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GAZA. Fuga dall’ospedale Nasser assediato dai cecchini e dai carri armati


Decine di persone provano ad uscire dalla struttura circondata, privata dell'elettricità, dei rifornimenti medici, del cibo e dell'acqua. L'esercito ferma gli sfollati al checkpoint appositamente allestito e si prepara ad entrare nella struttura dove sono

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di Eliana Riva

Pagine Esteri, 14 febbraio 2024. Centinaia di persone provano a uscire dall’ospedale Nasser assediato, circondato dai cecchini, privato dell’elettricità, dei rifornimenti medici, del cibo e dell’acqua. Il più grande ospedale del sud di Gaza, a Khan Yunis, diventato rifugio per centinaia di palestinesi sfollati, sta per essere invaso dai militari israeliani che nelle ultime settimane hanno attaccato in diversi modi la struttura pur di costringere medici, pazienti e famiglie in fuga ad abbandonarla per andare chissà dove.

Sono stati lanciati volantini, poi si sono posizionati i cecchini che per giorni hanno sparato senza far differenza tra donne, uomini e bambini, a chi cercava di entrare nell’ospedale o di uscirne. Sono numerosi i video diffusi dai giornalisti e dalle persone che si rifugiano nel Nasser o nelle scuole proprio di fronte, che mostrano le persone colpite e lasciate a terra. Una madre con suo figlio, lei morta e il bambino gravemente ferito, un ragazzino di cui non sono riusciti per ore a recuperare il cadavere, a causa dei fucili di precisione sistemati dai soldati sui tetti delle case sgomberate nei dintorni. Mentre il corpo era ancora sull’asfalto, proprio all’ingresso della struttura sanitaria, un piccolo drone è stato mandato dai soldati per intimare alle persone di andare via. Mentre gli spari dei cecchini, hanno denunciano i medici, hanno cominciato a colpire attraverso le finestre degli ospedali le persone che si trovano al suo interno. Almeno due bambini sono stati così feriti e un infermiere, mentre si trovava in sala operatoria.

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Un video mostra un ferito che si trascina all’interno dell’ospedale, con il sangue che si rovescia copioso da una gamba. Un medico prova a strisciare sul pavimento per tirarlo lontano dalla porta. Un giornalista ha ripreso una dottoressa che coraggiosamente si sfila il cappotto per correre con più agilità, cercando di evitare i cecchini e attraversare la strada per portare soccorso a un uomo ferito dai militari.

Decine di persone sono state uccise e molte altre ferite. L’esercito ha ordinato all’amministrazione dell’ospedale di mandar via gli sfollati e trattenere pazienti e personale sanitario.

Il Ministero della Sanità denuncia che la situazione al Nasser di Khan Yunis è “sempre più catastrofica”, mentre l’esercito di occupazione ha ordinato di allontanare le centinaia di sfollati e di trattenere i pazienti, circa 450 persone, e il personale sanitario, 300 tra medici, paramedici e infermieri. Il Ministero della Sanità ha denunciato che i militari hanno sparato sulla folla che cercava di lasciare la struttura, causando diversi morti e feriti.

Le escavatrici dell’esercito hanno spostato e depositato terra e detriti tutto intorno alla struttura, bloccando l’entrata nord. I palestinesi che erano rifugiati nell’0spedale stanno uscendo in fila, passando tra le colonne di mezzi, sotto il controllo dei militari armati e delle telecamere di riconoscimento facciale montate nel checkpoint allestito all’esterno della struttura. Questo significherà, dicono le persone che ci sono già passate in altri luoghi di Gaza ormai distrutti, centinaia di arresti, o “rapimenti”, come li chiamano i palestinesi, che non hanno modo di sapere dove vengono portati i propri parenti fermati dall’esercito, né quali siano le accuse, né possono avere garanzie sul trattamento che li attende. Quasi tutti gli arrestati che sono stati poi rilasciati hanno raccontato di aver subito torture, di essere rimasti legati, senza vestiti, di essere stati brutalmente picchiati. Un uomo che, fermato è liberato dall’esercito è riuscito a ricongiungersi con la sua famiglia, ha spiegato che anche alle donne è riservato il trattamento peggiore: lasciate nude insieme agli uomini, ritornano dagli interrogatori spesso con i capelli tagliati e rasati.

Gli sfollati costretti a lasciare il Nasser sono stati fermati e trattenuti al checkpoint. Ci sono tra di loro famiglie e numerosi bambini. Alcune persone stanno in questi minuti ritornando nella struttura a causa degli spari e della situazione estremamente pericolosa che hanno trovato all’esterno.

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European Court of Human Rights bans weakening of secure end-to-end encryption – the end of EU‘s chat control CSAR mass surveillance plans?


The European Court of Human Rights yesterday banned a general weakening of secure end-to-end encryption. The judgement argues that encryption helps citizens and companies to protect themselves against hacking, theft of …

The European Court of Human Rights yesterday banned a general weakening of secure end-to-end encryption. The judgement argues that encryption helps citizens and companies to protect themselves against hacking, theft of identity and personal data, fraud and the unauthorised disclosure of confidential information. Backdoors could also be exploited by criminal networks and would seriously jeopardise the security of all users’ electronic communications. There are other solutions for monitoring encrypted communications without generally weakening the protection of all users, the Court held. The judgement cites using vulnerabilities in the target’s software or sending an implant to targeted devices as examples.

Member of the European Parliament and digital freedom fighter Patrick Breyer (Pirate Party) comments:

“With this outstanding landmark judgement, the ‘client-side scanning’ surveillance on all smartphones proposed by the EU Commission in its chat control bill is clearly illegal. It would destroy the protection of everyone instead of investigating suspects. EU governments will now have no choice but to remove the destruction of secure encryption from their position on this proposal – as well as the indiscriminate surveillance of private communications of the entire population!

Secure encryption saves lives. Without encryption, we can never be sure whether our messages or photos are being disclosed to people we don’t know and can’t trust. So-called ‘client-side scanning’ would either make our communications fundamentally insecure, or European citizens would no longer be able to use Whatsapp or Signal at all, because the providers have already contemplated that they would discontinue their services in Europe. It is a scandal that the EU Council’s latest draft position still envisages the destruction of secure encryption. We Pirates will now fight even harder for our digital privacy of correspondence!”

Background: The EU Commission and an industrial network of surveillance authorities are calling for generally searching private communications using error-prone technology, including on end-to-end encrypted messengers, for indications of illegal content. This could only be implemented by undermining secure end-to-end encryption. The majority of EU governments support the initiative, but a blocking minority is preventing a decision. The EU interior ministers want to discuss the bill again at the beginning of March. Under massive pressure from Pirates and civil society, the EU Parliament has rejected the destruction of secure encryption and indiscriminate chat control. However, this is only the starting position for possible negotiations with the EU Council, once it agrees on a position. Meta has announced that it will start encrypting direct messages via Facebook and Instagram in the course of this year and discontinue its current voluntary chat control surveillance on these messages. Nevertheless, the EU is in the process of extending the authorisation for voluntary chat control.

Breyer’s information page on chat control


patrick-breyer.de/en/european-…

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A furia di denunce, riusciremo prima o poi a sbatterla dietro le sbarre a questa mafiosa? Peccato siano ancora poche le denunce.
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In Cina e Asia – In Cina aumentano i matrimoni dopo dieci anni


In Cina e Asia – In Cina aumentano i matrimoni dopo dieci anni matrimoni
I titoli di oggi: In Cina aumentano i matrimoni dopo dieci anni La società biotecnologica Wuxi AppTec potrebbe essere sanzionata dagli Usa La Cina è il primo produttore navale al mondo Il premier giapponese Kishida vuole incontrare Kim Jong Un India e Cina più vicine nell’indice azionario internazionale MSCI Via libera del senato Usa ai fondi per Taiwan Thailandia, l’ex ...

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La banca dell'unione dello straccio blu stellato, ritorna all'attacco per regalare più profitti alle lobby dell'energia.
imolaoggi.it/2024/02/10/bce-ba…


Stato, parlami della nostra democrazia, libertà d'espressione e delle dittature degli altri, dai, ne sono affascinato...
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Oltre Icaro: il sogno transumano


Un'odissea spirituale tra tecnologia, identità e aspirazioni umane.

Il 28 gennaio 2024 è stato impiantato il primo chip cerebrale al mondo. La notizia arriva direttamente da Elon Musk, proprietario dell’azienda che produce il chip: “The first human received an implant from Neuralink yesterday and is recovering well. Initial results show promising neuron spike detection”.

L’impianto Neuralink è un’interfaccia cervello-computer (BCI) che mira a captare e analizzare i neuroni attraverso degli elettrodi che penetrano fisicamente il cervello del paziente. Da tempo i neuroscienziati riconoscono che acquisire i segnali che arrivano direttamente dai neuroni è il segreto per decodificare il pensiero umano.

Attraverso le BCI sarà possibile controllare la tecnologia come se fosse parte di noi. Il chip Neuralink nasce per dare la possibilità a persone invalide, in particolare paraplegici, di controllare dispositivi elettronici col pensiero, come smartphone o computer. In futuro è probabile che potranno controllare anche protesi robotiche, come se fossero arti naturali.

Alcuni dicono che le neurotecnologie permetteranno anche di decodificare processi cognitivi complessi, come i sogni o il “monologo interiore” (fun fact: secondo alcune ricerche solo il 30-50% delle persone posseggono un monologo interiore).

Yuval Noah Harari, storico e filosofo israeliano e autore di Homo Deus1, ha recentemente affermato che rischiamo che l’intelligenza artificiale possa arrivare a falsificare la nostra stessa realtà, a partire dai più classici “deep fake” fino ad arrivare alla moneta e poi all’economia intera.

Se all’intelligenza artificiale uniamo le potenzialità di nuove tecnologie come il VisionPro di Apple e delle futuristiche interfacce cervello-computer di Neuralink, sembra che il XXI secolo possa in effetti segnare davvero un cambio di passo verso un vero e proprio Transumanesimo.

I tempi che s'annunciano saranno titanici e tragici. Non sottovalutare l'impatto della tecnologia (e della tecnocrazia) sulla tua vita e sul tuo spirito.

Verso il transumanesimo


Il transumanesimo viene solitamente definito come un movimento intellettuale che sostiene l'uso della scienza e della tecnologia per migliorare le capacità fisiche e cognitive umane, aumentando la qualità (e longevità) della vita.

Un esempio, che oggi sembra ancora fantascientifico, sono le protesi robotiche che un giorno andranno a sostituire i nostri arti o organi, magari arrivando perfino a migliorarli. Ai suoi estremi, il transumanesimo mira a raggiungere l’immortalità (digitale o cibernetica).

Il transumanesimo può essere considerato l'ultimo step in ordine temporale di un percorso millenario che da sempre spinge l'Uomo a interrogarsi sul proprio posto nell’Universo, cercando al tempo stesso di superare i limiti della realtà materiale e della sua stessa biologia.

In effetti, l’idea che l’Uomo possa trascendere i limiti biologici e materiali attraverso una conoscenza segreta, come la capacità di decodificare i segnali derivanti dai neuroni, è molto risalente nel tempo.

Secondo lo Gnosticismo (dalla parola greca gnósis, cioè “conoscenza”), corrente filosofico-religiosa che alcuni fanno risalire a prima del Cristianesimo (giudicata poi eretica nell’XI secolo), l’Uomo avrebbe la capacità di elevare se stesso e liberare il suo spirito dalla prigionia del mondo materiale attraverso l’acquisizione della Conoscenza.

La ricerca tecnologica, in quanto ricerca fondata sulla manipolazione della realtà materiale, sarebbe quindi uno strumento per acquisire quella Conoscenza necessaria a liberare lo spirito umano dalla sua prigione biologica.


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Anche negli antichi miti classici si possono ritrovare elementi vicini al transumanesimo.

Il mito di Icaro è uno di questi: figlio di Dedalo e di Naucrate, schiava di Minosse, Icaro fu rinchiuso con il padre nel labirinto di Creta. Riuscì a fuggire volando con delle ali di cera costruite dal padre, per poi cadere verso la morte dopo essersi avvicinato troppo al Sole.

Volendo azzardare un’interpretazione allegorica del mito di Icaro, potremmo dire che il “labirinto” è un simbolo della complessità della mente umana, o magari delle limitazioni imposte dalla realtà materiale. Il labirinto è cioè il vincolo materiale che intrappola l’Uomo (Icaro) nella sua condizione, limitando anche la sua comprensione della realtà stessa.

Il volo di Icaro verso il Sole può essere invece visto come il tentativo dell’Uomo di trascendere le limitazioni materiali attraverso la tecnologia. In questo senso, il volo di Icaro rappresenta l’aspirazione di raggiungere la Conoscenza divina, rappresentata dal Sole. Al sorgere del Sole, però, le ali di Icaro iniziano a sciogliersi; lasciandolo cadere verso la morte.

Lo stesso concetto può ritrovarsi nel libro della Genesi (11, 1-9), in cui si racconta il mito della Torre di Babele, voluta da Nimrod per cercare di arrivare a toccare il “cielo” e sostituire Dio, superando così i limiti terrestri e materiali. Anche in questo caso, il tentativo fallì miseramente e l’umanità intera fu punita.

I miti antichi sembrano suggerire che il viaggio transumano verso la Conoscenza sia costellato da rischi — alcuni di questi mortali.

E se allora l’umanità si dirige verso un futuro transumano, come evoluzione e ambizione naturale della ricerca tecnologica, non possiamo certo parlarne senza approfondire le ragioni filosofiche alla base del fenomeno. Non si tratta solo di nuovi gadget scintillanti.

Come scriveva già padre Benanti nel 20191:

I profondi cambiamenti indotti dall’irruzione dell’informazione e dagli artefatti biotecnologici suscitano nuove domande sull’uomo e sulla sua identità: la questione antropologica diventa un luogo chiave dove la filosofia e la teologia si devono confrontare con nuove visioni e inedite sfide.


Un’odissea spirituale


Come detto, il transumanesimo potrebbe essere quindi visto come la continuazione di un’odissea spirituale intrapresa già dagli albori dell’umanità.

Per capire meglio alcuni aspetti di questa odissea, ho chiesto a 2, autrice di, di aiutarmi (il testo in corsivo è il suo).

Secondo Brenda, gli uomini sono esseri guidati dai miti, costantemente alla ricerca di una grande impresa che li spinga al sacrificio personale e al progresso comune. La fase attuale della nostra esistenza implica una metamorfosi che influisce non solo sulle nostre condizioni fisiche e mentali, ma anche sui nostri modelli mitici fondamentali.

L'essere umano necessita di principi astratti e di credenze condivise per organizzare e coordinare le proprie azioni. Per progredire, qualsiasi cosa significhi, è essenziale infondere e stimolare negli uomini il desiderio di aspirare a qualcosa di maggiore. Questo comporta una percezione riscattatrice delle capacità umane e un ideale utopico per il domani.

Ray Kurzweil, sacerdote della Singolarità transumanista, sostiene che ci trasformeremo in entità simili ai "corpi senza organi" descritti da Deleuze, eterni nelle nostre esistenze di silicio. Il mito della Singolarità richiama l'archetipo biblico dell'Apocalisse, prevedendo l'arrivo di una "Nuova Gerusalemme" sintetica dopo l'attuale periodo di crisi geopolitica. Il transumanesimo prende il mito cristiano della salvezza e gli dà una veste meccanica.

Il transumanesimo si configura quindi come una sorta di fede religiosa nella tecnologia, attraverso un processoche comporterà una graduale dissoluzione del confine tra natura e tecnologia, nonché tra uomo e macchina, seguendo una narrazione mitica che attinge all'archetipo biblico dell'Apocalisse.

La tecnologia non è un'attività laica, al contrario di quanto si voglia sostenere. Anzi, l’istinto religioso di chi programma e di chi innova è più vivo che mai, semplicemente celato alla vista. Non viviamo in una società laica. Non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo mai. La tecnologia porta con sé sogni e aspirazioni che vanno ben oltre la funzionalità.

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Persi nell’algoritmo


I rischi che si annidano nel prossimo futuro transumano sono molto più spirituali che materiali. Principalmente, potremmo perdere la nostra stessa umanità.

La tecnologia dell’informazione già ora pervade ogni ambito della nostra vita, fin dalla nascita. Tutto ciò che facciamo sparge nell’etere dei fili invisibili fatti di bit che sono raccolti da algoritmi di machine learning e reti neurali.

Questi sono sempre più usati per prendere decisioni automatizzate che plasmano la nostra realtà. E’ ciò che accade ad esempio con le cosiddette “filter bubble” nei social network: un algoritmo ci propone contenuti, cioè una determinata realtà, sulla base delle nostre azioni passate.

Così si instaura un feedback loop in cui la persona viene spinta a compiere determinate azioni in base alle scelte fatte in precedenza. Ciò che appare una libera scelta, è in realtà solo l’effetto di una decisione presa da una macchina al posto nostro.

Grazie a meccanismi del genere, da anni ormai il sistema globalista-tecnocratico è impegnato nel creare il consumatore perfetto delle nuove tecnologie dell’informazione.

Miliardi di persone oggi sono legate a una concezione materialistica della vita e della realtà: figli demoralizzati di un collettivismo globalista che riempie il loro vuoto identitario (soprattutto occidentale) con gadget tecnologici pensati appositamente per creare un falso senso di appagamento.

La questione più rilevante che si pone soggi è quella relativa all'anima: gran parte delle persone è stata sedotta da una visione del mondo meccanicistica, fino a convincersi dell'inesistenza dell'anima — come se fossimo meramente funzioni algoritmiche, automi biologici.

Questo è l'orrore descritto da Yuval Harari in Homo Deus. Harari ha prospettato un futuro non troppo lontano in cui un'élite ristretta e tecnologicamente avanzata domina su una popolazione relegata al ruolo di giocatori di videogiochi immersivi.

Si intravede la possibilità che le “democrazie” vengano gradualmente sostituite da società robotiche totalitarie, basate su sorveglianza assoluta e controllo mentale sistematico.

In questo tipo di società, l’Uomo — transumano, addomesticato — non avrà alcuna visione storica e sarà profondamente attaccato alle strutture della società algoritmica e tecnocratica che lo governano, vittima di infiniti feedback loop e perso all’interno di infinite realtà virtuali. Una nuova semi-vita transumana, dove l’azione è guidata esclusivamente dalla dopamina creata dagli algoritmi.


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L’Uomo al centro dell’universo


Come può il transumanesimo, a queste condizioni, essere il prossimo step evolutivo della società umana?

Non è detto che ci aspetti per forza il futuro distopico prospettato da Harari, che certamente considera se stesso parte delle élites. Il futuro dipende da noi, non certo da un destino predeterminato. Per mitigare questi pericoli, che sono prima di tutto esistenziali e spirituali, forse abbiamo semplicemente bisogno di riscoprire un nuovo umanesimo all’interno del transumanesimo.

L'umanesimo poneva l'Uomo al centro dell'universo, con una visione antropocentrica che enfatizzava la dignità, il potenziale e il valore intrinseco dell'essere umano.

Durante il periodo umanistico venne promossa l'idea che l'umanità potesse raggiungere grandi cose attraverso la ragione, la filosofia, l'esplorazione delle arti e la riscoperta dei testi antichi. Le opere di Michelangelo e Leonardo Da Vinci ne sono un testamento. L’Uomo (e la sua libertà) era la misura di tutte le cose.

ll transumanesimo porta agli estremi l’umanesimo, fino a superare il concetto stesso di centralità umana. L'obiettivo non è più trasformare il mondo a misura d’Uomo, ma trasformare l'umano in qualcosa di più avanzato, utilizzando strumenti come l'ingegneria genetica, la cibernetica, l'intelligenza artificiale e la realtà virtuale.

L’idea stessa di un’interfaccia cervello-computer, come quella progettata e impiantata da Neuralink, dimostra la volontà di fondere Uomo e macchina.

Mentre l’umanesimo celebrava l’Uomo come centro di tutte le cose, il transumanesimo porta la “volontà di potenza3 dell’umanesimo ai suoi grotteschi estremi: la centralità dell’Uomo nell’universo ha ceduto il passo alla centralità dei processi umani, riducendo l'Uomo a mero ingranaggio all’interno del sistema tecnologico da lui stesso creato.

Per quanto mi piaccia Ted Kaczynski, non credo che la soluzione sia un nuovo luddismo e un ritorno ai boschi. La “tecnoscienza”, per citare G. Faye, è prometeica nella propria essenza: reca in sé il meglio delle speranze e i peggiori pericoli per il genere umano.

Non è neanche detto che la “salvezza” debba essere di massa; non lo è mai. Probabilmente ci saranno persone incatenate alla tecnologia, e persone che invece sfrutteranno la tecnologia per rompere le proprie catene, come già professato dai primi Cypherpunk alla fine del secolo scorso.

Il transumanesimo di Harari, distopico e oppressivo, è necessariamente globalista e di “massa”. Il globalismo infatti predica la fine della storia, cioè un mondo pervaso da una Civiltà unica, un Popolo unico; un Governo unico. A questo si aggancia il consumismo, il gradino più basso del materialismo, che è lo strumento per addomesticare le masse, trasformandole in consumatori. In pratica: l’annullamento dei valori, delle tradizioni, della mentalità dei popoli e degli individui a favore di un’egemonia culturale scientista e materialista, fondata sulla sorveglianza di massa e sulla censura algoritmica.

Il transumanesimo globalista non ammette quindi alcuna identità (individuale o dei Popoli), né individualismo (legato al concetto di libertà-responsabilità e pensiero critico).

Continua Brenda: a Babele le persone erano unite da un obiettivo comune, da un’unica lingua, un pensiero unico, una coscienza collettiva. La coscienza collettiva non può tollerare il dissenso al suo interno. Qui giace la contraddizione dell'esistenza transumana: potremmo teoricamente vivere in eterno, ma perderemmo la nostra essenza individuale a un livello basilare.

Nel sistema globalista transumano, l’individuo si trasforma in una scatola vuota da riempire, manipolare e — in futuro — hackerare.

E allora, per non farsi hackerare bisognerà patchare le nostre vulnerabilità morali e spirituali, rivolgendo lo sguardo a valori ancestrali e umanistici che abbiamo perso di vista dietro le false promesse globaliste e progressiste: identità culturale e territorialismo (il globalismo agisce prima di tutto sul piano materiale, che va riconquistato), individualismo e, sì — anche il controllo equilibrato della tecnologia, attraverso una rinnovata spiritualità.

Abbiamo oltrepassato il panismo, il monoteismo, il deismo e addirittura l'ateismo. Ora dobbiamo "resuscitare" Dio — almeno in termini concettuali.

1

Secondo Harari nel corso del XXI secolo, l'umanità tenterà di impiegare le sue conoscenze per guadagnare la felicità, l'immortalità e poteri simili a quelli di Dio. Harari specula in vari modi su come questa ambizione possa essere realizzata nel futuro sulla base delle esperienze passate e del presente.

2

Esoterista e consulente (ex banchiere e programmatrice), impegnata a decifrare la realtà con un approccio che fonde fisica, scienza, statistica e informatica con le tradizioni millenarie, la spiritualità e l'occulto. Il testo in corsivo è il suo.

3

Per volontà di potenza intendo: la tendenza di ogni vita sana a perpetuarsi, ad accrescere la propria superiorità e capacità di creazione; una volontà di autoaffermazione.


privacychronicles.it/p/oltre-i…



ARGENTINA. La visita in Italia del “pazzo con la motosega”


Javier Milei conta di far cassa con una gigantesca guerra contro i poveri che, in parte, lo hanno anche votato, seguendo la sua falsa bandiera “anti-sistema”, e a fronte del vuoto di proposte del governo di Alberto Fernandez, spia di una crisi profonda in

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di Geraldina Colotti

Pagine Esteri, 14 febbraio 2024 – Qualche giorno fa era a Roma il “pazzo con la motosega”, alias il presidente argentino, Javier Milei. Il primo punto al suo attivo, durante la canonizzazione dell’argentina Mama Antula, è stato l’abbraccio del papa, disposto a perdonargli i coloriti epiteti con cui era stato ripetutamente apostrofato: “in campagna elettorale, si dicono tante cose”, ha consentito Francisco che pure, della sua Argentina, e anche del rapporto fra diritti e potere, ha una diversa visione. Lo ha dimostrato, fin dall’inizio del pontificato, organizzando gli incontri mondiali con i movimenti popolari nei quali il suo grande amico Jean Grabois è stato una figura chiave.

Grabois si è formato nei movimenti dei raccoglitori di cartone (i cartoneros) e dei senza tetto, e la sua prospettiva è quella dell’economia circolare, della condivisione e del dono, vicina allo spirito delle due encicliche scritte da Francisco (la prima, la Lumen Fidei, l’ha scritta in parte il suo predecessore, Benedetto XVI), e che hanno costituito la traccia degli incontri mondiali: Laudato si’, che mette in relazione la crisi ambientale della Terra con la crisi sociale dell’umanità, per proporre una visione integrale dell’ecologia; e Fratelli tutti, sulla fraternità universale.

Alle primarie argentine, Grabois si è presentato con la coalizione Unión por la Patria, e ha portato al vincitore Sergio Massa, ex ministro di economia e candidato del progressismo, il 5,85%, sul totale di 27,28% ottenuti. Il 19 novembre, Massa ha poi perso contro Milei, leader della coalizione “La libertad avanza”, vincitore con oltre il 56% dei voti.

Al contrario di Milei, che sta facendo strame di tutte le tutele sociali e sta picconando la democrazia argentina, Bergoglio ha scelto “l’opzione preferenziale per i poveri, questa esigenza etico-sociale che proviene dall’amore di Dio – ha detto – che ci dà l’impulso a pensare e disegnare un’economia dove le persone, e soprattutto i più poveri, siano al centro. E ci incoraggia”. E ha messo sul piatto una delle sue ultime provocazioni, dichiarando al settimanale Credere: “Se benedico un imprenditore che sfrutta la gente, nessuno si scandalizza, mentre accade se si tratta di un omosessuale. È ipocrisia”.

Anche in questa occasione, davanti a Milei, che ha chiuso le mense popolari a cui si alimentavano oltre 4 milioni di poveri, Bergoglio ha denunciato “che ci sono tante persone, oggi, alle quali è negato il diritto alle cure” e tante che vivono in povertà estrema e dormono per strada. Una conseguenza della “motosega” azionata da Milei con il suo piano di privatizzazioni selvagge e di incaprettamento del paese nelle spire del Fondo Monetario Internazionale, di cui il paese è primo debitore.

Tuttavia, essendo il Vaticano un’istituzione secolare che deve tenere insieme tutte le anime e che, indipendentemente da chi sieda sul trono pontificio non può mettere in discussione la divisione in classi a livello strutturale, anche il “pazzo con la motosega” ha avuto l’abbraccio papale e la benedizione per continuare la sua agenda in corsa, onde evitare i rimbrotti del Fondo Monetario Internazionale, che di fatto governa l’Argentina.

L’FMI, che aveva a suo tempo accusato l’imprenditore Mauricio Macri – eletto con il proposito di riportare il paese a indebitarsi per generazioni, e ora alleato di Milei – di procedere troppo lentamente. Milei vuole far tesoro delle indicazioni contenute nel libro La tirannia dello status quo, in cui Milton e Rose Friedman, maestri dei Chicago boys, fanno un bilancio della politica economica nordamericana negli anni di Reagan e spiegano, da un’ottica neoliberista, perché “l’invadenza dello Stato” ostacoli la ripresa.

Con questo refrain, coniugato alle teorie libertariane più spinte sull’”anarco-individualismo” in economia, Milei riprende le linee di Trump: ma senza quella cifra di nazionalismo che, in un grande paese del sud come l’Argentina, proiettato dalla sinistra verso un’idea di sovranità articolata nella Patria Grande sognata da Bolivar, rischierebbe di assumere altri connotati.

I quattro anni di Macri hanno aggravato i problemi economici e politici di un paese che, con i governi Kirchner, si era solo parzialmente risollevato dal default del 2001, e che ora ha un debito di 45 miliardi di dollari con il Fondo monetario internazionale, di cui 10,6 miliardi dovuti ai creditori multilaterali e privati entro aprile. Rassicurato dal programma di Milei, l’Fmi ha concesso una nuova linea di credito, che include la tranche da 3,3 miliardi di dollari non erogata a novembre più l’anticipo di 1,4 miliardi, per un versamento totale di 4,7 miliardi.

Per il resto, il libertariano argentino conta di far cassa con una gigantesca guerra contro i poveri che, in parte, lo hanno anche votato, seguendo la sua falsa bandiera “anti-sistema”, e a fronte del vuoto di proposte del governo di Alberto Fernandez, spia di una crisi profonda in cui si dibatte il kirchnerismo in Argentina.

Contro Sergio Massa, ministro della disastrosa economia argentina e rappresentante del capitale industriale in affari con lo Stato, la compagine urlante di Milei si è imposta anche fra i settori popolari più emarginati e impoveriti dalla crisi (quattro cittadini su 10 sono poveri, l’inflazione annua è del 143%, la valuta è crollata e, il deficit fiscale è enorme, quello commerciale ammonta a 43 miliardi di dollari); e ha vinto in 21 delle 24 province del paese.

Non ha, però, la strada spianata né alla Camera, né al Senato, essendo i seggi stati assegnati in base ai risultati del primo turno, mentre lui è stato eletto al secondo turno. Il suo partito è rappresentato soltanto da 38 deputati su 257 alla Camera e da 7 senatori su 72 al Senato. Alla Camera ha pertanto bisogno dell’appoggio esterno della coalizione di centrodestra Juntos por el Cambio. Una situazione che sta bloccando il percorso della nefasta Legge Omnibus.

La motosega di Milei le aveva aperto la strada con il Decreto de necesidad y urgencia (Dnu), mediante il quale ha liberalizzato il paese abolendo oltre 300 leggi riguardanti importanti settori dell’economia: gestione delle terre, affitti, pensioni, energia, farmaci convenzionati… Poi avrebbe voluto aver carta bianca per legalizzare una situazione di emergenza, e ottenere poteri speciali per decidere per decreto fino al 2025. Un’emergenza prolungabile per altri due anni. Le formidabili proteste di piazza, ripetute e crescenti, che mirano a costruire una nuova unità dal basso che scuota la flemma istituzionale, hanno però sfidato la repressione e convinto il Parlamento a bloccare momentaneamente il pacchetto di centinaia di leggi, fra cui quelle più autoritarie in materia di sicurezza.

A Davos, nella riunione annuale del Forum Economico Mondiale, Milei ha esposto la sua visione del mondo, contro quella che “inesorabilmente conduce al socialismo, e di conseguenza, alla povertà” e che mette in pericolo “i valori dell’Occidente. “Il problema – ha detto – è che la giustizia sociale non solo è ingiusta, ma non contribuisce nemmeno al benessere generale”, ed è “violenta” perché le tasse, mediante le quali lo Stato si finanzia, “vengono riscosse in modo coercitivo”, per cui “quanto maggiore è la pressione fiscale, tanto maggiore è la coercizione, tanto minore è la libertà”. La libertà dei ricchi, ovviamente, perché le tasse, il libertariano, le ha aumentate eccome.

Come intenda difendere i “valori dell’Occidente”, Milei lo ha dimostrato andando a singhiozzare al Muro del Pianto abbracciato al proprio rabbino-ambasciatore, “el Peluca”, che ostentava un nastro giallo all’occhiello, in solidarietà con gli ostaggi di Hamas. Milei, che intende convertirsi all’ebraismo, ha annunciato che trasferirà l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, e non ha perso occasione per insultare e prendere le distanze dalle alleanze intenzionate a costruire un mondo multicentrico e multipolare alternativo agli Stati uniti e in cui l’Argentina, pur con il moderato Fernandez, era comunque inserita. Al contrario, l’asse su cui conta Milei è quello Usa-Europa subalterno alla Nato.

“Milei, l’Europa non ti vuole”, dicevano i cartelli degli argentini, in protesta fuori dal Vaticano. Milei, però, che è di origine italiana e che ha portato con sé una nutrita delegazione di imprenditori, conta di rilanciare l’asse Roma-Buenos Aires, solido sia all’interno del G20 e dell’Onu, che come elemento di mediazione nel dialogo fra blocchi regionali. Milei conta di svincolarsi da tutte le alleanze egemonizzate dai governi progressisti, animate da rapporti non subalterni agli Usa e da una visione comune della Patria Grande latinoamericana.

Il suo governo ha però deciso di sostenere l’accordo di libero commercio UE-Mercosur, e conta sul governo Meloni, con cui non mancano le consonanze. La premier italiana si è detta “affascinata” dalla personalità del libertariano e, insieme alla filo-atlantica oppositrice al governo Maduro, Maria Corina Machado, è stata fra i primi a congratularsi della sua elezione. Su di lei, il pazzo con la motosega conta di far leva nei negoziati in ambito Ue, che vedono il favore della Germania, ma non della Francia. Il suo predecessore, Alberto Fernandez, invece, durante l’ultimo vertice del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay), a Rio, il 6 di dicembre, ha sostenuto che l’accordo – firmato nel 2019 dopo vent’anni di complessi negoziati e ancora in predicato – è “sfavorevole allo sviluppo della regione”.

Un punto ancor più dolente, ora, nello scenario di contestazioni degli agricoltori a livello europeo.

Sia come sia, anche la maschera con la motosega, una delle ultime indossate dal capitalismo per cercare di risolvere la sua crisi strutturale, com’è già venuto per il neofascismo europeo dovrà mettere la sordina ai presunti proclami “anti-sistema” per rendersi presentabile nei “salotti buoni”: per fare la sua parte in quello che, usando categorie latinoamericane, potremmo definire come un nuovo scontro fra monroismo e bolivarianismo, a duecento anni dalla nefasta Dottrina Monroe. Pagine Esteri

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VERSIONE ITALIANA FRANCIA, CNIL RICORDA ALLE AZIENDE SANITARIE LE PRATICHE DI SICUREZZA DATI Anche nel mondo della salute la sicurezza dei dati è elemento centrale. Pochi giorni fa la CNIL ha richiesto ad alcune strutture sanitarie di adottare importanti misure per assicurare la sicurezza della cartella clinica elettronica, e per garantire l’accesso ai dati dei …

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FRONTEX FORNISCE I DATI DEGLI ATTRAVERSAMENTI DELLE FRONTIERE A GENNAIO. IL PICCO SULLA ROTTA DELL'AFRICA OCCIDENTALE


Immagine/foto

Frontex, l’Agenzia della guardia di frontiera e costiera dell’ #UE deputata a sostenere gli Stati Membri gestione delle frontiere esterne e nella lotta alla criminalità transfrontaliera, ha fornito una propria analisi dell’andamento degli attraversamenti nel mese di gennaio.
Secondo questo studio, Il numero di attraversamenti irregolari delle frontiere verso l'Unione europea è sceso a quasi 14 000 a gennaio, in calo di circa un terzo rispetto a dicembre ed è stato più o meno in linea con il totale dello stesso mese dello scorso anno. Quasi tutte le principali rotte migratorie hanno registrato un calo mensile che va dal -71% nel Mediterraneo centrale al -30% nei Balcani occidentali.
In controtendenza è stata la rotta migratoria dell'Africa occidentale, dove il numero di arrivi ha superato i 6 600 nel periodo di gennaio, solitamente tranquillo, quasi il 50% in più rispetto a dicembre e 10 volte la cifra riportata un anno fa. La regione ha rappresentato quasi la metà di tutti i rilevamenti di attraversamenti irregolari delle frontiere a gennaio.
L'anno scorso, la rotta dell'Africa occidentale ha registrato il maggiore aumento percentuale di attraversamenti irregolari.
Negli ultimi mesi, i gruppi criminali coinvolti nel traffico di esseri umani in Mauritania hanno colto rapidamente le opportunità offerte dall'aumento della domanda da parte dei migranti subsahariani in transito nel loro paese che cercano di entrare nell'Unione europea attraverso le Isole Canarie. Negli ultimi mesi, i trafficanti di esseri umani hanno stipato un numero crescente di migranti su piccole barche da pesca in legno conosciute come Cayucos, mettendo in pericolo la vita delle persone a bordo.
I punti salienti dei dati di migrazione includono:
• La rotta dell'Africa occidentale rappresenta quasi la metà di tutti gli attraversamenti irregolari nel mese di gennaio.
• Il Mediterraneo centrale registra il calo maggiore (-71% su base mensile)
• Le prime tre nazionalità su tutte le rotte sono siriani, afghani e maliani, anche se le autorità stanno ancora determinando la nazionalità di un gran numero di migranti in arrivo.
• Sulla rotta della Manica, il numero di rilevamenti di persone che cercavano di attraversare il Regno Unito si è attestato a quasi 3200, più o meno in linea con la cifra di gennaio 2023.

#ue



Separare le Carriere per unire la Repubblica


Venerdì 23 febbraio 2023, ore 16:00 – Auditorium Petruzzi, Via dellew Caserme, 60, Pescara Intervengono: Avv. Giuseppe Benedetto, President Fondazione Einaudi Avv. Vania Marinello, Solicitor of the Senior Courts of England & Wales Avv. Bepi Pezzulli, Dire

Venerdì 23 febbraio 2023, ore 16:00 – Auditorium Petruzzi, Via dellew Caserme, 60, Pescara

Intervengono:
Avv. Giuseppe Benedetto, President Fondazione Einaudi
Avv. Vania Marinello, Solicitor of the Senior Courts of England & Wales
Avv. Bepi Pezzulli, Direttore Centro Studi Italia Atlantica, Solicitor of the Senior Courts of England & Wales

Introduce
Dott. Simone D’Angelo, President ENDAS Abruzzo

Modera
Dott. Mauro Di Pietro, Giornalista

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Zircon fa il suo debutto in guerra. Ecco il nuovo missile di Mosca


Una nuova arma dell’arsenale russo sembra aver fatto il suo debutto sui campi di battaglia ucraini. Secondo quanto riportato dall’Istituto di ricerca scientifica di Kyiv per gli esami forensi, l’analisi preliminare dei residui di proiettili impiegati dai

Una nuova arma dell’arsenale russo sembra aver fatto il suo debutto sui campi di battaglia ucraini. Secondo quanto riportato dall’Istituto di ricerca scientifica di Kyiv per gli esami forensi, l’analisi preliminare dei residui di proiettili impiegati dai russi durante l’attacco messo in atto nella notte del 7 febbraio proverebbe infatti che in quell’occasione le forze armate di Mosca abbiamo impiegato un “nuovo” sistema: lo Zircon.

Il sistema 3M22 Zircon (o Tzircon) è un missile da crociera ipersonico, parte delle “superarmi” presentate dal presidente russo Vladimir Putin durante un suo discorso del 2018, che ha completamento definitivamente la fase di testing nel giugno del 2022. Apparentemente capace di viaggiare a una velocità nove volte superiore a quella del suono e con una portata, secondo quanto reso noti da fonti russe, di 1.000 chilometri (circa 625 miglia), anche se le fonti occidentali la fissano invece all’interno di un range che va dai 500 chilometri (circa 310 miglia) ai 750 chilometri (circa 466 miglia). “La significativa frammentazione del missile rende difficile l’identificazione, ma possiamo già dire che l’arma non soddisfa le caratteristiche tattiche e tecniche dichiarate dalla Russia” avrebbe dichiarato il direttore dell’Istituto di Kyiv sul suo canale Telegram.

Sviluppato in funzione anti-nave, originariamente lo Zircon era disponibile soltanto nella versione impiegabile da piattaforme navali, di superficie o meno. Tuttavia, in un secondo momento si è deciso di sviluppare anche una versione per il lancio da piattaforme terrestri.

Mykhailo Shamanov, portavoce dell’amministrazione militare della città di Kyiv, ha dichiarato che è troppo presto per “trarre conclusioni” dal rapporto dell’Istituto, aggiungendo che la gente dovrebbe “aspettare le conclusioni degli esperti”. A Shamanov ha fatto eco il portavoce dell’aeronautica militare ucraina, Yuriy Ihnat, specificando come le forze armate di Kyiv stiano “conducendo gli esami” e che “gli esperti stanno verificando i rottami”.

Facile capire perché un effettivo impiego dello Zircon sia causa di tutti questi timori: nonostante non siano mai state testate fino ad ora sul piano operativo, le sue (presunte caratteristiche lo rendono un avversario temibile per gli ucraini. La velocità ipersonica del sistema russo lo renderebbe infatti invulnerabile anche alle migliori difese missilistiche occidentali come i Patriot, secondo l’associazione Missile Defense Advocacy Alliance: “Se queste informazioni sono accurate, il missile Zircon sarebbe il più veloce al mondo, rendendo quasi impossibile difendersi solo per la sua velocità”, si legge sul sito dell’Alleanza. Che definisce importante anche la nuvola di plasma del missile: “Durante il volo, il missile è completamente coperto da una nube di plasma che assorbe qualsiasi raggio di radiofrequenze e rende il missile invisibile ai radar. Questo permette al missile di non essere individuato mentre si dirige verso l’obiettivo”.


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Finanziare la Difesa europea attraverso la Bei. La proposta di Michel


Al Group forum 2024 della Banca europea degli investimenti (Bei) appena conclusosi in Lussemburgo si sono primariamente affrontati la green transformation, l’energia, le nuove tecnologie e i critical raw materials funzionali alla sicurezza economica Ue. L

Al Group forum 2024 della Banca europea degli investimenti (Bei) appena conclusosi in Lussemburgo si sono primariamente affrontati la green transformation, l’energia, le nuove tecnologie e i critical raw materials funzionali alla sicurezza economica Ue. Le parole-chiave della presidente Calvino sono “support competitiveness and strategic autonomy”, obiettivi che d’altra parte sono già il fulcro delle iniziative della Commissione europea. La stessa ha detto di essere molto attiva in tutte le aree ritenute oggi prioritarie dalla Ue ed è disponibile a fare di più per l’economia.

L’argomento circa la possibilità che la Banca possa finanziare non solo la security e il duale ma anche la difesa – non prevista dal suo mandato che prevede il voto all’unanimità – rimane a livello di dibattito politico e sta assumendo una crescente priorità. Per l’occasione, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, alla luce delle tensioni internazionali e della crescente necessità di finanziamenti nella difesa, ha lanciato un appello in favore di una “full-fledged Defence Union” che preveda, sulla scia di reiterate dichiarazioni dei leader e Commissari europei, un coinvolgimento della Bei – come si legge nelle conclusioni del Consiglio europeo di dicembre per un ruolo rafforzato a supporto della sicurezza e difesa europea – e l’utilizzo di Bonds europei come espresso da Francia, Polonia, Estonia e Lussemburgo. Per completezza si ricorda che tra i settori esclusi dai finanziamenti Bei ci sono tra gli altri il tabacco e gran parte dei combustibili fossili.

La questione Bei versus difesa è sul tavolo da anni in un crescendo di solleciti e raccomandazioni politiche dal 2022 a oggi da parte delle istituzioni europee e dell’industria. Si inserisce peraltro nel più vasto dibattito sulla prioritaria necessità per l’Ue di affrontare le nuove sfide (clima, semiconduttori, agricoltura, competitività tecnologica, commercio estero, difesa, Ucraina, eccetera) prevedendo investimenti adeguati e l’accesso a nuovi finanziamenti a supporto dei comparti industriali europei.

Più in generale si osserva che il dibattito si sta spostando verso un’evoluzione delle priorità negli approcci dal Green deal alla difesa. Tuttavia, le proposte finora avanzate come il Fondo sovrano promosso da Von der Leyen, e il continuo “scaled back” di nuove iniziative come la Strategic technologies for european platform (Step) e oggi l’agricoltura, iniziative perno di una vision di lungo termine, non hanno finora trovato seguito o sono marginali.

Si potrebbe considerare che la situazione di apparente stallo circa un ruolo della Bei nella difesa potrebbe rappresentare un primo ostacolo all’avanzamento delle proposte lanciate da Von der Leyden per una futura strategia europea per l’industria della difesa. La proposta include una lunga serie di argomenti, alcuni con aspetti critici di non facile risoluzione perlomeno oggi, come l’accennata proposta di Bonds europei con effetto di leva finanziaria a supporto dell’economia includendo la difesa.

Come ha recentemente illustrato dal vice presidente della Bei per la Sicurezza e la difesa, Peeters, la Banca è molto cauta sulla questione se oltrepassare il confine tra duale e difesa. Infatti la Bei nel 2022 ha lanciato la Strategic european security initiative (Sesi) con una dotazione di sei miliardi di euro, più altri due, mantenendo le restrizioni per armi, munizioni, infrastrutture militari e polizia. Le attività eleggibili concernono dual research, development and innovation; cyber-security; civil security infrastructure; military mobility; green security; military infrastructure; space. È un perimetro non esteso alla difesa, motivato sia dalle perplessità di fondi pensionistici sia per evitare il rischio di perdere l’appeal degli investitori, e aspetto molto importante per la Banca l’elevato rating AAA con il quale può prestare a tassi più favorevoli, costituendo un riferimento per le banche europee. La Bei si è detta parimenti favorevole a una maggiore cooperazione con la Nato.

Nella riunione dei ministri delle Finanze Ue a fine febbraio si discuterà insieme con la Bei della futura agenda strategica europea. Le indicazioni politiche emerse, l’esigenza di investire di più nella difesa e il superamento dei tabù nei fondi europei dal conflitto in Ucraina saranno elementi sufficienti per aprire la strada verso nuove formule di supporto e riorientare il ruolo della Bei anche nei settori della difesa o del nucleare?

Nota a margine da segnalare è che è stato presentato l’Investment report 2023/2024 della Bei Transforming for competitiveness. Il documento cita marginalmente la difesa insieme ad altri comparti, in relazione al “dibattito su un nuovo framework fiscale per incrementare la fornitura di beni comuni, come la sicurezza e la difesa per acquisire industrial security o autonomia strategica, e infrastrutture comuni nell’energia”.


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Solidarietà alle ragazze e ai ragazzi di 'Cambiare rotta' che hanno esposto lo striscione 'Rai complici del genocidio'. Hanno scritto la verità e vanno rin

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Francis Scott Fitzgerald – Il curioso caso di Benjamin Button


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L’Unione detta il mandato della missione in Mar Rosso. Il commento dell’amm. Caffio


Il Consiglio Ue, con la decisione Pesc 2024/583, ha stabilito il mandato dell’Operazione di sicurezza marittima dell’Unione volta a salvaguardare la libertà di navigazione in relazione alla crisi nel Mar Rosso (Eunavfor Aspides). La denominazione della mi

Il Consiglio Ue, con la decisione Pesc 2024/583, ha stabilito il mandato dell’Operazione di sicurezza marittima dell’Unione volta a salvaguardare la libertà di navigazione in relazione alla crisi nel Mar Rosso (Eunavfor Aspides). La denominazione della missione è di per sé sufficiente a chiarire i suoi capisaldi: tutela sicurezza marittima e libertà di navigazione. Il contesto giuridico è quindi quello -non bellico – della Convenzione del Diritto del mare (Unclos). Nel preambolo del documento si specifica infatti che il quadro di riferimento, come delineato nella strategia per la sicurezza marittima dell’Ue (Eumss), “consente all’Unione di intraprendere ulteriori azioni per proteggere i suoi interessi in mare così come i suoi cittadini, i suoi valori e la sua economia, promuovendo nel contempo le norme internazionali e il pieno rispetto degli strumenti internazionali, in particolare la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos)… Gli attacchi mettono a repentaglio la vita dei marittimi sulle navi mercantili e costituiscono una violazione della libertà dell’alto mare e del diritto di passaggio in transito negli stretti utilizzati per la navigazione internazionale”.

Sulla base di tali premesse, come mandato dell’Operazione è stabilito che “Eunavfor Aspides, nei limiti dei mezzi e delle capacità di cui dispone: a) accompagna le navi [mercantili] nell’area di operazione; b) garantisce la conoscenza della situazione marittima; c) protegge le navi da attacchi multi-dominio in mare, nel pieno rispetto del diritto internazionale, compresi i principi di necessità e proporzionalità, in una sottozona dell’area di operazioni”.

Non ci sono quindi dubbi sul fatto che Aspides sia una missione di difesa attiva che, come è stato detto, non si propone di “fare la guerra” agli Houthi. Verrà svolta un’attività di protezione armata della navigazione volta a reagire, anche in via preventiva, ad azioni ostili, ma restano esclusi gli attacchi alle postazioni terrestri, a meno che questo non sia necessario per abbattere qualsiasi arma che punti a colpire e le navi in transito. Il principio di riferimento è la difesa legittima di fonte consuetudinaria, diversa dal diritto di self-defence – garantito degli art. 2 e 51 della Carta delle NU – che consente invece agli Stati oggetto di un’aggressione di iniziare le ostilità (jus ad bellum) fino a che il Consiglio di sicurezza non adotti misure per far cessare la minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionale.

Sinora le NU non hanno preso decisioni di tale tipo, tranne la Risoluzione n. 2722 del 10 gennaio 2024 che condanna fermamente gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso al naviglio mercantile ed afferma che “l’esercizio dei diritti e delle libertà di navigazione da parte dei mercantili… deve essere rispettato [e così] il diritto degli Stati membri … di difendere le loro navi da attacchi, inclusi quelli che minano diritti e libertà di navigazione”. Di fatto, come è stato osservato, il Consiglio non ha autorizzato una missione di “polizia internazionale” o peace-enforcing che dir si voglia come quella condotta in Afganistan. Per il Mar Rosso appare più appropriato il riferimento ad un tipo di peace-keeping in cui le forze intervenute applichino robuste regole difensive di ingaggio .


formiche.net/2024/02/unione-ma…



Questo articolo fa parte dello special report The EIT Summit 2024 – Europe’s leading innovators in conversation and celebration. Euractiv ha parlato con il responsabile delle operazioni dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) Adam Rottenbacher per saperne di più...


Louise Lemón - Lifetime of tears


Questa opera rappresenta la piena maturità artistica e non solo per una musicista che si merita moltissimo, sia per quello che ci regala sia per le sue capacità. Louise Lemón si colloca vicino ma oltre cantanti come Pj Harvey, Lana Del Rey etc, e un giorno si parlerà di lei come oggi si parla di loro, nel frattempo riscaldiamoci qui. @Musica Agorà

iyezine.com/louise-lemon-lifet…

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Attenzione perché è molto pericoloso quello che sta succedendo in queste ore. Stanno uscendo fuori di testa semplicemente perché è stata usata la parola genocidio davanti a milioni di italiani. Colpire Ghali è il classico motto "colpirne uno per educarne cento". La reazione dell'ambasciatore israeliano in Italia e dell'amministratore delegato RAI che si dissocia riuscendo a non dire una sola parola per gli oltre 13 mila bambini palestinesi ammazzati e promette indirettamente che la Rai continuerà a raccontare solo ed esclusivamente la versione israeliana, dimostra che Ghali ha usato la parola giusta. Chi governa e la stampa mainstream hanno deciso di stare dalla parte di chi sta commettendo un genocidio e hanno bisogno di mettere a tacere tutte le voci che si oppongono. Non permettiamoglielo, perché coprire chi fa un genocidio è vergognoso, pretendere che tutto passi sotto silenzio e fare in modo che l'opinione pubblica non abbia la percezione reale di tutto ciò che sta accadendo è complicità. Un pensiero per Mattarella: Caro presidente, due parole su un ambasciatore che si permette di interferire all'interno di uno Stato sovrano le potrebbe pure dire. O eventualmente cambiamo la Costituzione, togliamo "la sovranità appartiene al popolo" e mettiamo "la sovranità appartiene agli USA, alla NATO e alla comunità ebraica...

T.me/GiuseppeSalamone
Giuseppe Salamone



Riformuliamo:

"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene agli Usa, alla Nato e alla comunità ebraica che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."

T.me/GiuseppeSalamone





La Schlein come il Papa invoca la “pace” senza dire come


C’è sempre da preoccuparsi, o quantomeno da scoraggiarsi, quando un leader politico parla come fosse il Papa. C’è da preoccuparsi, o da scoraggiarsi, perché, quando accade, significa che la politica ha smarrito la bussola e, abbandonata la via del realism

C’è sempre da preoccuparsi, o quantomeno da scoraggiarsi, quando un leader politico parla come fosse il Papa. C’è da preoccuparsi, o da scoraggiarsi, perché, quando accade, significa che la politica ha smarrito la bussola e, abbandonata la via del realismo, procede a tentoni lungo i labirinti dell’utopia. I capi religiosi possono, e per certi aspetti debbono, lasciarsi guidare dall’etica dei principi; i capi politici debbono, o meglio dovrebbero, seguire unicamente l’etica della responsabilità. Ovvero, adattare i principi alle loro possibilità concrete di realizzazione e quando enunciano gli uni preoccuparsi sempre di indicare le altre.

Intervistata dal Corriere della Sera, Elly Schlein ha parlato come fosse il Papa. Cosa significa, infatti, appellarsi al governo italiano affinché assuma una “iniziativa di pace” in Medio Oriente? Mistero. Se la segretaria del Pd ritiene che a minacciare la pace sia il presidente israeliano Benjamin Netanyahu, le sue parole lasciano intendere che la capacità di persuasione del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani sia superiore a quella del segretario di Stato americano Antony Blinken. Il che appare francamente improbabile. Se invece ritiene che a minacciare la pace sia l’indisponibilità di Hamas a rilasciare gli ostaggi sequestrati dopo il pogrom del 7 ottobre, beh, avrebbe fatto meglio a dirlo chiaramente. Ma non l’ha fatto. E non è francamente probabile che fosse questo il senso del suo tanto accorato quanto generico appello. E allora, che senso ha avuto l’uscita “pacifista” di Elly Schlein? Semplice, non ha avuto alcun senso. Alcun senso politico.

Era già capitato a Matteo Salvini rispetto alla guerra in Ucraina. Più volte il leader della Lega ha invocato la “pace” citando il Papa, più volte ha teorizzato una non meglio identificata “soluzione diplomatica” in apparente sintonia con la Santa Sede. Un atteggiamento irresponsabile, che mal si concilia con i ripetuti voti della Lega a favore dell’invio di armi all’Ucraina e che ha avuto come unico scopo quello di strizzare l’occhio all’elettorato del centrodestra più incline ad infischiarsene del destino del popolo ucraino, e con esso della democrazia in Europa. Lo schema utilizzato da Elly Schlein rispetto al conflitto mediorientale è analogo. Si capisce che, come buona parte della propria base elettorale, la segretaria del Pd ritiene che a recitare la parte del cattivo in Medio Oriente sia lo Stato di Israele. Ma non ha il coraggio di dirlo né di indicare sbocchi politici conseguenti. Non le resta, dunque, che invocare la “pace” come il Papa, nella speranza che tanta vacuità non le attiri il risentimento sia dei suoi elettori filoisraeliani sia di quelli filo Hamas.

Huffington Post

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Pirates don’t support flawed AI Act


Today, the European Parliament’s lead committees on the Artificial Intelligence Act (AI Act), the IMCO and LIBE committees, approved the trilogue results of the law in a joint vote. In its …

Today, the European Parliament’s lead committees on the Artificial Intelligence Act (AI Act), the IMCO and LIBE committees, approved the trilogue results of the law in a joint vote. In its current form, the legislative text will allow Member States to introduce biometric mass surveillance using flawed facial recognition technology. That’s why Pirate Party Members of the European Parliament are opposing the deal. Nevertheless, the Pirate Party succeeded in protecting fundamental rights and privacy to a huge extent, for instance by banning social scoring systems or including e-proctoring on the list of high-risk applications.

Marcel Kolaja, Member and Quaestor of the European Parliament for the Czech Pirate Party and Member of the Internal Market committee (IMCO), comments:

“Unfortunately, despite the good position of the European Parliament, the national governments managed to cripple the AI Act. Hence, the Pirates cannot support it. That does not mean that the legislation doesn’t have some positive aspects. Thanks to improvements which I proposed, students won’t be discriminated when during exams. The practice called e-proctoring may falsely accuse students of cheating, especially those with disabilities or those with dark skin. And the AI Act will put a stop to that by requiring stricter criteria for such AI usage. I also appreciate the ban on social scoring systems as we know them from China. It is an endless pity how such promising legislation has gone awry at the last minute and that we therefore cannot vote in favor.”

Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the German Pirate Party and Member of the Civil Liberties committee (LIBE), comments:

“With this AI law, it appears the EU intends to compete with China not only technologically but also in terms of high-tech repression. Chilling monitoring of our behaviour and ubiquitious real-time face surveillance in public spaces, error-prone biometric identification used on CCTV recordings even for petty offences, racial classification of persons, unscientific AI ‚video lie detector‘ technology – none of these dystopian technologies will be off limits for EU governments, including illiberal governments such as Hungary’s. Rather than protecting us from these authoritarian instruments, the AI Act provides an instruction manual for governments to roll out biometric mass surveillance in Europe. As important as it is to regulate AI technology, defending our democracy against being turned into a high-tech surveillance state is not negotiable for us Pirates.

The EU’s AI Act opens the door to permanent facial surveillance in real time: Over 6,000 people are wanted by European arrest warrant for the offences listed in the AI Act. Any public space in Europe can be placed under permanent biometric mass surveillance on these grounds. This law legitimises and normalises a culture of mistrust. It leads Europe into a dystopian future of a mistrustful high-tech surveillance state.”


patrick-breyer.de/en/pirates-d…



Contro i palestinesi di Gaza ci sono anche cannoni Made in Italy


La conferma giunge dalla Marina di Israele: alle operazioni dal mare partecipano unità navali armate con i cannoni di OTO Melara, del gruppo italiano Leonardo SpA. L'articolo Contro i palestinesi di Gaza ci sono anche cannoni Made in Italy proviene da Pa

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di Antonio Mazzeo*

Pagine Esteri, 13 febbraio 2023 – In un’intervista al sito specializzato Israel Defense, il tenente colonnello Steven in forza alla 3^ flotta della Marina Militare israeliana, si è soffermato sulla tipologia e l’armamento delle unità navali impegnate nelle operazioni di guerra contro Gaza. “Nella 3* flotta ci sono attualmente 15 corvette missilistiche della classe Sa’ar – modelli 4.5, 5, e 6, le ultime arrivate”, ha dichiarato l’ufficiale israeliano. “Le corvette di classe 4.5 sono equipaggiate con gli stessi mezzi della classe 6, eccetto per un elicottero sul ponte, Ogni unità è armata con un cannone da 76mm, un cannone Typhoon da 25 mm, con capacità offensive e difensive. sistemi elettronici EL/M e per la guerra anti-sottomarini”.

“La maggior parte dei sistemi d’arma – ha concluso Steven – è stata prodotta da industrie israeliane, eccetto i cannoni da 76mm, che sono stati prodotti invece dall’azienda italiana OTO Melara”.

Gli OTO Melara 76/62 sono cannoni multiruolo prodotti dall’omonima società del gruppo Leonardo SpA con quartier generale a Roma e stabilimenti a La Spezia e Brescia. Questi strumenti bellici sono caratterizzati da una cadenza di tiro molto elevata, soprattutto nella versione Super Rapido (120 colpi al minuto), per la “difesa” antiaerea e anti-missile e il bombardamento navale e costiero.

Nel corso della sua intervista a Israele Defense, il tenente colonnello Steven ha rivelato altri inquietanti particolari sulle operazioni di guerra condotte delle unità navali israeliane. “Nei primi giorni di guerra le navi sotto il mio comando sono state impegnate in missioni difensive usando il fuoco, principalmente per impedire ai terroristi di avvicinarsi alle forze armate di Israele”, ha dichiarato l’ufficiale. “Tuttavia, molto rapidamente, la forza navale si è spostata dalla difesa all’offesa. Noi siamo in guerra da quattro mesi adesso e già tre settimane dopo l’inizio dei combattimenti noi partecipavamo alla battaglia con una duplice missione: sorveglianza e fuoco”.

“Le nostre capacità di sorveglianza rivestono una grande importanza, perché possiamo osservare la Striscia di Gaza da occidente, dal mare”, ha aggiunto il tenente colonnello Steven. “Dda una corvetta missilistica possiamo vedere qualsiasi cosa. Possiamo osservare le persone così come i pattugliatori fuori dalla costa. Posiamo vedere sia il nemico che le nostre forze armate. Anche se ci sono pessime condizioni atmosferiche, specie adesso che siamo in inverno, la nostra sorveglianza rimane efficace perché tutti i sistemi sono funzionanti anche quando la nave ondeggia”.

L’ufficiale israeliano ha concluso la sua intervista spiegando che la missione primaria odierna della flotta navale è quella di fornire il supporto di fuoco, con una potenza che non ha precedenti nella storia della Marina Militare di Tel Aviv. “Solo io posso vedere da ovest gli obiettivi terroristi nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato cinicamente Steven. “Quando spariamo, così come tutte le forze armate di Israele, stiamo molto attenti di non colpire i civili non coinvolti nel conflitto; il fuoco è accurato ed efficace. Quando i cannoni sparano (cioè quelli da 76 mm di OTO Melara/Leonardo, nda), non c’è nessuno sul ponte delle unità navali. Tutti i cannoni sono controllati da remoto dalle posizioni di comando. Gli stessi vessilli sono a pilotaggio remoto. Non si può dire che non ci sia il rischio di sparare nelle unità navali. Ma noi sappiamo come difenderci, e fino adesso, dall’inizio della guerra, non c’è stato nessun incidente nella nostra flotta”.

I morti, si sa, stanno dall’altra parte, a Gaza. E sono civili, non combattenti, donne e bambini. Pagine Esteri

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La dinastia Jokowi pesa sul voto in Indonesia


La dinastia Jokowi pesa sul voto in Indonesia Joko Widodo Prabowo Subianto Indonesia
In Indonesia sia vota sia per eleggere il nuovo presidente, sia per le elezioni parlamentari e locali. La corsa a tre per diventare capo di stato è guidata dal ministro della Difesa, Prabowo Subianto, che potrebbe vincere già al primo turno. A sostenerlo c'è il presidente uscente Joko "Jokowi" Widodo.

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In Cina e Asia – La Cina esorta Israele a fermare l’operazione a Rafah


In Cina e Asia – La Cina esorta Israele a fermare l’operazione a Rafah
I titoli di oggi: La Cina esorta Israele a fermare l’operazione a Rafah Pacific Island Forum: Giappone e territori insulari si oppongono alle azioni di forza cinesi nel Pacifico Cina, è pronta la bozza di legge per regolamentare il tutoring privato Laos, ferrovia finanziata dalla Belt and Road Initiative crea boom di turisti Divisione del mondo in blocchi e protezionismo ...

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VERSIONE ITALIANA USA NUOVA CLASS ACTION CONTRO TEMU PER LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI ALLA PRIVACY DEI CLIENTI In Illinoius è stata intentata contro Temu, noto portale di commercio on line, un’azione legale collettiva per presunti problemi di privacy dei dati dei clienti. Lo studio legale Hagens Berman ha presentato la denuncia per conto di sette …


Il disegno di legge rumeno sul deep fake si avvicina più al modello cinese che a quello europeo; lo affermano diverse ONG che, dopo che il disegno di legge è tornato alle commissioni specializzate. Il disegno di legge, già approvato...


Il Numero unico di emergenza europeo 1.1.2 ( e l’App Whereareu)


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L’11 febbraio ricorre in tutta la #UE la Giornata europea celebrativa del Numero unico di emergenza (NUE) europeo 1.1.2 (uno-uno-due), istituita sin dal 2009, con l’adozione di una dichiarazione congiunta del #parlamentoEuropeo, del #consigliodellUnioneeuropea e della #commissioneEuropea, al fine di incrementare la conoscenza del servizio e dei suoi vantaggi da parte dei cittadini europei.
Per quanto riguarda l’Italia, Il Numero unico europeo delle emergenze è operativo in 13 Regioni, con 18 Centrali uniche di risposta (CUR), che garantiscono la copertura del servizio ad oltre 38 milioni di abitanti, pari a circa il 65% della popolazione nazionale.
Il servizio permette, digitando l'uno-uno-due sia da rete fissa che da rete mobile, di richiedere il tipo di soccorso di cui necessita (sanitario, Forze di polizia, Vigili del fuoco e soccorso in mare). La chiamata viene raccolta dalla CUR (Centrale unica di risposta) che, dopo le prime verifiche, la inoltra con i dati di localizzazione del chiamante e del tipo di soccorso richiesto alla sala operativa competente (carabinieri, polizia di stato, eccetera) per materia e territorio al fine di garantire l’intervento. I cittadini possono così raggiungere, naturalmente gratuitamente, attraverso un solo numero, tutti i servizi di emergenza forniti dalle Istituzioni pubbliche, con la garanzia di un accesso multilingue.

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Tutte le chiamate sono localizzate; una funzione utile in città, che può rivelarsi indispensabile per le chiamate provenienti da aree extra urbane, dove può risultare difficile fornire indicazioni precise e tempestive per essere raggiunti dai soccorsi. A tale proposito, dal 2022 l’Italia si è adeguata ai migliori standard tecnologici aggiungendo ai dati di localizzazione provenienti dalla rete telefonica quelli generati dallo smartphone. In questo ambito, ci piace segnalare una app per smartphone collegata al servizio uno-uno-due: si tratta di < Where Are U>, una app per l'emergenza collegata alle Centrali Uniche di Risposta (CUR) del NUE 112, che permette di effettuare una chiamata di emergenza con il contestuale invio della posizione esatta del chiamante (rileva la posizione tramite GPS e/o rete dati e la mostra sul telefono; al momento della chiamata la posizione viene trasmessa tramite rete dati o tramite SMS se la rete dati non è disponibile. Il doppio canale di trasmissione assicura sempre l'invio della posizione ogniqualvolta sia possibile effettuare una telefonata) che ha l’utilissima funzione della “chiamata silenziosa”: l'app consente infatti di effettuare volontariamente una chiamata muta; con appositi pulsanti è possibile segnalare il tipo di soccorso richiesto. Nelle immagini sottostanti la schermata della app e le città metropolitane/province in cui è attivo il servizio.

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Pensate inoltre che le Centrali uniche di risposta effettuano una rilevante azione di filtro delle chiamate improprie (non di emergenza) pari – nel 2023 - a ben il 45% del totale delle richieste. Questo consente di liberare le centrali operative degli enti di pronto intervento da una significativa mole di lavoro, consentendo di concentrare le risorse sugli effettivi soccorsi richiesti.
In Italia, ogni chiamata di emergenza riceve normalmente una risposta in poco più di 7 secondi, con tempi complessivi di gestione della chiamata in linea con il disciplinare tecnico. Nel caso in cui il contatto con la centrale non avvenga per qualsivoglia ragione, l’utente viene immediatamente richiamato. Nel corso del 2023, le Centrali uniche di risposta operanti sul territorio hanno gestito oltre 21 milioni di telefonate, assicurando la ricezione anche delle chiamate di emergenza generate direttamente dalle autovetture in caso di incidente automobilistico grazie al sistema e-Call. Nel 2023, le segnalazioni gestite con tale modalità sono state oltre 120.000, con l’inoltro di 7084 chiamate per interventi riconosciuti dalla C.U.R. come effettivamente necessari.

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L’Italia ha sempre avuto una particolare attenzione a garantire l’accesso delle persone sorde al servizio di emergenza. Già dal 2021 è attivo il servizio “112Sordi” erogato su tutto il territorio nazionale con un sistema completamente gratuito, che consente l’utilizzo di una chat testuale in tempo reale, la condivisione della posizione geografica, la possibilità di ricevere immagini utili in attesa dei soccorsi e di rispondere a domande interattive estremamente semplici e veloci. Lo scorso anno 482 persone sorde sono state soccorse con questo speciale sistema a loro dedicato.
Il modello di Numero unico di emergenza europeo sviluppato in Italia, fortemente permeato da tecnologie sempre più sofisticate, messe gratuitamente al servizio della sicurezza dei cittadini, esprime una forte collaborazione istituzionale che vede il governo del sistema affidato ad una regia integrata tra Stato e Regioni.
Tutte le componenti del NUE 1.1.2. (ministero dell’Interno, ministero delle Imprese e del Made in Italy, ministero della Difesa, ministero dell’Economia e Finanze, dipartimento delle Politiche europee della Presidenza del consiglio dei ministri, ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ministero della Salute e Conferenza Stato Regioni) sono rappresentate nella Commissione consultiva del ministero dell’Interno. A livello territoriale sono le Prefetture capoluogo di Regione a coordinare i gruppi di monitoraggio, nel cui ambito sono rappresentate tutte le componenti istituzionali coinvolte.




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