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“l’infinito del suono” e le spaziature (marco ariano)


Condivido qui quello che scrive Marco Ariano – insieme a Paolo Demitry – con parole che personalmente applicherei quasi senza differenze a quanto faccio in letteratura. La fonte è lo scritto Farsi Fuori. Fenomenologia del corpo-suono e improvvisazione come evento, in ‘Il Corpo nel Suono’, 1, 2017:

Marco Ariano - Paolo Demitry: Spaziatura (2017)
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Il partito di Togliatti non si sentiva nella condizione di rompere completamente con i moderati


Per il Partito Comunista Italiano il 1947 fu un anno di terremoti che portarono a delineare la politica che il partito stesso avrebbe adottato negli anni successivi. Alla segreteria del partito vi era Palmiro Togliatti, storica guida del PCI sin dal 1926 e molto apprezzato negli ambienti del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS). Il clima internazionale ebbe dei riverberi all’interno della politica nazionale italiana; il cambio di politica promosso dal presidente statunitense Truman aveva portato anche a modificare il suo orientamento verso una politica estera pienamente internazionalista abbandonando la precedente tendenza ad un certo isolazionismo. In questo senso si crede che il PCI abbia assunto il ruolo d’opposizione per controbilanciare la strategia «imperiale» statunitense. La questione essenziale è rappresentata dalla natura del comunismo occidentale <18, ovvero il legame che dal 1947 intercorse tra i partiti comunisti del mondo e il partito comunista di Stalin. E’ ancora solo parzialmente corretto attribuire la natura dei rapporti tra i vari partiti comunisti solamente a delle logiche esterne; piuttosto la politica adottata in generale dai vari partiti comunisti nel mondo e nello specifico da quello italiano va intesa come un processo non lineare, creatosi sia come conseguenza di fratture di natura esterna da altre di natura endemica, risultato di una pluralità di fattori con scontri di ideologie, di interessi e di culture.
Interessante è cercare di analizzare il peso che il contesto politico nazionale ebbe nella determinazione dell’esito della rottura della solidarietà resistenziale (Governo Nazionale) contro il fascismo, che fece allontanare il PCI dalla compagine di governo. Come sopradetto bisogna tener conto del fatto che il tutto accadeva su uno sfondo internazionale ricco di mutamenti, ma che vi erano anche delle forti motivazioni interne. Il PCI aveva riscontrato insormontabili difficoltà nel tentativo di conciliare la cultura politica italiana con la lealtà alla linea politica dell’Unione Sovietica con effetti destabilizzanti sull’intero sistema politico italiano, ma in particolare all’interno del PCI. I temi su cui la mediazione risultava veramente complessa erano quelli dello sviluppo economico oltre che dell’impostazione sociale ed istituzionale che i vari partiti intendevano promuovere per la ricostruzione del paese. In Italia, essendo stato un paese storicamente sotto l’influenza occidentale, si riscontravano reali incongruenze tra i principi proposti dalla linea staliniana e la loro applicazione in un contesto culturale lontanissimo da quello russo. Le difficoltà nel mantenere cariche ministeriali per i ministri comunisti e allo stesso tempo seguire la dottrina sovietica risultarono una sfida estremamente complessa per il PCI. Un chiaro esempio concreto di queste difficoltà fu rappresentato proprio dalla questione del confine orientale o questione di Trieste che creò forti imbarazzi in seno al PCI, ponendo lo stesso partito tra due fuochi: da una parte il desiderio di favorire la Jugoslavia in quanto paese comunista e dall’altra la difesa degli interessi italiani.
Il nodo politico cruciale che il PCI si trovò ad affrontare in politica interna era relativo allo sviluppo economico e al reperimento delle risorse necessarie per la ricostruzione del paese. L’Unione sovietica non aveva le possibilità di sostenere economica un progetto ambizioso di ricostruzione postbellica. L’unica potenza che si offrì di fornire quanto necessario al rilancio dell’Europa, dettando però anche una serie ben precisa di condizioni, furono proprio gli Stati Uniti. I comunisti sapevano, o per lo meno avevano intuito, che un eventuale aiuto americano avrebbe potuto essere subordinato a determinate prese di posizione, tra cui l’eventuale allontanamento delle sinistre dal governo e una maggior integrazione dell’Italia nella sfera d’influenza occidentale. I partiti di centro e di destra si rendevano ben conto che la polarizzazione tra gli ideali occidentali e quelli orientali portava con sé anche una polarizzazione all’interno del governo antifascista nato dopo la guerra. La presenza comunista di fatto era un deterrente per ricevere gli aiuti americani. Lo stesso PCI era spinto da due forze centrifughe; si rendevano conto che per rappresentare al meglio il proprio blocco elettorale, cioè i lavoratori delle fabbriche, i contadini e i dipendenti, avrebbero dovuto trovare il modo per rilanciare la produzione. D’altro canto, l’unico modo per raggiungere l’obiettivo era trovare appoggi nei ceti borghesi vicini agli Stati Uniti e dialogare con essi.
Il partito di Togliatti non si sentiva nella condizione di rompere completamente con i moderati sui temi di politica economica proprio perché si rendeva conto dell’impraticabilità di strade alternative. La situazione drammatica di carenza di materie prime insieme alla continua crescita dell’inflazione, colpivano le fasce più deboli e povere della popolazione rendendo proprio le classi che il PCI rappresentava sempre più insofferenti e insoddisfatte.
La posizione che il PCI ricopriva al governo imponeva una logica riflessiva e moderata in merito alle questioni economiche e non un’impostazione di lotta come invece le classi più povere bramavano. Questa contraddizione paralizzava l’operato del PCI sia a livello decisionale governativo sia nell’aspetto di lotta di cui era sempre stato il principale motore, era il partito della classe operaia ma era anche quello garante della legalità in quanto al governo. Il PCI non solo doveva riconoscere che solamente gli USA avevano offerto quegli aiuti che l’Italia necessitava come l’aria ma anche che le proposte degli economisti di formazione marxista erano in totale contrapposizione con quelle degli economisti del Governo Militare Alleato (GMA), che, a sua volta, continuava ad avere una forte influenza nelle decisioni importanti del governo italiano. A complicare ancora di più la posizione comunista era il fatto che gli aiuti economici proposti dagli americani andavano principalmente nella direzione di una convinta difesa e ripresa della produzione; perno inamovibile per la DC e de facto a grande vantaggio della classe operaia. In questa situazione era difficilmente discutibile l’accettazione da parte dell’Italia degli aiuti d’oltreoceano perché andavano a sostenere nella realtà quotidiana proprio le fasce più colpite dalla crisi, che poi erano l’elettorato del PCI. I comunisti italiani sapevano anche che non potendo offrire valide alternative avrebbero dovuto sostenere anche un costo politico dal momento che, con l’inasprirsi della guerra fredda, gli Stati Uniti avrebbero sicuramente posto delle limitazioni o dei cambiamenti nella composizione del governo italiano. Emilio Sereni <19 sintetizzò il problema nell’aprile 1947: «Il prestito estero si farà contro di noi o con noi?» <20. In queste condizioni il Partito Comunista non poteva rifiutare gli aiuti e anzi avrebbe dovuto dare prova di grande senso di responsabilità. I membri però si erano anche resi conto delle implicazioni di queste accettazioni, e cioè che c’era uno schieramento internazionale che andava delineandosi sullo sfondo della dottrina del contenimento <21.
Verso la metà del 1947 Palmiro Togliatti sembrava non avere alternative se non accettare e assecondare la scelta di De Gasperi di propendere sempre più verso il mondo dell’industria e della finanza per rientrare nei parametri di ricezione degli aiuti economici, cercando così di stabilizzare la crisi sociale che stava dilagando. Il segretario del PCI non avrebbe mai accettato una esclusione delle sinistre dal governo, ma rendendosi conto della situazione, comprendeva bene che l’unico modo per continuare ad avere un piccolo peso all’interno dell’esecutivo si basava solamente sulle assicurazioni che il presidente del consiglio De Gasperi poteva promettergli. Assicurazioni che non bastarono perché la parte radicale delle sinistre continuava ad attaccare l’operato dei moderati e la parte dei moderati che già erano favorevoli ad una sua esclusione non accettava più le incomprensioni spingendo De Gasperi ad una nuova fase di alleanze. La crisi politica si era consumata.
Il quadro che emerge dalla situazione sopra descritta evidenzia come il PCI mancasse di progettualità e fondasse il suo riconoscimento politico sulla resistenza fatta durante la guerra contro la dittatura fascista e non possedeva un vero disegno di riforme e di politica economica. Le diverse filosofie all’interno del partito, tra chi sosteneva la linea sovietica e chi invece credeva fosse necessario adattare i principi comunisti al contesto culturale nazionale, finirono per indebolire la compagine comunista italiana. Parte della sinistra credeva che l’esclusione fosse temporanea, invece il maggio 1947 segnò un cambiamento epocale nella storia politica italiana e riportò il PCI alla lotta politica, terreno che storicamente sentivano più loro e, paradossalmente, si liberò delle contraddizioni che lo stare al governo aveva portato al proprio interno. Il maggio 1947 rappresentò la consacrazione della decisione del governo italiano di schierarsi con le forze filoccidentali e l’inizio della strada che portò alle elezioni politiche nazionali che si sarebbero tenute nell’aprile 1948.

[NOTE]18 Guiso, Andrea. “I Partiti Comunisti e La Crisi Del 1947 in Italia e in Francia. Una Riconsiderazione in Chiave Comparativa.” Ventunesimo Secolo, vol. 6, no. 12, 2007, pp. 131–168. JSTOR, jstor.org/stable/23719683. Accessed 4 Nov. 2020.
19 Emilio Sereni dopo aver svolto un ruolo importante nella Resistenza come rappresentante, insieme a Luigi Longo, del Partito Comunista nel CLNAI di Milano e come componente del comitato insurrezionale costituito nell’aprile 1945, nel 1946 entra nel comitato centrale del PCI (vi resterà fino al 1975) e fu due volte ministro sotto Alcide De Gasperi.
20 Guiso, Andrea. “I Partiti Comunisti e La Crisi Del 1947 in Italia e in Francia. Una Riconsiderazione in Chiave Comparativa.” Ventunesimo Secolo, vol. 6, no. 12, 2007, pp. 131–168. JSTOR, jstor.org/stable/23719683. Accessed 4 Nov. 2020.
21 La politica del contenimento venne delineata per la prima volta da George F. Kennan nel suo famoso lungo telegramma. Kennan sosteneva che lo scopo primario degli USA doveva essere di impedire la diffusione del comunismo nelle nazioni non comuniste; ovvero di “contenere” il comunismo all’interno dei suoi confini.
Tommaso Cortivo, Politiche ufficiali ed ufficiose condotte dall’Italia nel biennio 1947-1948 al confine orientale, Tesi di Laurea, Università “Ca’ Foscari” – Venezia, Anno Accademico 2019-2020

#1947 #AlcideDeGasperi #America #anticomunismo #DC #PalmiroTogliatti #PCI #Pcus #TommasoCortivo #URSS


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Il signore delle mosche: tra psicologia e letteratura

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Il signore delle mosche

Title:
Il signore delle mosche

Author:
William Golding

Genre:
Romanzo allegorico, psicologico, distopico, di formazione

Publisher:
Mondadori

Pages:
288

Source:
oscarmondadori.it/libri/il-sig…


L’autore


William Golding (1911–1993), è stato uno scrittore britannico e premio Nobel per la letteratura nel 1983. La sua esperienza nella Seconda guerra mondiale influenzò profondamente la sua visione della natura umana.

Trama generale (senza spoiler)


Il signore delle mosche racconta la storia di un gruppo di ragazzi britannici che, in seguito a un disastro aereo, si ritrovano su un’isola deserta senza adulti. Inizialmente cercano di costruire una società ordinata e democratica, ma presto le dinamiche di potere, la paura e l’istinto di sopravvivenza degenerano in violenza e caos.
La narrazione segue il lento ma inesorabile passaggio dalla civiltà alla barbarie, rivelando il lato oscuro dell’animo umano.

Punti di forza del romanzo

1. Simbolismo potente


Ogni elemento del romanzo ha un significato profondo:
L’isola è un microcosmo del mondo.
Il conchiglione simboleggia la legge e l’ordine.
Il “Signore delle mosche” è la personificazione del male interiore.
I personaggi rappresentano aspetti diversi della società e della psiche umana.

2. Analisi della natura umana


Golding ci pone una domanda inquietante: cosa succede quando non ci sono regole? Il romanzo non dà risposte semplici, ma ci costringe a riflettere sul male, che non viene dall’esterno, ma nasce dall’interno di ciascuno di noi.

3. Scrittura evocativa


Lo stile è semplice ma denso di significati. Le descrizioni dell’isola sono suggestive, quasi poetiche, ma il tono si fa via via più cupo man mano che la storia evolve.

4. Attualità e universalità


Anche se ambientato in un contesto lontano (anni ’50), il romanzo è terribilmente attuale: parla di bullismo, paura, manipolazione, potere, perdita dell’innocenza. Può essere letto come una metafora della società moderna e dei suoi meccanismi distruttivi.

Chi è il Signore delle Mosche?


Nel racconto, il “Signore delle Mosche” è una testa di maiale infilzata su un bastone, lasciata dai ragazzi-cacciatori come offerta alla “bestia” che temono sull’isola.
La testa viene posta in una radura, sotto il sole, circondata da insetti che ronzano attorno alla carne in decomposizione: da qui il nome “Signore delle Mosche” (traduzione del termine Beelzebub, uno dei nomi biblici del diavolo).

Il suo significato simbolico


Il Signore delle Mosche non è un personaggio vivente, ma un simbolo del male interiore. Quando Simon, uno dei ragazzi più sensibili e intuitivi, si trova da solo davanti alla testa, ha un’allucinazione in cui la testa “gli parla”.
In questo dialogo immaginario, il Signore delle Mosche gli dice qualcosa di spaventoso: “Io sono parte di te. Non puoi scacciarmi. Io sono dentro di te.”
Questo momento è cruciale: Golding ci dice che la vera bestia non è fuori, non è un mostro nascosto nella giungla, ma è dentro i ragazzi stessi, dentro ogni essere umano.

Spiegazione psicologica de Il signore delle mosche


Il signore delle mosche non è solo un romanzo d’avventura: è uno studio psicologico sull’essere umano, in particolare sui meccanismi interiori che regolano il comportamento in assenza di regole sociali.
Golding, che fu insegnante e partecipò alla Seconda guerra mondiale, ci propone una riflessione cruda: la civiltà è una maschera sottile, e il male non è un’eccezione ma una possibilità interna a ciascuno.

1. Lotta tra Es, Io e Super-Io (Freud)


La dinamica tra i tre personaggi principali può essere letta in chiave freudiana:
Jack = Es → rappresenta l’istinto primitivo, il desiderio, l’aggressività, il bisogno di dominio e potere. Vive secondo il principio del piacere, senza rispetto per le regole.
Ralph = Io → cerca di mediare tra le esigenze della civiltà e le pressioni istintive. Vuole mantenere l’ordine e la razionalità, ma è costantemente sotto pressione.
Piggy = Super-Io → rappresenta la coscienza morale, le regole, la logica. È debole fisicamente, ma simbolicamente è il più vicino alla razionalità e alla cultura.
In questo senso, l’isola è come una mente umana e il romanzo descrive la disintegrazione psichica dell’equilibrio tra forze interne.

2. La teoria dell’identità sociale (Tajfel & Turner)


Quando i ragazzi si dividono in gruppi (quelli di Ralph vs i cacciatori di Jack), entrano in gioco meccanismi di identità sociale:
In-group vs out-group: il gruppo dei cacciatori si percepisce superiore, sviluppando ostilità verso gli altri.
De-individuazione: indossando maschere, i ragazzi perdono la loro identità personale e diventano parte del branco, facilitando la violenza.

3. La perdita dell’innocenza


Il romanzo mostra il passaggio dall’infanzia alla brutalità, ma non come crescita: piuttosto come corruzione dell’innocenza. La psicologia dello sviluppo ci insegna che i bambini interiorizzano le regole sociali attraverso modelli adulti. In assenza di adulti, i bambini tornano a comportamenti primitivi, guidati dalla paura e dalla sopravvivenza.

4. Il ruolo della paura


La paura del “mostro” (la “bestia”) è una proiezione: non è reale, ma frutto dell’immaginazione. Tuttavia, ha effetti molto reali. In psicologia questo si lega al concetto di proiezione (meccanismo di difesa): i ragazzi proiettano il male dentro di loro su un’entità esterna, per non affrontare la realtà più spaventosa: il male è dentro di loro.

5. Il concetto di ombra (Jung)


Secondo Jung, ogni essere umano ha un lato nascosto, “l’ombra”, che contiene pulsioni represse, desideri inaccettabili, rabbia, paura. Jack e il “Signore delle Mosche” rappresentano proprio questa ombra collettiva: l’istinto animale che emerge quando la coscienza (civiltà) cede.

6. Comportamento collettivo e contagio emotivo (Le Bon)


Golding anticipa le teorie della psicologia sociale sul comportamento collettivo:
Nelle folle (o gruppi ristretti in isolamento), le persone possono perdere inibizioni e comportarsi in modo irrazionale e violento.
Il gruppo diventa dominante e l’individuo si annulla → contagio emotivo e de-responsabilizzazione.

Conclusione psicologica


Il romanzo mostra come le strutture psicologiche e sociali crollino in assenza di regole e controllo. È un monito su quanto il male non sia un’eccezione, ma una possibilità latente in ogni essere umano.

Riflessione personale


Il signore delle mosche è un libro che lascia il segno. All’inizio può sembrare una semplice avventura, ma pagina dopo pagina ci si rende conto che si sta assistendo a una discesa nella parte più oscura dell’animo umano. È un testo duro, talvolta disturbante, ma proprio per questo necessario.
Mi ha colpito in particolare come i bambini, che dovrebbero incarnare la purezza, siano in realtà capaci di crudeltà e sopraffazione. Il romanzo ci mette di fronte a una realtà scomoda: la civiltà è fragile, e basta poco per far emergere l’istinto animale che si nasconde dentro di noi.
Un classico che ogni adolescente e adulto dovrebbe leggere almeno una volta nella vita. Non solo per la bellezza della scrittura, ma per il messaggio profondo che ci obbliga a guardarci dentro.

#formazione #mondadori #narrativa #psicologia

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La possibilità di intraprendere le riforme era soggetta all’apertura a sinistra dei governi democristiani


I cambiamenti sociali derivati dal boom economico e gli squilibri economici e sociali che minacciavano lo sviluppo italiano attendevano una risposta sul piano politico. Tale risposta doveva consistere in una serie di riforme di grande portata che avevano bisogno di un largo consenso per la loro messa in atto. <6
La possibilità di intraprendere le riforme era soggetta all’apertura a sinistra dei governi democristiani. Questa apertura fu lenta ed ostacolata dall’una e dall’altra parte. Da un lato, infatti, nella Democrazia Cristiana (d’ora in avanti DC) continuavano a prevalere posizioni attendiste come quelle dei dorotei, nati nel 1959, che divennero presto la corrente dominante nella DC. Questi fecero di tutto per rinviare l’apertura a sinistra. Infatti, ritenevano che non fosse ancora arrivato il momento dato che non esistevano garanzie tali da soddisfare gli imprenditori e la Chiesa cattolica.
I primi tentativi di governo di centro-sinistra furono a livello locale, a Milano, Genova, Firenze, Venezia e altri comuni di minore importanza.
In quegli anni, però, si verificarono due importanti cambiamenti sulla scena internazionale che accelerarono le scelte politiche a favore di un giro a sinistra.
Nel 1961 John Kennedy era diventato il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America e la nuova amministrazione americana aveva accettato con una certa rassegnazione il centro-sinistra, considerandolo come l’unica soluzione alla situazione italiana. Con il centro sinistra l’Italia avrebbe potuto affrontare le riforme necessarie e allontanato il pericolo dei comunisti dal governo, favorendo un’unione con il più moderato Partito Socialista Italiano (d’ora in avanti PSI).
Nel 1958 la morte di Pio XII e l’ascesa al trono pontificio di Giovanni XXIII costituì un’altra importante spinta verso il cambiamento, soprattutto quando, nel 1961, Papa Roncalli iniziò un processo che avrebbe portato la Chiesa cattolica a rivedere i rapporti con la società e con la politica italiane. Non più intromissioni dirette in politica: la Chiesa doveva centrare la propria azione nella ricerca della giustizia sociale e nella difesa dei più umili. Doveva assumere un ruolo eminentemente pastorale e spirituale. Nell’ultima enciclica del 1963, “Pacem in Terris”, il papa invitava alla conciliazione inernazionale, al rifiuto delle barriere della guerrra fredda, alla neutralità della Chiesa. Indirizzare l’enciclica «a tutti gli uomini di buona volontà» significava credere nella necessaria collaborazione tra i cittadini di diverse credi religiosi e politici. C’erano anche riferimenti alla classe lavoratrice per la quale il papa auspicava un miglioramento economico e sociale. E non venivano dimenticate neppure le donne che dovevano fare il loro ingresso nella vita pubblica. Insomma, in tal modo si creavano le basi per un possibile dialogo tra cattolici e marxisti. <7
In un convegno della DC del 1961, a San Pellegrino, venne proposta una programmazione orientativa del mercato verso obiettivi sociali: la piena occupazione, lo sviluppo del mezzogiorno, l’equità distributiva. Il mercato lasciato a se stesso aveva aumentato gli squilibri geografici, sociali e produttivi italiani ed era necessario un intervento di pianificazione economica da parte dello Stato. Si trattava di un importante passo per gettare le basi teoriche di un’alleanza con il PSI.
Nello stesso convegno, si evidenziò anche il pericolo che il boom economico rappresentava per l’elettorato DC (l’abbandono delle campagne da parte dei contadini e delle classi medie rurali). Da qui la necessità sul piano sociale di prestare maggiore attenzione alle nuove classi urbane per attrarle al partito. Sul piano politico era necessaria una ridefinizione delle relazioni con il PSI.
La dirigenza del partito poi vedeva nell’unione con il centro-sinistra l’occasione per creare una maggioranza più ampia e solida alla Camera nonché l’opportunità di dividere la sinistra, separando per sempre i socialisti dai comunisti.
Aldo Moro, allora segretario DC, proponendo un’unione con il PSI in modo forse ambiguo ma tale da tranquillizzare tutti e superare le obiezioni di oppositori e fautori del centro-sinistra, riuscì ad ottenere l’appoggio della maggioranza del suo partito. <8
Anche in campo economico i più alti dirigenti del settore pubblico e privato si convertirono alla via moderata al centro-sinistra intrapresa dalla DC. Continuavano ad essere contrari la Confindustria e la maggioranza dei piccoli e medi imprenditori spaventati dalle possibili riforme che avrebbero aumentato il costo della forza lavoro e concesso maggiore spazio alle organizzazioni sindacali. Erano ben consapevoli che una gran parte del miracolo economico si doveva proprio a quello.
Il punto cruciale dell’accordo era il programma da presentare. Esistevano tre possibili vie: 1º) un programma che accettava il modello economico capitalista, ma vedeva la necessità di riforme correttive idonee ad affrontare i problemi storici dell’Italia: la povertà del Sud, l’arretratezza dell’agricoltura ecc. Era necessario rendere più efficiente la burocrazia, dar vita all’organizzazione regionale, riorganizzare gli enti locali per fronteggiare i nuovi bisogni derivati dalla rapida urbanizzazione, costruire case e scuole, modernizzare il sistema educativo, creare un nuovo servizio sanitario e di sicurezza sociale su scala nazionale. La ricchezza generata dal boom economico sarebbe stata la spinta necessaria per questo ambizioso programma di riforme. 2º) Un programma basato su riforme strutturali per distruggere il sistema capitalista e creare un sistema alternativo. Questa via può forse essere considerata utopica, dato che non teneva conto della resistenza che avrebbe offerto la maggior parte della società italiana. 3º) Infine, un programma minimalista di riforme correttive ma portate avanti non al prezzo di minare l’egemonia del partito della DC.
La storia dei governi di centro-sinistra (dal 1962 al 1968), caratterizzati dall’immobilismo e dall’incapacità di portare a termine i vasti programmi di riforme promesse all’elettorato dimostra come alla fine fu la via minimalista a prevalere.
Poche furono le riforme effettivamente attuate e spesso i risultati non furono positivi. La nazionalizzazione dell’industria elettrica non riuscì né ad escludere l’ingerenza degli ex monopoli, né a ridurre i costi per i consumatori. Furono rinviate l’istituzione delle Regioni e l’introduzione del sistema sanitario nazionale, mentre un tentativo di riforma globale della pianificazione urbanistica fu definitivamente abbandonato per l’opposizione di alcuni settori dell’opinione pubblica. Nel 1968 due decreti ministeriali cercarono di palliare questa lacuna legis, fissando almeno gli standard urbanistici e i limiti di edificabilità ai bordi delle strade. Fecero eccezione la riforma della scuola media unificata e l’elevamento dell’obbligo scolastico ai 14 anni, nonostante un iniziale rifiuto da parte degli stessi insegnanti. Tuttavia, non si era fatto nulla per modernizzare organizzazione e contenuti della scuola superiore e dell’Università.
Complice anche una difficile situazione economica, le riforme furono frenate e costantemente rinviate a causa, si può ragionevolmente supporre, delle pressioni esercitate sulla politica dai grandi gruppi di potere economico. <9
I governi di centro sinistra non erano quindi riusciti a dare risposte credibili alle molteplici esigenze di un’Italia in rapido cambiamento. Il loro fallimento, confermato dalla crescente disoccupazione (soprattutto femminile), dalla chiusura di molte piccole aziende o dal loro assorbimento da parte delle aziende maggiori, dal calo dei consumi, dalla diminuzione del potere contrattuale dei lavoratori, ebbe importanti conseguenze sul piano elettorale, favorendo un calo dei voti per la DC ed un aumento per il Partito Comunista Italiano (d’ora in avanti PCI) nelle seguenti elezioni politiche.
La mancanza delle necessarie riforme correttive causò anche un grave logoramento dell’apparato statale. L’impresa pubblica che stava per concludere la stagione del grande sviluppo iniziata negli anni Cinquanta con lo sviluppo della siderurgia, la costruzione delle autostrade, l’espansione della rete telefonica, di lì a pochi anni perse la capacità di produrre profitti e finì in perdita. Si deve ricordare che l’industria pubblica non si autofinanziava, ma otteneva facilmente finanziamenti pubblici; inoltre, era esente da qualsiasi tipo di controllo super partes, rispondeva solo al ministro delle Partecipazioni statali. I dirigenti nel settore pubblico, anche per i livelli più bassi, venivano scelti per norma dai partiti politici secondo i principi della lottizzazione. Ciò favorì la nascita e il perpetuarsi al potere di una nuova generazione di imprenditori ed amministratori pubblici strettamente legata ai partiti politici dominanti che godette di estrema libertà di azione.
Una delle promesse incompiute dei governi di centro-sinistra riguardava la modernizzazione della burocrazia italiana che dava importanti segnali di paralisi. Impiegati statali anagraficamente vecchi ed ancorati alle vecchie procedure, si dimostravano contrari ad ogni tipo di innovazione. Inoltre, i finanziamenti destinati dallo Stato alla pubblica amministrazione spesso non venivano utilizzati a causa della complessità della rete giuridico-amministrativa e le leggi restavano inattuate.
Qualcosa di simile accadeva anche nelle relazioni con la Comunità europea e gran parte degli aiuti stanziati per l’agricoltura non vennero utilizzati.
Per ultimo il decennio dei governi di centro-sinistra fu caratterizzato nel meridione dall’aumento esponenziale del clientelismo grazie a quattro fonti economiche essenziali: 1º) il boom edilizio; 2º) i nuovi poli di sviluppo industriale sovvenzionati dalla cassa per il mezzogiorno; 3º) le risorse finanziarie degli enti locali; 4º) la distribuzione di fondi da parte del governo ad alcuni gruppi della società civile come i pensionati (aumento delle pensioni per invalidità e pensioni sociali). Ciò diede ai governi locali democristiani la possibilità di creare una serie di meccanismi che permetteva loro di conquistare consensi in ogni strato della popolazione, malversando il denaro pubblico a favore degli interessi privati e del partito.

[NOTE]6 Paul Ginsborg, Storia d’Italia…, cit., p. 344 e ss.; Matteo Re, La Italia actual: evolución histórica y cultural desde 1945 hasta nuestros días, Madrid, Editorial Universitas, Edición actualizada, 2011, p. 93 e ss.
7 Paul Ginsborg, Storia d’Italia…, cit., p. 353.
8 Paul Ginsborg, Storia d’Italia…, cit., p. 356-7.
9 Paul Ginsborg, Storia d’Italia…, cit., p. 377. L’autore ricorda la “politica dei due tempi” promossa da Aldo Moro.
Lilia Zanelli, Gli anni di piombo nella letteratura e nell’arte degli anni Duemila, Tesi di dottorato, Università di Salamanca, 2018

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Un lupo mannaro pisano a Londra


Un lupo mannaro si aggira a Londra nelle notti di luna piena: un caso complicato per Scotland Yard

Era una sera buia e tempestosa e me ne stavo, insieme al mio amico Bryant, ispettore di Scotland Yard, a fumare una deliziosa pipa di schiuma nel suo magnifico appartamento di Lamb Conduit, a Londra. Eravamo entrambi immersi nel silenzio, seduti su due comode poltrone, e ci stavamo godendo una meditazione quasi perfetta, aiutata dalle dolci volute di fumo che si levavano dalle nostre pipe. Solo una piccola lampada era accesa nel salotto e la pioggia che batteva sui vetri in modo impetuoso ci faceva sentire appagati di stare in un luogo caldo e confortevole. A un certo punto, la porta si aprì improvvisamente e comparve il commissario Sherlock, il superiore del mio amico Bryant, con un’aria visibilmente preoccupata. Il commissario era intabarrato in un impermeabile grigio completamente bagnato. Bryant si alzò e lo invitò ad accomodarsi su un’altra poltrona presente nel salotto. Il commissario però non riusciva a rilassarsi e disse che aveva urgentemente bisogno dell’acume da segugio del mio amico per poter risolvere un caso assai strano.

Cominciò a raccontarci i fatti: “Recentemente si sono verificate numerose aggressioni notturne nel centro della città, soprattutto nei pressi del famoso Big Ben. I testimoni parlano di una bestia o, comunque di un essere bestiale, ricoperto di fitta peluria, che avrebbe aggredito i passanti notturni senza alcun motivo apparente. Tutte le aggressioni sono avvenute in notti di luna piena”. “Se permettete” – dissi “se posso intromettermi e dire la mia riguardo a un caso di cui voi sarete sicuramente più competenti di me, dal momento che sono un appassionato di cinema, la presenza dell’essere bestiale e delle notti di luna piena mi fa pensare a un classico horror movie come L’uomo lupo, del 1941, con Lon Chaney Jr e Bela Lugosi, oppure ad un altro grande film, Un lupo mannaro americano a Londra, di John Landis”. “Cosa vorrebbe insinuare” – disse il commissario – “che il colpevole che cerchiamo è un lupo mannaro?” “Potrebbe essere” – risposi. “Non diciamo sciocchezze, signori. Piuttosto, ispettore Bryant, domani mattina venga presto in ufficio, dobbiamo fare il punto della situazione!”. Dopo che Sherlock se ne fu andato, il mio amico disse che probabilmente non avevo tutti i torti e che purtroppo uomini come il commissario si erano totalmente consacrati a una rigida razionalità che non gli lasciava vedere al di là del proprio naso. La pioggia si era un po’ calmata e decisi anche io di raggiungere la mia umile dimora che non era distante dalla casa di Bryant. Per fortuna aveva smesso di piovere e, soprattutto, non era una notte di luna piena.

Non avevo più avuto notizie dall’ispettore e mi ero rituffato nel mio solito tran tran londinese quando, alcuni giorni dopo, suonò il mio telefono: era Bryant che mi chiedeva di accompagnarlo in una perlustrazione che avrebbe avuto luogo quella notte stessa, a caccia del famigerato essere, dal momento che era prevista luna piena. Accettai di buon grado e sul far della sera mi recai a casa sua, in Lamb Conduit. Lo trovai sotto casa che mi stava aspettando; il modo più veloce per girare per Londra era inforcare due biciclette elettriche e lasciarsi trasportare per strade e quartieri, e così facemmo. Da Lamb Conduit ci dirigemmo verso Piccadilly Circus: era una bella serata limpida e vi era molta gente in giro. Per fortuna, nel cuore della movida londinese non incontrammo il misterioso e pericoloso essere. Ci spostammo successivamente verso il Tamigi, nella zona dove erano stati più numerosi gli avvistamenti, cioè vicino alla torre dell’orologio del Palazzo di Westminster, noto altrimenti come Big Ben. La luna piena brillava nel cielo e illuminava in modo suggestivo l’imponente palazzo. All’improvviso vedemmo arrivare una specie di gigantesco cane che, a salti, si diresse verso il Big Ben. In modo molto strano, esso, con la sua la sua enorme mole si appoggiava al torrione, cercando quasi di abbatterlo: saltava continuamente andando a sbattere contro il muro del palazzo. Non appena ci vide, invece di aggredirci, scappò via spaventato. Era impossibile stargli dietro con le biciclette elettriche. Ci dirigemmo verso il Tower Bridge e incontrammo un testimone oculare che dichiarava di averlo visto passare rapidamente, diretto verso la Torre di Londra. Poi, se ne persero le tracce.

Passarono diverse settimane e l’ispettore Bryant non era riuscito a venire a capo della faccenda. Nonostante la luna piena, brancolava nel buio. Io ero sempre più convinto che si trattasse di una specie di licantropo, un lupo mannaro. Una sera, però, trovammo degli indizi decisivi. Bryant mi aveva invitato a cena al celebre pub “The Lamb”, che si trovava praticamente sotto casa sua. Di fronte a due belle pinte di birra riuscimmo finalmente a rilassarci, quando l’oste si rivolse all’ispettore dicendo che, nelle notti di luna piena, quando era a fumare una sigaretta davanti al pub nei momenti di pausa, vedeva sempre passare una strana figura, una specie di animale che si dirigeva verso un palazzo di Lamb Conduit. Ci mancava nientemeno che il lupo mannaro fosse un vicino di casa di Bryant! “Non ero ubriaco quando l’ho visto, giuro” – disse l’oste – “reggo bene la birra ma quando lavoro non bevo quasi mai”. Ci facemmo indicare il palazzo: per fortuna era dotato di portiere, il quale dormiva in un piccolo appartamento al piano terra. Ci disse di non aver mai visto strani esseri che rincasavano (probabilmente dormiva) ma che spesso, nelle notti di luna piena, vedeva sempre uscire di casa un integerrimo inquilino del primo piano, il signor Maiali, noto altrimenti come Mr. Pigs, un italiano che lavorava presso la National Gallery. Il giorno dopo, di buon mattino, l’ispettore andò a fare una visitina a questo integerrimo italiano.

“Caro Guy” – mi disse alcuni giorni dopo Bryant nel suo lungo racconto – “Ho conosciuto finalmente l’italiano e ti posso assicurare che avevi ragione tu. Il caso è stato risolto. Chiederò di farti assumere a Scotland Yard” – aggiunse sorridendo. “Ebbene, il signor Maiali, grande conoscitore d’arte, era strettamente legato soprattutto alla sua città di provenienza, Pisa, in Toscana. Talmente legato che voleva ricreare qualcosa di Pisa anche a Londra: ecco perché colpiva ripetutamente il Big Ben, per renderlo simile alla famosa torre pendente della sua città causandogli una pendenza! Mi sono documentato: non sapevo che il Big Ben pendesse già leggermente, un fenomeno visibile anche a occhio nudo. Il signor Maiali voleva aumentare la sua pendenza per avere anche nella sua città d’adozione, Londra, qualcosa che assomigliasse alla sua amata Pisa. Ah, però non ti ho ancora detto la cosa principale: il signor Maiali e il lupo mannaro sono la stessa ehm… persona! Il povero Maiali era stato colpito dall’incantesimo di un crudele mago che lavorava come cuoco in un ristorante italiano di Lamb Conduit (proprio vicino al pub), dove egli stesso spesso si recava. Il mago era pisano come Maiali e rimase profondamente offeso dal fatto che il suo concittadino, una sera, avesse scelto come pietanza le triglie alla livornese, data la tradizionale rivalità tra Livorno e Pisa! Non poteva accettare che un pisano prendesse le triglie alla livornese e così riversò su di lui un incantesimo (che lo trasformava in lupo mannaro nelle notti di luna piena) imparato diversi anni prima da una fattucchiera dell’Europa dell’est, una girovaga che risiedeva a Coltano, vicino Pisa. Riuscimmo a rompere l’incantesimo facendo mangiare al povero Maiali una pizza alla pisana e un etto di “cecìna”, una variante pisana della famosa “torta” livornese, parola che nella città labronica nessuno osava pronunciare (chiunque l’abbia fatto non ha avuto poi la possibilità di raccontarlo). Una tale farcitura di pisanità ruppe l’incantesimo di cui il disgraziato era vittima. Se devo pur ringraziarti per lo spunto iniziale, è grazie alla mia bravura che abbiamo trovato l’antidoto per rompere l’incantesimo!”

E così il mistero del lupo mannaro pisano a Londra venne risolto. Ci recammo entrambi al “The Lamb” a festeggiare: ci aspettavano cinque pinte di birra scura e un bel piatto di triglie alla livornese ordinate al vicino ristorante. Dopo tanti anni di fish and chips per me furono un toccasana e, a dire la verità, erano più buone di qualsiasi pietanza londinese (e pisana) che avessi mai assaggiato.

gvs

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pazzia alberghifera e si rimane a marcire (fuori dalla stanza non potendo entrare)


Non l’ho detto appena è successo, perché la solita scaramanzia è sempre d’obbligo, e quindi ho piuttosto aspettato di tornare a casa… e poi però mi seccai, quindi eccomi solo il giorno ancora dopo a raccontare il momento (assolutamente per nulla!) epico successomi in albergo, per fortuna solo una (1) volta e solo l’ultima sera, e non troppo tardi… menomale… (Magari può interessare alla 1 persona che mi legge che lavora in hotel, chissà.) 💣

Praticamente, tornavo in camera dopo che avevamo passato la prima parte della giornata fuori… e la porta non si apriva appoggiando la scheda. Ho provato per 2 minuti buoni a passarla in qualsiasi posizione sul lettore, ma ops, niente. Andando a chiedere in reception, quindi, si scopre l’assurdo: era zompato tutto!!! Cioè, se ho ben capito (o loro hanno ben spiegato), per un attimo gli risultava come sparito il mio profilo o qualcosa del genere (non ho ben capito, non ho idea di che robo ci giri su quei computer), poi pare di no, ma comunque in tutto ciò la scheda (una di quelle bianche classiche… con il numero della camera appiccicato con lo scotch, lol) comunque non ne voleva sapere di funzionare. (Spacc.) 💩

L’hanno riscritta un paio di volte e provata, ma niente. Quindi mi hanno dato temporaneamente un’altra tessera, che tenevano a giro… e poi un quarto d’ora dopo mi hanno ridato credo la stessa, e funzionava. Quindi mi chiedo cosa sia successo in quel lungo ma breve frangente di tempo… l’avranno completamente brasata e riflashata? Si sarà smagnetizzata o schifezze varie, pur stando giusto nel mio zaino, dove NON ho bombe ESD o atomiche? E chi lo sa… mi hanno detto che non era la prima volta che una stranezza simile succedeva in albergo, ma che era comunque alquanto rara (e ovviamente, stando io in una stanza diversa da quella dei miei genitori, quindi impattando solo me, i potery forty dovevano necessariamente farmela succedere). 🧭

La cosa veramente strana, però, è che i problemi non erano finiti qui! Con la scheda in sé in realtà si — e ripeto, menomale, soprattutto perché in questo hotel per qualche motivo non c’era neanche il turno continuato dei dipendenti, quindi non voglio nemmeno immaginare che bordello sarebbe stato dover rientrare alle 11 di sera ma avere la porta che non subisce la magia di apertura!!! — ma praticamente, proprio nel mezzo di questo casino con la tessera, era uscito pure un glitch con il condizionatore, o una merdata del genere. Lo avevo spento, con il tastino a muro, come avevo fatto le altre sere… e poi però non si accendeva più. Ho premuto tutti i tasti e modificato in ogni modo le classiche opzioni per nulla chiare… e non si smuoveva. Normalmente poi, togliendo la scheda dal muro per fare come per uscire, quindi aspettando un minutino, si accendeva comunque da solo per tenere la stanza a temperatura… e stavolta no. Prima che la stanza si riscaldasse davvero troppo, che in 10 minuti già stavo sudando, chiedo un’altra volta al tizio… e, magicamente, dal suo computer lo vedeva spento, nonostante io avessi poi premuto il tasto per farlo andare (ed è concettualmente assurdo ‘sto fatto che dal computer suo veda il condizionatore mio, quando il mio computer a casa mia non sa nemmeno che in camera mia c’è un condizionatore, ma lasciamo stare). Ha “riacceso” anche quello, in questo caso subito, ma a quel punto l’affaraccio non ho avuto il coraggio di toccarlo minimamente, e l’ho spento solo quando mi sono messa a fare lo suripu (durante il quale, per fortuna al contrario, è rimasto spento). 😨

L’hotel dei pazzi insomma, mamma mia!!! Anche se, comunque, non mi posso lamentare, perché la mia camera era comunque crazy (cioè, meglio di quella dei miei genitori)… e in questo tecnicamente lo staff ha mostrato la giusta riverenza, dando automaticamente a me la stanza top e ai miei quella più zzz, con la consegna delle chiavi al check-in, senza aver fatto domande. Purtroppo, gli spiriti malevoli mi seguono ovunque io vada, e portano come sempre le cose più strane a succedere ai miei danni; non è colpa degli umani, in questo caso. 🤥

#albergo #hotel #stanza

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Alcuni tedeschi provenienti da Fontanelle raggiunsero il luogo nel quale i partigiani stampavano i manifesti


Fu così che il tipografo fu trasferito definitivamente in montagna il 16 marzo ’45. Di questo fatto dà testimonianza un documento presente nell’ASREV <282 che segnala l’avvenuto trasferimento del tipografo prima nominato dalla propria abitazione di Costa di Vittorio Veneto alla stamperia.
L’attività era svolta esclusivamente di notte fino alle prime ore del mattino a ritmi serrati. Durante il giorno i partigiani addetti alla stampa si spostavano di circa 300 metri nei pressi di una fornace di calce. Vicino a questa era stato predisposto un rifugio ricavato direttamente nella parete della montagna. Questo veniva regolarmente ricoperto di foglie e arbusti per essere meglio mimetizzato e nascosto da sguardi indiscreti. L’opera necessitava però di un continuo via vai di persone, sia per la continua entrata ed uscita di materiale e di volantini, quanto per la frequente necessità di riparazioni delle quali abbisognavano le macchine intensivamente utilizzate.
Da diverse informative conservate presso l’AIVSREC apprendiamo che per garantire tale flusso di materiale e informazioni tra Treviso e Vittorio Veneto fu attivato un ‘contatto’ presso Conegliano. Da uno di questi documenti si legge: “Preghiamo […] il compagno Orel di organizzare un rapido servizio di collegamento con Treviso in quanto questo Comando conta molto che i manifestini giungano fino a Treviso con rapidità e tempestività.” <283
Il 12 marzo Antonio Rustìa (Orel) risponde che “Il collegamento con Treviso funziona da circa 2 mesi ed è rapidissimo, la posta appena arriva viene smistata dal sottoscritto ed in giornata arriva a Treviso”. <284 Orel però non si occupò soltanto del servizio di smistamento delle informazioni e della stampa tra Vittorio Veneto e Treviso, ma garantì che la stamperia di Montaner [Frazione del comune di Sarmede (TV)] fosse rifornita della carta e dell’inchiostro necessari. A fronte della stessa informativa del 7 marzo della Divisione “Nannetti”, in cui si specifica anche di procurare carta, inchiostro e tutti i materiali utili alla stampa, Orel aveva risposto già l’11 marzo che “In merito al rifornimento della carta e materiale per stampa, preciso che nella zona si trovano oltre 300 qli di carta occultata e a disposizione della divisione. La carta si trova presso famiglie contadine fuori Conegliano e può essere prelevata in qualsiasi momento. […] Potete contare largamente sulle giacenze qui esistenti”. <285 Oltre a queste informazioni, Antonio Rustìa ne fornisce altre sullo stato delle aziende tipografiche della zona che “non lavorano da parecchio tempo [e i cui] macchinari sono stati smontati e in parte messi al sicuro”. <286 Successivamente, il 12 marzo, Orel comunicava alla stamperia che al “solito posto” si trovavano “una piccola tranciatrice per carta e due vasi di inchiostro che [cancellato: mi] procurai direttamente a Treviso”. <287 I riferimenti lasciati da Orel chiariscono come tra Treviso e Conegliano ci si servisse di un servizio molto rapido, in grado di trasportare oggetti pesanti e voluminosi. In un post scriptum della stessa comunicazione vi è poi una notizia molto interessante: attraverso il compagno Buosi verranno inviati in montagna 3 quintali di carta già tagliata grazie al “solito camionista”.
Quindi per i trasporti del materiale, troppo gravosi per le staffette, l’organizzazione aveva a disposizione un camioncino. Un altro riferimento ad un camion lo si trova nelle carte di Bruna Fregonese, la quale racconta che “Bepi e la Teresa, quando andavano con la cariola al mercato della frutta per fare gli acquisti, quando ancora la città dormiva, portavano a volte fra le casse vuote qualcuna che vuota non era, ma piena di armi e materiale bellico in genere, “procurato” dai nostri GAP, e lo passavano a quelli che, fra la verdura, con il camioncino, lo portavano verso le nostre montagne.” <288
Con ogni probabilità “quello” che teneva i collegamenti con l’autocarro era il padre di Attilio Tonon. <289 Nella testimonianza lasciata da Attilio a Ives Bizzi apprendiamo che: “Hanno anche raccolto delle armi che venivano portate a Vittorio Veneto in vari modi ma particolarmente, come ricordava Pietro dal Pozzo, mascherandole sotto le cassette di frutta e verdura di mio padre che veniva a rifornirsi con il camioncino a Treviso”. <290 Quindi, probabilmente, il “camioncino” del padre di Tonon faceva da spola tra Treviso e le “montagne” trasportando carta e inchiostro oltre alle armi.
Questi elementi testimonierebbero che per il materiale, al di là dei lanci ricevuti, il Vittoriese dipendesse da Treviso, città nella quale erano di fondamentale importanza i contatti con Carrer e la tipografia Zoppelli. Questa necessità nacque probabilmente dopo il disimpegno delle tipografie della pedemontana e gli arresti patiti dal CLN vittoriese.
Oltre a carta e inchiostro, la tipografia partigiana aveva però altre necessità. L’intensità con la quale fu utilizzato il ciclostile portarono lo stesso a guastarsi almeno due volte. A proposito di questi problemi, si fa riferimento a due documenti di comunicazione interna. In questi si fanno presenti le necessità della sezione di propaganda. Nel primo, <291 datato all’11 marzo 1945, si chiede che si procurino dei telai, già richiesti e non ancora ricevuti. La seconda richiesta, <292 datata al 16 aprile 1945, riguarda invece la riparazione di due rulli presso la tipografia Bellavitis di Sacile. I messaggi sono perentori riguardo alla celerità che si debba tenere nel fornire i pezzi. Infatti la mancanza di una sola delle componenti necessarie alla stampa obbligava i resistenti a sospendere l’intera attività. Ma il via vai di persone, materiale e pezzi di ricambio presso la tipografia di Montaner non passò inosservato. Accadde che, verso la fine di marzo, alcuni tedeschi provenienti da Fontanelle raggiungessero il luogo nel quale i partigiani stampavano i manifesti. La precisione con la quale i soldati raggiunsero la zona dove era situato il nascondiglio fa pensare ad una delazione di qualche spia. La metodicità con la quale veniva occultato il rifugio, unitamente alla scrupolosa attenzione nel condurre il lavoro esclusivamente di notte, permise agli addetti stampa di non essere scoperti dai nemici. Nella perlustrazione, i tedeschi passarono molto vicino al nascondiglio tanto che è lo stesso Domenico Favero a ricordare: “ne udimmo il tramestio e le indecifrabili parole, ma non fummo scoperti”. <293
Come già ricordato, la necessità di stampare in montagna era strettamente vincolata all’impossibilità di condurre le stesse operazioni in pianura. La stamperia di montagna infatti continuò a svolgere i propri incarichi fino alla Liberazione, quando ci si poté servire della tipografia Armellini di Vittorio Veneto.

[NOTE]282 ASREV, busta 10, fasc. d: GNR Vittorio Veneto – 6ˆSq. … ai Comandi superiori. Segnalazione di prelevamento da parte partigiana del tipografo Giacomini Giuseppe 22 marzo 1945.
283 AIVSREC, sez. I, busta 40, fasc. 4-1. oggetto: servizio collegamento, 7 marzo 1945.
284 AIVSREC, sez. I, busta 40, fasc. 4-2, oggetto: stampa, 12 marzo 1945.
285 AIVSREC, sez. I, busta 40, fasc. 4-2, oggetto: materiale per stampa, 11 marzo 1945.
286 Ibidem.
287 AIVSREC, sez. I, busta 40, fasc. 4-2, oggetto: stampa, 12 marzo 1945.
288 B. Fregonese, Le carte di Bruna, op. cit., p. 70. Di questa attività si trova notizia anche in Silvio Fabion, Storie d’eroi semplici, S.l., Cieffegi Litografia, 2006, p. 40.
289 Attilio Tonon era commissario politico del Gruppo Brigate “Vittorio Veneto”.
290 ACSP, Achivio Ives Bizzi, intervista ad Attilio Tonon.
291 ASREV, busta 10, fasc.d: Dal Comm. Div N.N. e dall’addetto stampa a Buosi (c/o CLN VV) Richiesta di vario materiale necessario al servizio di stampa del 11 marzo 1945.
292 ASREV, busta 10, fasc. d: Dall’addetto stampa al CLN di Sacile. Invio rulli da riparare del 16 aprile 1945.
293 Testimonianza di Domenico Favero a Pier Paolo Brescacin del 20 aprile 2000.
Giuliano Casagrande, Le parole della Resistenza. La propaganda partigiana nel Trevigiano, Tesi di Laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno Accademico 2012-2013

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La qualità delle relazioni costituisce da sempre un elemento determinante per l’attività criminale


Le organizzazioni criminali a scopo economico e/o ideologico costituiscono da sempre un sottogruppo delle organizzazioni segrete. In quanto tali, esse pervengono agli studiosi come entità di difficile comprensione e studio per via dell’interazione fra la caratteristica del segreto e quella dell’illegalità <327.
La gestione congiunta di questa miscellanea di elementi ripercuote i propri effetti sulla natura organizzativa dei soggetti attivi imponendo agli stessi dinamiche mutagene e la proliferazione di trade-offs fra risorse in campo. Così, un problema comune alle due esperienze qui in oggetto investe, de facto, la configurazione organizzativa delle stesse e quel ventaglio di cointeressenze e legami instauratisi al loro interno. Gli interrogativi che si offrono al cospetto di uno studio dilettato dalle meccaniche che possono aver abitato simili processi interrelazioni rimangono molteplici. Come si organizzano i gruppi clandestini dell’Italia del tempo? Esistono somiglianze fra l’assetto mafioso e quello terroristico? La rete dell’una o dell’altra evolve e si ibrida a seguito di processi alterativi propri o risente di dinamiche esogene? Per ovviare a questi interrogativi la teoria dell’organizzazione nel corso degli anni ha dato grande rilevanza ad un’indagine sulle prospettive recondite delle reti (legami) e sugli schemi comparativi delle costruzioni strategiche in cui essi operano (strutture). Sulla falsa riga di ciò può, pertanto, rivelarsi complementare al dialogo fra scienza storica, sociologia e diritto la riflessione avviata dal sociologo Mark Granovetter sul delicato tema delle risorse sociali e del capitale sociale. Nell’opera “La forza dei legami deboli e altri saggi” <328 il padre della nuova sociologia economica intuì la possibilità di collegare il job matching analizzato nei suoi studi sulla disoccupazione -e gli andamenti di mercato- alle problematiche inficianti l’analisi dei networks. La tesi muoveva dall’idea secondo cui la scomposizione dei processi intercorrenti nei reticoli di relazioni interpersonali potesse fornire un fruttuoso ponte di collegamento fra il livello micro e quello macro-sociologico, mostrando l’esistenza di un diretta proporzionalità tra l’interazione su scala ridotta e le conseguenze su un piano sociale più esteso. La riproposizione del modello granvettiano al crime network nexus impone prioritariamente un ragionamento in termini di legami e non di scelte. Tale lettura non implica la predominanza di un’interpretazione (sui motivi dell’avvicinamento fra crimine e terrorismi) dettata dalla sola interscambiabilità di legami e relazioni bensì ci spinge, alla luce degli antecedenti cronistorici fino ad ora accennati, a diversificare il pulviscolo di rapporti oscillando da una prospettiva individuale ad una di comunità. Il punto diventa ancora più complesso se rapportato anche alle diversità congenite espresse dalle due generazioni del neofascismo eversivo e dagli stessi approcci metodologici posti in campo. Tenuto conto di tutte le criticità del caso diviene allora indispensabile procedere nella dissertazione con sistematicità e affrontare la dicotomia “legame-struttura” di cui si è accennato in apertura.
I Legami
La qualità delle relazioni costituisce da sempre un elemento determinante per l’attività criminale <329. Nell’ultimo ventennio gli studi sulla criminalità organizzata hanno catalizzato molte risorse nell’approccio alla materia (Patacchini-Zenou, Sciarrone, Storti) oltre ad aver dimostrato l’incisività di certi tipi di legame nell’incremento della produttività illecita. La distinzione fra legami forti e deboli, elaborata nel 1973 dal sociologo Granovetter <330, diviene la cartina di tornasole entro cui valutare la transitorietà dei flussi informativi e relazionali del network. I legami forti si contraddistinguono per intensità ed elevata frequenza nelle interazioni pur essendo, nella maggior parte dei casi, portatori sani di una ridondanza informativa o strategica provocata dall’elevata interdipendenza fra attori. Viceversa, essendo i weak ties rivelatori di una trascurabile intensità essi appaiono idonei a fornire nuovi canali, garantendo alla rete maggiore resilienza e connettività fra attori distanti, oltre ad un accesso alle risorse informative rimaste intrappolate fra i soli legami forti. Inevitabile segnalare come la mancanza di ridondanza favorisca il successo criminale del network tutto <331, in linea con la trasversalità di un’adiacenza tra mafie e terrorismo imperniata sulla tutela degli standard di segretezza e sulla proliferazione di legami ponte. Poiché per queste organizzazioni la gestione del segreto implica innanzitutto coordinare le informazioni, sia contenendo la diffusione di quanto si sa, sia nella ricerca di nuove informazioni (spionaggio), il trading richiederà una ragnatela di legami laschi, durevoli anche nell’extrema ratio della rimozione di uno di essi. Ove non esita una triade di rapporti fra soggetto A, B e C, nessuno strong tie potrà mai costituire un ponte, salvo gli sporadici casi in cui nessuna delle parti in causa abbia altri legami forti <332. Deduttivamente, allora, è intuibile la corrispondenza di ruolo fra ponte e legame lasco, ambedue impiegati per creare collegamenti più celeri all’interno delle reti e, in virtù di ciò, assunti ad unica alternativa praticabile per gli individui. Sicché, i soggetti meglio posizionati in una rete sono potenzialmente coloro i quali abusano di legami deboli e costituiscono ponti (c.d. trait d’union), l’analisi granovettiana troverebbe terreno fertile nel ricostruire, in una dimensione micro-individuale, la facilità celata dietro i cambi di casacca di numerosi interpreti della prima stagione eversiva dopo i decreti di scioglimento di ON e AN (Bellini, Dominici, Rampulla). E ancora: esegesi storica e indagine sulla forza dei legami trovano un’ulteriore punto di convergenza laddove la rimozione di un legame mediamente debole arrechi danni maggiori alle probabilità di trasmissione rispetto ad un vincolo forte. Il caso trova una sua simmetria storica all’indomani della diaspora dei militanti delle sigle sciolte (con decreto ministeriale) per tentata ricostruzione del dissolto partito fascista. La recisione di un vincolo forte per ordinovisti e avanguardisti non sortì gli effetti sperati dalle autorità inquirenti, le quali restarono focalizzate unicamente sull’abbattimento del contenitore associativo senza realizzare un inasprimento delle pene edittali per i singoli imputati. L’errore, comune nelle inchieste sul terrorismo, se da un lato esemplifica il grado di resilienza dei legami ponte celati dietro alle figure apicali della galassia eversiva, parimenti racconta la nascita di un’aura di eterna impunità che, nel corso del trentennio successivo, parificherà grandi boss della malavita organizzata e precursori del terrorismo stragista ❤❤❤. Entrambe le figure resteranno accomunate da uno spiccato senso di adattamento al mutamento sociale, acuito da una gestione del patrimonio informativo correlata al bagaglio di legami laschi in loro possesso <334.
Esistono poi ripercussioni che i reticoli sociali possono ingenerare sui comportamenti dei singoli consociati. Il differente grado di densità assunta in zone del perimetro <335 circoscrive due porzioni di network: una dominata da rapporti amicali diretti e rinominata “a maglia chiusa”; ed un’altra estesa lungo tratti conoscitivi ignoti e battezzata “a maglia aperta”. In questa seconda circoscrizione Granovetter identifica l’esistenza di legami elastici propensi non solo a condizionare la possibilità dell’individuo di manipolare il reticolo ma, addirittura, idonei a veicolare idee, influenze o informazioni socialmente distanti dal baricentro del singolo attore. In un’impostazione all’interno della quale la centralità del legame debole impersonifica il ruolo di risorsa per la mobilità volontaria e di catalizzatore di coesione sociale <336, non meraviglia il fatto che militanti neofascisti, transitati fra le fila delle consorterie mafiose, abbiano potuto spostare non soltanto il reticolo di legami da un campo all’altro, bensì istituire un vero punto di snodo <337.
Infine, l’esame del fascio di relazioni rasenti una comunità può disvelare i motivi per cui certe strutture, in vista di obiettivi comuni, riescano ad organizzarsi celermente senza incappare in avversità logistiche. Una prima risposta andrebbe ricercata nella vocazione interclassista del terrorismo eversivo italiano. Mentre Granovetter per comprovare la relazione intercorrente fra una collettività molto attiva nel tessuto sociale e la densità di legami ponte utilizzò, quale canone di paragone, il confronto fra la reazione della comunità di Charlestown e quella di Boston ad una proposta di rinnovamento urbano, nel nostro studio è possibile sviluppare un ragionamento affine. Il network nero attinse, sin dalla sua nascita, potenzialità da mondi e sottosistemi sociali diversi <338, costruendo le condizioni esistenziali affinché potessero fiorire connessioni ponte. Mentre fino al biennio ’75-77 la galassia fascista ha esteso il suo ventaglio di relazioni coltivando rapporti trasversali con apparati dell’intelligence interno (SID e UAAR), mondo dell’imprenditoria, l’internazionale nera, il mondo istituzionale (MSI), fino ai grandi movimenti generazionali del ’68, nella sua seconda vita essa ha valorizzato in misura ridotta la genuinità dei suoi “bridge ties”, assumendo una posizione spontaneista che ne ha inevitabilmente modificato anche gli assetti strutturali. E così, applicando al nostro caso di studio lo schema teorico di comunità avanzato dal sociologo statunitense, pare calzante la lettura in base alla quale quanti più ponti locali esitano in una comunità, e quanto maggior sia il loro grado, tanto più la comunità sarà coesa e in grado di agire in modo concertato e impermeabile <339.

[NOTE]327 M. CATINO, L’organizzazione del segreto nelle associazioni mafiose, Rassegna italiana di sociologia, gennaio 2014, pag. 262.
328 M. GRANOVETTER, La forza dei legami deboli ed altri saggi, Editore Liguori, Napoli, 1998.
329 F. CALDERONI, Le reti delle mafie, Vita e pensiero, Milano 2018, pag.62.
330 M. GRANOVETTER, The Strenght of Weak Ties, American Journal of Sociology, 78 n.6, pp. 1360.1380.
331 C. MORSELLI, P. TREMBLEY, Criminal Achievment, Offender Networks and the Benefits of low self-control, Criminology, 42, n.3, pag.782.
332 M. GRANOVETTER, La forza dei legami deboli ed altri saggi, Editore Liguori, Napoli, 1998, pp.123-124.
333 Si pensi alla figura di Massimo Carminati, leader di una delle due associazioni a delinquere coinvolte nell’inchiesta Mafia Capitale e uomo accreditatosi ai cartelli criminali per via del suo curriculum penale da eterno impunito. Il punto è trattato in: Tribunale di Roma, Ufficio VI, ordinanza n. 30546/10 R.G. Mod. 21, Gip Flavia Costantini, Roma, 28 novembre 2014, pag.42.
334 Per Granovetter “i soggetti meglio piazzati per diffondere innovazioni difficili nella rete, sono quelli che hanno molti legami deboli, in quanto alcuni di questi legami costituiscono dei ponti locali. Un’innovazione inizialmente impopolare, diffusa da soggetti con pochi legami deboli, avrà più probabilità di restare confinata in pochi circoli ristretti, quindi di morire sul nascere…”. M. GRANOVETTER, La forza dei legami deboli ed altri saggi, Editore Liguori, Napoli, 1998, p.127.
335 Definito da Granovetter quale “reticolato egocentrico”.
336 M. GRANOVETTER, La forza dei legami deboli ed altri saggi, Editore Liguori, Napoli, 1998, pp. 135-137.
337 Ivi cit., p.137.
338 Il punto sarà trattato nel sottoparagrafo successivo.
340 M. CATINO, Mafia organizations. The visible hand of criminal enterprise, Cambridge University Press, Cambridge 2019, pag.152.
Giuliano Benincasa, Criminalità Organizzata. Sviluppo, metamorfosi e contaminazione dei rapporti fra criminalità organizzata ed eversione neofascista: ibridazione del metodo del metodo mafioso o semplice convergenza oggettiva?, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2020-2021

#AN #criminalità #destra #FrancescoCalderoni #GiulianoBenincasa #illegalità #legami #mafie #MarkGranovetter #neofascisti #ON #organizzata #organizzazioni #qualità #relazioni #segrete #sociologo #stragi #terrorismo


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[r] _ trent’anni fuori orario / cb / notte senza fine


youtu.be/CNnQh1WhGck?si=jQ_053…

#CarmeloBene #cb #EnricoGhezzi #FuoriOrario #fuoriorario #notteSenzaFine

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La pupilla di Van Gogh


Mary Rood “la pupilla di Van Gogh”


La pupilla di Van Gogh è un romance dallo sfondo storico e romanzato che immerge il lettore nel passato e nell’amore.

La protagonista di questo libro si fingerà un uomo per poter raggiungere i suoi sogni: diventare una pittrice.

La vita per le donne dell’Ottocento non era semplice, siamo nella metà del secolo e iniziano le prime silenziose rivendicazioni femminili che dovranno come sappiamo bene attendere un altro secolo perché prendano fuoco e si accendano in tutta Europa e America.

Eppure, Marie la nostra piccola ma sagace e forte protagonista lotta contro il destino dell’essere donna! Sotta una fascia strettissima nasconde il suo seno, mette calzoni, maglietta da uomo e un cappello sotto cui nasconde i suoi splendidi capelli.

Un affascinante storia alla scoperta di un mondo fatto di sogni e colori perché Marie riuscirà ad entrare nella cerchia di pittori vicino a Vincent Van Gogh e, quando lui scoprirà chi è, ne rimarrà soddisfatto e affascinato.

Sarà l’amore a completare la vita di Marie un amore mai preso in considerazione.

La meraviglia


Marie cresciuta senza padre perché morto, aveva imparato a fare i conti senza la sua presenza, ma uno strano incontro e una rivelazione inseguito la porteranno a dubitare sulla vera morte del padre. Forse egli è ancora vivo?

Un romance che non parla solo d’amore ma anche al cuore del lettore una scrittura piacevole, pulita e ben definita quella di Mary Rood che conquista tutti coloro che la leggono.

Una storia che sa far piangere ed emozionare.

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“Quando il mondo dorme”. Francesca Albanese coinvolge Catania


Cosa possiamo fare per fermare il genocidio in Palestina? Su questo si sono interrogati i duemila catanesi che venerdì sera hanno riempito piazza Federico di Svevia per incontrare Francesca Albanese, relatrice speciale ONU sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato. Venuta a Catania per presentare il suo libro “Quando il mondo dorme”, è stata intervistata dalla […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/08/09/quan…

#dirittoInternazionale #Gaza #Israele #ONU #Palestina

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esiste la ricerca, quinto incontro: a roma, 5-6-7 settembre 2025 @ studio campo boario


Esiste la ricerca: comunicato stampa per il 5-6-7 settembre 2025
cliccare per ingrandire

R.S.V.P.: slowforward.net/contact/

§

Venerdì 5 e sabato 6 settembre 2005, dalle 10 alle 18
– e domenica 7, dalle 10 alle 14

a Roma, presso lo Studio Campo Boario

Viale del Campo Boario 4/a
METRO B – Fermata Piramide

ESISTE LA RICERCA


quinto incontro (2025):
IL GIOCO DELLE COMUNITÀ: rapporti e costruzioni

logo dello Studio Campo BoarioEsiste la ricerca torna, grazie all’ospitalità di Alberto D’Amico, nel suo luogo di nascita, lo Studio Campo Boario, per una nuova – quinta – occasione di dialogo e confronto. Le modalità sono invariate: un libero estemporaneo scambio di idee e formazione di ipotesi, senza microfoni, senza registratori o videocamere, e senza gerarchie, a partire da alcune tracce fondamentali. Sarà insomma un dialogo aperto e orizzontale in cui potranno prendere la parola sia le persone invitate sia il pubblico. È importante sottolineare che tutti sono benvenuti ad ascoltare e intervenire, a prescindere dalla propria collocazione nel campo letterario.

Il tema o questione di fondo sarà stavolta IL GIOCO DELLE COMUNITÀ, su cui ci si interrogherà collettivamente nei primi due giorni, per riservare invece la mattina della domenica ad alcune letture/discussioni non programmate (che si definiranno il giorno stesso).

Le comunità, gli ensemble, i gruppi, le correnti, i laboratori, i siti, le riviste, le tante libere unioni di persone nel mondo delle lettere (delle arti, più in generale) sottolineano e marcano i propri confini o li disegnano come linee spezzate, tratteggiate, aperte? Quanto conta – e come – il contesto storico-politico in cui si trovano a nascere? Quali sono le influenze di cui risentono e le identità che esprimono? Con che quota di libertà? Cosa fanno, di cosa parlano, cosa materialmente & virtualmente fabbricano? Come si costruiscono al loro interno? Come articolano o disarticolano le categorie attraverso le quali in generale leggono sé stesse e le opere che in un dato periodo compaiono?

ELR - Esiste la ricerca || intestazione

Il 5 settembre si parlerà di RAPPORTI interni ed esterni alle comunità, mentre il 6 ci si concentrerà più sulla loro COSTRUZIONE. Ma l’ordine degli addendi può essere variato senza che il risultato cambi, oppure uno dei giorni può sconfinare nell’altro, e i percorsi delle discussioni alterare il programma, che non è rigido. Il 7 settembre, infine, alcune LETTURE – e relativo dialogo/commento/confronto con chi in sala ascolta – segneranno la conclusione dell’incontro.

Come sempre, alcuni editori e collane saranno invitati e sarà dunque possibile sfogliare e acquistare le opere di cui si parla. Non mancheranno inoltre copie del n.19 del tabloid gratuito «La scuola delle cose» (Lyceum/Mudima, aprile 2025), interamente dedicato alla scrittura di ricerca.

R.S.V.P.
slowforward.net/contact

PDF del comunicato stampa:
ESISTE LA RICERCA 2025 – il gioco delle comunità

Evento su Mobilizon:
mobilizon.it/events/cd4c6dab-6…


Evento fb:
facebook.com/events/1527943968…

#AlbertoDAmico #AntonioSyxty #blog #comunità #confronto #correnti #dialogo #ELR #ELREsisteLaRicerca #ELR2025 #EsisteLaRicerca #EsisteLaRicerca2025 #gruppi #ilGiocoDelleComunità #LaScuolaDelleCose #laboratori #letture #Lyceum #LyceumMudima #MarcoGiovenale #Mudima #reading #ricercaLetteraria #riviste #scritturaComplessa #scritturaDiRicerca #scritturaSperimentale #scrittureComplesse #scrittureDiRicerca #scrittureSperimentali #siti #sperimentazioneLetteraria #StudioCampoBoario


un inquadramento della scrittura di ricerca: nel n. 19 della ‘scuola delle cose’ (lyceum/mudima)


post in continuo aggiornamento

La scuola delle cose, n. 19, aprile 2025, SCRITTURA DI RICERCA (pubbl. Mudima / Lyceum)
cliccare per ingrandire

forse per la prima volta dopo oltre 20 anni di non disonorevole attività, un certo modo di fare sperimentazione letteraria ottiene un inquadramento teorico-critico complessivo, pur sintetico.

esce cioè il n. 19 del periodico ‘La scuola delle cose’, dell’associazione Lyceum (grazie alla Fondazione Mudima), interamente dedicato alla SCRITTURA DI RICERCA.

lo si sa e lo si è ripetuto assai: la (formula) “scrittura di ricerca” ha una storia di lunga durata, attraversando un po’ tutto il Novecento, almeno dagli anni Quaranta-Cinquanta, e in maniera nemmeno poi troppo carsica. d’accordo. tuttavia questo numero della “Scuola delle cose” non è una disamina storica integrale, semmai un lavoro sugli ultimi venti-venticinque anni di ricerca letteraria, o scrittura complessa. con (ovviamente, immancabilmente) puntuali affondi nel passato e nella produzione di certi autori a dir poco fondativi, soprattutto Corrado Costa e Jean-Marie Gleize.

prima occasione di presentazione: 19 giugno, Milano, Fondazione Mudima:
slowforward.wordpress.com/wp-c…

audio della presentazione a Milano (19 giu. 2025):
slowforward.net/2025/07/01/pod…

audio di una successiva presentazione, a Roma (5 lug. 2025):
slowforward.net/2025/07/24/pap…

RadioTre Suite: presentazione di Prima dell’oggetto, di MG, e – in conclusione – “La scuola delle cose” (24 ago. 2025):
slowforward.net/2025/08/25/rad…

podcast della presentazione ospitata da La Finestra di Antonio Syxty (25 ago. 2025):

*

e, rapidamente descrivendo:

dettaglio de La scuola delle cose n 19_ 2025__ foto di Antonella Anedda
dettaglio da una foto di Antonella Anedda. cliccare per ingrandire

L’espressione “scrittura di ricerca” è in azione da diversi decenni, e di certo si perde già nelle “profondità” del Novecento. Tuttavia, dagli anni 2003-2009 (ovvero fra l’esplosione dei blog letterari e l’uscita del libro collettivo Prosa in prosa – edito da Le Lettere; ora da Tic edizioni) e fino a oggi, il numero di materiali sperimentali e saggi sugli stessi è decisamente cresciuto. Ha dunque senso ed è forse addirittura indispensabile iniziare a fare il punto della situazione. Un primo e senz’altro assai sintetico tentativo è rappresentato da questo numero de «La scuola delle cose», che raccoglie otto interventi di altrettanti studiosi e studiose, intorno alla ricerca letteraria e alle scritture complesse.

*

queste le autrici e gli autori dei saggi nel tabloid, e i titoli degli interventi:

Gian Luca Picconi,
Scrittura di ricerca, prosa in prosa, letteralità

Massimiliano Manganelli,
Appunti sulle scritture procedurali

Luigi Magno,
Cinque nomi (più uno) e dieci titoli. La poesia di ricerca francese (oggi) in Italia

Chiara Portesine,
Il compromesso fonico: l’eredità di Corrado Costa

Renata Morresi,
Il movimento chiamato Language Poetry in Italia oggi

Chiara Serani,
Scritture non convenzionali e intermedialità (2000-2025)

Luigi Ballerini,
Intervento sulla poesia che si potrebbe fare

Daniele Poletti,
Scritture complesse. Il superamento dell’appartenenza

*

il tabloid gratuito è disponibile a Milano in Fondazione (via Tadino 26); a Roma presso la Libreria Tic (piazza San Cosimato 39); a Perugia nella libreria Mannaggia (via Cartolari 8); a Bologna da Modo Infoshop (via Mascarella 24/b); a Napoli alla libreria Luce (piazzetta Durante 1).

*

incontri, presentazioni e altre occasioni legate alla rivista:

22 maggio 2025: intervista a Rai RadioTre Fahrenheit

25 maggio: presenza del tabloid alla Serata del Premio Pagliarani al Palazzo delle Esposizioni (Roma)

31 maggio: presenza al reading collettivo “Roma chiama poesia”, Teatro Basilica (Roma)

3 giugno: presenza allo Studio Campo Boario (Roma), in occasione della presentazione di NZ, di A. Syxty

8 giugno: presenza nella libreria Tic di piazza San Cosimato (Roma)

17 giugno: presenza al reading di Giovenale e Perinelli allo Studio Campo Boario

26 giugno: ex Discoteca di Stato in via Caetani (Roma), dialogo sulla memoria delle avanguardie

Da luglio 2025: presenza alla Libreria Luce, Napoli

5 luglio: presentazione della rivista in occasione del festival Inverso, a Roma

24 agosto: a RadioTre Suite, presentazione di Prima dell’oggetto, di MG, e – in conclusione – del tabloid

25 agosto: va in onda il podcast della presentazione ospitata da ‘La Finestra di Antonio Syxty’

5-6-7 settembre: presenza di molte copie del tabloid ai tre giorni dell’incontro ‘Esiste la ricerca’, presso lo Studio Campo Boario


Lyceum _ Scuola delle Cose _ dati editoriali e redazionali
cliccare per ingrandire

Fondazione Mudima
FONDAZIONE MUDIMA

Via Tadino 26, Milano
info@mudima.net
mudima.net

*

in collaborazione con
l’associazione dipoesia
logo dell'"associazione dipoesia"

#ChiaraSerani #CorradoCosta #DanielePoletti #EsisteLaRicerca #FondazioneMudima #GianLucaPicconi #GinoDiMaggio #intermedialità #kritik #LaFinestraDiAntonioSyxty #LaScuolaDelleCose #langpo #languagePoetry #letteralità #LuigiBallerini #LuigiMagno #Lyceum #MassimilianoManganelli #MicheleZaffarano #Mudima #poesiaDiRicercaFrancese #ProsaInProsa #RadioTreSuite #RenataMorresi #ricercaLetteraria #scritturaComplessa #scritturaDiRicerca #scritturaNonAssertiva #scrittureComplesse #scrittureDiRicerca #scrittureNonAssertive #scrittureNonConvenzionali #scrittureProcedurali #ScuolaDelleCose #segnaliEAzioni #StudioCampoBoario #traduzione #traduzioni #zinesAuthorsETaggatoComeChiaraPortesine


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nuovo testo nel comparto “post-poetica” del sito ‘ahida’: una pagina da “i taglienti”, di daniele poletti (anterem, 2024)


un testo di Daniele Poletti per ahida
cliccare per accedere

ahidaonline.com/post/post-poet…

qui di séguito un’annotazione dell’autore sul testo, in forma più ampia rispetto a quella comparsa sul sito:

I taglienti, di Daniele PolettiDopo una canzone in stile cinquecentesco destrutturata e installata sulla pagina a mo’ di testo verbo-visivo e un’antiporta che con essa dialoga nel vero e proprio incipit de I taglienti, si avvia la breve sequenza delle FORME, articolata in quattro punti. La prima “forma, di valore semplice o accidentale” può considerarsi come la sinossi delle tematiche che percorrono il libro, con tutte le permutazioni, gli allontanamenti e le specificazioni che poi si produrranno durante il cammino. In questo breve testo, attraverso la metafora economica e psicologica, si dispiega la matrice di tutto il lavoro, che poggia sul concetto di “riconoscimento” e dunque di identità, una forma di morbosa tenaglia del potere che esclude qualsiasi alterità. In senso metaletterario c’è anche una precisa volontà di critica verso gli epigonismi artistici e letterari, frequentati solo per un presunto misero profitto, spesso in battagliette ingaggiate tra poveri. La figura del padre viene evocata e subito tradita nel corrispettivo del pastore, per attivare il focus sul potere e sul dominio fallico dell’altro, che ha come effetto una omologazione universale. Contro questa agnizione, nel discorso diretto del pastore, abominevole atto di falsa misericordia, viene inserita la criccatura dello pseudo suffisso “-non”. Si tratta del paragone per negazione in uso nel linguaggio vedico, che praticamente elimina il “come” sostituendolo con la negazione (ad es. «saldo come una montagna» diventa «montagna-non saldo»). Questo procedimento oltre a fessurare il discorso del potere, dell’autorità, innesca un meccanismo analogico di alterazione del senso che percorrerà tutto I taglienti.

o, in differente sintesi:

I taglienti. Trusioni e sfalci dall’Ordet gemma dall’omonimo film di C.T. Dreyer (1955) e muove, come in quel caso, da un’indagine sul potere della parola per arrivare a contestare ferocemente, attraverso un ampliamento dell’orizzonte storico e culturale di riferimento, la parola del potere. Nel carotaggio enciclopedico del testo rientrano anche le riflessioni di Freud e Marx su economia politica, Simbolico e alienazione, da cui la prima sezione dell’opera, Forme, prende avvio per una lamentazione sul rapporto impari tra individuo e società, individuo e lavoro.

#ahida #ahidaOnline #ahidaonline #cambioDiParadigma #DanielePoletti #ITaglienti #postPoetica #postpoetica #ricercaLetteraria #scritturaComplessa #scritturaDiRicerca #scrittureComplesse #scrittureDiRicerca

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tango / zbigniew rybczyński. 1981


youtube.com/embed/z27z7oLQb3o?…

Tango is a 1981 Polish animated short film written and directed by Zbigniew Rybczyński. It won the Academy Award for Best Animated Short Film at the 55th Academy Awards.

#animatedShortFilm #animation #art #arte #ZbigniewRybczyński

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Irys, una nuova app per fotografi


Da quando Instagram non è più la piattaforma ideale per i fotografi stanno nascendo nuove applicazioni dedicate alla condivisione di foto

Che Instagram non sia più un social per fotografi, nel senso di applicazione ideale per condividere le foto, penso sia ormai palese a tutti.

Tra il maggior peso dei contenuti video, algoritmi che ti propongono (impongono) quali contenuti vedere, per non parlare delle continue modifiche d'uso, non è certo l’app migliore per condividere le proprie foto.

E in ultimo c’è il rischio di ritrovarsi con il profilo bloccato, senza spiegazioni chiare, in cui sono incappato anche io, con la conseguenza di trovarti, da un momento all’altro, con il profilo chiuso!

Grazie Meta!

La nascita di nuove app per la fotografia


A seguito della situazione di Instagram sono nate diverse iniziative con lo scopo di realizzare nuove app che vadano incontro alle esigenze dei fotografi, ma anche di utenti che vogliono semplicemente vedere foto interessanti.

Tra i vari progetti oggi mi sono imbattuto in Irys, una nuova app che si rivolge al fotografo professionista, all’hobbista, all’amante della fotografia o semplicemente a chi è alla ricerca di qualcosa di nuovo.

Irys è attualmente in fase di sviluppo con la possibilità di iscriversi alla lista di attesa per testarla in anteprima.
Irys, una nuova app per fotografi. Estratto dal sito ufficiale dell'applicazioneImmagine tratta dal sito ufficiale dell’app Irys
Questo nuovo progetto nasce dall’iniziativa del fotografo Alan Schaller che ha riunito un team di professionisti per costruire una nuova casa per la fotografia.

Alan Schaller | Photography
Alan Schaller was born in 1988 in London, where he still lives today. He took up photography in 2015 as a past time, only to find his work published only one year later in magazines and newspapers in the UK. Since then his portfolio and profile have gone from strength to strength, and today he is regarded as one of the most renowned photographers of his generation. Described by Leica as “an icon of contemporary black
Alan Schaller


Alan Schaller, che sicuramente già conosci, è anche co-fondatore di Street Photography International progettato e curato da fotografi, per i fotografi.

Alan Schaller è molto attivo sui social quali Instagram e YouTube.


Perché Irys è diverso?


Nella pagina Our Features del progetto sono elencati tutti i punti che rendono Irys diverso dalle altre applicazioni che cercano di sostituire Instagram.

Tra i vari punti elencati nella pagina del progetto ho particolarmente apprezzato:

  • Nessun numero di follower visibile, per riportare l'attenzione sulla qualità e non sui numeri;
  • Pubblica quando vuoi, se vuoi, l’app non premia la frequenza di pubblicazione;
  • Nessuna pressione per le prestazioni, i numeri di coinvolgimento non sono visibili agli altri;
  • Immagini ad alta risoluzione non scaricabili e supporto a tutti i rapporti d'aspetto senza ritaglio;
  • Visualizza i metadati della telecamera (dati EXIF);
  • Immagini organizzate in raccolte per una migliore presentazione

Ma l’aspetto che più mi ha convinto ad iscrivermi alla lista di attesa di Irys è senza dubbio la comunità con la possibilità di:

  • Creare e gestire Gruppi o partecipare a gruppi creati da altri utenti;
  • Entrare in contatto con altri utenti che condividono interessi creativi simili;
  • Partecipa a sfide e concorsi per rimanere coinvolto;


Irys è gratis?


L’applicazione prevede due tipologie di piani:

  • un piano completamente gratis, con delle limitazioni sulla quantità di foto pubblicate giornalmente, numero limitato di collezioni e numero di gruppi a cui potersi iscrivere;
  • un piano a pagamento in cui non si ha limitazioni e con alcune funzioni in più come la possibilità di creare propri gruppi.

Per essere un’app completamente libera da algoritmi, pubblicità e quant’altro deve per forza prevedere un piano a pagamento, così da finanziare il continuo sviluppo e i costi di gestione.

Altrimenti siamo noi, con i nostri dati, la moneta di pagamento per finanziare tutto ciò!

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Ho dato fiducia a Irys


Si, mi sono iscritto alla lista di attesa di Irys e non mi rimane che aspettare di ricevere l’email che mi abilita al download dell’applicazione.

Devo dire che sono fiducioso nelle possibilità di questa nuova app, ma ne riparlerò sicuramente dopo averla testata.

✒️
Se anche tu senti la necessità di un nuovo spazio per condividere le foto, fammi sapere nei commenti se ti iscriverai a Irys e cosa ne pensi!

Tags: Irys | Instagram | Social Media


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Catania si candida a Capitale della cultura ma chiude le biblioteche


Catania vuole candidarsi a Capitale della cultura 2028? Pare proprio di sì, tanto che il Comune sta preparando un dossier con tutte le credenziali cittadine.

Noi vorremmo contribuire a questa raccolta di informazioni sui meriti culturali della nostra città e soprattutto sull’impegno delle nostre istituzioni locali per far crescere la conoscenza diffusa e prendersi cura delle strutture a […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/08/08/cata…

#bibliotecaVincenzoBellini

Questa voce è stata modificata (1 mese fa)

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pitonanza impossibile con i moduli di serpente


Certo che è incredibile che più passa il tempo e più mi accorgo di quanto infinitamente Python sia pestilenziale, sempre più di quanto avrei finito per pensare in un momento precedente… E ok, non che gli altri linguaggi non siano comunque terrificanti, per carità, ma Python è una roba grave. Purtroppo, ahinoi, l’ecosistema è comodo, i pacchetti che stanno a giro facilitano il vibe coding (in senso classico eh, senza parlare di IA), e quindi cosa mai si potrà fare per rimediare? Assolutamente niente, perché noi ragazze magiche (…io in special modo) esistiamo per soffrire, e quindi la sofferenza continuerà fin quando non esploderò definitivamente. 💔

Giustamente — progetto segreto pretendemi serve usare la API di Misskey nel programma che sto cercando di mettere su, e quindi dal web ho preso una bella libreria ormai abbandonata (e con la documentazione perlopiù in giapponese senza controparte inglese; un fatto che attorno a Misskey è una costante, ma ops), che però fortunatamente ancora funziona: Misskey.py. Il problema è che non è completa, e mancano (a parte certi metodi di convenienza, immagino) diverse funzioni necessarie… prima tra tutte, una per aggiornare i metadati del profilo utente, cosa che mi serve. E quindi le rogne sono ufficialmente certificate infinite da questo momento. 🥴

Non volendo fare un fork della libreria, che poi diventa un casino, ho provato a risolvere il problema nel modo corretto, ossia estendendo la classe, come il modello OOP prevede… ma, purtroppo, Python è per l’appunto pestilenziale, e tra moduli nelle classi permette di fare delle schifezze allucinanti; e quindi, in questo caso, per come la libreria è strutturata internamente, da nuovi metodi che aggiungo alla classe estesa non riesco a chiamare il metodo interno _api_request (e ricrearlo io sarebbe una porcheria, quindi evito). Avrei allora provato semplicemente a ridefinire io la classe principale (che è semplicemente una composita dei vari pezzi divisi in moduli interni della libreria, mamma mia che roba!), ma Python è pestilenziale, e nel percorso della mia app non vuole saperne di importare quegli specifici moduli, che palesemente sono scritti per essere solo interni… ma, appunto, non voglio ricopiarmi l’intera libreria, quindi bella rogna. 🤮

Vabbè: dopo fin troppi minuti di lavoro effettivo, il risultato è insomma che alla fine ho reimplementato io una versione molto base della libreria da zero, con la stessa interfaccia… una classe di meno di una ventina di righe e appena 5 metodi, cioè quelli che al volo mi sono serviti ora, più cosa aggiungerò strada facendo (poca roba, credo). Ovviamente senza tipi stretti, o controllo di errori, o chissà che altro, ma purtroppo sono stata costretta a fare così dalla corrente pestilenza… e a funzionare funziona, quindi mi sa che me ne sbatterò il pitone, perché qui sennò vado davvero ai matti, fa tutto schifo. 🕳️

…Tra l’altro, qualcuno qui dirà sicuramente “skill issue“, ma io i miei metodi li ho provati, su Internet ho cercato, alle IA ho chiesto… e niente, nessun modo pulito, corretto, piacevole, per sistemare questa merdata. Boh… se non mi piacesse Flask, mi sa che lo butterei via Python, in casi come questo, in cui mi serve giusto qualcosa che interagisca con delle API e mostri un pannello admin… uffa. (Diventerò “pestilenzioctt” a brevissimo, se nessuno inventerà octolang per salvarmi, mannaggia!!!) 😩

#crap #Mannaggia #pestilenziale #Python #rant


misschiavanza senza chiavina = trasformazione squalotica (nuova mia istanza Sharkey!!!)


Visto che ormai si sa che ho il piacere di fare tanta e spessa roba inutile, mi è venuta in mente la possibilità per un nuovo progetto semi-segreto assurdo — “distopico”, se lo chiedete ai pallosi — che per ora chiamerò con il nome in codice di D.I.T... Della serie che, se il mio Regno del Terrore Octoso non si è mai adeguatamente concretizzato ai tempi dei miei primi social federati hostati su quella merdaccia di Raspino, e né tantomeno lo ha fatto allo stato recente con la Spacc BBS, con una cosa del genere non ci sarà praticamente scampo alcuno per l’umanità sfortunata abbastanza da entrarci in contatto!!! 😇😈

Senza entrare già troppo nel merito, allora, avevo chiesto al mio compare Claudio Antropico (che lui è bravo a programmare intere cose tutto da solo) di farmi una app al volo per istituire e gestire il terrore e, almeno per iniziare a vedere un po’ il tutto nella pratica teorica, gli ho detto di usare NodeBB… ma non sembra funzionare, banalmente, ci sono rogne (la parte admin della app funziona, ma il punto principale no). E allora, visto che comunque probabilmente per questa cosa sarebbe meglio una struttura social a microblog, nonché un flusso in ingresso di dati non indifferente da una rete di informazione globale perlopiù informale, quindi la Spacc BBS sarebbe comunque un ripiego imperfetto… se devo fare la fatica di sistemare io il programma, allora tanto vale che metto su ‘sto Misskey. 🔑

Ed ecco che mi sembra già di riassaporare quei tempi col Raspino… molto agrodolci, perché la speranza era reale, ma l’hardware era da buttare… e invece oggi siamo più in una situazione opposta, ops. Vabbé, in sostanza è stato un vero bordello, contemporaneamente sia peggio che meglio di come mi ricordavo… perché in questo caso potevo usare Docker, ma il Dockerfile di Misskey a quanto pare è rotto (e te pareva). Ma vabbé… ho evitato di perdermi d’animo e ho provato invece Sharkey, che è un fork… e quello si è installato, ma la federazione non pareva funzionare (e te pareva). Ovviamente a causa di ciò ho perso tempo a vuoto, ho perso mezz’ora di sonno per niente, e stamattina per disperazione ho provato un altro fork invano, IceShrimp… per poi accorgermi che il problema era lo stesso che avevo avuto con NodeBB tempo fa, e cioè che avevo mancato una (1) riga di configurazione in nginx. Mannaggia!!! 🥴
Schermata di shark.octt.eu.org/@spaccoctt, con i primi post
Comunque ecco qui, ora c’è shark.octt.eu.org — che fortunatamente non è andata giù dopo aver aggiunto soli due (2) relay, a differenza dei tempi bui di miss.octt.eu.org (rest in miss, you will NOT be pissed…) — e per ora io sarò lì a parlare probabilmente da sola… quindi, se mi gira, dopo imposto l’inoltro verso Telegram. Ma ancora non so in realtà se userò normalmente il profilo appena creato, se ne creerò uno aggiuntivo in italiano (visto che questo ormai è ufficialmente viziato dall’inglese), o aspetterò di avere i miei spiriti virtuali pronti sotto il mio controllo ad essere scatenati malamente… l’infrastruttura di base è già pronta, e non ho dovuto chiedere un singolo centesimo di tasse ai miei sudditi per realizzarla, a differenza dei regnanti del nostro paese. 💥

#fediverse #Fediverso #instance #istanza #Misskey #octospacc #Sharkey


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[libro] Tutti i racconti 1955-1963


Autore: Philip K. Dick
Titolo: Tutti i racconti 1955-1963
Editore: Fanucci
Altro: ISBN 9788834731314; titolo originale: Short Stories Collection vol. 3; genere: fantascienza; p. 592; ed. it. 2009; ed. orig. 1987; traduttori: Vittorio Curtoni, Maurizio Nati, Sandro Pergameno, Delio Zinoni; Introduzione di Carlo Pagetti

voto: 7/10

In questa raccolta troviamo Rapporto di minoranza, da cui è poi stato tratto il film di Spilberg e altre chicche come Saltare il fosso e Yancy.

Siamo nella Guerra Fredda e a breve distanza dalle bombe atomiche sul Giappone: è abbastanza ovvio trovarsi scenari post atomici, più o meno distopici. Ma i racconti più interessanti sono quelli “politici”, dove ci sono scenari di manipolazione del consenso, o meglio ancora un profetico presidente USA costituito da una macchina (ora diremmo Intelligenza Artificiale) poi sostituita da un uomo in carne e ossa che assomiglia molto all’attuale Arancione, creando, nel lettore di oggi, un certo corto circuito.

Ovviamente nei racconti di Dick nulla è mai come sembra (Veterani di guerra) e il mondo è più surreale del dovuto (I giorni di Perky Pat).

La qualità media dei racconti è alta, non dovreste annoiarvi.

Buona lettura!

#fanstascienza #libro #philipKDick #racconti #recensione


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introspection / the end. 1969


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This is Introspection by The End, released in 1969 on Decca Records (SKL-R 5015). Original UK stereo pressing. A psychedelic gem produced by Bill Wyman of The Rolling Stones, featuring appearances by Nicky Hopkins and Charlie Watts.

#BillWyman #CharlieWatts #Introspection #NickyHopkins #psychedelicMusic #TheEnd #TheRollingStones

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richard galliano: hommage to nino rota


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Richard Galliano, accordion
La Strada Quintet
Dave Douglas, trumpet
John Surman, saxophone
Boris Kozlov, double bass
Clarence Penn, drums

#BorisKozlov #ClarencePenn #DaveDouglas #JohnSurman #LaStradaQuintet #NinoRota #RichardGalliano

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-20% su tutti i video-corsi e i libri del centroscritture, fino al 31 agosto


-20% fino al 31 agosto per centroscritture.it

In attesa della nuova stagione 2025-26 del CentroScritture, in partenza a ottobre, tutti i video-corsi realizzati e le pubblicazioni ECS in sconto del 20% fino al 31 agosto 2025.

42 corsi +500 ore di lezione +80 docenti, 5 seminari, 8 pubblicazioni.

Lezioni fruibili in ogni momento e senza alcun termine.

https://www.centroscritture.it

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AstroCampania con l’Osservatorio Astronomico Salvatore di Giacomo e il comune di Agerola organizzano:

La notte della Luna Rossa, Eclissi totale di Luna – 7 settembre 2025 , nell’ambito del Festival dell’Alta Costiera Amalfitana.

Una serata pubblica indimenticabile sotto il cielo stellato, per vivere insieme lo spettacolo dell’Eclissi Totale di Luna nel Piazzale del Parco della Colonia Montana ( nelle vicinanze dell’Osservatorio Astronomico Salvatore Di Giacomo ) a S.Lazzaro di Agerola (Na).

[…]

astrocampania.it/2025/08/18/la…


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Sole Nero: Un Ponte Culturale tra Napoli e il Continente Africano


Napoli come punto d’incontro fra la cultura mediterranea e quella africana

Quella del 2025 sembra essere un’estate particolarmente ricca di eventi dedicati al continente africano. Fra musica, mostre, incontri e scambi culturali, la cultura africana sta in questi mesi aprendo una breccia nel panorama italiano degli eventi culturali. Solo pochi giorni or sono su questo sito era stato presentato il concerto di Bil Aka Kora e Italian Collective al Grand Hôtel Billia.
Sole nero_Maschio_AngioinoIl Sole nero sul Maschio Angioino. Generato da AI
In occasione della celebrazione di Napoli 2500, la città partenopea si prepara a ospitare un evento di rilevanza internazionale: Sole Nero. Questo progetto culturale, che si svolgerà dal 11 agosto al 24 settembre presso il Maschio Angioino, rappresenta il tentativo di indagare il legame tra Napoli e il continente africano: Napoli come crocevia di culture mediterranee e ponte naturale verso il Sud globale.

Sole Nero offre un’imponente esposizione dedicata alla fotografia africana, che abbraccia un arco temporale che va dal periodo delle indipendenze conquistate fino ai giorni nostri. Con oltre 250 opere di 44 artisti e studi fotografici provenienti da tutto il continente africano, essa permette di arricchire il panorama culturale napoletano attraverso l’incontro con le voci visive dell’Africa contemporanea.

La produzione è curata da Andrea Aragosa per BlackArt, con la direzione artistica di Simon Njami, affiancato da Carla Travierso e Alessandro Romanini. Questi esperti del settore hanno saputo amalgamare talenti emergenti e affermati, offrendo così un’ampia visione delle diverse narrazioni visive che caratterizzano il continente africano. L’evento si avvale del sostegno del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, così come del Comitato Neapolis 2500. Il Comune di Napoli e le Università Federico II e L’Orientale sono anch’essi partner fondamentali di questa iniziativa, che ha ricevuto il patrocinio del Museo delle Civiltà di Roma.

Michele di Bari, prefetto di Napoli e presidente del Comitato nazionale Neapolis 2500, sottolinea l’importanza di questa iniziativa, affermando che “l’incontro con le voci visive dell’Africa contemporanea assume un valore simbolico. È testimonianza di una città capace di accogliere la complessità del presente e di proiettarsi verso il futuro”.

‘Il Sole Nero’ non si limita alla dimensione espositiva in loco, ma prevede anche una fase internazionale, attuata attraverso la rete degli Istituti Italiani di Cultura, focalizzandosi sulla dimensione immateriale, rituale e sonora del legame tra Napoli e l’Africa. In questo contesto, si inserisce la performance musicale del famoso Enzo Avitabile in Africa, concepita come “gesto di restituzione e attraversamento simbolico”, dove la musica diviene strumento di ricerca delle proprie radici e riconnessione con il continente africano, in opposizione agli strappi prodotti dalla modernità coloniale.

Un video che documenterà i contenuti della mostra sarà proiettato presso un Istituto italiano in Africa, evidenziando la portata globale del progetto. Inoltre, il 17 settembre è prevista una conferenza istituzionale, aperta al pubblico, con la partecipazione di Simon Njami ed Enzo Avitabile, destinata a stimolare un dialogo profondo su tematiche culturali e identitarie tra le due regioni.

Come sottolinea Njami, “È impossibile parlare dell’Africa nei termini convenzionali del mondo dell’arte o dell’Accademia. L’Africa è fantasia, un contenitore in cui ognuno deposita le proprie angosce, paure o desideri”. La chiamata a “disimparare l’Africa” suggerisce un processo di ricostruzione delle narrazioni contemporanee, utilizzando nuovi strumenti che possano rendere giustizia alla molteplicità e alla complessità del territorio africano, spesso avvolto dall’oscurità.

Sole Nero, pertanto, non si limita a essere una semplice esposizione artistica; rappresenta una vera e propria piattaforma culturale, un’opportunità unica per i napoletani e i visitatori di esplorare e comprendere l’interconnessione tra storie, culture e identità. Soprattutto in un’epoca in cui il dialogo interculturale è sempre più cruciale, in cui i nazionalismi riemergono prepotenti ed inquietanti in ogni parte del mondo, Italia compresa, questa mostra si configura come un passo significativo verso la promozione di una maggiore comprensione e integrazione tra il mondo mediterraneo e quello africano.

Fonti: caprievent.it, quotidiano.net



Concerto di Bil Aka Kora e Italian Collective al Grand Hôtel Billia.


In questo articolo viene ripresa con piacere una notizia relativa ad un evento musicale che si terrà il prossimo 10 agosto 2025 alle ore 21.15., con protagonista un famoso artista del Burkina Faso.
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Infatti nella prestigiosa Sala Gran Paradiso del Grand Hôtel Billia, a St-Vincent, si terrà un evento eccezionale: il concerto di Bil Aka Kora e del gruppo Italian Collective.

Italian Collective, un ensemble musicale innovativo, è composto da talentuosi musicisti: Alberto Marsico all’organo, Marco Tindiglia alla chitarra, Marco Volpe alla batteria e Marco Giovinazzo alle percussioni. La loro formazione avviene quasi per caso a Bobo-Dioulasso, la seconda città più grande del Burkina Faso, durante una vacanza-studio organizzata dall’associazione valdostana Tamtando, che da anni promuove la musica extra-europea attraverso attività culturali e viaggi esperienziali in Africa. Tali iniziative non sono destinate solo a chi desidera approfondire la musica, la danza o le arti visive, ma anche a coloro che vogliono immergersi nella ricchezza culturale e nelle tradizioni del continente africano.

Durante il soggiorno, i membri dell’Italian Collective incontrarono Bil Aka Kora, icona della world music e inventore dello stile Djongo. “Affittiamo una batteria e una tastiera – congas e chitarra erano già al centro culturale Aniké di Bobo – proviamo un paio d’ore e, nei giorni successivi, ci ritroviamo su un palco davanti a duemila persone che cantano le canzoni di Bil. Un debutto emozionante!” raccontano.
Playing position of a kora, showing how the strings are notched into both sides of the square bridgeKora, strumento a corde tradizionale dell’Africa Ovest. By © Jorge Royan / royan.com.ar, CC BY-SA 3.0
L’Africa è un luogo magico dove si intrecciano sfide e opportunità; questa esperienza ha dato vita a un nuovo ensemble, portando alla creazione di un progetto musicale che unisce il Djongo style al jazz. Grazie alla poliedricità dei musicisti, il gruppo può espandersi da un quartetto jazz a una band completa con sezione fiati e coriste, creando un sound unico con canzoni in lingua Kassena, ritmi afro e improvvisazioni.

Bil Aka Kora


Bil Aka Kora, nato nel 1971 a Pô, Burkina Faso, ha iniziato la sua carriera musicale durante il liceo, apprendendo a suonare la chitarra sotto la guida del ghanese Salah Ben. A causa di difficoltà economiche, Bil ha dovuto abbandonare gli studi universitari in matematica e fisica per dedicarsi completamente alla musica. La sua perseveranza lo ha portato a vincere nel 1997 il primo premio ai Grands Prix Nationaux de la Musique, segnando così l’inizio di un percorso artistico ricco di successi.

Bil Aka Kora ha registrato il suo primo album, “Douatou”, nel dicembre 1998 e ha partecipato attivamente a festival e manifestazioni internazionali, ottenendo riconoscimenti come il Kundé d’Or. Le sue tournée in Francia, Italia, Canada e in diversi paesi africani hanno favorito incontri con artisti di fama, contribuendo allo sviluppo della sua carriera musicale. Attualmente dirige Djongo Diffusion, uno studio di produzione dedicato alla promozione di giovani talenti africani.

Si tratta sicuramente di n evento da non perdere, che promette di incantare il pubblico con una fusione coinvolgente di suoni e cultura. Non sono molte le manifestazioni musicali in Italia dove è possibile assistere a performance di artisti del Burkina Faso; inoltre si tratta di un’occasione per chi ama quel tipo di musica che fonde ritmi africani e jazz, che in questi ultimi tempi va molto di moda in Europa e che meriterebbe sicuramente maggiore eco.

Infine, è doveroso segnalare che il concerto, della durata di circa 90 minuti, è gratuito! È possibile prenotare uno dei posti limitati in sala al seguente indirizzo: https://bil-aka-kora_italian-collective.eventbrite.it/

Disclaimer: la nostra associazione, come anche chi scrive questo articolo, non è in alcun modo coinvolta nell’evento, né ottiene un qualunque vantaggio dalla sua pubblicizzazione
Fonti: laprimalinea.it, billia.it



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Crollo dell’URSS e Guerra del Golfo


Fin dai primi anni ‘70 il sistema comunista dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche entra in una crisi che diverrà irreversibile <1. Tra le maggiori cause troviamo lo “shock petrolifero” del 1973, che comprometterà seriamente anche le economie dell’Est, producendo un grave deterioramento dell’aspettativa di vita, già di per sé modesta. Politici e commentatori occidentali confermarono che il sistema economico comunista si rivelò “disastrosamente inefficiente <2”: l’industria e l’agricoltura convivevano la stessa tragica situazione e si era costretti ad importare beni alimentari dall’estero, ma a prezzi crescenti dato l’effetto della “stagflazione” di quegli anni. I beni di prima necessità poi divennero un inglorioso trofeo dopo ore e ore di attesa in fila fuori dai negozi, per chi aveva la fortuna di trovarne ancora. Il disagio complessivo era accentuato dall’invasione militare sovietica dell’Afghanistan nel 1979 ❤, pianificata per appoggiare il partito comunista che l’anno precedente aveva preso il controllo del paese con un colpo di Stato ma che successivamente si ritrovò minacciato dai mujaheddin, i guerriglieri musulmani locali, largamente finanziati dagli USA. Presto la guerra si rivelò la “Vietnam dell’URSS <”4, in quanto i sovietici, nonostante la massiccia presenza armata palesemente superiore, non riusciranno ad imporsi sui guerriglieri islamici. Le truppe dell’Armata Rossa si ritirarono definitivamente nel 1989. Nel frattempo, la situazione interna stava precipitando: a Danzica, in Polonia, degli operai avevano creato un sindacato libero di ispirazione non comunista, il “Solidarność” (“Solidarietà”) <5, che ebbe presto il sostegno della Chiesa Cattolica polacca e poi una risonanza internazionale grazie a Papa Giovanni Paolo II, Karol Józef Wojtyła, ex Arcivescovo di Cracovia.
Il sistema sovietico venne “salvato” dalla crisi con la nomina, nel 1985, di Michail Gorbačëv come nuovo segretario del Partito Comunista (PCUS). Egli era convinto che solo una liberalizzazione economica e politica potesse scongiurare il crollo dell’URSS. Il leader divenne famoso, infatti, per le due “parole d’ordine” del suo programma politico: “Glasnost” e “Perestroika” <6. La prima, che significa “trasparenza”, era stata lanciata nel 1986 e alludeva ad una serie di misure rivolte a limitare la censura e rendere relativamente criticabili le decisioni politiche di governo. Ma l’anno sopra citato ricorda inevitabilmente il terribile incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, che provocò vittime e danni ambientali devastanti anche al di fuori dell’Unione Sovietica, con nubi tossiche in tutta l’Europa centrale, oltre che rendere noto a tutto il mondo le scarse misure di sicurezza e i già accennati obsoleti stabilimenti industriali del paese dei Soviet. Proprio per questo motivo entrò in scena la seconda parola, “Perestroika” (“ristrutturazione”), che è forse la più famosa dichiarata da Gorbačëv, puntando ad un radicale rinnovamento del sistema economico sovietico, con l’introduzione di innovazioni tecnologiche e attraverso il miglioramento della qualità degli impianti. Dopo l’approvazione, nel 1988, di una nuova Costituzione, nel marzo del 1990 Michail Gorbačëv viene eletto dal Congresso Presidente dell’Unione Sovietica <7, ma questo sarà solo l’inizio della fine, dato che la libertà di discussione aveva rilanciato il nazionalismo all’interno dell’URSS, soprattutto nelle repubbliche periferiche, che chiedevano l’autonomia se non addirittura l’indipendenza. Nel giugno del 1991 i riformisti di Boris Eltsin vinsero le elezioni della Repubblica russa, battendo i sostenitori di Gorbačëv <8. L’ala più conservatrice del governo tentò un colpo di Stato, che però fallì dopo la proclamazione di stato d’assedio e la deposizione di Gorbačëv. Boris Eltsin divenne il “nuovo paladino” contro il vecchio mondo comunista in rovina, facendo sciogliere il Partito Comunista (PCUS) e la famigerata polizia segreta del KGB. Nel frattempo, l’URSS si stava dissolvendo definitivamente: Russia, Ucraina e Bielorussia proclamarono la loro indipendenza, seguite da Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Moldavia, Polonia, Georgia e molti altri paesi. Il trionfo delle istituzioni democratiche post-Unione Sovietica, nate nella maggior parte dei casi in modo pacifico e incruento, segnarono l’inefficienza, l’ipocrisia e l’ingiustizia dell’intero sistema comunista, che implose insieme a tutto il blocco Est dopo aver minacciato l’Occidente per oltre 50 anni, facendo finire ufficialmente la Guerra Fredda <9.
Parallelamente, in Medio Oriente vi fu una svolta. L’Iran, che fino al febbraio del 1979 aveva un governo autoritario guidato dallo Shah (imperatore) Reza Pahlavi, subì e un radicale cambiamento con la cosiddetta “Rivoluzione islamica”, avvenuta in corrispondenza all’arrivo trionfale dello Ayatollah (una delle massime autorità religiose sciite) Ruhollah Khomeini, un leader carismatico che fece diventare l’Iran una Repubblica islamica, fondata sul predominio politico ed etico di una élite religiosa <10. La nascita di uno stato islamico non era tuttavia gradita dal mondo musulmano, dopo il lungo processo della decolonizzazione, che ha visto nascere nuovi stati guidati da politici e militari. In particolare, l’Iraq di Saddam Hussein <11 (paese in maggioranza sunnita) era particolarmente contrario alle politiche sciite di Khomeini, temendo che la minoranza irachena potesse ribellarsi vedendone l’esempio iraniano. Allora nel 1980 Hussein attacca militarmente l’Iran; nonostante il principale obiettivo di rafforzare la coesione del popolo iracheno, egli voleva anche impadronirsi dei pozzi petroliferi iraniani. Ma l’offensiva si trasformò in 8 lunghi anni di guerra, nei quali non ci furono vincitori o vinti, ritornando ai confini pre-conflitto. Saddam Hussein spostò la sua attenzione su un obiettivo geograficamente più modesto ma qualitativamente migliore: il Kuwait <12. Paese con 600 mila abitanti, piccolo ma ricchissimo grazie ai numerosi pozzi petroliferi nella zona. Il 2 agosto 1990 l’esercito iracheno invase il Kuwait <13, prospettandosi un’azione rapida e vittoriosa. Ma l’iniziativa suscitò invece una violentissima reazione internazionale, facendo credere che la minaccia potesse allargarsi all’intera Penisola araba. Le Nazioni Unite, con la Risoluzione 660, ordinarono l’immediato e incondizionato ritiro di tutte le forze irachene sulle posizioni che occupavano in Kuwait <14. Nel frattempo, l’8 agosto, gli Stati Uniti inviarono un loro corpo di spedizione in Arabia Saudita, pronto ad intervenire in Kuwait. Divenuta inutile la via diplomatica, l’ONU, con l’appoggio dell’URSS di Gorbačëv, autorizzò l’intervento militare di un corpo di spedizione multinazionale (truppe britanniche, francesi e in parte anche italiane), guidato dagli USA, per bloccare l’offensiva di Saddam Hussein <15. Iniziò ufficialmente la Guerra del Golfo, con pesanti bombardamenti aerei da parte delle Nazioni Unite e contrattacchi iracheni, che bombardarono anche l’Arabia Saudita ed Israele. Il 17 gennaio 1991 venne attuata, nella notte, l’imponente operazione “Desert Storm” da parte della spedizione multinazionale, che mandò in rotta le truppe di Saddam Hussein <16. Nel mese di febbraio l’Iraq fu ufficialmente sconfitto, ma l’Occidente, in particolare gli USA di George Bush Sr, si trattenne dall’invadere il territorio iracheno, dato che se il governo sunnita di Hussein fosse caduto, la minoranza sciita avrebbe potuto prendere il potere ed instaurare un altro stato islamico come l’Iran <17.
Rimaneva il fatto che gli Stati Uniti d’America, dopo la vittoria in Iraq e il definitivo crollo dell’Unione Sovietica -e in generale quello di tutto il blocco dell’Est-, si confermarono come superpotenza dominante sulla scena mondiale. La guerra tornerà però in Europa, con lo sgretolamento della Repubblica Federale Jugoslava tra il 1989 e il 1991 <18, dal quale nasceranno pacificamente la Slovenia, la Croazia e la Macedonia. Ma il conflitto inizierà quando, nel 1992, toccherà alla Bosnia, paese formato da più etnie e soprattutto fedi religiose diverse. Principalmente la controversia, che diverrà violenta, è tra bosniaci (musulmani), serbi (ortodossi) e croati (cattolici) per la scelta della religione dello stato nascente <19. Scoppierà una sanguinosissima guerra, che si concluderà solo nel 1995, con un accordo di pace che farà costituire lo Stato unitario di Bosnia-Erzegovina, articolato però in due unità statali tra loro distinte: la Federazione Croato-Musulmana e la Repubblica Serba. Quest’ultima avrà ulteriori problemi e conflitti in seguito, sulla questione del Kosovo <20.

[NOTE]1 Banti Alberto Mario, L’età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Bari, Laterza, 2009, p. 389.
2 Idem, p. 389.
3 Idem, p. 390.
4 Idem, p. 390.
5 Idem, p. 390.
6 Banti Alberto Mario, L’età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Bari, Laterza, 2009, p. 391.
7 Idem, p. 391.
8 Idem, p. 392.
9 Banti Alberto Mario, L’età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Bari, Laterza, 2009, p. 392.
10 Idem, p. 455.
11 Idem, p. 456.
12 Idem, p. 456.
13 Varsori Antonio, L’Italia e la fine della guerra fredda: la politica estera dei governi Andreotti (1989-1992), Bologna, il Mulino, 2013, p. 54.
14 Ganser Daniele et al., Gli eserciti segreti della Nato: operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, Roma, Fazi, 2005, p. 23.
15 Banti Alberto Mario, L’età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Bari, Laterza, 2009, p. 457.
16 Varsori Antonio, L’Italia e la fine della guerra fredda: la politica estera dei governi Andreotti (1989-1992), Bologna, il Mulino, 2013, p. 83.
17 Banti Alberto Mario, L’età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Bari, Laterza, 2009, p. 457.
18 Varsori Antonio, L’Italia e la fine della guerra fredda: la politica estera dei governi Andreotti (1989-1992), Bologna, il Mulino, 2013, p. 130.
19 Banti Alberto Mario, L’età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Bari, Laterza, 2009, p. 396.
20 Banti Alberto Mario, L’età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Bari, Laterza, 2009, p. 397.
Daniele Pistolato, “Operazione Gladio”. L’esercito segreto della Nato e l’Estremismo Nero, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2023-2024

#1979 #1989 #1991 #1992 #1995 #Afghanistan #Balcani #Bosnia #crollo #DanielePistolato #est #Europa #fine #fredda #golfo #guerra #Iran #Iraq #Jugoslavia #musulmani #Polonia #sciiti #sunniti #URSS #USA



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Appello alla mobilitazione contro l’estradizione in Turchia di Mehmet Çakas


Evitiamo questa ingiustizia.

Grave decisione del Tribunale Federale tedesco che ha stabilito l’estradizione in Turchia di Mehmet Cakas, militante curdo, esule e richiedente asilo in Italia nelle more dell’attesa di essere esaminato dalla Commissione.

In dicembre 2024 l’Italia lo ha consegnato in vincoli alla Germania, che ne ha richiesto l’estradizione per la Turchia, dove è ricercato perchè militante curdo e accusato di “terrorismo”.
L’estradizione avverrà il 28 agosto 2025.
Evitiamo questa ingiustizia.

Facciamo appello alla societa’ civile, agli operatori del diritto, impegnati nella difesa dei diritti civili e sociali, al fine di riconoscere a Mehmet Cakas, detenuto nel carcere di Uelzen il diritto alla Protezione Internazionale richiesta nel nostro paese per la quale non e’ stato ancora deciso l’esito.

  • Notizie sulla vicenda dalla Turchia.

Mehmet Çakas, estradato dall’Italia alla Germania nel dicembre 2022 e condannato a 2 anni e 10 mesi di carcere ai sensi dell’articolo 129b del codice penale tedesco dall’Alta Corte Regionale di Celle nell’aprile 2024 è ora ricercato per essere estradato in Turchia.

Mentre si prevedeva che l’attivista curdo Mehmet Çakas, detenuto nel carcere di Uelzen in Bassa Sassonia, venisse rilasciato nell’ottobre 2025, l’Ufficio tedesco per l’asilo si prepara con una decisione scandalosa a estradarlo in Turchia il 28 agosto 2025.

  • La parlamentare Cansu Özdemir, il rappresentante di AZADÎ e V. Arno-Jarmine Laffin e la famiglia Çakas hanno reagito con forza alla decisione dell’Ufficio federale tedesco per l’asilo (BAMF). Di seguito le loro prese di posizione.

ARNO-JARMINE LAFFIN: I CURDI E LA SOCIETÀ CIVILE DEVONO FARE PRESSIONE

Arno-Jarmine Laffin, rappresentante di AZADÎ e. V, che fornisce supporto legale ai prigionieri in Germania, ha invitato la comunità curda e le organizzazioni della società civile a fare pressione sulle autorità tedesche contro l’estradizione di Mehmet Çakas.

Laffin ha dichiarato alla nostra agenzia: “Mehmet Çakas è attualmente in tribunale per difendersi dall’espulsione. Le autorità competenti per l’immigrazione devono attendere l’esito di questo caso prima di prendere ulteriori decisioni”.

Ora il compito della società civile e della comunità curda è quello di fare pressione sull’ufficio stranieri, sul Ministero degli Interni della Bassa Sassonia e sui tribunali affinché prendano sul serio i pericoli che Mehmet Çakas corre in Turchia.

Mehmet Çakas è stato condannato per appartenenza al PKK da un tribunale tedesco ed è attualmente detenuto in Germania. Se la Germania lo deporterà in Turchia dopo la sua condanna, la pressione in Turchia continuerà e Çakas dovrà affrontare processi iniqui, detenzioni illegali e torture. Dobbiamo impedirlo.

CANSU ÖZDEMİR: LE PROCEDURE DI DEPORTAZIONE DEVONO ESSERE INTERROTTE IMMEDIATAMENTE

La deputata di Die Linke, Cansu Özdemir, ha reagito all’estradizione di Çakas nel Parlamento federale. Özdemir ha dichiarato: “Mehmet Çakas rischia l’arresto politico in Turchia. Il rimpatrio di persone perseguitate politicamente nel loro paese d’origine viola i diritti umani. L’espulsione deve essere immediatamente interrotta e deve essere avviata una procedura di asilo equa.

APPELLO ALL’AZIONE DELLA FAMIGLIA CAKAS

Consideriamo questa situazione una questione politica, non individuale. Il tentativo della Germania di estradare Çakas in Turchia aprirebbe la strada all’estradizione di altri prigionieri politici curdi e costituirebbe una violazione della legge tedesca.
Non accettiamo questa situazione. Poiché Mehmet è stato estradato dall’Italia alla Germania, la reazione del nostro popolo e dei nostri amici in Italia è cruciale. Se l’Italia si opponesse al processo di estradizione in Turchia, questo potrebbe essere bloccato.
Pertanto, invitiamo il nostro popolo, i nostri amici, le istituzioni, i movimenti giovanili e femminili in Italia e Germania a intraprendere azioni democratiche contro l’estradizione di Çakas.

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video completo della presentazione di “senza riparo”, di guido mazzoni, alla libreria panisperna


youtu.be/IpzifmoLT7I?si=Pt3MPk…

Roma, Libreria Panisperna, 10 luglio 2025. Incontro a cura di centroscritture.it

Con l’autore, Gilda Policastro, Antonio Francesco Perozzi, Emanuele Franceschetti. Coordina Valerio Massaroni.

Il libro: laterza.it/scheda-libro/?isbn=…

#AntonioFrancescoPerozzi #CentroScritture #EmanueleFranceschetti #GildaPolicastro #GuidoMazzoni #LibreriaPanisperna #SenzaRiparo #ValerioMassaroni

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misschiavanza senza chiavina = trasformazione squalotica (nuova mia istanza Sharkey!!!)


Visto che ormai si sa che ho il piacere di fare tanta e spessa roba inutile, mi è venuta in mente la possibilità per un nuovo progetto semi-segreto assurdo — “distopico”, se lo chiedete ai pallosi — che per ora chiamerò con il nome in codice di D.I.T... Della serie che, se il mio Regno del Terrore Octoso non si è mai adeguatamente concretizzato ai tempi dei miei primi social federati hostati su quella merdaccia di Raspino, e né tantomeno lo ha fatto allo stato recente con la Spacc BBS, con una cosa del genere non ci sarà praticamente scampo alcuno per l’umanità sfortunata abbastanza da entrarci in contatto!!! 😇😈

Senza entrare già troppo nel merito, allora, avevo chiesto al mio compare Claudio Antropico (che lui è bravo a programmare intere cose tutto da solo) di farmi una app al volo per istituire e gestire il terrore e, almeno per iniziare a vedere un po’ il tutto nella pratica teorica, gli ho detto di usare NodeBB… ma non sembra funzionare, banalmente, ci sono rogne (la parte admin della app funziona, ma il punto principale no). E allora, visto che comunque probabilmente per questa cosa sarebbe meglio una struttura social a microblog, nonché un flusso in ingresso di dati non indifferente da una rete di informazione globale perlopiù informale, quindi la Spacc BBS sarebbe comunque un ripiego imperfetto… se devo fare la fatica di sistemare io il programma, allora tanto vale che metto su ‘sto Misskey. 🔑

Ed ecco che mi sembra già di riassaporare quei tempi col Raspino… molto agrodolci, perché la speranza era reale, ma l’hardware era da buttare… e invece oggi siamo più in una situazione opposta, ops. Vabbé, in sostanza è stato un vero bordello, contemporaneamente sia peggio che meglio di come mi ricordavo… perché in questo caso potevo usare Docker, ma il Dockerfile di Misskey a quanto pare è rotto (e te pareva). Ma vabbé… ho evitato di perdermi d’animo e ho provato invece Sharkey, che è un fork… e quello si è installato, ma la federazione non pareva funzionare (e te pareva). Ovviamente a causa di ciò ho perso tempo a vuoto, ho perso mezz’ora di sonno per niente, e stamattina per disperazione ho provato un altro fork invano, IceShrimp… per poi accorgermi che il problema era lo stesso che avevo avuto con NodeBB tempo fa, e cioè che avevo mancato una (1) riga di configurazione in nginx. Mannaggia!!! 🥴
Schermata di shark.octt.eu.org/@spaccoctt, con i primi post
Comunque ecco qui, ora c’è shark.octt.eu.org — che fortunatamente non è andata giù dopo aver aggiunto soli due (2) relay, a differenza dei tempi bui di miss.octt.eu.org (rest in miss, you will NOT be pissed…) — e per ora io sarò lì a parlare probabilmente da sola… quindi, se mi gira, dopo imposto l’inoltro verso Telegram. Ma ancora non so in realtà se userò normalmente il profilo appena creato, se ne creerò uno aggiuntivo in italiano (visto che questo ormai è ufficialmente viziato dall’inglese), o aspetterò di avere i miei spiriti virtuali pronti sotto il mio controllo ad essere scatenati malamente… l’infrastruttura di base è già pronta, e non ho dovuto chiedere un singolo centesimo di tasse ai miei sudditi per realizzarla, a differenza dei regnanti del nostro paese. 💥

#fediverse #Fediverso #instance #istanza #Misskey #octospacc #Sharkey

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Nel marzo del 1974 la Franklin dà le prime avvisaglie di crisi


Nella primavera del 1975 però è la procura di Milano che comincia a lavorare sugli appoggi politici a Sindona, in particolare su un finanziamento di due miliardi fatto alla Dc (secondo alcuni in cambio della nomina di Mario Barone a consigliere di amministrazione del Banco di Roma, circostanza confermata anche da Aldo Moro nel “memoriale” scritto durante il sequestro operato dalle Br nel 1978), su cui i magistrati intendono sentire l’On. Micheli, responsabile amministrativo del partito, che però si dice disponibile solo dopo le elezioni amministrative di giugno. Successivamente però Micheli non chiarirà l’origine dei due miliardi che la Dc non può negare di aver ricevuto, mentre i magistrati milanesi inviano una comunicazione giudiziaria anche a Carli, governatore della Banca d’Italia, per l’autorizzazione data al salvataggio (rivelatosi poi inutile) della Banca Privata.
La procura di Milano fin dal gennaio 1975 aveva inviato la richiesta di estradizione di Sindona al ministero di Grazia e giustizia per l’inoltro negli Usa (dove il bancarottiere era stato intanto tratto in arresto per il fallimento della banca USA Frankin, acquistata da Sindona pochi anni prima) ma, nel meccanismi della burocrazia qualcosa si era inceppato e la domanda non aveva ottenuto esiti. Secondo la denuncia dei comunisti si era trattato di una mossa deliberata per aiutare Sindona; inoltre si era prospettata anche la possibilità che emissari della Dc avessero contattato il finanziere per indurlo a dichiarare di aver ricevuto la restituzione dei due miliardi <211. In seguito, nel febbraio 1976, Giovanni Guidi, amministratore del Banco di Roma, affermerà ai magistrati di Milano che erano stati Fanfani e Andreotti a propiziare il finanziamento di 100 milioni di dollari da parte del Banco di Roma a Sindona <212, imponendo Mario Barone come consigliere e amministratore delegato della banca. Guidi spiegherà anche che il prestito era stato deciso in autonomia dalla banca e che Carli era stato informato solo dopo, a luglio.
Nel seguire tutte le vicende l’Avanti non usa particolari cautele nei confronti dell’alleato di governo. Già nell’ottobre del 1974 aveva parlato, sebbene in termini generali, “delle compiacenze di cui ha goduto” Sindona <213; ma fra maggio e giugno del 75, con l’avvicinarsi delle amministrative, e quando il ruolo di esponenti della Dc appare pienamente documentato, un paio di articoli di Ugo Intini segnano un affondo del Psi <214. Afferma Intini che «La particolare caratteristica del crimine nel nostro Paese trova le sue radici […] nella corruzione del potere», inoltre il giornale attacca la politica di law & order promossa da Fanfani e dalla Dc, affermando che in realtà il pericolo per la legalità viene dal legame tra criminali e potere e cita ad esempio il caso Sindona. La Dc sui propri giornali quasi non si occupa della questione, in alcune delle poche circostanze in cui lo fa sostiene che l’operazione del Banco di Roma, tutto sommato è stata vantaggiosa e comunque era stata autorizzata dalla Banca d’Italia <215; molto simili nei loro contenuti le dichiarazioni del ministro del Tesoro Colombo su La Discussione <216.

[NOTE]211 “Sindona doveva asserire che la Dc gli aveva restituito i due miliardi” Unità del 13 settembre 1975
212 “Il banchiere Guidi chiama in causa la Dc e Fanfani per il crack Sindona”, Unità del 20 febbraio 1976.
213 “Nel sistema le radici del caso Sindona”, Avanti del 10 ottobre 1974.
214 “Crimine, mafia, banche e politica”, Avanti del 09 maggio 1975, e “Il volto inquietante del potere” Avanti del 12 giugno 1975.
215 “Piena luce sul caso Sindona”, Il Popolo del 12 ottobre 1974.
216 “Colombo sul caso Sindona”, La Discussione N. 1044 del 11 novembre 1974.
Edoardo M. Fracanzani, Le origini del conflitto. I partiti politici, la magistratura e il principio di legalità nella prima Repubblica (1974-1983), Tesi di dottorato, Sapienza – Università di Roma, 2013

Nel marzo del 1974 la Franklin dà le prime avvisaglie di crisi. Il banchiere corre ai ripari chiedendo al Tesoro un altro aumento di capitale questa volta per la Banca unione che vuole fondere con la Banca privata. La partita sembra volgersi a suo favore con la nomina di Barone (vicino alla corrente di Giulio Andreotti) ad amministratore delegato del Banco di Roma. Sindona chiede al Banco la concessione di un prestito di 100 milioni di dollari per la Generale Banking Corporation, garantendolo con il 51% delle azioni della Banca unione e da titoli della Generale immobiliare <387. L’operazione va in porto, Sindona convince i vertici del Banco, Ventriglia e Guidi, che il 20 giugno autorizzano il versamento della una prima tranche (rivelatasi illegittima per mancanza di autorizzazione e perché transitata attraverso il Banco di Roma Nassau). Voci sempre più insistenti denunciano perdite ingenti nelle società di Sindona a causa di irregolarità nelle procedure contabili, il Banco di Roma concede la seconda tranche del prestito, si scatena un dibattito politico che vede un’interrogazione parlamentare (D’Alema-Peggio, 5 luglio).
L’unica alternativa al fallimento secondo il governatore sarebbe un’acquisizione da parte del Banco di Roma d’altra parte già impegnato con il prestito. Nel luglio dello stesso anno uno stuolo di dirigenti del Banco di Roma si insediano nella Banca unione ma la Banca privata resta in mano a Sindona che ne ha fatto la parte operativa del suo sistema <388. L’intervento dei funzionari del Banco di Roma non consente di appurare con tempestività la situazione che viene documentata dai rapporti degli ispettori di Bankitalia. Quando i vertici del Banco di Roma comunicano a Carli la gravità della situazione e l’irreversibilità del danno chiedono nel contempo un indennizzo di 35-40 miliardi per il servizio reso alla stabilità del sistema. A seguito dell’autorizzazione ministeriale, la Banca d’Italia concede la fusione di Banca unione e di Banca privata che confluiscono nella Banca privata
italiana389. Sul finire di agosto le comunicazioni tra il Banco di Roma e il governatore si fanno più pressanti perché emerge in tutta la sua gravità la situazione in cui versa l’istituto. Il 28 agosto il Banco di Roma comunica che la Banca privata italiana ha debiti per 98 milioni di dollari, di cui 37 in depositi fiduciari di circa cinquecento intestatari i cui nomi sono registrati nel misterioso “tabulato dei 500”. Il governatore dispone che tali depositi siano restituiti per salvare la credibilità del sistema su cui incombe lo scandalo delle banche tedesche Herstt e Wolff di Sindona chiuse il 26 agosto per insolvenza. Il 3 settembre Ventriglia comunica a Carli che il disavanzo dell’istituto di Sindona ammonta a 168,4 miliardi di lire. I vertici di Bankitalia propongono a Sindona di vendere la Banca privata italiana al prezzo simbolico di una lira ottenendone un secco rifiuto. Carli progetta allora la creazione di un consorzio delle banche di interesse nazionale <390 che coinvolgerebbe il Banco di Roma, la Banca commerciale, il Credito italiano e l’Istituto mobiliare italiano per dare vita alla Banca d’Oltremare. Il progetto naufraga per l’opposizione del presidente dell’IRI Petrilli <391 che non vi intravede carattere di utilità in nome del paese. Continuano i prelievi massicci agli sportelli. Alla fine di settembre si rende necessaria la dichiarazione di fallimento dell’Istituto.
Il finanziere ripara all’estero per sfuggire al mandato di cattura per bancarotta fraudolenta e da lì inizia una campagna che vede schierati quanti in Italia hanno fruito illegalmente delle prebende del finanziere. Dagli Stati Uniti Sindona lancia minacce contro Ambrosoli e Cuccia che si concludono con l’assassinio di matrice mafiosa del commissario liquidatore Ambrosoli.

[NOTE]387 Il prestito del Banco di Roma equivale ad un salvataggio della banca di Sindona che ha prodotto secondo le stime del commissario uno sbilancio tra attivo e passivo di 168 miliardi (che rivalutati superano ampiamente il miliardo di euro). Solo la procedura di liquidazione permette di contenere i costi. La gestione ordinaria si sarebbe trovata esposta a passività per 472 miliardi e mezzo con uno sbilancio di più di 191 miliardi. Alla stima di 168 miliardi Ambrosoli aggiunge il rischio di forti multe valutarie ma anche la presenza di ingenti masse di capitali depositati in banche estere che applicano tassi di interesse pari o superiori a quelli interbancari. Cfr. Relazione di minoranza, ibidem.
388 Relazione di minoranza, cit., p. 73.
389 Relazione di minoranza, cit. p., 34.
390 Le banche di interesse nazionale sono legate alla creazione dell’Istituto per la ricostruzione industriale (Iri) nel ’33 come risposta alla grave crisi economica dei primi anni Trenta in Italia. Le banche di interesse nazionale erano i tre maggiori istituti di credito in Italia: Banca commerciale italiana (conosciuta come Comit), il Credito italiano e il Banco di Roma. I tre istituti avevano finanziato gli investimenti delle principali imprese coinvolte nello sforzo bellico, costruendo inoltre delle holdings finanziarie e acquistando le loro stesse azioni in borsa. Si veniva a creare – secondo la nota formula di Raffaele Mattioli – una «mostruosa fratellanza siamese», la cui debolezza sarebbe
emersa con la politica monetaria di Mussolini e la conseguente crisi di borsa del ’29. Avendo perdonato l’atteggiamento politico precedente di Beneduce, Mussolini gli affida la soluzione del problema che si era creato attorno al rapporto tra imprese e banche, risolto con la creazione dell’Iri. L’istituto ottenne dalla Banca d’Italia i capitali necessari all’acquisto dei tre istituti (che da questo momento vengono definiti «banche di interesse nazionale»), controllando nel contempo le imprese possedute da queste banche.
391 cfr., infra.
Ottavio D’Addea, Michele Sindona e l’economia italiana, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, 2016

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Un paese rurale del Veneto durante la guerra


Meolo (VE). Foto: Luca Fascia. Fonte: Wikipedia

La Pato di Meolo, invece, costruiva baracche per l’esercito, i falegnami che vi lavoravano erano pochi e anziani perché i giovani erano tutti militari o sbandati <146, di conseguenza vennero assunte molte donne della zona. Vennero creati gli orti di guerra in cui si coltivavano principalmente fagioli e patate. <147
[…] Il giorno dopo l’armistizio, i tedeschi da amici e alleati diventarono nemici e invasori ed iniziarono le deportazioni. La guerra fratricida segna Meolo, sebbene fosse sempre stato tradizionalmente un paese di moderati. Gli uomini abili al servizio militare ricevono la cartolina del precetto per andare a combattere per la Repubblica di Salò e chi si rifiutava doveva nascondersi, diventando sbandato. Nell’ottobre 1943, dopo la costituzione della Repubblica Sociale Italiana, nella piazza di Meolo cominciarono le scorribande delle Brigate Nere, considerate dagli abitanti del paese come peggiori dei tedeschi stessi. Si iniziò a parlare di Resistenza, di irredentisti e di renitenti alla leva, di collaborazione, di ribelli e di partigiani.
L’anno seguente i nazifasciti iniziarono i rastrellamenti, le deportazioni e le fucilazioni. <150 Nell’estate 1944 a Meolo la situazione iniziò a tranquillizzarsi, le persone erano libere di spostarsi e la guerra fratricida sembrava momentaneamente conclusa. Ripresero i lavori sul Piave e nei campi. Continuò ad esistere l’ammasso obbligatorio nelle regioni controllate dai nazifascisti [foto 14]. <151 Per trebbiare il grano era necessario presentarsi in comune per denunciare l’ora in cui si desiderava trebbiare, l’identità del trebbiatore, che tipo di macchina si voleva usare per ricevere il combustibile adeguato e, nonostante ciò, vi era un controllore che si assicurasse che le norme venissero rispettate. Quello che era di spettanza per il diritto di macinazione veniva lasciato, se si produceva più del quantitativo stabilito doveva essere consegnato all’ammasso obbligatorio. Lo stesso valeva per il bestiame e la sua macellazione.
A proposito delle tessere e dell’ammasso obbligatorio è interessante la ricerca sviluppata dal Centro di Documentazione Giuseppe Pavanello di Meolo, in collaborazione con il Comune, in cui si raccontano le memorie del tempo di guerra. Il documento prodotto è interessante ed emozionante, di una bellezza dolorosa. Una di queste testimonianze racconta della macinazione del frumento durante il fascismo e ricorda della paura di utilizzare il frumento donato dai partigiani. La macinazione avveniva naturalmente secondo il quantitativo indicato dalle tessere, di conseguenza se veniva prodotta più farina di quanto indicata, quella in più veniva consegnata al regime. Di conseguenza, i meolesi evitavano di andare al mulino da Cogo (a Meolo), presso cui si seguivano le regole fasciste, ma si dirigevano a Fossalta o a Vallio. Si partiva alle quattro della mattina per evitare di essere visti e si procedeva velocemente, di corsa e senza parlare. Si entrava nel mulino e il mugnaio aveva già pronta la farina per loro, in modo da velocizzare la pratica ed evitare il rumore della lavorazione. <152
La Resistenza nelle campagne non va sottovalutata. Si diffusero soprattutto atteggiamenti di solidarietà verso i prigionieri in fuga, dei giovani che si davano alla macchia per evitare la deportazione o di essere arruolati, che venivano chiamati sbandati; ma anche nei confronti della povera gente, rimasta sola a soffrire la fame. Nelle campagne locali, i contadini piccoli proprietari o conduttori cercavano semplicemente di sopravvivere. Le loro forme di organizzazione e solidarietà erano principalmente apolitiche, anche se orientate il più delle volte all’antifascismo <153. Per sopravvivere, si cercava di essere indifferenti, di non protestare troppo nei confronti dei fascisti per non avere problemi e non arrecare danno alla famiglia.
Nella primavera del 1945 inizia l’insurrezione e nel mese di marzo un drappello di Gamba Dura (un gruppo di destra di Roncade), sotto i portici, spara al maestro Luigino Benvenuti che muore dissanguato. Nell’aprile dello stesso anno gli Alleati sfondano la linea gotica e Radio Londra trasmette il segnale per avviare la ribellione. Nella piazza di Meolo i partigiani iniziarono a girare armati e i militari, costretti ad arruolarsi nella Repubblica di Salò che non vollero diventare sbandati, si tolsero la divisa e, legato un nastrino rosso alla propria arma, si unirono alla Resistenza.

[NOTE]146 C. Baldoli, I bombardamenti sull’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, cit., p. 47.
147 Ivi, pp. 8-9.
150 Intervista di Laura Rizzetto a Pietro Favero, Meolo, 15/03/2023.
151 Stefano Musso, Storia del lavoro in Italia dall’Unità a oggi, Marsilio Editori, Venezia, 2002, p. 181.
152 Centro di Documentazione Giuseppe Pavanello, Memorie del tempo di guerra: 1940-45 e le guerre del Novecento. La guerra vissuta in paese. Racconti di soldati, Meolo, pp. 41-42.
153 S. Musso, Storia del lavoro in Italia dall’Unità a oggi, cit., p. 182.
Laura Rizzetto, Ierimo tuti contadini. Storie di famiglie rurali nella “grande trasformazione”, Tesi di Laurea, Università Ca’ Foscari – Venezia, Anno Accademico 2022-2023

#1943 #1944 #1945 #alleati #campagne #contadini #farina #fascisti #frumento #LauraRizzetto #MeoloVE_ #Paese #partigiani #tedeschi


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La più recondita memoria degli uomini


Ricco di inventiva, ironico e profondo, La più recondita memoria degli uomini invita a riflettere su cosa debba essere davvero scrivere e sull’importanza vitale della letteratura nella vita dell’essere umano.

Diégane è un giovane scrittore senegalese trapiantato a Parigi, dove cerca di farsi strada nell’ambiente letterario francese e frequenta un gruppo di giovani artisti africani in cui si beve, si fa l’amore e si discute di letteratura. La sua vita subisce una brusca svolta quando, nel 2018, si imbatte nel Labirinto del disumano, un romanzo del 1938 che all’epoca ha fatto scandalo, ma che secondo Diégane è un capolavoro. Sennonché dopo lo scandalo il libro è stato tolto dal commercio e le copie distrutte, inoltre si sono perse le tracce dell’autore, un certo T.C. Elimane, anch’egli senegalese. Diégane si mette allora alla sua ricerca, o meglio alla ricerca della sua storia, che ricostruisce tramite articoli di giornale, incontri con una scrittrice d’avanguardia che vive ad Amsterdam e racconti di quest’ultima che lo portano dalla Francia sotto l’occupazione nazista, al Senegal agli albori della colonizzazione, all’Argentina nella piena fioritura culturale degli anni Sessanta, mettendolo in contatto, diretto o interposto, con una girandola di personaggi, ciascuno in possesso di un frammento della storia di Elimane, che potrà concludersi, come Diégane capisce presto, solo nel Senegal odierno. È un giallo letterario, un romanzo poliziesco in cui non c’è un detective che trova cadaveri e cerca assassini, ma un giovane scrittore che indaga sul mistero di un capolavoro e del suo autore. Ricco di inventiva, ironico e profondo, La più recondita memoria degli uomini invita a riflettere su cosa debba essere davvero scrivere e sull’importanza vitale della letteratura nella vita dell’essere umano.

Il romanzo vinse il premio Goncourt nel 2021.

Dal libro


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Swans – Birthing [2025], una breve recensione


A più di cinque mesi dall’ascolto del primo estratto e a poco più di due dall’uscita dell’album ho trovato il fegato per mettermi ad ascoltare queste due ore di musica, e sono felice di poterlo confermare: discone, cioè, fico, nettamente superiore alle due precedenti prove in studio, siamo tornati ai gloriosi fasti di dieci anni fa, periodo The Glowing Man (di cui ricordo più che altro che era molto bello; dovrò tornarci), con qualche piacevole variazione dei toni a rendere più interessante l’ascolto. Quello che non posso confermare è che il disco sia meno cupo o che sia addirittura colorato e gioioso. Ci sono sì atmosfere più sognanti (soprattutto su I Am a Tower e (Rope) Away), ma è per lo più un incubo di quelli brutti, nella più pura tradizione Swans, con testi che sembrano insensati e che quando si capiscono ti spezzano le gambe. Avrebbe beneficiato di qualche taglio, il grande disco, di qualcuno che dicesse «qui stai sgravando amico», perché l’ispirazione non è più quella che ha partorito The Seer e due ore (un’ora e cinquantacinque minuti, ok) si fanno sentire, ma non starei troppo a sindacare, invecchiare a questo modo non è da tutti e ad avercene di geniacci sregolati di codesta pasta. Boh, 8 molto abbondante direi, col sorriso.

//bandcamp.com/EmbeddedPlayer/v=2/track=2714138020/album=824879593/size=large/bgcol=ffffff/linkcol=0687f5/tracklist=false/artwork=small/

#Birthing #FediRadio #MichaelGira #Swans


Ed è in arrivo anche un nuovo degli Swans. «Birthing» s'intitola, esce il 30 maggio. È il solito disco GROSSO, triplo vinile o triplo CD + DVD, ma dice che questa è l'ultima volta che fanno le cose giganti, anche musicalmente parlando.

A giudicare dal primo estratto – 19 minuti di singolo eh – sembra una roba meno cupa, più colorata e sognante (questo lo dice anche Gira) rispetto alla musica del terrore cui ci hanno abituato nell'ultima decina d'anni. A me 'sto pezzo è piaciuto molto, ed è una novità perché gli ultimi due dischi invece no, non tanto.

I Am a Tower
youtube.com/watch?v=SYkjVGrO5U…

impattosonoro.it/2025/02/25/ne…

#FediRadio #NewMusic #Swans


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Caccia: tana libera tutti. Animalisti sul piede di guerra


Sono tanti i piccoli uccelli migratori che partono dal nord Europa per raggiungere i paesi a sud, Italia inclusa, dove trascorrere l’inverno e prepararsi alla nuova stagione nuziale.

Questi splendidi animali rischiano, arrivati in Italia, di essere catturati per divenire ‘richiami vivi’. Tenuti in gabbie piccolissime per tutta la vita, al buio, in modo che perdano il senso delle […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/08/06/cacc…

#associazioniAmbientaliste #caccia #Lipu

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un’intervista a ofer cassif


fonte: facebook.com/share/p/16BMLtiVj…

Leggete l’intervista a Ofer Cassif, comunista Israeliano membro dell’opposizione alla Knesset. L’intervista è pubblicata su il Fatto Quotidiano, altro che Grossman (Ludovica Candiani)

Ofer è un deputato comunista israeliano, l’unico di religione ebraica tra i cinque parlamentari della lista Hadash-Taal, nata dall’alleanza di due partiti arabi di sinistra. Cassif è stato appena sospeso dalla Knesset, il Parlamento israeliano, per la terza volta dal 7 ottobre 2023, perché denuncia regolarmente il genocidio in corso a Gaza, la pulizia etnica in Cisgiordania e l’apatia della società israeliana di fronte ai crimini commessi.

Clothilde Mraffko: “Il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso di riconoscere lo Stato di Palestina durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre. Come valuta questo annuncio e come è stato accolto in Israele?”

Ofer Cassif: “Ovviamente, per quanto mi riguarda, lo apprezzo. Ma basta parole, è il momento di agire! Bisogna riconoscere lo Stato di Palestina ora, senza più rimandare! Il governo israeliano, e purtroppo gran parte dei leader dell’opposizione, contesta la decisione di Macron affermando che in questo modo Parigi premia il terrorismo. Ma non c’è da stupirsi, i criminali accusano gli altri di perseguitarli e di mentire… Per quanto riguarda l’opinione pubblica israeliana, non ci sono state reazioni particolari perché Macron ha già tenuto in passato dichiarazioni simili, che quindi non hanno più alcun effetto. Ora bisogna agire!”

CM: “Gli abitanti di Gaza non sono né morti né vivi, sono cadaveri ambulanti”, ha dichiarato Philippe Lazzarini, il commissario generale dell’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA). Israele, che ha parzialmente levato il blocco all’ingresso degli aiuti a Gaza, imposto dal 2 marzo scorso, ha di fatto ridotto l’enclave palestinese alla fame. Come reagisce l’opinione pubblica israeliana?”

OC: “Purtroppo sembra che la maggioranza degli israeliani sia indifferente o neghi la realtà. Tanti sostengono che la crisi alimentare, se c’è, è una conseguenza della guerra e che quindi è colpa dei palestinesi o, più precisamente, di Hamas. Alcuni addirittura se ne rallegrano. E se altri si indignano, la maggioranza è semplicemente indifferente. A mio avviso, la responsabilità è dei politici. In primo luogo del governo, del primo ministro Benjamin Netanyahu e della sua coalizione, ma anche di una parte dell’opposizione che ha incitato all’odio contro i palestinesi e giustifica le atrocità commesse da Israele. Su 120 deputati, 52 sono all’opposizione, ma solo in cinque ci siamo opposti, e sin dall’inizio, sia ai massacri commessi da Hamas che a quelli perpetrati da Israele dal 7 ottobre. Finalmente il partito islamista Ra’am si è unito alla nostra condanna. Alcuni mesi fa, anche i laburisti hanno cominciato ad esprimersi su Gaza. Ma loro non parlano né di crimini di guerra né di genocidio. Parlano di “pregiudizi” causati a civili innocenti di Gaza. Il resto dell’opposizione, 38 deputati, chiede la liberazione degli ostaggi, ma in generale sostiene l’azione del governo. Quindi, in pratica, non c’è opposizione.”

CM: “Lei è stato sospeso più volte dal Parlamento per aver denunciato il genocidio a Gaza…”

OC: “La prima volta nell’ottobre 2023 per 45 giorni perché in un’intervista avevo affermato che il governo israeliano aveva utilizzato il massacro di Hamas come pretesto per giustificare l’attuazione del piano “decisivo” presentato nel 2017 da Bezalel Smotrich. Un piano genocida che si basa su tre principi: Israele deve annettere i territori palestinesi occupati senza accordare i diritti fondamentali ai palestinesi, instaurando, per definizione, un regime di apartheid; i palestinesi che si opporranno al piano saranno espulsi dalla loro terra natale; quelli che resisteranno al nuovo regime di apartheid saranno uccisi. All’inizio del 2024 hanno tentato di destituirmi, perché avevo firmato una petizione a sostegno della denuncia del Sudafrica dinanzi alla Corte internazionale di giustizia. Servivano 90 voti, ne sono stati raccolti 86. Sono stato poi sospeso per sei mesi dal comitato etico del Parlamento e ora sarò nuovamente sospeso per due mesi, da ottobre a dicembre, perché ho denunciato i crimini in una lettera alla Corte penale internazionale dell’Aia.”

CM: “Ogni settimana ci sono manifestazioni per chiedere il rilascio degli ostaggi, in particolare a Tel Aviv. Quale è la posizioni di questi oppositori?”

OC: “Loro dicono che è una “guerra”, dal mio punto di vista invece è un genocidio. Una guerra implica una sorta di simmetria, che in questo caso non c’è. La maggior parte dei manifestanti chiede la fine della guerra per portare in salvo gli ostaggi e evitare che muoiano altri soldati. La maggior parte non fa neanche riferimento ai palestinesi. Eppure qualche cambiamento c’è stato. Quelli che parlano delle sofferenze dei palestinesi sono sempre più numerosi. Non sono abbastanza ed in ogni caso è troppo tardi. Ma sempre più persone stanno cominciando a capire che non si può separare il destino degli ostaggi e dei soldati israeliani da quello dei palestinesi di Gaza. La situazione è così drammatica che non si può ignorare. I media sono in gran parte responsabili. A parte il quotidiano Haaretz, in pochi parlano di ciò che sta accadendo a Gaza e non si vedono immagini.
CM: “Alcuni sostengono che Israele sia “l’unica democrazia del Medio Oriente”. Come descriverebbe il sistema politico del suo Paese?”

OC: “Dal mio punto di vista, Israele non è mai stata una democrazia. È una “etnocrazia”, perché costruita sulla supremazia etnica degli ebrei. Per decenni la supremazia è stata essenzialmente politica, ma negli ultimi anni, in particolare sotto Netanyahu, si è trasformata in supremazia razziale. D’altra parte, Israele non è mai stata neanche una vera dittatura. Ha un sistema non democratico con alcuni elementi democratici. E questi ultimi vengono progressivamente distrutti da questo governo. Dal 1967 Israele controlla, domina e governa milioni di palestinesi che non hanno alcun diritto politico, civile e sociale. Assomiglia più ad una tirannia che a una democrazia. È un’impostura, il classico esempio di colonialismo e dominio razziale.”

CM: “In che modo il genocidio e la politica del governo israeliano influenzano la società? Qual è il prezzo da pagare per chi, come lei, si oppone?”

OC: “Il 19 luglio io e il deputato Ayman Odeh, il nostro capolista, siamo stati quasi linciati durante una manifestazione. Oltre al genocidio a Gaza e alla pulizia etnica in Cisgiordania, esiste un vero e proprio fascismo violento all’interno dello stesso Stato di Israele, che include la legittimazione e la normalizzazione della violenza omicida contro i dissidenti, in particolare gli arabi. Ricevo minacce quotidianamente, soprattutto sui social. Sono stato aggredito mentre ero dal parrucchiere tre anni fa, e un’altra volta mentre facevo la spesa. Sono disposto a pagare questo prezzo perché la mia lotta è fondamentale. Al di là delle mie convinzioni socialiste, delle mie credenze umanistiche e del mio impegno per la democrazia, ho l’impressione che i miei antenati ebrei mi stiano chiamando dalle loro tombe chiedendomi di combattere contro il razzismo e il genocidio. Nella mia famiglia, in molti sono stati uccisi dai nazisti. Questo mi ha reso molto sensibile alle discriminazioni razziali e alle persecuzioni. Sul breve termine sono molto pessimista: anche quando questi crimini cesseranno – e un giorno cesseranno – ci saranno profonde ripercussioni sulla società israeliana. Il tasso di suicidi tra i soldati che hanno prestato servizio a Gaza per esempio è terribilmente alto. Devono essere puniti per i crimini che hanno commesso, ma il carnefice è a volte anche vittima. Alcuni soldati hanno visto cose atroci laggiù. Forse ne hanno anche fatte. Ne escono come minimo psicologicamente distrutti. Tra il 14 e il 21 luglio sono stati registrati quattro casi di suicidio. Sul lungo termine, invece, sono ottimista, perché credo che sempre più persone finiranno per ascoltarci. Le ferite della società cominceranno a cicatrizzare, ma ci vorrà molto tempo. La società israeliana ha bisogno di guarire. Ma per poter guarire l’occupazione deve finire e il popolo palestinese deve essere liberato. E questo accadrà, è inevitabile. Quando il genocidio a Gaza sarà finito, penso che anche la comunità internazionale e i governi che hanno sostenuto Israele dovranno fare i conti con la propria coscienza.”

*

Traduzione Luana De Micco

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tre operazioni fascistissime del governo


1 e 2

In un solo giorno, il Governo Meloni ha impugnato due leggi regionali. Due leggi diverse, ma con lo stesso obiettivo: difendere i diritti. E per questo, inaccettabili agli occhi della destra.

La Toscana aveva approvato una norma che premia, nei bandi pubblici, le aziende che pagano almeno 9 euro lordi all’ora.

La Sicilia, una delle regioni dove è più difficile abortire (con l’81,5% di medici obiettori e intere strutture con il 100%), aveva deciso una cosa semplice: assumere nei concorsi pubblici medici non obiettori.

Ma il Governo le ha impugnate entrambe.

Perché in Italia puoi pagare un lavoratore 3 euro l’ora.

Puoi costringerlo a turni infiniti, appalti al massimo ribasso, contratti spezzettati.

Puoi costringere una donna ad attraversare tre province per abortire, a trovare ospedali senza medici non obiettori, a dover supplicare il permesso per un diritto.

Ma l’unica cosa che non puoi fare, secondo Giorgia Meloni, è provare a cambiare le cose.

Perché se una Regione decide di premiare le aziende che danno stipendi dignitosi, come ha fatto la Toscana, il Governo impugna la legge.

Perché se una Regione decide di garantire l’aborto assumendo solo medici non obiettori, come ha provato a fare la Sicilia, il Governo blocca tutto.

Non difendono la Costituzione. Difendono un’idea di società dove i diritti si elemosinano.

È una guerra contro la dignità, contro la libertà. E la stanno combattendo ogni santo giorno.

Non hanno limiti alla barbarie.

da facebook.com/share/19KMpgGUqF/

*

3

Alessandro Zan:

Con il disegno di legge sulla disforia di genere, il Governo Meloni si spinge oltre ogni limite: vuole schedare i minori che intraprendono un percorso di affermazione di genere consegnando dati ultrasensibili all’Agenzia Italiana del Farmaco.

E’ un atto gravissimo, un attacco politico e idoleologico contro le persone trans che alimenta stigma e discriminazione. Il diritto all’identità di genere è un diritto fondamentale riconosciuto dalla Corte Costituzionale dal 2015 e ribadito anche recentemente da due sentenze della Corte dei giustizia dell’Unione Europea.

Le persone trans non smetteranno di esistere solo perché il Governo renderà più difficile il loro percorso di transizione. Contrasteremo con tutte le nostre forze questa violenza istituzionale: questo disegno di legge va ritirato immediatamente.

da facebook.com/share/p/19rW51aAr…

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distruzione delle condizioni di vita: un’analisi sanitaria del genocidio di gaza


youtu.be/TLSIiIgoL6I?si=i7Debe…

Alberto Barbieri di Medici per i Diritti Umani, organizzazione umanitaria indipendente e senza fini di lucro, presenta il rapporto
DISTRUZIONE DELLE CONDIZIONI DI VITA: UN’ANALISI SANITARIA DEL GENOCIDIO DI GAZA
(destructions of conditions of life: a health analysis of the Gaza genocide)
di PHRI – Physicians for Human Rights Israel

tuttascena1.wordpress.com/2025… (intervista a cura di Federico Raponi)

IL RAPPORTO SI PUÒ SCARICARE (in italiano e in inglese) QUI: https://mediciperidirittiumani.org/unanalisi-sanitaria-del-genocidio-di-gaza/

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8 agosto, milano: no allo sfratto del leoncavallo


Venerdì 8 agosto ore 19
Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa
Viale Monza 255
Milano

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schieratevi, poeti


poeti, schieratevi! voi siete MACULATI o INGINOCCHIATI? non fate gli gnorri.

aspè, c’è una terza categoria, giusto, la più importante: gli INFUOCATI.

fonte: Davide Brullo qui: facebook.com/share/p/1Gmfm56b4…

#PoesiaPoesiaPoesiaPoesia

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