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GLI AVVISI INTERPOL: DA QUELLO ROSSO PER ARRESTO TEMPORANEO A QUELLO GIALLO PER RITROVARE PERSONE SCOMPARSE


INTERPOL fornisce informazioni critiche alle forze dell'ordine di tutto il mondo. Le segnalazioni delle forze di polizia sono richieste internazionali di cooperazione o segnalazioni che consentono alla polizia dei paesi membri di condividere informazioni critiche relative alla criminalità.
Come l'INTERPOL aiuta le forze dell'ordine a livello mondiale con i suoi avvisi? Il Segretariato Generale di INTERPOL emette avvisi su richiesta dell'Ufficio centrale nazionale di un paese membro. Questi avvisi sono resi disponibili a tutti i paesi membri tramite l'accesso a un database dedicato.

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La maggior parte degli avvisi sono destinati esclusivamente alla polizia e non sono disponibili al pubblico. Tuttavia, un estratto dell'Avviso può essere pubblicato sul sito di INTERPOL se il paese richiedente desidera allertare il pubblico o chiedere il supporto nella ricerca dei criminali.
I Tipi di avviso:

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-Avviso rosso: cercare di localizzare e arrestare persone ricercate per essere processate o scontare una pena.
Un avviso rosso è una richiesta alle forze dell'ordine di tutto il mondo di individuare e arrestare provvisoriamente una persona in attesa di estradizione, consegna o azione legale simile. Un Avviso Rosso non è un mandato d'arresto internazionale.
Le persone sono ricercate dal paese membro richiedente o da un tribunale internazionale. I paesi membri applicano le proprie leggi nel decidere se arrestare una persona.
La maggior parte degli avvisi rossi è riservata esclusivamente all'uso da parte delle forze dell'ordine.
Gli estratti degli Avvisi Rossi vengono pubblicati su richiesta del Paese membro interessato e quando potrebbe essere necessario l'aiuto del pubblico per localizzare un individuo o se l'individuo può costituire una minaccia per la sicurezza pubblica. Per vedere gli avvisi di ricerca pubblicati da INTERPOL consulta questo link: interpol.int/en/How-we-work/No…
- Avviso giallo: per aiutare a localizzare persone scomparse, spesso minorenni, o per aiutare a identificare persone che non sono in grado di identificarsi.
- Avviso blu: per raccogliere ulteriori informazioni sull'identità, l'ubicazione o le attività di una persona in relazione a un'indagine penale.
- Avviso nero: cercare informazioni su corpi non identificati.
- Avviso verde: fornire un avvertimento sulle attività criminali di una persona, laddove la persona è considerata una possibile minaccia per la sicurezza pubblica.
- Avviso arancione: per avvisare di un evento, una persona, un oggetto o un processo che rappresenta una minaccia grave e imminente per la sicurezza pubblica.
- Avviso viola: per cercare o fornire informazioni su modus operandi, oggetti, dispositivi e metodi di occultamento utilizzati dai criminali.
- Avviso speciale INTERPOL-Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: rilasciato per entità e individui che sono obiettivi dei comitati per le sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Il trattamento delle informazioni garantito dall'Avviso INTERPOL fornisce sicurezza e qualità legalmente vincolanti per le informazioni raccolte. La Costituzione dell'INTERPOL e le Regole sul trattamento dei dati sono state progettate per garantire che i sistemi siano utilizzati in modo responsabile.
i paesi membri possono aiutarsi a vicenda attraverso le diffusioni. Le diffusioni sono richieste direttamente dall'Ufficio centrale nazionale di un paese membro a tutti o ad alcuni altri paesi membri. Questo meccanismo di cooperazione reciproca offre agli stati membri la possibilità di scambiare informazioni su una vasta gamma di reati, compresi quelli transfrontalieri.
La Task Force Avvisi e Diffusioni è formata da un gruppo di esperti che si occupano di verificare la conformità delle diffusioni di persone ricercate (rosse), ovvero quelle diffuse per arrestare, detenere o limitare la circolazione di una persona condannata o accusata.

#AvvisoINTERPOL



I truffatori online generano ogni anno miliardi di profitti illeciti. Dall'ingegneria sociale allo shimming: il Rapporto IOCTA 2023.


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I sistemi di frode online rappresentano una grave minaccia criminale nell’UE. Il rapporto di #Europol sulle frodi online evidenzia che i truffatori online generano ogni anno miliardi di profitti illeciti a scapito di individui, aziende e istituzioni pubbliche.
Gli schemi di frode vengono perpetrati con l'intento di frodare le vittime dei loro beni utilizzando pretesti falsi e ingannevoli, o con l'uso di tecniche di attacco informatico. Ciò comporta il trasferimento volontario o involontario ai criminali di informazioni personali o aziendali, denaro o beni.
Europol ha recentemente pubblicato il rapporto #IOCTA sui sistemi di frode online (per saperne di più europol.europa.eu/publication-… per scaricare il rapporto - in inglese - il link diretto è europol.europa.eu/cms/sites/de…) .

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Dagli attacchi agli sportelli bancomat, alle appropriazioni di conti, allo skimming e allo shimming, l'ampia disponibilità del crime-as-a-service ha reso questa attività criminale più accessibile. Gli hacker mettono infatti a disposizione gli strumenti pronti all’uso, fornendo anche le istruzioni e il supporto per usarli al meglio a chi non ha competenze particolarmente evolute. I criminali inoltre mostrano grande versatilità nell'adattarsi e nel modellare il loro modo di agire in base alla situazione socio-economica,
alle tendenze economiche così come le crisi attuali, approfittando delle situazioni di emergenza per creare truffe.

Il rapporto è il secondo di una serie di rapporti pubblicati da Europol nell’ambito dello IOCTA (Internet Organised Crime Threat Assessment) 2023. Ciascuno di essi esamina più da vicino le tendenze emergenti in un’area specifica della criminalità informatica. Altri rapporti dell’IOCTA 2023 esaminano infatti gli attacchi informatici e lo sfruttamento sessuale dei minori.

Aspetti chiave del rapporto sulle frodi informatiche:
- Vengono rilevati sempre più spesso attacchi di tipo shimming, ovvero attacchi informatici che prendono di mira le misure di sicurezza di un sistema. Si tratta di una forma di software dannoso progettato per aggirare le misure di sicurezza e ottenere l'accesso al sistema, spesso utilizzato per rubare dati o accedere a informazioni sensibili.
- Sono aumentate le truffe così dette «di beneficenza», che sfruttano le situazioni di emergenza. Ciò è stato visibile durante la pandemia di COVID-19, l’invasione russa dell’Ucraina e il terremoto in Turchia e in Siria.
- Si verificano ancora attacchi agli sportelli bancomat, con le reti criminali che sperimentano modi per sfruttare le nuove vulnerabilità degli sportelli bancomat presi di mira.
- I truffatori manifestano modi operandi sofisticati, che di solito sono una combinazione di diversi tipi di frode.
- Le tecniche di ingegneria sociale (una pratica in cui gli attaccanti cercano di manipolare le persone per ottenere informazioni riservate, indurre le vittime a compiere azioni o sfruttare la fiducia delle persone) utilizzate dai truffatori sono diventate sempre più complesse. I criminali adattano le loro tecniche al profilo della vittima e alla tipologia della frode.

Interessante rilevare che sin dal 2013 Europol ha istituito il Centro europeo per la criminalità informatica (EC3) per fornire supporto dedicato alle indagini sulla criminalità informatica nell’UE per contribuire a proteggere i cittadini europei,
imprese e governi dalla criminalità online. EC3 offre supporto operativo, strategico, analitico e forense alle indagini degli Stati membri.



L'impegno delle polizie europee contro i "crimini d'odio" (hate crimes)


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Nel dicembre che si sta per chiudere alcune Forze di Polizia europee (italia compresa) sotto il coordinamento di Europol hanno operato una giornata di azione comune contro i crimini d’odio violenti, online ed offline.
In cabina di regia l'ONDOD spagnolo (Ufficio nazionale contro i crimini legati all'odio) (il cui sito Internet è raggiungibile attraverso il link oficinanacional-delitosdeodio.…), per le attività svolte dagli spagnoli, come detto dagli italiani e da Austria, Francia, Germania. Le attività hanno mirato alla proliferazione online e offline di discorsi di odio razzista e xenofobo, di incitamenti alla violenza e a commettere diversi crimini.

Sono finite nel mirino complessivamente 209 persone, principalmente estremisti di destra e di sinistra, per il loro presunto coinvolgimento in reati gravi legati alla diffusione di discorsi di odio violento, incitamento a commettere crimini di odio violenti e minacce di morte, in particolare attraverso i social media, i forum online e altre piattaforme online.
Alcuni di loro sono legati all'estremismo di matrice religiosa, mentre altri si ritiene abbiano incitato alla violenza contro i politici, ad atti violenti contro il sistema politico e comunità specifiche. Sono stati sequestrati dispositivi elettronici, telefoni cellulari, armi e materiale di propaganda.

In particolare le autorità italiane hanno indagato, su ordine dell'Autorità Giudiziaria di Monza, un individuo che incitava altri a commettere reati diffondendo propaganda razzista, xenofoba e suprematista. L’uomo è stato individuato nel corso di una mirata attività: sono stati individuati vari account social a lui riconducibili, e molteplici post dal contenuto antisemita, neonazista e di discriminazione razziale. E' stato così disposto il sequestro preventivo del canale Telegram e dei profili Instagram e Facebook da lui utilizzati.
Le autorità spagnole hanno invece arrestato due individui per atti criminali contro comunità vulnerabili, e altri due individui sono indagati per violenza motivata dall'odio che avrebbe provocato lesioni personali.

Le azioni delle forze dell’ordine hanno preso di mira anche la diffusione dell’incitamento all’odio, che va oltre il mondo online. Ad esempio, le autorità francesi sono intervenute contro un individuo che prendeva di mira e frequentava uomini per truffarli e sottrarli denaro.

Forze dell'ordine coinvolte:
Austria: Direzione dei servizi di protezione e intelligence dello Stato (Direktion Staatsschutz und Nachrichtendienst)
Francia: Gendarmerie Nazionale (Gendarmerie Nationale/OCLCH), Polizia Nazionale (Police Nationale), autorità di polizia locali
Germania: polizia criminale federale (Bundeskriminalamt), autorità di polizia locali
Italia: Polizia di Stato (Polizia di Stato / DCPP (Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione) e DIGOS di Monza-Brianza)
Spagna: Ufficio nazionale per la lotta ai crimini ispirati dall’odio (Oficina Nacional de Lucha Contra los Delitos de Odio / ONDOD), Guardia civile (Guardia Civil) e Polizia regionale della Navarra (Policía Foral).

Per saperne di più sui "crimini d'odio", un interessante articolo del 2020 della rivista della Polizia di Stato, "Polizia Moderna", reperibile qui: poliziamoderna.poliziadistato.…

#criminidodio #ONDOD #Europol #poliziadistato #razzismo #xenofobia



Etiopia, la nuova carestia nel Tigray & le morti silenziose


Nel villaggio di Yechila, nel villaggio di Yechila, così tante persone stanno morendo di fame che i funzionari locali hanno perso il conteggio. Gli agricoltori hanno abbandonato i loro campi perché sono pieni di mine mortali, e la fame si sta diffondendo.

Nel villaggio di Yechila, nel villaggio di Yechila, così tante persone stanno morendo di fame che i funzionari locali hanno perso il conteggio. Gli agricoltori hanno abbandonato i loro campi perché sono pieni di mine mortali, e la fame si sta diffondendo.

Le strade e le case del villaggio sono ancora gravemente danneggiate dagli attacchi missilistici nella recente guerra. L’ospedale locale è diventato un rifugio per i senzatetto.
"Stiamo tutti aspettando il nostro turno per morire di fame", dice Tsehay Assefa di Yechila, in Etiopia, che ha recentemente sepolto un figlio e un nipote uccisi dalla fame.Photography by Samuel Getachew/The Globe and Mail“Stiamo tutti aspettando il nostro turno per morire di fame”, dice Tsehay Assefa di Yechila, in Etiopia, che ha recentemente sepolto un figlio e un nipote uccisi dalla fame.Photography by Samuel Getachew/The Globe and Mail
“Stiamo tutti aspettando il nostro turno di morire di fame”, ha detto Tsehay Assefa, una anziana abitante del villaggio che ha recentemente sepolto suo figlio, un contadino morto di fame e uno dei suoi nipoti.

Nella regione del Tigray, nel nord dell’Etiopia , migliaia di persone sono morte per mancanza di cibo nei 14 mesi trascorsi dalla fine della disastrosa guerra durata due anni in cui soldati etiopi ed eritrei combatterono contro le forze del Tigray. Ora la siccità sta aggravando la devastazione. Si profila una carestia che potrebbe rivaleggiare con le peggiori carestie del passato, dicono gli operatori umanitari.

Ogni giorno, gli abitanti disperati si riuniscono in un magazzino umanitario a Yechila sperando nel cibo, che è arrivato solo una volta nell’ultimo mese. Molti siedono tutto il giorno fuori dall’ufficio amministrativo del villaggio, spesso chiedendo aiuto, a volte dormono lì durante la notte.

La signora Assefa fatica ad aiutare la figlia incinta, che non mangia da giorni ma è prossima al parto. Non ha osato dire a sua figlia che la morte ha già toccato la loro famiglia.

“Sopravviviamo di elemosina e mangiamo grano tostato quando possiamo”, ha detto al Globe and Mail.
I residenti di Yechila aspettano le donazioni di cibo in un magazzino gestito dall'agenzia americana USAID. Negli ultimi tre mesi a Yechila sono state registrate più di 80 morti per carestia.I residenti di Yechila aspettano le donazioni di cibo in un magazzino gestito dall’agenzia americana USAID. Negli ultimi tre mesi a Yechila sono state registrate più di 80 morti per carestia.1136507811365080
[Yechila è una città di diverse migliaia di abitanti a sud-ovest di Mekelle, la capitale del Tigray. I ricordi della guerra sono ancora presenti: in una strada gli abitanti si rifugiano sotto un vecchio camion militare colpito da un drone.]

Nel 1984 e nel 1985, Tigray è stata una delle regioni più colpite della carestia etiope che ha innescato un’ondata di pubblicità globale e raccolta fondi, incluso il concerto Live Aid. Ma la nuova crisi potrebbe essere peggiore. Molte delle fattorie della regione, cliniche sanitarie e uffici governativi sono stati saccheggiati o incendiati durante la guerra, e non ci sono soldi per ripararli. La mancanza di pioggia e la sospensione temporanea degli aiuti hanno esacerbato la situazione.

La Famine Early Warning Systems Network, un gruppo di ricerca umanitaria, ha recentemente affermato che la carestia potrebbe essere diffusa nel Tigray all’inizio del 2024. I funzionari del Tigrayan stimano che 3,5 milioni di persone abbiano bisogno di aiuti urgenti, tra cui 2,3 milioni di agricoltori, in una regione di circa 6 milioni di persone. L’aiuto esistente sta aiutando solo un quinto dei bisognosi, dicono.

“Quest’ultima carestia è molto più grande della carestia del 1984”, ha detto Gebrehiwot Gebregzabher, capo della Commissione per la gestione del rischio di disastri del Tigray.

“Questa carestia è invisibile, sta influenzando più persone, e la risposta è stata minima, sfortunatamente”, ha detto al The Globe in un’intervista.

Mark Lowcock, capo umanitario delle Nazioni Unite e coordinatore degli aiuti di emergenza dal 2017 al 2021, afferma che la situazione a Yechila rafforza la sua preoccupazione per la crisi. “Gli esperti esperti e competenti mi dicono che i dati che stanno vedendo – e la loro recente esperienza di viaggiare in alcune parti del Tigray rurale – potrebbe indicare una catastrofe che si sta svolgendo nel 2024 paragonabile alla famigerata tragedia del 1984-85”, ha detto a The Globe.

“È essenziale che i responsabili politici rispondano a questo con maggiore velocità e urgenza, e con un aiuto molto più pratico per coloro che soffrono, di quanto stiamo vedendo in questo momento”.

Il mondo ha prestato poca attenzione alla crisi del Tigray. Le guerre a Gaza e in Ucraina hanno dominato i riflettori globali. La copertura mediatica è stata ostacolata dalle restrizioni del governo etiope sui viaggi. L’accesso al cellulare nelle regioni rurali è ancora intatto. Le forze eritree continuano a occupare parti della regione, limitando ulteriormente l’accesso.

Gli aiuti umanitari delle agenzie delle Nazioni Unite e dei governi occidentali sono stati sospesi per diversi mesi dopo che i soccorritori hanno trovato prove che gli aiuti alimentari sono stati dirottati da funzionari corrotti etiopi e tigrii. Solo ora gli aiuti vengono lentamente ripristinati, ma non è sufficiente, dicono i Tigrayan.
Yemserach Alelegn dice che il suo neonato è vicino alla morte perché la fame le impedisce di allattare.Yemserach Alelegn dice che il suo neonato è vicino alla morte perché la fame le impedisce di allattare.
“La nostra è una morte lenta”, ha detto Yemserach Alelegn, una madre di sei figli di sei anni che chiede cibo a Yechila.

Suo marito spesso salta i magri pasti della famiglia per dare ai loro figli più cibo, ma la fame è diventata insopportabile. “Non riesco nemmeno ad allattare il mio neonato, che è vicino alla morte, e mio marito è troppo debole per stare in piedi e camminare”, ha detto la signora. Ha detto Alelegn.

L’eredità della guerra è stata catastrofica. Quasi un milione di tigrini sono stati sfollati dalle loro case. Le rotte commerciali e i servizi governativi sono ancora interrotti in molti luoghi. Il bestiame e altri beni rurali sono stati saccheggiati o venduti. I programmi di welfare non sono stati completamente ripristinati.

L’ambasciatore del Canada in Etiopia, Joshua Tabah, si è recato a Tigray questo mese per vedere le riforme nel sistema di distribuzione alimentare delle Nazioni Unite. “Ora dobbiamo portare più cibo a persone più vulnerabili per il soccorso, la resilienza, l’alimentazione scolastica e l’alimentazione di emergenza”, ha detto in un post sui social media.

Yechila, a circa 100 chilometri a sud-ovest della capitale del Tigray, Mekelle, ha una popolazione di diverse migliaia. Per conteggio ufficiale, 83 persone sono morte di fame qui negli ultimi tre mesi, ma il numero reale è molto più alto.

I segni di teschio rosso e ossa incrociate sono visibili nei campi dei contadini, avvertendo delle mine antiuomo.

“Ci sono molte persone che muoiono sempre e abbiamo perso le tracce”, ha detto l’amministratore del villaggio di Yechila Gessese Tadesse.

“Il bisogno è travolgente. Con poche risorse per sostenerli, possiamo vederli morire solo davanti ai nostri occhi. Sono in molte centinaia, se non migliaia, e molti altri sono a rischio.
Haregwein Fitsum aspetta gli aiuti alimentari con il figlio disabile, il marito e un contadino. Dice che la famiglia a volte resta senza cibo per giorni.Haregwein Fitsum aspetta gli aiuti alimentari con il figlio disabile, il marito e un contadino. Dice che la famiglia a volte resta senza cibo per giorni.
Haregwein Fitsum, 41 anni, sperando nel cibo mentre si rifugia vicino all’ufficio dell’amministrazione del villaggio, non lontano dai veicoli bruciati di proiettili e che sono stati colpiti da attacchi aerei durante la guerra. La fattoria del marito è sparita. Vendette tre delle sue mucche e perse le altre quattro per fame.

Hanno un figlio con disabilità fisiche che ha bisogno di medicine, ma la fame è diventata una minaccia più grande. “Ciò che alla fine lo ucciderà non è la sua malattia, ma il fatto che non abbia nulla da mangiare”, ha detto. L’ha detto Fitsum. “Ci tutti andiamo per giorni senza mangiare.”

“Ciò che alla fine lo ucciderà non è la sua malattia, ma il fatto che non abbia nulla da mangiare”


Molti tigrini si sono trasferiti a Yechila per chiedere assistenza dopo aver rinunciato ai loro villaggi, ma hanno trovato poco aiuto.

“Stiamo tutti cercando di sopravvivere”, ha detto Aleka Zegaye Gebrehawaria, 37 anni, che si è trasferito nel villaggio con i suoi sei figli.

“Stiamo tutti cercando di sopravvivere”


Ha detto che vede morti ogni giorno nella sua nuova casa. I morti sono sepolti con poca cerimonia.

“Abbiamo tutti perso caro amici e familiari”, ha detto. “Se morissimo, qualcuno se ne accorgerebbe?”

“Se morissimo, qualcuno se ne accorgerebbe?”


Report di Geoffrey York a Johannesburg.


FONTE: theglobeandmail.com/world/arti…



Etiopia non tutela i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo eritrei


La Commissione etiope per i diritti umani (ESMECO) ha annunciato che, a causa dell’interruzione della registrazione dei rifugiati ad Addis Abeba negli ultimi 3 anni, molti eritrei rifugiati in Etiopia hanno visto limitati i loro diritti di movimento e alc

La Commissione etiope per i diritti umani (ESMECO) ha annunciato che, a causa dell’interruzione della registrazione dei rifugiati ad Addis Abeba negli ultimi 3 anni, molti eritrei rifugiati in Etiopia hanno visto limitati i loro diritti di movimento e alcuni di loro sono stati arrestati . Secondo il rapporto pubblicato dalla commissione (2022/2023), più di 200 eritrei sono stati costretti a tornare in Eritrea dove temevano che ci sarebbe stato pericolo per la loro vita.

Molti eritrei sono stati arrestati e torturati

Il rapporto conteneva evidenze e preoccupazioni riguardo al trattamento dei diritti umani dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Ha ricordato inoltre che dopo l’instaurazione delle relazioni tra i governi di Etiopia ed Eritrea, molti rifugiati eritrei sono entrati in Etiopia. Tuttavia ha annunciato che gli eritrei sono ora in pericolo a causa della cessazione della registrazione dei rifugiati in territorio etiope.

La Commissione ha dichiarato di aver capito che gli eritrei sono attualmente detenuti in “mancanza di prove”, il loro diritto di muoversi liberamente è limitato e gli sforzi per fornire soluzioni permanenti ai loro problemi, compresa la protezione individuale e la protezione dei rifugiati, sono in pericolo. La Commissione ha aggiunto che il fatto che si tratti di rifugiati, richiedenti asilo o migranti senza indagini adeguate e senza che il loro caso sia preso legalmente in carico (così come l’abuso dei diritti umani se dovessero essere rimpatriati in Eritrea) sono contesti non presi in considerazione ed approfonditi dai responsabili.

Quando i servizi di registrazione e documenti per i rifugiati furono interrotti, il fatto che gli eritrei furono costretti a ritornare nel loro paese d’origine fu una delle violazioni dei diritti umani più gravi che la commissione avesse osservato ed ha spiegato di aver chiesto la fine della detenzione arbitraria di rifugiati e richiedenti asilo.

Nel suo lavoro di monitoraggio e indagine, l’ESMECO ha annunciato di aver monitorato e indagato la gestione dei diritti umani di oltre 650.000 rifugiati e richiedenti asilo in 17 campi e siti per rifugiati.

La Commissione ha affermato che nei campi profughi di Buramino e Helawyin nella regione somala, il servizio di carta d’identità precedentemente fornito ai rifugiati somali è stato interrotto e la maggior parte dei rifugiati non era in grado di muoversi liberamente poiché non aveva un documento d’identità. Anche se i rifugiati a cui è stata consegnata la carta d’identità hanno chiesto che la loro carta d’identità fosse rinnovata perché scaduta, non hanno ricevuto risposta dagli enti preposti, afferma il rapporto.

Sebbene il numero di persone che immigrano in Etiopia sia in aumento a causa dei conflitti su larga scala nei paesi vicini, la commissione ha annunciato che i nuovi immigrati non vengono adeguatamente protetti per vari motivi.

Sebbene il Servizio per i rifugiati e i rimpatriati abbia annunciato di aver iniziato a rilasciare carte d’identità ai rifugiati, nonché a emettere nuove carte d’identità, la Commissione ha dichiarato che la registrazione dei richiedenti asilo nella città di Addis Abeba non è iniziata fino al momento del rilascio dei richiedenti asilo dagli arresti arbitrari.

Il rapporto indica che alcuni rifugiati vengono arrestati quando si spostano da un posto all’altro a causa della sospensione dei servizi di carte d’identità, e che alcuni rifugiati cercano di spostarsi da una città all’altra utilizzando carte d’identità false e documenti medici di riferimento a causa del problema di ottenimento dei documenti legali.

Tra i rifugiati di Addis Abeba ai quali non è stata rinnovata la carta d’identità, oltre a limitare il loro diritto di spostarsi liberamente da un luogo all’altro, si segnala nel rapporto che sono stati arrestati.

ESMECO ha inoltre esortato a riprendere immediatamente la registrazione dei rifugiati ad Addis Abeba, sospesa da più di 3 anni.

Tra gli oltre 900.000 immigrati stranieri in Etiopia, 417.419 (45%) provengono dal Sud Sudan, 302.195 (31%) dalla Somalia, 167.391 (18%) dall’Eritrea, 50.564 (5%) dal Sudan e 4.034 (1%) dal Kenya.

Secondo i dati della Commissione, suddividendo il numero dei profughi e il loro insediamento per regione:

  • Gambella: 383.000
  • Somali Region: 301.000
  • Benishangul Gumuz: 79.000
  • Addis Abeba: 76.000
  • Afar: 58.0000
  • Amhara: 22.000
  • Ex nazioni e popoli del sud: 5.000
  • Oromia: 4.000
  • Tigray: 2.000
  • 14000 in varie località

Secondo il rapporto della Commissione, il sostegno fornito a donne, bambini, anziani e disabili non tiene conto dello stato di salute, dell’età, del sesso e della disabilità, e il sostegno fornito dal governo etiope e dalle organizzazioni non governative è molto limitato in termini di quantità e tipologia.


FONTE: ethiopianreporter.com/125350/


tommasin.org/blog/2023-12-27/e…

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La raccomandazione europea sull’insegnamento dell’informatica nella scuola


di Enrico Nardelli

Mercoledì 6 dicembre si è svolta alla Camera la conferenza stampa, organizzata dall’Intergruppo Innovazione (gruppo bipartisan di parlamentari che hanno a cuore i temi dell’innovazione), dedicata all'approvazione da parte del Consiglio dell'Unione Europea della proposta di Raccomandazione della Commissione Europea sull'insegnamento dell'informatica nella scuola. Per l'Intergruppo hanno partecipato il senatore Lorenzo Basso (PD) e i deputati Giulio Centemero (Lega) e Giulia Pastorella (Azione). Per il mondo produttivo: Agostino Santoni (vicepresidente per il digitale di Confindustria) e Giorgio Binda (presidente nazionale Unimatica di Confapi). Il video della conferenza stampa è disponibile a questo link.

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La Raccomandazione approvata affronta la necessità di far sì che l'istruzione supporti la trasformazione digitale, fornendo le competenze necessarie a questo scopo. Pertanto, viene raccomandato a tutti gli Stati Membri di sviluppare un’istruzione di qualità in informatica nell’istruzione sia primaria che secondaria.

In modo più specifico, si raccomanda di:

  • inserire un insegnamento di alta qualità in informatica dall’inizio dell’educazione obbligatoria, avendo stabilito in modo chiaro gli obiettivi di apprendimento, il tempo dedicato e i metodi di valutazione, allo scopo di offrire a tutti gli studenti la possibilità di sviluppare le loro competenze digitali in modo scientificamente ben fondato,
  • far sì che l’insegnamento dell’informatica sia erogato da insegnanti qualificati, che abbiano a disposizione risorse didattiche di qualità, approcci didattici ben fondati, e appropriati metodi di valutazione degli obiettivi di apprendimento.

Si manifesta quindi chiaramente a tutti gli Stati Membri la necessità di avere l’informatica come disciplina scientifica fondamentale per l’istruzione di tutti i cittadini nel 21-mo secolo. È un’indicazione quanto mai opportuna. Ricordiamo infatti che, con il passare da una società agricola ad una società industriale, il processo educativo delle persone è mutato, introducendo nell’istruzione obbligatoria elementi di quelle scienze (fisica, biologia, chimica, …) che sono alla base di ogni macchina industriale. Analogamente, nel passaggio dalla società industriale alla società digitale è necessario aggiungere nell’istruzione obbligatoria lo studio dell’informatica, indispensabile per comprendere le macchine digitali.

Questa raccomandazione è dunque una svolta epocale, che speriamo serva ad avviare finalmente in tutti i Paesi Europei una seria attività di formazione sull’informatica nella scuola. Ricordo che l’istruzione è una materia di competenza degli Stati Membri, per cui il ruolo dell’Unione Europea rimane sussidiario.

Tutti gli intervenuti sono stati concordi nel ribadire l’auspicio che in Italia venga avviata nella scuola un’intensa attività educativa in questa direzione, sottolineando l’importanza di fare sistema tra pubblico e privato.

In Italia, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha già da tempo dichiarato di voler rafforzare le preparazione scolastica nelle materie scientifiche, obiettivo quanto mai meritorio. Inoltre, dal momento che questa proposta della Commissione indica in modo evidente l’informatica come la materia scientifica alla base della preparazione per la società digitale, sarebbe opportuno integrare quanto previsto in tale settore, anche nell’ambito del PNRR, dove sono discusse solo le competenze operative di utilizzo della tecnologia digitale.

A questo fine, nella missione M4 (Istruzione e Ricerca) del PNRR è presente la sotto-componente C1.3 (Ampliamento delle competenze e potenziamento delle infrastrutture), che prevede l’investimento 3.1 (Nuove competenze e nuovi linguaggi), con l’obiettivo di «promuovere l’integrazione, all’interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione», con a disposizione fondi per 1.100 milioni di euro.

Con il DM n.184 del 2023 sono state pubblicate le linee guida STEM, che danno solo indicazioni, necessariamente non dettagliate, su cosa fare relativamente alle competenze digitali. A tal proposito, si fa notare che il Laboratorio Informatica e Scuola del CINI, il Consorzio che raggruppa più di 50 università statali italiane attive nel settore dell’informatica ed è quindi l’istituzione di riferimento in Italia per la formazione in informatica, aveva preparato, già da dicembre 2017, una proposta molto dettagliata dei traguardi di competenze e degli obiettivi di apprendimento per l’insegnamento dell’informatica in tutte le fasce dell’istruzione obbligatoria, che viene citata in una nota delle linee guida stesse.

Il Ministero, con DM n.65 del 12 aprile 2023, ha già assegnato 600 milioni di euro alle scuole per lo sviluppo delle competenze STEM degli studenti: ogni istituto dovrà preparare i relativi progetti seguendo tali linee guida. Osserviamo preliminarmente che, per garantire sostenibilità nel lungo periodo ai processi di trasformazione digitale, in aggiunta alla formazione degli studenti è necessaria quella degli insegnanti, così da consentire di preparare i ragazzi anche negli anni successivi ai fondi PNRR. Inoltre, riteniamo che per aumentare l’efficacia dell’azione ministeriale occorra fornire agli istituti coinvolti, ben inteso senza ledere l’autonomia scolastica, indicazioni precise sui contenuti.

In quest’ottica, è utile guardare a chi, dei grandi paesi Europei, ha affrontato questo snodo prima di noi e può quindi indicarci una strada. Vi è l’esempio del Regno Unito. Nell’a.s. 2014-15 aveva inserito un curricolo di informatica obbligatorio per tutte le scuole. Nel novembre 2017 un rapporto della Royal Society aveva evidenziato che però la situazione era addirittura peggiorata. Allora nel novembre 2018 il governo ha deciso uno stanziamento di 84 milioni di sterline per la creazione, concretizzatasi nel 2019, di un istituto nazionale per l’insegnamento dell’informatica, il National Centre for Computing Education, che sta per essere rifinanziato.

Sulla linea di investimento 3.1 dovrebbero essere rimasti fondi in quantità sufficiente per un intervento di questo genere, imprescindibile se si vuol preparare il Paese alla transizione digitale.

È quindi indispensabile una chiara determinazione in questa direzione da parte della politica, che sia anche supportata da intese larghe e trasversali, per guidare una trasformazione che richiederà almeno un decennio per essere completata. Solo così potremo garantire alle future generazioni la possibilità di governare il loro futuro digitale.
--
Versione originale pubblicata su "StartMAG" il 23 dicembre 2023.


link-and-think.blogspot.com/20…

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in reply to Marco Bresciani

@Marco Bresciani stiamo parlando di Enrico Nardelli, che della didattica dell'informatica ne ha fatto una battaglia da anni
in reply to Informa Pirata

E son gli altri che mi preoccupano... ministri e politici sparsi... 😒


I CARABINIERI RECUPERANO IN OLANDA STATUA TRAFUGATA IN COSTIERA AMALFITANA


I CARABINIERI RECUPERANO IN OLANDA STATUA TRAFUGATA IN COSTIERA AMALFITANA

La storica statua italiana della Madonna del Monte Carmelo, di grande importanza religiosa, è stata restituita all'Italia dai Paesi Bassi con il sostegno giudiziario di Eurojust. Il reperto religioso è stato rubato nel 2014 da una chiesa a Pastena, nella Costiera Amalfitana e successivamente acquistato da un collezionista olandese. Eurojust ha assistito le autorità italiane nella rapida esecuzione di un ordine europeo di indagine (OEI) per organizzarne la restituzione alla parrocchia di Pastena.

L’ordine europeo di indagine è una decisione giudiziaria emessa o convalidata dall’autorità giudiziaria di un paese dell’UE per ottenere atti di indagine effettuati in un altro paese dell’UE al fine di raccogliere elementi di prova in materia penale. L'esecuzione deve essere eseguita con le stesse modalità che si seguirebbero che l'atto investigativo in questione fosse stato ordinato da un'autorità dello Stato di esecuzione.

La statua, che ha circa 700 anni, è stata rubata dalla chiesa nell'agosto 2014 e messa in vendita tramite un antiquario italiano. È stata acquistata in buona fede da un collezionista olandese che intendeva rivenderla e ha postato le foto sui social. Ad avvistarli è stato il parroco di Pastena, che ha contattato le autorità italiane.

Un'indagine era stata avviata dai carabinieri della Tutela dei Beni Culturali e dalla Procura della Repubblica di Salerno, che hanno poi contattato Eurojust per avviare l'iter di recupero e restituzione del reperto in Costiera Amalfitana. L'Agenzia ha prestato assistenza nell'esecuzione dell'OEI, ed ha fornito ulteriore supporto giudiziario transfrontaliero alle autorità in Italia e nei Paesi Bassi. Il trasferimento della statua è avvenuto nei giorni scorsi.

Per saperne di più sull’ordine europeo di indagine: e-justice.europa.eu/content_eu…

#ArmadeiCarabinieri #ordineeuropeodiindagine #Eurojust



VERSIONE ITALIANA GIAPPONE, IN ALCUNE CITTA’ I PASSEGGERI DEL TRAM POSSONO PAGARE UTILIZZANDO LA TECNOLOGIA DI RICONOSCIMENTO FACCIALENella città di Kumamoto, a sud del Giappone, è stato avviato un progetto pilota per consentire ai passeggeri del tram di pagare con il proprio volto grazie alla tecnologia di riconoscimento facciale di Saffe. Il progetto durerà fino …

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OPERAZIONE “KULMI” CONTRO IL TRAFFICO DI STUPEFACENTI DALL’ALBANIA. ARRIVANO LE CONDANNE DEFINITIVE


Può essere presa ad esempio come attività di polizia internazionale che ha sfruttato tutte le possibilità legislative ed operative: si tratta della Operazione “Kulmi”, orchestrata sin dal 2017 dal Centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) di Bari, con la costituzione di una Squadra Investigativa Comune da parte della Procura Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, la Procura Speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata della Repubblica d’Albania (SPAK) ed Eurojust, nonché delle Divisioni Interpol e S.I.Re.N.E. del Servizio di Cooperazione Internazionale (SCIP) del Ministero dell’Interno, dell’Ufficio di Collegamento Interforze di Tirana e dell’Esperto per la Sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia a Londra.
L’attività congiunta ha consentito di disarticolare una associazione criminale transnazionale di narcotrafficanti italiani ed albanesi operante nel barese, con ramificazioni oltre che nel Paese “delle due aquile”, in Puglia e Basilicata.

L’operazione, nel suo sviluppo, aveva permesso l’arresto di 27 affiliati e il sequestro di oltre 3,3 tonnellate di droga (marjuana, cocaina ed eroina).

Ora la Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione a 19 ordini di carcerazione emessi dalla Procura Generale di Bari nei confronti di altrettanti condannati in via definitiva a pene detentive fino ad 11 anni e 6 mesi di reclusione per il traffico internazionale di stupefacenti, a seguito di pronunciamento dello scorso 14 dicembre della Suprema Corte di Cassazione.

Il video qui: direzioneinvestigativaantimafi…

#SPAK #Albania #INTERPOL #SIRENE #SCIP #EUROJUST #ESPERTOPERLASICUREZZA



VERSIONE ITALIANA UE, LA COMMISSIONE HA ADOTTATO UNA SECONDA SERIE DI DECISIONI DI DESIGNAZIONI A NORMA DEL DIGITAL SERVICE ACTLa Commissione oggi ha adottato una seconda serie di decisioni di designazione a norma del regolamento sui servizi digitali, riguardanti le piattaforme on line Pornhub, Stripchat e XVideos. Tutto questo è frutto delle indagini che la …


Memoru la daton! 🗣 La interesgrupo de Adoleska Agado entuziasme invitas vin partopreni sian retan eventon: ARTo (Adoleskantara Reta Tago) estas organizita de adoleskuloj por adoleskuloj, kaj okazos la 24-an de Decembro. 🎄


Pretiĝu por mojosa tago (horoj aperas laŭ UTC):

🎉 16:00 - 16:30 · Malfermo (gvidas Oliver)
🗣️ 16:30 - 17:30 · Diskutado pri disvastigo de Esperanto kaj adoleskoj (gvidas Óscar)
🎯 17:30 - 18:30 · Ni ludu kune! (gvidas Oliver)
🐶 de 18:30 · Libera babilado pri hejmbestoj (sen gvidanto)

La evento okazos per Jitsi: meet.jit.si/ARTO-TEJO 🎧

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Journa.host e la proprietà dei server Mastodon. Una storia sulla fragilità emotiva e professionale dei giornalisti

@Giornalismo e disordine informativo

Riportiamo le riflessioni di Laurens Hof, autore della newsletter fediversereport

Il server Journa.host , un server Mastodon dedicato ai giornalisti, ha trasferito la proprietà. Con ciò arrivano domande riguardanti le aspettative tra i proprietari/operatori del server e le persone che utilizzano il server. Il server Journa.host è iniziato come un progetto incentrato sulla comunità, con il finanziamento iniziale del Tow-Knight Center for Entrepreneurial Journalism presso la Craig Newmark Graduate School of Journalism della CUNY. Recentemente la proprietà del server è stata trasferita alla Fourth Estate Public Benefit Corporation. Questa organizzazione gestisce anche il server Mastodon newsie.social e, fino a poco tempo fa, anche il progetto verifyjournalist.org (la cui proprietà è stata recentemente trasferita a The Doodle Project).

Questo trasferimento di proprietà del server ha innescato una discussione da parte del giornalista etiope Zecharias Zelalem, che si è allontanato dal server journa.host a seguito di questo trasferimento di proprietà. Nei suoi post sottolinea i rischi reali che derivano dall'essere un giornalista, soprattutto nel suo contesto. Il trasferimento dei dati personali dei giornalisti e il controllo della loro presenza sui social media alla nuova proprietà senza alcun preavviso e spiegazione solleva interrogativi sulle considerazioni dei precedenti proprietari su questo trasferimento. Uno dei punti sollevati è che ci sono poche informazioni disponibili sull'identità del nuovo proprietario, Jeff Brown. È comprensibile che i giornalisti si sentano a disagio quando non è chiaro chi sia responsabile di una parte importante della loro presenza digitale. Allo stesso tempo, la maggior parte dei server non è finanziariamente sostenibile e non si può presumere che anche i server che ricevono finanziamenti da luoghi affidabili rimangano operativi per sempre quando i fondi si esauriscono. Nel frattempo, sotto la nuova proprietà, journal.host consentirà nuovamente la registrazione di nuove applicazioni per il server journal.host.

Dan Hon ha scritto un articolo interessante sulla situazione, tracciando parallelismi con il nuovo libro di Cory Doctorow "The Internet Con", che vale la pena leggere. Sta anche ospitando un incontro digitale per piccoli gruppi "Giornalismo, notizie e social network federati", organizzato anche in risposta a questa conversazione. Qui puoi trovare ulteriori informazioni su questo incontro "Hallway Track".

Le nostre considerazioni sulla vicenda

Quando abbiamo creato l'istanza mastodon poliversity.it, dedicata agli accademici e ai giornalisti, ci siamo resi conto che mentre gli accademici hanno iniziato a frequentarla, i giornalisti l'hanno praticamente disertata, preferendo stare dentro istanze generaliste come mastodon.uno o la gigantesca mastodon.social Ma altri hanno preferito iscriversi nelle due istanze tematiche anglofone più grandi dedicate al giornalismo, newsie.social e journa.host.
Il motivo dichiarato è che i giornalisti preferivano stare nei luoghi più comodi, più frequentati o più esclusivi. Insomma, preferivano Un posto al sole...

Ma questa individuazione dell'istanza del fediverso più affollata nasconde la pigrizia tipica della maggior parte dei giornalisti oltre alla impellente necessità di mettersi in mostra. Quando abbiamo creato la nostra istanza dedicata al giornalismo, abbiamo sempre affermato che si doveva trattare di una soluzione temporanea, in attesa di fare in modo che i giornalisti stessi creassero delle proprie istanze, legate alla piattaforma editoriale per cui già lavoravano o ai consorzi di cui fanno parte alcuni dei migliori giornalisti italiani ed esteri.

Invece questi progetti non sono ancora nati. In questo senso, troviamo che le lamentazioni di Zecharias Zelalem siano stucchevoli: non riguardano l'orgoglio del giornalismo, ma la semplice lamentela del giornalista che si vede cambiare padrone, che si vede cambiare il soggetto ospitante
Anche l'accusa nei confronti di Jeff Brown ossia quella di non essere un giornalista, è una cosa volgare che manca totalmente l'obiettivo: Il fatto è che Jeff Brown non deve essere un giornalista ma al massimo deve essere un bravo "editore"!
Il punto però è che il fediverso consente a ciascun giornalista o a ciascun gruppo di giornalisti di essere editore di se stesso. L'incapacità di comprendere la realtà da parte proprio di quei soggetti che dovrebbero raccontarle, è al nostro avviso l'aspetto più problematico e in un certo senso oscena di tutta questa vicenda.


Welcome! Lots of individual news stories this week, with some implications about how the network currently functions and operates. WordPress is actively expanding the network by allowing all blogs on the free wordpress.com plan to become part of the fediverse. While discussions about server ownership put questions at what is expected to be an operator of a fediverse server.

WordPress.com officially connects to the fediverse


The major news of the week is that WordPress.com now can connect to the fediverse via the ActivityPub plugin. A few weeks ago I already reported on the official launch of the plugin (which had been in beta for a long while), when it became available for people who are self-hosting their WordPress site. It is now also available for everyone who uses WordPress via WordPress.com, including people on a free plan. The news got some significant attention by other tech news sites as well. Current usage of the new connection can be seen here.

People in the fediverse are understandably excited by this development, and frame it in a hopeful perspective of growth, for example, by focusing on how many websites run WordPress that can now join the fediverse. The fediverse and its cultural conventions are currently dominated by the microblogging side of the community. The potential inflow of blogs and websites into the fediverse poses new questions that deserve contemplation. These issues are not new, fediverse software like WriteFreely and Plume have been around for years. What is different is how people in the fediverse are positioning WordPress in a context of growth, by accentuation how many websites on the internet run WordPress. They ask the reader explicitly to imagine a future in which millions of WordPress websites have connected to the fediverse. The prospect of millions of sites connected to the fediverse also makes questions about current culture and norms in the fediverse more top-of-mind: How do current social norms around search and indexing in the fediverse collide with the different expectations around search on the rest of the web? What does a good user experience looks like for a feed that contains posts with less than 500 characters, interspersed with a blog post of 10.000 words? What does content moderation look like in a world where there are thousands, if not millions of websites connected to the fediverse, that are all effectively their own servers?

Journa.host and server ownership


The Journa.host server, a Mastodon server that is dedicated to journalists has transferred ownership. With it come questions regarding expectations between server owners/operators and people that use the server. The Journa.host server started as a community-centric project, with initial funding The Tow-Knight Center for Entrepreneurial Journalism at the Craig Newmark Graduate School of Journalism at CUNY. Recently the ownership of the server was transferred to the Fourth Estate Public Benefit Corporation. This organisation also runs the Mastodon server newsie.social, and until recently the verifiedjournalist.org project as well (who’s ownership got transferred to The Doodle Project recently).

This move of server ownership sparked a thread by Ethiopian journalist Zecharias Zelalem, who moved away from the journa.host server as a result of this transfer of ownership. In his posts, he points the actual real risks that come with being a journalist, especially so in his context. Transferring journalists’ personal data, and control of their social media presence, to new ownership without any real notice and explanation does raises questions about the considerations from the previous owners about this move. One of the points that was raised is that there is little information available on the identity of the new owner, Jeff Brown. It is understandable for journalists to get uncomfortable when it is unclear who is responsible for an important part of their digital presence. At the same time, most servers are not financially sustainable, and even servers who get funding from reputable places cannot be assumed by default to stay in operation forever when funding runs out. Meanwhile, under the new ownership journa.host will allow new applications for signups again for the journa.host server.

Dan Hon wrote an interesting article on the situation, and drawing parallels with Cory Doctorow’s new book ‘The Internet Con’, which is worth reading. He is also hosting a small group digital meeting ‘Journalism, News, and Federated Social Networks’, which got set up as a response to this conversation as well. You can find more about this ‘Hallway Track’ meeting here.

IFTAS moderator needs assessment


IFTAS, the non-profit organisation for Trust and Safety on the fediverse, has released the results of their recent assessments of the needs of fediverse moderators. The entire results can be found here, and are worth checking out. Some of the noteworthy results: few servers (17%) have 24 hour moderator coverage. Most servers lose money, and most moderators are unpaid. Half of the respondents use shared block lists, such as Oliphant’s lists. What also stands out is the variety of moderator communities that are in use, that all only are used by a small part of the moderator community. There is not a clear single community for moderators that is used by the de-facto default.

On Bluesky interoperability


With Bluesky getting more popular, the conversation of interoperability between the fediverse and Bluesky/ATProtocol has come up again. In the GitHub for the AT Protocol, Bluesky engineer Brian Newbold gives a detailed answer about the various parts of interoperability between the network. The direct answer is that “it is not on the Bluesky roadmap”, but the answer also identifies which parts of interoperability could probably work, which parts are difficult from a technical perspective, and which parts are hard from a cultural perspective. Another interesting suggestion that came up is the possibility of fully embedding posts on its opposite platform, allowing for a kind of quote-posting across networks.

Mastodon user count update


Eugen Rochko gave a short update this week, indicating that the joinmastodon.org website had been undercounting data for the period between October 2nd and October 9th. The undercounting accounting for some 400k MAU and 2.3m total accounts, which only happened during the timeframe of the previous week. This got picked up by some media outlets and spread around the feeds. However, the news was framed mainly in the context that Mastodon had a lot more users than expected, which is not really correct: Mastodon has the expected amount of users, and news of the gain in numbers should have been properly accompanied with an equal loss in the week before. Getting reliable data about user numbers is fairly difficult, with multiple sources providing quite different values. joinmastodon.org lists 1.8M MAU for Mastodon currently, while fedidb.org gives 1.4M MAU for the entire fediverse. It is unclear which of these sources is more reliable. Personally, I tend to use fedidb.org, as this provides data over time, so trends can be visible.

Twittermigration report


Tim Chambers has been documenting the Twitter Migration (X Migration now) over the last year, releasing an extensive report every quarter. The latest update for Q3 2023 has just been released, and it’s worth checking out. It documents in detail the many issues that X currently faces. It also gives some good data on the growth and usage of Threads. After an explosive launch, reading 100M accounts in a week, activity cooled significantly immediately after. In the months that followed, growth and usage has stabilised. Threads is now estimated to grow at 1 million accounts every two weeks, roughly four times as much as Bluesky is currently growing.

The report indicates that the other two main beneficiaries of the X migration are Mastodon and Bluesky. One way that the report measures this is by looking how many X accounts have a handle for their account on a different network in their profile. The mentions of Mastodon are significantly bigger than Bluesky here, but are stagnating, while Bluesky’s numbers are rapidly growing. This trend is also visible in the account signup numbers for both Mastodon and Bluesky.

The report also distinguishes a Developer migration, and notes organisations that are currently working on providing ActivityPub integration, such as Automattic with WordPress, Flipboard, Mozilla, as well as other networks such as Threads, Tumblr and Post.news. No organisation is talking about using the AT Proto network currently. This is why the report quotes Nilay Patel (from February 23), where he states that ActivityPub is where the app developers are. This seems to be holding up regarding companies and organisations, who are all focused on ActivityPub. Individual hobby developers seem to be a different matter though, where the AT Protocol seems to be of significant interest: the largest individual developer community for ActivityPub has less than 200 users, while the Discord for developers for AT Protocol has almost ten times as much, close to 2000.

The links


  • SURF, the Mastodon project the Dutch higher education system, has a chance to win the European Commission’s Open Source Observatory award.
  • Confirmation that Mozilla’s new fediverse server, mozilla.social, will use people’s Firefox account to log in.
  • A podcast about the fediverse from the perspective of advertisers
  • A podcast by Manton Reece, the creator of micro.blog, about ActivityPub support in WordPress.com and its impact on Micro.blog
  • Renaud Chaput is now officially the CTO for Mastodon. As the organisation still has very limited funding, this is currently still a volunteer position.

That’s all for this week. If you want to receive this update every Sunday directly in your mailbox, subscribe below:

fediversereport.com/last-week-…

#activitypub #bluesky #fediverse #mastodon #wordpress


Questa voce è stata modificata (1 anno fa)
in reply to rag. Gustavino Bevilacqua

Dài @GustavinoBevilacqua conosci troppo bene il fediverso per capire che non è questo il punto! Se hai bisogno di sicurezza, non devi cercare la "fiducia" di nessuno, ma devi solo avere il "controllo"!

Se vuoi usare l'istanza di un altro, il minimo che devi (Minimo che DEVI) fare è iscriverti con protonmail e collegarti con TOR project.

L'ottimale è crearti una tua istanza e comunicare solo con sistemi crittati (matrix, signal, session, etc)

@outlook @poliversity @giornalismo

in reply to macfranc

@GustavinoBevilacqua aggiungo infine che nessuno deve

> dimostrare che Jeff Brown non è uno delle tante Wanna Marchi della rete, che cerca solo polli da mungere… sarà una buona notizia.

Questo è indifferente, così come lo è il fatto che sia o non sia un giornalista (per me è un "editore di fatto" e si posiziona nell'intervallo tra Wikileaks ed Elon Musk!): quello che conta è chi sei tu, utente che ti iscrivi là dentro...

@outlook @poliversity @giornalismo



Verso un ecosistema di scienza aperta. Il contributo di Bonfire nel realizzare un framework modulare per applicazioni social federate

Bonfire sta costruendo un framework modulare per applicazioni social federate, tra cui microblogging, gestione delle attività o moderazione dei contenuti assistita dall'intelligenza artificiale. All'interno di Bonfire, è possibile creare diversi plugin per scopi come la collaborazione nella ricerca, la pubblicazione pre-stampa e la revisione tra pari. Inoltre, un sistema di riconoscimento e verifica chiaro e verificabile potrebbe supportare la creazione di un ecosistema federato di scienza aperta.

All'interno di Bonfire, è possibile creare diversi plugin per scopi come la collaborazione nella ricerca, la pubblicazione pre-stampa e la revisione tra pari. Inoltre, un sistema di riconoscimento e verifica chiaro e verificabile potrebbe supportare la creazione di un ecosistema federato di scienza aperta.

Una massiccia adozione di protocolli federati da parte delle istituzioni accademiche aiuterà a potenziare le implementazioni della scienza aperta e a includere le comunità non accademiche nel processo di produzione della conoscenza. Immaginiamo che queste implementazioni vengano realizzate all'aperto, attraverso un processo di co-progettazione che unisce scienziati, ricercatori e attivisti. Questo sforzo collettivo garantirà che le funzionalità sviluppate soddisfino i meticolosi standard degli strumenti accademici sfruttando al tempo stesso l’esperienza utente dei social network. La nostra aspirazione è che ciò possa innescare conversazioni significative e ampliare l’accessibilità delle discussioni scientifiche a un pubblico più ampio, promuovendo una comunità di conoscenza globale vivace, inclusiva e interconnessa.

Qui il post completo pubblicato da @Equipo Nibö :niboe: e Biogarabatos post sul blog di @Bonfire

@Scuola - Gruppo Forum

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Le classifiche delle migliori università del mondo lasciano il tempo che trovano

@Universitaly: università & universitari

Periodicamente ottengono grandi attenzioni, e l'Italia sembra sempre arrancare, ma non è chiaro a chi servano veramente

Nonostante l’indubbia attenzione che ottengono, però, queste classifiche sono da anni molto criticate. Un po’ perché si basano su criteri arbitrari, che riflettono poco la moltitudine di ruoli sociali e culturali che le università svolgono sul territorio. Un po’ perché sono progettate quasi sempre sulla base del sistema d’istruzione inglese e statunitense, che riflette male come funzionano le università nel resto del mondo. Un po’, semplicemente, perché non è chiaro a cosa servano, se non a indirizzare attenzione e fondi verso le società che le stilano e le università che figurano ai primi posti.

L'articolo di @Viola Stefanello 👩‍💻 è qui su Il Post

in reply to Poliversity - Università ricerca e giornalismo

Fantastico modo di pensare! In effetti è proprio vero: gli osservatori influenzano ciò che osservano in questo caso e come l'hai scritto tu è perfetto.

È deprimente allo stesso modo che qualcosa che teoricamente sarebbe interessante (statistiche delle università a priori sarebbero anche cose utili) finisca per essere una forte fonte di influenza degli studenti e delle università. I fini di queste agenzie di classifiche non sono nobili...

in reply to ConstipatedWatson

@ConstipatedWatson
Legge di Goodhart: quando una misura diventa un obiettivo, cessa di essere una buona misura. L'intero sistema capitalista è costruito in violazione di questa legge.

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È fondamentale non dare più spazio ai negazionisti climatici: la nostra risposta di Valigia Blu a un lettore sull’articolo dei quattro fisici italiani ritirato dalla casa editrice

@Giornalismo e disordine informativo

Si poteva lasciare l’articolo con le sue criticità e vedere cosa generava? Fatto sta che la casa editrice, una di punta nel settore accademico, tra le motivazioni della ritrattazione ha scritto che “L’addendum non è stato considerato adatto alla pubblicazione” e “la ritrattazione è stata la linea d'azione più appropriata per mantenere alti i livelli dei contenuti scientifici pubblicati sulla rivista”. L’articolo rimane comunque sul sito e chiunque può leggerlo.

La vicenda ci dice che i direttori delle riviste dovrebbero essere un po' più attenti quando pubblicano articoli con analisi e conclusioni potenzialmente controverse. Questo non vuol dire che non debbano essere pubblicati, ma solo che vale la pena assicurarsi che vengano esaminati in modo approfondito e attento prima di pubblicarli

in reply to Novman

@Novman hai una conoscenza così profonda dei meccanismi alla base del processo di pubblicazione degli articoli scientifici, tale da farti sospettare che questo sia un caso di censura?
in reply to Poliversity - Università ricerca e giornalismo

Stavo commentando i toni, non l'articolo. In qualsiasi campo scientifico si prova e si vede. Come è successo per il presunto superconduttore ad alta temperatura. Non si parla di negazionista della superconduttività. Toni come questi sono adatti ai piazzisti televisivi o ai propagandisti di bassa lega, non a degli scienziati. Sinceramente mi piacerebbe leggere uno studio approfondito sull'influenza dei cicli solari sul clima ( visto che siamo in periodo interglaciale ) , ma visto questo clima da piazzisti, mi sa che non lo leggerò mai. Poi, per carità, ridurre l'inquinamento è sacrosanto, ma fatto con questi toni porta solo problemi. Basta vedere la chiusura delle centrali nucleari in Germania a favore del carbone o assurdità distopiche come le mega Ztl, quando poi si fanno immatricolare SUV giganteschi o si favoriscono tecnologie perlomeno dubbie come il pellet.