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#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Padre Pio da Pietrelcina” di Valmontone, a pochi chilometri dalla Capitale.


Godflesh - Purge


Però per chi vuole c'è il sangue che scorre dentro i computer, quella sottile ansia mista a piacere che solo i Godflesh sanno dare. Un disco molto molto importante, ancora più utile in questi nostri tempi, che i Godflesh avevano già abbondantemente descritto. Un grandissimo ritorno per un disco che diventerà fondamentale in una discografia che non ha eguali.
@Musica Agorà iyezine.com/godflesh-purge

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Taiwan, nel G7 studiano altre sanzioni alla Cina: avranno un impatto devastante sull’economia globale


Tuttavia, date le dimensioni e i legami dell’economia cinese, per i governi occidentali sarebbe molto più difficile approvarle rispetto alle punizioni contro Mosca per la guerra contro l'Ucraina. L'articolo Taiwan, nel G7 studiano altre sanzioni alla Cin

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di Michelangelo Cocco*

Pagine Esteri, 7 luglio 2023– Almeno 3.000 miliardi di dollari andrebbero subito in fumo se i paesi del G7 sanzionassero la Cina in caso di crisi su Taiwan. L’economia globale perderebbe una cifra equivalente al Pil del Regno Unito nel 2022. Il dato è al centro di una ricerca congiunta pubblicata da Atlantic Council e Rhodium Group, Sanctioning China in a Taiwan Crisis, Scenarios and Risks. Lo studio del think tank con sede a Washington che si occupa di «stimolare la leadership degli Stati Uniti nel mondo» e del centro di ricerca con focus sul settore privato in Cina muove da un confronto in corso tra policymaker e aziende dei sette paesi pesi più avanzati (ufficialmente non se ne parla all’interno dei governi). Tuttavia queste discussioni rivelano che un’ennesima crisi dello Stretto (sarebbe la quarta, dopo quelle del 1954-55, 1958 e 1995-96) rappresenta uno scenario tutt’altro che fantapolitico.

Secondo il rapporto, il coordinamento costante tra funzionari statunitensi ed europei ha evidenziato che «l’invasione russa dell’Ucraina ha rimodellato i contorni di ciò che era possibile nel regno della politica economica».

Quando parliamo di “crisi” intendiamo non solo uno scontro militare, ma anche altri due scenari, che a Taipei ritengono più probabili: un blocco dell’Isola da parte della marina e dell’aviazione cinese, e/o un grande attacco informatico contro le sue infrastrutture. Entrambi metterebbero in ginocchio l’economia di Taiwan, fortemente dipendente dall’export.

Prima di esaminare i risultati del paper, è importante riflettere sulle sue conclusioni. Secondo Atlantic Council e Rhodium Group, contro queste eventuali mosse di Pechino le contromisure economiche non basterebbero: esse sono «complementari, piuttosto che sostitutive, degli strumenti militari e diplomatici per mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan». Tuttavia a chi abbia analizzato l’ascesa di Xi Jinping e la riorganizzazione alla quale ha sottoposto negli ultimi dieci anni il partito e l’esercito appare evidente che nella “Nuova era” proclamata dal presidente cinese la questione taiwanese ha assunto una rinnovata centralità. In questo quadro, nessuna pressione militare e diplomatica potranno far recedere Pechino dalla “riunificazione” del territorio che considera una provincia ribelle. Pertanto, ciò che servirebbe con urgenza è una soluzione politica, basata su un nuovo accordo complessivo tra la potenza egemone e quella in ascesa.

Al contrario, si studiano le sanzioni, che colpirebbero tre ambiti principali: le banche (divieto di utilizzare il sistema SWIFT; limitazioni delle transazioni; mercato internazionale precluso ai titoli di debito cinesi); le élite politiche e militari (blocco dei beni e restrizioni ai visti); le compagnie legate all’esercito (restrizioni al commercio e agli investimenti; su obbligazioni e azioni; controlli sull’export).

Tuttavia, date le dimensioni (dieci volte quella russa) e i legami dell’economia cinese, per i governi del G7 sarebbe molto più difficile approvarle rispetto alle punizioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina. I due think tank evidenziano «gli interessi nazionali differenti, la diversa disponibilità a sopportare le ripercussioni economiche e le sfaccettature uniche delle loro relazioni con Washington». In effetti, se al Congresso Usa è già stato introdotto (il 29 marzo scorso) un progetto di legge ad hoc (lo “STAND with Taiwan Act”) per sanzionare la Cina se «l’Esercito popolare di liberazione avvia un’invasione di Taiwan», il presidente francese, Emmanuel Macron, pochi giorni dopo (il 9 aprile), ha avvertito in un’intervista a Politico che «la cosa peggiore sarebbe pensare che noi europei su questa questione (Taiwan, ndr) dobbiamo seguire l’agenda degli Stati Uniti e una reazione eccessiva cinese». Per Washington Taiwan rappresenta una questione di sicurezza nazionale, per le capitali europee no. Le divergenze politiche riflettono quelle dell’opinione pubblica, con l’83 per cento degli statunitensi che ha un’idea “negativa” della Cina (Pew Research Center, aprile 2023), mentre il 62 per cento degli europei vorrebbe rimanere neurale in caso di conflitto tra Cina e Stati Uniti su Taiwan (European Council on Foreign Relations, giugno 2023).

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Shanghai

Anche se l’ultimo vertice, a Hiroshima, ha ostentato unità sulla Cina, raggiungere un accordo tra i paesi del G7 per applicare eventuali sanzioni contro Pechino richiederebbe tempo e difficili compromessi. Un embargo contro la Cina equivarrebbe secondo alcuni alla “distruzione reciproca assicurata” immaginata in caso di impiego in guerra degli ordigni nucleari. Si tratta certamente di un’iperbole: in realtà quella delle punizioni e delle rappresaglie è una strada che Stati Uniti, Unione Europea e Cina hanno imboccato già da qualche tempo. Con il dialogo politico che si è fatto difficile e intermittente, avanzano le sanzioni. Come, ad esempio, quelle varate il 22 marzo 2021 da Bruxelles (in base al nuovo EU Global Human Rights Sanctions Regime) contro quattro funzionari e un’entità cinese per la repressione dei musulmani nella provincia del Xinjiang, reciprocate il giorno stesso da Pechino – uno scontro che ha contribuito alla sospensione del Comprehensive Agreement on Investiment (Cai) negoziato per sette anni tra la Cina e l’Ue. Oppure le tre compagnie cinesi (di Hong Kong) colpite, per la prima volta, da un pacchetto di sanzioni dell’Ue sulla guerra in Ucraina, l’undicesimo, approvato il 21 giugno scorso (Asia Pacific Links Ltd; Tordan Industry Limited; Alpha Trading Investments Limited) per il loro contributo finanziario o tecnologico allo sforzo bellico russoL’esposizione del sistema finanziario globale nei confronti di quello cinese è relativa soprattutto ai flussi commerciali internazionali: le banche cinesi mantengono conti (in dollari e in euro) presso istituti di credito internazionali per facilitare i pagamenti cross border. Stando così le cose, il G7 avrebbe due opzioni: sanzionare solo alcune banche con legami con il settore militare e tecnologico, senza alcun impatto sostanziale sui flussi finanziari complessivi del paese, oppure colpire le grandi banche di stato, causando i succitati 3.000 miliardi di ammanco al commercio e agli investimenti globali.

Punire alti funzionari del governo e dell’Esercito popolare di liberazione rappresenta invece un’eventualità alla quale i soggetti presi di mira si sono già preparati, rendendo molto complicato identificare i loro patrimoni detenuti all’estero.

C’è infine il controllo sulle esportazioni di componenti chiave, che potrebbe avere anch’esso un effetto boomerang sui paesi del G7. Prendiamo ad esempio il settore aerospaziale, predestinato alle sanzioni in caso di scontro su Taiwan. Sarebbero interessati 2,2 miliardi di dollari di export dei paesi del G7 verso la Cina, la quale potrebbe mettere in campo una rappresaglia da 33 miliardi di dollari, attraverso il blocco dell’acquisto di aerei e componenti dai paesi più avanzati.

Col ricorso sempre maggiore alle sanzioni contro la Cina, il governo di Pechino ha iniziato ad affinare gli strumenti per contrastarle. Anzitutto spingendo i paesi amici a utilizzare la sua divisa, in luogo del dollaro, nei commerci bilaterali. Lo yuan – che rappresenta tuttora una percentuale trascurabile delle riserve valutarie internazionali, il 2,7% – è sempre più utilizzato da paesi come Argentina, Brasile, oltre alla Russia, che hanno firmato con Pechino accordi ad hoc per regolare in yuan i loro commerci con la Cina.

In conseguenza di questo cambiamento, a marzo le banconote con l’effigie di Mao (48,4 per cento) hanno superato il biglietto verde (46,7 per cento), diventando la valuta più utilizzata dalla seconda economia del pianeta nei suoi scambi con l’estero. Non solo, a Pechino ritengono che in futuro lo yuan potrà essere impiegato sempre di più nelle transazioni tra paesi terzi, proprio in risposta a quella che stigmatizzano come l’“utilizzo del dollaro come arma” da parte degli Stati Uniti che i paesi non allineati stanno osservando contro la Russia (espulsa dal sistema interbancario SWIFT) e la Cina.

In secondo luogo Pechino sta spingendo per la promozione a livello globale del CIPS. L’alternativa “made in China” allo SWIFT, lanciata nel 2015 dalla Banca centrale, nel 2022 ha “processato” transazioni pari a 96.700 miliardi di yuan (oltre 14.000 miliardi di dollari) con 1.420 istituzioni finanziarie connesse in 109 paesi e regioni del mondo. Il sud del mondo ha iniziato a vedere sempre più il CIPS come una alternativa al CHIPS (utilizzato per le grandi transazioni, in dollari) proprio in seguito alle sanzioni imposte contro la Russia. Infine, la Cina sta sperimentando anche lo yuan digitale (e-CNY), che l’anno scorso è stato il gettone digitale (token) più utilizzato nelle transazioni internazionali. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato in origine da Rassegna Cina, del Centro Studi sulla Cina Contemporanea

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In Cina e Asia – Yellen chiede a Pechino riforme economiche


In Cina e Asia – Yellen chiede a Pechino riforme economiche yellen
Yellen chiede riforme economiche
Xi visita il comando militare responsabile per Taiwan
Fukushima: la Cina limita ulteriormente le importazioni dal Giappone
Le fregate russe attraccano a Shanghai
BYD apre stabilimento in Brasile, è il primo fuori dall'Asia
Hong Kong: approvata controversa riforma delle elezioni distrettuali
Funzionari del Tesoro a Hong Kong per fermare il flusso di tecnologia in Russia
Vietnam: l'industria culturale inciampa nel Mar cinese meridionale

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Tra i tagli di Scholz la Difesa fa eccezione. Ecco la proposta tedesca


La Difesa è l’eccezione e non la regola. Questo il risultato del Consiglio dei ministri della Germania, che proprio questa settimana ha approvato una bozza di bilancio per il prossimo anno che prevede una generale riduzione delle spese, ma non per il sett

La Difesa è l’eccezione e non la regola. Questo il risultato del Consiglio dei ministri della Germania, che proprio questa settimana ha approvato una bozza di bilancio per il prossimo anno che prevede una generale riduzione delle spese, ma non per il settore della Difesa.

L’eccezione non fa la regola

Il piano del governo del cancelliere Olaf Scholz prevede infatti una spesa di circa 445,7 miliardi di euro per il 2024, in diminuzione del 7% rispetto ai 476,3 miliardi di euro preventivati per il 2023; a fronte però di una spesa per la Difesa che aumenterà di 1,7 miliardi di euro rispetto a quest’anno, raggiungendo così quota 51,8 miliardi di euro nel 2024. Un dato che, seppur in controtendenza rispetto ai diversi tagli, è inferiore alle aspettative auspicate dal ministro della Difesa, Boris Pistorius, e dall’ambizioso piano dei “100 miliardi” annunciato lo scorso anno per modernizzare la Bundeswehr, l’esercito tedesco con la più grande operazione di riarmo degli ultimi 70 anni di storia tedesca.

Il budget per la Difesa

Alla luce dello scoppio della guerra in Ucraina, Berlino si era detta volenterosa a rivedere la propria filosofia militare per perseguire l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del Pil da destinare alla Difesa, così come richiesto dalla Nato a partire dal vertice del 2014 in Galles. Un obiettivo ambizioso che la Germania punta a raggiungere entro la fine del decennio. Il prossimo step per stabilire con certezza quanti saranno i fondi da destinare alla Difesa, avverrà a dicembre, quando il Parlamento tedesco sarà chiamato ad approvare la versione finale del bilancio.

La proposta di Berlino

A giugno scorso il Bundesrat aveva dato il via libera definitivo al fondo speciale da 100 miliardi di euro per il potenziamento e la modernizzazione della Bundeswehr, che dalla sua formazione nel 1955 non ha mai subito un rinnovamento di tale portata. Una somma talmente consistente da comportare una modifica stessa della Costituzione. Per anni infatti dopo la fine della Guerra fredda, la Germania era stata nel mirino delle critiche per la sua parsimonia nelle spese militari. Ancor prima della celebre frase dell’ex presidente Usa, Donald Trump, “Angela, devi pagare”. L’obiettivo del 2% fissato dalla Nato, tuttavia, è finora rimasto lettera morta, nonostante dal 2015 – in seguito all’annessione russa della Crimea – la spesa militare tedesca sia aumentata, ma senza però mai superare l’1,5% del Pil. In un’intervista rilasciata a fine gennaio al quotidiano Sueddeutsche zeitung, il ministro Pistorius aveva dichiarato che i 100 miliardi “non sarebbero bastati” ” a raggiungere gli obiettivi per cui è stato istituito a seguito della guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina.


formiche.net/2023/07/tagli-al-…



Il Partito della Rifondazione Comunista esprime un plauso per il coraggio della GIP di Roma Emanuela Attura per l'imputazione coatta nei confronti del Sottosegr


La governance aziendale: una nuova sfida tra manager e azionisti attivisti.


La settimana scorsa il mondo delle corporation americane ha vissuto un po’ di turbamento. Infatti, si sono svolte le elezioni per il consiglio di amministrazione di Masimo, una società che produce apparecchi e soluzioni tecnologiche per il settore sanitar

La settimana scorsa il mondo delle corporation americane ha vissuto un po’ di turbamento. Infatti, si sono svolte le elezioni per il consiglio di amministrazione di Masimo, una società che produce apparecchi e soluzioni tecnologiche per il settore sanitario ed ha una capitalizzazione di borsa di 8,5 md di dollari (per dare il senso delle proporzioni, Telecom, Leonardo o Unipol in borsa valgono meno di così).

Ebbene, dopo una lunga battaglia per assicurarsi le deleghe, il fondo attivista Politan ha ottenuto ben 2 dei 5 membri del board. Hanno votato a suo favore la maggioranza dei 20 azionisti più rilevanti di Masimo anche a seguito delle raccomandazioni delle società di consulenza specializzate Institutional Shareholders Services e Glass Lewis.

Il fondo, che detiene il 9% della società, si è avvalso di una recente norma approvata dalla Securities Exchange Commission (SEC, l’autorità dei mercati finanziari statunitense) che consente di votare singoli candidati nel CdA, un po’ come mettere le preferenze alle elezioni politiche.

Questa nuova regola ha molto incoraggiato le iniziative dei soci attivisti che potremmo sinteticamente definire come chi utilizza la sua partecipazione in una società quotata in borsa per esercitare pressioni sul management affinché adotti un determinato approccio. Invero, prendendo come esempio l’elezione di candidati indipendenti e alternativi a quelli della lista di maggioranza o presentata dal consiglio uscente, dall’1 giugno 2022 al 31 maggio di quest’anno essi sono stati ben 88 contro i 77 dell’anno passato.

L’approvazione della norma da parte della SEC aveva peraltro creato numerose preoccupazioni da parte di chi paventava il disturbo nelle assemblee societarie da parte di azionisti poco interessati al buon funzionamento e alla redditività dell’impresa ma a loro particolari fini, sia di lucro che politico-sociali.

Le grandi società quotate hanno pertanto cominciato a cambiare gli statuti per rendere più difficile la vita ai “disturbatori” ma questo non li ha scoraggiati. E, in effetti, gli attivisti raramente sono sognatori che combattono le battaglie per la pace nel mondo o la foca monaca, ma piuttosto fondi pensione, hedge fund, investitori individuali come il famoso Carl Icahn, fondi di investimento o di private equity.

Le risoluzioni che vengono approvate dall’assemblea hanno spesso a che fare con una migliore governance del gruppo, sia a livello assembleare che di consiglio (81% dei casi, secondo la Harvard Law School), compenso degli amministratori (un argomento particolarmente sensibile negli USA dove i CEO sono strapagati rispetto al resto del mondo), contributi politici e solo nel 32% dei casi riguardano il cambiamento climatico.

In Italia il potere dell’assemblea e degli azionisti è lievemente superiore a quello che si registra negli Stati Uniti. Le liste di minoranza sono in vigore da lustri e -salvo alcuni casi particolari- in genere rappresentano “il mercato”, vale a dire gli investitori istituzionali. I soci hanno soglie basse per far inserire argomenti all’ordine del giorno, votano il bilancio, eleggono i sindaci, mentre quelli di minoranza hanno più difficoltà che negli USA per far causa agli amministratori.

La domanda che dobbiamo tuttavia porci è la seguente: la presenza di azionisti attivisti rappresenta un bene o un fardello per le imprese quotate?

Orbene, in questi anni è stata vivace la dialettica tra chi propugna lo shareholder value e la visione contrattualistica della società il cui scopo dovrebbe essere aumentare il benessere degli azionisti e chi invece ritiene che l’impresa debba rispondere anche agli stakeholders (dipendenti, creditori, clienti, comunità locali, fornitori). Ci sono infine i cosiddetti istituzionalisti per i quali l’impresa ha interessi e valori propri che non necessariamente coincidono con quelli dei soci né, d’altra parte, con quelli degli stakeholder.

Ebbene, l’esperienza fin qui fatta sembra dimostrare che quando hanno i giusti strumenti giuridici a disposizione, i soci di minoranza mirano a massimizzare il valore a lungo termine della società. Possono essere molesti o aggressivi o motivati principalmente dal loro self-interest ma, come avrebbe detto Adam Smith, l’azionista “perseguendo il proprio interesse frequentemente promuove quello della società [civile] più efficacemente di quando intende realmente promuoverlo”. Persino quando vengono votate risoluzioni relative ai principi ESG, l’ottica assembleare è che la mancanza di trasparenza da parte della società sui rischi legati al cambiamento climatico o pratiche inadeguate per la salute o sicurezza sul lavoro siano comportamenti pericolosi innanzitutto per il valore e la sostenibilità della società, per lo shareholder value, insomma.

Gli studi più recenti notano un declino della performance societaria immediatamente dopo una campagna di soci attivisti, seguita da una ripresa, specialmente quando si richiede una rappresentanza all’interno dei CdA o il rispetto dei diritti degli azionisti (Barros, Guedes et alii 2023); meno efficaci sono le campagne che cercano di influire su singole operazioni e strategie.

Questa dovrebbe essere la direzione da prendere: laddove una maggiore vigilanza stimola l’efficienza dei manager, pretendere di governare l’impresa al loro posto dall’ assise assembleare è invece illusorio.

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Conoscere ADHD


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Conoscere ADHD è importante, in particolare per gli insegnanti, e la sanità pubblica deve essere dalla parte delle famiglie rilasciando le certificazioni in tempi brevi


Riceviamo e chiediamo gentilmente pubblicazione A partire dalle ore 10.30, a Roma, negli spazi del Circolo Arci “Concetto Marchesi” nel Parco Tiburtino I


#NotiziePerLaScuola

Pubblicata la ricerca INDIRE su libri di testo e contenuti didattici digitali.

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Presentazione del libro “La nuova disciplina dei contratti pubblici. Commento al D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36″ di Brunella Bruno, Marco Mariani, Emilio Toma


Martedì 11 luglio alle ore 17:30 presso l’AulaMalagodi, la Fondazione Luigi Einaudi vi invita al convegno dal titolo “La nuova disciplina dei contratti pubblici” (Giappichelli editore), a margine del quale verrà presentato il libro “La nuova disciplina de

Martedì 11 luglio alle ore 17:30 presso l’AulaMalagodi, la Fondazione Luigi Einaudi vi invita al convegno dal titolo “La nuova disciplina dei contratti pubblici” (Giappichelli editore), a margine del quale verrà presentato il libro “La nuova disciplina dei contratti pubblici. Commento al D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36″ di Brunella Bruno, Marco Mariani, Emilio Toma

Saluti introduttivi

Giuseppe Benedetto, Presidente della Fondazione Luigi Einaudi

Modera

Marco Mariani, Direttore Affari europei Fondazione Luigi Einaudi

Inverventi

Massimiliano Annetta, Docente di diritto penale

Brunella Bruno, Consigliere di Stato

Emilio Toma, Avvocato amministrativista

Conclusioni

Tommaso Miele, Presidente aggiunto della Corte dei Conti

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Mazzoni (Prc-S.E.): L’assesora Alfonsi non si presenta. L’amministrazione Capitolina teme le motivazioni limpide e le proposte sostenibili di chi è contrario al mega bruciatore


Congiunti


Il modo in cui si discute delle alleanze europee, di come ciascun partito si prepara alle prossime elezioni e di quali congiunti politici si circonda, racconta molto della nostra vita politica. 1. Lo scontro non è tanto fra destra e sinistra, ma fra europ

Il modo in cui si discute delle alleanze europee, di come ciascun partito si prepara alle prossime elezioni e di quali congiunti politici si circonda, racconta molto della nostra vita politica.

1. Lo scontro non è tanto fra destra e sinistra, ma fra europeisti e antieuropeisti. Un gruppo di destra, presieduto da Meloni, si chiama “Conservatori”, ma non è che i popolari siano dei rivoluzionari. Sono anch’essi dei conservatori e fra le loro file ci sono componenti oggettivamente di destra. Il problema è quello di trovare una maggioranza europeista che a sinistra si vorrebbe più marcatamente progressista e a destra più marcatamente conservatrice, ma comunque europeista. Non è che questo escluda l’estrema destra, ma si prende atto che tanto l’estrema destra quanto l’estrema sinistra sono antieuropeiste, sicché nessuna componente politica seria intende allearsi con loro.

2. Tale condizione ricorda che non si può e non si deve procedere come da noi si fa da troppo tempo, ovvero chiamando gli elettori a essere contro gli “altri”, sopportando per ciò stesso congiunti incompatibili. La politica non può essere solo negativa, non può consistere soltanto nella contrapposizione faziosa, perché così procedendo si finisce con lo sfilare sotto bandiere senza contenuto, come gli ignavi nell’Antinferno dantesco. Occorrono anche valori comuni e proposizioni. Quindi la maggioranza deve essere europeista, altrimenti non esiste. Poi si può essere europeisti di destra o di sinistra, ma non si può essere antieuropeisti nella maggioranza europea.

3. E questo ci porta a una delle cose più insopportabili del nostro modo di fare politica: non prendere e non prendersi mai sul serio. Chi propose di uscire dall’euro è antieuropeista. E ce ne sono a destra come a sinistra. Ma non è che prima proponi di uscire dall’euro, poi vai al governo e dici di volere usare tutti gli euro dei finanziamenti europei, perché è roba da biforcuti. Quanti fra i no-euro sostengono oggi di non procedere in coerenza con quel che dissero per “senso di responsabilità” nei confronti degli interessi italiani, stanno chiaramente dicendo d’essere stati degli irresponsabili contro gli interessi italiani. Ed è pure vero. Solo che da noi si pensa che quel che si disse non abbia valore, che il trasformismo rivergini anche i bordelli, mentre fra persone serie si riconosce il diritto di cambiare idea, ma dopo avere avvertito d’essersi sbagliati. Siccome, però, sono gli stessi che oggi impediscono l’ovvia e scontata ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità, il messaggio che se ne trae è: non ci siamo sbagliati, eravamo e siamo antieuropeisti, solo lo nascondiamo per potere governare. Brutta roba.

Quindi il problema non è affatto che Forza Italia indichi alla Lega con chi non deve allearsi né che la Lega rivendichi il diritto di fare quel che gli pare, ma che entrambi ammettano che si possa governare in Italia con chi è o comunque è alleato con gli antieuropeisti, continuando a dirsi europeista. E questo è trasformismo, inaffidabilità, furbizia stolta. In ogni caso non è un atteggiamento ammissibile al Parlamento europeo. Tutto qui.

Quel che sarebbe utile, all’intera Ue, è potere andare alle elezioni europee disponendo di liste europee. Non soltanto di affiliazioni nazionali di famiglie europee, ma di liste autenticamente europee. In mancanza di questo ci si riduce alle guerre dialettali, condotte nel girone fuori casa. Il che vale per la destra oggi al governo, ma anche per la sinistra che fu antieuropeista, si convertì all’europeismo per governare e non si capisce più da che parte stia neanche sulla dirimente questione ucraina (se il Pd si allea con chi è contro l’invio di armi si ritrova più anti che europeista). E vale anche per il così detto terzo polo, che sta concorrendo per la conquista della seconda elle: non si tratta di fare i macroniani de’ noantri, ma di presentarsi condividendo idee economiche e istituzionali, non soltanto sperare di superare il quorum.

La Ragione

L'articolo Congiunti proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Beat!


Ecco un altro libro di quelli che suonano - questo però oltre che suonare, urla pure, protesta e soprattutto cerca di difendersi.


Dentro ci sono "quei ragazzi e ragazze che nella metà degli anni Sessanta hanno desiderato la libertà totale al posto dell'ipocrisia e la dignità umana al posto dell'arrivismo". Quelli che hanno anticipato le grandi rivolte del Sessantotto, quelli che "hanno trovato l'anarchia sulla loro strada, spesso senza saperlo, spesso senza alcun filo diretto con quel movimento, pur parlando la stessa lingua senza che alcuno l'abbia insegnata".

iyezine.com/beat



Uccisioni di massa tra i profughi che provano a fuggire dall’Etiopia


I rapporti delle organizzazioni internazionali rivelano l'utilizzo di torture, stupri e lavoro forzato lungo la via che dal Corno d'Africa raggiunge l'Arabia Saudita L'articolo Uccisioni di massa tra i profughi che provano a fuggire dall’Etiopia proviene

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Pagine Esteri, 6 luglio 2023. Un nuovo rapporto del Mixed Migration Center riporta uccisioni di massa, violenze deliberate e assassinii tra i profughi che provano a raggiungere l’Arabia Saudita.

Sono sempre più i migranti che tentano di lasciare il Corno d’Africa intraprendendo un lungo, difficile e pericoloso viaggio attraverso lo Yemen. Per la maggior parte provengono dall’Etiopia, dove due anni di guerra in Tigray hanno causato circa 500.000 vittime, 2 milioni di sfollati interni e una gravissima carestia.

Per fuggire ci si deve affidare a reti di trafficanti che riscuotono il proprio compenso attraverso il lavoro forzato, il traffico di droga e lo sfruttamento sessuale.

Nel mese di ottobre un rapporto dell’ONU ha rivelato che tra il 1° Gennaio e il 30 Aprile 2022 430 persone sono state uccise e 650 ferite lungo il confine tra lo Yemen e l’Arabia Saudita dall’artiglieria e dai fucili delle forze armate saudite. Erano quasi tutti rifugiati, richiedenti asilo che provenivano dall’Africa. Anche le milizie Youthi, secondo i rapporti di Human Rights Watch, si sono macchiate di pesanti crimini.

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La maggior parte delle persone uccise sono uomini ma il numero di donne e bambini massacrati sta crescendo in maniera allarmante: il 30% sono donne e il 7% bambini, secondo i dati ONU. Proprio per le donne il viaggio è particolarmente pericoloso: le testimonianze dei sopravvissuti e le notizie raccolte dalle organizzazioni internazionali, rivelano torture e stupri.

Le guardie di frontiera saudite utilizzano esplosivi pesanti per uccidere deliberatamente e in maniera indiscriminata i richiedenti asilo che si avvicinano al confine. Centri di tortura e detenzione non mancano lungo il percorso e un numero imprecisato di migranti muore di stenti a causa della mancanza di acqua.

L’Arabia Saudita ha rigettato le accuse e si è opposta all’apertura di un’inchiesta, dichiarando che non esistono prove sufficienti. Pagine Esteri

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In Cina e in Asia – Piogge torrenziali nel Sud della Cina fanno almeno 15 morti


In Cina e in Asia – Piogge torrenziali nel Sud della Cina fanno almeno 15 morti 8089053
I titoli di oggi: Le piogge torrenziali che hanno colpito il meridione cinese preoccupano Xi La Cina sospende due media online indipendenti Sale il tasso di suicidi dei giovani cinesi Arrestati altri quattro attivisti di Hong Kong La Corea del Sud modifica la legge sulla registrazione delle nascite, ma esclude i bambini stranieri Le piogge torrenziali che hanno colpito il ...

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Salutiamo a pugno chiuso il compagno Marcello Colasurdo, artista che non ha mai smesso di stare dalla parte degli oppressi, degli sfruttati, dei poveri, degli e


Cosa ci guadagna Meta a "entrare nel Fediverso"? Nulla di economicamente rilevante, almeno nell'immediato. Il progetto è "soltanto" di natura strategica

@Che succede nel Fediverso?

Riportiamo per intero la nostra risposta a un thread comparso su feddit.it e in particolare all'osservazione di @Darjuz (È un’azienda è ovvio che cerca di inserirsi in un ambito che le sembra promettente per farsi i soldi…)

Non saprei. Il Fediverso non è facilmente monetizzabile e quella che sta facendo Meta non è un’operazione ad alto rendimento sebbene sia sicuramente un’operazione a bassissimo costo.

Quello che Facebook non può sopportare è il fatto che gli utenti socializzino al di fuori del suo giardino recintato, in cui le persone sono costrette a consumare nel baretto aziendale! Per il momento sono pochi utenti, ma la minaccia può essere devastante sul lungo termine.

Ora, in qualsiasi azienda, se esiste un rischio esistenziale, si cerca di di battersi fino in fondo per eliminarlo o mitigarne gli effetti. Come ultima soluzione ci si può assicurare contro quel rischio.

Siamo arrivati al nocciolo della questione: questa iniziativa di Meta, non è altro che un piccolo costo assicurativo.

Come funziona questa assicurazione? Mi sembra abbastanza chiaro: Meta si trova a muovere truppe in un terreno sconosciuto per portare, come direbbe un’altra simpatica realtà che abbiamo imparato a conoscere meglio in quest’ultimo anno e mezzo, un’operazione speciale per degratuitizzare il Fediverso.

Questa operazione presenta una grandissima possibilità di successo, considerando l’immensa sproporzione a favore di Meta. Inoltre, sempre per riprendere la metafora Ucraina, Zuckerberg confida nell’avidità di alcuni importanti amministratori di istanza: «questi amministratori hanno concentrato sulle proprie istanze la maggior parte degli utenti del Fediverso, quindi parlano la mia stessa lingua e quindi saranno alleati della mia impresa contro il temibile spettro della gratuità. Basterà far avere loro quattro spicci e un piatto di lenticchie»

Funzionerà questa strategia? Ci sono molti elementi che suggeriscono di sì. Esattamente come la Russia aveva sufficienti elementi per immaginare una conquista dell’Ucraina in tempi piuttosto rapidi, perché « Noi siamo una superpotenza e tutti i russofoni d’Ucraina ci saluteranno come liberatori e imbraceranno le armi contro il loro governo antirusso»

Naturalmente, Questa è l’unica cosa che insegni la storia, anche i piani ben studiati non per questo si concretizzano…

Ecco perché è importante dare seguito alla proposta di defederazione delle istanze di Zuckerberg: Il motivo è che non bisogna mai dare nulla per scontato!

PS: riportiamo anche le osservazioni completamente diverse di @Uriel Fanelli (no, molto probabilmente non lo troverete perché avrà bloccato voi o la vostra istanza... 🙃) che prevede la volontaria non federazione da parte di Meta.

Immagine ripresa dall'articolo di Pradeep Viswanathan su Big Tech Wire



è ovvio che cerca di inserirsi in un ambito che le sembra promettente per farsi i soldi


Non saprei. Il Fediverso non è facilmente monetizzabile e quella che sta facendo Meta non è un'operazione ad alto rendimento sebbene sia sicuramente un'operazione a bassissimo costo.

Quello che Facebook non può sopportare è il fatto che gli utenti socializzino al di fuori del suo giardino recintato, in cui le persone sono costrette a consumare nel baretto aziendale! Per il momento sono pochi utenti, ma la minaccia può essere devastante sul lungo termine.

Ora, in qualsiasi azienda, se esiste un rischio esistenziale, si cerca di di battersi fino in fondo per eliminarlo o mitigarne gli effetti. Come ultima soluzione ci si può assicurare contro quel rischio.

Siamo arrivati al nocciolo della questione: questa iniziativa di Meta, non è altro che un piccolo costo assicurativo.

Come funziona questa assicurazione? Mi sembra abbastanza chiaro: Meta si trova a muovere truppe in un terreno sconosciuto per portare, come direbbe un'altra simpatica realtà che abbiamo imparato a conoscere meglio in quest'ultimo anno e mezzo, un'operazione speciale per degratuitizzare il Fediverso.

Questa operazione presenta una grandissima possibilità di successo, considerando l'immensa sproporzione a favore di Meta. Inoltre, sempre per riprendere la metafora Ucraina, Zuckerberg confida nell'avidità di alcuni importanti amministratori di istanza: «questi amministratori hanno concentrato sulle proprie istanze la maggior parte degli utenti del Fediverso, quindi parlano la mia stessa lingua e quindi saranno alleati della mia impresa contro il temibile spettro della gratuità. Basterà far avere loro quattro spicci e un piatto di lenticchie»

Funzionerà questa strategia? Ci sono molti elementi che suggeriscono di sì. Esattamente come la Russia aveva sufficienti elementi per immaginare una conquista dell'Ucraina in tempi piuttosto rapidi, perché « Noi siamo una superpotenza e tutti i russofoni d'Ucraina ci saluteranno come liberatori e imbraceranno le armi contro il loro governo antirusso»

Naturalmente, Questa è l'unica cosa che insegni la storia, anche i piani ben studiati non per questo si concretizzano...

Ecco perché è importante dare seguito alla proposta di defederazione delle istanze di Zuckerberg: Il motivo è che non bisogna mai dare nulla per scontato!


in reply to La Scimmia di Mare

Se hai però tutte le impostazioni buone e corrette (DMARC e compagnia) non esiste per ora questo problema in realtà. Uso un dominio personale su Proton da tempo e non è mai finito in spam da nessuna parte, nemmeno da Google.
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)
in reply to skariko

Io ho avuto esperienza opposta, ma confesso in pochi casi (e per poco tempo)


I tre giorni di attacco dell'esercito israeliano a Jenin, con 12 morti e migliaia di palestinesi cacciati dalle loro case, sono l'ennesimo atto di terrorismo da


Europee, la differenza la retorica e la realtà


Nel garbuglio delle dichiarazioni più o meno conflittuali dei leader del centrodestra in vista delle prossime elezioni europee si intravedono almeno due bluff. Il primo è quello di Matteo Salvini. Il leader leghista cerca come meglio può di erodere i cons

Nel garbuglio delle dichiarazioni più o meno conflittuali dei leader del centrodestra in vista delle prossime elezioni europee si intravedono almeno due bluff. Il primo è quello di Matteo Salvini.

Il leader leghista cerca come meglio può di erodere i consensi di Giorgia Meloni e per farlo dà libero sfogo a quel sentimento antieuropeista che fino alle scorse Politiche caratterizzava anche Fratelli d’Italia. È una strategia spregiudicata, che compromette l’immagine dell’Italia come Paese affidabile agli occhi delle istituzioni europee e dei mercati finanziari. Ma quando Salvini invoca una maggioranza organica di centrodestra in Europa analoga a quella che governa l’Italia sa di chiedere l’impossibile. Così come i gollisti francesi non concepiscono alcun accordo politico con il Fronte nazionale di Marine Le Pen, i Cristiano democratici tedeschi non lo concepiscono con i neonazisti di Alternativa per la Germania (AfD). Nel negare tale prospettiva (“con Salvini è senz’altro possibile un’alleanza in Europa, il problema sono a AfD e Le Pen, che sono antieuropeisti”) Antonio Tajani ha dunque detto quel che tutti sanno. Anche Salvini. Il quale si arrocca di conseguenza nel gruppo europeo di Identità e democrazia assieme a Le Pen e AfD senza avere alcuna concreta possibilità di uscirne. Un bluff ai limiti del masochismo politico.

Ma è, tutto sommato, un bluff anche quello di Giorgia Meloni, che teorizza un’alleanza tra il Ppe e i Conservatori fingendo di non sapere che ad oggi tale alleanza non avrebbe i numeri per costituire una maggioranza all’Europarlamento. Come ha ricordato Giovanni Orsina sulla Stampa, a Bruxelles la maggioranza necessaria per eleggere il presidente della Commissione conta infatti 353 europarlamentari, ma per una navigazione politica vagamente serena ne occorrerebbero 400. Se il prossimo anno gli attuali sondaggi verranno confermati dal voto dei cittadini, i Conservatori saranno 83: troppo pochi per dar vita ad un’alleanza di governo con i soli popolari (la somma dei due partiti darebbe 248 parlamentari) senza Identità e democrazia. Ad oggi, pertanto, una coalizione su modello di quella che nel 2019 elesse Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea appare l’unica prospettiva realistica, dal momento che i socialisti vengono accreditati dai sondaggi di ben 142 parlamentari.

È dunque cominciata la campagna elettorale per le europee. È cominciata con due bluff e con un conflitto interno alla maggioranza che può forse fare l’interesse di questo o quel leader, ma che ci certo non fa l’interesse dell’Italia.

L'articolo Europee, la differenza la retorica e la realtà proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Threads e il Fediverso. Alcune considerazioni sul nuovo social di Meta e la federazione con le altre istanze ActivityPub

@Che succede nel Fediverso?

C'e' una certa eccitazione nel Fediverso (o "Mastodon" per i cefalopodi) per via della notizia che "Threads" abbia un'interfaccia ActivityPub, ovvero sarebbe capace di federarsi con il Fediverso, cioe' con qualsiasi altra cosa parli ActivityPub. Ci sono gia' le petizioni dei sysadmin , che rifiutano a priori di federarsi. E che a mio avviso sono tempo perso.

Ci sono molte ragioni per cui lo dico.

Krusty doesn't like this.

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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Tagliamo i ponti. Chiunque deve avere 10 30 50 milioni di coscritti per sentirsi a suo agio in una comunità può farsi un secondo account e provarselo da lì. E da pazzi dare accesso ad una comunità indipendente al MAGNAte di Facebook. Tanto valeva restare su Twitter.
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


L’adesione alla Nato divide l’Irlanda


In Irlanda il governo di centrodestra spinge per l'ingresso nella Nato, ma di fronte all'opposizione dell'opinione pubblica e di varie forze politiche sembra optare per una strategia più graduale di integrazione nei meccanismi militari dell'Alleanza Atlan

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di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 5 luglio 2023 – L’invasione russa dell’Ucraina ha rafforzato le argomentazioni degli ambienti politici e militari che perorano l’ingresso nell’Alleanza Atlantica dei paesi finora rimasti fuori. È accaduto principalmente nei paesi scandinavi, con la Finlandiaentrata nella NATO in tempi record e la Svezia che dovrà attendere il via libera della Turchia (in cambio dell’abbandono della protezione finora concessa ai movimenti curdi).

Anche in Irlanda gli ambienti atlantisti stanno cercando di approfittare dei timori suscitati nell’opinione pubblica dall’operazione bellica di Mosca per avvicinare il paese all’alleanza militare guidata da Washington, ponendo fine alla tradizionale neutralità del paese celtico.

Aderire alla Nato, anzi no
A premere per la storica svolta sono in particolare i leader della coalizione politica che governa il paese dal 2020, formata dai partiti di centrodestra Fianna Fáil e Fine Gael e dai Verdi.
«Non abbiamo bisogno di un referendum per entrare nella Nato. È una decisione politica del governo. La brutale aggressione e invasione russa dell’Ucraina illustra l’entità della minaccia al multilateralismo» aveva perentoriamente affermato l’allora Taoiseach (Primo Ministro) e leader del Fianna Fáil Micheál Martin nel giugno del 2022, riaprendo il dibattito sulla questione dopo i primi timidi tentativi degli anni precedenti. A dargli manforte quello che all’epoca era il Tánaiste (“il secondo”, cioè vicepremier) e leader del Fine Gael Leo Varadkar, che in base a un accordo tra le formazioni che compongono la maggioranza il 17 dicembre del 2022 ne ha preso il posto alla guida dell’esecutivo, mentre Martin ha assunto la carica di Ministro degli Esteri e della Difesa.

L’iter intrapreso, però, si è dimostrato assai più accidentato di quanto previsto, nonostante il sostegno espresso dal presidente statunitense Joe Biden (che può vantare le sue ascendenze irlandesi) in visita a Dublino nell’aprile scorso.
I molti no e i dubbi espressi anche da vari esponenti dei propri stessi partiti hanno convinto i leader dell’esecutivo ad ammorbidire i toni, negando addirittura recentemente di aver mai proposto l’ingresso di Dublino nel Patto Atlantico.

«Non si tratta di aderire alla NATO o di cambiare la nostra politica di neutralità militare di lunga data (ma) la nostra sicurezza e il nostro benessere economico vengono messi alla prova in modi nuovi e più impegnativi», ha detto Varadkar, provando a rettificare il tiro.

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Il presidente Higgins

Le accuse del Presidente della Repubblica
Ma le polemiche non si sono placate. Contro le argomentazioni di Martin e Varadkar è intervenuto anche il Presidente della Repubblica Michael Higgins affermando, in un’intervista pubblicata il 18 giugno dal quotidiano Business Post che i ministri «stanno giocando con il fuoco», dicendosi preoccupato per la «deriva» verso la NATO della politica estera del paese. L’Irlanda deve evitare di «farsi seppellire dalle agende» e dagli interessi di paesi terzi, ha spiegato il popolare e storico esponente del Partito Laburista, eletto per due volte consecutive – nel 2011 e poi nel 2018 – alla presidenza. Poi ha rincarato la dose, avvisando che l’isola deve evitare di «pavoneggiarsi e battere il petto» e di seguire coloro che vorrebbero che Dublino «marciasse in prima fila» in alleanze militari come la NATO. Higgins ha anche criticato il presidente francese Macron e il suo obiettivo di trasformare l’Europa in un pilastro dell’Alleanza Atlantica. L’Irlanda, attraverso la sua politica estera, dovrebbe impegnarsi in «una [politica estera] più inclusiva, più profonda, più ampia, più sicura di sé, non solo in consultazione con le potenze imperiali in via di estinzione, ma con le popolazioni emergenti del mondo» ha spiegato.
L’anziano esponente politico (nonché poeta e scrittore) si è infine scagliato contro la decisione del governo di promuovere una serie di Forum consultivi sulla politica di sicurezza internazionale, incontri che si sono tenuti nel mese di giugno allo scopo di approfondire ed estendere il dibattito su quelli che sono stati presentati come i necessari cambiamenti da apportare alla politica estera irlandese in virtù dei nuovi scenari. Higgins ha esplicitamente criticato la faziosità dei panel di “esperti” predisposti dal governo per condurre il dibattito, composti per lo più da personaggi – comandanti militari, docenti ed esponenti politici, oltre a funzionari stranieri – favorevoli all’avvicinamento alla NATO. Il Presidente si è chiesto come mai non siano stati invitati anche rappresentanti dei paesi europei che vogliono rimanere neutrali come l’Austria o Malta.

Il ricatto della “minaccia esterna”
Il capo dello stato, che nell’ordinamento irlandese ha esclusivamente compiti di rappresentanza e garanzia, è stato fortemente criticato. Ma il vicepremier Martin subito dopo ha dovuto chiarire che i forum consultivi promossi – simili a quelli organizzati in passato per introdurre cambiamenti legislativi storici come la depenalizzazione dell’aborto o la legalizzazione dei matrimoni omosessuali – non intendono imporre «una discussione binaria sulla neutralità» e che il governo «non intende cambiare la politica irlandese di neutralità militare».

«In 20 anni di lavoro al quartier generale della NATO di Bruxelles la questione dell’adesione dell’Irlanda non è mai stata discussa nemmeno una volta» ha inoltre detto James Mackey, un alto funzionario dell’Alleanza Atlantica invitato a intervenire in uno dei forum.

Eppure i massimi esponenti del governo insistono sul fatto che l’invasione russa dell’Ucraina costringe Dublino a mettere in discussione le vecchie certezze. I settori atlantisti (così come i dirigenti della NATO) evidenziano la scarsa preparazione militare e tecnologica del paese di fronte all’incremento della guerra ibrida da parte di Mosca. I timori sono cresciuti dopo che nel 2021 un attacco di hacker presumibilmente russi ha a lungo paralizzato il servizio sanitario pubblico dell’isola.
Recentemente, poi, Mosca avrebbe inviato delle navi militari al largo delle coste irlandesi per mappare i cavi in fibra ottica che collegano l’isola con gli Stati Uniti. Per contrastare proteggere le proprie infrastrutture – ad esempio i gasdotti con la Scozia – Dublino disporrebbe attualmente soltanto di sei pattugliatori e di due aerei, e avrebbe quindi la necessità di rivolgersi ai propri alleati dell’UE e della Nato. Non a caso nelle scorse settimane alcuni funzionari del governo irlandese hanno espresso la volontà di collaborare con il neonato Centro di coordinamento delle infrastrutture sottomarine critiche del Patto Atlantico, affidato al generale Hans-Werner Wiermann.
Non è neanche un caso che i forum consultivi aperti al pubblico e promossi dal governo irlandese siano stati incentrati proprio sulla vulnerabilità dell’isola (vera o presunta), un argomento che preoccupa molti cittadini.

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Protesta contro la Nato a Dublino

Manifestazioni e contestazioni
Ma la strategia di Varadkar e Martin non ha impedito che i forum fossero oggetto di una capillare contestazione. In particolare il primo incontro, organizzato presso l’University College di Cork il 22 giugno, ha visto un gruppo di giovani attivisti del Connolly Youth Movement (un’organizzazione comunista e repubblicana) interrompere l’intervento del Tánaiste Martin esponendo uno striscione che recitava «Guerre della Nato, milioni di morti». All’esterno un centinaio di persone di vari collettivi protestavano con slogan come «Resta neutrale, opponiti alla guerra» e «combatti la guerra non le guerre». Anche i forum di Galway e di Dublino sono stati oggetto di contestazioni.

«Non possiamo permettere che la neutralità venga riformulata e descritta come una debolezza da coloro che vorrebbero che ci allineassimo ulteriormente alla NATO» ha affermato il responsabile esteri del partito repubblicano di sinistra Sinn Fein, Matt Carthy. Durante il forum di Cork, il deputato ha affermato che «l’Irlanda dovrebbe concentrarsi sulla fine del conflitto piuttosto che sulla sua partecipazione alla guerra» e che finora «la neutralità dell’Irlanda ha servito bene il paese». «Vogliamo difendere la neutralità irlandese e vogliamo vederla sancita nella nostra costituzione» ha invece spiegato a EURACTIV l’eurodeputato repubblicano Chris MacManus, che ha accusato il governo irlandese di voler manipolare l’opinione pubblica attraverso un dibattito fortemente sbilanciato.

La formazione, che i sondaggi danno in testa alle intenzioni di voto, ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina e difeso la strategia occidentale di sostegno a Kiev, chiedendo però a Dublino un maggiore protagonismo nella ricerca di una mediazione per giungere quanto prima al cessate il fuoco.

«Una politica estera irlandese indipendente, con al centro l’uguaglianza e l’umanitarismo, la costruzione della pace e la cooperazione, può svolgere un ruolo importante in un mondo sempre più teso (…) La neutralità non è una politica di indifferenza o isolazionismo (…). Neutralità positiva significa svolgere un ruolo costruttivo nella promozione dei diritti umani e della libertà, difendere le persone dall’oppressione, sostenere la pace e partecipare come forze di pace agli sforzi delle Nazioni Unite» ha scritto Gerry Adams.

Riferendosi all’operato dell’esecutivo irlandese, poi, l’ex leader repubblicano ha aggiunto: «Invece di perseguire una strategia di politica estera indipendente, ad esempio sul sostegno ai diritti dei palestinesi, hanno ammanettato lo stato a un’agenda di politica estera dell’UE che rifiuta di sfidare il regime di apartheid di Israele. Hanno anche sostenuto misure come la fine delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo che hanno salvato migliaia di vite in passato».

Altre formazioni di sinistra come People Before Profit (PBP) e anche il più moderato Labour accusano l’esecutivo di Dublino di voler portare l’Irlanda nella NATO attraverso un iter truffaldino e poco trasparente, “di nascosto”, e denunciano le crescenti politiche di militarizzazione.
Intanto i sondaggi rilevano un atteggiamento ambivalente da parte dell’opinione pubblica irlandese. Secondo una rilevazione realizzata a giugno da Ipsos per conto del quotidiano “Irish Times”, il 61% dei sondati sostiene la neutralità dell’Irlanda e solo un quarto è a favore di un cambiamento, ma il 55% appoggia comunque un “aumento significativo” delle capacità militari del paese.

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Militari irlandesi

Dublino opta per il giro largo
Una strada già intrapresa dell’esecutivo, che entro il 2028 vuole portare la spesa militare da 1,1 a 1,5 miliardi. Si tratta di un aumento record del bilancio della Difesa per un paese che fino al 2022 ha destinato a questo capitolo solo lo 0,3% del proprio Pil e che, anche in virtù della neutralità militare inaugurata subito dopo l’indipendenza dal Regno Unito, può contare su un esercito composto da appena 8.500 unità e che può utilizzare all’estero solo in missioni di pace approvate dalle Nazioni Unite.

Vista la diffusa e trasversale opposizione, probabilmente Dublino dovrà rinunciare, almeno per ora, ad un’adesione formale all’Alleanza Atlantica, ma l’attuale esecutivo sta già facendo dei passi per portare il paese all’interno dei meccanismi di integrazione militare della Natoe dell’Unione Europea.
A febbraio l’Irlanda ha deciso di partecipare alla missione di assistenza militare dell’UE in Ucraina, fornendo 30 membri delle forze di difesa irlandesi per addestrare le forze armate ucraine. Inoltre, a settembre del 2022, Dublino ha fornito a Kiev aiuti militari “non letali” per 55 milioni di euro attraverso il Fondo Europeo per la Pace (EPF).
Fin dal 2001, poi, l’aeroporto di Shannon è a disposizione dell’aviazione militare degli Stati Uniti e della Nato, nonostante le periodiche manifestazioni pacifiste e antimilitariste.

Prima ancora, nel 1999 Dublino ha aderito al programma “Nato Partnership for Peace” (PfP), una sorta di anello esterno dell’Alleanza Atlantica, mentre lo scorso anno l’esecutivo di centrodestra ha aderito alla struttura di cooperazione strutturata permanente (PESCO) dell’UE che persegue l’integrazione delle forze armate del continente.

Questi passi potrebbero rivelarsi sostanzialmente irreversibili, visto che i nuovi dirigenti del Sinn Fein, in vista di un possibile ingresso nel governo della Repubblica dopo le prossime elezioni, potrebbero rinunciare alla rottura con questi meccanismi di integrazione militare, come il PfP e la PESCO. – Pagine Esteri

8073564* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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L'articolo L’adesione alla Nato divide l’Irlanda proviene da Pagine Esteri.



#37 / Pesca a strascico


Causa miliardaria contro OpenAI (chatGPT) / Le reti a strascico di Google / Twitter Files: sorveglianza e censura dalla FBI e intelligence Ucraina / Meme e citazione del giorno.

Causa miliardaria contro OpenAI (chatGP)


Dopo le peripezie italiche arrivano guai anche oltre oceano per OpenAI, l’azienda acquisita da Microsoft che sviluppa e gestisce chatGPT. Pare infatti che il 28 giugno un gruppo di persone abbiano intentato un’azione legale congiunta per chiedere a OpenAI un risarcimento danni di ben tre miliardi di dollari.

OpenAI è accusata di aver allenato il suo algoritmo usando dati acquisiti illegalmente dal web1 con la tecnica dello scraping. In italiano si potrebbe tradurre con raschiare o grattare, ed è quella tecnica automatizzata che permette di raccogliere a strascico dati disponibili pubblicamente su Internet — come ad esempio post e foto sui social network.

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I casi analoghi non mancano, come ad esempio quello di ClearViewAI che ha raccolto ben trenta miliardi di foto dal web per allenare i suoi algoritmi di riconoscimento facciale e poi vendere i servizi a polizia e intelligence statunitensi. In quel caso ci furono diverse sanzioni milionarie da parte delle autorità ma non mi risulta che l’azienda se ne sia curata più di tanto.

In almeno un caso la Federal Trade Commission ha intimato la distruzione di algoritmi allenati senza il consenso dei soggetti a cui facevano riferimento i dati. Se i giudici dovessero decidere che OpenAI ha allenato i suoi modelli in modo illecito, giungerebbero alla stessa decisione? Probabilmente no, dato che anche ClearViewAI è ancora in piedi.

Le reti a strascico di Google


Un recente aggiornamento alla privacy policy di Google lascia intendere che è ufficialmente iniziata una gara con OpenAI che sarà combattuta a suon di reti da pesca virtuali.

Nell’ultima versione dell’informativa si legge che l’azienda userà dati disponibili pubblicamente per allenare i suoi modelli di intelligenza artificiale come Google Translate, Bard (il competitor di ChatGPT) e altri servizi in Cloud2.

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“Se tu o le tue informazioni sono presenti su un sito web, potremmo indicizzarle ed esporle sui servizi Google”.

Sembra davvero non esserci scampo. Siamo tutti condannati ad essere cavie da laboratorio e fattori di produzione per i nuovi scintillanti strumenti di intelligenza artificiale che amiamo. Ora scusate ma vado a rinnovare l’abbonamento a ChatGPT, che mi è più simpatico di Bard.

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Alcuni documenti interni a Twitter mostrano che l’FBI ha collaborato con l’intelligence Ucraina (SBU - Security Service of Ukraine) per censurare alcuni account Twitter e ottenere informazioni personali sui proprietari.

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Non dovrebbe essere una novità per chi ha seguito le vicende dei Twitter Files, di cui fanno parte anche questi documenti più recenti, ma dovrebbe certamente ricordarci il livello di sorveglianza e censura costante a cui siamo assoggettati noi altri del mondo libero.

“Thank you very much for your time to discuss the assistance to Ukraine, I am including a list of accounts I received over a couple of weeks from the Security Service of Ukraine. These accounts are suspected by the SBU in spreading fear and disinformation. For your review and consideration.”


La lista è di circa 163 account, tra cui alcuni di giornalisti americani e canadesi colpevoli di aver espresso la loro opinione sulla guerra in Ucraina in termini non favorevoli alla propaganda occidentale.

Il referente interno, Yoel Roth, il dirigente che gestiva direttamente i rapporti con l’FBI, è stato licenziato a novembre 2022 da Elon Musk poco prima della diffusione dei Twitter Files.

Per chi avesse perso le puntate precedenti, consiglio questo breve ripasso:

Strike: news e trend topic di privacy


Per chi bazzica LinkedIn, ogni lunedì sera c’è STRIKE, un nuovo format video in cui insieme a due colleghi parlo di news e trend topic di privacy.

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Sono già usciti i primi due episodi, in cui abbiamo parlato della nuova stagione di Black Mirror (spoiler alert) e del nuovo sistema IT-Alert.

È probabile che nel prossimo futuro verrà proposto anche su altre piattaforme social, ma per ora è solo su LinkedIn. È una produzione di Privacy Week, la media company che si occupa di privacy, cybersecurity, nuove tecnologie e diritti umani.

Qui trovate i primi due episodi:


Meme del giorno


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Citazione del giorno

“On matters of style, swim with the current, on matters of principle, stand like a rock.”
Thomas Jefferson

Articolo consigliato


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redhotcyber.com/post/3-miliard…

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Dante Alighieri - Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io


Immaginare di fare un viaggio in barca a vela con i due amici del cuore. Senza una meta precisa, in compagnia delle tre donne amate, passando il tempo a parlare(?!) di amore. Dante.


Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.

E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:

e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi



Completata la traduzione di Riprendersi la città. Guida per i cittadini, con 40 idee per riappropriarsi della città.


Cinque mesi fa era stata pubblicata la prima parte della traduzione italiana, ora finalmente abbiamo completato tutta la traduzione della guida (44 pagine in formato .pdf).

La guida si può scaricare da qui: dgxy.link/riprendersi_la_citta
#MobilitàSostenibile #PianificazioneUrbanistica #città #PisteCiclabili #bicicletta #SpazioPubblico

Come avevo già scritto, "Recuperar la ciudad. Reclaim the city", è una guida scritta da un gruppo di attivisti spagnoli che si propone di individuare degli strumenti e delle azioni concrete per limitare lo strapotere del traffico automobilistico privato, promuovere una mobilità sostenibile e ridare alla città il suo carattere di spazio pubblico fruibile da tutti i cittadini.

Si è trattato di una traduzione collaborativa: come attività di educazione civica ho proposto alla mia classe quinta linguistico dell’IIS Carlo Emilio Gadda di Paderno Dugnano di suddividersi in gruppi e ciascun gruppo aveva il compito di tradurre una parte delle 40 idee che venivano presentate nella guida. Per i molti impegni degli studenti, il lavoro di traduzione si è sviluppato in un periodo di tempo più lungo del previsto e ha richiesto un’ulteriore revisione linguistica, visto che l’argomento e la terminologia della guida non erano dei più familiari, almeno per le studentesse della mia classe (che comprende un solo impavido studente). Anche la successiva impaginazione di testi e immagini, di cui mi sono occupato io, ha richiesto un tempo superiore al previsto. Alla fine però ce l’abbiamo fatta e la guida è stata messa a disposizione di tutta la classe per poter essere usata eventualmente nel colloquio orale dell’esame di stato. Naturalmente sia la traduzione che l’impaginazione si possono sempre migliorate.


Le 40 idee presentate nella seconda parte della guida offrono un catalogo davvero ampio di buone pratiche che i cittadini possono intraprendere, si tratta in realtà di un piccolo manuale di educazione civica che potrebbe essere davvero utile per aumentare la consapevolezza di tutti sull’importanza dell’utilizzo e della condivisione degli spazi pubblici e sulla necessità di promuovere una mobilità davvero sostenibile.


Salvo alcune idee che contengono specifici riferimenti al contesto e alla legislazione spagnoli, le altre idee hanno una validità davvero universale.
Perché non diffondere questa guida nelle amministrazioni pubbliche e nelle scuole?
Per intanto la traduzione italiana è a disposizione di tuttə, condividetela pure senza risparmio 😀

La guida è distribuita con licenza Creative Commons BY-NC-SA

Naturalmente un grandissimo grazie (muchissimas gracias 😀 a @Marcos M. e a tutte le persone che hanno collaborato alla stesura della versione originale in spagnolo.

Si può scaricare il testo da qui: dgxy.link/riprendersi_la_citta

#MobilitàSostenibile #PianificazioneUrbana #SpazioPubblico #città #PisteCiclabili #bicicletta #traduzioni @macfranc @Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋


#Riprendersi la città. Guida per i cittadini, con 40 idee per riappropriarsi della città


"Recuperar la ciudad. Reclaim the city" è una guida scritta da un gruppo di attivisti spagnoli che si propone di individuare degli strumenti e delle azioni concrete per limitare lo strapotere del traffico automobilistico privato, promuovere una mobilità sostenibile e ridare alla città il suo carattere di spazio pubblico fruibile da tutti i cittadini.
Un numeroso gruppo di persone affronta il traffico inquinante delle auto. | BiciMan

La guida è disponibile sul web in spagnolo (recuperarlaciudad.notion.site/…) e in inglese (recuperarlaciudad.notion.site/…) oppure dalle stesse pagine si può scaricare una versione bilingue in formato pdf.

In italiano, al momento, è disponibile solo la prima parte della guida (l'introduzione), qui sotto trovate l'incipit e questo è il link per scaricare il testo tradotto finora: nilocram.eu/edu/Riprendersi_la…

Sono disponibili in italiano anche due numeri della newsletter curata dallo stesso gruppo di attivisti:

Perché abbiamo bisogno di più ciclistə nelle nostre città?

Promuovere la mobilità in bicicletta attraverso misure di pianificazione urbana

Buona lettura 😀

Se avete tra le mani questo testo, è probabile che vi siate resi conto dell'importanza per le persone di riappropriarsi dello spazio della città, nonché dei problemi che sorgono nel tessuto urbano quando ciò non avviene. Potreste anche essere qui perché sospettate di avere la capacità di migliorare il comune in cui vivete o perché siete alla ricerca di strumenti legali e non violenti per riprendervi la città. Siete nel posto giusto.
Questa è una guida pratica perché i cittadini possano riprendersi la città. Noi, le persone, abbiamo un potere immenso nel plasmare l'ambiente in cui viviamo, anche se per decenni lo abbiamo ceduto a comuni che non sempre si sono occupati del benessere sociale. Cosa possiamo fare per recuperare lo spazio pubblico?
Vi diamo delle alternative in modo che possiate scegliere in base alle vostre possibilità e al vostro grado di impegno. [...]

Scarica il testo da qui: nilocram.eu/edu/Riprendersi_la…
@Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋 @maupao @Marcos Martínez


in reply to nilocram

Ottima iniziativa questa traduzione!

Ho subito preso a prestito un'immagine (dal sito spagnolo) per una risposta sul fediverso: sociale.network/@Pare/11065994…

Due domande.

In futuro si potrebbe prevedere una pubblicazione in un formato che faciliti l'esercizio dei diritti della licenza CC BY-NC-SA?

Perché forse servirebbe un secondo passaggio di localizzazione. Controllando qui e là che i codici stradali italiano e spagnolo concordino. Che ne dite?


È vero, è vero!
Bisogna scegliere i percorsi!
Come suggerisce la guida per #RiprendersiLaCittà di cui è appena stata annunciata la traduzione italiana: poliverso.org/display/0477a01e…

Scegliere i percorsi esercitando ovunque possibile il diritto di precedenza della mobilità leggera di fronte a chi usa l'automobile, cui occorre ricordare quotidianamente di rispettare le altre forme di mobilità.
@rivoluzioneurbanamobilita


macfranc reshared this.

in reply to nilocram

@macfranc @Rivoluzione mobilità urbana🚶🚲🚋
Ciao, sì sono d'accordo, sarebbe utile fare un confronto tra il codice stradale spagnolo e quello italiano, probabilmente qualche differenza c'è, ma arrivare a questa prima versione è stato già un bel successo.
Spero di aver capito bene l'altra domanda, se serve un'edizione editabile della guida, la puoi scaricare da qui (in formato .odt): framadrive.org/s/6KzEnrYZCjkNW…
Grazie per l'apprezzamento 😀


Poland slams child sexual abuse material regulation as unnecessary


Paweł Lewandowski, Polish Undersecretary of State at the Chancellery of the Prime Minister told EURACTIV that the regulation to fight child sexual abuse material (CSAM) online is unnecessary as there are other regulations about safety on the internet.


euractiv.com/section/law-enfor…



GDPR Procedures Regulation: "Stripping citizens of procedural rights"


Regolamento GDPR sulle procedure: "Spogliare i cittadini dei diritti procedurali" Oggi la Commissione europea ha presentato una proposta per risolvere la (mancanza di) cooperazione tra alcune autorità di protezione dei dati (DPA). Si tratta di un passo indietro, non di un passo avanti. Procedures Regulation


noyb.eu/en/gdpr-procedures-reg…



CJEU declares Meta/Facebook's GDPR approach largely illegal


La CGUE dichiara ampiamente illegale l'approccio di Meta/Facebook al GDPR Nella decisione odierna, la CGUE ha dichiarato ampiamente illegale l'approccio di Meta/Facebook al GDPR, analogamente al precedente contenzioso di noyb davanti all'EDPB che ha portato a una multa di 390 milioni di euro. Meta Logo with checkboxes


noyb.eu/en/cjeu-declares-metaf…



Oggi inizia la Sessione Suppletiva degli #EsamiDiStato2023.

Alle 8.30 è stata pubblicata la chiave ministeriale per decrittare il testo della cornice nazionale generale di riferimento per i percorsi professionali di nuovo ordinamento contenuto nel p…



noyb win: First major fine (€ 1 million) for using Google Analytics


vittoria di noyb: Prima multa importante (1 milione di euro) per l'utilizzo di Google Analytics L'autorità svedese per la protezione dei dati (IMY) ha emesso decisioni contro quattro società e ha imposto una multa di 12 milioni di corone svedesi (1 milione di euro) a Tele2 e di 300.000 corone svedesi a CDON €1 million fine in sweden


noyb.eu/en/noyb-win-first-majo…



Oggi pomeriggio saranno presentate alle Organizzazioni sindacali le Linee guida per il potenziamento dell’insegnamento delle discipline STEM nelle scuole di ogni ordine e grado, in coerenza con quanto previsto dal PNRR, a partire dall’anno scolastico…


Intelligenza artificiale: implicazioni etiche e politiche | La Fionda

«Si chiede alle macchine di pensare al nostro posto, perché chi usa senso critico rallenta il processo e non è funzionale.
L’abbiamo visto anche durante la pandemia in cui i dati scientifici venivano portati come verità assolute. Abbiamo sentito dire frasi come “qui parlano i dati”, ma i dati non parlano da soli, si tratta sempre di interpretazioni di risultati che dipendono dalle conoscenze e dall’esperienza dei ricercatori e delle ricercatrici.
E così sempre più ci si affida all’intelligenza artificiale come un qualcosa di magico, di salvifico, di oggettivo, con l’illusione che le macchine potenti e infallibili, ci portino verso verità neutre e imparziali.»

lafionda.org/2023/06/27/intell…



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Inizia il viaggio di Euclid: osserverà l’Universo “oscuro” | Astronomia.com

"L’obiettivo scientifico di Euclid è generare una mappa 3D dell’Universo. [...] Le precise rilevazioni che Euclid fornirà permetteranno di mappare le due entità più elusive dell’Universo e che tuttavia ne costituiscono ben il 95%: la materia oscura e l’energia oscura, così aggettivate perché gli astronomi non hanno fondamentalmente idea di cosa siano."

astronomia.com/2023/07/02/iniz…



L'ennesima coglionata di Elon Musk sta mettendo sotto pressione Mastodon.

@devol

Il server di mastodon.uno è al momento irragiungibile: oggi c'è stata una nuova migrazione di massa da parte degli utenti di Twitter...

@filippodb - fddt sta lavorando insieme agli altri sistemisti per risolvere il problema.

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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Account divulgativi

Un elendo di utenti mastodon diviso per argomenti

mastodon.it/it/quali-utenti-se…

Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


Stati Uniti, la vergogna fa 37 | Cumpanis

«Washington non ha mai accettato quanto sentenziato dalla massima autorità giuridica internazionale e, 37 anni dopo, continua a non farlo. Dietro le opposizioni giuridiche, c’è una verità politica: accettare la sentenza implicherebbe il riconoscimento degli Stati Uniti come nazione tra le altre, costretta cioè al rispetto del Diritto Internazionale e delle istituzioni chiamate a tutelarlo. Inconciliabile con lo status di “eccezionalità”, che si sono assegnati in Costituzione e poi nell’agire criminale che ha contraddistinto i loro 249 anni di esistenza, fatti di 232 anni di guerre e circa 30 milioni di vittime sacrificate per l’affermazione di un modello folle, darwiniano ed escludente.»

cumpanis.net/stati-uniti-la-ve…



Nota: questo articolo avrebbe dovuto si in primo luogo illustrare i problemi della dock di Switch, ma poi continuare e terminare con lo sviluppo to...


Calligram - Position momentum


Torna il collettivo internazionale black metal Calligram dopo l'ottimo "The Eye Is The First Circle" del 2020. Il gruppo che vede Matteo Rizzardo alla voce e scrittore dei testi, è una delle realtà più belle della scena black metal contaminata da altri generi come il d-beat e qualcosa di hardcore e sludge. @Musica Agorà

iyezine.com/calligram-position…



Punk Paradox di Greg Graffin


PUNK PARADOX è la narrazione della vita di Greg Graffin prima e durante i primi anni del punk di Los Angeles, in cui descrive in dettaglio le sue osservazioni sulla crescita esplosiva del genere e sul costante aumento di importanza della sua band @Musica Agorà

iyezine.com/punk-paradox-di-gr…

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Slowdive, a settembre il nuovo album. In ascolto il primo singolo


A SEI ANNI DI DISTANZA DALL'ULTIMA FATICA DISCOGRAFICA, L'ALBUM OMONIMO USCITO NEL 2017 (IL PRIMO DOPO LA REUNION DEL 2014, A SUA VOLTA ARRIVATO DOPO DICIANNOVE ANNI DI STAND BY) GLI SLOWDIVE TORNERANNO A PUBBLICARE UN NUOVO DISCO, CHE SI INTITOLA "EVERYTHING IS ALIVE" E SARÀ DISPONIBILE DALL'1 SETTEMBRE SULLA LABEL DEAD OCEANS.

iyezine.com/slowdive-a-settemb…

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