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"Avrei partecipato a una manifestazione contro l'antisemitismo ma quella di oggi a Roma è una manifestazione a sostegno di Israele che bombarda Gaza e fa puliz


Polizia di Stato italiana e United States Marshal Service cooperano


Polizia di Stato italiana e United States Marshal Service hanno recentemente sottoscritto una dichiarazione comune sulla cooperazione.
Le due Forze di Polizia si impegnano nel preservare la giustizia e a promuovere la sicurezza dei rispettivi Paesi.

Immagine/foto

Hanno firmato il capo della Polizia Vittorio Pisani e dal direttore dello United States Marshal Service Ronald L. Davis (immagine sopra). E' condiviso l’impegno a sostenere lo stato di diritto, attraverso una maggiore cooperazione nel perseguimento della riduzione della criminalità violenta (nel rispetto per i diritti umani) e gli sforzi per affrontare la violenza nelle comunità.
Inoltre le due Forze di Polizia metteranno in comune le competenze professionali e le migliori pratiche, con programmi di formazione incrociata.

Lo United States Marshals Service occupa una posizione centrale nel sistema giudiziario federale. È il braccio esecutivo dei tribunali federali ed è coinvolto praticamente in ogni iniziativa di applicazione della legge federale.

I compiti dell'US Marshals Service (sopra a sinistra il logo) includono la protezione della magistratura federale, l'arresto di fuggitivi federali, la gestione e la vendita dei beni sequestrati acquisiti dai criminali attraverso attività illegali, l'alloggio e il trasporto di prigionieri federali e il funzionamento del Programma di sicurezza dei testimoni.

#PoliziadiStato #UnitedStatesMarshalService



Weekly Chronicles #57


Cypherpunk, anti-cypherpunk e la morte di Dio.

Questo è il numero #57 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.

Nelle Cronache della settimana:

  • Cypherpunk moderni: una chiacchierata con Daniela Brozzoni
  • Anti-cypherpunk moderni: i droni del supermercato

Nelle Lettere Libertarie: L’illuminismo uccise prima Dio, e poi la ragione

Rubrica OpSec & OSINT: Come proteggersi dalla stilometria

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Cypherpunk moderni: una chiacchierata con Daniela Brozzoni


Questa settimana condivido con voi una chiacchierata che ho fatto con Daniela Brozzoni, sviluppatrice Bitcoin, co-founder dello spazio hack.bs, e mainteiner del progetto open source BitcoinDevKit. Ha lavorato in varie aziende del settore, tra cui Blockstream, Braiins e Wizardsardine.

Con lei abbiamo parlato di privacy, ethos cypherpunk e Bitcoin.

> Sei la co-fondatrice di hack.bs.it, che si descrive come “un hackerspace cypherpunk”. Puoi dirci in cosa consiste questo spazio e qual è lo scopo?

hack.bs nasce come spazio d'incontro per sviluppatori, studenti, hacker, nerd e tecno-curiosi.

Abbiamo creato un posto che permetta di ritrovarsi, scambiarsi idee, imparare l'uno dagli altri, e soprattutto lavorare assieme a vari progetti. Una grande ispirazione è stata la miniserie Netflix "The Billion Dollar Code", che racconta le vicende di un gruppo di ragazzi tedeschi, alcuni sviluppatori e alcuni artisti, che lavorano a quello che poi diventerá (ingiustamente) Google Earth - l'idea di avere un luogo simile all'ufficio dove è nato questo software ci è piaciuta molto, e allora ci siamo dati da fare.

Oggi il Manifesto Cypherpunk è piú rilevante che mai - la libertá di parola, di espressione, e di nascondere ció che non vogliamo sia pubblico sono messe in pericolo da uno stato che sempre di piú tende a zittire, a censurare, a farsi i fatti nostri. E allora, perché non divulgare l'importanza di queste libertá, partendo proprio dal Manifesto e dagli sviluppatori?

Penso ci sia bisogno di spiegare alle persone comuni come e perché difendersi, ma purtroppo io non lo so fare. Io so parlare agli sviluppatori, insegnare loro come usare GPG e github, come e perché scrivere codice libero, e perché lavorare per creare applicativi che ci permettano di proteggerci sia piú appagante di lavorare per Google.

Forse il termine "hackerspace cypherpunk" un po' spaventa - non è un posto solo per hacker, non nemmeno è un posto solo per sviluppatori, non è un posto dove si parla solo di privacy o si lavora solo su Bitcoin.

Lo chiamiamo "hackerspace" perché vogliamo ricordare che lo scopo è di *creare*, che può vuol dire scrivere software, stampare oggetti in 3D, o costruire oggetti fisici (al momento, ad esempio, stiamo costruendo un tavolino da caffè partendo da vecchio server).

Lo chiamiamo "cypherpunk" perché ci teniamo a ricordare il Manifesto, a divulgare le idee quando possibile (soprattutto attraverso talk e meetup), e a sottolineare che per noi il diritto di parola e di privacy sono inalienabili, e non permetteremo a nessuno di intaccare lo spazio con progetti che li violino in un qualche modo.


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> Cypherpunks write code, così affermava Eric Hughes nel 1992. Tu sei una software developer con la passione per Bitcoin e so che contribuisci a sviluppare il BitcoinDevKit, puoi spiegarci con parole semplici quello che fai?

Sviluppare portafogli Bitcoin è un lavoro complicato - richiede una conoscenza approfondita del protocollo, e ogni minimo errore puó far perdere soldi agli utenti.

BitcoinDevKit nasce per astrarre molte complessitá di Bitcoin e rendere il lavoro facile agli sviluppatori. Possiamo pensarlo come una "cassetta degli attrezzi" - contiene strumenti per creare portafogli Bitcoin, tra cui primitive per generare indirizzi, creare transazioni, aggiornare il bilancio, e tanto altro.

Quello che io e altri mainteiner del progetto facciamo è assicurarci che gli strumenti funzionino bene, siano comodi da maneggiare, e siano d'aiuto e non di intralcio agli sviluppatori.


>Sono passati più di 30 anni da quando Eric Hughes scrisse il Manifesto Cypherpunk. Per te cosa significa essere cypherpunk, oggi?

Forse romanticizzo un po' il Manifesto, ma ogni volta che lo leggo sento che mi scuote dentro. Sono d'accordo con ogni parola che contiene, e mi sento parte di questo movimento di pazzi che lotta per proteggere proprietà individuali.

Essere Cypherpunk, per me, vuol dire sentirsi scossi leggendo il Manifesto, e decidere di agire nella direzione Cypherpunk. "Cypherpunks write code"... sì, ma non solo. È sicuramente importante anche insegnare la cultura Cypherpunk oltre che "praticarla" nel senso più tecnico.

Se hai mai scritto una riga di codice per proteggere le libertà di qualcuno, se hai mai scritto un articolo per spiegare l'importanza della privacy, se hai mai fatto un discorso ubriaco ai tuoi amici sull'importanza della libertà di parola, secondo me, sei Cypherpunk.


> Mi sembra che molto dell'interesse su Bitcoin oggi sia relativo all’aspetto finanziario e ai mercati. Eppure nella visione originaria di Satoshi e dei Cypherpunk l'aspetto centrale era la privacy e la libertà delle persone. Secondo te l’ethos Cypherpunk è ancora vivo nella community Bitcoin, o in qualche modo è venuto meno a causa del suo successo finanziario?

La maggior parte degli utenti normali è sicuramente piú interessata al prezzo che alla privacy; c'è anche da dire che spesso si inizia a interessarsi a certi argomenti quando è troppo tardi. Quando la nostra privacy è stata violata ci rendiamo conto che ci saremmo dovuti proteggere meglio, e quando le nostre libertà ci vengono tolte ci rendiamo conto che dovevamo difenderle meglio.

Forse uno degli obiettivi di oggi per noi sviluppatori non è rendere la privacy sexy, ma renderla implicita. Anziché provare a convincere chiunque che la privacy è importante, dovremmo creare strumenti semplici e privati di default, senza che l'utente si accorga di nulla.

Avremo vinto quando compare Bitcoin peer-to-peer, tenerli in portafogli non-custodian, e fare Coinjoin sarà tanto facile quanto acquistare su Coinbase. Poi certo, non tutti gli utenti decideranno di percorrere la strada privata. Tanti non capiranno perché un Bitcoin di cui hai le chiavi (cioè, che è veramente in tuo possesso) abbia molto più valore di un Bitcoin in un exchange. Ma, per chi lo capisce, usare gli uni o gli altri dev'essere semplice allo stesso modo.


> Bitcoin è un progetto opensource aperto a chiunque voglia contribuire. Che consiglio daresti a un giovane software developer che vorrebbe iniziare a interessarsi del mondo bitcoin per dare il suo contributo? Da dove si inizia?

Ogni sviluppatore in Bitcoin ha una storia un po' diversa, e sicuramente non c'è una roadmap che funzioni per tutti. L'unico consiglio che mi sento di dare è di seguire la propria curiosità e di non aver paura di sperimentare e provare cose nuove.

Io ho iniziato leggendo Mastering Bitcoin e provando vari software, principalmente per computer - ricordo di aver passato un po' di tempo giocando con Bitcoin Core e le varie opzioni per creare transazioni. Conoscere persone con obiettivi simili ai miei mi ha aiutato tanto - provate a partecipare a forum online, andare a conferenze, seguire corsi. Per chi è giá un po' piú esperto, io consiglio sempre il seminario gratuito di Chaincode Labs - mi ha aiutato ad approfondire alcune sfacettature di Bitcoin, e mi ha fatto conoscere davvero tante persone interessanti.

Se siete interessati a contribuire al codice open source, iniziate dalle applicazioni che giá conoscete e usate.

Avete scovato qualche bug? Provate a indagarlo, oltre che riportarlo. Avete qualche miglioria in testa? Parlatene coi maintainer del progetto per avere feedback. Oppure, cercate direttamente tra le issues del progetto una adatta a voi. Inoltre, ogni progetto open source ha una qualche community online, che sia su Telegram, su Discord, o su IRC: provate ad entrare a farne parte e dire che vorreste dare una mano, sono sicura che troverete qualcuno disposto a guidarvi.


> Cos'è per te la privacy?

A me piace la definizione del Manifesto Cypherpunk: la privacy non è segretezza, ma è il potere di rivelarsi selettivamente al mondo.

Esistono video miei, del mio viso, mentre parlo in pubblico. È perché non ho a cuore la mia privacy? No, è perché ho *deciso* di rivelare il mio viso e il mio lavoro al mondo. È il verbo *decidere* che è importante. E allora è facile vedere perché nella nostra narrativa Google, Apple, e compagnia bella sono "i cattivi": non è perché raccolgono i nostri dati, ma perché non ci permettono di decidere cosa rivelare e cosa no; perché li raccolgono tutti, di default, senza chiederci niente, senza darci la possibilità di fare opt-out; perché li usano come vogliono e li vendono come vogliono, e noi nemmeno sappiamo bene come.

La privacy è il potere di decidere chi può sapere cosa di noi, e quando.


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Anti-cypherpunk moderni: i droni del supermercato


Sui social gira questo video di qualche minuto in cui una persona mostra l’ultima trovata tecnologica: supermercati senza casse, senza personale e senza pagamenti. In alcuni paesi sono già diffusi ma in Italia è un’idea abbastanza nuova.

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#57

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Formazione antisequestro: il Seminario dei Carabineros de Chile tenuto dai carabinieri italiani


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In questi giorni è iniziata la formazione da parte dei carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale a 90 funzionari dei Carabineros de Chile. Si tratta del “Seminario di formazione sulle tecniche investigative antisequestro”, in svolgimento dal 4 al 15 dicembre, che ha come obiettivo principale quello di rafforzare le capacità delle forze di polizia cilene nella lotta contro il reato di rapimento.

L'evento è stato inaugurato alla presenza del direttore generale dei Carabineros, Ricardo Yáñez, insieme a rappresentanti del Pubblico Ministero, della Polizia Investigativa e dell'Ambasciatore italiano in Cile, Valeria Biagiotti (immagine sopra).

L’Ambasciatrice ha sottolineato l’importanza di condividere l’esperienza italiana su questa questione cruciale, sottolineando lo stretto legame tra le due istituzioni di polizia, mentre Yáñez ha sottolineato l’importanza di questi incontri per comprendere e affrontare fenomeni criminali come la criminalità organizzata e i rapimenti con l’obiettivo finale di rafforzare la sicurezza della popolazione cilena.

La collaborazione tra le due istituzioni si concentra sullo scambio strategico in materia di polizia, sfruttando l'esperienza italiana nella lotta alla criminalità organizzata.

Questo approccio mira non solo a rafforzare le capacità dei Carabineros nelle tecniche investigative, ma anche a incorporare le migliori pratiche per affrontare questo fenomeno criminale.

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Secondo la definizione della Legge Costituzionale, Nº 18.961, i Carabinieri del Cile sono una forza di polizia, tecnica e di carattere militare, che integra la forza pubblica. La finalità è garantire e mantenere l'ordine e la sicurezza pubblici interni in tutto il territorio della Repubblica e compiere tutte le funzioni assegnate dalla Legge. Il Cile ha anche una forza di polizia investigativa, la Policia de Investigaciones ed una polizia penitenziaria, la Gendarmeria de Chile.

I Carabineros dipendono direttamente dal Ministero della Difesa Nazionale e, per quanto concerne i compiti di polizia, dal Ministero degli Interni; si collega amministrativamente ai ministeri tramite la Sottosegreteria ai Carabinieri.

#Armadeicarabinieri
#CarabinerosdeChile



Tutto il cielo ad Anabah – “L’Afghanistan, un’emergenza senza fine”


Lo ha dichiarato il rappresentante dell’Agenzia ONU per i Rifugiati nel Paese, Leonard Zulu, prevedendo che la tragedia economica, sociale e civile genererà crisi ricorrenti L'articolo Tutto il cielo ad Anabah – “L’Afghanistan, un’emergenza senza fine” p

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di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, Anabah, 6 dicembre 2023 – Quando arrivano nel pronto soccorso della Pediatria dell’ospedale di Emergency ad Anabah non c’è più niente da fare. Il corpo del bambino, due anni di età, è già rigido e grigio. Gli uomini non piangono in questo Paese, eppure il padre si getta a terra e inizia a urlare. Non esistono più codici maschili e divieti, ma solo il pavimento, il pianto e quel figlio perso per un’intossicazione da monossido di carbonio. La madre si era addormentata abbracciata al suo bambino vicino a una stufa, per tenerlo al caldo, in una stanza troppo piccola di una casa senza altre fonti di riscaldamento. Quando si è svegliata, il bambino non si muoveva già più. La stagione invernale in arrivo inizia a congelare quest’angolo di terra, soprattutto di notte. Casi simili, come ogni anno, sono destinati ad aumentare e ripetersi fino alla primavera. Il monossido di carbonio emanato dalle stufe si lega inesorabilmente all’emoglobina nel sangue, che non riesce più a trasportare l’ossigeno nel corpo. Nel sonno, si passa dalla vita alla morte. La povertà, le case minuscole e affollate dove nel gelido inverno una stufa a metano è spesso l’unica fonte di calore, e l’isolamento, la distanza dagli ospedali, scarsi e inadeguati a gestire casi simili, contribuiscono ad aumentare la mortalità da monossido.

Il 4 dicembre l’agenzia Onu per i rifugiati, l’UNHCR, ha definito l’Afghanistan una “forever emergency”, ovvero emergenza eterna, senza fine. “L’emergenza dell’agosto del 2021 (quando i Talebani hanno ripreso il potere nel Paese, ndr) non è scomparsa”, ha dichiarato a Bruxelles alla testata Eubsorver il rappresentante dell’UNHCR in Afghanistan, Leonard Zulu. Secondo la sua previsione, è impossibile aspettarsi che la catastrofe afghana, che è una tragedia economica, civile, sociale, possa arginarsi nei prossimi anni. “Sarà un’emergenza ricorrente”, ha annunciato.

In maniera ricorrente, si succederanno le morti per intossicazione da monossido di carbonio e le morti di freddo. Come un anno fa, quando sei milioni di persone, ha ricordato, “bussavano alle porte della carestia” e 29 milioni di afghani dipendevano dagli aiuti umanitari. La tragedia afghana non è scomparsa nel 2023, anche se le pagine dei giornali nel resto del mondo l’hanno dimenticata. I fondi destinati al Paese da parte dell’Unione Europea, per essere spesi da organizzazioni umanitarie internazionali, sono passati dai 174 milioni di euro del 2022 ai 156.5 milioni di quest’anno.

Insieme all’inverno e alla fame, pende sul Paese il dramma di un’intera metà della popolazione, le donne, tagliata fuori dai posti di lavoro, con tutte le conseguenze che per l’economia – oltre che per la sanità e l’istruzione, per citarne alcune – ne possono derivare. Ci si aggiunge la tragedia di 1,7 milioni di profughi afghani rigettati dal Pakistan e la necessità di riallocarli in un Paese allo stremo e fornire loro l’assistenza umanitaria essenziale. Per soccorrerli, il World Food Programme dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ha lanciato un appello di 26,3 milioni di dollari. Sono ancora recenti e drammatici, infine, gli effetti del terremoto a Herat, che ha provocato almeno 1400 vittime tra morti e feriti e lasciato senzatetto migliaia di persone.

In ospedale, intanto, appena finito il turno, in un momento di tregua, A. srotola un metro da sarta e le altre infermiere lo avvolgono attorno alla vita, al petto, poi ai fianchi di F., la neonatologa responsabile della terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Emergency. Tra qualche settimana sarà il suo compleanno, e stanno lavorando al suo regalo con una strategia non troppo discreta ma che le diverte molto. Nonostante la povertà, malgrado la scarsità di risorse di un Paese descritto come un’emergenza senza fine, loro si scambiano risolini, occhiate di intesa, e non si lasciano persuadere che non sia necessario farle alcun regalo. La neonatologa le implora di fermarsi, giura che non potrà accettare nessun vestito. Loro negano, qualcuna dice “Prendiamo le misure per un’amica alta quanto te”, un’altra dice che si tratta di un gioco fatto “per curiosità”. La generosità per molti è sacra qui in Afghanistan, e sembra non esserci emergenza senza fine capace di arginarla del tutto.

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VERSIONE ITALIANA USA, 23ANDME CONFERMA CHE GLI HACKER HANNO RUBATO I DATI DI ANCESTRY DI 6,9 MILIONI DI UTENTILa società di test genetici 23andMe ha annunciato lo scorso venerdì che degli hacker hanno avuto accesso ai dati personali dello 0,1% dei clienti, ovvero circa 14.000 persone e che sono stati in grado di accedere ad …



La Commissione europea ha approvato aiuti di Stato fino a 1,2 miliardi di euro da parte dell’Italia e altri sei Stati membri per un importante progetto di comune interesse europeo (IPCEI) nelle tecnologie cloud ed edge computing. Secondo quanto si...

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Serbia: il sistema di welfare digitale finanziato dalla Banca Mondiale aumenta la povertà dei rom e delle persone con disabilità

Il registro della Social Card in Serbia ha privato i rom e altri gruppi emarginati della loro magra assistenza sociale finanziaria, costringendoli ulteriormente nella povertà. La Banca Mondiale ha finanziato il registro della Social Card con un prestito nel 2021 e il registro è stato istituito nel 2022. È stato elogiato come un database centralizzato che avrebbe reso più equo e semplice fornire assistenza finanziaria alle comunità più emarginate della Serbia e proteggerle da povertà. Ma in alcuni casi, ha effettivamente fatto l’esatto opposto, spingendo le persone emarginate ulteriormente nella povertà, poiché l’assistenza sociale era la loro unica forma di reddito. L’introduzione dell’automazione in un sistema di assistenza sociale finanziaria già imperfetto può esacerbare problemi e disuguaglianze preesistenti. È fondamentale che, quando la Banca Mondiale e i governi introducono l’automazione per migliorare la protezione sociale, conducano solide valutazioni dei rischi per i diritti umani sia durante la progettazione che l’implementazione di tali programmi e progettano il sistema per eliminare il potenziale impatto sui diritti umani sulle persone. Film di: Nemanja Vojinovic Link al rapporto completo: Intrappolati dall'automazione: povertà e discriminazione nello stato sociale della Serbia - Amnesty International

@Privacy Pride

youtube.com/watch?v=y_u3FnMYgn…

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Serve un Fondo per la Sovranità Digitale dell’Ue


L’Unione Europea è attualmente impegnata in negoziati decisivi riguardanti la legge sull’intelligenza artificiale, un processo che determinerà se questa normativa emergerà come un modello globale per un approccio progressivo e rigoroso alla regolamentazio

L’Unione Europea è attualmente impegnata in negoziati decisivi riguardanti la legge sull’intelligenza artificiale, un processo che determinerà se questa normativa emergerà come un modello globale per un approccio progressivo e rigoroso alla regolamentazione dell’IA. Ciò include l’implementazione di norme stringenti per le applicazioni IA di alto rischio, la trasparenza obbligatoria e la protezione dei diritti fondamentali. Tuttavia, persiste il timore che questa legislazione possa subire l’influenza delle grandi corporazioni nel settore dell’intelligenza artificiale, degradandola a un semplice codice di condotta volontario. Questo scenario potrebbe aggravare le già presenti disparità di potere e gli impatti negativi dell’intelligenza artificiale sulla società. Gli eventi recenti di OpenAI, inclusi il controverso licenziamento e la successiva reintegrazione delCEO Sam Altman, e le potenziali dimissioni collettive dei dipendenti, riflettono la natura imprevedibile, volubile e ancora immatura del governo del settore.

Aggiungendo a ciò, le questioni legali di OpenAI legate all’uso non autorizzato di contenuti protetti da diritto d’autore nella formazione dei suoi modelli di intelligenza artificiale, insieme a una supervisione normativa e misure di sicurezza inadeguate, enfatizzano la necessità impellente di una legislazione chiara e globale sull’IA. Queste dinamiche critiche non dovrebbero essere lasciate alla sola autoregolamentazione delle entità commerciali operanti in ambito privato. Oltre all’AI Act, l’Ue ha introdotto regolamenti come il Digital Market Act e il Digital Services Act per limitare il predominio dei colossi tecnologici, promuovendo una concorrenza equa e la tutela dei consumatori. Nonostante ciò, la semplice regolamentazione del potere delle Big Tech non basta. La crescente dipendenza dell’Europa dall’importazione di tecnologie solleva preoccupazioni significative per la sua autonomia digitale e la competitività economica e industriale. Di fronte a questa sfida, l’Europa deve concentrarsi sull’investimento nel proprio settore tecnologico e sostenere soluzioni aperte, sovrane e indipendenti che riflettano i valori e le esigenze europee. È
fondamentale che l’UE intensifichi gli investimenti nella ricerca, nell’innovazione e nelle infrastrutture pubbliche digitali. Promuovendo standard etici, indirizzando strategicamente sussidi e appalti pubblici, l’Europa può affermarsi come un leader tecnologico, dove l’innovazione serve il bene comune e enfatizza la necessità di un nuovo patto sociale nel tecno-capitalismo che affronti non solo le sfide immediate ma anche le implicazioni a lungo termine per l’occupazione,
i diritti dei lavoratori, la creatività, l’istruzione e le norme sociali.

Immaginiamo un futuro dove gli agenti di intelligenza artificiale diventano mediatori essenziali in tutte le nostre interazioni digitali, custodi della conoscenza umana. In questa nuova era di Internet, è cruciale che tali piattaforme rimangano aperte e universalmente accessibili, e non cadano sotto il controllo dei giganti tecnologici della Silicon Valley. Il controllo centralizzato di queste piattaforme potrebbe manipolare l’opinione pubblica, influenzare la cultura e amplificare pregiudizi legati a razza, genere, salute e classe sociale. Pertanto, è vitale che questi sistemi di intelligenza artificiale siano gestiti come beni comuni digitali, con un impegno costante verso la trasparenza, la responsabilità democratica e la supervisione pubblica. L’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk ha scatenato un acceso dibattito in Europa sull’urgenza di sviluppare piattaforme sociali native, regolate secondo principi democratici. Il modello di business attuale delle piattaforme
sociali e l’ingombrante influenza dei tycoon tecnologici nell’ambito pubblico intensificano le preoccupazioni relative alla diffusione di fake news, discorsi d’odio e ideologie estremiste. È imprescindibile che queste nuove piattaforme sociali europee siano costruite basandosi su principi come l’open source, l’interoperabilità e la privacy. Questo impegno mira a creare uno spazio pubblico digitale europeo che promuova valori di pluralismo, privacy e libertà di espressione, resistente alle manipolazioni dei movimenti populisti e agli interessi particolari.

In vista delle prossime elezioni europee, è fondamentale definire una strategia complessiva e destinare investimenti significativi. Un Fondo per la Sovranità Digitale dell’UE da dieci miliardi di euro potrebbe essere il trampolino di lancio per armonizzare e potenziare le iniziative nazionali ed europee ancora frammentate. Questo fondo sosterrebbe lo sviluppo di modelli e applicazioni di intelligenza artificiale aperti e sovrani, infrastrutture di dati, piattaforme europee per la diffusione di conoscenza e contenuti digitali, identità digitali che tutelano la privacy e sistemi di pagamento digitale. Tali strumenti sono cruciali per forgiare un’alternativa pubblica ai servizi e alle applicazioni digitali paneuropee, stimolando mercati open source e interoperabili in settori chiave come la mobilità intelligente, lo sviluppo urbano, l’assistenza sanitaria, la partecipazione civica, l’istruzione e la cultura, integrando le normative europee su fisco, diritti del lavoro e licenze.
Il progresso nelle infrastrutture digitali pubbliche nelle città europee sta raggiungendo traguardi significativi. Focalizzandosi su concetti come la cittadinanza digitale, la sovranità dei dati, le tecnologie che tutelano la privacy e l’autodeterminazione algoritmica di lavoratori e cittadini, l’Europa può emergere come un leader nella società digitale, ponendo le persone e l’interesse pubblico al centro delle sue politiche. L’Europa deve prendere l’iniziativa, tracciando un proprio percorso nell’era digitale e offrendo un’alternativa convincente al predominio tecnologico degli Stati Uniti e della Cina.

Questo modello, allineato agli obiettivi delle Nazioni Unite di promuovere e governare efficacemente i beni pubblici digitali, enfatizza il ruolo della tecnologia in armonia con i valori democratici, inserendosi in un contesto sociale più ampio che mira a promuovere la giustizia sociale e ambientale e a ridurre le disuguaglianze.

Il Sole 24 Ore

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Lunedì (4 dicembre) la commissione per gli Affari economici del Parlamento europeo ha adottato ad ampia maggioranza il rapporto annuale sulla politica di concorrenza, suggerendo di espandere la portata della legge UE sulle Big Tech ai settori del cloud e...


Primo Levi – Se questo è un uomo


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La forza della legalità e del senso del dovere


La Camera Civile di Firenze ha organizzato, in condivisione con la Fondazione per la Formazione Forense, il Comune di Firenze, l’Ordine degli Avvocati di Firenze, Fondazione Spadolini, Fondazione Luigi Einaudi, e con il patrocinio della Federazione delle

La Camera Civile di Firenze ha organizzato, in condivisione con la Fondazione per la Formazione Forense, il Comune di Firenze, l’Ordine degli Avvocati di Firenze, Fondazione Spadolini, Fondazione Luigi Einaudi, e con il patrocinio della Federazione delle Camere Civili, UNCC e Università degli Studi di Firenze, un interessante convegno dal titolo “La forza della legalità e del senso del dovere”, coordinato dal Prof. Pier Francesco Lotito e con illustri partecipanti, tra cui la Presidente della Corte di Cassazione Dott.ssa Margherita Cassano, l’Avv. Umberto Ambrosoli e il nostro Direttore degli affari europei Avv. Prof. Marco Mariani

Programma

Dario Nardella – Sindaco di Firenze
Avv. Sergio Paparo – Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze
Avv. Francesca Cappellini – Presidente Camera Civile di Firenze e Federazione delle Camere Civili della Toscana
Prof.ssa Irene Stolzi – Direttore Dipartimento Scienze Giuridiche Università di Firenze
Avv. Prof. Marco Mariani – Direttore degli affari europei della Fondazione Luigi Einaudi
Prof. Cosimo Ceccuti – Presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia

Introduce e coordina

Prof. Pier Francesco Lotito Università degli Studi di Firenze

Relatori

Dott.ssa Margherita Cassano – Presidente della Suprema Corte di Cassazione
Dott. Ettore Squillace Greco – Procuratore Generale della Corte di Appello di Firenze
Avv. Umberto Ambrosoli – Foro di Milano
Avv. Gaetano Viciconte – Vice Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Firenze
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L'articolo La forza della legalità e del senso del dovere proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Guerra. Voci da Gaza (parte terza)


Messaggi, registrazioni vocali, aggiornamenti social raccolti dalla Società Antropologica Palestinese Insaniyyat durante i bombardamenti israeliani L'articolo Guerra. Voci da Gaza (parte terza) proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/12/

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(Traduzione a cura di Federica Riccardi)

insaniyyat.org/voices-from-gaz…

Insaniyyat, Society of Palestinian Anthropologists

Pagine Esteri, 5 dicembre 2023. Dall’inizio della guerra israeliana contro la popolazione di Gaza, familiari e amici, compresi i membri della nostra comunità Insaniyyat, hanno cercato con ansia di avere notizie dei propri cari in tutta Gaza. Di seguito sono riportate le trascrizioni di messaggi di testo personali, note vocali e post sui social media che gli amici e i cari di Gaza sono riusciti a inviare in risposta; messaggi intermittenti composti nel bel mezzo dei bombardamenti e della distruzione, mentre erano sopraffatti dalle notizie di continue morti, anche di amici e parenti, senza elettricità, cibo, acqua, rifugio sicuro e speranza.

Andaleeb Adwan, femminista, scrittrice ed educatrice.

Andaleeb Adwan è un’attivista di lunga data per i diritti delle donne e la democrazia a Gaza. È fondatrice e direttrice del Community Development and Media Center di Gaza City, che lavora con giovani e donne per promuovere lo spazio democratico e l’espressione di sé attraverso i media cittadini socialmente consapevoli. Si veda il suo post dalla guerra israeliana del 2021 su Gaza qui e un’intervista del 2012 qui.

I seguenti sono i messaggi Whatsapp che Andaleeb ha potuto inviare tra l’8 e il 17 ottobre 2023.

Mercoledì 1 novembre

Buongiorno

La rete è stata interrotta ieri sera fino a un’ora fa

Hanno distrutto il campo di Jabaliya ieri e oggi

Non so più come preoccuparmi o rassicurarmi.

Questo torpore non è normale

Niente mi interessa davvero

Martedì 7 novembre

Buongiorno

Dall’inizio della guerra, esattamente trenta giorni fa, ho evitato di scrivere degli orrori che stiamo subendo all’istante e ininterrottamente a Gaza. Ho persino evitato di parlare con i giornalisti stranieri e locali che mi hanno contattata, alcuni dei quali sono vecchi amici o amici di amici. Mi sono sottratta usando vari pretesti e giustificazioni, tra cui il frastuono dei tanti bambini che mi circondano e il mio stare in agguato delle loro piccole guerre, cercando di prevenirle prima che scoppino o di spegnerle appena iniziano. E io sono la nonna che cerca di essere ferma ed equa tra i suoi nipoti e i tanti altri bambini che si trovano qui, dove abbiamo trovato rifugio da Gaza City, da cui siamo fuggiti due volte con la famiglia e i parenti di mia nuora; prima fuggendo in due diversi alberghi, poi di nuovo fuggendo dai miei parenti qui nel campo di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

I miei tentativi spesso sono falliti, perché i bambini sono andati totalmente e incredibilmente fuori controllo e si sono riempiti di violenza e ferocia usando le mani, i piedi e i denti per attaccarsi l’un l’altro. Alcuni di loro non piangono o urlano più durante i litigi, né mentre colpiscono né mentre vengono colpiti. A volte ci accorgiamoche sta scoppiando una rissa dal rumore degli schiaffi o da qualcosa che cade accanto a loro. Salma, [mia nipote] che ha esattamente due anni e mezzo, cammina e prende a pugni gli altri, grandi e piccoli, a destra e a manca, senza preavviso. Sono svuotata da queste battaglie, dal tentativo di prevenirle o di porvi fine o di calmare i miei pensieri quando finiscono. E mi sono convinta di essere impegnata in questa grande missione che mi ha distratta da interviste alla stampa che non mi avrebbero nutrito né placato la mia fame. Poiché ciò che è proibito e ciò che è lecito sono ovvi, e chi non riesce a vedere attraverso il proprio filtro [morale] che i palestinesi hanno una giusta causa è cieco, e non vedrà e non capirà mai nulla, né dalle interviste alla stampa né da altro… Inoltre, le stazioni televisive trasmettono in diretta il bombardamento dei quartieri e delle case affollate e degli edifici che cadono sulle teste dei loro residenti; il bombardamento degli ospedali con i loro feriti, e delle scuole e delle chiese con le loro migliaia di sfollati. Quindi, cosa possono aggiungere le mie parole a questo mondo sordo e cieco? Niente…

Oltre al compito di prevenire le guerre tra bambini, ho un altro compito, non meno importante, che è quello di gestire le scorte alimentari. Si tratta di cucinare e poi distribuire le razioni tra uomini, donne e bambini, di ricevere il pane e conservarlo attraverso l’essiccazione, nascondendolo al vecchio gatto bianco che ogni notte entra dalla finestra in cerca di cibo. A questi compiti segue la supervisione dello smaltimento della spazzatura che si accumula ogni giorno, in modo che il gatto non la trovi e la sparpagli per tutta la casa mentre noi dormiamo… Ti prego, non sottovalutare questi miei compiti, perché sono molto più importanti delle chiacchiere con la stampa, molto più facili dell’uso di Internet, che è intermittente e instabile, e più comodi per me che parlare in inglese, di cui non mi è rimasto nulla in testa… E per essere ancora più onesta, non sono nemmeno in grado di parlare in arabo con scioltezza, anzi mi ci vuole tempo per ricordare un sacco di significati, parole, nomi ed espressioni… Questo stato mi fa sentire come se mi fossi appena svegliata dal sonno o da un coma…

Concordiamo quindi sul fatto che svolgo preziose missioni sul campo nei luoghi di sfollamento in cui ci siamo rifugiati. Infatti, mio nipote di 44 anni mi ha conferito il titolo di Ministro della Nutrizione e dell’Approvvigionamento, di cui sono molto felice. La mia soddisfazione è solo guastata dai rumori dei bombardamenti vicini e lontani, e dal rumore dei generatori a gas, cherosene e benzina usati per portare l’acqua sui tetti, pesanti di cisterne, legna da ardere, scarpe vecchie, tappeti logori, bottiglie di plastica vuote e rottami vari; oltre al filo per lavare i panni lavati a mano e ancora intrisi d’acqua perché le mani stanche delle donne non sono riuscite a strizzarli a sufficienza. Soprattutto perché la maggior parte di loro sono donne molto giovani che non hanno mai dovuto lavare i panni a mano nel breve arco della loro vita, tra una guerra e l’altra, negli ultimi 15 anni… Sì, in questi anni abbiamo sofferto di regolari interruzioni di corrente, ma la maggior parte delle donne è stata in grado di continuare a lavare il bucato in lavatrice programmandole in funzione di quando l’elettricità era disponibile, nelle guerre precedenti l’elettricità non è mai stata tagliata in maniera così totale, continua e completa come in questa guerra…

Ma torniamo alle mie preoccupazioni quotidiane che mi hanno distratta dal parlare e scrivere di questa guerra. Come accertarmi quotidianamente di come stanno i miei colleghi e colleghe di lavoro e rispondere alle amiche che ci contattano costantemente per sapere come stiamo. Questo è uno dei compiti che svolgo, sia che siapossibile chiamare con il cellulare o scrivere un messaggio di gruppo su WhatsApp, a seconda di ciò che èreso disponibile dalla rete [di comunicazione].

Seguo anche le notizie delle lotte quotidiane tra gli sfollati sovraffollati, decine di loro che vivono l’uno sull’altro in piccole case stipate l’una accanto all’altra lungo gli stretti vicoli del campo, anche questa è una delle mie preoccupazioni… Oh Dio, quanta gente è stressata, spaventata e nervosa… Saranno necessari anni di cure per liberarci della situazione in cui ci troviamo, se non saremo già stati liberati dalla vita prima di allora… Saranno necessari anni di ricostruzione per compensare ciò che è stato distrutto, e saranno necessari altri anni per documentare e registrare gli orrori che stiamo vivendo, orrori che non sappiamo quando finiranno. E non sappiamo se saremo qui ad assistere alla loro fine o se assisteremo alla nostra di fine?

Questo accade notte dopo notte a Rafah. Sto scrivendo e sono piena di una grande paura. Che Dio ci protegga.

È stata la nostra notte più dura a Rafah.

Mercoledì 8 novembre

Ieri ho saputo che la nostra casa [a Gaza City] è stata distrutta, così come l’intero quartiere.

Sono molto preoccupata per le nostre cose personali

Ci sono ladri a Gaza

Rubano negli edifici distrutti

Non sono preoccupata per le cose che possono essere sostituite

Sono preoccupata per i nostri album fotografici

I ricordi

Comunque, sono fortunata ad essere viva

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L'articolo Guerra. Voci da Gaza (parte terza) proviene da Pagine Esteri.



LIBRI. Amin Maalouf: da Tsushima a Gaza, il crepuscolo dell’Illuminismo?


La guerra di Gaza che si svolge davanti ai nostri occhi sembra essere il naturale epilogo del saggio di Amin Maalouf, "Il labirinto dei perduti. L'Occidente e i suoi avversari". L'articolo LIBRI. Amin Maalouf: da Tsushima a Gaza, il crepuscolo dell’Illum

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Di Antoine Courban – lorientlejour.com

(traduzione a cura della redazione)

La guerra di Gaza che si svolge davanti ai nostri occhi sembra essere il naturale epilogo del saggio di Amin Maalouf, “Il labirinto dei perduti. L’Occidente e i suoi avversari”. L’opera si apre con la sconfitta militare russa nel 1905 contro il Giappone, di fronte all’isola di Tsushima. Si conclude con angoscianti interrogativi sulla guerra ucraina, sul futuro dell’Occidente e del mondo, che ricordano i lamenti di Teodoro Metochita (1270-1332). Un secolo prima della caduta di Costantinopoli, quest’ultimo scriveva nel suo Threnes sul declino dell’Impero Romano: “Un’immensa tristezza mi attanaglia quando penso alle prove passate (…) Ma è soprattutto del futuro che mi aspetta Mi è doloroso parlare: come potranno questi innumerevoli sconvolgimenti e il destino inesorabile portare alle prove future e al naufragio finale? “. Per Maalouf, la confusione inizia quando “un leader si chiede se ha ragione a considerarsi offeso e a voler punire i suoi avversari” (p. 434) invece di affermare militarmente il proprio interesse.

La guerra di Gaza rivela il fallimento morale dei principi apparentemente universali che l’Occidente ha condiviso con tutti i membri dell’unica famiglia umana. Chiudendo il libro ci troviamo a chiederci: “Gaza sarà la tomba dell’Aufklärung e della supremazia occidentale? » L’Illuminismo tramonta oggi nel crepuscolo di una modernità performante, inebriato dall’odio identitario, avendo esaurito le risorse spirituali che avrebbero potuto servire da filo di Arianna per coloro che si sono persi nel labirinto della storia.

Nelle 437 pagine del suo saggio, Amin Maalouf mostra un affresco monumentale della civiltà più brillante, efficiente ed eccezionale della storia umana. Puoi amare o odiare l’Occidente. Tuttavia, la sua civiltà e cultura sono servite da ideale e modello da seguire per cinque secoli. Lodiamo i suoi progressi senza precedenti nella scienza. Lo ammiriamo per i suoi successi che hanno migliorato le nostre condizioni di vita. È temuto per il suo potere. Amin Maalouf ci fornisce delle tappe precise che ci permettono di confrontare l’impresa luminosa, intellettuale e tecnica dell’Occidente con il suo lato oscuro, quello che lo precipita nella peggiore trappola della natura umana: l'”eccesso”, questa formidabile arroganza, faustiana e prometeica. tentazione allo stesso tempo. È tradizionalmente espresso dall’ottimismo storico e personificato dal concetto di progresso che ha entusiasmato i popoli del mondo con la sua utopia di poter raggiungere il paradiso in terra, attraverso la sola volontà dell’uomo. Ottimismo storico significa che abbiamo tutta la verità e che “non contiamo su niente e nessuno se non su noi stessi e sulla lotta” (E. Roudinesco). Ahimè, nessuno aveva pensato che l’eccesso avrebbe influito sul progresso stesso. Il 21° secolo ne è un sanguinoso esempio.

Amin Maalouf ripercorre cinque secoli di ascesa verso le vette dell’arroganza. Mostra come l’ottimismo storico occidentale sia diventato, attraverso la mimica, universale. Tre esempi storici illustrano questa evoluzione: il Giappone, la Russia, la Cina, prima di avvicinarsi agli Stati Uniti d’America, punto finale e fortezza dell’Occidente.

Tutti i paesi volevano imitare il modello per aumentare il proprio benessere ma soprattutto la propria politica di potere. Purtroppo, l’assolutismo morale occidentale non ha mancato di umiliare i suoi imitatori che, a loro volta, hanno fatto lo stesso. Il Giappone Meiji si occidentalizzò ma presto cominciò a umiliare la sua vecchia nutrice, la Cina. Quando lo squadrone russo fu distrutto nel 1905 dalla flotta giapponese, il mondo intero si rallegrò. Il nemico del Giappone, il cinese Sun Yat Sen, ha dichiarato: “Abbiamo visto la sconfitta della Russia da parte del Giappone come la sconfitta dell’Occidente da parte dell’Oriente. » Stessa storia con l’indiano Jawaharlal Nehru.

Il saggio di Maalouf apre la strada a una serie di interrogativi sul dispiegamento di questa hybris, chiaramente percepita fin dagli albori del pensiero greco, divenuta oggi paradigma globalizzato. Eschilo la chiama figlia dell’Empietà. Per Ovidio è figlia della Notte. Esopo la vede come un’inseparabile compagna di guerra. È arroganza scandalosa, fiducia sproporzionata in se stessi e nelle proprie capacità, presunzione volontaristica, convinzione di superiorità di valore, fede aggressiva in una sorta di messianismo secolarizzato. Oscura la coscienza morale, acceca ogni visione a lungo termine, in breve acceca la sua vittima e la fa perdere nel labirinto. L’uomo di questo modello è coraggioso, inventivo, audace fino all’incoscienza, persino sfacciato. Pensa di dominare la Natura anziché Dio, grazie alla sua tecnoscienza. Resta segnato dal pregiudizio inestirpabile dell’assolutismo morale. È convinto della sua invincibilità, che lo autorizza a umiliare gli altri.

Tutti questi tratti potrebbero essere riassunti in quella che Evagrio Pontico (345-399 d.C.) chiama Philautia, la prima, più grave e formidabile malattia della mente. Philautia è un’autoindulgenza viziosa e smodata. Va ben oltre il volgare narcisismo psicopatologico o l’egoismo ombelicale, perché è soprattutto consapevole e razionale. Sfrutta le facoltà più nobili della mente: intelligenza e volontà. Il male non può nulla senza il libero arbitrio dell’uomo. L’antropologia culturale riconosce nella versione occidentale della Philautia una cieca adesione alla cosiddetta Ragione universale ma che è, in ultima analisi, “giudice e parte, sentenza senza appello e memoria vincolante, carica di implicite minacce” (L. Poliakov). L’Hubris rimane inseparabile dal suo alter ego, Nemesis o vendetta che si scatena contro chiunque superi i limiti di ciò che è umanamente possibile. La cacofonia bellicosa e immorale del mondo lo dimostra.

Per raccontare l’aspetto politico e conquistatore di questo eccesso prometeico, Amin Maalouf comincia con la visita del commodoro Matthew Perry (1794-1858) in Giappone, a capo di un grande squadrone, allo scopo di forzare la mano alle autorità per concludere un trattato commerciale. Calpestando le usanze del protocollo giapponese, si presentò a Edo (Tokyo), sede dello Shogun e non a Nagasaki, unico porto dove potevano attraccare gli stranieri. Perry aveva valutato attentamente la sua sfrontatezza. “Doveva dare l’impressione di totale fiducia in se stesso, come se non temesse nulla. » (pag. 30). I giapponesi non punivano gli insolenti ma temporeggiavano. Iniziò così l’era Meiji, durante la quale il Giappone si modernizzò fino a distruggere la flotta russa nel 1905.

Ma come è emersa l’arroganza della modernità? Un’antologia di storia delle idee potrebbe spiegarlo. C’è sicuramente il Rinascimento, la Riforma protestante, la nascita della scienza moderna ma soprattutto la secolarizzazione del cristianesimo. L’idea prometeica del progresso sarebbe “come un’altra formula del peccato originale perché, gustare il frutto dell’albero della conoscenza, è sapere tutto di tutto, in altre parole, ancora una volta, eguagliare Dio” (Michel Onfray) . Questa inversione dell’idea cristiana della caduta implica una salvezza senza salvatore, opera dell’uomo; presuppone un’escatologia realizzata quaggiù. La modernità ha rivelato un confronto bellicoso tra un “Io umano” e un “Sé divino”, una sorta di guerra metafisica che non cessa di produrre i suoi effetti devastanti su ciascuno di noi. Ha generato ideologie che hanno divinizzato la società. Le ideologie oggi sono morte; permangono conflitti di identità. “Ogni crisi d’identità è una crisi messianica e la storia delle utopie ci mostra che nelle fasi di disgregazione sociale c’è sempre stato messianismo». (F. Thual) Questo tratto è iscritto nel Cristianesimo fin dalla Tarda Antichità. L’Occidente cristiano è segnato da due dottrine eterodosse: il pelagianesimo prometeico che proclama la salvezza attraverso le opere dell’uomo; e lo gnosticismo faustiano che insegna la salvezza attraverso la conoscenza. Il movimento gnostico occidentale più influente è il Gioachimismo, studiato magistralmente da Henri de Lubac (La posterità spirituale di Joachim de Flore). Pelagianesimo e gnosticismo gioachimita sono proprio i due pericoli della modernità contro cui l’attuale papa Francesco conduce la lotta in nome di una riconciliazione dell’uomo con la natura e con se stesso. La lettera Placuit Deo (2018) e l’esortazione Gaudete et Exultate (2018) spiegano i rischi dell’arroganza. Philautia richiede intelletto e volontà per produrre i suoi effetti distruttivi.

Dopo cinque secoli di supremazia occidentale, ora che le ideologie sono morte, il mondo si ritrova travolto dalle turbolenze di un presunto conflitto di valori. Da un lato, l’Occidente ebbro delle proprie utopie e dell’ondata di wokismo che è il culmine della smaterializzazione gnostica della realtà. Di fronte, il campo dell’ordine e del potere coercitivo, in nome dei valori tradizionali, soprattutto religiosi. In mezzo a questo caos, migliaia di persone innocenti muoiono in Ucraina e nella terra dove è nato Cristo.

Quale rimedio contro Philautia? Senza dubbio la Dichiarazione di Abu-Dhabi sulla Fraternità Umana (2019). Ma questa è solo una dichiarazione di intenzioni. Come possiamo tradurre politicamente questo documento in relazione a Gaza? Ora che abbiamo spente le lampade dell’illuminazione, la fraternità potrebbe convincerci, come Paolo di Tarso, che «anche se parlo tutte le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho carità, mi manca l’amore, sono solo un ottone risonante, un cembalo tintinnante”. (1 Corinzi 13:1).

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In Cina e Asia – Hong Kong: la polizia condanna la fuga in Canada dell’attivista Agnes Chow


In Cina e Asia – Hong Kong: la polizia condanna la fuga in Canada dell’attivista Agnes Chow Agnes Chow
I titoli di oggi: Hong Kong: la polizia condanna la fuga in Canada dell’attivista Agnes Chow Missili Usa di media gittata nell’Indo-Pacifico: è la prima volta dai tempi della Guerra Fredda Corea del Sud, rimpasto di governo in vista delle elezioni del 2024 Cina e Bielorussia rafforzano la cooperazione Il sito archeologico di Liangzhu e i 5 mila anni di ...

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“L’Autorità danese pubblica il catalogo delle misure di sicurezza” Il 28 novembre 2023 l’Agenzia danese per la protezione dei dati personali ha pubblicato sul proprio sito web un interessante catalogo – contenente le misure di sicurezza dei dati – che contribuirà a facilitare la ricerca di soluzioni per la gestione dei rischi da parte delle …


L'arresto di un latitante italiano trafficante di cocaina in Colombia, grazie alla collaborazione con INTERPOL (Progetto I-CAN)


Avrebbe organizzato spedizioni di cocaina verso diversi porti europei con cartelli della droga in Colombia per conto dell'organizzazione mafiosa 'Ndrangheta. Massimo Gigliotti, 55 anni, è stato arrestato in Colombia dopo essere sfuggito alla cattura in diversi paesi dell'America Latina.

Immagine/foto

Uno sforzo congiunto da parte della Polizia Nazionale Colombiana (#PolicíaNacionaldeColombia) e dei Carabinieri italiani di Bologna, con il sostegno di #Europol e del Progetto di Cooperazione #INTERPOL contro la #'ndrangheta (#I-CAN), ha portato alla cattura del latitante. Dallo scorso settembre INTERPOL/I-CAN aveva segnalato le ricerche di Gigliotti alle autorità di Brasile, Colombia, Repubblica Dominicana, Panama e Venezuela.

L'arrestato ha legami con molti esponenti di alto rango della criminalità organizzata italiana e dei cartelli della droga latinoamericani, ed aveva trascorso diversi mesi in laboratori clandestini di droga. Gli investigatori sono stati in grado di stabilire come la 'ndrangheta avesse inviato l'individuo sino alle montagne della Colombia per lavorare direttamente con i produttori di droga nei loro impianti di produzione, con l'obiettivo di portare queste nuove competenze in Europa.

Infine pochi giorni fa, il latitante è stato fermato nei pressi della sua residenza temporanea, nonostante abbia cercato di identificarsi con un documento d'identità colombiano falso.

L'Europol aveva sviluppato informazioni affidabili sulle attività internazionali di traffico di droga di questo individuo - per il quale l'INTERPOL aveva emesso un red notice (avviso rosso) - ed ha quindi riunito tutti gli investigatori coinvolti per concordare una strategia comune per arrestare il sospetto. A tal fine, Europol ha anche istituito un posto di comando virtuale per coordinare le attività sul terreno. L'operazione è stata sostenuta dall' #EMPACT e dalla #reteON, finanziata dall'UE (Progetto Fondi Sicurezza Interna 'ISF4@ON') e guidata dalla Direzione Investigativa Antimafia italiana.

Il Direttore del supporto operativo e dell'analisi dell'INTERPOL, Cyril Gout, ha dichiarato: “Attraverso questo arresto, I-CAN continua a dimostrare la sua efficacia nel combattere una delle organizzazioni criminali più estese e potenti del mondo. Il modello I-CAN si basa sulla fornitura ai paesi di un modello di cooperazione che apporta valore aggiunto operativo, in particolare in un momento in cui è necessaria un’azione globale urgente e coordinata per contrastare la criminalità organizzata transnazionale”. Voluto dal Dipartimento italiano di Pubblica Sicurezza, I-CAN aumenta la consapevolezza e la comprensione globale sulla 'Ndrangheta e sul loro modus operandi, condividendo informazioni di polizia per smantellare le loro reti e operazioni e arrestare sospetti ricercati. Dal suo lancio nel 2020, I-CAN ha facilitato l’arresto di 93 fuggitivi in tutto il mondo.

Per saperne di più sul Progetto I-CAN 👉 interpol.int/en/Crimes/Organiz…

Qui un video che illustra il Progetto I-CAN 👉 inv.citw.lgbt/watch?v=6UR7lTQz…

#ArmadeiCarabinieri



VERSIONE ITALIANA CALIFORNIA, LE NUOVE REGOLE SULLA PRIVACY DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE In California i regolamenti inerenti le nuove regole sulla privacy e l’intelligenza artificiale, pubblicati il 27 novembre, darebbero ai residenti dello stato il diritto di vietare l’utilizzo dei loro dati personali quando questi vengono utilizzati da “sistemi automatizzati” come ad esempio i filtri di screening …



L’impatto delle forzature di bilancio tedesche sulle nuove regole Ue


Il governo tedesco sembrava aver assecondato il noto motto di Henry Kissinger: “Le cose illegali le facciamo subito, per quelle incostituzionali ci mettiamo un po’ di più”. Tuttavia, dopo che proprio la Corte di Karisruhe ha smontato l’utilizzo abusivo de

Il governo tedesco sembrava aver assecondato il noto motto di Henry Kissinger: “Le cose illegali le facciamo subito, per quelle incostituzionali ci mettiamo un po’ di più”. Tuttavia, dopo che proprio la Corte di Karisruhe ha smontato l’utilizzo abusivo dei “fondi speciali” extra bilancio, Berlino deve cercare di quadrare i bilanci 2023 e 2024 entro poche settimane, con soluzioni che inevitabilmente avranno conseguenze anche sul contemporaneo negoziato sulle nuove regole fiscali europee.

La sentenza della Corte ha reso inutilizzabili 60 miliardi di fondi per spese già programmate, un ammontare che pone Berlino di fronte a un problema politico più che finanziario. Nel 2023, infatti, le spese verranno coperte in gran parte con l’aumento del fabbisogno federale. In tal modo però il disavanzo 2023 supererà i limiti del “freno al debito”, la norma costituzionale del 2009 con cui la Germania si è autoimposta un tetto dell’indebitamento federale pari allo 0,35% del Pil (più un fattore ciclico). Per poterlo fare, il cancelliere Scholz ha deciso di invocare “la clausola di emergenza” che sospenderebbe il “freno” anche quest’anno.

La Cdu, il maggior partito di opposizione, ha assicurato che non contesterà la legittimità di questa iniziativa. Diverso il caso in cui Scholz evocasse la clausola di emergenza per il 2024, una tentazione cullata alla cancelleria a fronte di un buco ancora più ampio, legato a un altro “fondo speciale”, e che è quasi impossibile calcolare. Il governo stima un buco di 17 miliardi ma c’è chi calcola sia almeno doppio. La Cdu però si opporrebbe di fronte alla Corte perché ritiene possibile tagliare spese federali per 125 miliardi senza conseguenze recessive se “solo” si riducesse la burocrazia che frena la spesa per investimenti già a bilancio. Una tentazione del governo è allora di ricorrere ai prestiti del programma Next Gen Eu che Berlino non ha richiesto finora, limitandosi ai trasferimenti “gratuiti”. Si tratterebbe di una mossa di rilevante significato per l’Europa, perché accentuerebbe l’importanza di fondi finanziati da debito comune anche per un Paese che può finanziarsi sul mercato a tassi inferiori a quelli dell’Ue.

Più complessa è la questione se la Germania riconoscerà l’evidenza dei problemi causati da una regola rigida, economicamente e giuridicamente, quale il “freno al debito”. Il governo ritiene che una revisione della norma sia augurabile, ma per attuarla è necessario il voto favorevole di due terzi del Parlamento e deve quindi ottenere il consenso dell’opposizione. L’opzione del governo è di escludere dal calcolo del disavanzo le spese per investimenti in settori come la transizione ambientale e quella digitale. Oppure di classificare tali settori come rilevanti ai fini costituzionali, consentendo la creazione di “fondi speciali” extra bilancio (come è già successo per la Difesa). Anche questa opzione avrebbe conseguenze nel confronto europeo perché legittimerebbe deroghe simili in altri Paesi, o addirittura potrebbe essere trasposta in fondi speciali comuni a carico del bilancio comunitario con vaste implicazioni politiche perché la responsabilità delle scelte farebbe poi capo alla Commissione Ue. Decisiva è la posizione della Cdu che si oppone ala revisione del “freno” a livello federale, sostenendo che esso sia già flessibile grazie al fattore ciclico che quest’anno, per esempio, autorizzerebbe un disavanzo ulteriore di circa 20 miliardi.

La Cdu è invece possibilista nel caso di una riforma del “freno”, ancora più rigido, applicato ai Länder, ai quali è richiesto un pareggio di bilancio senza attenuazioni cicliche. Fonti della Cdu si dicono infine contrarie a eccezioni per le spese per clima ed energia. Un compromesso nel corso del 2024, tuttavia, non è da escludere. La Cdu, infatti, riconosce ora il problema dei Länder perché è al governo in alcuni di essi. Potrebbe avvertire il problema anche a livello federale qualora, come previsione generale, vincesse le elezioni del 2025. In quel caso, inoltre, dovrebbe formare una coalizione di governo con un altro partito dell’attuale coalizione e negoziare un accordo offrirebbe il pretesto per “concedere” la riforma del “freno”.

L’opposizione è invece contraria alla creazione di nuovi “fondi speciali” a livello europeo. La questione si porrà a breve con il finanziamento dei fondi per l’Ucraina, di cui anche la Cdu riconosce l’irrinunciabilità. Secondo la Cdu, istituire un veicolo ad hoc (appunto un fondo speciale europeo) incorrerebbe in problemi di compatibilità giuridica di fronte alla

Corte tedesca. I fondi, quindi, dovrebbero provenire dal bilancio degli Stati, ma qui sorge un altro problema: informalmente Berlino sta trattando non solo per evitare un aumento, ma addirittura per ottenere la riduzione di un terzo del contributo tedesco alle casse comunitarie. Intanto il negoziato sulle regole europee si sta avvicinando a una conclusione. Tutti i governi sono convinti che il Consiglio Ue debba trovare l’accordo entro fine anno. Proprio la ristrettezza dei tempi renderà ancora più confuso un negoziato in cui si combinano interessi molto diversi: a fronte della richiesta tedesca di inserire nella proposta di riforma della Commissione due clausole di salvaguardia (la riduzione del rapporto debito-Pil di un punto percentuale ogni anno e un calo del disavanzo strutturale di mezzo punto, valide per tutti), si negozierà un approccio più flessibile nella valutazione delle condizioni eccezionali che giustifichino le deroghe, nonché una maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi di Next Generation-Eu o di altre risorse.

La Repubblica

L'articolo L’impatto delle forzature di bilancio tedesche sulle nuove regole Ue proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



La crescita dei budget premia l’Europa. Ecco i dati Sipri sulle spese militari


Nonostante l’aumento della richiesta dovuto alle rinnovate esigenze di difesa e deterrenza (e, anzi, in parte proprio a causa delle difficoltà nell’incontrare la crescita di domanda) il fatturato delle prime cento aziende della difesa su scala globale è d

Nonostante l’aumento della richiesta dovuto alle rinnovate esigenze di difesa e deterrenza (e, anzi, in parte proprio a causa delle difficoltà nell’incontrare la crescita di domanda) il fatturato delle prime cento aziende della difesa su scala globale è diminuito. Sono i dati riportati dall’autorevole Stockholm international peace research institute (Sipri), che prende in considerazione le vendite nel settore difesa dei primi cento produttori al mondo. Secondo i dati dell’istituto svedese, rispetto all’anno scorso il fatturato è sceso del 3,5 punti percentuali su base annua, raggiungendo i 597 miliardi di dollari. Le vendite militari globali nel 2021, per fare un paragone, avevano registrato una crescita dell’1,9% rispetto al 2020, raggiungendo quota 592 miliardi di dollari. La novità è l’inversione di tendenza rispetto alla crescita degli anni precedenti. Il 2021, per esempio, è stato il settimo anno consecutivo a registrare un aumento.

Frenano gli Usa

L’interruzione di questo trend colpisce in particolare se lo si mette a paragone con il clima di crescente necessità globale di dotarsi di sistemi di difesa e deterrenza. Il cambio di paradigma globale iniziato il 24 febbraio 2022 con l’invasione russa dell’Ucraina, infatti, ha aumentato in tutto il mondo la richiesta di strumenti militari, con un parallelo aumento dei budget allocati per la Difesa. A contrarre in particolare i numeri è stato – sorprendentemente – il dato degli Stati Uniti, dove si registra un calo del 7,9%. Negli States si concentrano 42 delle prime cento aziende della difesa prese in considerazione da Sipri, e gli Usa coprono comunque il 51% dell’intera quota di ricavi ottenuti dal settore.

Il peso della domanda globale

A causare la flessione nei ricavi statunitensi, dice l’istituto di Stoccolma, è stata una combinazione di carenza di manodopera e incremento dei costi di fronte alla necessità di soddisfare immediatamente la crescente domanda internazionale. Gli Usa, del resto, sono il principale fornitore di sistemi d’arma per la difesa ucraina, per fare solo un esempio, e si sono dovuti immediatamente addossare la responsabilità maggiore nel rifornire il Paese invaso degli strumenti indispensabili per la propria difesa. A questa crescita di richiesta da Kiev (concentrata in particolare nel settore delle munizioni d’artiglieria e dei sistemi di difesa aerea) non ha fatto però da contrappeso una diminuzione di richieste da altre regioni, anzi. Numerosi Paesi europei si sono dovuti rivolgere all’alleato Usa per potenziare le proprie difese nel breve termine (per citarne solo due, la Germania con gli F-35 e la Polonia con i carri Abrams).

Cresce l’Europa

L’aumento dei budget allocati dagli Stati e la possibilità di concentrarsi maggiormente sulle necessità domestiche sembrano invece aver favorito le realtà europee (26 delle Top100). Nel Vecchio continente è confluito il 20% circa degli investimenti globali, con un aumento delle vendite che ha premiato in particolare i consorzi transeuropei, quelle realtà, definite da Sipri, le cui strutture proprietarie e di controllo sono situate in più di un Paese europeo. Per loro la crescita è stata di quasi dieci punti percentuale (per fare un esempio, Airbus ha aumentato dell’17%). A beneficiare delle crescite sono state soprattutto le realtà di quei Paesi che hanno visto l’aumento più consistente dei propri budget per la Difesa, in particolare Germania e Polonia.

Il resto del mondo

Il principio generale di aumento dei ricavi dovuto a un aumento della richiesta di fronte al facilitarsi dello scenario di sicurezza si ripete anche in altre regioni del globo. I dati del rapporto Sipri, riferendosi all’anno passato, non hanno preso in considerazione l’acuirsi del conflitto tra Israele e Hamas, tuttavia le tensioni registrate nella regione anche prima del 7 ottobre, hanno portato a una crescita dei ricavi per le realtà mediorientali, che hanno visto l’aumento maggiore su scala globale, in particolare in Turchia (+22%) e Israele (+6,5%). Anche nell’Indo-Pacifico la situazione è simile, con tutti i principali attori della regione, Cina, India, Giappone e Taiwan, le cui aziende hanno beneficiato degli aumenti dei budget per la Difesa.

La situazione in Italia

Nonostante l’ottimo posizionamento delle realtà italiane, con Leonardo al 13esimo posto a livello globale (confermandosi la prima realtà dell’Unione europea e la seconda in Europa dopo BAE Systems) e di Fincantieri (salita di due posizioni al 46esimo posto), il fatturato complessivo delle realtà italiane è diminuito del 5,6%. Con un fatturato di 12 miliardi di dollari e mezzo, un calo del 7%, la società di Piazza Monte Grappa è stata penalizzata, secondo il Sipri, in particolare dall’inflazione. Infatti i ricavi complessivi delle vendite di sistemi militari sono cresciuti in termini nominale. Gli effetti dell’inflazione e della riduzione dei ricavi dovuta alla diminuzione delle consegne di Eurofighter al Kuwait, secondo l’istituto di Stoccolma, non sono stati compensati abbastanza dai buoni risultati in altri settori.


formiche.net/2023/12/domanda-o…



Accolta da un presidio dei familiari delle vittime prende il via questa mattina la prima delle tre sedute della Cassazione bis sulla strage di Viareggio nella q


Queste righe giungeranno quando il misfatto sarà compiuto. Come quasi ogni anno il governo di turno stabilisce infatti un giorno in cui, varato il cosiddetto d


Gli Usa pianificano il nuovo ecosistema dell’industria della difesa. Come sarà


Nelle prossime settimane il governo degli Stati Uniti rilascerà per la prima volta un documento di recente concezione, la National Defense Industrial Strategy. Si tratta di una chiara tabella di marcia per la definizione delle priorità e dell’ammodernamen

Nelle prossime settimane il governo degli Stati Uniti rilascerà per la prima volta un documento di recente concezione, la National Defense Industrial Strategy. Si tratta di una chiara tabella di marcia per la definizione delle priorità e dell’ammodernamento della base industriale militare degli Stati Uniti, così da rendere tutto adatto e adattabile a fronteggiare le sfide del nuovo millennio. “Una strategia che intende catalizzare un cambiamento generazionale che guiderà l’attenzione del dipartimento, lo sviluppo delle politiche, i programmi e gli investimenti nella base industriale per i prossimi tre-cinque anni” secondo Laura D. Taylor-Kale, assistente del segretario alla Difesa per la politica della base industriale (che a sua volta è, dal marzo di quest’anno, la prima ad occupare questa posizione di recente istituzione, a dimostrazione del rinnovato interesse del governo verso questo aspetto determinante per il raggiungimento degli obiettivi strategici).

In attesa della sua presentazione ufficiale da parte del sottosegretario alla Difesa per l’acquisizione e il sostentamento William LaPlante, il documento già circola tra gli addetti ai lavori sotto forma di bozza. I resoconti, tutt’altro che ottimistici, spiegano il perché Washington ha prioritarizzato il tema.

Secondo quanto riportato nell’elaborato infatti, la base industriale statunitense “non possiede la capacità, l’abilità, la reattività o la resilienza necessarie per soddisfare l’intera gamma di esigenze di produzione militare in velocità e su scala” e che “in modo altrettanto significativo, i tradizionali appaltatori della difesa si troverebbero a dover rispondere ai conflitti moderni con la velocità, la scala e la flessibilità necessarie per soddisfare i requisiti dinamici di un conflitto moderno di grande portata”.

Le conseguenze di tali momentanee deficienze industriali sono facili da intuire. “Questo disallineamento rappresenta un rischio strategico crescente, in quanto gli Stati Uniti si trovano ad affrontare l’imperativo di sostenere le operazioni di combattimento attive e allo stesso tempo di scoraggiare la minaccia più grande e tecnicamente più avanzata che incombe nell’Indo Pacifico” si legge nel documento, per sottolineare come nel suo attuale stato l’apparato militare-industriale nazionale non sia in grado di soddisfare i requisiti posti da un sistema internazionale in costante e relativamente rapida evoluzione.

Per questo Washington pianifica un ammodernamento profondo.

La fusione delle aziende nel periodo post-guerra fredda ha causato una contrazione dell’apparato della difesa, mentre nello stesso lasso di tempo la Repubblica Popolare Cinese è diventata un centro industriale globale, specialmente nella costruzione navale, nei minerali critici e nella microelettronica. L’industria cinese, dice il draft disponibile, “supera di gran lunga la capacità non solo degli Stati Uniti, ma anche la produzione combinata dei nostri principali alleati europei e asiatici”. Con la pandemia da Covid-19, l’invasione russa dell’Ucraina, e da ultimo l’attacco di Hamas che hanno fatto emergere le inefficienze e le criticità nel sistema logistico e nel sistema produttivo statunitense, che si è ritrovato a dover produrre una quantità di materiale estremamente superiore rispetto a quanto preventivato. Evitare la risposta emergenziale è parte della pianificazione.

All’interno di un intervento al Reagan National Defense Forum, LaPlante ha asserito che la strategia elaborata sarà eseguita a stretto contatto con l’industria: il Pentagono presenterà chiaramente le sue future esigenze di acquisto, permettendo alle aziende partner di modulare adeguatamente i propri investimenti in nuove fabbriche e in ricerca e sviluppo. La strategia prevede inoltre uno sviluppo “di catene di approvvigionamento più resistenti e innovative”, l’investimento nelle piccole imprese e un maggior focus sull’innovazione. Guardando anche fuori dai confini nazionali: “Dobbiamo sollecitare operatori di tutti i tipi, grandi e piccoli, nazionali e stranieri, e quelli che non hanno mai avuto a che fare con il Dipartimento della Difesa o con la produzione della difesa”.


formiche.net/2023/12/gli-usa-p…



Riciclaggio di veicoli. La risposta della polizia italiana e dell'INTERPOL. Dallo scambio di informazioni ai consigli per i proprietari delle auto.


Presso il Compartimento #PoliziaStradale per il Lazio e l’Umbria a Roma si è svolto recentemente il “Motor Vehicle Crime”, incontro cui hanno partecipano le Forze di Polizia Europee, durante il quale sono state pianificate nuove strategie rivolte al contrasto del riciclaggio internazionale di veicoli.

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Anche in questo particolare settore la cooperazione tra le Forze di Polizia, il coordinamento e lo scambio delle informazioni sono elementi fondamentali per ostacolare la criminalità dedita al furto e al riciclaggio dei veicoli, che in Italia, come negli altri Paesi europei   coinvolge articolati sodalizi criminali.
Nel corso dell'incontro si è sottolineata l’importanza del coinvolgimento di partners privati per una collaborazione più ampia ed efficace e si è discusso delle possibili iniziative congiunte per il rafforzamento della cooperazione.

Importante segnalare che l' #INTERPOL è in prima linea in quello che viene definito «crimine automobilistico», che – come abbiamo indicato sopra – ha di per sè una ampiezza transnazionale: si pensi al riciclaggio di auto rubate in un Paese e trafficate in nazioni diverse.

A tal proposito INTERPOL non manca di fornire consigli per i proprietari di auto, ivi compresi quelli riferiti alle «chiavi elettroniche» di apertura e messa in moto, ormai in dotazione alla maggior parte delle autovetture.

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Ebbene, INTERPOL – nel rinviare ad un video di esempio della West Midlands Police inglese, che potete seguire qui 👉 inv.citw.lgbt/watch?v=8pffcngJ… nel quale si vedono dei ladri che «intercettano» il segnale della chiave elettronica di un'auto di lusso, cosa che gli consente di rubarla – suggerisce di:

Non lasciare la chiave accanto alla porta o alla finestra
Conservare le chiavi in ​​una scatola RFID per interrompere l'emissione di un segnale
Parcheggiare il veicolo in un'area sicura per scoraggiare i criminali che prendono di mira il tuo veicolo
Fare attenzione alle persone sospette intorno a te mentre chiudi la macchina (un altro modo in cui i criminali sfruttano il portachiavi è durante il processo di chiusura del veicolo. Mentre chiudi l'auto, i criminali possono intercettare e bloccare il “segnale di blocco” inviato dal portachiavi al veicolo, lasciandolo sbloccato. Il criminale può quindi facilmente rubare il contenuto all'interno del veicolo o il veicolo stesso
Controllare che le porte siano bloccate prima di lasciare l'auto
Chiudere sempre il vostro veicolo e non lasciarlo incustodito con il motore acceso
Assicurarsi che i dispositivi antifurto dell'auto siano chiaramente visibili (volante e blocca freno, allarmi, ecc.)
Non contrassegnare mai le chiavi della macchina con nome e indirizzo (nel caso in cui si perdessero le chiavi).
Non conservare i documenti di immatricolazione nel veicolo; questo rende difficile per il ladro venderlo al mercato nero.
Non tenere oggetti di valore o un GPS in vista nell'auto.

INTERPOL ha due progetti sull'argomento furto e riciclaggio internazionale di veicoli:

Progetto INVEX: coinvolge attualmente 25 paesi e produttori selezionati che scambiano regolarmente dati con INTERPOL. Fin dalla sua nascita nel 2009 in Germania, INVEX ha contribuito al rilevamento di automobili e componenti rubati in più di 100 paesi, portando a migliaia di sequestri e relative indagini di follow-up.

Nuovi produttori stanno cercando di collaborare ad una terza fase di questo progetto, che dovrebbe iniziare entro la fine del 2023. In questa fase verranno implementate nuove caratteristiche tecniche.

Progetto FADA-RI: fornisce un accesso sicuro per i paesi membri dell’INTERPOL al sistema tedesco di identificazione dei veicoli noto come FADA. Questo è uno strumento prezioso per identificare i veicoli forgiati. Nello specifico il progetto si concentra sui produttori tedeschi Audi, BMW, Porsche e Volkswagen e sui loro marchi affiliati. Attualmente conta 132 utenti attivi, 25 Paesi membri e oltre 40.000 ricerche dal lancio nel 2021.



La carenza di competenze in tutta l’Unione europea può essere spiegata da cambiamenti tecnologici così rapidi che sia i lavoratori che le aziende faticano a tenere il passo, ha dichiarato a Euractiv lo studioso di economia del lavoro e premio...


Milei, un punto nero in America Latina


Subito tesi i rapporti con i vicini di casa del neo presidente argentino. Salta l'adesione ai Brics: Miliei sostiene che il mercato si regoli da sé e che gli Stati non debbano promuovere accordi economici L'articolo Milei, un punto nero in America Latina

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di Tiziano Ferri –

Pagine Esteri, 4 dicembre 2023. Il neoeletto presidente argentino Javier Milei non è solo un iperliberista, come in America Latina se ne sono visti in diverse ondate, dagli anni ‘90 in poi. L’ideologia anarcocapitalista che Milei fonda sulla “guerra alla casta” (con cui in passato ha collaborato come consulente governativo) si permea anche di autoritarismo rispetto al conflitto sociale, di revisionismo sulla repressione militare ai tempi del golpe civico-militare, e di fanatismo religioso. Con la vicepresidente eletta Victoria Villarruel, ultra-cattolica, figlia di un generale dei tempi di Videla, Milei è contrario all’aborto e mette in dubbio i 30.000 desaparecidos. Criticando l’argentino papa Francesco, sostiene che la giustizia sociale è il male della società, un furto, perché consiste nel “rubare il frutto del lavoro di una persona per darlo ad un’altra”. Nel caso in cui il mercato non risponda proprio a tutti i bisogni, Milei ha messo in chiaro la sera della vittoria che l’eventuale opposizione sociale dovrà rispettare un principio generale: “Dentro alla legge, tutto, fuori dalla legge, niente”.

In un subcontinente dove buona parte dei presidenti vengono da storie di opposizione ai regimi militari, esaltano la solidarietà e l’intervento statale come elemento cardine delle politiche sociali, seguono multilateralismo e difesa dei diritti umani in politica estera, l’elezione di chi vuole tagliare i ministeri sociali, punta alla dollarizzazione del peso, e sostiene l’intervento israeliano a Gaza, può creare qualche squilibrio. O un riequilibrio. Ciò che gli Stati uniti (e Israele) hanno perso con l’elezione di Gustavo Petro in Colombia, per decenni avamposto politico e militare dell’impero in America Latina, potrebbe essere bilanciato con il nuovo corso in Argentina. A partire dalla mancata adesione del paese ai Brics, programmata dal gennaio 2024, e già sconfessata dalla neo nominata ministro degli esteri Diana Mondino: “Non entreremo nei Brics”. E anche l’appartenenza al Mercosur (Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay), considerato una zona economica stagnante, vacilla. Milei sostiene che non sono gli stati a dover promuovere gli accordi economici, perché il mercato si regola da sé, e se i produttori dovessero rinunciare agli accordi con Brasile e Cina (90% dell’export di 5 province argentine), i prodotti si venderebbero a qualche altro paese.

I rapporti coi vicini di casa, però, partono col piede sbagliato. Quando il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador dichiarò il suo sostegno a Petro per le presidenziali colombiane del 2022, Milei lo considerò “patetico, pietoso, ripugnante”. Colse l’occasione per allargare il giudizio negativo a tutti i membri del “nefasto” Gruppo Puebla, un forum che riunisce personalità progressiste di alto livello del mondo iberoamericano. L’allora deputato argentino mise in guardia colombiani e altri popoli latinoamericani sul fatto che “la libertà, quando si perde per mano di questi assassini, è molto difficile da recuperare”. Di questo gruppo fanno parte gli attuali governanti di Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Cuba, Guatemala, Honduras, Messico, Panama e Venezuela, oltreché lo spagnolo Sánchez. A fronte di un cospicuo numero di stati che cercano di limitare le disparità indotte dal neoliberismo, l’Argentina di Milei troverà sicuramente degli alleati nell’Ecuador e nel Paraguay dei multimilionari Daniel Noboa e Santiago Peña, nell’Uruguay del conservatore Luis Lacalle Pou, e nel Perù della golpista Dina Boluarte. Con l’aggancio del peso argentino al dollaro, inoltre, si stringeranno i rapporti con Washington, con cui il presidente liberal libertario, come si autodefinisce, vuole sviluppare una partnership strategica. Allontanandosi dagli accordi regionali e dal multilateralismo, quella che il nuovo presidente argentino cerca di far passare come una posizione di ritrovata autonomia, è in realtà una ricollocazione del paese a fianco di Usa e Israele. Non per caso, ha deciso di fare il primo viaggio da presidente eletto negli Stati uniti, sia per rapportarsi col Fondo monetario internazionale sulla gestione del debito argentino, sia per incontrare esponenti filosionisti della comunità ebraica newyorkese. Ciò è coerente con la dichiarata volontà di convertirsi al giudaismo, spostare l’ambasciata argentina da Tel Aviv a Gerusalemme, ed effettuare presto una visita in Israele per appoggiare l’operato di Netanyahu. Anche questo collide con la posizione di molti paesi latinoamericani critici con la politica israeliana, tanto da aver interrotto le relazioni o richiamato gli ambasciatori dallo stato ebraico.

Visti gli esigui numeri a disposizione nel congresso, il nuovo capo dello stato si è affrettato a stringere un’alleanza con la formazione del conservatore Mauricio Macri, già presidente dal 2015 al 2019. Sebbene Milei ne abbia duramente criticato la gestione, è innegabile il ruolo determinante di Macri, sia nel recente ballottaggio che per la vita del prossimo governo. Questo potrebbe in parte ridimensionare le posizioni più estreme di Milei, come l’eliminazione della banca centrale e la liberalizzazione della vendita di organi. Rientra in questo quadro il ritiro di due ministri già designati da Milei, e riassegnati al partito di Macri, a cui andranno gli importanti dicasteri della sicurezza e dell’economia. Quando il fumo della campagna elettorale, condotta da Milei brandendo una motosega con gli occhi spiritati, svanirà, probabilmente apparirà una riedizione della politica di Macri, maggiormente liberista, repressiva e allineata a Washington. Pagine Esteri

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#NotiziePerLaScuola
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Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione del prof. Mario Trimarchi sul tema “La proprietà e le proprietà”


Undicesimo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua t

Undicesimo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si articolerà in 15 lezioni, che si svolgeranno sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.

La undicesima lezione si svolgerà lunedì 4 dicembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’Aula n. 6 del Dipartimento “COSPECS” (ex Magistero) dell’Università di Messina (sito in via Concezione n. 6, Messina); dell’incontro sarà altresì realizzata una diretta streaming sulla piattaforma ZOOM.

La lezione sarà tenuta dal prof. Mario Trimarchi (Ordinario di Diritto Privato e di Diritto Civile presso l’Università di Messina), che relazionerà sul tema “La proprietà e le proprietà in Salvatore Pugliatti”.

La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.

Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.

Per ulteriori informazioni riguardanti la Scuola di Liberalismo di Messina, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM

Pippo Rao Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina

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Come sta cambiando la scuola – Gazzetta del Sud


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Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione del prof. Francesco Pira sul tema “Etica dell’intelligenza artificiale”


Decimo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredi

Decimo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si articolerà in 15 lezioni, che si svolgeranno sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.

La decima lezione si svolgerà giovedì 30 novembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’Aula n. 6 del Dipartimento “COSPECS” (ex Magistero) dell’Università di Messina (sito in via Concezione n. 6, Messina); dell’incontro sarà altresì realizzata una diretta streaming sulla piattaforma ZOOM.

La lezione sarà tenuta dal prof. Francesco Pira (Associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Messina), che relazionerà sull’opera “Etica dell’intelligenza artificiale” di Luciano Floridi.

La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.

Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.

Per ulteriori informazioni riguardanti la Scuola di Liberalismo di Messina, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM

Pippo Rao Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina

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noyb fa causa a CRIF e AZ Direct per trattamento illegale e segreto dei dati

@noyb.eu  ha intentato una causa contro l'agenzia di riferimento del credito CRIF GmbH e il rivenditore di indirizzi AZ Direct. Le aziende scambiano segretamente i dati degli indirizzi di quasi tutti gli adulti in Austria.

In questo modo CRIF ottiene informazioni che sono state effettivamente raccolte a fini pubblicitari, al fine di calcolare la solvibilità. Come confermato in due decisioni dall’autorità austriaca per la protezione dei dati , ciò viola il #GDPR. noyb ora, tra le altre cose, sta facendo causa per provvedimenti ingiuntivi e danni.

@Privacy Pride

noyb.eu/en/noyb-sues-crif-and-…




Kim Bo young, la scrittrice coreana regina del genere sci-fi: "La fantascienza è un genere globale. L’Italia? L’ho amata”


Kim Bo young, la scrittrice coreana regina del genere sci-fi: 10840361
Creazionismo ed evoluzionismo, scienza e teologia, passato e presente. Nei racconti di L’origine delle specie, Kim Bo-Young, voce di spicco della letteratura sci-fi coreana, mostra al lettore il mondo da prospettive inconsuete e lo fa riflettere su quesiti di portata esistenziale. Dopo la recensione della sua ultima opera, China Files le ha fatto qualche domanda per provare a conoscerla meglio e comprendere il suo successo

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In Cina e Asia – Cop28, la Cina annuncerà nuovi obiettivi


In Cina e Asia – Cop28, la Cina annuncerà nuovi obiettivi cop28
I titoli di oggi:

Cop28, la Cina annuncerà nuovi obiettivi
L’Ucraina fa esplodere i collegamenti ferroviari tra Russia e Cina
Xi chiede alla guardia costiera di difendere la sovranità cinese, mentre le Filippine rafforzano al sorveglianza sul Mar cinese meridionale
Cina, consigliere di stato esorta al pagamento dei salari arretrati
Cina, report evidenzia i problemi finanziari per i troppi dipendenti pubblici
Cina, cresce il debito personale
Aukus, i ministri della Difesa si impegnano a sviluppare nuove tecnologie in ambito militare
Filippine: l'IS rivendica attentato a Marawi

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Extension of voluntary chat control is an admission of EU Commission’s failure!


Now that the EU plans for mass screening of private communications and undermining secure end-to-end encryption (chat control 2.0) have been put on ice due to a lack of majority among …

Now that the EU plans for mass screening of private communications and undermining secure end-to-end encryption (chat control 2.0) have been put on ice due to a lack of majority among EU governments, the EU Commission is proposing an extension of the existing voluntary chat control regulation, which is currently set to expire on 3 August 2024, by two years. The planned fast-track procedure has not yet been communicated by the EU Commission. For Pirate Party lawmaker and most prominent opponent of chat control Patrick Breyer, who is also his group’s lead negotiator on the file, the proposal is an admission of failure:

“Proposing to continue working with the status quo is an admission of failure of the scandalous methods of Home Affairs Commissioner ‘Big Sister’ Ylva Johansson to implement authoritarian chat control in Europe.” Due to her unprecedented, radical attack on digital privacy and secure encryption, ‘big sister’ Johansson is directly responsible for the complete failure to achieve any better protection of our children from abuse. Johansson’s personal crusade for and ideological obsession with mass surveillance is blocking truly effective preventive measures, for example by requiring online services to be secure by design. Victims of child sexual abuse deserve politicians who are capable of protecting children in an effective, politically and legally feasible way – this is cross-party consensus in the EU Parliament.”

At the same time, Breyer criticises the instrument of voluntary chat control: “The Commission’s report on the supposed effectiveness of voluntary chat control has been overdue for months. No surprise: the voluntary mass surveillance of our private communications by US services such as Meta, Google or Microsoft makes no significant contribution to rescuing abuse victims or convicting producers of child sexual abuse material. It instead criminalises thousands of minors, overburdens law enforcement and opens the door to arbitrary private justice by internet companies.”

“The regulation on voluntary chat control is both unnecessary and violates fundamental rights: Social networks as hosting services do not need the regulation to screen public posts. And the error-prone NCMEC reports that result from the indiscriminate screening of private communications by Zuckerberg’s Meta will end as a result of the announced introduction of end-to-end encryption by the end of the year. The legal opinion of a former ECJ judge finds that voluntary chat control violates fundamental rights. A victim of child sexual abuse and I are taking legal action against this.”

The EU Commission intends to inform the justice and interior ministers on 4 December 2023.


patrick-breyer.de/en/extension…

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VERSIONE ITALIANA IRLANDA, LA DISPUTA SULLA TECNOLOGIA DEL RICONOSCIMENTO FACCIALEA seguito dei disordini avvenuti a Dublino appena un mese fa il Ministro della Giustizia Helen McEntee ha aperto nuovamente il dibattito sull’utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale ad uso delle forze dell’ordine sostenendo che visionare i filmati così acquisiti potrebbe essere un valido supporto per …


Palau diventa il 196esimo Paese membro dell'INTERPOL


Tra gli eventi della 91ma Assemblea Generale dell'INTERPOL di Vienna (dove 100 anni fa fu creato quello che viene definito "corpo di polizia mondiale"), l'accesso di Palau come 196esimo Paese membro dell'Organizzazione.

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La posizione di Palau

Palau, ufficialmente Repubblica di Palau, è uno Stato insulare nell'oceano Pacifico, situato a circa 500 km a est delle Filippine. Ha ottenuto l'indipendenza dagli Stati Uniti d'America nel 1994.
La richiesta di Palau è stata approvata con una maggioranza di oltre due terzi dei voti.

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Palau istituirà quindi il suo Ufficio centrale nazionale (BCN). Le BCN sono organismi nazionali preposti all'applicazione della legge e operano in conformità con la legislazione nazionale. Costituiscono l'unico punto di contatto di quel paese con la sede del Segretariato generale dell'INTERPOL a Lione, in Francia, nonché con le BCN di altri paesi.

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La bandiera di PALAU


Cosa comporta l'adesione all'INTERPOL

L’adesione all’INTERPOL significa che le forze dell’ordine nazionali possono condividere e ricevere istantaneamente informazioni di polizia vitali da tutto il mondo in una serie di aree criminali tra cui la tratta di esseri umani, il traffico di droga, la criminalità informatica, la criminalità automobilistica e il terrorismo.

Palau beneficerà inoltre delle capacità di polizia fornite dal Segretariato generale, quali formazione, analisi, squadre di specialisti e supporto da parte del Centro di comando e coordinamento.

Attraverso I-24/7, la rete di comunicazione globale sicura della polizia dell'INTERPOL, i paesi possono inviare messaggi e anche accedere a più database globali, inclusi quelli su persone ricercate, veicoli a motore rubati, documenti di viaggio rubati e smarriti, impronte digitali, DNA e riconoscimento facciale.

Naturalmente l’INTERPOL rispetta la sovranità di ciascun paese membro. I paesi membri mantengono la piena proprietà dei dati che condividono con INTERPOL e decidono con quali altri paesi i loro dati vengono condivisi.