo, svelate In seguito a una richiesta di accesso civico, hanno rappresentato rischi di morte cardiaca più gravi rispetto alle versioni precedenti dello studio. In seguito ha utilizzato il documento finale in ottobre per sostenere le affermazioni contestate secondo cui i vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna erano pericolosi per i giovani.

La reputazione del chirurgo generale, un noto scettico del vaccino Covid-19 , ha subito un duro colpo di fronte alla comunità medica dopo aver fatto affermazioni, che vanno contro la guida dei Centers for Disease Control e dell'American Academy of Pediatrics. Ma le dichiarazioni di Ladapo si allineano bene con la posizione del governatore Ron DeSantis contro la vaccinazione obbligatoria contro il Covid-19


In data 09/10/2022 scrissi un post sul famoso documento/analisi dei vaccini COVID-19 del Dipartimento della Salute della Florida poiché notai numerose stranezze nell'analisi. Oggi si scopre che quell'analisi è stata volontariamente modificata per mostrare un rischio maggiore nei soggetti giovani vaccinati. A quanto pare ci vedo piuttosto bene.
cnn.com/2023/04/25/health/flor…



#NotiziePerLaScuola

Festival dello sviluppo sostenibile dall'8 al 24 maggio 2023: c'è tempo fino al 28 aprile per le scuole che vorranno aderire al cartellone degli eventi per sensibilizzare la popolazione sui temi della sostenibilità e l'Agenda 20…



GERUSALEMME. Stasera la marcia della destra a sostegno della riforma giudiziaria


Stasera a Gerusalemme raduno di massa della destra a sostegno della riforma giudiziaria che è stata contestata per mesi dall'opposizione e da larghe porzioni di popolazione L'articolo GERUSALEMME. Stasera la marcia della destra a sostegno della riforma g

della redazione

Pagine Esteri, 27 aprile 2023 – Questa sera a Gerusalemme si terrà il raduno della destra «One Million-Person March» a sostegno della contestata riforma della giustizia avviata dal governo Netanyahu che, tra i suoi punti, prevede una ampia limitazione dei poteri della Corte suprema. Il raduno avrà per slogan «Avete ricevuto un mandato per correggere l’ingiustizia! Non saremo cittadini di seconda classe!», rivolto a ministri e parlamentari della maggioranza di destra estrema religiosa al potere in Israele. Si terrà nell’area della Knesset (Parlamento) che per più di tre mesi è stata, assieme a Tel Aviv, il luogo principale della contestazione di centinaia di migliaia di israeliani contro la riforma.

Netanyahu con ogni probabilità non parlerà questa sera, vuole mantenere una posizione di basso profilo perché vede nella manifestazione più di tutto una «legittimazione» del suo governo composto da partiti di estrema destra e ultraortodossi. Collaboratori e alleati del primo ministro garantiscono che stasera «sarà la più grande manifestazione della storia» di Israele. I dimostranti giungeranno da ogni punto di Israele a bordo di mezzi di trasporto pubblico, di auto e di bus messi a disposizione dal Likud di Netanyahu e dai partiti dell’estrema destra Potere ebraico e Sionismo religioso.

Le centinaia di migliaia di manifestanti attesi a Gerusalemme forniranno al primo ministro un motivo per poter proclamare che Israele vuole la riforma della giustizia e la svolta di orientamento religioso che il governo sta dando all’ordinamento giuridico e, in definitiva, all’intero paese.

Netanyahu a fine marzo aveva sospeso l’iter della riforma per consentire colloqui di compromesso con l’opposizione, ospitati dal presidente Isaac Herzog. Gli oppositori del piano però hanno continuato le proteste antigovernative perché esponenti chiave della coalizione hanno promesso che la riforma andrà avanti «in un modo o nell’altro».

La Knesset è convocata il 30 aprile per dibattere di una legge che metterà le nomine giudiziarie sotto il controllo politico, un pilastro centrale del pacchetto legislativo.

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CINA. Con la telefonata a Zelensky, Xi spiazza gli Usa e strizza l’occhio all’Ue


L'iniziativa diplomatica di Pechino entra nel vivo. L'obiettivo è un negoziato in estate, la ricostruzione del paese e un compromesso (con Mosca) che ne tuteli l'integrità territoriale. L'articolo CINA. Con la telefonata a Zelensky, Xi spiazza gli Usa e

di Michelangelo Cocco*

Pagine Esteri, 27 aprile 2023 – La Cina manderà in Ucraina e in “altri paesi” un inviato speciale per favorire una soluzione politica del conflitto in Ucraina. È questo il primo effetto concreto del colloquio telefonico di circa un’ora che mercoledì 26 aprile Xi Jinping ha avuto col suo omologo Volodymyr Zelensky. Per la prima volta dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, il presidente cinese ha discusso con quello ucraino, rendendo evidente con l’intervento diretto della massima autorità del partito comunista che l’attivismo diplomatico di Pechino è sostanziale e mira a fermare una guerra che danneggia gli interessi della Cina, peggiorando le sue relazioni con gli Stati Uniti e l’Unione Europea, e deprimendo il commercio internazionale.

La Cina si è finora mantenuta “neutrale”: non ha condannato la guerra d’aggressione del suo quasi-alleato, ma non ne ha nemmeno sostenuto lo sforzo bellico, mentre ha ribadito continuamente l’importanza dei princìpi di “sovranità” e “integrità territoriale” (dell’Ucraina). Con la telefonata Xi-Zelensky, la Cina diventa di fatto l’unico grande paese a essere sceso in campo chiedendo la fine delle ostilità sulla base di un documento ufficiale, la “Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina”, pubblicata il 24 febbraio scorso. Grazie alla sua “neutralità”, Pechino può esercitare una potente leva nei confronti sia di Mosca (in virtù della quasi-alleanza Cina-Russia e del rapporto “personale” tra Xi e Putin) sia di Kiev, alla quale è legata da ottimi rapporti, anche commerciali, e che promette di aiutare finanziando la ricostruzione.

Xi si è accordato con Zelensky per spedire come inviato speciale a Kiev (e in “altri paesi”) una delegazione guidata da Li Hui, attualmente rappresentante di Pechino per gli affari eurasiatici. Il numero uno del partito comunista cinese ha chiarito che il compito di Li sarà quello di aiutare a condurre “comunicazioni approfondite” con tutte le parti coinvolte per “trovare una soluzione politica alla crisi ucraina”. La nomina di un inviato speciale è il primo passaggio formale per tentare di mettere attorno a un tavolo negoziale russi e ucraini, sostenuti da una mediazione forte.

Secondo quanto riportato dalla tv di stato CCTV, Xi ha detto a Zelensky che:

Non importa come cambino i venti e le nuvole a livello internazionale, la Cina è disposta a lavorare con l’Ucraina per spingere per una cooperazione reciprocamente vantaggiosa. Il dialogo e il negoziato rappresentano l’unica via d’uscita praticabile. Le idee e le voci razionali stanno aumentando in questo momento, dobbiamo cogliere l’opportunità e accumulare le condizioni per una soluzione politica alla crisi. Nessuno vincerebbe in una guerra nucleare.

L’agenzia di stampa Xinhua ha aggiunto che:

Xi ha detto di aver apprezzato l’enfasi che il presidente Zelensky ha posto ripetutamente sullo sviluppo dei legami Cina-Ucraina e sulla cooperazione con la Cina, e ha ringraziato l’Ucraina per aver fornito una notevole assistenza per l’evacuazione dei cittadini cinesi lo scorso anno. Il rispetto reciproco per la sovranità e l’integrità territoriale, ha affermato Xi, è il fondamento politico dei legami bilaterali. Xi ha invitato entrambe le parti a concentrarsi sul futuro, a continuare a guardare e pianificare le relazioni bilaterali da una prospettiva a lungo termine, ed estendere la tradizione del rispetto reciproco e trattarsi reciprocamente con sincerità, in modo da promuovere lo sviluppo della partnership strategica Cina-Ucraina. La Cina non ha creato la crisi ucraina, né è parte della crisi, ha detto Xi, aggiungendo che in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e grande paese responsabile, la Cina non rimane a guardare, né getta benzina sul fuoco, ancor meno sfrutta la situazione per guadagni personali.

L’inviato speciale per l’Ucraina individuato dalla leadership cinese è il settantenne Li Hui. Si tratta di un diplomatico esperto, vice ministro degli esteri, laureato all’Università di studi stranieri di Pechino, che – scelto dall’ex presidente Hu Jintao – ha ricoperto l’incarico di ambasciatore a Mosca dal 2009 al 2019. In precedenza (dal 1997 al 2000) è stato ambasciatore in Kazakhstan. Li e i suoi collaboratori manterranno un dialogo costante con tutte le parti coinvolte – a cominciare dall’Ucraina e dalla Russia – in stretto coordinamento con la leadership del partito comunista a Pechino.

Zelensky ha descritto come “lunga e significativa” la conversazione con Xi che – ha sostenuto in un post su Twitter – «darà un forte impulso allo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali». Con una dichiarazione sulla sua pagina ufficiale di Telegram, il presidente ucraino ha aggiunto: «Particolare attenzione è stata prestata alle modalità di una possibile cooperazione per stabilire una pace giusta e sostenibile per l’Ucraina. La pace deve essere giusta e sostenibile, basata sui princìpi del diritto internazionale e sul rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Non può esserci pace a scapito di compromessi territoriali».

Lo scambio di idee Xi-Zelensky è avvenuto con il consenso di Vladimir Putin. La portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che Mosca ha «preso atto della volontà della Cina di facilitare i negoziati con l’Ucraina». «Notiamo la prontezza della parte cinese a compiere sforzi per avviare un processo negoziale», ha aggiunto Zakharova durante una conferenza stampa mercoledì 26 aprile.

Il primo confronto tra Xi e Zelensky dall’inizio della guerra è arrivato in un momento cruciale, alla vigilia dell’annunciata contro-offensiva ucraina, mentre la Russia può contare al momento su un certo vantaggio in quanto a territori occupati. Si tratta però di una fase in cui tutte le parti manifestano stanchezza: secondo documenti d’intelligence Usa, in poco più di un anno, tra ucraini e russi, sono stati uccisi o feriti 354.000 soldati; gli Stati Uniti fanno fatica a stare dietro alle continue richieste di armamenti avanzate da Kiev; diversi paesi dell’Unione Europea (tra i quali l’Italia) si preparano al business della ricostruzione.

Nelle precedenti occasioni molto critica nei confronti dei tentativi di mediazione di Pechino, Washington è apparsa questa volta possibilista. Gli Stati Uniti – che fino a qualche settimana fa si sono limitati sostenere la resistenza ucraina, senza prendere in considerazione una possibile soluzione politica del conflitto – sono spiazzati dall’iniziativa cinese, che tuttavia non possono e forse a questo punto nemmeno vogliono ostacolare. Parlando ai giornalisti poche ore dopo la telefonata tra Xi e Zelensky, John Kirby l’ha giudicata “una buona cosa”. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ha sostenuto di aver appreso della chiamata solo attraverso i media. E ha aggiunto: «Certamente accoglieremmo con favore qualsiasi sforzo per arrivare a una pace giusta fintanto che quella pace potrà essere, come ho detto, giusta, sostenibile e credibile. Non sarà sostenibile o credibile a meno che gli ucraini e il presidente Zelensky non ne siano investiti personalmente».

Eric Mamer, portavoce della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha affermato che la conversazione tra il presidente cinese e quello ucraino è stata «un primo passo importante e atteso da tempo dalla Cina nell’esercizio delle proprie responsabilità come membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite». «La leadership cinese deve usare la sua influenza per portare la Russia a porre fine alla sua guerra di aggressione, ripristinare l’integrità territoriale dell’Ucraina e rispettare la sua sovranità, come base per una pace giusta», ha aggiunto Mamer.

Una eventuale mediazione di successo della Cina sulla guerra in Ucraina potrebbe riavvicinare la Cina all’Unione Europea, obiettivo al quale la leadership di Pechino lavora indefessamente, nel tentativo di bilanciare il “containment” statunitense col miglioramento delle relazioni commerciali e politiche con Bruxelles.

Secondo fonti vicine all’Eliseo riportate da Bloomberg, il presidente francese Emmanuel Macron – che ha insistito per la telefonata Xi-Zelensky durante il suo recente viaggio a Pechino – ha dato mandato al suo consigliere diplomatico Emmanuel Bonne di coordinarsi con il capo della commissione esteri del partito comunista cinese, Wang Yi, per portare Russia e Ucraina al tavolo dei negoziati, auspicabilmente quest’estate.

«Incoraggiamo qualsiasi dialogo che possa contribuire a una risoluzione del conflitto in conformità con gli interessi fondamentali dell’Ucraina e del diritto internazionale – ha dichiarato ai giornalisti un funzionario dell’Eliseo dopo la telefonata Xi-Zelensky -. Questo è stato il messaggio trasmesso da [Macron] durante la sua visita di Stato in Cina, durante la quale il presidente Xi Jinping ha comunicato al capo dello Stato la sua intenzione di parlare con il presidente Zelenskyy».

L’iniziativa diplomatica cinese si era intensificata con il viaggio a Monaco di Wang. Il 18 febbraio scorso, intervenendo nella città bavarese alla 59esima Conferenza sulla sicurezza, Wang aveva accusato Washington aver sabotato i colloqui di pace e di «non curarsi della vita e della morte degli ucraini né dei danni all’Europa, perché evidentemente hanno obiettivi strategici più ampi». Wang aveva aggiunto che la Cina, che «sta dalla parte della pace e del dialogo» stava preparando un documento (la “Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina”) per riaffermare la necessità del rispetto della “integrità territoriale” ucraina, ma anche delle “legittime preoccupazioni di sicurezza” russe.

Nei giorni successivi l’ex ministro degli esteri si era recato a Mosca per preparare la visita di Xi Jinping a Putin, che dal 20 al 22 marzo scorso ha incontrato il presidente russo per discutere della partnership bilaterale Cina-Russia e della guerra in Ucraina.

Il 16 marzo, prima dell’arrivo di Xi al Cremlino, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba aveva discusso al telefono con il suo omologo cinese, Qin Gang, i princìpi in base ai quali far partire eventuali colloqui di pace. La Cina, aveva dichiarato Kuleba al termine del colloquio, «non è solo un partner importante per l’Ucraina, ma anche una potenza chiave indispensabile negli affari internazionali». Pagine Esteri

*Questo approfondimento è stato pubblicato in origine da “Rassegna Cina, la newletter di Michelangelo Cocco”.

6801398Giornalista professionista, China analyst, scrivo per il quotidiano Domani. Ho pubblicato “Xi, Xi, Xi – Il XX Congresso del Partito comunista e la Cina nel mondo post-pandemia (Carocci, 2022), e “Una Cina perfetta – La Nuova era del Pcc tra ideologia e controllo sociale (Carocci, 2020). Habitué della Repubblica popolare dal 2007, ho vissuto a Pechino nel 2011-2012, corrispondente per il quotidiano il manifesto nello scoppiettante e nebbioso crepuscolo della tecnocrazia di Hu Jintao & Co. Sono rientrato in Cina nel gennaio 2018, anno I della Nuova era di Xi Jinping, quella in cui il Partito-Stato regalerà a tutti “una vita migliore” e costruirà “un grande paese socialista moderno”. Racconto storie, raccolgo dati e cito fatti evitando di proiettare le mie ansie e le mie (in)certezze su un popolo straordinario che se ne farebbe un baffo.

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Il Ministro Giuseppe Valditara, a Washington per il XIII Summit internazionale sulla professione docente, ha dichiarato: “Per la prima volta il governo italiano partecipa a un summit organizzato da Ocse, Education International e governi nazionali s…



Il FMI aveva garantito al presidente golpista della Tunisia Saied, 1,9 miliardi distribuiti in 4 anni, in cambio di riforme strutturali (privatizzazioni, tagli


Oggi, giovedì 27 aprile, parteciperemo al tradizionale appuntamento organizzato dalla International Gramsci Society Italia 'Portiamo un fiore rosso sulla tomba


“Nordio accompagni il cronoprogramma delle riforme con una cortese lettera di dimissioni”


Con un tweet rivolto al ministro Carlo Nordio la Fondazione Einaudi ha voluto aprire un dibattito costruttivo per l’attuazione delle riforme nella giustizia. Il “cinguettio” non lascia spazio ad interpretazioni: «ll cronoprogramma che ha annunciato per i

Con un tweet rivolto al ministro Carlo Nordio la Fondazione Einaudi ha voluto aprire un dibattito costruttivo per l’attuazione delle riforme nella giustizia. Il “cinguettio” non lascia spazio ad interpretazioni: «ll cronoprogramma che ha annunciato per i provvedimenti sulla Giustizia, sia accompagnato da una letterina: le sue dimissioni! Il primo giorno di ritardo saluti e se ne vada. Non ci sono alternative». Un suggerimento, come evidenzia l’avvocato Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi, volto a sottolineare l’autorevolezza del guardasigilli, il quale nei mesi scorsi ha promesso interventi molto precisi e ormai improcrastinabili.

Presidente Benedetto, sta apprezzando le ultime masse del ministro della Giustizia, Carlo Norio?

Premetto che la stima mia e della Fondazione Einaudi nutrita nei confronti di Nordio é assoluta. Grandi speranze ci sono state nel momento in cui Nordio ha accettato di fare il ministro della Giustizia. Quello che intendo puntualizzare é che, tuttavia, non siamo interessati, se non per il rapporto di amicizia che ci lega, al destino personale di Nordio. Siamo invece molto più interessati alle sue idee, a quelle idee che il ministro, per una vita intera nella sua importante carriera di magistrato prima e di opinionista poi, ha espresso con lucidità e coerenza. Se queste idee, oggi che Nordio é ministro della Giustizia, trovano una ricaduta, noi non solo ne saremo felici, ma sosterremo, sui temi in questione tanto Nordio quanto il governo.

Se, invece, quelle idee si impantanano in una logica di do ut des politico-parlamentare, a quel punto saremo costretti a prendere le distanze. Insisto, però: le idee di Nordio sono per noi il faro che deve illuminare la strada delle garanzie di libertà per il cittadino.

Pensa che, non essendo inquadrato in alcun partito, come tra l’altro ribadito pochi giorni fa in televisione, Nordio possa essere ostacolato nel suo intento riformatore?

Si.

Me lo può spiegare?

Il mio riferimento è alle riforme costituzionali e, in particolare, alla separazione delle carriere. Posso affermare, senza tema di smentita, che Fratelli d’Italia, nella scorsa legislatura, era molto interessato al progetto di riforma costituzionale, che prevedeva anche la separazione delle carriere proposta dalla Fondazione Einaudi. Da quando FdI ha assunto la guida del governo, non posso negare che quell’interesse, per usare un eufemismo, è andato scemando. Anzi, più che scemare progressivamente è cessato totalmente. Credo che sul punto abbiano influito quelle logiche di politica parlamentare cui accennavo prima. È opportuno comunque entrare nel merito delle questioni.

A cosa si riferisce più nello specifico?

La Fondazione Einaudi, come è noto, ha tanto da dire e tanto da offrire in termini di proposte riformatrici. Oggi non si può più procedere con gli “effetti annuncio”. Leggo in alcune interviste e in molti articoli che da qui a poche settimane, ma non sappiamo quando, sarà presentato un cronoprogramma con scadenze puntuali su alcune riforme importanti da realizzare. Si è parlato di abuso d’ufficio, di traffico di influenze e di intercettazioni. Ad oggi non abbiamo assolutamente idea del merito di queste riforme e in che senso ci si voglia muovere. Lo scopriremo solo quando i provvedimenti verranno formalizzati. Sull’abuso d’ufficio noi sappiamo che in passato Nordio, ma anche altri esponenti della maggioranza, lo hanno definito un “reato irriformabile”, premessa logica per procedere in maniera lineare verso l’abrogazione tout court. Mi domando, quindi, quale sarà la strada che il governo intende percorrere. Consiglio al ministro, nell’interesse suo e delle sue idee, di accompagnare queste riforme con una lettera, molto gentile, in cui ribadisce quanto ha già affermato il giorno del suo insediamento. Ha detto infatti: “Sono pronto alle dimissioni, qualora le mie idee non dovessero trovare accoglimento”. Questo è il momento, a distanza di sei mesi, per connotare la sua azione. È il momento delle riforme liberali e se non venissero accolte per logiche politiche e partitiche, credo che la lettera di dimissioni avrebbe ragion d’essere.

Qualche giorno fa, parlando alla Camera sul caso Artem Uss, il ministro della Giustizia ha affermato: «Così come nessuno può addebitare a un procuratore della Repubblica un intento intimidatorio nei confronti degli indagati, nessuno può permettersi di imputare al ministro un’interferenza invasiva quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dei magistrati al dovere di diligenza, tra i quali campeggia il dovere di motivazione dei provvedimenti». Un principio di civiltà giuridica che fa emergere le qualità del guardasigilli?

Sottoscrivo parola per parola quanto ha detto il ministro, ma deve consentirmi una chiosa. Sono d’accordo con l’onorevole Enrico Costa quando dice che questo stesso principio debba essere applicato ai magistrati che invece di concedere i domiciliari a chi si trova in carcere fanno l’esatto contrario e perseverano sulla soluzione del carcere. Quando questo principio sarà applicato in entrambe le direzioni, questa seconda mi sembra una percentuale molto più rilevante di casi alla luce dei numeri registrati in questi anni, allora il principio enunciato dal ministro Nordio sarà stato effettivamente rispettato.

Nell’attuale legislatura, anche per la presenza di un ministro della Giustizia così autorevole, lei ritiene che sarà possibile una maggiore collaborazione tra i protagonisti della giurisdizione, vale a dire avvocati e magistrati?

Questa legislatura sul tema che lei ha indicato è cominciata bene, ma sta proseguendo in maniera poco comprensibile per i motivi su cui mi sono già espresso. Vi è poi un altro spunto di riflessione a mio avviso rilevante. Sento voci in base alle quali il ministero intenderebbe calendarizzare la separazione delle carriere in autunno. Una serie di norme il governo potrebbe già proporle e il Parlamento potrà successivamente discuterle e approvarle. Proprio in Parlamento, pendono già alcune proposte di legge che hanno preso spunto dalle iniziative della Fondazione Einaudi e dell’Unione delle Camere penali. Sarebbe opportuno, anche per speditezza ed economia di tempi, partire dalle proposte già esistenti. Una sospensione di ulteriori sei mesi rischia di essere un lasso di tempo eccessivo. Non vorrei che le incertezze e le differenze di idee all’interno della maggioranza portino a rinviare i problemi. Penso che non si possa più temporeggiare. Non dimentichiamo pure le deleghe della riforma Cartabia. Sul punto c’è stato un rinvio del governo di sei mesi. Alcuni temi, come il fascicolo delle valutazioni dei magistrati e la questione dei magistrati fuori ruolo, potevano e dovevano essere affrontati già in questa fase dal governo. Ma su tutto, a preoccuparmi di più, è l’occupazione da parte dei magistrati, non mi interessa a quale corrente appartengano, del ministero della Giustizia. Mentre professori universitari e avvocati, che possono ben coprire qualunque carica apicale a via Arenula, guarda caso, continuano a non essere coinvolti. Su tutto questo valuteremo l’operato del ministro Nordio e del governo.

Gennaro Grimolizzi, Il Dubbio, pag. 4, 27 aprile 2023

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In Cina e in Asia – La Cina lavora a una tassa sulla proprietà immobiliare


In Cina e in Asia – La Cina lavora a una tassa sulla proprietà immobiliare 6800217
I titoli di oggi

La Cina lancia una “caccia” alle spie
La Cina lavora a una tassa sulla proprietà immobiliare

Gli Stati Uniti invieranno sottomarini balistici nucleari in Corea del Sud
L’India ospita i colloqui informali sul Myanmar

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L’Argentina rientra nell’Unione dei Paesi Sudamericani, si torna parlare di unità e indipendenza


La dipendenza dal dollaro negli scambi economici, lo sfruttamento delle risorse e la dipendenza tecnologica potrebbero essere superati con il potenziamento dell'UNASUR. Intervista all'analista ecuadoriano Shura Rosero. L'articolo L’Argentina rientra nell

di Mishell Mantuano Cabezas, (traduzione di Davide Matrone) –

Pagine Esteri, 26 aprile 2023. Il 21 marzo del 2023 ha sancito il ritorno dell’Argentina all’Unione dei Paesi Sudamericani dopo l’estromissione nel 2018. Durante una riunione con il Gruppo di Puebla e con il Consiglio Latinoamericano di Giustizia e Democrazia, il presidente argentino Fernández comunicò il rientro del suo paese all’UNASUR invitando il presidente Lula a fare lo stesso. Quest’ultimo accettò l’invito e all’inizio di aprile firmò per esserne parte e rafforzarla. Alla presa di posizione dei presidenti dei paesi più grandi del continente si è poi aggiunta quella del presidente colombiano, Gustavo Petro che vuole dare il suo contributo al progetto ed essere parte attiva dell’organismo molto presto.

L’Unione delle Nazioni Sudamericane, Unasur, è un’organizzazione intergovernativa costituitasi il 23 maggio dell’anno 2008, con la firma del Trattato Costitutivo dell’ Unasur che entrò in vigore nel 2011. L’organismo al principio fu integrato dai governi progressisti di Lula da Silva, Brasil; Michelle Bachelet, Cile; Tabaré Vázquez, Uruguay; Hugo Chávez, Venezuela; Evo Morales, Bolivia; Rafael Correa, Ecuador e Cristina Fernández, Argentina. L’obiettivo era di costruire, in modo partecipativo e consensuale, uno spazio d’integrazione e di unione politica, economica, sociale e culturale dei popoli sudamericani.

Inoltre, l’organismo pretendeva di rafforzare i processi democratici nella regione, eliminare le disuguaglianze socioeconomiche attraverso l’applicazione di politiche sociali rivolte all’educazione, alla salute, al lavoro, alla matrice produttiva ed energetica, alle infrastrutture, all’ambiente con l’obiettivo di sostenere la sovranità e l’indipendenza degli stati sudamericani.

Tuttavia, l’Unasur è entrata in una fase di decadenza, dopo lo sposatmento a destra di alcuni governi del continente come: Macri nel 2014 in Argentina, Bolsonaro nel 2019 in Brasile, Piñera nel 2018 in Cile e Moreno nel 2017 in Ecuador. Inoltre, le crisi politiche, socioeconomiche degli ultimi anni e la costante inoperanza dell’organismo hanno generato una retrocessione del progetto d’integrazione sudamericana. Per saperne di più, Pagine Esteri ha intervistato Shura Rosero, analista politico e Dottore in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Università Centrale dell’Ecuador.

Cosa succede attualmente con l’Unasur?

Per Shura Rosero c’è un chiaro interesse di smantellamento dell’Unasur che si concreta in un contesto di cambiamento politico con i governi di destra di Bolsonaro in Brasile, di Moreno e Lasso in Ecuador e in Colombia con il rafforzamento dell’oligarchia nazionale e transnazionale con Álvaro Uribe e Juan Manuel Santos. A questo si aggiunge la forte crisi politica e istituzionale in Perù e il blocco contro il Venezuela di Maduro. Tutti questi porcessi hanno generato maggiori opportunità per i settori reazionari e le destre dell’America Latina che hanno l’obiettivo di difendere gli interessi transnazionali delle oligarchie contro l’unità dei popoli proposta dall’Unasur.

Secondo l’analista, lo smantellamento dell’organismo ha fini geopolitici che sono molto chiari, “un continente che ha un mercato di 700 milioni di persone, ha un potenziale per poter competere di fronte alle grandi potenze, soprattutto, con gli Stati Uniti che vede un grande pericolo nell’Unione Sudamericana. La dipendenza dal dollaro negli scambi economici disuguali, la divisione sociale del lavoro e le risorse economiche e la dipendenza tecnologica potrebbe essere superata attraverso l’Unione sudamericana e questo non gli interessa alle oligarchie regionali e internazionali”.

Per questo, il rafforzamento e la rivitalizzazione dell’Unasur è fondamentale per lo sviluppo del Sud America; tuttavia, ci sarebbero varie difficoltà; per esempio nei quadri giuridici sudamericani che seppur migliorati negli anni coi governi profressisti, le differenti legislazioni sono ancora propense a promuovere il settore privato e la “competizione selvaggia”. Questa è una delle questioni per le quali si parla d’integrazione monetaria, essendo il Sistema Unitario di Compensazione Regionale di Pagamento, il Sucre, una moneta virtuale che sostituisce il dollaro, uno dei primi processi di intento di un sistema di scambio di valore e livello sudamericano per non dipendere più dal dollaro.

Considerando che il dollaro è la divisa dello scambio mondiale, questo genera costi molto alti e produce una dipendenza monetaria e di valori. Invece, con l’esistenza di una moneta sudamericana, questi costi si eliminerebbero e lo scambio di prodotti si renderebbe più equatitivo, rapido e senza troppi ostacoli burocratici, legislativi e giuridici.

Di fatto, i governi di Brasile ed Argentina hanno deciso di dare un impulso congiunto alla moneta comune che abbia portata regionale, inoltre, con l’arrivo di Lula da Silva nuovamente in Brasile, il primo mandatario ha sostenuto il suo compromesso per l’integrazione dei paesi sudamericani attraverso la rivitalizzazione dell’Unasur e potenziare il Mercato Comune del Sud, Mercosur. Allo stesso tempo il presidente brasiliano, ed altri presidenti sudamericani come l’argentino Alberto Fernández, Evo Morales, di Bolivia, Nicolás Maduro, di Venezuela si sono pronunciati e riconoscono l’importanza del rafforzamento dell’Unasur.

Shura Rosero, dice che Lula da Silva, presidente del Brasile ha molto chiaro che gli scambi di valore commerciale, tecnologici, di risorse e di energie come il petrolio, il gas, il litio e l’elettricità sono possibili grazie all’integrazione locale e regionale che beneficerà le economie. Una volta dato lo scambio di valori, di merci, di tecnología, d’informazioni, di prodotti e di risorse, le società “genererebbero lavoro e ricchezze e questo eleva il livello di vita della gente con il miglioramento delle condizioni sociali per milioni di persone che vivono in povertà”.

Considerando che il Brasile è la porta d’entrata dei Brics, un consorzio formato da Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica dove lo scambio delle divise monetarie, di risorse e prodotti permettono che questi Stati escano dalla dipendenza degli Stati Uniti e che abbiano un’economia propria e sana. Secondo l’analista politico, un altro dei contesti che Lula da Silva abbia molto chiaro è la guerra di Russia ed Ucraina, giacché, questo è lo scenario nel quale si “decanta il problema della disuguaglianza globale e della crisi del mercato globale del capitale. Non necesariamente le economie devono passare per il controllo o la divisa nord americana, se non che possono generare i propri scambi e quindi i Brics e Sud America dando impulso l’integrazione stanno costruendo un’economia globale multipolare che gli permette sopravvivere non solo come paese, se non come blocchi politici”. Pagine Esteri

L'articolo L’Argentina rientra nell’Unione dei Paesi Sudamericani, si torna parlare di unità e indipendenza proviene da Pagine Esteri.



PRIVACY DAILY 102/2023


Numerosi fornitori di streaming, tra cui Hulu, ESPN e AMC Networks, sono stati citati in giudizio per presunte violazioni della legge sulla privacy dei video negli ultimi dieci anni. Scripps Network non dovrà affrontare quindi un’azione legale collettiva a causa della quale era accusata di condividere la cronologia delle visualizzazioni personali degli abbonati con Facebook... Continue reading →


CON LE SUE RECENTI E DISCUTIBILI SCELTE, MASTODON GGMBH STA UCCIDENDO IL FEDIVERSO? O VUOLE SOLO BLINDARLO DAGLI ATTACCHI ESTERNI? MA ALLORA PERCHÉ STA UMILIANDO LE STESSE ALTRE ISTANZE MASTODON?

@Che succede nel Fediverso?

Riportiamo l'interessante post pubblicato dall'account di @Fedi.Tips

Non credo che la gente si renda conto del pericolo in cui si trova il Fediverso.

L'unica cosa che impedisce alle società e ai VC di prendere il controllo di questo posto è che il Fediverse è distribuito su molti server diversi, il che rende molto difficile l'acquisto.

Se la maggior parte del Fediverse finisce su mastodon.social, che ora è una forte possibilità, non ci sarà nulla che impedisca che la maggior parte di esso venga venduta a Musk o Zuckerberg o chiunque altro.

Più grande diventa mastodon.social, più è probabile che si verifichi un buyout.

Ecco cosa controlla ora l'organizzazione Mastodon gGmbH di Eugen Rochko:

-Il software e l'API del server Mastodon (sebbene la versione attuale sia FOSS)
-Il server mastodon.social, che ha 1 su 7 di tutti gli utenti Fediverse
-Le app Mastodon ufficiali, ora dicono alle persone di registrarsi semplicemente su mastodon.social
-Il sito ufficiale su joinmastodon.org
-Il marchio per la parola "mastodon", che consente loro di dettare termini a qualsiasi server che lo utilizza

Questo è un pacchetto allettante per tutti i potenziali acquirenti.

Il marchio da solo conferisce a Mastodon gGmbH un enorme potere, consente loro di dire a qualsiasi server utilizzando la parola "mastodon" nel suo nome di dominio quale software o fork può utilizzare.

E sta peggiorando. Mastodon gGmbH sta ora realizzando app ufficiali che indirizzano le persone a registrarsi su mastodon.social invece di un server affidabile casuale o una scelta di server affidabili.

Più persone si iscrivono su mastodon.social, più allettante Mastodon gGmbH diventa un obiettivo di acquisizione.

Con tutto ciò in mente, ecco un suggerimento:

➡️*SE* mastodon.social diventa più del 50% del Fediverse, sia per utenti totali che per utenti attivi mensili, il resto di noi dovrebbe defederarlo.

Attenersi a mastodon.social perché "è lì che sono le persone" non ha senso. La crescita centralizzata causerà semplicemente la replica qui dei problemi di governance che abbiamo visto su Twitter e Facebook.

La crescita deve essere decentralizzata per proteggere l'indipendenza di tutti i server Fedi.


I don't think people are realising the danger the Fediverse is in.

The only thing stopping corporations and VCs taking over this place is that the Fediverse is spread out on many different servers, which makes it very difficult to purchase.

If most of the Fediverse ends up on mastodon.social, which is now a strong possibility, there will be nothing to stop most of it being sold to Musk or Zuckerberg or whoever.

The bigger mastodon.social becomes, the more likely a buyout is to happen.

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glitchsoc - Collegamento all'originale
macfranc

@tassoman Adam Davidson quasi un anno fa: “I think we got lazy as a field, and we let Mark Zuckerberg, Jack Dorsey, and, god help us, Elon Musk and their staff decide all these major journalistic questions.”

niemanlab.org/2022/11/can-mast…

@fediverso @faffa @ORARiccardo @smaurizi @informapirata

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mastodon - Collegamento all'originale
Eleonora
@tassoman si sta parlando di mastodon, scusa: come lo devo chiamare? Twitter? 😂 E poi continuate a chi lo dici?