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Anche quest’anno le scuole hanno animato, assieme a tanti ospiti, la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico, #TuttiAScuola.

Potete rivivere i momenti più belli della giornata in questo video ▶️ youtube.com/watch?v=IVMY0bWK7y…



Il 10 ottobre EDRi esporrà davanti al Parlamento Europeo un grande collage di tutte le foto utilizzando l'hashtag CELEBRATEENCRYPTION su Twitter, Facebook, Mastodon e Instagram

@Privacy Pride

Per partecipare all'iniziativa #CelebrateEncryption, promossa da @EDRi condividi sui social media le foto di te e dei tuoi amici che promuovono la privacy e celebrano la crittografia. Qui puoi trovare alcune idee.

E scrivi nel commento perché la crittografia è importante per te!

#CELEBRATEENCRYPTION

Ora è il momento di mostrare il proprio sostegno alla crittografia e influenzare il Parlamento europeo a fare meglio per i bambini e per tutti gli altri. Partecipa all'azione #CelebrateEncryption e condividi le foto di te e dei tuoi amici promuovendo la privacy e celebrando la crittografia.




La stanchezza dell’Occidente


Spetterà agli esperti militari valutare i rapporti di forza, gli equilibri sul terreno, nel momento in cui l’inverno rallenterà l’offensiva ucraina. Ciò che appare al momento plausibile è che — a meno di clamorose e poco probabili novità sul fronte diplom

Spetterà agli esperti militari valutare i rapporti di forza, gli equilibri sul terreno, nel momento in cui l’inverno rallenterà l’offensiva ucraina. Ciò che appare al momento plausibile è che — a meno di clamorose e poco probabili novità sul fronte diplomatico — la guerra russo-ucraina continuerà anche nel prossimo anno. Ciò obbliga a interrogarsi sulla saldezza futura del fronte occidentale, sulla capacità delle democrazie americana ed europee di continuare a sostenere la resistenza ucraina all’invasione. Se quel sostegno venisse meno si aprirebbe la strada alla vittoria russa. Negli Stati Uniti, una parte dei repubblicani è favorevole ad abbandonare
l’Ucraina al suo destino e Joe Biden potrebbe essere in grave difficoltà se le elezioni del novembre 2024 si tenessero con la guerra ancora in atto.
L’Europa non è da meno.

La stanchezza dell’opinione pubblica è palpabile e registrata dai sondaggi. La principale causa è che il prolungarsi del conflitto ha fatto evaporare, per molti europei, la drammaticità, e il senso di pericolo, che tutti avevano avvertito nelle sue fasi iniziali. L’assuefazione del pubblico amplia la libertà di manovra delle forze — assai visibili in Francia, in Germania, in Italia — che sono sempre state schierate con Putin. O per una autentica vicinanza al regime russo o, più semplicemente, per anti americanismo. Non avendo potuto conquistare subito l’Ucraina, avendo dovuto ripiegare su una guerra di posizione, è sulla stanchezza occidentale e sulla volubilità delle nostre opinioni pubbliche che Putin conta per conquistare l’agognato
trofeo o, nella peggiore delle ipotesi (dal suo punto di vista), per mantenere il controllo dei territori conquistati. Disponendo di una riserva illimitata di uomini e molte più risorse, se l’Ucraina fosse privata del sostegno occidentale, Putin riuscirebbe a schiacciare quello che considera un insetto.

Se ciò avvenisse, il mondo occidentale, e l’Europa per prima, si troverebbero in guai molto seri. Non solo assisteremmo alla tragedia della popolazione ucraina esposta alle vendette di un potere spietato, privo di vincoli che possano impedire rappresaglie efferate. Ma dovremmo anche affrontare un radicale cambiamento degli equilibri geopolitici. Ci sarebbe una immediata e irrimediabile perdita di credibilità della Nato e degli Stati Uniti. La Russia eserciterebbe a quel punto pressioni difficilmente contrastabili per spingere le democrazie europee ad accettarne influenza e diktat. In un tempo forse piuttosto breve la qualità della vita pubblica delle democrazie europee cambierebbe. Perché esse dovrebbero fare i conti, anche nella loro vita interna, con il potere russo. Un grande pensatore politico, Alexis de Tocqueville, nell’Ottocento, sosteneva che le democrazie, per la loro volubilità, sono assai meno attrezzate dei regimi autoritari a tenere una linea coerente di politica estera. È ciò su cui conta Putin per spuntarla in Ucraina. La tesi di Tocqueville è stata spesso contestata. Si è notato che, nonostante la loro apparente fragilità, le democrazie sono in grado di contare, nei momenti di crisi, su una riserva di legittimità e di consenso interno normalmente superiore a quella a cui può attingere un regime autoritario. Si è visto, soprattutto, che, se coinvolte in guerre, le democrazie sono in grado di mettere in campo risorse ,e una volontà di combattere da parte
della popolazione, che i regimi autoritari non possono nemmeno sognarsi. La determinazione degli ucraini nella resistenza ai russi sta lì a testimoniare, del resto, quanta verità in ciò ci sia. Però è anche vero che una cosa è combattere per la «propria» vita e quella dei propri cari, per la «propria» libertà, per la «propria» terra, un’altra cosa è rimanere impegnati in uno sforzo prolungato nel tempo di sostegno a un popolo combattente. E se, almeno in questi casi, la tesi di Tocqueville fosse corretta?

Da quando è iniziata l’invasione, i governi dell’Unione, in accordo con la Nato, hanno tenuto la barra sufficientemente dritta (ma non dimentichiamo certe incertezze e ambiguità, per esempio di parte tedesca). Ma in democrazia ciò che davvero conta in ultima istanza è l’orientamento dell’opinione pubblica. Se cambiano umori e atteggiamenti degli elettori, cambia anche, prima o poi, la posizione dei governi. È un problema per l’America. Ed è un problema per l’Europa. Le democrazie europeo-occidentali ,protette dalla pax americana, hanno potuto godere dei benefici della pace — stabilità delle loro democrazie e benessere — dalla Seconda guerra mondiale in poi. Gli europei hanno così perduto la memoria delle tragedie della prima metà del secolo XX.
Hanno cominciato a pensare che la storia, con i suoi furori e anche le sue nefandezze, non li riguardasse più. I drammi dovuti alla ferocia umana appartenevano a mondi geograficamente e culturalmente lontani. Potevano guardare le immagini di quei drammi in televisione, comodamente seduti in poltrona. Era la variante europea della «fine della storia». Tutto ciò è comprensibile. È psicologicamente difficile per chi ha creduto di avere conquistato definitivamente una condizione di pace civile, rendersi conto che il mondo è di nuovo assai pericoloso. Anche per noi.

Le parole, in queste condizioni, cadono nel vuoto. Ricordate cosa si diceva in Europa dopo il rovinoso abbandono dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti? Si diceva, anche in Italia, che la sicurezza dell’Europa era a rischio e che era ormai venuto il momento di dare vita a una solida difesa europea. Alle parole non sono seguiti i fatti. Per la semplice ragione che le opinioni pubbliche (e anche gran parte delle classi dirigenti) non credono sul serio che i cambiamenti in
atto impongano, pur senza rinunciare alla Nato e alla partnership con gli Stati Uniti, di investire risorse significative a favore della propria sicurezza. Per dire che la stanchezza che si avverte in settori dell’opinione pubblica occidentale, ed europea in particolare, di fronte alla guerra in atto, ha ragioni storiche profonde che possono essere spiegate. Un grande storico britannico, Arnold Toynbee, in un’altra epoca, in un altro frangente anch’esso difficile per l’Europa,
osservò: historyis again on the move , la storia è di nuovo in movimento. Se noi europei ne saremo consapevoli, se manterremo, nei mesi e negli anni a venire, la necessaria lucidità, aiuteremo gli ucraini a salvarsi. E aiuteremo noi stessi.

Corriere della Sera

L'articolo La stanchezza dell’Occidente proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Aggiornamento sulla detenzione in Israele di Khaled El Qaisi


Pubblichiamo il comunicato diffuso dalla famiglia e dall'avvocato dello studente universitario italo-palestinese Khaled El Qaisi arrestato lo scorso 31 agosto dalle guardie di frontiera israeliane al valico di Allenby tra Cisgiordania e Regno Hashemita de

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Pubblichiamo il comunicato diffuso dalla famiglia e dall’avvocato italiano dello studente universitario italo-palestinese Khaled El Qaisi arrestato lo scorso 31 agosto dalle guardie di frontiera israeliane al valico di Allenby tra Cisgiordania e Regno Hashemita della Giordania e ancora detenuto.

COMUNICATO

Lo scorso giovedì, 14 settembre, si è tenuta a Rishon Lezion a sud di Tel Aviv, l’ultima udienza conclusasi con una proroga della detenzione per altri 7 giorni, al termine dei quali si troverà nuovamente a comparire davanti al giudice il 21 settembre. Il legale, impossibilitato per legge fino alla sera di mercoledì 13 a comunicare col proprio assistito, ha finalmente potuto avere un colloquio con Khaled e il giorno successivo hanno potuto, a differenza delle altre udienze, essere contestualmente presenti in aula. Tuttavia, ad eccezione di un’altra sola visita e di una telefonata tra l’avvocato e Khaled, non ci sono notizie del suo attuale stato di salute psico-fisico.

La nostra viva preoccupazione è rivolta alla totale assenza di quei diritti quasi universalmente condivisi la cui osservanza consente di definire un processo “equo” e un arresto “non arbitrario”.

Sono 19 i giorni di detenzione in cui Khaled viene quotidianamente sottoposto a interrogatorio senza la presenza del suo difensore, è solo mentre affronta domande e pressioni poste dai poliziotti nella saletta di un carcere. Non gli è consentito conoscere gli atti che hanno determinato il suo arresto e la protrazione dello stesso; non sa chi lo accusa, per quale ragione lo faccia, cosa affermi in proposito. Anche i motivi del suo arresto appaiono assolutamente generici e privi di specificità. Inoltre, l’arresto si fonda esclusivamente su meri sospetti e non su indizi gravi di colpevolezza. Ciò che rappresenta maggior ragione di inquietudine e preoccupazione è che, se l’autorità israeliana non riuscirà ad acquisire prove per istruire un processo entro 45 giorni dall’arresto, potrebbe trovarsi costretta a revocare la detenzione penale ma potrà anche decidere di sostituirla con quella amministrativa, condizione giuridica nella quale si trovano altri 1200 palestinesi ristretti in carcere senza un’accusa formale, senza alcuna prova e senza poter conoscere le ragioni del loro trattenimento.

In considerazione della sempre più allarmante situazione di Khaled e del mancato rispetto dei suoi diritti umani si chiede che si faccia tutto il possibile per ottenerne l’immediata liberazione.

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L'articolo Aggiornamento sulla detenzione in Israele di Khaled El Qaisi proviene da Pagine Esteri.



Giappone. Il governatore di Okinawa all’ONU: “le basi Usa minacciano la pace”


Alle Nazioni Unite il governatore dell'isola di Okinawa (in Giappone) ha denunciata l'eccessiva concentrazione di forze militari statunitensi L'articolo Giappone. Il governatore di Okinawa all’ONU: “le basi Usa minacciano la pace” proviene da Pagine Este

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di Redazione

Pagine Esteri, 19 settembre 2023 – Il governatore della prefettura giapponese di Okinawa, Denny Tamaki, ha deciso di portare direttamente alle Nazioni Unite l’annoso scontro con il governo nazionale giapponese legato alla massiccia presenza di forze armate statunitensi sul territorio dell’isola sin dalla fine della Seconda guerra mondiale. Okinawa, pur rappresentando soltanto lo 0,6% della superficie totale del Giappone, ospita ben il 70% di tutte le forze militari statunitensi di stanza nel paese asiatico.
«Sono qui oggi per chiedere al mondo di esaminare la situazione a Okinawa» ha annunciato Tamaki durante una sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu a Ginevra, sostenendo che la concentrazione di basi militari Usa nel suo territorio, che genera oltretutto problemi di ordine pubblico e criminalità, costituisca «una minaccia per la pace».
Tamaki ha richiamato l’attenzione in particolare sui lavori di bonifica per il trasferimento a Henoko della base aerea statunitense attualmente a Futenma: «I lavori procedono nonostante i cittadini di Okinawa abbiamo espresso chiaramente la loro opposizione tramite un referendum democratico» ha denunciato il governatore.

Dopo l’intervento di Tamaki, un rappresentante del governo giapponese ha difeso i lavori in corso a Henoko, ricordando il recente via libera definitivo della Corte suprema giapponese e la necessità di trasferire la base di Futenma, che si trova al centro di un’area abitata. Okinawa, che si trova nell’estremo sud del Giappone, ha perso questo mese la battaglia legale intrapresa contro il governo nazionale nel tentativo di bloccare i lavori di bonifica del sito costiero. La Corte suprema giapponese – il tribunale di più alto livello del Paese – ha respinto il 4 settembre l’appello presentato da Okinawa per fermare i lavori: il sito bonificato, che si trova a Henoko, in un’area scarsamente popolata della prefettura, dovrebbe accogliere nei prossimi anni le infrastrutture, i mezzi e il personale statunitensi attualmente di stanza nella base aerea di Futenma, sita a sua volta a Okinawa nell’area densamente popolata di Ginowan.
Okinawa, che fin dalla fine della Seconda guerra mondiale sopporta in misura sproporzionata l’onere legato alla permanenza delle forze militari statunitensi in Giappone, chiedeva però che la base fosse trasferita in un’altra prefettura del Paese, e sin dal 2015 ha negato i permessi per i lavori di bonifica per la nuova base, citando anche danni all’ambiente e alla fauna marina, oltre che numerosi casi di stupro ai danni delle abitanti.
Il governatore della prefettura ha espresso la propria delusione durante una conferenza stampa: «Sino all’ultimo abbiamo sperato in un pronunciamento equo e neutrale. E’ davvero disdicevole», – Pagine Esteri

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Azerbaigian di nuovo all’attacco. Colpiti obiettivi armeni nel Karabakh


L’Azerbaigian, sostenuto militarmente da Turchia e Israele, denuncia “la continua presenza delle forze armate armene nel Karabakh” responsabili di aver piazzato mine. L’Armenia smentisce categoricamente L'articolo Azerbaigian di nuovo all’attacco. Colpit

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della redazione

Pagine Esteri, 19 settembre 2023 – Prosegue in queste ore la presunta “operazione antiterrorismo” dell’Azerbaigian nel Karabakh cominciata, secondo le spiegazioni date da Baku, perché “un veicolo (azero) è esploso dopo aver colpito una mina precedentemente piazzata dai gruppi di ricognizione e sovversione delle forze armate armene nella regione del Karabakh, con lo scopo di compiere un atto terroristico” e un altro automezzo “che trasportava personale militare” delle truppe di Baku è esploso per lo stesso motivo. Esplosioni che avrebbero fatto diversi morti e feriti. Ora le forze azere bombardano obiettivi azeri.

L’Azerbaigian, sostenuto militarmente da Turchia e Israele, denuncia infine “la continua presenza delle forze armate armene nella regione del Karabakh” tanto da “sentirsi costretto” ad agire per garantire la sua sicurezza e quella dei cittadini azeri. L’Armenia smentisce categoricamente questa descrizione dell’accaduto e denuncia come “inaccettabili” i tentativi di coinvolgerla in un conflitto più ampio.

Il premier armeno, Nikol Pashinyan, durante una riunione governativa, ha descritto la situazione ai confini dell’Armenia come “relativamente stabile”. “Ancora una volta confermo che l’Armenia non ha un esercito nel Nagorno-Karabakh”, ha detto esortando il popolo armeno a mantenere la calma, senza agire “in modo non calcolato o avventuroso”. A Yerevan intanto centinaia di abitanti di Erevan hanno organizzato una protesta per chiedere al governo di agire. I manifestanti scandiscono anche accuse contro il primo ministro chiamandolo “traditore”.

Armenia e Azerbaigian, in passato due repubbliche della ex URSS, sono in guerra intermittente sin dagli anni Ottanta per il controllo del Nagorno Karabakh. Di recente grazie alle forniture di armi sofisticate (droni in particolare) turche e israeliane, gli azeri hanno evidenziato una superiorità militare sull’avversario tanto da conquistare nell’ultimo conflitto aperto tra i due paesi importanti porzioni di territorio. Erevan accusa Baku di ostacolare le forniture di merci e generi di prima necessità alla popolazione armena nella regione contesa. Pagine Esteri

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pagineesteri.it/2023/09/19/mon…



Non serve cercare colpevoli a tutti i costi. La tragedia di Torino vista da Alegi


La morte della piccola Laura è una di quelle tragedie che nessuno vorrebbe mai accadesse. Una vita stroncata ad appena cinque anni non può avere senso, con tutto il suo significato di potenziale umano perduto per sempre e le inevitabili domande su come si

La morte della piccola Laura è una di quelle tragedie che nessuno vorrebbe mai accadesse. Una vita stroncata ad appena cinque anni non può avere senso, con tutto il suo significato di potenziale umano perduto per sempre e le inevitabili domande su come sia accaduto e come si possa evitarne il ripetersi.

Proprio per questo, è necessario rispettare il dolore evitando di trasformarlo nella ricerca di un capro espiatorio, o peggio di strumentalizzarlo a sostegno di ideologie e pregiudizi. Da Lidia Ravera al Codacons fino all’ultimo profilo Twitter, si sono scatenati tuttologi, antimilitaristi, ambientalisti, rigoristi e chi più ne ha, più ne metta.

L’incidente all’MB.339 delle Frecce tricolori in decollo dall’aeroporto di Torino-Caselle è una sequenza di fatalità, individualmente improbabili. Uno stormo di uccelli attraversa il cielo dell’aeroporto mentre gli aerei decollano. Uno o più uccelli colpiscono un aereo. Un motore si spegne, costringendo un pilota a lanciarsi. L’aereo rimbalza al suolo, sfonda la rete, salta un fosso, attraversa una strada. Colpisce un’auto, dalla quale i genitori riescono a estrarre due bambini. Prima di poter tirare fuori la bimba, l’auto esplode. Come nel celebre modello interpretativo di James Reason, i buchi si sono allineati e attraverso di loro è passato il disastro.

L’inchiesta dell’Ispettorato sicurezza volo spiegherà in ogni dettaglio le cause dell’evento, senza cercare il colpevole a tutti i costi. La magistratura verificherà l’esistenza di eventuali profili penali, tentando di mantenersi al di sopra delle emozioni. Nell’attesa, che non sarà breve, si possono forse fare alcune considerazioni.

Primo, Torino non è Ramstein, perché l’impatto con uno stormo di volatili durante la fase di decollo non è paragonabile a un errore durante l’esecuzione di una figura acrobatica. Qualsiasi altro aereo in decollo da Caselle avrebbe potuto subire lo stesso incidente, così come i volatili avrebbero potuto colpire un MB.339 a Rivolto o su qualsiasi altro aeroporto. Chi propone l’accostamento tra i due incidenti non sa di cosa parla.

Secondo, gli MB.339 sono in perfette condizioni. L’anzianità del progetto non compromette l’aerodinamica, il comportamento in volo o la sicurezza. Rende soltanto più costoso e lungo ottenere i livelli di qualità necessari. È per questo che l’Aeronautica militare ne ha previsto da tempo la sostituzione con gli M-345, il cui sviluppo è in ritardo per motivi indipendenti da essa.

Terzo, l’inquinamento. Poiché il Rolls-Royce Viper 632 ha una spinta di circa 1800 chili, l’intera pattuglia “spinge” circa un quarto dei Trent Xwb di un Airbus A350. Calcolando 32 esibizioni di mezz’ora e raddoppiando prudenzialmente per la diversa concezione dei motori, l’intera stagione acrobatica incide quanto un andata-ritorno da Roma a New York. Un po’ poco per urlare allo scandalo.

Quarto, non interessano a nessuno. Dal Gran premio di Monza alla sagra della salsiccia (davvero!), le centinaia di richieste che l’Aeronautica militare riceve ogni anno, così come le centinaia di migliaia di persone che si assiepano alle loro manifestazioni, testimoniano il grande seguito delle Frecce tricolori. Sono numeri che pochi eventi pubblici italiani fanno.

Quinto, il costo. È difficile capire quali voci di spesa calcolare, separando i costi di struttura (la base) da quelli dell’attività di volo generica (che andrebbe fatta comunque) o specifica. In più, bisognerebbe conteggiare anche il valore delle Frecce tricolori come contributo alla promozione del Paese e dell’industria, nonché come strumento di reclutamento per Forze armate che da oltre vent’anni sono divenute completamente volontarie. Non è un caso che nessuna delle forze aeree di riferimento abbia chiuso la propria pattuglia acrobatica.

Sesto, l’inutilità della Pattuglia. Le Frecce tricolori non sono un’eccezione italiana ma rispecchiano una tradizione presente in tutto il mondo. Dagli Asas de Portugal agli Zhetysu, passando per Krisatki e Sarang, nel 2022 erano censite 65 pattuglie acrobatiche militari, più nove temporanee e tre in corso di approntamento, senza trascurare le sei esibizioni in coppia.

Settimo, l’aereo militare. Benché progettato per addestrare piloti militari, l’MB.339 non è un caccia o un aereo da combattimento. È del tutto improprio associarlo a Top Gun o missioni di guerra.

In conclusione, buona parte delle critiche alle Frecce tricolori sono materialmente errate e si collegano a valutazioni esterne alla loro realtà operativa e fattuale. Da un certo profilo, le obiezioni sono legate più a criteri personali che a considerazioni oggettive, e potrebbero, con la stessa assoluta legittimità, essere applicate a qualsiasi altra attività, dai musei di arte contemporanea al teatro sperimentale, dal ponte sullo Stretto alle zip line. Dall’altro, gli attacchi di questi giorni recuperano temi da sempre presenti nella retorica antimilitare e antioccidentale, collegandoli strumentalmente alla tragedia di Torino senza aggiungere nulla in termini di analisi e riflessione.

Per carità, in un Paese libero anche queste opinioni hanno pieno diritto di essere espresse. Però sarebbe meglio concentrarsi sugli atti concreti, come la sicurezza delle strade perimetrali o la pulizia degli ambienti circostanti gli aeroporti, evitando di dare l’impressione di speculazione politica. O almeno così imporrebbe il rispetto sincero per la piccola vittima.


formiche.net/2023/09/incidente…



Andrea Muccioli – Fango e risate


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Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” – 25 settembre 2023, Lodi


Intervengono ANGELA MARIA ODESCALCHI Presidente Ordine degli Avvocati di Lodi e Avvocato GUIDO SALVINI Magistrato presso il Tribunale di Milano PIERO TONY Comitato Scientific della Fondazione Luigi Einaudi Modera LORENZO MAGGI Presidente di Lodi Liberale

Intervengono

ANGELA MARIA ODESCALCHI
Presidente Ordine degli Avvocati di Lodi e Avvocato

GUIDO SALVINI
Magistrato presso il Tribunale di Milano

PIERO TONY
Comitato Scientific della Fondazione Luigi Einaudi

Modera

LORENZO MAGGI
Presidente di Lodi Liberale

Evento accreditato presso l’Ordine degli Avvocati di Lodi

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Washington e Teheran rilasciano prigionieri dopo lo scongelamento di 6 miliardi di dollari dell’Iran


Lo scambio, che comprende cinque iraniani e cinque americani, difficilmente faciliterà una nuova intesa tra i due Paesi sul programma nucleare iraniano. L'articolo Washington e Teheran rilasciano prigionieri dopo lo scongelamento di 6 miliardi di dollari

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della redazione

(foto di archivio del progetto Pexels/RDNE Stock)

Pagine Esteri, 19 settembre 2023 – Cinque statunitensi e cinque iraniani sono stati rilasciati nell’ambito di uno scambio di prigionieri mediato dal Qatar. Gli ex detenuti Usa sono sbarcati da un aereo sulla pista dell’aeroporto internazionale di Doha dopo essere arrivati ​​da Teheran. Successivamente sono partiti con un volo diretto negli Stati Uniti. Secondo la Press TV iraniana, due dei cinque cittadini iraniani imprigionati negli Stati uniti sono arrivati ​​in Iran dopo aver viaggiato attraverso il Qatar. Gli altri tre liberati hanno deciso di non tornare in Iran, due di loro resteranno negli Stati Uniti e uno si recherà in un paese terzo.

Nasser Kanaani, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, ha spiegato che i due ex prigionieri che avevano deciso di rimanere negli Stati Uniti lo hanno fatto “a causa della loro storia personale e di permanenza” negli Usa.

L’accordo tra Washington e Teheran ha permesso lo scongelamento di 6 miliardi di dollari di beni iraniani bloccati in Corea del Sud. “Fortunatamente i beni congelati dell’Iran in Corea del Sud sono stati rilasciati e, a Dio piacendo, oggi i beni inizieranno ad essere completamente controllati dal governo e dalla nazione”, ha commentato Kanaani. Successivamente il capo della banca centrale iraniana Mohammad Reza Farzin è intervenuto alla televisione di stato per confermare di aver ricevuto oltre 5,5 miliardi di euro (5,9 miliardi di dollari) su conti in Qatar.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha definito il rilascio di cinque detenuti americani “un’azione puramente umanitaria”. “Può certamente essere un passo in base al quale in futuro potranno essere intraprese altre azioni umanitarie”, ha aggiunto Raisi rivolgendosi a un gruppo di giornalisti dopo il suo arrivo a New York per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Nel frattempo, Joe Biden ha accolto con favore il ritorno dei cinque cittadini statunitensi e ha ringraziato gli alleati per aver contribuito a garantirne il rilascio. “Siamak Namazi, Morad Tahbaz, Emad Sharghi e due cittadini che desiderano rimanere anonimi ​​si riuniranno presto ai loro cari… Sono grato ai nostri partner in patria e all’estero per i loro instancabili sforzi volti ad aiutarci a raggiungere questo risultato, compresi i governi di Qatar, Oman, Svizzera e Corea del Sud”, ha detto il presidente Usa che allo stesso tempo ha annunciato sanzioni contro l’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e il ministero dell’intelligence “per il loro coinvolgimento in detenzioni illegali”. “Continueremo a imporre sanzioni all’Iran per le sue azioni provocatorie nella regione”, ha affermato Biden.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha abbassato le aspettative che lo scambio di prigionieri porti a una svolta nel rilancio dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015, da cui l’ex presidente Donald Trump si era ritirato nel 2018. “Non siamo impegnati su questo ma vedremo in futuro se ci saranno opportunità”, ha detto Blinken.

Non è questo il parere di Israele che invece vede lo scambio dei prigionieri e lo scongelamento dei fondi come “una vittoria per l’Iran” e un passo in avanti verso un nuovo accordo sul programma nucleare, approvato anche dagli StatiUniti. Tel Aviv vede nelle ambizioni atomiche dell’Iran l’intenzione di costruire ordigni nucleari “che saranno puntati contro Israele”. E ha più volte minacciato di bombardare e distruggere le centrali iraniane.

Teheran da parte sua respinge le accuse, afferma di voler solo produrre energia atomica a scopi civili e denuncia le sanzioni americane e internazionali alle quali la sua economia è sottoposta da molti anni.

Israele punta il dito contro l’Iran ma è l’unico Paese del Medio oriente a possedere segretamente bombe nucleari – tra 100 e 200 secondo le stime fatte da esperti internazionali – e non ha mai firmato il Trattato di non-proliferazione nucleare. Pagine Esteri.

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ARCHEOLOGIA E OCCUPAZIONE. Tell es-Sultan sito palestinese. Israele contro l’Unesco


PODCAST. Il governo Netanyahu condanna l'Onu per aver designato le rovine dell'antica Gerico, nella Cisgiordania sotto occupazione militare, come «Sito parte del patrimonio mondiale in Palestina». Il commento della studiosa e storica dell'arte Carla Benel

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Pagine Esteri, 19 settembre 2023. “Siamo di fronte a un sito di grande importanza per tutta l’umanità ma gli israeliani mantengono la loro posizione. Citano il racconto biblico che non è mai stato confermato dai ritrovamenti archeologici, anzi proprio gli scavi hanno chiarito che è fondato su miti”. Questo il commento che la studiosa e storica dell’arte Carla Benelli fa alla veemente protesta delle autorità israeliane alla decisione dell’Unesco di designare il sito palestinese di Tell Es-Sultan “Sito parte del patrimonio mondiale in Palestina”.

Ascolta il Podcast.
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You live in a digital neofeudalism


We're not in the Middle Ages, screamed the Knight of the Order of the Wokes.

The Middle Ages are often invoked to describe a dark, brutal period without freedom, where the masses were at the mercy of a few feudal lords and rulers who fought over lands and resources.

They say life back then wasn't much to write home about. Fortunately, today we are much more civilized. At least, that’s what they say.

We have discovered representative democracy, expelled the cowardly monarchs who plagued us, eliminated the scourge of serfdom, and forgotten the picturesque chivalric orders with their oaths of loyalty to the rulers. But is it really so?

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My impression is that representative democracy and the proliferation of eccentric ideas about social justice and social equity have actually created the conditions for the resurgence of a global digital neo-feudalism.

At the apex of this new feudal pyramid, we undoubtedly have a small but powerful elite of people with vast wealth and power who use supranational tools, both known and unknown, to exercise and manifest their will.

Among them, first and foremost, is the International Monetary Fund (IMF), a financial instrument of the United Nations and the ultimate authority for much of the world. Then there are central banks like the Federal Reserve Bank or the European Central Bank.

Lastly, we must not forget supranational administrative entities such as the World Health Organization (WHO), the aforementioned United Nations (UN), or the somewhat obscure Financial Action Task Force (FATF), which, nevertheless, has a huge impact on our lives. And how could we forget our beloved European Union and the globalist think-tank that is the World Economic Forum?

The combination of people and supranational structures makes up what we could define today as the head of the empire.

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Call for Nominations: 14th Annual Privacy Papers for Policymakers


The Future of Privacy Forum (FPF) invites privacy scholars and authors with an interest in privacy issues to submit finished papers to be considered for FPF’s 14th annual Privacy Papers for Policymakers (PPPM) Award. This award provides researchers with t

The Future of Privacy Forum (FPF) invites privacy scholars and authors with an interest in privacy issues to submit finished papers to be considered for FPF’s 14th annual Privacy Papers for Policymakers (PPPM) Award. This award provides researchers with the opportunity to inject ideas into the current policy discussion, bringing relevant privacy research to the attention of the U.S. Congress, federal regulators, and international data protection agencies.

The award will be given to authors who have completed or published top privacy research and analytical work in the last year that is relevant to policymakers. The work should propose achievable short-term solutions or new means of analysis that could lead to real­-world policy impact.

FPF is pleased to also offer a student paper award for students of undergraduate, graduate, and professional programs. Student submissions must follow the same guidelines as the general PPPM award.

We encourage you to share this opportunity with your peers and colleagues. Learn more about the Privacy Papers for Policymakers program and view previous year’s highlights and winning papers on our website.

FPF will invite winning authors to present their work at an annual event with top policymakers and privacy leaders in spring 2024 (date TBD). FPF will also publish a printed digest of the summaries of the winning papers for distribution to policymakers in the United States and abroad.

Learn more and submit your finished paper by October 20th, 2023. Please note that the deadline for student submissions is November 3rd, 2023.


fpf.org/blog/call-for-nominati…

informapirata ⁂ reshared this.




Il Consiglio dei Ministri di oggi ha approvato il disegno di legge per l’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale e per la revisione della valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti.


Se Salvini cerca di strappare alla Meloni la bandiera di leader “coerente” di destra


Mentre Giorgia Meloni si presentava a Lampedusa assieme alla donna che più di tutte simboleggia l’Europa (Ursula von der Leyen), Matteo Salvini si presentava a Pontida assieme alla donna che più di tutte rappresenta l’antieuropeismo (Marine Le Pen). “Noi

Mentre Giorgia Meloni si presentava a Lampedusa assieme alla donna che più di tutte simboleggia l’Europa (Ursula von der Leyen), Matteo Salvini si presentava a Pontida assieme alla donna che più di tutte rappresenta l’antieuropeismo (Marine Le Pen). “Noi non abbiamo cambiato opinione”: sono state queste le prime parole che il segretario leghista ha pronunciato ieri dal palco. Parole non casuali.

È così partita la campagna salviniana per strappare alla Meloni quella bandiera che, a torto o a ragione, secondo tutti gli osservatori ha rappresentato la chiave del proprio successo elettorale: la coerenza. Bandiera inevitabilmente scolorita e lacerata nel passaggio dalla demagogia degli anni trascorsi all’opposizione alle responsabilità imposte dalla funzione di governo. Bandiera che Matteo Salvini intende intestarsi grazie all’ormai rodato ruolo di leader di lotta e al tempo stesso di governo. Umberto Bossi lo fece con Silvio Berlusconi premier, Salvini lo sta facendo con Giorgia Meloni, dopo averlo fatto con Giuseppe Conte.

In vista della propria ascesa al ruolo di presidente del Consiglio, Giorgia Meloni evitò di pronunciarsi a favore di Marine Le Pen nel ballottaggio con Emmanuel Macron. Salvini, invece, lo fece. E ieri è tornato ad esibire come un valore quasi sacro il rapporto che lo lega alla leader della destra nazionalista francese, sulla cui amicizia, appunto, “non abbiamo cambiato idea”.

Nessuno, dal palco di Pontida, ieri ha pronunciato la parola “Ucraina” o evocato il nome di Vladimir Putin. Tutti hanno parlato di Europa e tutti l’hanno fatto in chiave critica oltre che in aperta contrapposizione a quelle “libertà” che sono state per vent’anni il cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi e che ieri erano con tutta evidenza il filo conduttore della kermesse leghista.

Salvini sa bene che l’atlantismo e l’europeismo di Giorgia Meloni disorientano parte non marginale della sua base elettorale e persino dei suoi eletti. “Abbiamo ormai rinunciato al cambiamento”, ha scritto ieri, con amara rassegnazione, l’intellettuale d’area Marcello Veneziani sulla Verità. Parlava a nome di una destra che c’è, Veneziani, e che si sente tradita nei propri ideali fondanti. Una destra che si ritrova nelle tesi del generale Vannacci, che non a caso Salvini intende candidare alle elezioni europee di giugno. Una destra che fatica a trovare una bussola per orientarsi nel presente a cui Mattei Salvini ha usucapito i punti di riferimento cardinali del passato abusando, come è accaduto ieri a Pontida, dei concetti di “comunità” e di “identità”, regolarmente enunciati col favore del “buon Dio”.

“Noi non siamo cambiati” era il senso del messaggio securitario agli immigrati, ma in realtà ai propri elettori, lanciato da Giorgia Meloni con l’intervento video dello scorso venerdì. “Lei è cambiata, ma noi no”, è il senso impresso da Matteo Salvini alla kermesse di Pontida.

Per i prossimi otto mesi, sarà questa la sfida. E, naturalmente, nessuno dei due avrà il coraggio di ammettere cambiamenti fisiologici, né di spiegarli con la differenza che passa tra stare all’opposizione e stare al governo. Ovvero, con la differenza che passa tra fare propaganda e fare politica.

Huffingtonpost

L'articolo Se Salvini cerca di strappare alla Meloni la bandiera di leader “coerente” di destra proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



  Lo sciopero di 8 ore proclamato da Fim, Fiom e Uilm nello stabilimento Stellantis di Melfi, che coinvolge anche le fabbriche dell’indotto re tutta l


Tutto pronto per #TuttiAScuola! Come sempre le scuole saranno protagoniste e animeranno la cerimonia assieme a tanti ospiti.

Vi aspettiamo tra poco in diretta dall’Istituto Tecnico “Saffi-Alberti” di Forlì!

▶️ https://youtube.



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

🔸#TuttiAScuola, a Forlì l'inaugurazione del nuovo anno scolastico. L’evento è in diretta, dalle 16.



Oggi saremo a Forlì per #TuttiAScuola, la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2023/2024.

Si parlerà di attualità, lavoro, salute, sport, scuole italiane all’estero, storie di riscatto sociale.



Una critica femminista al regolamento CHATCONTROL. La politica digitale femminista si interroga criticamente se l’uso delle tecnologie paternalistiche.

@Privacy Pride

«...la non negoziabilità dei diritti fondamentali fa parte di una prospettiva di politica digitale femminista. Il diritto alla privacy e il diritto alla protezione contro la violenza non dovrebbero essere contrapposti. Sono tutti essenziali per la partecipazione sociale e democratica di tutti, in particolare dei gruppi sottorappresentati e, non ultimi, dei bambini e degli adolescenti.

Le proposte politiche devono essere sottoposte a una valutazione dell’impatto contestuale e sociale in modo che l’uso delle tecnologie prescritto dalla legge non oscuri i problemi esistenti o addirittura crei nuove sfide. Il passato dimostra che tali valutazioni d’impatto di solito coprono solo il livello giuridico o tecnico. Tuttavia, per creare soluzioni davvero sostenibili ed eticamente responsabili, è necessario includere anche fattori civili ed economici. Anche la realizzazione tecnica deve essere accompagnata criticamente e analizzata iterativamente. Perché non è chiaro quali soluzioni si stiano sviluppando riguardo alle normative aperte alla tecnologia. È quindi ancora più importante che il legislatore sia responsabile della creazione di una base che stabilisca una linea rossa chiara per le tecnologie altamente problematiche dal punto di vista etico e giuridico.

Il regolamento CSA mostra la complessità del rapporto tra problemi sociali e potenziali soluzioni digitali e quanto rapidamente il tecnosoluzionismo possa portare a conseguenze negative indesiderate. È responsabilità dei legislatori svelare tali complessità e sviluppare approcci risolutivi personalizzati e convenienti che riducano al minimo gli impatti negativi.»

Il post completo è su FEMINISTTECHPOLICY

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Il neofeudalesimo digitale


Non siamo mica nel medioevo, gridò il Cavaliere dell'Ordine dei Woke.

Il medioevo viene spesso chiamato in causa per indicare un periodo buio, brutale, senza libertà, in cui le masse erano alla mercé di pochi signori e sovrani che si contendevano terre e risorse.

La vita, dicono, non doveva essere granché. Fortunatamente, oggi siamo molto più civilizzati.

Abbiamo scoperto la democrazia rappresentativa, scacciato i vili monarchi che ci affliggevano, eliminato la piaga della servitù della gleba e dimenticato i pittoreschi ordini cavallereschi, coi loro giuramenti di fedeltà ai sovrani. Ma è davvero così?

La mia impressione è che la democrazia rappresentativa e la proliferazione di strampalate idee di giustizia ed equità sociale abbiano invero creato i presupposti per la reviviscenza di un neofeudalesimo digitale globale.

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All’apice della nuova piramide feudale abbiamo certamente una piccola ma poderosa elite di persone con tanti soldi e potere che usano strumenti sovranazionali conosciuti e sconosciuti per esercitare e manifestare la loro volontà.

Tra questi troviamo prima di tutto il Fondo Monetario Internazionale (IMF), strumento finanziario delle Nazioni Unite e di ultima istanza per gran parte del mondo. Poi ci sono le banche centrali, come la Federal Reserve Bank o la Banca Centrale Europea.

Infine, non bisogna dimenticare enti sovranazionali amministrativi come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le già citate Nazioni Unite (ONU) o il semisconosciuto Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (FATF), che però ha un enorme impatto sulle nostre vite. E come dimenticare poi la nostra beneamata Unione Europea e il think-tank globalista che è il World Economic Forum?

L’insieme di persone e strutture sovranazionali compone quello che oggi potremmo definire come la testa dell’impero.

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Non tutte le mie creazioni DIY sono orripilanti. Stavolta, per fare un regalo sia a me che non, abbellisco delle mollette per capelli, nel primo modo che mi viene a mente.


Privatocrazia sanitaria, in Italia il 60% dei fondi per la salute pubblica finisce ai privati. Il monito di Nicoletta Dentico | AFV

"La situazione ha raggiunto livelli più che allarmanti: almeno il 60% dei fondi pubblici finisce in mano ai privati, in particolare per l’acquisto di servizi medici e farmacologici; più del 50% delle istituzioni sanitarie che si occupano di malattie croniche sono in mano ai privati, così come lo sono più dell’80% delle istituzioni di assistenza sanitaria residenziale. I tagli della prossima legge di bilancio assecondano questa metastasi.”

ancorafischiailvento.org/2023/…



New EU-US data transfer deal also faces criticism in Germany


French lawmaker Philippe Latombe's latest lawsuit at the EU's top court, which could derail the new EU-US data transfer deal, has found support in Germany, where the two-month-old agreement is already facing widespread criticism.


euractiv.com/section/data-prot…



Lisa Beat and the Liars - Sheena Is A Beat Rocker


Fate vostro questo disco e suonatelo quando - disgraziatamente - cambieranno l'ora, farà freddo ed alle cinque del pomeriggio sarà buio, chissà forse potrebbe farvi tornare ai fasti dell'estate o quantomeno mettervi allegria facendovi intravvedere un raggio di sole. @Musica Agorà

iyezine.com/lisa-beat-and-the-…

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Come le app mobili condividono illegalmente i vostri dati personali Alcune app mobili condividono i vostri dati personali subito dopo l'apertura. Questo non è conforme alle leggi sulla privacy dell'UE Mobile Apps Header


noyb.eu/it/how-mobile-apps-ill…




Podcast Punk !


The Saint and allkillersnofillers present: The Adventure with the Saint episodi n°44 Judith Il miglior podcast rocknroll del globo terracqueo !!!! @Musica Agorà

iyezine.com/the-saint-and-allk…

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Privacy e riconoscimento facciale; con iBorderCTRL si comincia ovviamente dai migranti e non finirà bene: «La macchina della verità alle frontiere dell'Europa è stata un assegno in bianco»

@Privacy Pride

I documenti su #iBorderCTRL dimostrano la Commissione europea era a conoscenza dei rischi di sperimentare un algoritmo per identificare le bugie analizzando i volti. Ma ha finanziato lo stesso il progetto


«Mentre assegnano 4,5 milioni di euro del programma di ricerca Horizon 2020 a iBorderCTRL, una sorta di macchina della verità da usare alle frontiere, gli esperti della Commissione europea sanno già che questa tecnologia di analisi dei micro-movimenti del volto e di identificazione delle bugie, una sorta di Lie to me, la serie tv con Tim Roth, in versione algoritmo, potrà porre dei grossi problemi. Tanto che nello stesso documento con cui finanziano il progetto, datato 18 gennaio 2016, scrivono che “la proposta si affida pesantemente a un sistema automatico di rilevazione delle bugie, che pone una serie di rischi che non sono adeguatamente affrontati”.»


L'articolo di Luca #Zorloni prosegue qui su Wired Italia



Il deputato francese Philippe Latombe ha annunciato giovedì scorso di voler impugnare davanti al Tribunale della UE il #DataPrivacyFramework

@Privacy Pride

”Il testo risultante da questi negoziati viola la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, a causa delle insufficienti garanzie di rispetto della vita privata e familiare in relazione alla raccolta massiva di dati personali, e il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR)”, ha scritto Latombe, membro del partito alleato del Presidente Emmanuel Macron, , nella sua dichiarazione.Latombe ha presentato due ricorsi, ha dichiarato a POLITICO: uno per sospendere immediatamente l’accordo e un altro sul contenuto del testo.Oltre alle preoccupazioni per la sorveglianza di massa degli Stati Uniti, il Data Privacy Framework è stato notificato ai Paesi dell’UE solo in inglese e non è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, il che potrebbe non rispettare le regole procedurali, ha sostenuto Latombe. Latombe ha informato il governo francese e l’autorità per la protezione dei dati CNIL della sua contestazione.

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Per garantire il futuro dell'istanza social.linux.pizza, si è deciso di potenziarla tra il 19 e il 21 settembre

@Che succede nel Fediverso?

"Ci saranno un paio d'ore di inattività, ma tutto il contenuto sarà intatto e i tuoi account non saranno interessati"

Per dubbi o richieste di informazioni, contatta @:debian: 𝚜𝚎𝚕𝚎𝚊 :fedora:




Il governo inglese ammette che la clausola spia non può essere utilizzata in modo sicuro

@Etica Digitale (Feddit)

Open Rights Group si è espresso in merito a un rapporto secondo cui il governo di Londra ha ammesso che non utilizzerà i poteri per scansionare i messaggi privati ​​finché non sarà “tecnicamente fattibile” farlo

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Panoramax, un'alternativa libera a Google Street View per foto-cartografare il territorio.

@OpenStreetMap Italia

Cos'è #Panoramax? Il post di @CapitaineMoustache 🗺️⭕️ ce lo spiega!

È come Google Street View ma gratis!
Le foto sono fornite dalla community, ospitata su diverse istanze (come Mastodon), disponibili con licenza CC-BY-SA 4.0 e scaricabili a piena risoluzione (vedi ultima immagine)!

È ancora in beta, ma i primi mattoncini ci sono già, puoi già consultare le foto, visualizzarle su una mappa, contribuire caricando le tue foto tramite l'interfaccia web!

Questo è MEGA utile per la mappatura su #OpenStreetMap ! Con queste foto potrai scoprire velocemente nomi di percorsi, indirizzi, attrezzature di emergenza, negozi, limiti di velocità, infrastrutture ciclistiche, insomma è oro! E salta, colpisce poi tutte le app che utilizzano OpenStreetMap, come OsmAnd (vedi foto).

Con poca attrezzatura (un semplice smartphone o una fotocamera GoPro per esempio), chiunque può fotografare e poi mappare un'intera città, soprattutto dove i servizi commerciali non passano mai, tipo "basse densità" o.... dove non passano le auto!

Attualmente esistono due organismi Panoramax:
- Il National Geographic Institute (IGN)
- L'Associazione OpenStreetMap Francia

Grazie a @nilocram per la segnalazione


1/3
#Panoramax 📷 🗺️ @panoramax prend son envol !
C'est quoi ?

C'est comme Google Street View mais en libre !
Les photos sont fournies par la communauté, hébergées sur plusieurs instances (comme Mastodon), disponibles en licence CC-BY-SA 4.0 et téléchargeables en résolution pleine (voir dernière image) !

C'est encore en beta, mais les premières briques sont déjà là, on peut déjà consulter les photos, les visualiser sur une carte, contribuer en téléversant ses photos via l'interface web !


in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Grandi Poliverso e Nilocram! 🤩
Ne avevo già parlato qui e qui ma effettivamente mancava un post dedicato!

L'unica cosa che non mi è al 100% chiara è come contribuire da smartphone....manca l'app dedicata e non so se esista una funzione della fotocamera per cui si possano scattare immagini ogni x secondi ad es. per 1 ora. Oltre al fatto che su smartphone con GPlay l'attivazione del gps per la fotocamera obbliga ad attivare la localizzazione precisa (anche tramite reti wifi vicine e altro)


[Community] Stéphane De Greef ha fotografato da solo tutta la città di Bruxelles scattando immagini street view a 360°


Stéphane De Greef ha fotografato da solo tutta la città di Bruxelles, scattando immagini street view a 360° e percorrendo 4.500 km in bicicletta in due anni. Tutte le sue oltre 600.000 immagini sono disponibili su Mapillary. OpenStreetMap Belgio ha pubblicato sul proprio blog un post sul progetto di Stéphane.

Quando OpenStreetMap Belgio stava discutendo l'avvio di un progetto di sovvenzioni per le telecamere, Stéphane De Greef aveva già acquistato la sua telecamera a 360°, una GoPro Max, la stessa che usiamo noi, e aveva iniziato a raccogliere immagini a livello stradale della Forest des Soignes. Per la prima volta, ci sarebbe stata una "streetview" della foresta!

La situazione è sfuggita di mano e dopo qualche tempo Stéphane ha deciso di mappare ogni singola strada e sentiero di Bruxelles. Per raggiungere questo obiettivo ha impiegato due anni, percorrendo circa 4500 km in bicicletta e scattando circa 600.000 foto. Ora ha completato l'intera regione. In tutta la regione di Bruxelles è ora disponibile un'alternativa open data a Google Streetview, che questa volta include tutti i luoghi non raggiungibili con l'auto. Durante l'intero processo abbiamo sostenuto Stéphane, ma in realtà il suo progetto è stato esemplare.

Tutte le immagini sono state caricate su Mapillary e sono disponibili con licenza CC-BY-SA, il che significa che possono essere utilizzate da chiunque per diversi scopi. I comuni, in particolare, trovano questo strumento estremamente prezioso per le loro attività, e lo stesso vale per noi collaboratori di OpenStreetMap. Vale la pena notare che le stesse organizzazioni comunali e intercomunali stanno lentamente iniziando a creare le proprie immagini streetview e a caricarle sulla stessa piattaforma.

Sebbene Mapillary si integri bene con l'ambiente di editing di OpenStreetMap, stiamo valutando anche altre piattaforme. Attualmente stiamo creando la nostra istanza su Panoramax, dove ospiteremo per la seconda volta queste immagini.

Abbiamo postato la storia di successo di Stéphane. Il messaggio si è amplificato ed è stato ripreso anche da alcuni giornalisti. Siamo felici di poter condividere con voi alcuni articoli e video.

Vi sentite ispirati? Leggete di più sul nostro progetto di sovvenzioni per le telecamere e richiedete una telecamera.

originale (in inglese)

Da WeeklyOSM





I diritti LGBTQ+ sono stati SEMPRE legati alla privacy, mentre la violazione della privacy è stata spesso utilizzata per opprimere le persone LGBTQ+ criminalizzandole in base ai propri comportamenti

@Privacy Pride

Una delle osservazioni che ci è stata fatta già ai tempi del primo Privacy Pride del 13 novembre 2021 è la natura del nome "Pride".

Questo nome infatti non vuole soltanto richiamare il principio su cui si basa quest'iniziativa, ossia l'orgogliosa rivendicazione della privacy, un diritto umano che per sua natura è rivendicabile con tanta più difficoltà proprio da parte di quelle persone che ne hanno più bisogno; ma il nome è anche un tributo alle battaglie della comunità LGBTQ+ che hanno compreso che la scelta coraggiosa di occupare gli spazi pubblici per rivendicare la propria esistenza nella società era un passaggio fondamentale per iniziare a dare agibilità pubblica alla rivendicazione dei propri diritti.

Ma il nome Privacy Pride ci ricorda anche che i diritti LGBTQ+ sono sempre stati legati alla privacy e che proprio la violazione della privacy è stata spesso utilizzata per opprimere le persone LGBTQ+ criminalizzandole in base ai propri comportamenti.

Due anni fa FPF e LGBT Tech hanno passato in rassegna tre delle più significative violazioni della privacy che abbiano avuto impatto sulla comunità LGBTQ+ nella storia moderna degli Stati Uniti:
1. Leggi anti-sodomia e privacy sessuale
2. Il "Lavender scare" iniziato negli anni ’50 e l'impatto sulla tutela dell'occupazione
3. L'epidemia di HIV/AIDS e l'importanza della protezione dei dati personali.

Questi esempi, insieme a molti altri, verranno analizzati nel libro bianco di FPF e LGBT Tech "New Decade, New Priorities: A summary of twelve European Data Protection Authorities’ strategic and operational plans for 2020 and beyond".

Le lezioni apprese dal passato sulla #privacy e sulla storia #LGBTQ+ possono e dovrebbero continuare a plasmare le conversazioni di oggi. Ad esempio, durante l’era del COVID, possiamo applicare le lezioni apprese dall’epidemia di HIV/AIDS per esaminare le questioni relative alle divulgazioni mediche richieste per il COVID-19. Mentre contempliamo questioni che vanno dall’implementazione del tracciamento digitale dei contatti alle divulgazioni mediche obbligatorie per le persone che sono risultate positive al test per COVID-19, dobbiamo comprendere che la raccolta di dati medici, almeno per la comunità LGBTQ+, è una questione profondamente radicata nella storia, intrisa di stigma e contrassegnata dalla mancanza di protezione legale.

Oggi, i dispositivi e i servizi connessi consentono ai membri della comunità LGBTQ+ di partecipare in modo più completo alla vita online. I dati riguardanti l'orientamento sessuale, l'identità di genere o i dettagli sulla sua vita sessuale di un individuo possono essere importanti per la fornitura di servizi sociali e sanitari, la sanità pubblica e la ricerca medica. Tuttavia, i dati relativi all’identità di genere, all’orientamento sessuale e alla vita sessuale di un individuo possono essere incredibilmente delicati e critici e la raccolta, l’uso e la condivisione di questi dati possono sollevare rischi e sfide unici per la privacy. Il dibattito sulla privacy dei dati LGBTQ+ devono tenere conto dei danni del passato.

Qui il post completo

Vedi anche:
1. Gender Identity, Personal Data and Social Networks: An analysis of the categorization of sensitive data from a queer critique
2. Data collection in relation to LGBTI People



XMPP + SNIKKET: Guida in italiano per installare in self hosting un server Xmpp

@Le Alternative

Ecco una breve guida sulla pagina #misskey (sì, Misskey mette a disposizione la possibilità di creare delle pagine...) creata da @:misskey: Lorenzo Sintoni

Paolo Redaelli reshared this.

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Ma bisogna avere un account su misskey.social per vedere la pagina? Io non vedo nulla
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)
Unknown parent

mastodon - Collegamento all'originale
syaochan
@DigiDavidex confermo, così funziona anche a me