Attenzione all’utilizzo delle SSD! Senza alimentazione il rischio è la perdita dei dati
XDA Developers ci ricorda che l’utilizzo di unità a stato solido per l’archiviazione a lungo termine è rischioso. Se le unità SSD vengono lasciate senza alimentazione per anni, i dati possono danneggiarsi o addirittura scomparire del tutto.
A differenza degli HDD, che memorizzano i dati su piatti magnetizzati, gli SSD scrivono le informazioni modificando la carica elettrica nelle celle flash NAND. La memoria flash è considerata non volatile: i dati vengono conservati anche dopo l’interruzione dell’alimentazione.
Tuttavia, il periodo di tempo in cui un SSD può memorizzare dati in modo affidabile senza essere collegato a una fonte di alimentazione è limitato.
Secondo le specifiche JEDEC (Joint Electron Device Engineering Council), anche le unità economiche con NAND QLC possono conservare i dati per circa un anno senza alimentazione.
Le NAND TLC di qualità superiore durano fino a tre anni, le NAND MLC fino a cinque anni e le NAND SLC premium fino a dieci anni. Il problema è che la maggior parte degli SSD consumer utilizza NAND TLC o QLC, il che significa che gli utenti che lasciano le proprie unità senza alimentazione per più di un anno rischiano di perdere i propri dati.
I giornalisti sottolineano che l’affidabilità della memoria QLC è migliorata negli ultimi anni, quindi un limite realistico per l’archiviazione dei dati senza alimentazione è considerato di 2-3 anni. Senza alimentazione, la carica nelle celle NAND si dissipa gradualmente, causando la perdita di dati o il guasto completo dell’SSD.
Ciò significa che i normali SSD di fascia consumer non sono un’opzione affidabile per l’archiviazione, soprattutto per fotografi, videografi e ricercatori. Anche gli HDD sono soggetti a degrado nel tempo, ma sono più resistenti alle interruzioni di corrente prolungate.
Vale la pena notare che questo scenario non è rilevante per tutti. Gli utenti abituali con SSD installati nei loro PC di lavoro non hanno nulla di cui preoccuparsi: i loro computer non rimangono spenti per molto tempo. La perdita di dati in questi casi è più spesso causata da sbalzi di tensione o unità difettose.
XDA Developers ci ricorda inoltre che gli SSD non durano per sempre, anche se non li si lascia a prendere polvere in un armadio. Il numero limitato di cicli di scrittura che la memoria flash NAND può sopportare finirà per usurare l’unità, ma la maggior parte degli utenti la sostituirà prima che raggiunga la fine del suo ciclo di vita.
Come soluzione, la pubblicazione ci ricorda la necessità del backup, il modo più semplice per proteggersi dai problemi con qualsiasi supporto di memorizzazione. La nota regola 3-2-1 stabilisce che tre copie dei dati devono essere archiviate su almeno due tipi diversi di supporti di memorizzazione, di cui una remota. Questo è spesso facilmente realizzabile utilizzando un PC principale, un NAS e un archivio cloud.
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EDRi-gram, 27 November 2025
What has the EDRi network been up to over the past few weeks? Find out the latest digital rights news in our bi-weekly newsletter. In this edition: Digital Omnibus rolls back rights, age verification misses the mark, data workers behind AI, & more!
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Tor Browser e Tails OS pronti per il nuovo standard CGO
Il progetto Tor ha annunciato l’introduzione di un nuovo schema di crittografia, chiamato Counter Galois Onion (CGO), destinato a sostituire il precedente metodo Tor1 Relay. L’aggiornamento mira a rafforzare la sicurezza della rete e a contrastare le minacce da parte di aggressori attivi online. Il nuovo sistema è già stato implementato in Arti, l’implementazione di Tor scritta in Rust, e nella versione in C di Tor Relay.
Secondo il team di sviluppo, il vecchio sistema Tor1 presentava tre criticità principali: vulnerabilità agli attacchi di tagging, assenza di segretezza immediata in avanti e insufficiente forza di autenticazione. Tra queste, gli attacchi di tagging sono considerati il rischio più significativo, poiché Tor1 utilizza AES-CTR senza supporto per l’autenticazione hop-by-hop. Questo lascia spazio a potenziali tentativi di deanonimizzazione degli utenti.
Inoltre, Tor1 non garantiva la segretezza immediata: la stessa chiave AES rimaneva attiva per l’intero ciclo di vita del circuito (il percorso seguito dall’utente per connettersi a un sito web). Di conseguenza, una chiave compromessa permetteva di decrittografare l’intero traffico storico relativo a quel circuito.
Anche il sistema di autenticazione di Tor1 era limitato: utilizzava un digest di soli 4 byte basato su SHA-1, aumentando la probabilità che pacchetti dati manipolati non venissero rilevati, fino a un caso su quattro miliardi. CGO sostituisce questo digest con un token di 16 byte, migliorando sensibilmente la sicurezza.
Per garantire la segretezza immediata in tempo reale, CGO impiega una struttura chiamata Update, che modifica in modo irreversibile la chiave di crittografia ogni volta che viene generato o ricevuto un pacchetto.
Ciò impedisce la decodifica dei pacchetti precedenti. Inoltre, grazie all’uso di una crittografia a blocchi estesi, eventuali dati manomessi diventano irrecuperabili, riducendo drasticamente il rischio di attacchi di tagging.
Gli utenti di Tor Browser e Tails OS beneficeranno automaticamente dell’aggiornamento senza necessità di interventi manuali. La rete Tor resta uno degli strumenti principali per navigare online in modo anonimo, con Tor Browser, Tails OS e Orbot come principali punti di accesso alla tecnologia.
Al momento, l’aggiornamento CGO è disponibile per Arti e per Tor Relay in C, ma il team Tor non ha ancora fornito indicazioni sulla data di rilascio della nuova crittografia per il browser Tor.
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Arriva HashJack: basta un “#” e i browser AI iniziano a vaneggiare
I ricercatori di Cato Networks hanno scoperto un nuovo tipo di attacco ai browser basati su intelligenza artificiale chiamato HashJack. I ricercatori hanno utilizzato il simbolo “#” negli URL per iniettare comandi nascosti, eseguiti dagli assistenti AI dei browser, aggirando tutte le tradizionali misure di sicurezza.
L’attacco HashJack sfrutta il fatto che le parti di un URL dopo il carattere “#” non lasciano mai il browser né raggiungono il server.
Gli aggressori possono aggiungere il carattere “#” alla fine di un URL legittimo e quindi inserire prompt dannosi. Di conseguenza, quando un utente interagisce con una pagina tramite un assistente di intelligenza artificiale integrato (come Copilot in Edge, Gemini in Chrome o il browser Comet di Perplexity), queste istruzioni nascoste vengono elaborate dal modello linguistico ed eseguite come istruzioni legittime.
Gli esperti definiscono questo attacco “la prima iniezione indiretta di prompt in grado di trasformare qualsiasi sito web legittimo in un vettore di attacco”.
Durante i test, i ricercatori hanno dimostrato diversi scenari di sfruttamento per HashJack. Ad esempio, i browser AI con funzionalità basate su agenti (come Comet) possono essere indotti con l’inganno a trasmettere i dati degli utenti a server controllati dagli aggressori. Altri assistenti AI possono essere indotti con l’inganno a visualizzare link di phishing o istruzioni fuorvianti.
Le conseguenze di tali attacchi includono il furto di dati, il phishing, la diffusione di informazioni errate e possono persino danneggiare la salute dell’utente (ad esempio, se l’intelligenza artificiale fornisce raccomandazioni errate sul dosaggio dei farmaci).
“Questo è particolarmente pericoloso perché il tasso di successo è molto più alto rispetto al phishing tradizionale. Gli utenti visualizzano un sito web familiare e si fidano ciecamente delle risposte dell’assistente AI”, spiega Vitaly Simonovich, ricercatore di Cato Networks.
I ricercatori hanno informato gli sviluppatori di Perplexity della loro scoperta a luglio, e Google e Microsoft hanno fatto lo stesso ad agosto. Le reazioni sono state contrastanti: Google ha classificato il problema come “comportamento previsto”, ha assegnato un livello di gravità basso e si è rifiutata di implementare una correzione, mentre Microsoft e Perplexity hanno rilasciato patch per i loro browser.
I rappresentanti di Microsoft hanno sottolineato che l’azienda considera la protezione contro le iniezioni indirette di prompt un “processo continuo” e indaga a fondo su ogni nuova variante di tali attacchi.
Nel loro rapporto, i ricercatori sottolineano che i metodi di difesa tradizionali sono impotenti contro gli attacchi HashJack. Pertanto, affrontare tali problemi richiede difese multilivello, tra cui la gestione e il controllo dell’uso di strumenti di intelligenza artificiale, il blocco di frammenti di URL sospetti sul lato client, la limitazione dell’elenco degli assistenti di intelligenza artificiale consentiti e il monitoraggio attento dell’attività dei browser con funzionalità di intelligenza artificiale.
Infatti, le organizzazioni ora devono analizzare non solo i siti web stessi, ma anche la combinazione “browser + assistente AI” che elabora il contesto nascosto.
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Quantum Computing vs Intelligenza Artificiale: chi cambierà davvero il prossimo futuro?
La meccanica quantistica continua a essere un campo complesso e misterioso, difficile da spiegare e da comprendere allo stesso tempo. Questa branca della fisica studia comportamenti insoliti di particelle minime, fenomeni che stanno aprendo nuove possibilità scientifiche con potenziali applicazioni rivoluzionarie.
Nonostante le dichiarazioni e gli investimenti di colossi tecnologici come Microsoft e Google, l’informatica quantistica rimane meno visibile rispetto alla crescente attenzione rivolta all’intelligenza artificiale (IA). In generale, mentre l’IA è prevalentemente orientata al software e dipende dall’hardware esistente, la tecnologia quantistica richiede dispositivi fisici specializzati come sensori e computer quantistici, i quali oggi sono ancora ingombranti, costosi e rari.
Brian Hopkins, vicepresidente e analista capo di Forrester, sottolinea però l’incertezza sulle prospettive future: “Il potenziale c’è, ma il risultato finale resta da vedere. Gli esperimenti iniziali sono promettenti, ma serve ancora ricerca e computer più potenti per applicare realmente gli effetti quantistici all’IA”.
Secondo McKinsey, il mercato dell’informatica quantistica potrebbe raggiungere un valore di 97 miliardi di dollari entro il 2025, mentre quello dell’IA è stimato in migliaia di miliardi. Tuttavia, la cautela è d’obbligo: a metà ottobre alcuni analisti avevano previsto che titoli chiave dell’informatica quantistica potessero perdere fino al 62% del loro valore, alimentando i timori di una bolla speculativa.
Sfide tecnologiche e peculiarità dei computer quantistici
L’informatica quantistica affronta problemi diversi rispetto all’IA. Il comportamento dei qubit, l’unità fondamentale dei computer quantistici, è estremamente sensibile a luce, rumore e piccole variazioni ambientali. Come osservato da Elon Musk su X, i calcoli quantistici potrebbero funzionare al meglio in ambienti “simili a crateri lunari permanentemente in ombra”.
Queste macchine, grandi e ingombranti, richiedono temperature vicine allo zero assoluto e sofisticati sistemi laser. Recenti sviluppi, come l’uso di diamanti sintetici da parte di Element 6 – controllata del gioielliere De Beers – promettono di avvicinare il funzionamento dei computer quantistici a temperature più accessibili, con potenziali applicazioni pratiche.
Si stima che nel mondo esistano attualmente circa 200 computer quantistici, ma la Cina non ha reso noto il numero dei propri dispositivi. Nonostante ciò, gli esperti quantistici prevedono un impatto significativo. Rajeeb Hazra, CEO di Quantinuum, sottolinea che l’informatica quantistica potrebbe avere applicazioni paragonabili, se non superiori, a quelle dell’intelligenza artificiale.
Il professor Sir Peter Knight, fisico quantistico britannico, evidenzia che calcoli che richiederebbero l’eternità anche sui supercomputer più potenti possono essere eseguiti in pochi secondi grazie alla tecnologia quantistica. Tra le possibili applicazioni vi sono la scoperta di nuovi farmaci, la personalizzazione della medicina, metodi chimici più efficienti e sensori avanzati per misurazioni estremamente precise.
Innovazioni in salute e navigazione
I sensori quantistici sono già stati integrati in prototipi per la scansione cerebrale non invasiva di bambini con patologie come l’epilessia. Inoltre, il “Quantum Compass” testato a Londra offre un’alternativa al GPS, funzionando anche in ambienti sotterranei dove i segnali satellitari falliscono. Secondo Michael Cuthbert, direttore del National Quantum Computing Centre del Regno Unito, tecnologie come orologi quantistici, giroscopi e magnetometri possono rafforzare la sicurezza e l’affidabilità dei sistemi di navigazione critici.
Anche grandi aziende come Airbus collaborano con IonQ per ottimizzare il carico di merci sugli aerei tramite algoritmi quantistici, riducendo il consumo di carburante. La National Grid del Regno Unito esplora la tecnologia quantistica per migliorare la gestione della produzione energetica e ridurre interruzioni dovute a picchi di domanda.
La sicurezza dei dati nell’era quantistica
Uno degli aspetti più delicati riguarda la crittografia. La potenza dei computer quantistici potrebbe un giorno superare gli attuali sistemi di protezione dei dati personali e industriali, un fenomeno noto come “Q-Day”. Gli esperti raccomandano di sviluppare subito tecnologie di crittografia resistenti ai computer quantistici.
Brian Hopkins stima che dispositivi capaci di decifrare dati crittografati possano arrivare già intorno al 2030. Aziende come Apple e la piattaforma Signal hanno introdotto chiavi post-quantistiche, ma non possono essere applicate ai dati già cifrati. Daniel Shiu, ex capo della crittografia presso il GCHQ, ha avvertito che i dati dei cittadini britannici sono a rischio di decifrazione da parte di attacchi sponsorizzati dallo Stato cinese.
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Cybersicurezza, l’evoluzione normativa verso la prevenzione infrastrutturale e la crisi di fiducia
L’attuale accelerazione normativa in materia di cybersicurezza non è un fenomeno isolato, ma il culmine di un percorso di maturazione del Diritto penale che ha dovuto confrontarsi con la dematerializzazione della condotta illecita. Da tempo, la prassi forense ha evidenziato come le fattispecie incriminatrici classiche – pensiamo all’accesso abusivo o al danneggiamento di sistemi informatici – sebbene ben concepite, risultassero insufficienti a intercettare la dinamica del rischio nell’ecosistema aziendale.
L’evoluzione delle minacce, dal defacement alle prime forme di ransomware, ha spostato il focus dalla repressione del reato consumato alla prevenzione infrastrutturale. La creazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e l’istituzione del Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica non sono solo atti politici, ma il riconoscimento legislativo di una crisi di fiducia che il settore privato, e chi lo assiste, ha percepito in anticipo sul legislatore.
Per un avvocato che ha seguito l’evoluzione di questi fenomeni, è chiaro che la responsabilità dell’ente oggi non si gioca solo sul nesso causale tra omissione e reato, ma sulla valutazione ex ante della prevenzione. Il nuovo Decreto legislativo n. 138/2024, che recepisce la Direttiva Nis 2, definisce in modo oggettivo lo stato dell’arte tecnico e organizzativo a cui gli enti devono conformarsi.
In primo luogo, la diligenza non è più un concetto elastico. Nis 2 estende la platea degli obbligati (soggetti essenziali e importanti) in modo così capillare da includere anche le PMI che operano in ambiti rilevanti. Ciò impone una consapevolezza trasversale che supera la tradizionale compartimentalizzazione del rischio in azienda, un aspetto spesso sottovalutato nei modelli di compliance più datati.
Inoltre, Nis 2 impone che la supervisione della gestione del rischio sia formalmente assunta dagli organi apicali. Questa previsione si salda perfettamente con l’impianto del D.lgs. 231/2001. L’assenza di un controllo attivo da parte della governance non è solo un’inadempienza amministrativa ACN, ma la prova che la volontà colposa di organizzazione risiede proprio al vertice.
I professionisti che hanno assistito alla gestione delle prime crisi cyber in contesti aziendali sanno bene che il fallimento di un sistema di prevenzione si annida spesso non nell’assenza di un firewall, ma nella carenza di governance e nell’omessa formazione culturale sui rischi.
L’impatto della Legge 90/2024 sul rischio penale delle aziende
La recente Legge n. 90/2024, che ha inasprito il regime sanzionatorio per i reati informatici ex art. 24-bis d.lgs. 231/2001, non è un mero esercizio di politica criminale, ma un segnale inequivocabile per l’impresa.
L’inclusione esplicita dell’estorsione nel catalogo 231 (in correlazione con i delitti informatici) riflette la realtà processuale della doppia estorsione (cifratura più minaccia di data leakage). In aula, la difesa di un ente dovrà dimostrare di aver adottato protocolli rigorosi non solo per la prevenzione dell’attacco, evitando il danneggiamento di sistemi, ma anche per la gestione della crisi post-attacco, compresa la valutazione etica e legale di un potenziale riscatto, che interseca il rischio di riciclaggio.
L’aumento delle sanzioni pecuniarie per i delitti informatici impone che il risk assessment di un modello organizzativo (MOG) non possa,a maggior ragione, limitarsi a una mappatura formale. La valutazione dell’impatto di un reato deve essere ricalcolata tenendo conto del nuovo quantum sanzionatorio, elevando l’indice di rischio e richiedendo, di conseguenza, un rafforzamento proporzionato dei presidi di controllo.
Il vero punto di convergenza tra diritto della sicurezza e Diritto penale è la prova della colpa organizzativa. L’avvocato che interviene in un procedimento 231 derivante da un cybercrime deve affrontare la tesi accusatoria secondo cui l’ente era sprovvisto o addirittura non ha adottato un MOG idoneo a prevenire il reato.
Per i soggetti obbligati, il D.lgs. 138/2024 stabilisce un livello di diligenza oggettivizzato. L’omessa adozione di una misura minima nis 2 – come la gestione del rischio o l’implementazione dell’autenticazione multifattore – non è più vista come una semplice deficienza tecnica, ma come una carenza organizzativa grave che rende il MOG inidoneo ab origine.
L’azione di vigilanza dell’ACN e l’eventuale irrogazione di una sanzione amministrativa diventano una prova prima facie processualmente fortissima dell’inadeguatezza preesistente. E’ un onere probatorio che si ribalta. Dimostrare l’efficacia del MOG diventa arduo se l’ente è stato precedentemente sanzionato per l’inosservanza dei protocolli di base.
Un elemento che emerge chiaramente nella gestione delle crisi aziendali è l’importanza dell’obbligo di notifica tempestiva degli incidenti all’ACN. Il fallimento reiterato in questo adempimento non è solo un illecito amministrativo, ma un’indicazione inequivocabile di una carenza sistemica nei flussi informativi interni e nei protocolli di incident response dell’ente, fattore cruciale per sostenere la tesi della colpa di organizzazione in sede penale.
La necessità di una compliance integrata e strategica
La nuova era della cyber-accountability impone un modello di compliance che superi la logica dei silos aziendali, unendo GDPR (Regolamento UE 2016/679), Nis 2 e D.lgs. 231/2001.
La prevenzione di un data breach è, nella quasi totalità dei casi, il risultato della prevenzione di un reato informatico (rischio 231 monitorato dall’OdV). La collaborazione tra l’organismo di vigilanza (OdV), il Data Protection Officer (DPO) e le funzioni CISOo/IT non è auspicabile, ma necessaria. L’ OdV deve formalmente inglobare i flussi informativi del DPO e del CISOo nella mappatura del rischio 231.
La carenza formativa specifica del personale in ambito cyber è la porta d’accesso per reati come l’accesso abusivo (phishing). Per un legale, dimostrare l’inefficacia del MOG in virtù di un protocollo formativo assente o superficiale è una linea d’accusa diretta. Pertanto, l’investimento nella formazione cautelare diventa un protocollo inderogabile ex art. 6 D.lgs. 231/2001.
Il professionista che opera in questo ambito ha oggi il compito di tradurre le rigide norme Nis 2 in protocolli operativi e di controllo che siano effettivamente idonei a prevenire il reato e a resistere a una contestazione in sede giudiziaria. L’adeguamento del MOG non è un esercizio documentale, ma la revisione profonda del modello di gestione del rischio aziendale, con l’obiettivo ultimo di negare l’imputazione di una negligenza organizzativa strutturale.
La governance del rischio nel terzo millennio
L’evoluzione giurisprudenziale e normativa ha trasformato la cybersicurezza da costo tecnico a responsabilità di governance con un impatto economico e reputazionale diretto e inasprito. L’inosservanza degli standard Nis 2 è, per l’ente, la via diretta verso la dimostrazione di una colpa organizzativa sotto il D.lgs. 231/2001. L’unico sistema di difesa efficace per l’impresa è un modello di compliance integrata e strategicamente vigilato, che utilizzi gli obblighi Nis 2 come presidi formali per i reati ex art. 24-bis, trasformando la prevenzione normativa in esimente processuale. L’onere di implementare un sistema di gestione del rischio che sia non solo conforme ma efficacemente attuato ricade oggi sull’ente con una pressione senza precedenti, amplificata dall’aumento delle sanzioni pecuniarie introdotte dalla Legge 90/2024.
Chi assiste sul piano legale l’azienda deve quindi adottare una prospettiva anticipatoria, lavorando al fianco dell’Organismo di Vigilanza e del management per tradurre le prescrizioni tecniche (come i requisiti di incident response imposti dal D.lgs. 138/2024) in norme interne vincolanti e verificabili. In tal senso, la vigilanza dell’OdV sulle procedure Nis 2 diviene la garanzia di esimente più significativa in un’eventuale controversia penale.
La mancata adozione o l’inefficace attuazione delle misure Nis 2, al di là della sanzione amministrativa ACN, rende il MOG una mera fictio iuris processuale. Si assiste, in sostanza, alla definitiva convergenza del diritto penale e del diritto regolatorio, dove la diligenza cautelare non è più un concetto generale, ma un set di best practice normativamente codificate.
L’obiettivo finale per l’ente non è solo evitare l’attacco, ma, nel caso questo si verifichi, dimostrare in sede giudiziaria di aver esercitato tutto il dovere di controllo e vigilanza richiesto dallo stato dell’arte e dalla legge, un esercizio di accountability che definisce la maturità legale e operativa delle organizzazioni del terzo millennio.
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La Civiltà Cattolica: esce oggi “Maria”, 32° volume della collana Accènti
Esce oggi “Maria”, il 32° volume della collana Accènti de La Civiltà Cattolica. “Nella lettera enciclica Ad Coeli Reginam – si legge in una nota di presentazione -, papa Pio XII parla di Maria come Madre del Capo, Madre dei membri del Corpo mistico, sovrana e regina della Chiesa, partecipe della regalità di Gesù. Scrive il Pontefice: ‘Fin dai primi secoli della chiesa cattolica il popolo cristiano ha elevato supplici preghiere e inni di lode e di devozione alla Regina del cielo, sia nelle circostanze liete, sia, e molto più, nei periodi di gravi angustie e pericoli’”.
Continua a leggere sul sito dell’Agenzia Sir
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Europe is dismantling its digital rights from within
The European Commission’s new Digital Omnibus is presented as simple “streamlining”, but in practice it dismantles key safeguards in the GDPR, ePrivacy rules and the AI Act. It would make access to device data easier, weaken limits on automated decision-making and lower protections against discriminatory AI.
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Artificial intelligence is not as artificial as you might think
AI systems involve a huge amount of human effort at the hands of millions of workers, often in Global South countries, working in precarious conditions. In this blog, EDRi member SUPERRR Lab dive into the lives of data workers, how they are exploited and undermined by tech companies, and how these workers are now collectively advocating for their rights.
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Lobbyismus: Palantir-Mitarbeiterin saß beim Souveränitätsgipfel mit Macron und Merz am Tisch
La lenta morte della Palestina
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articolo21.org/2025/11/la-lent…
Ogni ora, ogni giorno, senza aiuti avvicinano la popolazione di Gaza alla fine. È a rischio la sopravvivenza dei superstiti di due anni di bombardamenti, 2 milioni di palestinesi che vagano alla ricerca di aree nelle quali poter trovare rifugio. Il popolo di Gaza è un popolo di
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Meloni e le incognite del dopo voto
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/meloni-…
Occhio, perché adesso, probabilmente, perderanno la testa. Non si daranno una calmata, come sostengono alcuni osservatori, incredibilmente benevoli nei confronti di questa maggioranza; accadrà l’opposto, dateci retta (il fatto che si parli nuovamente di premierato
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“Unità” e “pace”. Le parole d’ordine del primo viaggio apostolico di Leone XIV
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Il primo viaggio apostolico di Leone XIV, che lo porta in Turchia ed a Beirut, forse può essere riassunto in due parole; “unità” e “pace”. Nicea, oggi
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La missione di Papa Leone XIV in Turchia e in Libano (Il Fatto del Giorno)
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Anche l'Italia partecipa alle operazioni delle Forze di Polizia europee per sequestrare giocattoli contraffatti e pericolosi
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Merz accelera su uno degli eterni cantieri tedeschi, l'innovazione e il digitale. Il cancelliere ha deciso di creare un nuovo “Gruppo strategico per la tecnologia e l’innovazione” per recuperare il ritardo tedesco su digitale e AI,
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Michelangelo Dome, Leonardo lancia il sistema antimissile Made in Italy per la difesa Ue
[quote]Leonardo è pronta a lanciare una nuova tecnologia di difesa aerea per l'Unione Europea
L'articolo Michelangelo Dome, Leonardo lancia il sistema lumsanews.it/michelangelo-dome…
freezonemagazine.com/articoli/…
Poteva essere una coferma, ma anche il rischio di finire nelle sabbie mobili di una ciclicità ripetitiva. E invece questo Love To Death di Bebaloncar è un vero e proprio salto in avanti verso una qualità di canzoni strutturalmente ineccepibili, nelle quali trovare un qualche motivo per poter eccepire viene meno, spazzato via da un […]
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