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e-Evidence. FORZE DELL'ORDINE EUROPEE E RICERCA DELLE PROVE ELETTRONICHE IN AMBITO INTERNAZIONALE
Dal punto di vista delle forze dell'ordine, le piattaforme di social media, le app di messaggistica e gli scambi di criptovaluta sono fondamentali nelle indagini.
Il pacchetto legislativo dell’UE sulle prove elettroniche, adottato nel luglio 2023, segna una nuova era nell’ottenimento di prove elettroniche, poiché consentirà alle autorità competenti di emettere ordini giuridicamente vincolanti direttamente ai fornitori di servizi che offrono servizi all’interno dell’UE, indipendentemente dal loro luogo di stabilimento. (cosa sono le prove elettroniche? Leggi sotto la nota 1). In altri termini: una procedura attraverso cui le autorità giudiziarie o di polizia degli Stati membri possono chiedere ai fornitori di servizi internet di accedere alle prove elettroniche archiviate in un altro Stato membro.
Nuovi strumenti giuridici, come il secondo protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica (vedi nota 2 sottostante), introdurranno nuove basi giuridiche per la cooperazione diretta tra autorità competenti ed enti privati. La legge sui servizi digitali dell’UE, che introduce requisiti minimi standardizzati per gli ordini di fornire informazioni ai sensi delle leggi nazionali degli Stati membri dell’UE, fornisce inoltre ulteriori strumenti e chiarezza per le autorità che hanno necessità di ottenere dati oltre confine.
Sebbene agli agenti sia stata fornita una formazione formale sulle prove elettroniche, permangono lacune nella familiarità con la nuova legislazione, il che sottolinea la necessità di programmi di formazione estesi.
L'edizione 2023 del rapporto SIRIUS sulla situazione delle prove elettroniche dell'Unione europea, pubblicato recentemente (ne abbiamo parlato qui: noblogo.org/cooperazione-inter…) fornisce raccomandazioni per le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie, nonché per i fornitori di servizi, che fanno da tabella di marcia strategica.
Rafforzando la capacità e la fiducia reciproca, le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie possono affrontare con successo le complessità delle prove elettroniche. Gli sforzi di collaborazione e le soluzioni condivise apriranno la strada a un ambiente digitale più sicuro nell’UE, nonché a procedimenti penali efficaci. Per preparare le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie, nonché i fornitori di servizi, a essere pionieri con successo di questa nuova frontiera delle prove elettroniche, sarà necessario sensibilizzare e fornire formazione su questi nuovi strumenti legali così significativi per questo progetto.
Il Rapporto Sirius 2023 (in inglese) è scaricabile qui eurojust.europa.eu/sites/defau…
(Nota1) Cosa sono le prove elettroniche?
Le prove elettroniche sono dati digitali utilizzati per indagare e perseguire i reati.
Includono, tra l'altro: e‑mail, SMS o contenuti provenienti dalle applicazioni di messaggistica, contenuti audiovisivi, informazioni sull'account online degli utenti.
Questi dati possono essere utilizzati per identificare una persona od ottenere maggiori informazioni sulle sue attività.
Le prove elettroniche stanno diventando fondamentali nella lotta alla criminalità: attualmente, l'85% delle indagini penali fa ricorso ai dati digitali.
Per le autorità, l'accesso alle prove elettroniche può rivelarsi un processo lungo e complicato perché queste ultime spesso sono salvate in un altro paese. I prestatori di servizi online conservano i dati degli utenti in server che possono essere situati in diversi paesi, sia all'interno che all'esterno dell'UE.
L'acquisizione delle prove elettroniche è quindi molto più difficile per le autorità giudiziarie, che devono ricorrere a procedure lunghe e complicate per potervi accedere.
In oltre il 50% di tutte le indagini penali si effettuano richieste transfrontaliere finalizzate all'ottenimento di prove elettroniche.
(Nota 2) Criminalità informatica
Il 17 novembre 2021 il Consiglio d'Europa ha adottato un secondo protocollo addizionale alla Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica. Il protocollo ha lo scopo di stabilire: disposizioni per un regime di assistenza giudiziaria reciproca più efficace, disposizioni sulla cooperazione diretta con i prestatori di servizi in altri paesi parte della Convenzione, un quadro e garanzie per estendere le ricerche oltre frontiera.
Il protocollo comprende solide garanzie e requisiti in materia di protezione dei dati. L'accordo ha il vantaggio di poter essere applicato in tutto il mondo.
L'UE non può firmare o ratificare il protocollo, in quanto solo gli Stati possono esserne parti. Per questo motivo, l'UE ha autorizzato gli Stati membri a firmare il protocollo (il 5 aprile 2022) e a ratificarlo (il 14 febbraio 2023).
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LE FRODI ITALIANE NEI CONFRONTI DELL’UNIONE EUROPEA
Abbiamo già parlato dell’attività dell’ #EPPO, la Procura Europea (1), con uffici siti in 22 degli Stati Membri #UE, che sono responsabili delle indagini, del perseguimento e dell'incriminazione dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE (reati economici e finanziari, come l'uso improprio di fondi, il riciclaggio di denaro, la frode IVA e la corruzione) (2). Ricordiamo che nell’Ue irregolarità e frodi segnalate valgono nell’ultimo anno censito 1,66 miliardi.
Il sistema di contrasto a tale tipo di attività illecite è completato dall’ #OLAF (3), Agenzia che indaga sui casi di frode ai danni del bilancio dell'UE e sui casi di corruzione e grave inadempimento degli obblighi professionali all'interno delle istituzioni europee, e dal #Colaf, il Comitato italiano ministeriale per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Ue, presso il Dipartimento Politiche Europee (4).
Quest’ultimo organismo – che collabora con l’OLAF avendo la qualifica di Servizio di coordinamento antifrode (Anti-fraud coordination service - AFCOS) - ha inviato al Parlamento italiano l’annuale Relazione sulle frodi (italiane) ai danni dell’UE.
Ne parla in un articolo sul sito del quotidiano Il Sole 24 Ore (5) la giornalista Manuela Perrone, che sottolinea come l’Italia sia al nono posto in Europa per frodi attuate (in un anno sono stati chiusi 188 dossier - il 6,86% in più dell’anno precedente – per un importo di 71,76 milioni).
Ad operare contro tale tipo di frodi, in particolare, la Guardia di Finanza con l’apposito nucleo per la repressione delle frodi nei confronti dell'Ue istituito presso il Dipartimento per gli Affari europei.
Tutti i riferimenti citati:
(1) eppo.europa.eu/en
(2) noblogo.org/cooperazione-inter…
(3) noblogo.org/cooperazione-inter…
(4) politicheeuropee.gov.it/it/dip…
(5) ilsole24ore.com/art/frodi-ue-2…
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IL FENOMENO DEGLI OMICIDI IN AMBITO GLOBALE (CON UN FOCUS SUI FEMMINICIDI)
Logo dell’UNODC
Interessante studio dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe ed il crimine (#UNODC, con sede a Vienna) sugli omicidi in ambito globale.
Copertina dello studio
La quarta ed ultima edizione – riferita ai dati del 2022 - del Global Homicide Study (reperibile qui: unodc.org/unodc/data-and-analy…) offre un esame completo delle tendenze e dei modelli di omicidio intenzionale nel mondo, nonché un’analisi delle complesse dinamiche dietro questi numeri. Lo studio approfondisce diversi aspetti dell'omicidio, inclusa l'entità dell'omicidio intenzionale in numeri e tassi assoluti. Evidenzia le tendenze regionali e subregionali, i dati demografici, l’età e i profili di genere delle vittime. Esplora anche l’impatto della pandemia di COVID-19 sulle tendenze degli omicidi.
Riguardo alle tipologie di omicidio lo studio copre tre categorie: omicidi legati ad attività criminali, omicidi interpersonali e omicidi di matrice socio-politica.
Inoltre, lo studio considera gli impatti dei megatrend come il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione, la disuguaglianza, l’urbanizzazione e i cambiamenti tecnologici, con l’obiettivo di fornire informazioni su come questi sviluppi globali più ampi possano intersecarsi e influenzare i tassi di omicidio
Copertina dello studio sul femminicidio
I FEMMINICIDI
Un'analisi dettagliata dei modelli e delle tendenze negli omicidi di donne e ragazze legati al genere (femminicidio) è fornita in un documento di ricerca separato, pubblicato in tandem. Lo trovi qui: unodc.org/documents/data-and-a… .
A livello globale, quasi 89.000 donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente nel 2022, il numero annuale più alto registrati negli ultimi due decenni.
Donne e ragazze in tutte le regioni del mondo sono colpite da questo tipo di violenza di genere.
Con circa 20.000 vittime nel 2022, l’Africa – per la prima volta dal 2013, quando l’UNODC ha iniziato a pubblicare stime regionali - ha superato l'Asia come regione con il maggior numero di vittime in termini assoluti. Tra il 2010 e il 2022, l'Europa ha assistito a una riduzione media del numero di intimi femminili omicidi legati al partner o alla famiglia (del 21%), anche se con differenze tra le sotto regioni e con alcune battute d’arresto nell’Europa occidentale e meridionale, soprattutto dopo l’inizio della pandemia di Covid-19 nel 2020.
I DATI RIFERITI ALL’ITALIA
I dati nazionali sugli omicidi e sulla risposta del sistema di giustizia penale raccolti dall’UNODC sono disponibili sul portale dei dati ( dataunodc.un.org/dp-intentiona… ).
I dati italiani complessivi
Diagramma sull’andamento degli omicidi in Italia negli anni
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Task Force sui Balcani occidentali. Istituzione di un sistema di allerta precoce nella lotta al traffico di esseri umani
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Venti paesi dell'UE hanno firmato a Roma presso la Scuola Superiore di Polizia una dichiarazione sulla lotta al traffico di esseri umani. A sostegno Europol, Eurojust e FRONTEX
Il 12 dicembre 2023, 20 paesi dell’Unione Europea (#UE) hanno firmato la Dichiarazione congiunta di intenti (JDoI) in una riunione della Task Force sui Balcani occidentali (#TFWB) tenutasi a Roma. Le agenzie #Europol, #Eurojust e #FRONTEX opereranno come partner mentre sarà l' #Austria ad assumere il sostegno delle misure operative agli Stati dei Balcani e agli Stati dell'UE nella lotta contro il traffico illegale di esseri umani.
A tale proposito il ministro dell'Interno Gerhard Karner ha affermato “L’Austria svolge da tempo un ruolo pionieristico nella lotta contro la brutale e disumana mafia del contrabbando. Grazie all'ufficio di coordinamento per la lotta alla tratta di esseri umani, Vienna è diventata un importante centro informativo. Vorrei ringraziare tutti gli investigatori coinvolti per la maggiore cooperazione internazionale nella lotta contro la mafia del contrabbando”.
La Task Force sui Balcani occidentali
La Task Force sui Balcani occidentali fu lanciata il 7 giugno 2018 dai ministri degli Interni dei paesi europei Austria, Croazia, Slovenia, Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Serbia, Ungheria, Grecia e Kosovo.
Da allora, la cooperazione internazionale nella lotta contro la tratta di esseri umani gode di grande riconoscimento da parte dei soggetti coinvolti. La TFWB ha il mandato dei decisori politici e solide risorse finanziarie. La task force è incardinata nell'ambito dell'Ufficio federale di polizia criminale austriaco.
Attività della Task Force Balcani occidentali
La TFWB si caratterizza in particolare per le reazioni rapide e il lavoro strategico e operativo, volto a prevenire i crimini nel campo della tratta di esseri umani. La tecnologia all’avanguardia abbinata all’elevato livello di conoscenza specialistica da parte di esperti è stato il fattore decisivo perché l’Austria ha registrato una significativa diminuzione degli arresti di trafficanti nel 2023.
Le riunioni periodiche degli Stati membri della TFWB consentono lo scambio bilaterale e lo sviluppo di altre misure importanti nella lotta al traffico di esseri umani.
Dichiarazione congiunta di intenti
Uno dei risultati di una riunione della TFWB tenutasi all’inizio del 2023 in Albania e Montenegro fu la necessità di un impegno dei vertici/leadership delle rispettive unità di polizia e dei decisori politici nei confronti della task force sui Balcani occidentali. Per implementare i contenuti è stata ora redatta una Dichiarazione congiunta di intenti.
Il JDoI è un “progetto faro”, parte del più ampio progetto da 36 milioni di euro dell'Unione Europea titolato “Sostegno al rafforzamento della lotta contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani nei Balcani occidentali” (#EU4FAST).
Il 12 dicembre 2023, 20 stati europei, supportati da Europol, Eurojust e dai membri FRONTEX del TFWB, hanno firmato a Roma la dichiarazione congiunta di intenti.
Obiettivi della Dichiarazione congiunta di intenti
Oltre alla creazione di un sistema di allarme rapido che dovrebbe reagire a determinati indicatori, nonché alla creazione di rapporti sulla situazione strategica e operativa, due obiettivi sono particolarmente importanti nell’attuazione del JDoI:
- L'istituzione di un “meccanismo di risposta rapida” è intesa a garantire in futuro che le forze di reazione forniscano il più rapidamente possibile un sostegno attivo nella gestione dei casi di traffico sul posto.
- L'istituzione di un punto di contatto unico (SPOC) che sarà costantemente accessibile per le questioni relative alla TFWB e quindi alla tratta di esseri umani.
Attualmente fanno parte del TFWB 22 paesi europei nonché le agenzie Europol, Eurojust e FRONTEX. I Paesi Bassi si uniranno dal 2024.
Intelligenza artificiale e scuola: facciamo chiarezza
Stiamo osservando una corsa frenetica all’utilizzo degli strumenti di Intelligenza Artificiale (IA) nel mondo della scuola, quando essi presentano ancora alcuni aspetti critici che, soprattutto in questo settore in cui gli interventi sono grado di produrre effetti di lungo periodo, andrebbero invece considerati con estrema attenzione e studiati con tempi maggiormente dilatati. Mi sembra importante evitare che accada qualcosa di simile a quanto avvenuto con l’utilizzo dei dispositivi digitali, introdotti a tappeto nel settore dell’istruzione nel corso degli ultimi vent’anni e per i quali solo recentemente si sta facendo attenzione ai problemi che tale uso eccessivo ha creato. Si veda a tal proposito il documento finale, pubblicato nel giugno 2021, dell’indagine conoscitiva “Sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riguardo ai processi di apprendimento” svolta dalla Commissione “Istruzione Pubblica e Beni Culturali” del Senato.
Espongo quindi nel seguito qualche elemento utile ad una riflessione più meditata su questo tema.
Prima di iniziare è necessario ricordare che i vari livelli della formazione (primaria, secondaria inferiore, secondaria superiore, terziaria, professionale) hanno esigenze diverse e richiedono approcci diversi. In questo articolo mi concentro quindi sul settore scolastico. Del mondo universitario ne ho parlato qua. Agli studenti di un corso di laurea magistrale, che hanno già competenze di base in un certo settore e le devono approfondire e raffinare, si può, ad esempio, chiedere che esaminino criticamente elaborati prodotti da strumenti dell’IA, come importante esercizio di verifica del loro livello di preparazione. Questo approccio non mi sembra invece così rilevante nel mondo scolastico, dove i discenti stanno ancora formando le loro competenze di base. Per poter criticare bisogna prima di tutto sapere e saper fare.
Bisogna poi distinguere tra i diversi ruoli per la fruizione dell’IA nella scuola: studenti, docenti, personale amministrativo. Le ultime due categorie possono usare questi strumenti per essere aiutati nello svolgimento di attività ripetitive (facendo attenzione agli aspetti relativi alla privacy dei dati ad essi forniti), laddove per gli studenti l’esercizio, anche ripetuto, delle funzioni cognitive non può essere evitato (mediante l’uso di questi strumenti) pena l’inevitabile carenza che ne conseguirebbe per lo sviluppo delle loro competenze. Questo elemento viene troppo spesso dimenticato, laddove un’esperienza educativa plurisecolare ci ricorda che non solo le capacità fisiche ma anche quelle intellettuali hanno necessità di esercizio costante e ripetuto per poter essere sviluppate.
Inoltre, è necessario differenziare tra uso della tecnologia e formazione sui suoi princìpi scientifici: si tratta di una distinzione troppo spesso ignorata. Gli strumenti dell’IA, pur potendo essere enormemente utili nel lavoro cognitivo razionale, cioè quello che a partire da elementi oggettivi consente di produrre nuovi dati logicamente consistenti con quelli di partenza e conseguenti da essi (qualcosa che – più in generale – fanno tutti i sistemi informatici, le “macchine cognitive” di cui ho parlato nel mio libro “La rivoluzione informatica”), hanno dei meccanismi di funzionamento abbastanza complessi che, per poter essere compresi, richiedono di essere introdotti solo in presenza degli adeguati prerequisiti matematici e scientifici che normalmente la scuola non fornisce.
Infatti, in Italia siamo ancora in ritardo sulle competenze scientifiche di base necessarie per poter affrontare con successo la transizione digitale (su questo tema invito a consultare gli atti del convegno svolto il 19 ottobre u.s. presso l’Accademia dei Lincei in tema di insegnamento dell’informatica nella scuola), come raccomandato ad Aprile 2023 della Commissione Europea di aprile 2023, COM(2023) 206 final, che ha esortato tutti gli stati membri a inserire un’istruzione di alta qualità sull’informatica fin dall’inizio dell’istruzione obbligatoria. Il grande pubblico non ha ancora capito cos’è davvero l’informatica, la disciplina scientifica alla base del mondo digitale. L’IA è un settore molto specialistico dell’informatica e se, come per molti altri settori dell’informatica, gli strumenti che esso produce sono utilizzabili anche dall’uomo comune, una comprensione dei suoi meccanismi di funzionamento deve essere basata su conoscenze di base di informatica che al momento le persone comuni non posseggono. Invece, è come se cercassimo di spiegare il calcolo differenziale e integrale a chi non ha mai studiato matematica nella scuola.
Infine, ma non meno importante, bisogna valutare rischi e benefici dell’inserimento degli strumenti dell’IA nella scuola. Essi possono apportare vantaggi, per alcune tipologie di utenti, riducendo la fatica legata ad attività cognitivo-razionali di tipo ripetitivo, ma i possibili vantaggi vanno valutati alla luce anche dei potenziali effetti negativi: riduzione della privacy, diffusione di disinformazioni, generazione di testi scorretti perché basati esclusivamente sulla statistica (le cosiddette allucinazioni – ne ho parlato qua), consumo energetico e relativo impatto ambientale (una query fatta ad uno strumento basato sull’IA ha un costo decine di volte superiore a quello di una query fatta ad un normale motore di ricerca), disumanizzazione del rapporto docente-studente in cui la componente relazionale è un aspetto essenziale.
Gli strumenti di IA possono infatti portare a una maggiore produttività per i docenti, se attraverso di essi riescono a ridurre il tempo dedicato alle attività ripetitive consentendo quindi loro di dedicarsi maggiormente alla cura degli studenti maggiormente bisognosi. Tra queste attività di routine ricordiamo, ad esempio: generazione di testi di esercizi e di esame, generazione di presentazioni a partire da testi (sommarizzazione), generazione di testi a partire da indici fini, fornire spiegazioni a richieste di chiarimenti semplici, etc. Ovviamente, è fondamentale essere sempre consapevoli che hanno dei margini di errore che richiedono di controllare sempre quanto da essi prodotto (e, quindi, di conoscere bene l’argomento che viene trattato) e che la responsabilità ultima è sempre della persona.
In generale, invece, il loro uso non sorvegliato da parte degli studenti per l’attività scolastica è da evitare. Alcuni, ad esempio, hanno suggerito che essi potrebbero usarli a casa per ottenere una prima valutazione dei loro compiti. Un po’ bizzarra, come idea, visto che a questo punto potrebbero poi anche usarli per produrre i compiti stessi! Ma soprattutto, alla luce delle possibili allucinazioni in cui questi strumenti incorrono, sono proprio gli studenti che più hanno bisogno di questa funzione quelli che meno sono in grado di rendersi conto di eventuali errori da essi commessi. Ovviamente gli studenti avranno comunque accesso ad essi attraverso i loro smartphone, e quindi bisognerà resistere a tentazioni proibizionistiche in favore di un’opera di informazione e diffusione di conoscenza, condotta – ad esempio – attraverso l’uso collettivo e la discussione critica nella classe. D’altro canto, è questa probabilmente è una buona notizia, il fatto che attraverso di essi sia possibile a chiunque produrre un testo scritto di buon livello, implicherà un ritorno e una maggiore presenza di rapporti umani diretti e dialogo orale.
Per alcuni indirizzi di scuola, penso in particolare agli istituti tecnici per l’informatica, andranno adeguati i curricoli (e sviluppato il necessario aggiornamento professionale per i docenti) per inserire un’adeguata formazione scientifica e tecnologica su questo settore, che influenzerà in modo significativo il mondo del lavoro nel prossimo futuro. Dato che chi sceglie questo indirizzo tecnico è generalmente orientato a entrare, al suo completamento, direttamente nel mercato del lavoro, è giusto che la preparazione in quest’ambito divenga parte della loro formazione.
Per concludere, sarà fondamentale che gli strumenti di IA usati nel mondo della scuola siano controllati/vigilati dal settore pubblico, onde evitare i rischi connessi a realizzazioni esclusivamente commerciali, che non hanno controlli indipendenti su come sono stati realizzati, con quali dati sono stati addestrati, a quali verifiche di sicurezza sono stati sottoposti, come usano e manipolano i dati forniti, in quali possibili discriminazioni legate al genere o ad altre diversità possono incorrere. Sono tutti aspetti che hanno un elevato impatto sociale e che per questo motivo richiedono il massimo livello di attenzione. Va anche ricordato che si tratta di una tecnologia ancora in fase sperimentale e che ogni nostra interazione con essa è un contributo al suo sviluppo fornito del tutto gratuitamente. Sarebbe accettabile solo per uno strumento posseduto dalla collettività e i cui miglioramenti vanno comunque a vantaggio di tutti.
Circa vent’anni anni dopo l’arrivo delle consolle di videogiochi e quindici anni dopo la diffusione degli smartphone in Italia, la Commissione Parlamentare citata in apertura concludeva la sua indagine con queste parole: «Ci sono i danni fisici ... E ci sono i danni psicologici ... Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica... Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e video-giochi produce sui più giovani ». Non vorrei che tra altrettanto tempo una nuova Commisione Parlamentare arrivasse alle stesse (forse più) terribili conclusioni in riferimento all’uso degli strumenti dell’Intelligenza Artificiale.
Il futuro dei nostri figli è troppo importante per sacrificarlo sull’altare della produttività e del progresso tecnologico.
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Versione originale pubblicata su "StartMAG" il 19 novembre 2023.
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L' AI ACT spiegato bene
Ne abbiamo parlato qui 👉 noblogo.org/cooperazione-inter…
L' #AIACT spiegato bene: la legge-quadro dell' #UE sull' #intelligenzaartificiale , comprese alcune eccezioni per le forze di polizia. La racconta Enrico #Pagliarini nella sua trasmissione #2024 del 15 dicembre su #Radio24.
Ascolta qui dal minuto 48 👉 radio24.ilsole24ore.com/progra…
Radio24 | Il Sole 24 ORE
Ascolta Radio 24, la radio de Il Sole 24 ORE: news, notiziari, borsa e guide in tempo reale. La radio online in formato mp3 e podcast scaricabili.www.radio24.ilsole24ore.com
Journa.host e la proprietà dei server Mastodon. Una storia sulla fragilità emotiva e professionale dei giornalisti
@Giornalismo e disordine informativo
Riportiamo le riflessioni di Laurens Hof, autore della newsletter fediversereport
Il server Journa.host , un server Mastodon dedicato ai giornalisti, ha trasferito la proprietà. Con ciò arrivano domande riguardanti le aspettative tra i proprietari/operatori del server e le persone che utilizzano il server. Il server Journa.host è iniziato come un progetto incentrato sulla comunità, con il finanziamento iniziale del Tow-Knight Center for Entrepreneurial Journalism presso la Craig Newmark Graduate School of Journalism della CUNY. Recentemente la proprietà del server è stata trasferita alla Fourth Estate Public Benefit Corporation. Questa organizzazione gestisce anche il server Mastodon newsie.social e, fino a poco tempo fa, anche il progetto verifyjournalist.org (la cui proprietà è stata recentemente trasferita a The Doodle Project).
Questo trasferimento di proprietà del server ha innescato una discussione da parte del giornalista etiope Zecharias Zelalem, che si è allontanato dal server journa.host a seguito di questo trasferimento di proprietà. Nei suoi post sottolinea i rischi reali che derivano dall'essere un giornalista, soprattutto nel suo contesto. Il trasferimento dei dati personali dei giornalisti e il controllo della loro presenza sui social media alla nuova proprietà senza alcun preavviso e spiegazione solleva interrogativi sulle considerazioni dei precedenti proprietari su questo trasferimento. Uno dei punti sollevati è che ci sono poche informazioni disponibili sull'identità del nuovo proprietario, Jeff Brown. È comprensibile che i giornalisti si sentano a disagio quando non è chiaro chi sia responsabile di una parte importante della loro presenza digitale. Allo stesso tempo, la maggior parte dei server non è finanziariamente sostenibile e non si può presumere che anche i server che ricevono finanziamenti da luoghi affidabili rimangano operativi per sempre quando i fondi si esauriscono. Nel frattempo, sotto la nuova proprietà, journal.host consentirà nuovamente la registrazione di nuove applicazioni per il server journal.host.
Dan Hon ha scritto un articolo interessante sulla situazione, tracciando parallelismi con il nuovo libro di Cory Doctorow "The Internet Con", che vale la pena leggere. Sta anche ospitando un incontro digitale per piccoli gruppi "Giornalismo, notizie e social network federati", organizzato anche in risposta a questa conversazione. Qui puoi trovare ulteriori informazioni su questo incontro "Hallway Track".
Le nostre considerazioni sulla vicenda
Quando abbiamo creato l'istanza mastodon poliversity.it, dedicata agli accademici e ai giornalisti, ci siamo resi conto che mentre gli accademici hanno iniziato a frequentarla, i giornalisti l'hanno praticamente disertata, preferendo stare dentro istanze generaliste come mastodon.uno o la gigantesca mastodon.social Ma altri hanno preferito iscriversi nelle due istanze tematiche anglofone più grandi dedicate al giornalismo, newsie.social e journa.host.
Il motivo dichiarato è che i giornalisti preferivano stare nei luoghi più comodi, più frequentati o più esclusivi. Insomma, preferivano Un posto al sole...
Ma questa individuazione dell'istanza del fediverso più affollata nasconde la pigrizia tipica della maggior parte dei giornalisti oltre alla impellente necessità di mettersi in mostra. Quando abbiamo creato la nostra istanza dedicata al giornalismo, abbiamo sempre affermato che si doveva trattare di una soluzione temporanea, in attesa di fare in modo che i giornalisti stessi creassero delle proprie istanze, legate alla piattaforma editoriale per cui già lavoravano o ai consorzi di cui fanno parte alcuni dei migliori giornalisti italiani ed esteri.
Invece questi progetti non sono ancora nati. In questo senso, troviamo che le lamentazioni di Zecharias Zelalem siano stucchevoli: non riguardano l'orgoglio del giornalismo, ma la semplice lamentela del giornalista che si vede cambiare padrone, che si vede cambiare il soggetto ospitante
Anche l'accusa nei confronti di Jeff Brown ossia quella di non essere un giornalista, è una cosa volgare che manca totalmente l'obiettivo: Il fatto è che Jeff Brown non deve essere un giornalista ma al massimo deve essere un bravo "editore"!
Il punto però è che il fediverso consente a ciascun giornalista o a ciascun gruppo di giornalisti di essere editore di se stesso. L'incapacità di comprendere la realtà da parte proprio di quei soggetti che dovrebbero raccontarle, è al nostro avviso l'aspetto più problematico e in un certo senso oscena di tutta questa vicenda.
Dài @GustavinoBevilacqua conosci troppo bene il fediverso per capire che non è questo il punto! Se hai bisogno di sicurezza, non devi cercare la "fiducia" di nessuno, ma devi solo avere il "controllo"!
Se vuoi usare l'istanza di un altro, il minimo che devi (Minimo che DEVI) fare è iscriverti con protonmail e collegarti con TOR project.
L'ottimale è crearti una tua istanza e comunicare solo con sistemi crittati (matrix, signal, session, etc)
@GustavinoBevilacqua aggiungo infine che nessuno deve
> dimostrare che Jeff Brown non è uno delle tante Wanna Marchi della rete, che cerca solo polli da mungere… sarà una buona notizia.
Questo è indifferente, così come lo è il fatto che sia o non sia un giornalista (per me è un "editore di fatto" e si posiziona nell'intervallo tra Wikileaks ed Elon Musk!): quello che conta è chi sei tu, utente che ti iscrivi là dentro...
Verso un ecosistema di scienza aperta. Il contributo di Bonfire nel realizzare un framework modulare per applicazioni social federate
All'interno di Bonfire, è possibile creare diversi plugin per scopi come la collaborazione nella ricerca, la pubblicazione pre-stampa e la revisione tra pari. Inoltre, un sistema di riconoscimento e verifica chiaro e verificabile potrebbe supportare la creazione di un ecosistema federato di scienza aperta.
Una massiccia adozione di protocolli federati da parte delle istituzioni accademiche aiuterà a potenziare le implementazioni della scienza aperta e a includere le comunità non accademiche nel processo di produzione della conoscenza. Immaginiamo che queste implementazioni vengano realizzate all'aperto, attraverso un processo di co-progettazione che unisce scienziati, ricercatori e attivisti. Questo sforzo collettivo garantirà che le funzionalità sviluppate soddisfino i meticolosi standard degli strumenti accademici sfruttando al tempo stesso l’esperienza utente dei social network. La nostra aspirazione è che ciò possa innescare conversazioni significative e ampliare l’accessibilità delle discussioni scientifiche a un pubblico più ampio, promuovendo una comunità di conoscenza globale vivace, inclusiva e interconnessa.
Qui il post completo pubblicato da @Equipo Nibö :niboe: e Biogarabatos post sul blog di @Bonfire
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Le classifiche delle migliori università del mondo lasciano il tempo che trovano
@Universitaly: università & universitari
Nonostante l’indubbia attenzione che ottengono, però, queste classifiche sono da anni molto criticate. Un po’ perché si basano su criteri arbitrari, che riflettono poco la moltitudine di ruoli sociali e culturali che le università svolgono sul territorio. Un po’ perché sono progettate quasi sempre sulla base del sistema d’istruzione inglese e statunitense, che riflette male come funzionano le università nel resto del mondo. Un po’, semplicemente, perché non è chiaro a cosa servano, se non a indirizzare attenzione e fondi verso le società che le stilano e le università che figurano ai primi posti.
L'articolo di @Viola Stefanello 👩💻 è qui su Il Post
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Fantastico modo di pensare! In effetti è proprio vero: gli osservatori influenzano ciò che osservano in questo caso e come l'hai scritto tu è perfetto.
È deprimente allo stesso modo che qualcosa che teoricamente sarebbe interessante (statistiche delle università a priori sarebbero anche cose utili) finisca per essere una forte fonte di influenza degli studenti e delle università. I fini di queste agenzie di classifiche non sono nobili...
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Legge di Goodhart: quando una misura diventa un obiettivo, cessa di essere una buona misura. L'intero sistema capitalista è costruito in violazione di questa legge.
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“Hello World” è la prima comunità Lemmy italiana dedicata alla programmazione
Qui possiamo condividere notizie, tutorial e manuali, video, interviste ad addetti ai lavori ma anche link a repository di progetti personali (rigorosamente open source).
È fondamentale non dare più spazio ai negazionisti climatici: la nostra risposta di Valigia Blu a un lettore sull’articolo dei quattro fisici italiani ritirato dalla casa editrice
@Giornalismo e disordine informativo
La vicenda ci dice che i direttori delle riviste dovrebbero essere un po' più attenti quando pubblicano articoli con analisi e conclusioni potenzialmente controverse. Questo non vuol dire che non debbano essere pubblicati, ma solo che vale la pena assicurarsi che vengano esaminati in modo approfondito e attento prima di pubblicarli
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Maronno Winchester
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