Salta al contenuto principale



Sfrontati


Il tema non è bello, ma fuggirne lo peggiora. Pone inaggirabili problemi politici, che una parte dovrebbe far valere sull’altra, mentre si ha l’impressione che se li risparmino a vicenda. Vivere in pace non è una condizione naturale ma una conquista, un d

Il tema non è bello, ma fuggirne lo peggiora. Pone inaggirabili problemi politici, che una parte dovrebbe far valere sull’altra, mentre si ha l’impressione che se li risparmino a vicenda. Vivere in pace non è una condizione naturale ma una conquista, un delicato prevalere della ragione sulla forza, degli interessi commerciali sulle allucinazioni nazionalistiche, ideologiche o mistiche. La pace si conserva mettendo la deterrenza al posto della guerra, predisponendo la forza militare, regolandone l’uso e contando in questo modo di farla valere senza doverla dispiegare. Ed è su quel che serve a conservare la pace che c’è pericolosa confusione.

Le guerre sono tutte brutte, ma non tutte uguali. Si dice che dopo la Seconda guerra mondiale abbiamo avuto la più lunga stagione di pace, ma vale solo per noi: in realtà non c’è stato un solo giorno senza guerre. Ma anche dove riguardavano nostri interessi, non attentavano alla nostra sicurezza. Lo scenario è cambiato, purtroppo.

La criminale offensiva scatenata da Putin in Ucraina non è una qualsiasi guerra, ma una scelta che ha nel mirino l’ordine seguito all’ultimo conflitto mondiale. Lì si è aperto un inferno le cui disastrose conseguenze si liberano anche a fronte del fallimento dell’attacco russo e della trasformazione dell’invasore in difensore delle poche terre che è riuscito a invadere. È l’inferno ucraino ad avere portato l’Iran nella posizione di fornitore essenziale di armi ai russi (assieme alla Corea del Nord) e, quindi, ad avere suggerito l’opportunità di usare Hamas per il colpo di maglio a Israele, giustamente considerato un bastione occidentale in Medio Oriente. Lo stesso Iran che ha finanziato e armato gli Houthi yemeniti, capaci di mettere a repentaglio la sicurezza dei trasporti nel Mar Rosso, quindi arrecando un danno immediato alla prosperità e produttività delle nostre libere economie. Non si tratta di focolai separati, ma di fronti collegati. E destinati ad allargarsi, come dimostra l’attacco iraniano in Pakistan.

Tutto questo porta a un aumento delle spese militari. Sia per alimentare la resistenza del fronte ucraino – la cui caduta non riguarderebbe solo gli ucraini, ma noi direttamente, con una drammatica perdita di sovranità e sicurezza in casa nostra – sia per evitare quel che il nostro ministro della Difesa va ripetendo, ovvero che appaia vuoto l’arsenale. L’aumento della spesa militare non è soltanto una questione economica – tanto più che siamo anche produttori di sistemi difensivi – ma eminentemente politica. E qui si viene all’incredibile vuoto nella nostra discussione pubblica.

Ci sta eccome che la maggioranza di destra non conceda tregua alla sinistra, sulla spesa militare e sulla fornitura di aiuti all’Ucraina. Ci sta perché la sinistra ha avuto il Ministero della Difesa fino a ieri mattina, perché ha condiviso la scelta di stare al fianco degli ucraini e perché sono stati molti i suoi governi che hanno sottoscritto l’assicurazione – data in sede Nato – di portare al 2% la spesa militare. Chiedere conto dei cambiamenti è mettere in evidenza l’incoerenza e, quindi, l’inaffidabilità.

Ci sta che la sinistra ponga alla destra il tema dell’integrazione europea, perché quello è il solo razionale livello di difesa della sovranità (monetaria e difensiva), quello il solo ambito in cui la spesa può contare su economie di scala (e su un più vasto mercato), quella la sola alternativa a tornare alla divisione dell’Europa in aree di influenza, con minore sovranità. Chiedere conto delle castronerie dette in passato (e di talune ripetute) è mettere in evidenza l’incoerenza, quindi l’inaffidabilità.

È pur interessante discutere delle candidature alle europee, purché solo fino a un certo punto e sebbene riguardi solo ed esclusivamente i partitanti. Mentre fissare la propria posizione sul fronte della sicurezza, segnalando la sfrontatezza di certe giravolte, sarebbe essenziale. Ma, all’evidenza, meno attraente, dovendosi riconoscere che serve più spesa e maggiore integrazione Ue.

La Ragione

L'articolo Sfrontati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Etica bancaria, il carteggio Malagodi-Mattioli


Concluso il cinquantenario della scomparsa di Raffaele Mattioli, non vengono meno gli interessi per ulteriori approfondimenti su uno dei principali banchieri italiani del Novecento. Nell’archivio dellaFondazione Luigi Einaudi di Roma emerge il carteggio f

Concluso il cinquantenario della scomparsa di Raffaele Mattioli, non vengono meno gli interessi per ulteriori approfondimenti su uno dei principali banchieri italiani del Novecento. Nell’archivio dellaFondazione Luigi Einaudi di Roma emerge il carteggio fra Mattioli e Giovanni Malagodi che fu il suo principale collaboratore alla Banca Commerciale Italiana, soprattutto nei difficili anni 30. Molto importante, in particolare per l’etica e il risparmio, è una lettera di Mattioli a Malagodi sullo scandalo Giuffrè, l’ex bancario autore delle truffe che, negli anni 50, colpirono soprattutto sacerdoti e suore. Il 12 gennaio 1959 Mattioli scrisse a Malagodi: «Caro Giovanni, ho letto attentamente la relazione Giuffrè e non posso che confermarti il parere negativo che già ti diedi circa l’opportunità di modificare la legge bancaria (…) La Commissione accerta che il Giuffrè non ha esercitato il credito, non è quindi incappato nelle sanzioni previste dall’art. 96 della legge bancaria», ma, continua (pag. 22), «poiché il caso Giuffrè è «un fenomeno abnorme» che può recar nocumento, «direttamente o di riflesso», alle normali attività delle aziende di credito, ci vorrebbe un’“integrazione” della legge bancaria per tutelare il risparmio «contro forme organizzate di rastrellamento di capitali», ecc. Ora, la legge bancaria regola l’attività delle banche e se anche le banche avessero avuto un nocumento qualsiasi dall’attività del Giuffrè, riconosciuto non-banchiere, ne sarebbero state le vittime, ma in nessun modo le complici, nemmeno involontarie.

Aggravare e complicare le norme che regolano l’attività delle banche, vorrebbe dire prendersela con le vittime (putative), non con il colpevole. E già recherebbe gravissimo, sicuro nocumento al buon nome delle banche qualunque provvedimento ad esse relativo che volesse giustificarsi con il caso Giuffrè. «Ma –si dice – è a protezione
delle banche che s’invocano nuove regolamentazioni (…) Se per “rastrellare” capitali a detrimento del sistema bancario occorre offrire interessi come quelli pagati (o promessi)dal Giuffrè, il pericolo è immaginario. (…) La misura degli interessi offerti dal Giuffrè è la prova incontestabile che egli non faceva il banchiere: non avrebbe mai potuto impiegare i fondi“rastrellati” allo stesso saggio. Che cosa pensavano dunque quelli che gli portavano quattrini? Che avesse il segreto per vincere alla roulette? Che avesse scoperto la pietra filosofale? Certamente no».«Che cosa c’entra con tutto questo la legge bancaria?» – scriveva ancora Mattioli – «(…) Alle banche lo scandalo Giuffrè – nonostante le insistenze quotidiane sulla “anonima banchieri” – non ha fatto male alcuno, anzi è stato un giovamento. Non è serio chiedere che la vigilanza sulle attività bancarie venga estesa e rafforzata per colpire anche chi non svolge attività bancaria. Si arriverebbe così a un intervenzionismo aprioristico ed esasperato, che deformerebbe e smusserebbe proprio quegli organi di vigilanza e controllo che già esistono e funzionano ai fini di ciò che li fa esistere.

Si intralcerebbe un’attività sana, lecita, di sua natura espansiva, per la fisima di prevenire, meglio, per darsi l’aria di voler prevenire imprevedibili, truffaldine irregolarità (“fenomeni abnormi”). Per i delinquenti ci sono le leggi penali (anche i
ladri rastrellano fondi!), le leggi di polizia, le leggi fiscali». «È tutelato dalla legge» – aggiungeva Mattioli – «chi i propri soldi li porta alle banche. Ma ognuno è libero di fare con i propri soldi quel che vuole; e se li dà a un imbroglione, si accomodi pure. Equando scoppierà l’imbroglio, le leggi esistenti – civili e penali – sono quelle che debbono“rendergli giustizia”. Ma non la legge bancaria, quella non regola l’attività degli imbroglioni – e non può aspirare a regolarla. La legge bancaria non è per usurai, strozzini, giocolieri, benefattori – ma è legge intesa a regolare l’attività delle banche, cioè di chi fa credito e per far credito raccoglie quattrini. La legge stabilisce che chi fa credito raccogliendo quattrini deve essere iscritto nell’apposito albo – e se chi fa credito raccogliendo quattrini non è iscritto all’albo incappa appunto negli artt. 87 e 96 della legge bancaria. Ed è una legge molto restrittiva che ha funzionato e funziona egregiamente. Si vuole renderla inefficiente?» rilevava Mattioli. Nel carteggio fra Mattioli e Malagodi, negli anni in cui Giovanni non era più in Comit, ma nelleIstituzioni della Repubblica, molta parte riguarda, oltre all’economia e alla finanza, la storia e la cultura che accomunavano i loro
interessi e passioni ideali. Di particolare significato è una lettera del 5 febbraio 1968 di Malagodi a Mattioli, allora Presidente della Banca Commerciale, in cui gli segnala che il nipote di Giovanni Giolitti, Architetto Chiaraviglio, stava mettendo in ordine il carteggio fra Giovanni Giolitti e Alfredo Frassati che era stato Direttore de «La Stampa» di Torino nei primi decenni del Novecento e molto vicino a Giolitti.

Mattioli, anche a fine anni 60, continuava ad avvalersi della competenza bancaria di Malagodi chiedendogli anche pareri preventivi sulle attività e sulle innovazioni da inserire nella BancaCommerciale Italiana, in particolare sull’importanza «del capitale di una banca come presidio e garanzia dei depositi».La questione era particolarmente importante e complessa, poiché allora la Banca Commerciale apparteneva al mondo
delle Partecipazioni Statali e, quindi, le decisioni relative al capitale della banca implicavano procedure complesse. Il 24 aprile 1972, proprio nei giorni dell’uscita di Mattioli dal vertice della Banca Commerciale, Malagodi scrisse una lettera molto riservata all’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone in cui proponeva «di nominare alla prima occasione possibile Senatore a vita il nostro comune amico Raffaele Mattioli. Tu ne conosci i grandissimi meriti verso l’Italia, sia sul piano culturale, sia sul piano della politica economica e di conseguenza sociale. Lo conosci e lo apprezzi anche personalmente, per le sue doti veramente insigni di animo e di mente. Sai anche quanto sia valido e vigoroso. Quanto a me sono 46 anni che lo conosco, che lo apprezzo e gli voglio bene, che lavoro con lui da vicino e da lontano, nella professione bancaria o nella concordia discorde delle opinioni – entrambi però sempre sul piano di una intransigente intuizione di libertà. So che è una decisione che rileva nella tua competenza esclusiva.Perciò ti faccio questa proposta in via confidenziale…» Purtroppo, Mattioli scomparve un anno dopo, il 27 luglio 1973, e non ebbe tempo di poter ricevere l’importante riconoscimento.

Il Sole 24 Ore

L'articolo Etica bancaria, il carteggio Malagodi-Mattioli proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



FPF Files Comments with the Consumer Financial Protection Bureau Regarding Personal Financial Data Rights


On December 21st, 2023, the Future of Privacy Forum filed comments with the Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) in response to the notice of proposed rulemaking (NPRM) regarding personal financial data rights. FPF’s comments focus on promoting pri

On December 21st, 2023, the Future of Privacy Forum filed comments with the Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) in response to the notice of proposed rulemaking (NPRM) regarding personal financial data rights. FPF’s comments focus on promoting privacy as a core tenet in the U.S. open banking ecosystem in order to protect individuals’ personal information while enhancing user trust.

Read our comments here.

This NPRM is the latest milestone in the Bureau’s multi-year effort to create a regulatory framework for open banking in the U.S. using its Section 1033 authority. Section 1033 was passed as part of the Consumer Financial Protection Act (CFPA) of 2010 and it governs access to a person’s data held by a consumer financial services provider. The CFPB’s proposed rule requires data providers, such as banks, card issuers, and digital wallets, to share certain kinds of consumer financial data (e.g., transactions information and account balance) with authorized third parties at the consumer’s request. As the CFPB sets out, “[t]his proposed rule aims to . . . push for greater efficiency and reliability of data access across the industry to reduce industry costs, facilitate greater competition, and support the development of beneficial products and services.”1

In our submission, FPF provides several recommendations to the CFPB, including:

  1. Encouraging the development of industry standards for third party privacy rules and data provider denials of access requests;
  2. Supporting an opt-in standard and use of de-identified data, while providing an approach for high-risk uses;
  3. Clarifying an approach to address ‘dark patterns’ to discourage consumer manipulation;
  4. Strengthening the phase-out of and directly prohibiting third parties from engaging in screen scraping of data from online consumer accounts; and
  5. Harmonizing various privacy rules that result in numerous and different notices and choices.


FPF’s comments are the culmination of over a year of meetings with key stakeholders in the open banking ecosystem. Both build upon earlier recommendations that FPF made in response to the Bureau’s “Outline of Proposal and Alternatives Under Considerations for the Personal Financial Data Rights Rulemaking,” which was a prerequisite to the NPRM. Last year, FPF also released an infographic, “Open Banking And The Customer Experience,” visualizing the U.S. open banking ecosystem and the challenges affecting it, which are also addressed in FPF’s latest comment.

1Required Rulemaking on Personal Financial Data Rights, 88 Fed. Reg. 74796, 74843 (Oct. 31, 2023).


fpf.org/blog/fpf-files-comment…



Attacco del Pakistan in Iran, 9 morti


di Redazione Pagine Esteri, 18 gennaio 2024 – L’Iran ha convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata di Pakistan a Teheran per chiedere spiegazioni sugli attacchi sferrati questa notte dalle forze armate pakistane contro presunti obiettivi terroristici

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

di Redazione

Pagine Esteri, 18 gennaio 2024 – L’Iran ha convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata di Pakistan a Teheran per chiedere spiegazioni sugli attacchi sferrati questa notte dalle forze armate pakistane contro presunti obiettivi terroristici nella provincia di Sistan e Balochistan, nel sud dell’Iran.

Gli attacchi, una evidente risposta a quelli sferrati il 16 gennaio dall’Iran contro alcuni obiettivi nel Belucistan, sono stati confermati dal ministero degli Esteri pakistano, secondo cui gli attacchi sferrati in territorio iraniano hanno portato all’uccisione di alcuni terroristi «nell’ambito di un’operazione di intelligence dal nome in codice Marg Bar Sarmachar (“Morte ai ribelli”)». «Negli ultimi anni il Pakistan ha costantemente espresso grave preoccupazione per i rifugi sicuri utilizzati dai terroristi di origine pakistana che si autodefiniscono ‘Sarmachar’ nei territori non governati all’interno dell’Iran» afferma una nota del governo pakistano.

Secondo le autorità iraniane, però, i missili pakistani contro l’area di Saravan hanno ucciso nove persone, tra cui quattro bambini e tre donne. Testimoni hanno affermato sui social media che almeno sette località vicino a Saravan – compresi i villaggi di Shamsar e Haghabad, e un’area vicino alla base di Saravan delle guardie rivoluzionarie – sono state presi di mira dalle forze di Islamabad.

Ieri il governo del Pakistan aveva annunciato la decisione di richiamare il suo ambasciatore in Iran. La portavoce del ministero degli Esteri pachistano, Mumtaz Zahra Baloch, ha riferito anche che l’ambasciatore iraniano a Islamabad, attualmente in Iran, per il momento potrebbe non tornare. Inoltre, sono state sospese tutte le visite ad alto livello in corso o previste per i prossimi giorni tra i due Paesi. – Pagine Esteri

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo Attacco del Pakistan in Iran, 9 morti proviene da Pagine Esteri.



In Cina e in Asia – Blinken: "Maggiore collaborazione tra Cina e Usa nel prossimo anno”  


In Cina e in Asia – Blinken: 11815657
I titoli di oggi: Blinken: “Maggiore collaborazione tra Cina e Stati Uniti nel prossimo anno” Cina, Shein sotto indagine per trattamento dei dati Cina, la produzione hi-tech segna la crescita più bassa mai registrata Iran e Cina hanno firmato un protocollo di intesa sulle forze di polizia Un laboratorio cinese ha mappato il Covid-19 due settimane prima delle comunicazioni ufficiali ...

L'articolo In Cina e in Asia – Blinken: “Maggiore collaborazione tra Cina e Usa nel prossimo anno” proviene da China Files.



Corno d’Africa: l’Etiopia accende una nuova miccia nella polveriera


L'accordo tra Etiopia e Somaliland per la concessione ad Addis Abeba di uno sbocco sul mare suscita la reazione di Somalia, Egitto ed Eritrea. La mossa di Ahmed potrebbe scatenare un nuovo conflitto armato L'articolo Corno d’Africa: l’Etiopia accende una

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 18 gennaio 2024 – L’accordo firmato il primo gennaio tra Etiopia e Somaliland – uno stato della Somalia che rivendica la propria indipendenza da Mogadiscio – per dotare Addis Abeba di uno sbocco al mare ha già provocato una seria crisi regionale che rischia di degenerare nell’ennesimo conflitto armato.

Uno sbocco al mare per fare grande l’Etiopia
L’utilizzo del grande porto di Berbera, la città costiera del Somaliland oggetto delle mire di Addis Abeba, concederebbe all’Etiopia un accesso diretto al Golfo di Aden e quindi al Mar Rosso, una delle rotte economicamente più redditizie e importanti anche dal punto di vista strategico. L’intesa potrebbe avere infatti anche un risvolto militare, come testimonia un recente incontro tra i capi di stato maggiore degli eserciti dei paesi contraenti. Nell’area di 20 chilometri di coste che il Somaliland assegnerebbe all’Etiopia per 50 anni, o secondo alcune fonti a Lughaya, nella regione di Adal, Addis Abeba ha intenzione di costruire una base navale.

L’intesa preoccupa molti paesi
Non stupisce che il progetto abbia suscitato, oltre a quella somala, la contrarietà di diversi paesi – dagli Stati Uniti al Regno Unito, dall’Egitto alla Turchia all’Arabia Saudita – che considerano contraria ai propri interessi una crescita del ruolo geopolitico dell’Etiopia e la destabilizzazione della regione.
Il memorandum rischia inoltre di far entrare Addis Abeba in contraddizione con la Cina, con cui negli ultimi anni l’Etiopia ha sviluppato relazioni preferenziali. Non solo il Somaliland è riconosciuto solo da Taiwan, territorio a sua volta rivendicato da Pechino, ma l’accordo consente ad Addis Abeba di bypassare del tutto Gibuti, paese che finora ha assicurato l’85% delle importazioni e delle esportazioni etiopi e nel quale è presente la più grande base militare cinese all’estero, inaugurata nel 2017. É anche vero che senza uno sbocco al mare l’Etiopia rischia di rimanere in gran parte tagliata fuori dalle potenzialità offerte dalla “Belt and Road Initiative”, l’enorme progetto infrastrutturale guidato proprio dalla Cina.

Il Somaliland spera nell’effetto domino
Secondo vari media regionali, tra cui il sito “Garowe Online”, nei prossimi giorni il primo ministro etiope Abiy Ahmed intende visitare Berbera. La stessa visita di Ahmed costituirebbe una forma di legittimazione per la regione de facto indipendente, rappresentando quindi un’inaccettabile provocazione per la Somalia. Il Somaliland sorge sui territori occupati e amministrati dall’Impero Britannico dal 1884 al 1960, quando la regione ottenne l’indipendenza ma decise di unirsi a quelle liberatesi dal dominio italiano per formare la Repubblica di Somalia. Presto però le tensioni sfociarono in una sanguinosa guerra civile finché nel 1991 l’ex Somalia Britannica ha tagliato completamente fuori Mogadiscio dalla gestione della regione. Da molti anni, poi, il Somaliland è impegnato anche in un conflitto a bassa intensità, causato da contrapposte rivendicazioni territoriali, con il confinante Puntland, stato somalo che pure accampa pretese indipendentiste da Mogadiscio.

Il governo del Somaliland punta molto sull’intesa con Addis Abeba. Nei giorni scorsi, in un’intervista concessa al quotidiano “Observer”, il ministro degli Esteri di Hargheisa (la capitale dell’entità indipendentista) Essa Kayd ha sottolineato che in cambio della concessione all’Etiopia dell’utilizzo di Berbera, il governo etiope dovrà riconoscere formalmente la sovranità del Somaliland. Hargheisa spera che il passo possa generare un effetto domino in Africa e nel resto del mondo spianando la strada ad un ampio riconoscimento internazionale.

11814820
Manifestazione in Somalia contro l’intesa tra Etiopia e Somaliland

La “prigione geografica” è una “ingiustizia storica”
Per ora il premier etiope sembra cauto sul riconoscimento formale del Somaliland, ma Ahmed insiste sull’urgenza di risolvere quella definisce «un’ingiustizia storica», ricordando che a partire dal 1993 – quando l’indipendenza dell’Eritrea sottrasse all’Etiopia centinaia di km di coste – il suo paese è diventato il più grande al mondo senza accesso al mare e che «quest’errore minaccia l’esistenza stessa del popolo etiope». «Nel 2030 avremo 150 milioni di abitanti, che non possono vivere in una prigione geografica» ha affermato il leader etiope.

Ad ottobre il governo etiope ha presentato in parlamento un documento intitolato “Interesse nazionale dell’Etiopia: principi e contenuti” nel quale per la prima volta la rivendicazione di un accesso al mare veniva tramutata in azione concreta.

Tra la fine di ottobre e i primi di novembre, il governo etiope ha poi avanzato alla Somalia, all’Eritrea, al Sudan, al Kenya e a Gibuti la richiesta di concedergli l’uso di alcune porzioni delle loro coste, ricevendo però in cambio dei secchi dinieghi. A quel punto le attenzioni di Addis Abeba si sono concentrate sul Somaliland che, pur essendo uno stato indipendente solo de facto, si è dimostrato interessato alla proposta.

La miccia accesa da Ahmed rischia di accendere il Corno d’Africa
La strategia di Ahmed però rischia ora di accendere una nuova miccia in una regione dove sono già attivi numerosi conflitti e dove altri potrebbero esplodere. La stabilità stessa dell’Etiopia è minata dagli scontri etnici e tribali in numerose regioni, a partire dal Tigray e dall’Oromia, e le condizioni economiche del paese sono peggiorate a tal punto che per pagare l’affitto del territorio concesso dal Somaliland Addis Abeba ha offerto una parte delle azioni della propria compagnia aerea e della Ethio-Telecom.

Nei giorni scorsi il governo somalo ha ottenuto dal proprio parlamento un documento che dichiara “nullo” l’accordo siglato da Etiopia e Somaliland. In un intervento televisivo, poi, il premier Hamza Abdi Barre ha dichiarato che in caso di «intervento etiope in territorio somalo» Mogadiscio sarà costretta ad una risposta militare. Nei giorni scorsi il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud aveva già affermato che Mogadiscio «è in grado di combattere contemporaneamente i terroristi di al Shabaab e gli invasori etiopi».

In realtà da alcuni anni un numeroso contingente di truppe etiopi è presente nelle regioni meridionali somale per affiancare, insieme agli eserciti di altri paesi africani, il debole governo di Mogadiscio nel contrasto alle bande di fondamentalisti islamici. Secondo varie segnalazioni le truppe etiopi schierate nel sud della Somalia starebbero già rafforzando la propria presenza e scavando trincee.

La sortita etiope e la dura reazione somala hanno spinto gli organismi regionali a convocare riunioni urgenti dirette a impedire l’allargamento della crisi. Ieri è stata la Lega Araba a riunire la propria direzione, precedendo di un giorno il vertice dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (Igad, che riunisce i paesi del Corno d’Africa), convocato in Uganda dal governo di Gibuti che esprime attualmente la presidenza di turno dell’organismo. Sia l’Igad sia l’Unione Africana hanno esortato i due paesi a non esasperare la crisi dopo il richiamo da parte somala dell’ambasciatore ad Addis Abeba. Ma il ministero degli Esteri etiope ha fatto sapere che non parteciperà al meeting ad Entebbe, adducendo difficoltà logistiche.

Inoltre ieri le autorità somale preposte al controllo del traffico aereo hanno bloccato un volo dell’Ethiopian Airlines diretto ad Hargeisa, che secondo alcune indiscrezioni ospitava a bordo dei rappresentanti diplomatici etiopi.

11814822

Repressione in Somaliland contro i contrari all’intesa
Invece le autorità del Somaliland hanno arrestato l’ex ministro dell’Agricoltura, Ahmed Mumin, a causa delle sue dichiarazioni negative a proposito dell’accordo firmato da Ahmed e dal leader locale Muse Bihi Abdi. L’arresto dell’esponente politico segue quello di diverse persone, tra cui alcuni giornalisti, che hanno espresso la propria contrarietà all’accordo con Addis Abeba. Il ministro della Difesa, Abdiqani Mohamud Aateeye, si è invece dimesso contro quella che definisce una minaccia alla sovranità del Somaliland.

La contesa sulla Gerd
Per tentare di convincere i paesi vicini a concedere all’Etiopia l’agognato sbocco al mare, Ahmed ha proposto di barattare alcune delle quote della Grande Diga della Rinascita Etiope(Gerd) che Addis Abeba ha realizzato sul Nilo Azzurro, fortemente contestata però da Egitto e Sudan che accusano il vicino di ridurre la portata del fiume e di mettere a rischio il proprio approvvigionamento idrico e la propria agricoltura. Ma poi, approfittando del relativo coinvolgimento dell’Egitto nella gravissima crisi di Gaza e della guerra civile in corso in Sudan, Addis Abeba ha avviato nei giorni scorsi il processo di completamento dei lavori che apre la strada al quinto e definitivo riempimento del bacino della grande infrastruttura. Il ministro degli Esteri etiope Demeke Mekonnen ha accusato l’Egitto per il fallimento dei negoziati intavolati negli ultimi mesi.
All’opposto, il governo egiziano ha denunciato che le azioni “unilaterali” di Addis Abeba riguardo al riempimento e alla gestione della diga costituiscono una “guerra esistenziale” per l’Egitto e minacciano la sua stabilità.

La controffensiva somala
Dopo l’annuncio dell’intesa tra Etiopia e Somaliland, il presidente somalo Mohamud ha lanciato una controffensiva diplomatica diretta ad assicurarsi il sostegno dei paesi dell’area che hanno dei contenziosi con Addis Abeba, in particolare l’Eritrea – che pure ha partecipato con le sue truppe alla guerra lanciata da Ahmed contro il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray – e l’Egitto.
Mohamud ha ricevuto a Mogadiscio una delegazione egiziana e poi è volato ad Asmara per consolidare le relazioni con il dittatore Isaias Afewerki, che in Eritrea garantisce da tempo ai soldati somali l’addestramento necessario al contrasto militare dei miliziani integralisti di al Shabaab affiliati ad al Qaeda. In un comunicato, i delegati del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi hanno ribadito un «incrollabile sostegno alla sovranità, all’unità e all’integrità territoriale della Somalia».
Anche il governo di Gibuti ha ovviamente espresso «preoccupazione» per la mossa etiope.

L’Etiopia, invece, dovrebbe poter contare sul sostegno degli Emirati Arabi Uniti, che hanno ceduto ad Addis Abeba armi e droni durante l’offensiva in Tigray e che vantano già una presenza militare e commerciale a Berbera, grazie ad un patto del 2019 che affidava il 51% della gestione del porto al gigante emiratino della logistica DP World, il 19% all’Etiopia e il 30% al Somaliland. – Pagine Esteri

11814824* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo Corno d’Africa: l’Etiopia accende una nuova miccia nella polveriera proviene da Pagine Esteri.



📣 Da oggi aprono le #IscrizioniOnline! Le domande potranno essere inviate dalla Piattaforma #Unica fino alle ore 20 del 10 febbraio 2024.

unica.istruzione.gov.it/it/ori…



#Istruzione 4+2: sono 171 gli istituti tecnici e professionali, per 193 corsi, che sono stati ammessi alla sperimentazione della nuova istruzione tecnica e professionale.


La libertà è una sola


Il 2024 si appresta ad essere un anno di celebrazioni Einaudiane. Ricorre, infatti, il centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi, avvenuta il 24 marzo 1874, e ci sarà tempo per esplorare i molteplici contributi di pensiero e politici

Il 2024 si appresta ad essere un anno di celebrazioni Einaudiane. Ricorre, infatti, il centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi, avvenuta il 24 marzo 1874, e ci sarà tempo per esplorare i molteplici contributi di pensiero e politici dello statista di Dogliani che fu presidente della Repubblica dal 1948 al 1955. La riflessione di inizio anno, invece, la concentriamo, per la sua attualità, su quella che è passato alla Storia come il confronto tra Benedetto Croce, il maggior filosofo italiano del XX secolo, liberale ed idealista, con Einaudi stesso sulla compatibilità tra liberalismo e liberismo e che si svolse nell’arco di ben 14 anni, dal 1928 al 1942. La premessa di una simile discussione si annida nel fatto che la lingua italiana ha una distinzione, sconosciuta nel resto del mondo, tra i due termini. Il liberalismo è più ampio ed indica la dottrina politica liberale, mentre il liberismo ne definisce la teoria economica che Don Benedetto riassumeva nel motto ottocentesco “laissez faire, laissez passer”, che implica l’assenza di interferenze dello Stato.

ll filosofo napoletano concepiva il liberalismo come una dottrina dello spirito che ben si conciliava con la sua visione della storia come incessante lotta per la libertà. Proprio questa sua dimensione spiritualistica separava il liberalismo da una semplice tecnica di gestione dell’economia, il liberismo, che poteva essere più o meno efficiente. Se per ipotesi una soluzione comunista si fosse dimostrata più efficace, «il liberalismo non potrebbe se non approvare e invocare per suo conto» l’abolizione della proprietà privata. Infatti, per Croce «il liberalismo non coincide col cosiddetto liberismo economico», con il quale aveva avuto e forse aveva ancora «concomitanze ma sempre in guisa provvisoria e contingente». Per Einaudi, invece, «il liberismo fu la traduzione empirica, applicata ai problemi concreti economici, di una concezione più vasta ed etica, che è quella del liberalismo». E, citando quello che mi sembra la miglior sintesi del suo pensiero: «La concezione storica del liberismo dice che la libertà non è capace di vivere in una società economica nella quale non esista una varia e ricca fioritura di vite umane vive per virtù propria, indipendenti le une dalle altre, non serve di un’unica volontà. Senza la coesistenza di molte forze vive di linfa originaria non esiste società libera, non esiste liberalismo».

Nel corso degli anni si è argomentato che le due posizioni non erano così inconciliabili, ma il nocciolo del pensiero einaudiano è chiaro: il liberismo è essenziale per una società libera, perché, per dirla con il grande economista Ludwig von Mises «a cosa servirebbe la libertà di stampa se tutte le tipografie fossero di proprietà dello Stato?». Tuttavia, dopo la caduta del muro di Berlino, ci si è trovati di fronte ad un’altra domanda: può un’economia di mercato libera e aperta fiorire in un regime autoritario? La questione in passato riguardava piccoli casi di studio come Singapore, Corea del Sud e il Cile di Pinochet. Questi ultimi due paesi si sono evoluti in piene democrazie e Singapore è comunque una città-Stato dove la “rule of law” e i diritti civili sono decentemente rispettati e il sistema politico, pluralistico benché sotto tutela, gode di un ampio consenso. L’evoluzione politica liberale ha portato bene e i tre paesi oggi sono floridi. Diversi i casi di Russia e Cina che a partire dagli anni ’80 hanno cominciato a liberalizzare le economie e ad aprirle al commercio internazionale.

Per il Celeste Impero si è trattato di un successo epocale, mentre la Russia (che ha gravi problemi di corruzione) ha avuto alti e bassi e nel complesso è cresciuta come una monarchia mediorientale solo grazie alle materie prime. La Cina governata da Xi sta accentuando i suoi caratteri repressivi e per certi versi totalitari, di cui la repressione degli Uiguri, a Hong Kong e in Tibet sono solo i fenomeni più visibili. Questa smania di controllo si sta estendendo anche all’economia, ambito nel quale i sussidi politici, le intromissioni e le direttive di partito si fanno sempre più pesanti. Questo atteggiamento sta scoraggiando gli investitori internazionali e locali il che, unito alle guerre commerciali in cui Pechino si trova coinvolta, ne sta frenando fortemente la crescita. In altre parole, come osservava Einaudi, senza la «la coesistenza di molte forze vive di linfa originaria non esiste società libera» e questo vale anche per la libertà economica, perché chi comanda in modo arbitrario cerca di soffocare tutti gli spazi di libertà. D’altronde, pure il nostro fascismo cominciò che voleva privatizzare le poste e finì con l’Autarchia. Insomma, la prima lezione del 2024 di Luigi Einaudi è che la libertà è una sola, non implica l’inesistenza dello Stato, anzi, ma non può essere preservata a compartimenti stagni.

La Stampa

L'articolo La libertà è una sola proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



L’inflazione cumulata tra il 2021 e il 2023 ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto dei salari obbligando le famiglie a rinunce e privazioni nell’acq


📣 Da domani partono le #IscrizioniOnline alle classi prime della scuola primaria e secondaria di I e II grado e dei centri di formazione professionale regionali per l’anno scolastico 2024/2025.


Oggi pomeriggio un uomo con atteggiamenti violenti ha letteralmente assaltato la sede della nostra federazione di Roma in piazzale degli Eroi. In quel moment


"La bacheca del nostro circolo di Partinico è stata imbrattata da oscenità e svastiche. Proprio mentre il circolo è impegnato nella battaglia contro la giunt


Dal 18 gennaio partono le #IscrizioniOnline! Dubbi nella scelta della #scuola? Sulla nuova piattaforma #Unica è possibile consultare la pagina dedicata, confrontare gli Istituti e scegliere il percorso di studi più adatto.



La gloria di Dio, una festa che ci accompagna


Non sempre è facile vedere la gloria di Dio nel nostro quotidiano, per iniziare ad avere o occhi e orecchie per comprenderla dobbiamo riflettere che in un mondo così distante da Dio, dove tutto si dice avvenga per caso o per volontà umana, ogni bella cosa sembra il frutto di azioni razionali degli esseri umani o di un fortunato caso. Come esseri umani moderni siamo spesso come il maestro di cerimonie delle nozze di Cana, che non sa e non capisce, e che alza la voce per ringraziare fuori luogo.
Invece, ritrovando la capacità di meravigliarci dei segni che Dio miracolosamente sparge intorno a noi e nella nostra vita, vedremo i segni abbondanti del suo amore e della sua gloria. C’è da ragionare però non secondo il mondo, ma secondo Dio, dunque con fede e anche con speranza.
Così, vedendo i segni della la gloria di Dio nel quotidiano anche il solito nostro vissuto diviene un momento eccezionale. E ciò come per i discepoli a Cana fa in modo che crediamo, cioè ci rafforza nella fiducia nel Signore e ci fa affrontare con coraggio le situazioni in cui tutto sembra compromesso e difficile. pastoredarchino.ch/2024/01/14/…


In Cina e Asia – Davos, Li: "Mercato cinese un’opportunità, non un rischio”


In Cina e Asia – Davos, Li: Davos
I titoli di oggi: Davos, Li assicura: “Mercato cinese non rischio, ma opportunità” Nel 2023 la popolazione cinese è calata di 2 milioni Pechino ricomincia a divulgare i dati sulla disoccupazione giovanile Le sanzioni Usa spingono a una stretta delle banche cinesi sui clienti russi Pcc, il figlio di Hu Jintao promosso viceministro IA, corte cinese riconosce diritto a copyright ...

L'articolo In Cina e Asia – Davos, Li: “Mercato cinese un’opportunità, non un rischio” proviene da China Files.



Raid in Cisgiordania. Arrestato a Dheisheh il direttore del Centro Ibdaa intervistato da Pagine Esteri


Intervistato pochi giorni fa da Pagine Esteri, Khaled Seifi, direttore del centro culturale nel campo profughi, ci ha detto che i raid dell'esercito israeliano hanno preso di mira l'associazione, distrutto computer e attrezzature e causato danni per 150.0

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

della redazione

Pagine Esteri, 17 gennaio 2024. L’esercito israeliano ha compiuto, nella notte, numerosi raid e arresti in vari centri abitati palestinesi della Cisgiordania occupata. Presi di mira soprattutto Nablus, Tulkarem, Qalqiliya. A Balata un drone ha colpito con un missile un’automobile uccidendo i tre palestinesi che si trovavano al suo interno.

Nel campo profughi di Dheisheh, a Betlemme, è stato arrestato il direttore sessantenne del Centro Culturale Ibdaa, Khaled Seifi, che da anni si occupa del sostegno delle famiglie del campo profughi. Lo abbiamo intervistato domenica 14 gennaio, nel campo profughi, dove ci ha raccontato che i raid dell’esercito israeliano prendono di mira l’associazione, nonostante sia conosciuta e riconosciuta e che i militari sono più volte entrati con la forza nei locali di Ibdaa, distruggendo i computer, facendo saltare le porte blindate, causando danni per circa 150.000 euro.

pagineesteri.it/wp-content/upl…

Ibdaa (creatività) è un’associazione che da 30 anni coinvolge più di 2.000 tra bambini, giovani, donne uomini, fornendo formazione, reddito, occupazione, e attività rivolte allo sviluppo dell’infanzia, della crescita e “della cultura democratica e dell’accettazione degli altri, lontano da tutte le forme di pregiudizio”.

11788577
Khaled Seifi

Seifi ci ha raccontato di essere già stato in prigione, dove, ha aggiunto, è stato violentemente picchiato dai militari. Insegnante per 15 anni, ci ha detto che su una classe di 40 bambini solo 3 o 4 avevano visto il mare: “Il Mediterraneo è a un’ora da qui, c’è il Mar Morto, il Mar Rosso ma qui quasi nessuno li ha visti. Le persone pensano che la guerra qui sia cominciata il 7 ottobre ma da quel momento in Cisgiordania è solo peggiorata una situazione che era terribile anche prima. Il mondo cosa ne sa di quello che succede qui? I membri della nostra associazione vengono presi di mira, molestati e arrestati. Io sono malato, ho bisogno di essere curato ma non posso uscire. Se provo ad andare in Giordania, non mi fanno passare, non posso raggiungere Gerusalemme che è qui a due passi”.

Secondo l’ultimo rapporto del Club dei Prigionieri Palestinesi, dal 7 ottobre in Cisgiordania sono state arrestate 5.980 persone.

Le campagne di arresti hanno preso di mira anche donne, bambini, studenti, anziani ed ex prigionieri.

Molti degli arrestati vengono trattenuti in detenzione amministrativa, senza accusa né processo. Pagine Esteri

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo Raid in Cisgiordania. Arrestato a Dheisheh il direttore del Centro Ibdaa intervistato da Pagine Esteri proviene da Pagine Esteri.



Weekly Chronicles #61


Tra sogni crypto-anarchici e audaci brevetti tecnocratici.

Questo è il numero #61 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti spiega l’Era dell’Informazione e come sopravvivere: sorveglianza di massa, algoritmi, privacy e sicurezza dei dati, crypto-anarchia e molto altro.

Nelle Cronache della settimana:

  • L’approvazione degli ETF Bitcoin ha schiacciato il sogno crypto-anarchico… o così dicono
  • Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?
  • Ford brevetta un sistema per far scappare di casa l’automobile

Nelle Lettere Libertarie:

  • La neo-libertaria Argentina contro il caro affitti

Rubrica OpSec:

  • Whatsapp hardening: metti in sicurezza la tua app

11786549


L’approvazione degli ETF Bitcoin ha schiacciato il sogno crypto-anarchico… o così dicono


In questi giorni la SEC (Securities and Exchange Commission) ha approvato negli Stati Uniti gli ETF Bitcoin. Per chi non lo sapesse gli ETF sono dei fondi d’investimento quotati in borsa e gestiti da persone che scelgono azioni e asset con cui comporre il loro portafoglio. Da oggi, anche Bitcoin potrà rientrare in questi portafogli.

In questi giorni, come potrà confermare anche l’amico Gianluca Grossi di , se ne sono dette di cotte e di crude. Alcuni articoli1 hanno però catturato la mia attenzione, poiché parlavano di temi a noi tutti affini: Bitcoin e crypto-anarchia.

Gli autori ne sono convinti: l’approvazione dell’ETF segna il dominio della finanza tradizionale su Bitcoin, schiacciando così il sogno crypto-anarchico di Satoshi e di tutti i cypherpunk, vecchi e nuovi.

Vittorio Carlini, del Sole24Ore, ci dice:

Il sistema istituzionale ha uno strumento in più, e molto potente, per convogliare flussi di denaro sul bitcoin. In altre parole: quelle realtà tanto osteggiate diventano, se non dominus, almeno molto influenti rispetto al token. Il quale, va sottolineato, non da ora è sempre più definito asset e sempre meno valuta digitale.


E poi, continua:

La distorsione è divenuta strutturale. Il tutto a discapito di quello che era l’utopia anarchica iniziale. Ma nel sistema capitalistico, si sa, l’utopia è destinata a lasciare il passo al profitto.


Non c’è più speranza: Bitcoin non è neanche più moneta, ma un asset per la speculazione della finanza internazionale.

O ancora, Emilio Barucci dell’Huffpost ci dice invece che

Bitcoin è stato ammesso a giocare nella Champions League della finanza e la cripto anarchica si è fatta fagocitare dal sistema”.


Personalmente, credo invece che l’approvazione dell’ETF sia una cosa buona per Bitcoin, per il mondo intero e sì — anche per chi vorrà giocare in borsa grazie agli ETF.

Credo infatti che l’ingresso nella finanza tradizionale sia un cavallo di Troia per diffondere l’idea di Bitcoin e della crypto-anarchia: come un virus all’interno di un sistema che crede di aver fagocitato la bestia.

Per spiegarmi meglio userò una metafora che ha a che fare col Cristianesimo e l’Antica Roma. Erano tipi strani i Cristiani, quasi anarchici: spesso rifiutavano di obbedire alla legge romana o di riconoscere l’autorità dell’Imperatore. Erano infatti perseguitati e generalmente mal visti dall’Impero Romano.

Con Costantino I la situazione cambiò: l’Editto di Milano legalizzo, per così dire, la religione cristiana, che diventò ben presto la religione dell’Impero. Da pazzi, anarchici e ribelli, a sacerdoti dell’Impero. Fu l’Impero Romano a domare i Cristiani, o viceversa? A ben vedere, qualche secolo dopo fu un Papa (Leo III) a incoronare Carlo Magno: i ruoli si erano invertiti e fu infine il Cristianesimo a domare l’Impero.

Penso allora che, per continuare questa metafora, Gary Gensler — presidente della SEC — passerà alla storia come un inconsapevole e riluttante Costantino I: l’uomo che consentì a questa nuova “fede” monetaria, con radici crypto-anarchiche, di infiltrarsi nel sistema ultracentenario della finanza tradizionale.

I primi effetti già li vediamo: quando mai avremmo pensato di leggere articoli mainstream che parlassero seppur superficialmente, di crypto-anarchia? Se gli antichi romani avessero avuto l’Huffpost, forse avrebbero riportato gli stessi titoli:

La religione cristiana si è fatta fagocitare dall’Impero Romano: con il sì dell’Editto di Milano sono stati ammessi a giocare nella Champions League delle religioni imperiali.


Il seme è stato piantato, e qualcosa sta già crescendo.

La crypto-anarchia non potrà mai essere eradicata da alcun sistema, poiché è un’idea che parte e si fonda nell’individualità e sulla natura stessa della tecnologia ICT, al di fuori di qualsiasi sistema. Bitcoin è uno strumento che oggi ha assunto molte forme; nessuna esclude l’altra e soprattutto nessuna sua forma nega le radici crypto-anarchiche, abbracciate invece oggi da sempre più persone.

Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.

Lettera ai Romani 12:2Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?


Finisce qui la preview gratuita. Abbonati per sbloccare tutto il potenziale di Privacy Chronicles! Con l’abbonamento avrai:

  • accesso a tutte le Weekly Chronicles
  • accesso agli articoli di approfondimento e all’archivio degli articoli passati
  • uno sconto per l’acquisto dei prodotti anti-sorveglianza SLNT

Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?


Gli assistenti IA hanno un grave difetto: sono tutti politically correct (allineati con una visione del mondo progressista) e reticenti nel fornire informazioni che gli sviluppatori hanno giudicato pericolose nella fase di fine tuning.

Non lo dico io, è sufficiente provare a interagire con ChatGPT per rendersene conto, anche se ormai esistono diversi studi che ne dimostrano l’allineamento politico liberal-progressista.

231528

Link allo studio

Read more

#61


Essere se stessi è uccidere se stessi
(H. Ibsen, Peer Gynt)


  di LAURA TUSSI La relazione interculturale e l'Agenda Onu 2030 contro la guerra. Il genere umano possiede risorse creative inesauribili nella po

Poliverso & Poliversity reshared this.



La lettura del dispositivo della Corte di Cassazione sulla strage di Viareggio ci provoca rabbia e sentimenti contrastanti. Da un lato è da apprezzare che sia


TarTassati


I cocktail fiscali possono essere variamente composti, usando prelievi relativi a reddito, patrimonio o consumi. Non esiste il cocktail perfetto, buono per tutte le occasioni, perché contano i gusti, le condizioni e le finalità. In certe stagioni conviene

I cocktail fiscali possono essere variamente composti, usando prelievi relativi a reddito, patrimonio o consumi. Non esiste il cocktail perfetto, buono per tutte le occasioni, perché contano i gusti, le condizioni e le finalità. In certe stagioni conviene prendere più soldi dai patrimoni e in altre dalla ricchezza prodotta ogni anno; c’è il tempo in cui è saggio favorire l’accumulazione di risparmi e quello in cui usare la spesa pubblica (finanziata con il fisco) in maniera più massiccia. Di sicuro c’è un cocktail velenoso, che tracanniamo da anni, ovvero quello che insegue la spesa con il gettito anziché parametrare la prima al secondo. A forza di berlo ci si è ubriacati, facendo finta di credere che non costi e, invece, impoverisce. Al punto che il ministro dell’Economia è uscito dal bar ed è dovuto ricorrere agli spacciatori, definendolo «droga psichedelica».

Dobbiamo a Steno un film del 1959, con Totò e Fabrizi: “I tartassati”. Un commerciante che considera impossibile guadagnare, con quella enorme pressione fiscale, e un esattore, che conosce i trucchi degli evasori. Diventeranno parenti. In quel 1959, con il fisco tartassante, la pressione fiscale (il peso delle imposte sulla ricchezza prodotta) era pari al 24%. Oggi è oltre il 41%. L’evasione fiscale c’era anche nel 1959 (chiedetelo a Totò, il negoziante), ma nell’Italia di oggi per un cittadino che versa almeno un euro di imposte sul reddito ce ne sono due che non versano niente. Tradotto in termini reali significa che la pressione fiscale, per chi paga, è superiore al doppio rispetto al 1959.

Accanto a quello orrido, c’è un aspetto curioso. Qualche giorno fa uno studio della Banca d’Italia ha attirato i titoli dei giornali, ma soltanto per una sua parte: il 5% degli italiani possiede il 46% del patrimonio. Si è trascurato di leggerne il seguito: la concentrazione della ricchezza patrimoniale è da noi inferiore a quella che c’è in Francia o Germania. Ciò lo si deve al fatto che più del 70% delle famiglie italiane possiede la casa e poco meno del 30% ne possiede più di una. Si tenga presente che, con questa leva demografica, i figli sopravvissuti saranno delle piccole potenze immobiliari, mentre l’abbondante patrimonializzazione già presente è testimoniata dal fiorire delle case messe sul mercato degli affitti brevi.

Riassumendo: gli italiani che pagano le tasse sul reddito sono una minoranza che paga troppo, mentre il patrimonio è più diffuso. Quasi che si possa essere poveri e possidenti. La buona notizia è che l’evasione fiscale va scendendo (da qualche anno), la cattiva notizia è che nel 2021, fra reddito e previdenza, gli evasori portavano via alla collettività la bellezza di 83,6 miliardi. Come si è ottenuta la diminuzione, se tutti quelli che passano dal governo vogliono riformare il fisco, affermando che non funziona? Grazie ai pagamenti digitali, grazie alla fatturazione elettronica. Tutta roba cui taluni si opposero, in nome di non si sa quale libertà, ma tutta roba gradita dalle persone oneste.

Allora, mettiamo la patrimoniale? Le patrimoniali ci sono già, talune pure mascherate. Una patrimoniale secca e seria andrebbe messa sugli immobili pubblici, affinché siano venduti e i proventi usati per abbattere il debito. In quanto al resto, per gli onesti che pagano il nostro è un Paese in cui la pressione sui redditi è troppo alta e quella sul patrimonio bassa. Siamo anche passati dalla follia del bonus 110%, che è stata una elargizione patrimoniale a beneficio dei ricchi. Non ci sarebbe nulla di male nel pensare di cambiare un po’ il cocktail, specie a fronte di un debito accumulato nel mentre si accumulava patrimonio. Ma mai e poi mai si potrà fare nulla di sensato ed equo fin quando si faranno le campagne elettorali promettendo più spesa pubblica, fin quando si farà opposizione strillazzando a ogni taglio, fin quando si penserà che indebitarsi ulteriormente sia un diritto senza costo. Finché dura questa tragi-farsa l’iniquità sarà consustanziale al sistema.

La Ragione

L'articolo TarTassati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



📣 Mancano pochi giorni all’apertura delle #IscrizioniOnline alle classi prime della scuola primaria e secondaria di I e II grado e dei Centri di formazione professionale regionali!

📌 La domanda si potrà compilare dalle ore 8 del 18 gennaio 2024 all…



L’antisemitismo alla base dell’antisionismo


Ricondurre la levata di scudi delle società occidentali contro Israele alla sproporzione della reazione militare decisa da Benjamin Netanyahu è un errore: il sentimento preesiste, le bombe israeliane sono solo l’occasione per dargli voce. Il sentimento ha

Ricondurre la levata di scudi delle società occidentali contro Israele alla sproporzione della reazione militare decisa da Benjamin Netanyahu è un errore: il sentimento preesiste, le bombe israeliane sono solo l’occasione per dargli voce. Il sentimento ha un nome: antisemitismo.

L’antisemitismo è un sentimento antico la cui eco risuona nell’animo di ciascuno di noi. I più forti lo respingono con la ragione, i più deboli vi cedono con la pancia. Ma prima o poi tutti, anche chi non ne ha contezza, devono farci i conti. In Europa nasce nel Medioevo per motivi religiosi in seno alla Chiesa cattolica, in epoca contemporanea veste abiti politici occasionali: le teorie della razza (nate non in Gemania, come molti credono, ma in Francia col marchese de Gobineau), i diritti umani, il terzomondismo, l’antiamericanismo, l’anticapitaliamo…

L’antisemitismo emerge prevalentemente nei momenti di crisi, crisi economica e/o politica: quando il malessere sociale è forte, il sistema istituzionale debole e la paura diffusa. Gli ebrei come capro espiatorio, la loro discriminazione come lavacro identitario, il loro sacrificio come rituale di purificazione. Capita agli ebrei e non ad altri perché quella ebraica è l’unica comunità tendenzialmente chiusa e professa l’unica religione sostanzialmente contraria al proselitismo. Gli ebrei sono i diversi per eccellenza. Una diversità che offende, insospettisce, preoccupa.

Nella civilissima Harvard, università d’eccellenza statunitense, 34 associazioni studentesche hanno preso posizione contro lo Stato ebraico, giudicato “l’unico responsabile” della barbarie di Hamas, sin dalla sera del 7 ottobre, quando ancora Israele era sotto choc e non aveva reagito.

Nei campus e nelle città americane, le aggressioni fisiche nei confronti degli ebrei sono aumentate del 337%. Le bombe molotov contro le sinagoghe a Berlino, i quasi mille attacchi antiebraici in Francia, le 460 aggressioni verbali e fisiche registrate in Italia, la manomissione delle pietre d’inciampo a Roma e in tutte le capitali europee… Atti, evidentemente, antisemiti. Perché è questo l’unico caso nella Storia in cui la più che legittima critica politica ad uno Stato si accompagna di regola, nei paesi occidentali, all’aggressione fisica e verbale di singoli connazionali che di quello Stato condividono la cultura e la religione. Con i russi, per dire, oggi non capota. E non capitava neanche con i cittadini del bocco sovietico aI tempi della Guerra Fredda. Capita solo, ma guarda un po’, con gli ebrei. Gli ebrei in quanto tali, non in quanto israeliani.

Interessa nulla, alle élite occidentali, delle decine di popoli a cui stati forti, alcuni dei quali con imperitura vocazione imperiale (la Cina, la Russia, la Turchia) negano con la violenza il diritto a farsi Stato. Interessa solo la causa palestinese. E interessa perché, nella retorica, a coartare i diritti dei palestinesi non è uno Stato qualsiasi, ma lo Stato “ebraico”.

Su pressione dell’Unione Sovietica, noto paladino dei valori liberaldemocratici e del principio dell’autodeterminazione dei popoli, nel 1975 l’Assemblea generale dell’Onu approvò a larga maggioranza la risoluzione 3379 che equiparava il sionismo al razzismo. Tesi ripresa oggi dalla piattaforma politica di Black Lives Matter negli Stati Uniti, così come, nella sostanza, dal Tribunale penale internazionale dell’Aja, quello che nei giorni scorsi ha attribuito ad Israele intenti genocidari. Il Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha condannato 95 volte la democrazia israeliana; poche, pochissime volte i regimi cinese, iraniano, turco, venezuelano o saudita. Al vertice di Durban del 2001 i palestinesi sono stati definiti vittime del “razzismo israeliano”. Tesi, oggi, largamente diffusa.

Diceva Martin Luther King che “se c’è l’hai con Israele sei antisemita”. Affermazione eccessiva, ma spesso, molto spesso fondata.

Huffington Post

L'articolo L’antisemitismo alla base dell’antisionismo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.


in reply to Marco Castellani

In effetti non volevo (per ora) pubblicizzare troppo la cosa perché mi sento ancora in fase di sperimentazione con il plugin wordpress #ActivityPub, ma grazie per l'attenzione! @notizie @fediverso
in reply to ulaulaman

@ulaulaman anche noi di @informapirata :privacypride: e i nostri amici di @Le Alternative abbiamo attivato il plugin e noi siamo finiti off line per due giorni, mentre loro hanno avuto da fare un po' di prove prima di mettere le cose a punto... 😁 😄 🤣

Tra le altre cose abbiamo scoperto che menzionando nel testo del post una e una sola comunità Lemmy (nel caso vostro quella di astronomia su feddit.it sarebbe perfetta) l'estratto di quel post viene ripubblicato su Lemmy!

@Marco Castellani

informapirata ⁂ reshared this.

in reply to ulaulaman

@ulaulaman anch'io ho fatto diversi tentativi, ma solo con le ultime due release sono riuscito a pubblicare su feddit.it
E l'ho fatto senza volerlo! 😁 😄 🤣
In pratica, avevo menzionato la comunità "scienza" e mi sono ritrovato il post su feddit.it
Ecco il post "incriminato": feddit.it/post/4504446

@notizie @lealternative @mcastel

in reply to informapirata ⁂

@informapirata Sarà divertente scoprire le nuove funzionalità! Per esempio ho provato a rispondere giusto poco fa al commento di @notizie con il sistema di commento di WP e il commento è uscito a nome EduINAF sul fediverso! @lealternative @mcastel

informapirata ⁂ reshared this.


in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

le comunità "morte" secondo me potrebbero essere rivitalizzate.
In diversi casi sono comunità molto piccole, quasi neonate, e diventate subito inattive perché il mod spesso era ancora l'unico a postare contenuti.....finché non è sparito.
in reply to damtux

@damtux sì, è vero. Infatti volevamo lanciare un appello alla comunità per prendere in mano alcune comunità, ma per correttezza dovremmo prima parlarne con l'attuale moderatore
in reply to damtux

Non sono sparito e non credo sparirò ma la mia community cucina e ricette è abbastanza mortarella
in reply to AnagrammadiCodeina

ce ne sono altre che sono molto morte 😀 Intendevo molte delle community che sono verso il fondo della classifica su feddit.it (es Protezione Civile, Emergenza24 e altre simili)

Cucina e Ricette se la cavicchia ancora secondo me...anch'io quando posso posto lì.
Per questo tempo fa avevo proposto di allargare un po' la tematica all'alimentazione in generale, quindi compreso news su allerte alimentari, storia di alimenti, ricerche sull'alimentazione, ecc....




News da Marte #24 l Coelum Astronomia

"Questo primo aggiornamento dell’anno è dedicato a Ingenuity che dopo la congiunzione ha eseguito cinque voli, purtroppo non tutti eseguiti esattamentecome da programmi."

coelum.com/news/news-da-marte-…

#24


È uscita una nuova versione di Framalibre, l'annuario del software libero di Framasoft


Alla fine dello scorso anno è uscita una nuova versione di #Framalibre, l'annuario del #SoftwareLibero che è stato il primo mattone di #Framasoft:
framalibre.org/

Questa nuova versione presenta diverse novità sia nell'organizzazione dei contenuti che nell'interfaccia grafica. Qui la presentazione su #Framablog:
framablog.org/2023/12/26/offre…

Una funzione particolarmente interessante è la possibilità di creare una propria lista di software consigliati utilizzando il software libero Scribouilli per creare e condividere uno o più "mini-siti", il programma richiede il collegamento a un repository GIT.

Ho provato a giocare con questa funzione creando una mia piccola lista e traducendo alcune parti dell'interfaccia in italiano, naturalmente le schede dell'annuario sono in francese, ma rimangono sempre un utile punto di riferimento per la ricerca di software liberi.

Ecco la mia lista di prova, per semplicità e provvisoriamente, ho utilizzato il mio account su GitHub:
nilocram.github.io/edusoft/

@macfranc @Framasoft @epanto @Marco Ciampa



USA e Gran Bretagna attaccano lo Yemen. Navi, sottomarini e aerei colpiscono la capitale e le città portuali l Pagine Esteri

"USA e Gran Bretagna hanno bombardato nella notte lo Yemen, colpendo obiettivi logistici e militari Houthi nella capitale Sanaa e in altre città, compresa Hodeidah, la più grande città portuale controllata dagli Houthi."

pagineesteri.it/2024/01/12/med…



Nessun vanto, ma salvi


La morte in croce del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è in contraddizione a tutti poteri e le sapienze del mondo. Ed è salvezza per noi, senza alcun nostro merito.
Dunque vantarsi è escluso. Ma il vanto è anche la conseguenza di un mondo competitivo, in cui devi sempre dimostrare di essere all’altezza, di essere migliore… Ci si vanta infine perché siamo riusciti a prevalere in qualche ambito.
Invece, il non aver niente per cui vantarci, ci toglie da questo schema competitivo con gli altri, con noi stessi e con il nostro Signore. Per la sua croce, Gesù proclama beati i miti, i poveri di spirito, coloro che cercano sì giustizia, ma non se la possono fare da soli, e ci dà speranza di resurrezione.
Non siamo più in competizione, dunque e riceviamo la grazia di Dio e viviamo liberi dalla paura di non farcela, di non essere in grado. In questo modo daremo il meglio di noi e saremo gli uni con gli altri fraterni.


L'antifascismo da salotto del PD e la tolleranza all'olio di ricino dei liberali l L'Antidiplomatico

"L'indignazione del centro-sinistra, che per decenni ha lavorato con solerzia alla riabilitazione dei neofascisti e alla revisione storica della Resistenza, non può che apparire come un gioco delle parti, un'occasione per PD e Italia viva di simulare l'opposizione che non c'è al governo di Giorgia Meloni."

lantidiplomatico.it/dettnews-l…



Palestina, la pace attraverso il diritto. Hanno detto… a proposito del conflitto (7) l Pressenza

pressenza.com/it/2024/01/pales…



Understanding Body-Related Data Practices and Ensuring Legal Compliance in Immersive Technologies


Organizations are increasingly incorporating immersive technologies like extended reality (XR) and virtual worlds into their products and services, blurring the boundaries between the physical and digital worlds. Immersive technologies hold the potential

Organizations are increasingly incorporating immersive technologies like extended reality (XR) and virtual worlds into their products and services, blurring the boundaries between the physical and digital worlds. Immersive technologies hold the potential to transform the way people learn, work, play, travel, and take care of their health, but may create new privacy risks as well. Many of these technologies rely on large amounts of data about individuals’ bodies, without which they would be less immersive, and in some cases couldn’t function at all.

Body-related data raises particular privacy risks, and leading organizations in the immersive technology space are adopting risk-based approaches for handling this type of data. Focusing on the risks—to the organization and to those impacted by the organization’s data practices—makes it easier not only to comply with the law but also to ensure more ethical data practices.

There are concrete steps organizations can take to ensure that body-related data is handled safely and responsibly. As part of their data protection strategies, organizations should:

  1. Understand their data practices: mapping these practices, specifying their purposes, and identifying all relevant stakeholders.
  2. Evaluate their legal obligations: analyzing existing legal obligations, as well as how they may change in the near future based on emerging trends.
  3. Identify risks to individuals, communities, and society: cataloging the features of their data and data practices that create greater risks.
  4. Implement best practices: operationalizing technical, organizational, and legal safeguards to prevent or mitigate the identified risks.

To guide organizations as they develop their body-related data practices, the Future of Privacy Forum created the Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies. This framework serves as a straightforward, practical guide for organizations to analyze the unique risks associated with body-related data, particularly in immersive environments, and to institute data practices that are capable of earning the public’s trust. Developed in consultation with privacy experts and grounded in the experiences of organizations working in the immersive technology space, the framework is also useful for organizations that handle body-related data in other contexts as well. This post will explore the first two stages of the risk framework: understanding an organization’s data practices, and evaluating legal obligations to ensure compliance.

I. Understanding how organizations handle personal data

The first step to handling body-related data is for organizations to understand how they handle personal data. Doing so will help them communicate these practices to their users, regulators, the general public, and other relevant stakeholders. Developing a comprehensive understanding of an organization’s data practices is also critical for identifying potential privacy risks and implementing best practices to mitigate them. Organizations should bring together experts from different teams to document how they collect, use, and onwardly transfer body-related data. The following steps help organizations conduct these processes effectively.

Create data maps of data practices, particularly in regard to body-related data

Data mapping is the process of creating an inventory of all the personal data an organization handles, including how it’s used, to whom it is transferred, and how long it is kept. While tools exist to assist organizations with data mapping, it is helpful to assign a designated person within an organization, such as a chief privacy officer or data protection officer, to be responsible for completing the data map. Data mapping also helps organizations in certain jurisdictions maintain compliance with legal obligations related to data practice documentation. Certain kinds of body-related data—such as data about people’s faces, hands, voices, and body movements—will be particularly relevant in immersive environments, and organizations operating in this space should pay special attention to them.

Document the purpose of each data practice

In order to determine which data practices are necessary, and which may be adjusted, organizations must be able to specify what goal or purpose each practice serves. Organizations might engage in a particular data practice for a variety of purposes: enabling relevant features or products, improving a product’s technical performance, facilitating targeted advertising, or customizing a user’s experience, to name a few. This documentation will help inform an organization’s evaluations of its privacy risks and legal obligations, and generate buy-in from business stakeholders within the organization by linking their interests to privacy compliance.

Identify all relevant stakeholders impacted by data practices

Evaluating an organization’s legal obligations and privacy risks requires key organizational leaders to understand which stakeholders are implicated—both as partners in data transfer agreements and as people impacted by the organization’s data practices. Organizations must understand the kinds of entities with whom they are transferring data, and who specifically within these third parties are handling the data. They should also understand who is impacted by their data practices, including data subjects or users as well as bystanders whose data may also be implicated. Special attention should be paid to individuals and communities whose data may raise additional legal or ethical considerations, such as children and teens, and people from historically marginalized or vulnerable communities.

II. Analyzing relevant legal frameworks and ensuring compliance

Once an organization has established a thorough understanding of its data practices, the next step in preparing to handle body-related data is to evaluate whether the enumerated data practices are in compliance with the law. Collecting, using, or transferring body-related data may implicate a number of issues under current U.S. privacy law. However, most existing regulations were not drafted with immersive technologies in mind. It can therefore sometimes be unclear how these rules apply to immersive technologies, and an organization’s obligations will depend on where it operates, what kind of data it handles and why, and the size and nature of the organization, among other factors.

To understand and comply with all existing obligations, organizations need to know the scope of data types covered by current laws, the requirements and rights that attach to them, and the unique considerations that may apply in immersive spaces and in regard to body-related data. Existing privacy laws in the U.S. apply, depending on jurisdiction, to body-related data involving personal, biometric, sensitive, health, and publicly available data, and organizations should pay special attention to the specific requirements under such laws.

Organizations dealing with these data types have certain legal obligations, including:

  • Granting users access, correction, and deletion rights
  • Providing opportunities to provide consent
  • Avoiding “dark patterns” and manipulative or deceptive design
  • Being transparent and providing notice to users
  • Minimizing data collection and retention when necessary
  • Conduct data protection impact assessments (DPIAs)
  • Institute protections for kids and teens


2023 proved to be a significant year for state privacy laws, and new legislation and regulations will continue to impact the data privacy legal landscape. Organizations should keep an eye on the major areas for emerging legislation such as youth privacy and safety, as well as consumer health data. They should also monitor how emerging litigation impacts current requirements through interpreting current legislative language.

For more information on what organizations can do to ensure they handle body-related data safely and responsibly, stay tuned for the next post in our series, focusing on identifying risks and implementing best practices. For a comprehensive guide to body-related data practices in immersive technologies, see FPF’s Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies.


fpf.org/blog/understanding-bod…



Meta ignora il diritto degli utenti di revocare facilmente il consenso Se gli utenti di Instagram e Facebook vogliono revocare il loro consenso, devono acquistare un costoso abbonamento Meta Withdrawal Header


noyb.eu/it/meta-ignores-users-…

Unknown parent

mastodon - Collegamento all'originale
StatusSquatter 🍫
Attenzione non fare attenzione a questo commento potrebbe suscitare stizza o irritare
@andreabont siamo cresciuti tra i banner pubblicitari che lentamente si sono trasformati in ads e adesso sono inserti pubblicitari su misura, le alternative a questi sistemi sono sempre le solite, magari un giorno si arriverà alla gestione di spazio e dati su internet distribuito gratuitamente dallo stato


Weekly Chronicles #60


Teologia, gaming e burner phones.

Questo è il numero #60 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.

Cronache

  • Un teologo nella commissione governativa sull’IA
  • Vanguard, il nuovo sistema anti-cheater di League of Legends

Lettere Libertarie

  • Anarco-capitalismo e Crypto-anarchia: due facce della stessa medaglia?

Rubrica OpSec

  • Burner phones per tutti, non solo per Jason Bourne

11612800


Un teologo nella commissione IA governativa


La notizia italiana della settimana è che il governo ha messo un presbitero francescano a capo della commissione governativa sull’intelligenza artificiale nell’editoria. La nomina arriva dopo le dimissioni di Giuliano Amato, che non si sa neanche come ci fosse finito in primo luogo.

Il soggetto in questione si chiama Paolo Benanti, che dal 2008 insegna teologia morale ed etica delle tecnologie alla Pontificia Università Gregoriana.

La nomina di Benanti ha ovviamente fatto schiumare (termine tecnico) più o meno tutti i benpensanti progressisti. C’è chi ha gridato all’oltraggio e chi ovviamente non ha mancato di sottolineare come sia ridicolo che nel 2024 si possa mettere a capo di una commissione per l’IA un frate: servono tecnici e scienziati.

Eppure la nomina di Paolo Benanti piuttosto dell’ennesimo capoccione col PhD mi fa ben sperare. Proprio qualche giorno prima della notizia della nomina scrivevo su X una delle mie riflessioni:

L'evoluzione tecnologia porta inevitabilmente alla teologia


Non sono ovviamente un esperto di teologia, ma credo che il progresso tecnologico, soprattutto per le tecnologie dell’informazione, non sia altro che un viaggio spirituale dell’essere umano per riscoprire se stesso e la propria spiritualità.

Senza una nuova riscoperta della spiritualità umana, la tecnologia dell’informazione rischia di schiacciarci. Eppure, è un viaggio inevitabile — che siamo tutti chiamati a intraprendere, consapevolmente o meno. All’orizzonte si intravedono scenari trans-umani e post-umani; luoghi futuri in cui la distinzione tra uomo e macchina sarà sempre più sfumata (lo percepiamo già dalle timide sperimentazioni sui chip neurali).

Se non sapremo riconciliare una dimensione individuale, umana e spirituale con questi scenari, allora tutto sarà perduto. Come scriveva anche Benanti nel 20191:

I profondi cambiamenti indotti dall’irruzione dell’informazione e dagli artefatti biotecnologici suscitano nuove domande sull’uomo e sulla sua identità: la questione antropologica diventa un luogo chiave dove la filosofia e la teologia si devono confrontare con nuove visioni e inedite sfide.


Suggerirei quindi ai benpensanti atei e progressisti col PhD di ridere meno, e iniziare invece a interrogarsi seriamente sul loro posto nell’universo. Sia chiaro: questa commissione sull’IA non produrrà alcun risultato utile in merito a questi aspetti (non è neanche nel suo scopo), ma anche solo parlare di tecnologia e teologia è un segno dei tempi, che non deve essere ignorato.


Finisce qui la preview gratuita. Abbonati per sbloccare tutto il potenziale di Privacy Chronicles! Con l’abbonamento avrai:

  • accesso a tutte le Weekly Chronicles
  • accesso agli articoli di approfondimento e all’archivio degli articoli passati
  • uno sconto per l’acquisto dei prodotti anti-sorveglianza SLNT

Vanguard, il nuovo sistema anti-cheater di League of Legends


Riot Games ha da poco annunciato che League of Legends, il loro ormai famosissimo MOBA (Multiplayer Online Battle Arena) sarà protetto da un nuovo tipo di sistema anti-cheater chiamato Vanguard2.

Read more

#60


È partita per lo spazio la sonda cinese Einstein, che monitorerà il cosmo a raggi X l AstroSpace

"Einstein eseguirà un’indagine sistematica che porterà alla scoperta di raggi X provenienti da oggetti compatti, come buchi neri e stelle di neutroni. La sonda rileverà anche la luce proveniente da lampi di raggi gamma, supernovae, brillamenti di altre stelle ed eventi all’interno del Sistema Solare."

astrospace.it/2024/01/09/e-par…



Le pseudoscienze all'università. L'articolo di Enrico Bucci sul brutto vizio di concedere visibilità e autorevolezza a discipline senza senso

Nelle aule accademiche è ormai saldamente stabilito un principio: qualunque cosa può essere insegnata in un master di medicina aggiungendo la parolina “scienza” e qualche altro aggettivo a una strampalata collezione di pratiche esoteriche, obsolete e antiscientifiche

@Scienza e innovazione

ilfoglio.it/scienza/2024/01/05…