My Voice, My Choice raggiunge il milione di firme, nel 2025 verrà discussa dalla Commissione europea
Solo altre 10 iniziative di cittadini europei (ICE) in 13 anni ci erano riuscite. L’Italia è terza per le firme raccolte.
La campagna europea My Voice, My Choice ha superato il milione di firme, segnando un primo traguardo fondamentale nella lotta per il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza sicura e accessibile in tutta l’Unione europea. Questo successo, ottenuto grazie al supporto di oltre 40 organizzazioni italiane e alla mobilitazione di cittadini in tutta Europa, dimostra l’urgenza di garantire diritti e libertà fondamentali per tutte le persone.
“È una tappa importante verso il riconoscimento del diritto all’aborto sicuro nell’Unione europea – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato – ora dobbiamo raccogliere le 200.000 firme di sicurezza per garantire che il 2025 sia l’anno in cui la Commissione von der Leyen dia una risposta. Come Associazione Luca Coscioni, continueremo la raccolta firme in tutta Italia grazie all’impegno delle nostre cellule, che hanno portato l’Italia a essere il terzo Paese per firme raccolte”.
Gli obiettivi di My Voice My Choice
L’iniziativa dei cittadini europei (ICE) My Voice, My Choice chiede all’Unione europea di istituire un meccanismo finanziario che supporti gli Stati membri nell’assicurare l’accesso all’aborto sicuro. Con il raggiungimento di un milione di firme, questa ICE potrebbe unirsi alle sole dieci altre che hanno avuto successo nella storia europea. Tuttavia, la raccolta non si ferma: per garantire che la proposta venga esaminata dalla Commissione europea, è necessario raggiungere una soglia di sicurezza di 1,2 milioni di firme.
Con oltre 140.000 firme raccolte, l’Italia è il terzo Paese per partecipazione, dimostrando quanto questo tema sia sentito dalla popolazione. L’impegno dell’Associazione Luca Coscioni, attraverso le sue cellule territoriali, ha giocato un ruolo chiave nel sensibilizzare il pubblico e promuovere la campagna.
La raccolta firme continua fino al raggiungimento della soglia di sicurezza, per garantire che il 2025 diventi l’anno in cui la Commissione europea si pronunci formalmente sulla proposta.
La sfida dei dati sull’applicazione della legge 194 in Italia
In Italia è difficile sapere come è applicata la legge 194 perché abbiamo dati vecchi e aggregati per media regionale, come evidenziato dall’indagine “Mai Dati”. Per cercare di colmare la mancanza di dati completi e aggiornati per singola struttura, le giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove hanno chiesto direttamente alle Regioni di fornire informazioni disaggregate e più recenti rispetto a quelle pubblicate dal Ministero della Salute. Tuttavia, i dati inviati risultano spesso incompleti e difficilmente consultabili, e non tutte le Regioni hanno risposto.
“Mai Dati 2” include dati disaggregati del 2022 e del 2023 per alcune Regioni, come la Lombardia, che però oscura alcune informazioni.
“Una delle parti più surreali della relazione – commentano Lalli e Montegiove – e forse più significativa dell’inutilità di rendere pubbliche le informazioni in questo modo è l’Appendice A, in cui le singole strutture sono indicate come struttura 1, struttura 2, struttura 3. Le uniche strutture individuabili sono quelle presenti in Regioni con un unico punto IVG, come Valle d’Aosta, Molise o la Provincia Autonoma di Bolzano. Sapere cosa succede in una struttura X o # serve a poco, così come conoscere una media regionale. Sarebbe fondamentale avere tutte le informazioni con i nomi e gli indirizzi delle strutture, aggiornate e trasparenti”.
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Quinto caso di suicidio assistito in Italia tramite il Sistema sanitario nazionale
L’annuncio è stato dato dal Consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni, in corso a Roma e online
Laura Santi annuncia di aver ottenuto il via libera dall’azienda sanitaria per l’accesso al suicidio assistito: “Ora che sono libera, scelgo di lottare ancora per raccogliere le firme per la legge regionale Liberi Subito in Umbria e in tutte le Regioni”
Nei giorni scorsi, una persona ha avuto accesso al suicidio assistito in Italia tramite il Servizio Sanitario Nazionale. È il quinto caso in Italia, dopo Federico Carboni nelle Marche nel 2022, Gloria in Veneto e Anna in Friuli Venezia Giulia nel 2024, oltre a un caso in Toscana non seguito dall’Associazione Luca Coscioni.
Lo ha reso noto Filomena Gallo, avvocata e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, durante il Consiglio Generale dell’Associazione, in corso oggi a Roma e online. Per motivi di privacy, su richiesta della famiglia, al momento non è possibile fornire ulteriori dettagli sulla vicenda.
“Non ci aspettiamo nulla di buono da questo Governo e Parlamento sul fronte dei diritti civili. Ma non per questo restiamo inerti a subire proibizioni violente e insensate.Abbiamo titolato ilnostro Congresso ‘Prendiamoci i diritti!’, ed è quello che stiamo facendo: proseguiamo con le disobbedienze civili e i ricorsi giudiziari attraverso i quali stiamo affermando il rispetto delle libertà fondamentali.
Abbiamo dimostrato nei fatti e nei tribunali che il suicidio assistito è stato legalizzato in Italia e che le cure non possono essere imposte contro la volontà dei pazienti. Nessuna propaganda e disinformazione può cancellare questa realtà” hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretaria Generale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
Durante il Consiglio Generale, Laura Santi, giornalista perugina affetta da sclerosi multipla, ha annunciato le sue decisioni dopo aver ottenuto il via libera dalla ASL alla sua richiesta di accesso al suicidio assistito:
Ho ottenuto il via libera per accedere al suicidio assistito: la mia ASL e la mia regione hanno riconosciuto che soddisfo tutti i requisiti.Ma non tutte le persone nelle mie condizioni riescono ad accedere: in Italia, il diritto al fine vita è una vera e propria ‘lotteria’. L’esito dipende dalla regione in cui vivi, dalla disponibilità della tua ASL e dalla rapidità dei comitati etici.
Chi ha i requisiti può ritrovarsi bloccato per mesi o anni, oppure costretto a cercare soluzioni all’estero, se può permetterselo. Anche io ho dovuto attendere un anno e mezzo prima di ottenere risposta.
Oggi scelgo di non procedere e di dedicarmi a una nuova missione: aiutare l’Associazione Luca Coscioni con la campagna Liberi Subito a raccogliere firme per ottenere una legge regionale sul fine vita. A partire dalla mia Umbria. Una legge serve per garantire tempi e procedure certe, evitando lunghe attese e disparità. È il momento di superare questa ingiustizia e assicurare a tutti il diritto di decidere sul proprio fine vita con dignità e rispetto”.
La sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Cappato/Antoniani garantisce l’accesso all’aiuto alla morte volontaria, il cosiddetto suicidio assistito, nel nostro Paese, individuando determinate condizioni per la persona malata che ne faccia richiesta, da verificare tramite il Servizio Sanitario Nazionale.
Tuttavia, la sentenza non stabilisce tempi certi per effettuare le verifiche e rispondere alle persone malate. Per questo motivo, nel rispetto del giudicato costituzionale e delle competenze regionali, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso la campagna nazionale Liberi Subito, raccogliendo firme per proposte di legge regionali che garantiscano tempi certi e definiti.
Durante l’evento, è stato presentato il bilancio delle richieste sul fine vita arrivate nel 2024 all’Associazione Luca Coscioni: 16.035 richieste di informazioni, pari a 44 richieste al giorno, con un aumento del 14% rispetto ai 12 mesi precedenti. Nel dettaglio:
- 1.707 richieste su eutanasia e suicidio medicalmente assistito (circa 5 al giorno);
- 393 richieste su interruzione delle terapie e sedazione palliativa profonda (più di 1 al giorno);
- 580 persone hanno richiesto informazioni sulle procedure italiane o contatti con strutture svizzere per il percorso di morte volontaria medicalmente assistita (51% donne, 49% uomini), rispetto alle 533 dell’anno precedente.
Il Numero Bianco dell’Associazione è coordinato da Valeria Imbrogno, psicologa e compagna di Dj Fabo.
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Venerdì 20 dicembre, a Roma, il Consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni APS
Appuntamento in presenza nella Capitale al Centro congressi Cavour, in via Cavour 50/A e in diretta sul Canale YouTube dell’Associazione
Il punto dell’Associazione Luca Coscioni per il 2025: da fine vita ad aborto e i prossimi appuntamenti in Corte costituzionale su firma digitale e PMA per single
La decisione di Laura Santi dopo il via libera al “suicidio assistito”, i nuovi casi di aiuto alla morte volontaria ottenuto legalmente in Italia e la campagna “Liberi Subito” per le proposte di legge regionali.
La campagna italiana ed europea My voice, my choice per un aborto sicuro e accessibile, prossima al traguardo del milione di firme, gli appuntamenti in Corte costituzionale sull’accesso alla (procreazione medicalmente assistita) PMA per donne single e l’uso della firma digitale in democrazia, le attività per contrastare la criminalizzazione della gravidanza per altri, la riforma del Servizio sanitario nazionale, la salute mentale, la ricerca sulle sostanze psichedeliche e le azioni contro le 102 ASL italiane contro il sovraffollamento carcerario.
Di tutto questo, insieme ai nuovi obiettivi e alle azioni politiche previste nel 2025, si discuterà durante l’evento organizzato dall’Associazione Luca Coscioni, previsto nel giorno del 18esimo anniversario della morte di Piergiorgio Welby.
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Venerdì 20 dicembre, a Roma, il Consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni APS
Appuntamento in presenza nella Capitale al Centro congressi Cavour, in via Cavour 50/A e in diretta sul Canale YouTube dell’Associazione
Il punto dell’Associazione Luca Coscioni per il 2025: da fine vita ad aborto e i prossimi appuntamenti in Corte costituzionale su firma digitale e PMA per single
La decisione di Laura Santi dopo il via libera al “suicidio assistito”, i nuovi casi di aiuto alla morte volontaria ottenuto legalmente in Italia e la campagna “Liberi Subito” per le proposte di legge regionali.
La campagna italiana ed europea My voice, my choice per un aborto sicuro e accessibile, prossima al traguardo del milione di firme, gli appuntamenti in Corte costituzionale sull’accesso alla (procreazione medicalmente assistita) PMA per donne single e l’uso della firma digitale in democrazia, le attività per contrastare la criminalizzazione della gravidanza per altri, la riforma del Servizio sanitario nazionale, la salute mentale, la ricerca sulle sostanze psichedeliche e le azioni contro le 102 ASL italiane contro il sovraffollamento carcerario.
Di tutto questo, insieme ai nuovi obiettivi e alle azioni politiche previste nel 2025, si discuterà durante l’evento organizzato dall’Associazione Luca Coscioni, previsto nel giorno del 18esimo anniversario della morte di Piergiorgio Welby.
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La Cellula Coscioni di Lecco partecipa al presidio “GPA amore universale”
La Cellula Coscioni di Lecco partecipa al presidio GPA amore universale.
L’appuntamento è per sabato 21 dicembre alle ore 10.30 presso Piazza Armando Diaz, a Lecco.
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Vasco ha evidenziato l’assurdità di sanzioni pesanti per chi non si è messo alla guida sotto l’effetto di stupefacenti, ma che, a giorni di distanza dall’assunzione, risultano comunque positive.
Ci impegneremo affinché dei giudici possano confermare l’incostituzionalità di norme incapaci di prevenire anche un solo incidente, ma capaci di rovinare la vita a tanti.
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La Cellula Coscioni Brescia organizza un webinar rivolto agli avvocati sulle DAT
L’avvocato Marzio Remus, co-coordinatore della Cellula Coscioni Brescia, partecipa come relatore a un evento zoom organizzato dalla cellula in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine Avvocati di Brescia e la camera civile di Brescia, dal titolo DAT – Disposizione Anticipate di Trattamento – guida pratica per gli avvocati.
L’appuntamento è per giovedì 16 dicembre dalle ore 14.30 alle ore 15.30. Ci si iscrive online tramite la piattaforma SFERA.
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A Padova l’iniziativa “Oltre il carcere”, con Diego Silvestri e Emanuele Brusamento
Emanuele Brusamento e Diego Silvestri, della cellula Coscioni Vicenza Padova, parteciperanno all’evento “Oltre il carcere”, promosso da una serie di realtà che si occupano a vario titolo del tema.
L’appuntamento è per venerdì 20 dicembre dalle ore 15.00 alle ore 18.00 presso la Sala Caduti di Nassiriya, in Piazza Capitaniato 20, a Padova.
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Abbiamo chiesto formalmente di vedere le relazioni delle visite delle ASL
Nel frattempo invitiamo chi conosce la situazione penitenziaria a denunciarla in modo sicuro e anonimo al sito FreedomLeaks
Secondo il sito l’analista indipendente Marco Della Stella, al 9 dicembre 2024 in Italia sono 62.283 le persone detenute a fronte di una capienza ufficiale di 51.165 posti. Di questi, però, 4.478 posti non sono disponibili. Il tasso di affollamento è quindi del 133,405%. Durante l’estate era poco sotto il 130%.
Per questi motivi, e di fronte al silenzio delle istituzioni, ad agosto scorso L’Associazione Luca Coscioni ha diffidato le 102 Aslcompetenti per la salute nelle 189 carceri italiane per chiedere loro di adempiere al ruolo, previsto per legge, di fornitrici di servizi socio-sanitari e di monitoraggio delle condizioni degli istituti. Le diffide ricordavano che “la responsabilità per la mancata applicazione e/o i ritardi nell’attuazione delle misure previste per lo svolgimento dell’assistenza sanitaria penitenziaria sono imputabile al Direttore Generale della Asl”.
“Meno della metà delle Aziende sanitarie ha risposto” ricorda Marco Perduca, che coordina l’iniziativa “abbiamo quindi deciso di procedere con delle richieste di accesso agli atti per ottenere le relazioni delle visite in carcere e pubblicizzato la possibilità di condividere in modo sicuro e anonimo critiche relative al diritto alla salute in carcere sul sito FreedomLeaks”.
Le 102 richieste chiedono:
- la relazioni delle visite, quando sono state fatte, cosa è stato visitato e cosa è stato rilevato;
- eventuali linee guida sul modo con cui queste vengono effettuate, se siano state effettuate a sorpresa, a campione o in tutte le zone e reparti, alla presenza dei garanti o altre figure istituzionali;
- la lista delle istituzioni a cui sono stati inviati i resoconti, provveditorato alle carceri regionale, Dipartimento per l’Amministrazione della giustizia, Ministero della giustizia e Ministero della salute,
- le eventuali risposte dall’autorità competente con promesse di messa in opera di quanto necessario per ripristinare eventuali manchevolezze.
“La denuncia partecipativa anonima” spiega Andrea Andreoli, anch’egli dell’Associazione Luca Coscioni, che ha sviluppato il sito FreedomLeaks “si rivolge a chi, perché parente, volontario, assistente sociale, educatore, formatore o difensore, oppure dipendente delle Asl o dell’amministrazione penitenziaria, entra negli istituti di pena”.
FreedomLeaks permette di trasferire informazioni e segnalazioni relative al rispetto delle leggi che riguardano i diritti e le libertà delle persone, in maniera sicura, riservata e anonima grazie alla piattaforma Globaleaks che consente di attivare un canale criptato per inviare le proprie segnalazioni. Dal sito occorre collegarsi al corrispondente indirizzo TOR, usando la sicurezza garantita dal TOR browser e condividere quanto visto durante la propria presenza in carcere.
“Il sovraffollamento crea condizioni invivibili” prosegue Perduca “per questi motivi nel 2013 la Corte europea dei diritti umani ha adottato una sentenza, nota come Torreggiani, che ricordò che la disponibilità di uno spazio inferiore ai tre metri quadri continua a essere ritenuta di per sé sufficiente ad integrare un trattamento inumano e degradante, altrimenti noto come tortura.
“Ci auguriamo” conclude Andreoli “che la pubblicizzazione delle possibilità offerte da FreedomLeaks possa concorrere ad arricchire la conoscenza di come le istituzioni si comportano in ossequio ai loro obblighi di legge relativi al diritto alla salute in carcere”.
Le testimonianze che arriveranno al sito sicuro non verranno rese pubbliche ma messe in relazione con i resoconti delle visite effettuate negli stessi istituti dalle Asl.
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Anche per l’Onu il proibizionismo viola i diritti umani
testo preparato con Beppe “Coffee” Brescia
“Dare priorità alle persone piuttosto che alla punizione” con questa frase, l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Volker Türk, ha lanciato un chiaro lappello durante la conferenza Dealing with Drugs II, tenutasi il 5 dicembre scorso a Varsava che fa seguito all’incontro organizzato dalla sindaca di Amsterdam Femke Halsema nel Gennaio 2024. In sala leader politici ed esperti del settore provenienti da tutta Europa per promuovere approcci alternativi alla criminalizzazione.
Le politiche proibizioniste, come sottolineato dal commissario ONU, hanno infatti dato luogo a fenomeni di emarginazione sociale dal profondo impatto sulla salute pubblica: l’elaborazione di riforme “attente al genere e basate su prove scientifiche” rappresenta una responsabilità cui gli Stati sono chiamati a rispondere prefiggendosi il compito di invertire una prassi che si è fino a questo momento risolta in un totale ed evidente fallimento.
Le dichiarazioni dell’austriaco Türk si sono concentrate sulla questione della profilazione etnica che indirizza l’azione delle forze di polizia verso le fasce sociali meno agiate, come nel caso di minoranze etniche, donne e comunità LGBTQIA+. “Storicamente, le persone che usano droghe sono emarginate, criminalizzate, discriminate e lasciate indietro, molto spesso private della loro dignità e dei loro diritti. Siamo destinati a fallire se non assicuriamo la loro genuina partecipazione alla formulazione e all’attuazione della politica sulle droghe”.
Le risposte istituzionali, secondo l’esortazione di Türk, devono rivolgersi alla cura e all’inclusione delle persone piuttosto che alle sanzioni penali del consumo delle sostanze contenute nelle Convenzioni internazionali.
L’intervento di Türk non ha mancato di riservare una menzione particolare alle pratiche di riduzione del danno, che il commissario ONU ha indicato come un utile strumento di prevenzione dei decessi e per le quali è stato espresso l’auspicio di maggiori finanziamenti e di una più accurata promozione.
L’esiguità di risorse cui gli operatori socio-sanitari devono far fronte costituisce una problematica storicamente diffusa a livello globale. Secondo uno studio pubblicato nel Settembre 2023, l’associazione no-profit Harm Reduction International ha denunciato il divario economico venutosi a creare nell’ultimo decennio tra i finanziamenti a favore della “War on Drugs”, interventi militari inclusi, e gli stanziamenti assegnati agli interventi di riduzione del danno.
Criticità su cui si è recentemente soffermata anche la Global Commission on Drug Policy nell’ambito del report Oltre la punizione: dalle risposte della giustizia penale alla riforma delle politiche sulle droghe, curato dall’organizzazione e divulgato lo scorso 5 Dicembre, in coincidenza con l’incontro di Varsavia.
La convinzione con cui numerose agenzie delle Nazioni Unite stanno promuovendo la richiesta di una radicale riconsiderazione della guerra alle deroghe trova riscontro in diverse inchieste recentemente svolte dagli uffici incaricati dall’agenzia.
A Marzo di quest’anno la riduzione del danno è stata inserita per la prima volta all’interno di una risoluzione redatta dalla Commissione ONU droghe di Vienna allo scopo di prevenire le morti da overdose. Nel corso della medesima sessione il Commissario Türk aveva definito la “War on Drugs” come un’offensiva militare dalle potenzialità distruttive nei confronti delle comunità.
Già nel mese di Giugno scorso, una relazione a cura di Tlaleng Mokofeng, relatore speciale ONU per il diritto alla salute, aveva raccomandato una generale decriminalizzazione di possesso, acquisto e coltivazione di stupefacenti non a fini medici o scientifici, soffermandosi in particolare sulla violenza delle misure repressive negli Stati Uniti.
Gli incontri Dealing with Drugs hanno inaugurato e concluso un anno che potrebbe rivelarsi decisivo nella decostruzione di un paradigma che ha causato numerose violazioni dei diritti umani. Anche se a Washington è stato eletto Donald Trump. Tra qualche mese scopriremo se e quali differenze di atteggiamento ci saranno in seno alla Commissione droghe di Vienna.
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Angelo Calandrini parla di fine vita in un convegno in provincia di Napoli
Angelo Calandrini, Giurista per le libertà e coordinatore della Cellula Coscioni di Benevento, partecipa come relatore all’incontro Il tempo della scelta – Sguardi, riflessioni e prospettive per orientare il futuro, tra opportunità e responsabilità, organizzato dall’Associazione forense In Oltre.
Il titolo del suo intervento sarà: Il diritto alla scelta: eutanasia, testamento biologico e libertà di cura.
A questo link è possibile visualizzare la locandina completa dell’iniziativa.
L’appuntamento è per mercoledì 18 dicembre alle ore 15.00 presso l’Aula Siani del Tribunale di Torre Annunziata, in Corso Umberto I 437, a Torre Annunziata (NA).
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Abbiamo scritto a Schillaci: “No all’astrologia nei contesti istituzionali, la scienza sia al centro della salute pubblica”
La lettera è stata sottoscritta da personalità del mondo della ricerca, della scienza e della politica
La richiesta a seguito della presenza dell’astrologo Jupiter alla conferenza stampa della LILT (lega italiana per la lotta contro i tumori) che si è svolta al Ministero della Salute
L’Associazione Luca Coscioni, insieme a molte scienziate scienziati, esprime sconcerto e preoccupazione per quanto accaduto il 5 dicembre durante una conferenza stampa della lega italiana per la lotta contro i tumori (LILT), svoltasi presso una sala del Ministero della Salute. In tale occasione, in presenza del presidente della LILT Francesco Schittulli, l’astrologo Rino Liuzzi, alias Jupiter, ha sentenziato sugli influssi della Luna e di Giove sul nostro corpo e sulla necessità di “essere in equilibrio con l’universo”.
Per questo l’Associazione ha inviato una lettera aperta al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, per chiedere di chiarire pubblicamente la posizione del Ministero rispetto a quanto accaduto e di adottare misure per garantire che in futuro le istituzioni non diventino veicolo di messaggi antiscientifici.
“L’astrologia è priva di basi scientifiche e non ha (o non dovrebbe avere) alcuna legittimità in un contesto dedicato alla salute. Non è la prima volta e non sarà l’ultima, ma il rischio di considerare pratiche antiscientifiche come affidabili o al più innocue è reale.
Ognuno è libero di farsi leggere le carte e i fondi del caffè o di affidarsi agli astri, ma certo non in un ambito istituzionale” si legge nella lettera aperta rivolta al Ministro della Salute dall’Associazione Luca Coscioni e sottoscritta da 51 personalità del mondo della ricerca, della scienza e della politica, tra cui Michele De Luca, Silvio Garattini, Roberto Defez e tanti altri.
“È inammissibile che questa ridicola baggianata trovi spazio in un contesto istituzionale, addirittura in una sala del Ministero della Salute. È necessario che le istituzioni, e specialmente quelle dedicate alla salute e alla ricerca, riacquistino autorevolezza e ribadiscano il ruolo centrale della scienza nella lotta contro le malattie e la necessità del rigore del metodo scientifico, unico strumento per affrontare malattie vecchie e nuove”.
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La Consulta chiamata a esprimersi sul divieto di sottoscrizione delle liste elettorali tramite firma digitale
Filomena Gallo e Marco Cappato commentano: “La Consulta elimini la discriminazione contro le persone con disabilità grave”
Si è tenuta questa mattina l’udienza in Corte costituzionale in tema di discriminazione contro i cittadini con disabilità grave derivante dal divieto di sottoscrivere la presentazione di liste elettorali attraverso la firma digitale. Il caso è stato sollevato da Carlo Gentili, completamente paralizzato a causa della SLA, che, con il sostenuto dall’Associazione Luca Coscioni, ha fatto ricorso perché non poteva apporre una firma autografa per presentare una lista elettorale in occasione delle elezioni della scorsa primavera.
“Una persona con disabilità che non può apporre una firma autografa oggi nel nostro Paese può utilizzare la firma certificata, ma non per tutto, non per presentare una lista politica. Oggi abbiamo chiesto alla Corte costituzionale che questa discriminazione sia eliminata. E’ una grande occasione che ha la Corte Costituzionale, grazie al ricorso di Carlo Gentili , di eliminare questa discriminazione contro le persone con disabilità, a beneficio della partecipazione democratica”, hanno dichiarato Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni e Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
↓ ASCOLTA LA DICHIARAZIONE DI MARCO CAPPATO E FILOMENA GALLO ↓
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Lo scorso aprile era stata, infatti, sollevata davanti alla Corte Costituzionale, tramite un’ordinanza emessa dal Tribunale di Civitavecchia, la questione della preclusione per le persone con disabilità di sottoscrivere con firma digitale le liste elettorali in occasione delle elezioni regionali. Il caso è quello di Carlo Gentili, – fratello del Co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni Marco, anche lui affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica di tipo II, che, completamente paralizzato, non può, tra le altre cose, apporre una firma autografa. Gentili, in occasione delle elezioni della scorsa primavera, avrebbe voluto utilizzare la firma digitale per poter presentare la lista elettorale Referendum e Democrazia. Una volontà che si è scontrata con la norma che non prevede la firma online per quel motivo. Assistito dall’avvocato Giuliano Fonderico, con il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni, Gentili ha fatto ricorso e il Tribunale di Civitavecchia ha deciso di sospendere il giudizio in corso e trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale.
Oggi in udienza per Carlo Gentili è intervenuto l’avvocato Giuliano Fonderico, l’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, che con la professoressa Marilisa D’ Amico curato e ha presentato la difesa Lista politica Referendum e Democrazia. L’Associazione Luca Coscioni ha depositato un amicus curiae con l’intero team legale – composto dalla professoressa Maria Elisa D’Amico, dagli avvocati Filomena Gallo, Francesca Re, Rocco Berardo, Nicolò Panigada, Angioletto Calandrini e dalla dottoressa Alessia Cicatelli – per evidenziare quante altre persone che non possono firmare ma che utilizzano la firma qualificata per tutto sono escluse dalla possibilità di partecipare alla vita politica del Paese, tra loro anche Sabrina Di Giulio, consigliere generale dell’ associazione Luca Coscioni ex insegnante di educazione fisica oggi completamente immobile a causa della SLA.
La questione riguarda la possibile violazione degli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo), 3 (principio di uguaglianza), 48 (diritto di voto) e 49 (diritto all’associazionismo politico) della Costituzione, derivante dalla preclusione della firma digitale nelle procedure elettorali. Il 10 dicembre si terrà l’udienza in Corte costituzionale.
Se la Consulta riconoscesse la discriminazione, potrebbe superare il divieto di sottoscrizione delle liste elettorali con firma digitale, almeno per le persone con disabilità che non possono firmare. La questione assume ulteriore importanza in ragione del fatto che da luglio 2024 è entrata in funzione la piattaforma pubblica per le sottoscrizioni digitali di referendum e proposte di legge di iniziativa popolare, e che potrebbe agevolmente essere utilizzata anche per la raccolta delle firme per la presentazione di liste e candidature alle elezioni.
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Prima di perdere la testa
Le malattie vengono definite in base alla loro biologia e fisiopatologia. Una persona è ammalata di una tale malattia perché presenta segni fisici e segnalatori di quella tale malattia: varianti geniche precise, biomarcatori che si possono rilevare nel sangue o alterazioni specifiche dell’organo colpito. Il poter fare diagnosi con questi segni diretti o indiretti di malattia prima che compaiano i sintomi veri e propri della malattia è senza alcun dubbio un successo della ricerca. La diagnosi precoce delle malattie metaboliche in età neonatale è un esempio di applicazione di questa conoscenza preventiva benefica. La cura successiva, in caso di una diagnosi prima dei sintomi, si presenta come tutto quello che si può fare perché la malattia non si manifesti o esprima in forma attenuata e il più tardi possibile.
La forma di demenza che Alzheimer descrisse nel 1906 riconosce dei biomarcatori già dal 2007 grazie al gruppo di lavoro internazionale IWG e, negli ultimi anni, riconosce anche mutazioni geniche che permettono di fare diagnosi molto prima dell’eventuale comparsa della malattia che sappiamo esordire prima della cosiddetta terza età.
Nella non completa conoscenza della fisiopatologia della demenza di Alzheimer questi segni biologici di malattia non sono deterministici in modo assoluto, cioè non portano inevitabilmente alla comparsa dei sintomi della demenza e, allo stato attuale, non ci sono elementi che possano determinare con precisione il percorso di questa malattia: quando comparirà, con che gravità e con che progressione. Un prelievo del sangue o una puntura lombare può diagnosticare un futuro probabile Alzheimer, cioè una persona che perderà progressivamente la memoria, avrà momenti di confusione fino alla perdita delle sue funzioni mentali superiori, ma non è detto quando e che questo avvenga sicuramente.
A me pare fuori discussione che avere una diagnosi in anticipo di una malattia così invalidante sia un vantaggio. Recentemente, il gruppo IWG ha confermato che i biomarcatori hanno un ruolo diagnostico, si auspicano che in futuro i test possano diventare di routine, magari con la terapia specifica, “una pillola o un altro trattamento per ritardare o prevenire del tutto la demenza”.
Ma non tutti pensano che conoscere in anticipo la probabilità di diventare dementi sia un vantaggio. E il dibattito che ne consegue è interessante.
C’è chi solleva la necessità di cautela etica di fronte alla comunicazione di una diagnosi importante affiancata all’assenza di un trattamento specifico efficace (a proposito, due farmaci che modificano la malattia e non la guariscono, approvati dalla Food and Drug Administration statunitense sono stati bocciati dall’Agenzia europea EMA e quindi non in commercio da noi) perché la diagnosi prima del decadimento in atto potrebbe innescare reazioni psicologiche pericolose di fronte ad una diagnosi di malattia così pesante che poi magari non si manifesta completamente.
C’è chi solleva la questione del possibile rischio di discriminazione in ambito lavorativo o assicurativo, per cui gli individui a rischio di sviluppare demenza verrebbero marchiati anzitempo.
“Il paternalismo in Medicina è una cattiva idea. Bisogna dire alla gente la verità e spiegare che cosa significa” dice a proposito un ricercatore di IWG. Come non essere d’accordo con lui?
Le varie questioni sollevate da chi sostiene che sia pericolosa la diagnosi precoce di malattia di Alzheimer trovano appropriate soluzioni. La Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea e la Convenzione europea dei diritti umani contengono norme a protezione da discriminazioni proprio su base genetica. Ci sono ricerche effettuate sull’impatto psicologico derivato dalla notizia di essere affetti da demenza che stabiliscono come la maggior parte delle persone volevano l’informazione e che, anche se la notizia della diagnosi è definita sconvolgente, era un’informazione che riuscivano a gestire, non fonte di “angoscia estrema”. La ricerca può solo beneficiare del fatto di poter identificare persone a rischio di demenza, rendendo gli studi più efficienti e meno costosi. Il rischio di medicalizzare una condizione medica priva di sintomi e che industrie del farmaco e dell’integratore trovino terreno per i loro profitti è realtà ahimè diffusa nel nostro Paese e non certamente solo legata alla demenza e ai decadimenti cognitivi.
Mentre leggevo di queste cose nella rivista Mind (“Prima dei sintomi” di Laura Hercher) riflettevo proprio sul fatto che redimere questioni come quella suscitata dalla diagnosi precoce della malattia di Alzheimer porti a definire sostanzialmente due contenuti.
Il primo riguarda la constatazione che la scienza coi suoi progressi sta andando più veloce della politica che spesso non è pronta a mettere a disposizione quei nuovi strumenti legali, sociali e clinici per aiutare i cittadini e i malati. Le giustificazioni di una politica in ritardo, che non guarda l’attuale, non possono trovare rifugio in un atteggiamento che surrettiziamente avvalla la necessità di tutela del cittadino e che rischia poi di fatto di tradursi in un fatalistico abbandono della persona. In questo caso, il paternalismo vorrebbe che non solo non si attivasse uno screening di massa (economicamente permettendo) per identificare l’Alzheimer pre-sintomatico ma anche che non si attivino quelle conoscenze personali che farebbero sentire ammalata una persona di qualcosa di grave che non ha guarigione.
Personalmente penso invece che la ricerca e il diritto di godere dei benefici della scienza siano elementi che ci inducono a pensare alla salute di ognuno di noi come alla possibilità di poter avere a disposizione un ricco ventaglio di strumenti, informazione corretta compresa (a proposito, avete letto che recentemente in una sede istituzionale del Ministero della Salute a presiedere una convention sulla natura dei tumori è stato chiamato l’astrologo Jupiter?), strumenti che ci aiutano a scegliere per il nostro meglio. La politica non dovrebbe ostacolare ma semplicemente normare a difesa del cittadino, del malato e del morente. E magari non sostenere quali esperti di scienza gli oracoli pseudo scientifici.
Il secondo tema riguarda l’inclinazione culturale a pensare al cittadino e al malato come governatore sempre capace (con le dovute eccezioni della incapacità naturale e istituzionale) e responsabile della propria salute e delle proprie scelte di vita. Entro questa cornice, il sapere di una scoperta scientifica, in questo caso la possibilità di avere una diagnosi di Alzheimer prima che si manifesti la perdita cognitiva, è materiale a disposizione per i relativi vantaggi che ne possono derivare alla persona.
Conosciamo l’angoscia che le persone vivono all’idea di cadere in uno stato d’incapacità cognitiva che li porterebbe a diventare passivi di fronte alle decisioni altrui, essere inseriti in una Casa di Riposo senza consenso, per esempio, o a subire assistenza e trattamenti non voluti.
La Legge 219/2017 prevede la possibilità di pianificare le conseguenze e le complicanze di una malattia “cronica ed invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta” (art.5). A mio avviso, stanti i principi di autodeterminazione della persona e l’attuale mancanza di un trattamento efficace che possa arrestare questa malattia del cervello, le condizioni ci sono tutte per realizzare la possibilità che una persona diagnosticata con markers genetici o ematochimici affetta da demenza di Alzheimer possa, anni prima dell’esordio della perdita cognitiva, pianificare con un medico e con una persona di fiducia le sue scelte future. La pianificazione condivisa delle cure prevede che l’interessato metta nero su bianco le sue scelte, con l’aiuto del medico che le annota e le rende documento. Potrebbero, con questo strumento, essere evitati gli angosciosi scenari di assistenza passiva fino alla decisione, nell’ambito del rispetto delle determinazioni assunte, d’interruzioni di trattamenti, di alimentazione e idratazione e richiesta di presa in carico dalle Cure Palliative, come la legge prevede (o di altre scelte, come un uccellino dal futuro mi suggerisce). Nel lavoro di stesura della pianificazione il medico dovrà ben comprendere il limite di tolleranza e di dignità definito per se stesso dall’interessato, aiutandosi con precisi esempi che possano definire con la massima precisione possibile lo stato cognitivo limite oltre il quale la persona non ritiene più essere se stessa. A dar man forte al valore della pianificazione è prevista la figura di una persona di fiducia voluta dall’interessato, testimone e garante del rispetto delle scelte quando la testa non comanderà più.
Immagino persone con familiarità per la demenza tipo Alzheimer che possono, dopo l’opportuna valutazione e test, rasserenare le loro angosce poiché in caso di positività potranno essere capaci, decidendo in anticipo sul probabile declino, di dire come vogliono vivere fino alla fine e come non vogliono sopravvivere.
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Anna Pompili a Roma “L’aborto, un diritto da difendere promuovere e allargare”
Anna Pompili, Consigliera Generale di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, partecipa a un incontro sul diritto all’aborto organizzato da CGIL e Consulta di Bioetica.
L’evento è un primo di un ciclo di incontri organizzati congiuntamente dalla Consulta di Bioetica Onlus e dalla CGIL allo scopo di approfondire alcune tematiche di interesse comune.
L’appuntamento è per il 10 dicembre p.v. alle ore 16:30, presso la Sala Caffè della sede CGIL nazionale in Corso d’Italia n. 25 Roma, e si potrà seguire anche online collegandosi a questo link. ID riunione: 998 9145 9073 ; Codice d’accesso: 303591.
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A Cremona una serata informativa sulle DAT
A Cremona un evento sul tema delle DAT. L’evento è organizzato dalle Cellule di Brescia e Cremona, dalla Ciurma Pastafariana di Brescia e dal Circolo Arcipelago di Cremona.
L’appuntamento è per giovedì 12 dicembre alle ore 19,30, presso il Circolo Arcipelago di Via Cesare Speciano, 4.
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A Genova l’ultima puntata dell’anno dal vivo di Illuminismo Psichedelico
La Cellula Coscioni di Genova sarà presente per l’ultima puntata dal vivo dell’anno di Illuminismo Psichedelico. Interverrà lo specializzando in psichiatria Eugenio Rossi, (segretario di SIMEPSI). Si parlerà del consenso informato nelle terapie psichedeliche. Seguirà un dj set.
L’appuntamento è per venerdì 20 dicembre alle 19:30, in Via San Donato 16r, a Genova.
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Anche nella Relazione sulla legge 194 del 2024 i dati sono vecchi e poco utili
La relazione è sul sito di Pro-choice. Rete italiana contraccezione aborto ma non su quello del Ministero. I dati sono sempre aggregati per Regioni
“Apprendiamo dalla stampa che la relazione del Ministero della Salute sull’applicazione della legge 194 del 1978 sarebbe stata inviata a presidenti di Camera e Senato ma non ancora pubblicata sul sito del Ministero. La si può scaricare dal sito di Pro-choice. Rete italiana contraccezione aborto.
Sarebbe innanzitutto utile sapere se la relazione è effettivamente quella ufficiale e perché il Ministero non l’ha ancora pubblicata, anche perché la legge stessa prevede all’articolo 16 che entro febbraio di ogni anno ‘il Ministro della Salute present[i] al Parlamento una relazione sull’attuazione della legge stessa e sui suoi effetti, anche in riferimento al problema della prevenzione”, ha dichiarato Filomena Gallo, avvocata e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni.
“Come ogni anno, la Relazione continua a presentare dati vecchi e poco utili – quelli appena pubblicati sono infatti risalenti al 2022 – aggregati per Regione. Non rendendo pubblici i dati delle singole strutture non possiamo sapere davvero com’è applicata la legge 194. Ancora una volta ci troviamo davanti a un quadro incompleto e poco utile rispetto alla reale accessibilità e alle modalità di erogazione dell’IVG nelle strutture ospedaliere del nostro Paese. La nostra richiesta è: rendere disponibili dati disaggregati e eliminare tutte le barriere che ostacolano l’accesso a un diritto fondamentale come quello alla salute”.
Per cercare di rimediare alla mancanza di dati per singola struttura, completi e aggiornati o le giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove hanno chiesto direttamente alle Regioni i dati aperti, per singola struttura e più aggiornati rispetto a quelli pubblicati dal Ministero, per capire se e come è applicata la legge 194.
I dati inviati sono incompleti e a volte difficilmente consultabili. Non tutte le Regioni hanno risposto inviando i dati ma di alcune “Mai Dati 2” ha i dati disaggregati del 2022 e del 2023 (come la Lombardia, che però oscura alcuni dati).
“Una delle parti più surreali della relazione – commentano Lalli e Montegiove – e forse più significativa dell’inutilità di rendere pubbliche le informazioni in questo modo è l’Appendice A – Carico di lavoro per ginecologi non obiettori per singolo punto IVG nel 2022 (da pagina 72 a pagina 77) in cui compaiono, suddivise per Regioni, le singole strutture. Tutto bene? No, perché le strutture sono indicate come ‘struttura 1, struttura 2, struttura 3’.
Quindi le uniche strutture individuabili sono in quelle Regioni in cui di struttura ce n’è una sola: Valle d’Aosta, Molise, PA Bolzano. Ovviamente ci serve a poco sapere cosa succede in una struttura X o #, così come a poco ci serve sapere la media regionale. Quello che sarebbe utile è avere tutte le informazioni che lo stesso Ministero ritiene importanti per ogni struttura, con il suo nome, l’indirizzo e, possibilmente, non vecchie di 2 anni”
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Negli USA Psichedelici e THC per la salute dei veterani
preparato con Beppe “Coffee” Brescia
Martedì 3 Dicembre il Dipartimento per gli Affari dei Veterani degli Stati unitiha annunciato lo stanziamento di un finanzimento da 1,5 milioni di dollari per la ricerca dell’agenzia governativa affiliata alle università Brown e Yale per approfondire gli effetti della terapia da MDMA sui sintomi del disturbo da stress post-traumatico, PTSD, e sul disturbo da uso di alcol.
A Gennaio 2024 il Dipartimento avevanocomunicato l’intenzione di avviare nuove ricerche sulle potenzialità terapeutiche delle molecole psichedeliche per le migliaia di militari che soffrivano di PTSD a seguito di eventi o combattimenti in giro per il mondo.
Quanto ufficializzato nei giorni scorsi sarà il primo studio sull’utilizzo di una sostanza psichedelica nell’ambito di un trattamento sanitario finanziato dal dipartimento affari veterani dal 1963, quando presso un ospedale militare del Kansasvenne testato l’utilizzo dell’LSD per a cura dell’alcolismo, una dipendenza molto diffusa tra i militari che rientrano in patria dopo lunghi periodi passati i zone di conflitto.
L’iniziativa ha ricevuto il plauso e il sostegno da parte delle associazioni di reduci militari; da notare che anche molti degli eletti repubblicani del novembre scorso e alcune delle persone scelte da Trump par far parte della sua amministrazione e di varie agenzie hanno rapporti stretti con le associazioni di veterani che, solitamente, antepongono gli interessi degli ex-militari alle “discipline” di partito.
Comesostiene il veterano della marina Brandon Bryan, “non possiamo permetterci di ignorare soluzioni che funzionano semplicemente perché sfidano lo status quo”.
A fargli eco, il gruppo no-profitVeterans Exploring Treatment Solutions, il quale ha espresso soddisfazione per l’attenzione che la comunità scientifica sta riconoscendo alle condizioni cliniche dei veterani particolarmente preoccupata dell’incredibile numero di suicidi tra i veterani.
Un interesse accademico che, unito al ripensamento in atto negli USA circa gli utilizzi medici di sostanze storicamente proibite, inizia a far maturare significativi riscontri e possibilità di impiego terpeutico. Solo qualche giorno prima, Novembre 2024, la Food and Drug Administration aveva approvato unostudio su 320 veterani affetti da PTSD per consentire il loro trattamento con somministrazione di THC, il principio attivo stupefacente della Cannabis.
L’arruolamento dei veterani che saranno coinvolti nella sperimentazione con MDMA, per i quali è necessaria una doppia diagnosi di PTSD e disturbi da abuso di alcol, verrà avviato nel corso del 2025. Lo studio, che avrà durata quinquennale, sarà condotto presso il Providence VA Medical Center nel Rhode Island e il West Haven VA Medical Center nel Connecticut.
Al fine di risolvere le criticità metodologiche legate al “functional unblinding”, noto anche come smascheramento funzionale, un fenomeno che si verifica quando i partecipanti allo studio e i ricercatori riescono a capire a chi è stato somministrato il farmaco attivo e chi ha ricevuto il placebo, chi si troverà a far parte del gruppo placebo riceverà una somministrazione di MDMA a basso dosaggio. Una delle proposte avanzate alla FDA dalla Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS) in occasione della decisione dell’agosto scorso per riconoscere ufficialmente la molecola come vero e proprio farmaco di accompagnametoo della psicoterapia per il PTSD.
La necessità di rivedere certi protocolli è un aspetto di notevole rilevanza quando si parla di queste molecole perché diverse ricerche in materia di psichedelici hanno visto compromessa l’affidabilità dello studio proprio perché era visbile chi avesse ricevuto l’MDMA e chi il placebo.
La terapia a base di MDMA per il PTSD ha finora raggiunto risultati incoraggianti, come nel caso di unostudio finanziato da MAPS. La ricerca, che includeva la psicoterapia, ha dimostrato che l’87% dei pazienti ha riscontrato un miglioramento significativo dei sintomi quattro mesi dopo aver ricevuto i trattamenti, con un 67% dei partecipanti che non soddisfaceva più i criteri diagnostici per il disturbo da stress post-traumatico al termine degli studi.
Il finanziamento da parte del Dipartmento della Difesasi iscrive nell’ambito di un’iniziativa più ampia mediante la quale l’agenzia federale intende approfondire in sede scientifica i potenziali benefici di molecole come MDMA e psilocibina in associazione alla psicoterapia nel tentativo di trovare cure alternative a patologie comuni tra i veterani, come la depressione e, appunto, il PTSD.
Il sottosegretario competente per la salute dei militari del Dipartimento della Difesa Shereef Elnahal ha confermato che: “La Veterans Association è all’avanguardia nella ricerca clinica per la salute dei veterani, inclusa l’indagine sugli psichedelici per la salute mentale. Questo studio ci fornirà una migliore comprensione del potenziale della terapia assistita da MDMA come trattamento per i veterani”.
Lo studio è finanziato quindi non c’è il rischio che i soldi vengano ritirati, è da capire se e come la parte vicina ai veterani del Partito repubblicano o del movimento MAGA manterrà le promesse fatte in campagna elettorale di grande attenzione alle esigenze degli ex-militari. AncheBob Kennedy Jr. nominato da Trump al Dipartimento per la salute, si è dichiarato favorevole all’uso degli psichedelici per i problemi dei veterani.
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Marco Perduca al webinar di Voice of Young Science “Standing Up for Europe Workshop”
Marco Perduca, coordinatore delle attività internazionali di Associazione Luca Coscioni e fondatore di Science for Democracy, partecipa al Workshop online di Voice of Young Science Standing Up for Europe Workshop.
L’appuntamento è per venerdì 6 dicembre dalle ore 10 alle ore 14, online. Questo il link per registrarsi e partecipare.
Questo workshop incoraggia gli Early Career Researchers (ECR) a far sentire la propria voce nei dibattiti pubblici sulla scienza. Gli ECR incontreranno scienziati che si sono impegnati con i media, impareranno da autorevoli giornalisti scientifici, ascolteranno i responsabili politici su come informare la politica e riceveranno supporto su come parlare di argomenti scientifici complessi.
Altri relatori saranno: Hugo van Bergen, Parlamento e scienza nei Paesi Bassi; Anne-Greet Keizer, analista politico presso il Centro comune di ricerca (CCR); Dott.ssa Liesbeth Aerts, scrittrice scientifica e comunicatrice della ricerca; Professoressa Mariska Leeflang, Centro medico universitario di Amsterdam e il Professor Maarten Larmuseau, KU Leuven e UAntwerpen (Belgio).
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La stanza accanto di Pedro Almodóvar, iniziative sul tema del fine vita a Torino
in occasione dell’uscita nei cinema del film La stanza accanto di Pedro Almodóvar, la Cellula Coscioni di Torino organizza dei banchetti informativi sul tema del fine vita.
sarà possibile incontrare la Cellula Coscioni di Torino nei giorni e negli orari della locandina:
Per maggiori informazioni è possibile contattare la Cellula Coscioni di Torino all’indirizzo cellulatorino@associazionelucacoscioni.it.
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La stanza accanto di Pedro Almodóvar, iniziative sul tema del fine vita a Torino
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Per maggiori informazioni è possibile contattare la Cellula Coscioni di Torino all’indirizzo cellulatorino@associazionelucacoscioni.it.
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La stanza accanto di Pedro Almodóvar, iniziative sul tema del fine vita a Bologna
in occasione dell’uscita nei cinema del film La stanza accanto di Pedro Almodóvar, la Cellula Coscioni di Bologna dei banchetti informativi sul tema del fine vita.
sarà possibile incontrare la Cellula Coscioni di Bologna presso il cinema Rialto, in Via Rialto 19, a Bologna, il 6 e 7 dicembre dalle ore 20.15 alle ore 20.45; l’8 dicembre dalle 18 alle 18.30, per avere informazione sulle attività dell’associazione e i diritti alla fine della vita.
Per maggiori informazioni è possibile contattare la Cellula Coscioni di Bologna all’indirizzo cellulabologna@associazionelucacoscioni.it.
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La stanza accanto di Pedro Almodóvar, iniziative sul tema del fine vita a Roma
in occasione dell’uscita nei cinema del film La stanza accanto di Pedro Almodóvar, la Cellula Coscioni di Roma terrà una serie di iniziative sul tema del fine vita.
Questi sono i giorni e i cinema in cui, in orario pomeridiano e serale, sarà possibile incontrare la Cellula Coscioni di Roma per avere informazione sulle attività dell’associazione, firmare la PDL Liberi Subito o partecipare a un dibattito:
CINEMA EDEN 6-7-13-14 dicembre;
CINEMA MADISON 8 dicembre dibattito;
CINEMA ATLANTIC 7 dicembre;
CINEMA TIBUR 13-14 dicembre;
NUOVO CINEMA ACQUILA 16-17-18-19 dicembre.
Per maggiori informazioni è possibile contattare la Cellula Coscioni di Roma all’indirizzo cellularoma@associazionelucacoscioni.it.
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La stanza accanto: a Roma un dibattito sul fine vita con Marco Perduca, Claudio Marotta e Amedeo Ciaccheri
Prima della proiezione del nuovo film di Almodovar La Stanza Accanto, ci sarà un dibattito sul tema del fine vita con Marco Perduca, responsabile delle attività internazionali dell’Associazione Luca Coscioni, il consigliere regionale Claudio Marotta e il presidente del Municipio 8 Amedeo Ciaccheri.
L’appuntamento è per domenica 8 dicembre alle ore 21.15, presso il Cinema Madison, in via Gabriello Chiabrera 121, a Roma.
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Al cinema Kristalli di Alessandria un dibattito sul fine vita in occasione della proiezione del film “La stanza accanto”
Al Cinema Kristalli di Alessandria la Cellula Coscioni di Alessandria terrà un dibattito sul fine vita in occasione della proiezione film “La stanza accanto” di Pedro Almodòvar. Sarà possibile firmare per la petizione alla regione Liberi Subito e avere informazioni sulle attività della cellula e dell’associazione.
L’appuntamento è per sabato 7 dicembre alle ore 20.50 in Via Giuseppe Parini 17, ad Alessandria.
Intervengono Sonia Fogagnolo ed Elisabetta Maccanti della Cellula di Alessandria, Benedetta Pallavidino e Roberto Lasagna, Critici Cinenematografici, e Niccolò Ferraris, avvocato della Cellula Alessandria.
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Al cinema Moderno di Lodi dei banchetti in occasione della proiezione del film “La stanza accanto”
Al cinema Moderno di Lodi la Cellula Coscioni di Lodi terrà dei banchetti in occasione della proiezione del film “La stanza accanto”. Sarà possibile firmare per la petizione alla regione Liberi Subito e avere informazioni sulle attività della cellula e dell’associazione.
L’appuntamento è per i giorni 7 e 8 dicembre in Corso Adda 97, a Lodi.
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Al cinema Galleria di Bari dei banchetti in occasione della proiezione del film “La stanza accanto”
Al cinema Galleria di Bari la Cellula Coscioni di Bari terrà dei banchetti in occasione della proiezione del film “La stanza accanto”. Sarà possibile firmare per la petizione alla regione Liberi Subito e avere informazioni sulle attività della cellula e dell’associazione.
L’appuntamento è per i giorni 5 e 7 dicembre dalle ore 15.30 alle ore 21.00 dei giorni 5 e 7 dicembre, in Corso Italia, 15G. Inoltre verranno letti dei comunicati in sala agli spettacoli delle 16, delle 18.30 e delle 21.00.
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Chiara Lalli a Più Libri Più Liberi, Roma. “Madri, padri, altro. Perché la maternità surrogata o utero in affitto suscita tanto scandalo.”
Chiara Lalli, Consigliera Generale di Associazione Luca Coscioni, partecipa come relatrice a Più Libri Più Liberi, Roma, in un panel dal titolo Madri, padri, altro. Perché la maternità surrogata o utero in affitto suscita tanto scandalo. Ne discute con Lorenzo Gasparini, modera Viola Giannoli.
L’appuntamento è per sabato 7 dicembre alle ore 18.45, presso l’Arena Robinson al Centro Congressi La Nuvola, in Viale Asia 40/44, a Roma.
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Illuminismo Psichedelico e Ayahuasca: un webinar e dibattito sulla proibizione del decotto da parte della Repubblica Italiana
Giovedì 5 dicembre alle ore 18 si terrà un webinar ospitato sul canale Illuminismo Psichedelico, dedicato al ricorso che l’Associazione Luca Coscioni ha promosso insieme a Science for Democracy per denunciare il modo con cui la Repubblica italiana ha proibito il decotto psicoattivo dell’ayahuasca, le piante necessarie per preparala e i principi attivi in esse contenute. Il dibattito si può seguire a questo link.
Il Dibattito moderato da Federico Di Vita, giornalista, curatore di Illuminismo Psichedelico, prevede gli interventi di Tania Re, antropologa e psicoterapeuta, l’avvocata Claudia Moretti, Il Professore Cesare Romano, della Loyola Law School di Los Angeles e Segretario di Science for Democracy, Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni e la persona che ha reso possibile il ricorso.
Si racconterà cos’è, da dove viene e come viene usato il decotto psicoattivo andino, perché il Ministro della salute ha voluto proibirlo, quali e quanti ricorsi sono stati presentati in Italia, e purtroppo bocciati, dalla Chiesa del Santo Daime, l’esperienza di chi lo ha usato e in cosa consiste la messa in mora davanti all’Onu della decisione del Governo italiano in spregio al “diritto alla scienza”. Si ringrazia Anna Formilan per la grafica.
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Abbiamo fatto ricorso all’Onu contro tabellazione della Ayahuasca
A fine novembre, l’Associazione Luca Coscioni, grazie a Science for Democracy, suo partner internazionale, ha promosso un ricorso – tecnicamente chiamato comunicazione – al Comitato Onu sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, contro la tabellazione del decotto psicoattivo dell’ayahuasca e delle piante necessarie per produrla. La procedura è stata attivata entro i termini previsti dai meccanismi internazionali a seguito delle decisioni del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato che hanno rigettato i ricorsi della Chiesa la Chiesa Italiana ICEFLU afferente al Santo Daime.
La vittima ha la cittadinanza italiana e in passato ha avuto accesso all’ayahuasca. La comunicazione accusa l’Italia di aver violato l’Articolo 15.1.a (diritto a partecipare alle attività culturali) e 15.1.b (diritto a politiche basate sulla scienza e obbligo di permettere la partecipazione del pubblico a decisioni scientifiche) del Patto sui Diritti Economici, Sociali e Culturali.
Il documento è stato predisposto dai Professori Cesare Romano, docente di diritto internazionale alla Loyola Law School di Los Angeles e Andrea Boggio, docente di diritto presso la Bryant University del Rhode Island.
“Si tratta di un’opportunità unica per le Nazioni Unite” ha dichiarato Cesare Romano “che spero sapranno cogliere. È la prima volta che un caso riguardante sostanze psicoattive viene incardinato sul diritto a beneficiare del progresso scientifico e delle sue applicazioni (diritto alla scienza), aprendo interessanti prospettive sia giurisprudenziali che politiche.
!Questo ricorso solleva importanti questioni sul metodo che il Governo ha usato nel tabellare il decotto sotto il profilo della adeguatezza delle evidence scientifiche necessarie per proibire la sostanza e dell’assenza di partecipazione della società civile nella decisione di tabellizare” ha aggiunto Andrea Boggio.
Il 5 Dicembre alle ore 18 si terrà un episodio speciale del podcast illuminismo psichedelico, prodotto dall’Associazione Luca Coscioni, in cui si ricorderà cos’è l’ayahuasca, i termini dei ricorsi nazionali e il merito della comunicazione all’Onu, ivi comprese le richieste di provvedimenti temporanei. Al dibattito moderato dal giornalista Federico Di Vita, curatore di Illuminismo Psichedelico, parteciperanno l’antropologa e psicoterapeuta Tania Re, l’avvocata Claudia Moretti, del consiglio generale dell’Associazione, il Prof Cesare Romano e Marco Perduca, ideatore del ricorso. Nella discussione prenderà la parola anche la vittima in modo anonimo.
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L’appello di Carlo Gentili alla Consulta: “Rimuova il divieto a firmare le liste elettorali con la firma digitale”
Il 10 dicembre la Corte costituzionale deciderà sulla discriminazione contro i cittadini con disabilità grave derivante dal divieto di sottoscrivere la presentazione di liste elettorali attraverso la firma digitale
Oltre 56.000 firme all’appello dell’Associazione Luca Coscioni al Governo per estendere la piattaforma online, già attiva per i referendum, anche alla sottoscrizione di liste
Lo scorso aprile è stata sollevata davanti alla Corte Costituzionale, tramite un’ordinanza emessa dal Tribunale di Civitavecchia, la questione della preclusione per le persone con disabilità di sottoscrivere con firma digitale le liste elettorali in occasione delle elezioni regionali. Il caso è quello di Carlo Gentili, – fratello del Co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni Marco anche lui affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica di tipo II, che, completamente paralizzato, non può, tra le altre cose, apporre una firma autografa.
Gentili, in occasione delle elezioni della scorsa primavera, avrebbe voluto utilizzare la firma digitale per poter presentare la lista elettorale Referendum e Democrazia. Una volontà che si è scontrata con la norma che non prevede la firma online per quel motivo. Assistito dall’avvocato Giuliano Fonderico, con il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni, Gentili ha fatto ricorso e il Tribunale di Civitavecchia ha deciso di sospendere il giudizio in corso e trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale.
La questione riguarda la possibile violazione degli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo), 3 (principio di uguaglianza), 48 (diritto di voto) e 49 (diritto all’associazionismo politico) della Costituzione, derivante dalla preclusione della firma digitale nelle procedure elettorali. Il 10 dicembre si terrà l’udienza in Corte costituzionale.
Se la Consulta riconoscesse la discriminazione, potrebbe superare il divieto di sottoscrizione delle liste elettorali con firma digitale, almeno pre le persone con disabilità grave. La questione assume ulteriore importanza in ragione del fatto che da luglio 2024 è entrata in funzione la piattaforma pubblica per le sottoscrizioni digitali di referendum e proposte di legge di iniziativa popolare, e che potrebbe agevolmente essere utilizzata anche per la raccolta delle firme per la presentazione di liste e candidature alle elezioni.
↓ IL VIDEO MESSAGGIO DI CARLO GENTILI ↓
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Il 10 dicembre si terrà udienza in Corte costituzionale l’avvocato Giuliano Fonderico interverrà per Carlo Gentili, l’avvocata Filomena Gallo e la professoressa avvocata Marilisa D’Amico discuteranno la difesa Lista politica Referendum e Democrazia. L’Associazione Luca Coscioni ha depositato un amicus curiae per evidenziare quante altre persone che non possono firmare ma che utilizzano la firma qualificata per tutto sono escluse dalla possibilità di partecipare alla vita politica del Paese, tra loro anche Sabrina Di Giulio consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni ex insegnante di educazione fisica oggi completamente immobile a causa della SLA.
“A causa della mia malattia sono completamente paralizzato e non posso firmare alcun tipo di documento. L’anno scorso avrei voluto sottoscrivere una lista per le elezioni regionali del Lazio ma non mi è stato consentito. Con l’avvocato Giuliano Fonderico e grazie e il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni ho fatto ricorso contro questa impossibilità e il tribunale di Civitavecchia ha inviato alla Corte costituzionale la questione. Il mio ricorso vuole dare la possibilità a persone malate e con disabilità di poter partecipare alla vita pubblica in Italia ma è anche una richiesta di poter utilizzare la tecnologia a nostra disposizione per far vivere la democrazia per chiunque abbia la cittadinanza italiana”, ha dichiarato Carlo Gentili.
“Il ricorso di Carlo Gentili offre alle istituzioni italiane un’occasione splendida per eliminare una discriminazione odiosa contro le persone con disabilità e per rafforzare la partecipazione democratica di tutti i cittadini. Ci auguriamo che la Corte costituzionale vorrà coglierla”, ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Dopo l’attivazione della piattaforma per la sottoscrizione telematiche di referendum e leggi d’iniziativa popolare, non esiste alcun motivo -né giuridico, né politico, né tecnico- per non consentire di firmare anche liste elettorali e candidature, partendo da proprio da quelle persone, come Carlo Gentili, che altrimenti restano estromesse dalla vita democratica”
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Abbiamo scritto alla Ministra Bernini per chiedere l’abolizione della procedura MePA
La procedura è obbligatoria per l’acquisto dei materiali di Ricerca
QUI il testo della lettera inviato alla Ministra Bernini.
L’Associazione Luca Coscioni ha inviato ieri una lettera appello alla Ministra dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini perché abolisca l’obbligatorietà della procedura MePA applicata dall’inizio di quest’anno a Università e altri Enti pubblici di Ricerca per ordini di materiali e servizi inferiori a 5.000 euro.
“Tale piattaforma è già applicata in funzione antimafia e anticorruzione negli altri Enti pubblici che hanno routine di acquisto e spendono cifre molto più alte di quelle della ricerca, ed era comunque applicata alla ricerca pubblica per ordini di importo superiore ai 5.000 euro” hanno dichiarato in una nota Valeria Poli, Anna Rubartelli e Federico Binda, dirigenti dell’Associazione Luca Coscioni.
“Le procedure lunghe e complicate per gli acquisti tramite la piattaforma MePA hanno aumentato drammaticamente i tempi per ottenere beni e servizi causando un irragionevole e inaccettabile ritardo nello svolgimento dei progetti di ricerca”.
“Ringraziamo docenti, scienziati e ricercatori membri di prestigiose Associazioni, quali l’Accademia Nazionale dei Lincei e l’European Molecular Biology Organization, i vertici delle maggiori società scientifiche italiane e le oltre 3000 persone impegnate in Università o strutture di ricerca pubbliche che immediatamente hanno dato il loro sostegno affinché la Ministra Bernini intervenga con l’esenzione dalla procedura MePA per la ricerca pubblica” concludono Poli, Rubartelli e Binda “perché le lungaggini legate alla procedura ci impediscono di mantenerci competitivi negli ambiti in cui agiamo”.
Il testo dell’appello che è possibile firmare QUI
Dal 1 gennaio 2024 Università e Enti pubblici di ricerca sono obbligati a utilizzare per acquisti di ogni importo la procedura MePA, dalla quale erano precedentemente esentati, con esiti disastrosi.Il MePA (una piattaforma elaborata per ridurre la corruzione negli enti pubblici) funziona bene per acquisti di routine ma non si adatta alle esigenze della ricerca, in continua evoluzione. Le procedure sono lunghe e complicate e sovraccaricano i comparti amministrativi allungando drammaticamente i tempi per ottenere beni e servizi.
La rapidità di acquisto è fondamentale per mantenersi competitivi. Negli altri Paesi avanzati infatti, i prodotti per la ricerca vengono ottenuti in pochi giorni, senza rallentamenti nel lavoro dettati da esigenze burocratiche.
Ci appelliamo quindi alla Ministra Bernini e al Governo affinché intervenga rinnovando per acquisti inferiori ai 5000 Euro l’esenzione dalla procedura MePA per la ricerca pubblica, oggi penalizzata da regole studiate in funzione antimafia e anticorruzione e per cifre ben diverse.
L'articolo Abbiamo scritto alla Ministra Bernini per chiedere l’abolizione della procedura MePA proviene da Associazione Luca Coscioni.
Marco Cappato, Mario Riccio e Cristiana Zerosi alla proiezione de “La stanza Accanto” al Plinius di Milano.
Marco Cappato, Tesoriere di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, Mario Riccio e Cristiana Zerosi, Consiglieri Generali, terranno un dibattito sul tema del fine vita dopo la proiezione del film La Stanza Accantodi Pedro Almòdovar.
La proiezione sarà giovedì 5 dicembre alle ore 20.30 al Cinema Plinius di Milano, in Viale Abruzzi, 28, 20131 Milano MI.Questo il link per acquistare i biglietti online.
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Applicazione della legge 194: la Lombardia oscura alcuni dati
Le giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove, autrici dell’indagine “Mai Dati” resa nota con l’Associazione Luca Coscioni, sono tornate a chiedere i dati alle Regioni: la Lombardia ha fornito dati parziali, oscurandone alcuni, incompleti e difficilmente interpretabili, impedendo un’analisi della situazione
QUI i dati parziali sugli obiettori. QUI la mappa del 2022
A tre anni dalle prime richieste di Chiara Lalli e Sonia Montegiove di avere dati aperti e per singola struttura per capire se e come è applicata la legge 194 in Italia, la situazione rimane incerta. Dato che l’ultima relazione del Ministero della Salute sull’attuazione della legge risale a ottobre 2023, con i dati definitivi del 2021, Lalli e Montegiove hanno scritto, alcuni mesi fa, alle Regioni chiedendo i dati per struttura e più aggiornati. I dati inviati sono incompleti e a volte difficilmente consultabili.
In particolare, la Lombardia ha inviato dati parziali, non leggibili, non interpretabili dall’intelligenza artificiale e non comparabili con i dati degli anni precedenti, impedendo di fatto un’analisi della situazione.I dati richiesti riguardavano il numero di operatori sanitari obiettori di coscienza (rispetto al totale degli operatori del reparto di riferimento) per singolo ospedaliero e non aggregati per Regione e suddivisi per categoria professionale (ginecologi, anestesisti, personale non medico), l’elenco completo di tutti i punti IVG e dei punti non IVG, numero IVG e aborti spontanei precedenti, IVG e settimana di gestazione, tempi di attesa tra certificazione e intervento, IVG e tipo di intervento, giorni di ricovero – se previsti – e divisione chirurgico e farmacologico.
La Regione Lombardia, a questa richiesta, ha risposto con due tabelle in pdf, quindi con dati chiusi e non lavorabili, parziali e risalenti al 2022. In particolare, alcuni dati sul personale non obiettore sono stati oscurati con la seguente motivazione: “in ottemperanza alla normativa sulla protezione dei dati personali, in ragione della scarsa numerosità, al fine di ridurre al massimo il rischio di reidentificazione degli interessati”.
Quindi in 28 strutture non sappiamo il numero di ginecologi non obiettori (6 non sono punti IVG), in 25 strutture non sappiamo il numero di anestesisti non obiettori (5 non sono punti IVG), in 5 strutture non sappiamo il numero di professioni non mediche non obiettori (4 non sono punti IVG).
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“Per esercitare un diritto ci serve l’informazione e quindi ci servono i dati. Questi dati devono essere aggiornati e dettagliati, leggibili e uniformi. Altrimenti è come invitare a cena qualcuno e dargli una vecchia mappa del quartiere. Come arriva a casa vostra o all’indirizzo dell’appuntamento?”, hanno dichiarato Chiara Lalli e Sonia Montegiove. “In Lombardia non abbiamo dati di qualità e utilizzabili. Perché i dati sono illeggibili, contenuti in pdf, gli # oscurano alcuni numeri di non obiettori e le righe accorpate non sono interpretabili. E su questo la stessa Regione Lombardia sembra d’accordo, visto che nel Piano Sociosanitario integrato Lombardo 2024 – 2028 (ODG 656) sottolinea che ‘i dati istituzionali a disposizione sono quelli raccolti annualmente dal Ministero della Salute e si tratta di dati in formato chiuso, quindi poco utili per analisi sistematiche e consultazioni specifiche. Inoltre si tratta di dati aggregati che non consentono di effettuare valutazioni per singola struttura in merito alle tempistiche e alle modalità con le quali vengono resi i servizi. Risulta quindi indispensabile avviare una raccolta sistematica dei dati e una altrettanto sistematica pubblicazione degli stessi al fine di garantire la tutela di un diritto fondamentale e l’erogazione di servizi efficienti’. Dunque, cosa aspettiamo?”
“La mancanza di dati aggiornati e per singola struttura non ci permette di capire com’è davvero applicata la legge sulla interruzione volontaria della gravidanza – aggiunge la Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo – ed eventualmente di migliorare questo servizio. L’accesso alle informazioni è un diritto fondamentale ed è una condizione necessaria della garanzia di ogni diritto. Dati vecchi e per media regionale possono dirci davvero poco. Chiediamo alle istituzioni di garantire l’accesso ai dati disaggregati e di permetterci di sapere che cosa succede nelle singole strutture. Solo così possiamo sapere se e come è applicata la 194 e se l’esercizio di un diritto tanto importante, com’è quello alla salute, è garantito a tutte le donne”.
Per chi volesse raccontare o segnalare casi di cattiva applicazione della 194 c’è Freedomleaks, promossa dall’Associazione Soccorso Civile con il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni. Freedomleaks permette di trasferire informazioni e segnalazioni in merito al rispetto delle leggi che riguardano i diritti e le libertà delle persone, in maniera sicura, riservata, anonima.
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Il TAR del Lazio ordina al comune di Santa Marinella a completare il PEBA
Si tratta di un nuovo importante successo dell’Associazione Luca Coscioni nel contrasto alle barriere architettoniche
Intanto ci prepariamo per il diritto di firma digitale nella sottoscrizione liste elettorali
In occasione della Giornata Internazionale per i Diritti delle Persone con Disabilità, che si celebrerà domani 3 dicembre, l’Associazione Luca Coscioni raggiunge un nuovo importante successo ottenuto in ambito di barriere architettoniche.
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha, infatti, accolto il ricorso presentato dall’Associazione Luca Coscioni e da Daniele Renda contro il Comune di Santa Marinella, ordinando all’amministrazione di completare il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) entro 180 giorni.
“Si tratta di una sentenza molto importante”, commenta l’avvocato Alessandro Gerardi, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni: “Il Tribunale amministrativo ha riconosciuto che il Peba approvato dal Comune è lacunoso e incompleto e quindi ha ordinato all’amministrazione di completare il PEBA entro 180 giorni, in difetto verrà nominato un commissario ad acta. È la prima pronuncia in assoluto dei giudici amministrativi sui PEBA e, oltre a rappresentare il coronamento di decenni di battaglie politiche della nostra Associazione su questo tema, apre prospettive interessanti: adesso possiamo percorrere questa strada per costringere tutti gli enti comunali a dotarsi del Peba, visto e considerato che ora anche la giurisprudenza amministrativa ha riconosciuto che questa è un’attività obbligatoria e non discrezionale e che pertanto i comuni non possono nascondersi dietro l’alibi della mancanza delle risorse finanziarie per giustificare la mancata o incompleta adozione del Peba.”
“Questa vittoria, alla vigilia della giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, è un ulteriore traguardo raggiunto dall’Associazione Luca Coscioni che suggella l’impegno di questi anni nell’ambito dei Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche”, dichiara Rocco Berardo, coordinatore delle iniziative sulla disabilità.
“Mentre diffondiamo questa importante notizia, siamo già al lavoro su altre questioni per far vivere e dare piena attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità”. “Siamo impegnati, infatti, nella preparazione di un’udienza presso la Corte Costituzionale il 10 dicembre prossimo, sul diritto di firma digitale nella partecipazione politica, a partire dal caso di Carlo Gentili, persona con disabilità che non potendo sottoscrivere con firma autografa una lista elettorale, viene di fatto discriminato per l’accesso a un diritto fondamentale”. “Ci auguriamo che le istituzioni – conclude Rocco Berardo – colgano questa giornata per una seria riflessione sulle azioni da compiere per dare risposte concrete alle tante questioni che si affacciano con sempre maggiore gravità nell’ambito dell’assistenza e cura per tutte le persone non autosufficienti, malate e/o con disabilità grave o gravissima, e che si compiano passi in avanti anche per il riconoscimento della figura del Caregiver familiare”.
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A Roma, Filomena Gallo partecipa alla maratona oratoria in sostegno di My Voice My Choice “PassAborto”
A Roma, Filomena Gallo, Segretaria di Associazione Luca Coscioni, partecipa alla maratona oratoria in sostegno di My Voice My Choice PassAborto-Diritto di scelta oltre i Confini
L’appuntamento è per domenica 1 dicembre dalle ore 15.30 in Piazza Santi Apostoli, a Roma.
L’incontro sarà dedicato all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) My Voice My Choice, una campagna europea
supportata da oltre 40 organizzazioni italiane, che punta a raccogliere 1 milione di firme entro la fine dell’anno per chiedere all’Unione Europea di istituire un meccanismo finanziario per garantire e tutelare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza sicura e accessibile in tutta Europa.
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Presentata oggi al Consiglio regionale della Sardegna la proposta di legge “Liberi Subito”
La proposta è stata sottoscritta da tutti i gruppi regionali di maggioranza
Nel 2025, la Sardegna potrebbe essere la prima regione in Italia ad approvare una legge che disciplini l’accesso al suicidio assistito
La proposta di legge regionale “Liberi Subito”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni e sottoscritta oggi da consiglieri di tutti i gruppi di maggioranza della Sardegna, è stata presentata ufficialmente al Consiglio Regionale nel corso di una conferenza stampa. Tra i partecipanti, Marco Cappato e rappresentanti istituzionali di spicco: Piero Comandini (Presidente del Consiglio Regionale), i presidenti dei gruppi di maggioranza Roberto Deriu (PD), Alessandro Solinas (M5S), Luca Pizzuto (Sinistra Futura), Francesco Agus (Progressisti), Sebastian Cocco (Uniti per Todde), Sandro Porcu (Orizzonte Comune), oltre alle presidenti delle commissioni competenti Carla Fundoni (Sanità) e Camilla Soru (Seconda Commissione) e la consigliera comunale di Cagliari Francesca Mulas (Alleanza Verdi e Sinistra).
Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha dichiarato:
“Già oggi una persona può chiedere di essere aiutata a morire se è un paziente affetto da patologia irreversibile che provoca sofferenze insopportabili e tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. Quello che manca sono regole e tempi certi per il servizio sanitario dare risposta a queste domande. Oggi è un giorno importante perché in Sardegna i consiglieri regionali di tutti i gruppi di maggioranza hanno sottoscritto la proposta di legge ‘Liberi Subito’. È stato preso un impegno significativo: all’inizio del prossimo anno, la Sardegna potrebbe diventare la prima regione ad approvare questa legge.”
La proposta mira a garantire procedure chiare e tempi definiti per rispondere alle richieste di chi vuole accedere alla morte volontaria medicalmente assistita, rispettando le condizioni stabilite dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019. Questo progetto rappresenta un passo concreto per colmare le lacune legislative e organizzative che ancora ostacolano il pieno esercizio di un diritto già riconosciuto.
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Approfondimenti
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Ivan Bk
in reply to Marco Cappato • • •nicolaottomano
in reply to Marco Cappato • • •Plaoo
Unknown parent • • •Flavio58
in reply to Marco Cappato • • •Marco Cappato
in reply to Flavio58 • • •🇺🇦 Dany
in reply to Marco Cappato • • •Grazie per le tue battaglie, ritengo tu sia una delle persone più importanti per la società italiana e ti auguro il meglio.