Salta al contenuto principale



Nikki and the Corvettes


Ad avviarmi verso quel magnifico caleidoscopio di suoni, emozioni, sensazioni che viene generalmente etichettato come power pop, è stato indubbiamente Greg Shaw. Con i suoi scritti su Bomp e con le sue pubblicazioni, mi ha letteralmente preso per mano conducendomi in un mondo fatato dal quale nessuno potrà mai allontanarmi.


iyezine.com/nikki-and-the-corv…

@Musica Agorà

reshared this



Nella “famiglia” degli F-35 c’è ancora posto per la Turchia?


L’apertura, seppur condizionata alla partita degli S-400, arriva dal vice segretario di Stato americano Victoria Jane Nuland che durante una recente visita nel Paese ha espresso la posizione dell’amministrazione Usa, in un momento in cui la stabilizzazion

L’apertura, seppur condizionata alla partita degli S-400, arriva dal vice segretario di Stato americano Victoria Jane Nuland che durante una recente visita nel Paese ha espresso la posizione dell’amministrazione Usa, in un momento in cui la stabilizzazione dell’alleato Nato si è manifestata in due azioni concrete, come il via libera parlamentare all’ingresso della Svezia nella Nato e l’accordo diplomatico di cooperazione siglato con la Grecia, dopo anni di tensioni. Nell’ultimo periodo parecchi aesi europei hanno acquistato caccia F-35 e a Cameri in Piemonte è operativo, come è noto, il centro di assemblaggio.

Qui Ankara

La mossa segna uno slancio positivo nei rapporti Washington-Ankara. Ma condicio sine qua non è la soluzione della questione relativa al sistema missilistico russo, che provocò l’espulsione di Ankara dal programma del caccia di quinta generazione. L’obiettivo di Washington è garantire che la Turchia mantenga una solida difesa aerea che non contrasti con gli strumenti a disposizione degli alleati atlantici. “Stavamo negoziando la vendita del Patriot, e mentre quei negoziati erano in corso, la Turchia è andata in un’altra direzione”, ha aggiunto Nuland.

Da un punto di vista tecnico il governo Erdogan aveva manifestato l’intenzione di chiedere il rimborso del pagamento già effettuato per gli F-35 e da quel momento ha avanzato una seconda richiesta parallela agli Usa: ottenere caccia F-16 e kit di modernizzazione per aggiornare la propria flotta esistente. Dopo anni di tensioni, una settimana fa l’amministrazione Biden ha sbloccato la vendita di 40 nuovi F-16, oltre a quasi 80 kit, per un totale di 23 miliardi di dollari dopo che la Turchia ha ratificato l’adesione alla Nato della Svezia.

I paesi interessati

La scelta compiuta da alcuni paesi di ottenere il caccia di quinta generazione è riconducibile allo status degli F-35, ovvero spina dorsale di una risposta militare corale in seno alla Nato. Al momento sono quattro le aeronautiche militari del Vecchio continente che lo posseggono: Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito mentre altri sette Paesi sono in procinto di ricevere diverse quantità di caccia, ovvero Belgio, Finlandia, Germania, Polonia, Svizzera, Grecia e Danimarca. La Spagna è uno dei candidati futuri. Entro il 2035 saranno seicento gli F-35 dislocati in Europa.

Recentemente anche Praga ha raggiunto un accordo con Washington per l’acquisto di quattro F-35, diventando il diciottesimo Paese del programma globale (la consegna del primo velivolo è prevista per il 2031). Atene è ormai quasi certa di averne una squadriglia: entro il 2028 arriveranno in Grecia i primi due caccia, dopo che il governo Mitsotakis ha già acquistato 18 Rafale dalla Francia e ha avviato i lavori per il raddoppio della base som di Souda bay a Creta, che diventerà così la nuova piattaforma galleggiante in chiave Nato nel Mediterraneo orientale.

Scenari

Non si tratta, come qualche voce contraria ha osservato nei giorni scorsi, di una mera corsa al riarmo, piuttosto la mossa atlantica nel Mediterraneo presenta una sua ratio strategica e di visione: in un momento caratterizzato dai fronti bellici triplicati (all’Ucraina si sono sommati Gaza e il Mar Rosso), e con un fortissimo tasso di potenziale destabilizzazione in quadranti di per sé già ultra sensibili come il Medio Oriente e il golfo di Aden, non può essere relegata in secondo piano una stagione di programmazione alla voce difesa e sicurezza. Questa la ragione che ha portato nell’ultimo periodo ad una serie di valutazioni da parte di leaders europei sui rischi di guerra: ovvero crescenti avvertimenti sul fatto che l’Europa potrebbe trovarsi coinvolta in un conflitto con la Russia.


formiche.net/2024/02/f-35-usa-…



CLIMA-AMBIENTE. IL 2023 è stato un anno eccezionalmente caldo, in futuro andrà peggio


Occorre fare molto di più. Per stimolare la rimozione dal basso della resistenza aziendale e politica a un’autentica azione climatica - scrive l'ambientalista Stan Cox - è necessario articolare una visione di un mondo migliore che ci aspetta oltre l’era d

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

di Stan Cox* – Counterpunch

(foto needpix.com/photo/1758427/)

A dicembre, il New York Times ha riferito che “la Terra sta finendo il suo anno più caldo degli ultimi 174 anni e molto probabilmente degli ultimi 125.000”. (Anche se non è lo stile del Times , quest’ultima cifra avrebbe dovuto essere seguita da un paio di punti esclamativi!) Inoltre, secondo il capo scienziato della National Oceanic and Atmospheric Administration, “Non solo il 2023 è stato l’anno più caldo dall’inizio delle registrazioni, è stato di gran lunga il più caldo”. Infatti, ciascuno dei sei decenni trascorsi dal 1960 ha visto una temperatura media globale più elevata rispetto ai 10 anni che lo hanno preceduto. Inoltre, ogni aumento da un decennio all’altro è stato maggiore del precedente. In altre parole, la Terra non si sta solo riscaldando costantemente; si sta riscaldando a un ritmo sempre più veloce.

E non è necessario aspettare un futuro lontano per vedere l’impatto di un riscaldamento così accelerato. Basta guardare i dati globali attuali. Confrontando il periodo 2023-2022, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha registrato un aumento mondiale del 60% nel numero di morti per frane, del 278% per incendi e del 340% per tempeste. Peggio ancora, i nostri simili che soffrono di più per l’impatto del cambiamento climatico indotto dall’uomo non sono quelli che lo causano. Più della metà dei decessi segnalati dall’OCHA si sono verificati in paesi a reddito medio-basso e il 45% delle persone uccise viveva in paesi che producono meno di un decimo dell’1% delle emissioni mondiali di gas serra.

Porre fine al riscaldamento globale dovrebbe essere un imperativo morale schiacciante per ogni nazione su questo pianeta. Ma le storie sul cambiamento climatico, per quanto estreme, non fanno quasi mai notizia, né la gestione del fenomeno sembra essere in cima alla lista delle priorità nazionali di qualsiasi leader. Che dite del vertice globale sul clima COP28 del mese scorso a Dubai? Ha prodotto un accordo che impegnava le nazioni del mondo a fare…beh, essenzialmente nulla.

Con il ciclo delle notizie bloccato in un ingorgo di crisi improvvise e irresistibili e guerre senza fine, le potenze mondiali sembrano quasi volontariamente cieche alla possibilità che l’ambiente globale (e con esso, la civiltà stessa) stia andando fuori controllo – e non in un futuro lontano, ma proprio adesso.

Emergenze lunghe

Con il recente accordo COP28, le nazioni ricche hanno almeno finalmente riconosciuto che i combustibili fossili sono effettivamente un problema. Tuttavia, continuano a rifiutare un’eliminazione pianificata e sistematica del petrolio, del gas naturale e del carbone secondo un calendario ambizioso e accelerato (come previsto nelle proposte per un Trattato globale di non proliferazione dei combustibili fossili ).

I governi, a quanto pare, hanno sempre a portata di mano qualche altra terribile emergenza che giustifica la messa da parte del cambiamento climatico. Forse il momento più vicino a cui i paesi ricchi siano mai arrivati ​​ad affrontare seriamente il tema delle emissioni di gas serra, che potrebbe essere considerata un’emergenza di lunga durata, è stato con i vari Green New Deal statunitensi , europei e globali del 2018-2019. Ma quelle proposte inadeguate sono state presto eclissate dalla pandemia di Covid-19 e da un’ascesa ancora crescente di estremisti di estrema destra che considerano il riscaldamento globale un argomento completamente fuori scala. Poi, nel 2022-2023, proprio mentre l’interesse per il clima tornava ad aumentare grazie a nuovi spaventosi rapporti provenienti dalla comunità mondiale delle scienze climatiche, l’invasione russa dell’Ucraina ha spinto il riscaldamento globale fuori dal nostro campo visivo, mentre uno straordinario picco legato alla guerra dei prezzi dei combustibili fossili ha annientato ogni interesse immediato a ridurre le emissioni di carbonio.

Poi, lo scorso autunno, è iniziato il genocidio a Gaza. A novembre, Tom Engelhardt di TomDispatch ha scritto che “mentre l’incubo in Medio Oriente viene coperto quotidianamente in modo drammatico dai media mainstream, l’incendio del pianeta è, nella migliore delle ipotesi, un aspetto decisamente secondario, o terziario, o… beh, puoi inserire i numeri possibili da lì… la realtà. Certamente non stava suggerendo, e nemmeno io, che i palestinesi ricevano troppa attenzione. Al contrario, ne hanno bisogno ancora di più, ma la crisi climatica semplicemente non può essere persa nel caos.

Una deviazione in India

Tali disattenzioni, ovviamente, non sono certo limitate agli Stati Uniti. Una miopia simile si può osservare proprio adesso in India, dove io e la mia famiglia stiamo trascorrendo gennaio con dei parenti a Mumbai. Anche in questo caso, i politici stanno facendo un putiferio su questioni immediate e sfacciate – alcune reali, altre inventate – ignorando la minaccia di un collasso climatico che si sviluppa più lentamente ma molto più consequenziale.

Negli ultimi anni, l’India ha subito una serie di siccità catastrofiche, inondazioni, ondate di caldo e altri disastri, insieme a una piaga cronica ma legata al clima dell’inquinamento atmosferico urbano. In questa stagione secca di Mumbai, viviamo nel mezzo di una fitta “nebbia” biancastra, inalando una miscela tossica di polvere, scarichi di veicoli a motore, emissioni di fabbriche e nuvole di particolato fine create dalla costruzione e dalla demolizione. di edifici. In alto, il cielo diurno senza nuvole è di un bianco opaco e senza profondità. Le macchie blu appaiono raramente e di notte non è visibile una stella.

È impossibile ignorare una qualità dell’aria così palesemente negativa, ma il pubblico indiano è anche allarmato dalle emissioni inodore e invisibili di anidride carbonica che sono alla base del ritmo crescente del caos climatico nel subcontinente. C’è, infatti, un enorme elettorato in attesa di un’azione per il clima. Un sondaggio del 2022 ha indicato che l’81% degli elettori era preoccupato per il cambiamento climatico indotto dall’uomo. Un buon 50% era “molto preoccupato” e una percentuale simile ha affermato di essere stata danneggiata personalmente dal riscaldamento dovuto all’effetto serra.

Come negli Stati Uniti, anche qui il 2024 è un anno elettorale. Quindi, visti i numeri dei sondaggi di cui sopra, si potrebbe pensare che promuovere la mitigazione e l’adattamento climatico sarebbe un ottimo modo per raccogliere voti. Ma gli sforzi sul clima da parte del primo ministro Narendra Modi e del partito nazionalista indù BJP al potere continuano ad essere, nella migliore delle ipotesi, sporadici e discontinui . Invece, stanno perseguendo quello che vedono come un modo molto più affidabile per rilanciare la loro base elettorale prima delle elezioni: annunciare l’inaugurazione di un nuovo tempio indù .

Come diavolo funzionerebbe , chiedi? Ebbene, non stiamo parlando di un tempio qualsiasi. Questo, attualmente in costruzione, si trova su un sito un tempo occupato da una famosa moschea, l’ex Babri Masjid nella città settentrionale di Ayodhya. Quel sacro luogo di culto musulmano, vecchio di cinque secoli, fu demolito nel 1992 da fanatici sostenuti dal BJP. Il fervore religioso per la demolizione ha scatenato la violenza in tutto il paese, provocando la morte di oltre 2.000 persone.

Per tre decenni, la distruzione della moschea e la sua prevista sostituzione con un tempio dedicato al dio Ram hanno rappresentato una corrente tossica che correva appena sotto la superficie della politica indiana, sfociando occasionalmente in conflitti. Quindi, per rafforzare la loro base suprematista indù e assicurarsi la vittoria nelle elezioni di questa primavera, i leader del BJP si sono affrettati a organizzare una cerimonia di consacrazione del tempio il 22 gennaio , mesi prima ancora che la costruzione fosse completata.

L’esplosione di nazionalismo religioso di destra innescata da quell’evento ha avuto l’effetto collaterale di garantire che il riscaldamento globale rimarrà fuori dai titoli dei giornali politici per mesi, se non di più.

Non è tutto nella tua mente

Una preoccupazione istituzionale per le questioni acute della “carne rossa” (a scapito di affrontare emergenze a lungo termine come il cambiamento climatico) riflette predilezioni fin troppo umane che ben si adattano agli studi condotti dagli psicologi su come il nostro cervello reagisce alle crisi.

Il professore di Harvard Daniel Gilbert, ad esempio, è noto per la sua ipotesi riguardante il tipo di minacce a cui noi umani rispondiamo più fortemente, quelle che ha definito le “ quattro I ”: “intenzionali, immorali, imminenti e istantanee”. Questi aggettivi, ha scoperto, catturano il tipo di emergenze che stimolano le nostre risposte più rapide e intense. In un’intervista del 2019 con NPR, Gilbert ha spiegato come, in particolare quando si tratta di clima, un simile sistema di risposta possa tradursi in un fallimento dell’azione politica. Per la maggior parte delle persone, la potenziale devastazione della catastrofe climatica sembra ancora troppo lontana nel futuro. E sebbene i rischi climatici, come uragani e inondazioni sempre più devastanti, siano quasi istantanei , il riscaldamento dell’atmosfera che è alla base della loro crescente virulenza è, fino a tempi recenti, progredito molto lentamente. Gli esseri umani hanno una grande capacità di adattarsi psicologicamente al cambiamento graduale, ma con il riscaldamento globale, quel potere non ci è di grande aiuto. Dopotutto, se quest’anno sembra più o meno come l’anno scorso, c’è davvero qualcosa a cui rispondere?

Altre due caratteristiche del cambiamento climatico, legate a due I di Gilbert, lo separano da molte altre emergenze, sia brevi che lunghe. Per prima cosa, i governi tendono a rispondere in modo più deciso ai nemici umani che agiscono in modo fin troppo intenzionale , ma il cambiamento climatico, come ha detto a NPR, “non sembra affatto che sia una persona, quindi ci limitiamo a borbottare”. Né sembra immorale . “Come creatura sociale”, osserva, “siamo profondamente interessati alla moralità, alle regole in base alle quali le persone si trattano a vicenda”. Anche se il surriscaldamento del pianeta è effettivamente causato dall’attività umana, sottolinea, il cambiamento climatico “è meteorologico. Non si presenta come un affronto al nostro senso della decenza” – almeno finché le persone intorno a te non vengono uccise da un’ondata di caldo .

Inoltre, in un’economia capitalista, il breve termine è più o meno l’intero gioco. Le aziende sono impegnate a massimizzare il valore delle azioni per i loro azionisti, trimestre dopo trimestre, così come i politici sono impegnati a massimizzare se stessi per gli elettori. Qualsiasi politico che osi dichiarare che tagliare le emissioni di gas serra è una questione più urgente che tagliare il prezzo della benzina sentirà un gigantesco suono di risucchio mentre gli elettori e i donatori della campagna svaniscono nel nulla.

La psicologa clinica Margaret Klein Salamon è direttrice esecutiva del Fondo per l’emergenza climatica e autrice di Facing the Climate Emergency . In quel libro, sostiene che per frenare il caos climatico sarà necessario che gli americani passino collettivamente alla “modalità di emergenza”. Questo stato, osserva , è “marcatamente diverso dal funzionamento “normale” [e] caratterizzato da un’estrema concentrazione di attenzione e risorse sul lavoro produttivo per risolvere l’emergenza”. In “modalità normale”, come sottolinea Salamon, senza alcuna minaccia urgente in vista, il tempo di risposta non è fondamentale. In modalità di emergenza, quando esiste una grave minaccia alla vita, alla salute, alla proprietà o all’ambiente, è essenziale una risposta rapida ed efficace e affrontare la minaccia deve avere la priorità su tutte le altre questioni.

Quando si tratta di azioni rapide e di vasta portata, la modalità emergenza, aggiunge, non dovrebbe essere riservata solo a problemi a breve termine. Infatti, secondo Salamon, ciò che realmente richiede l’azione per il clima è passare a quella che lei chiama “modalità di emergenza lunga”, in cui concentrarsi su un singolo problema non è più tollerabile. Il cambiamento climatico è ora intrappolato in un traffico con troppe altre emergenze immediate, nessuna delle quali può essere accantonata per anni o decenni, ma nessuna delle quali minaccia l’esistenza stessa della vita come l’abbiamo conosciuta su questo pianeta.

Detto questo, Salamon sollecita che la modalità di emergenza climatica si irradi nella nostra società il più rapidamente possibile, cosa che non accadrà se i politici, le aziende e persino alcune figure del movimento climatico continueranno a sminuire il messaggio. Ciò non accadrà se il pubblico continuerà ad avere l’impressione che le future scoperte tecnologiche e la magia dei mercati garantiranno l’inevitabilità della riduzione e quindi dell’eliminazione delle emissioni di carbonio con pochi sconvolgimenti nella vita quotidiana.

Non c’è tempo per le chiacchiere felici

Per stimolare la rimozione dal basso della resistenza aziendale e politica a un’autentica azione climatica è necessario articolare una visione di un mondo migliore che ci aspetta oltre l’era dei combustibili fossili, ma è necessario fare di più. Deve diventare molto più chiaro che la nostra crescente emergenza globale è profondamente legata a un atteggiamento costante di business-as-usual e che è effettivamente necessaria un’enorme quantità di lavoro e sacrificio. Al contrario, discorsi allegri come l’attuale caratterizzazione errata dell’accordo COP28 come una “ svolta” climatica “ senza precedenti ” spingeranno le persone a cancellare la catastrofe ecologica dalla lista delle preoccupazioni urgenti.

Essere compiacenti nei confronti del clima non significa solo essere incredibilmente ignari, ma sostenere la futura sofferenza umana su una scala quasi inconcepibile. Alla COP28, il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha parlato in termini duri degli imperativi morali di fermare l’orrore a Gaza adesso e di prevenire futuri orrori quasi inimmaginabili innescati dal collasso ecologico. Così facendo, ha offerto una visione di un futuro devastato dal cambiamento climatico che dovrebbe stupirci tutti:

Questi eventi sono scollegati, è la mia domanda, o stiamo vedendo qui uno specchio di ciò che accadrà in futuro? I genocidi e gli atti barbarici scatenati contro il popolo palestinese sono ciò che attende coloro che fuggono dal sud a causa della crisi climatica… La maggior parte delle vittime del cambiamento climatico, [che] saranno contate a miliardi, saranno in quei paesi che non lo fanno. emettono CO 2 o ne emettono pochissimo. Senza il trasferimento di ricchezza dal nord al sud, le vittime del clima avranno sempre meno acqua potabile nelle loro case e dovranno migrare verso nord… L’esodo sarà di miliardi… Ci sarà una reazione contro l’esodo, con la violenza, con atti barbarici commessi. Questo è ciò che sta accadendo a Gaza. Questa è una prova generale per il futuro.

Il presidente Petro stava descrivendo solo alcune delle probabili interazioni e feedback catastrofici che, tra le altre crisi, il cambiamento climatico porterà su questo pianeta in quella che sarà conosciuta come la “ policrisi globale ”. Se i governi continuano a concentrarsi sulla “risoluzione” solo delle emergenze più immediate e apparentemente più risolvibili (spesso peggiorando le cose nel processo), siamo nei guai più profondi. È passato il tempo in cui le società devono affrontare solo le crisi individuali nel ciclo di notizie 24 ore su 24. È tempo di passare alla modalità policrisi. Tutti noi dovremo quindi affrontare la vasta rete di connessioni tra le emergenze di questo pianeta, immediate e a lungo termine, in particolare il futuro devastante surriscaldamento del nostro mondo, come un grande problema che deve essere risolto – altrimenti.

Distribuito da TomDispatch.

*Stan Cox è l’autore di The Green New Deal and Beyond : Ending the Climate Emergency While We Still Can (City Lights, maggio 2020) e uno degli editori di Green Social Thought .

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo CLIMA-AMBIENTE. IL 2023 è stato un anno eccezionalmente caldo, in futuro andrà peggio proviene da Pagine Esteri.



Netanyahu vuole chiudere l’Unrwa. OMS: sarà una catastrofe


"Nessun altro ente ha la capacità di fornire la portata e l'ampiezza dell'assistenza di cui 2,2 milioni di persone a Gaza hanno urgentemente bisogno", ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus. L'articolo Netanyahu vuole chiudere l’Unrwa. OMS: sarà una catastr

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

della redazione

(foto Fars)

Pagine Esteri, 1 febbraio 2024 – Israele, lo ha ripetuto ieri il premier Benyamin Netanyahu, è fermamente intenzionato a far chiudere l’Unrwa, usando come motivo il coinvolgimento di 12 dipendenti dell’agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi nell’attacco di Hamas del 7 ottobre. Diversi paesi, con gli Usa in testa, hanno già sospeso i finanziamenti all’Unrwa. Allo stesso tempo si fanno insistenti gli appelli a non colpire un’organizzazione tanto importante in una fase di estrema difficoltà per oltre due milioni di palestinesi a Gaza travolti dalla crisi umanitaria causata dall’offensiva militare israeliana.

Il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ieri ha avvertito che la sospensione dei finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi comporterebbe “conseguenze catastrofiche”. “Nessun altro ha la capacità di fornire la portata e l’ampiezza dell’assistenza di cui 2,2 milioni di persone a Gaza hanno urgentemente bisogno”, ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Chiediamo che gli annunci dei tagli vengano riconsiderati”, ha aggiunto.

Il bombardamento e l’offensiva terrestre lanciati da Israele dopo il 7 ottobre hanno sfollato la maggior parte della popolazione di Gaza, distrutto case e infrastrutture civili e causato una grave carenza di cibo, acqua e medicine. La maggior parte degli ospedali di Gaza hanno smesso di funzionare a causa dei bombardamenti e della carenza di carburante e rifornimenti. Il Nasser a Khan Younis è funzionante solo in minima parte e si trova circondato dall’esercito israeliano.

Tedros ha affermato che l’OMS deve affrontare “sfide estreme” per consegnare aiuti a Gaza. Lunedì, tuttavia, è riuscito a portare rifornimenti all’ospedale Nasser. “L’Oms incontra grandi difficoltà per raggiungere gli ospedali nel sud di Gaza”, ha detto. “Ci sono pesanti combattimenti vicino agli ospedali di Khan Younis che ostacolano l’accesso alle strutture sanitarie per i pazienti, gli operatori sanitari e le forniture”.

Gli operatori sul campo dell’Oms, ha aggiunto Tedros, registrano una crescente carenza di cibo tra i pazienti e gli operatori sanitari nell’enclave. “Il rischio di carestia è elevato e aumenta ogni giorno, con accesso umanitario limitato”, ha affermato. “Ogni persona con cui le nostre squadre parlano chiede cibo e acqua”.

Le autorità sanitarie di Gaza riferiscono che 26.900 palestinesi sono stati uccisi – di cui 150 tra martedì e mercoledì – dalle forze armate israeliane che affermano di aver “eliminato” almeno 25 combattenti palestinesi a Gaza nelle ultime 24 ore. Negli scontri sono rimasti uccisi altri tre soldati israeliani. Sono 224 in totale dall’inizio dell’offensiva di terra cominciata a fine ottobre.

Il campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza, è finito sotto il fuoco e i carri armati hanno bombardato le aree di Khan Younis intorno all’ospedale Nasser. Mentre il sistema sanitario si deteriora, i medici palestinesi affermano di aver formato punti medici sul campo per aiutare a raggiungere la prima linea, poiché curare i feriti a Khan Younis è diventato sempre più difficile tra combattimenti in strada e attacchi dell’artiglieria e dell’aviazione di Israele.

Intanto continuano a diffondersi indiscrezioni di stampa sulla possibilità che Israele e Hamas arrivino presto ad un accordo di tregua. Netanyahu però ha ribadito ieri sera che le differenze tra le due parti restano ampie. Pagine Esteri

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo Netanyahu vuole chiudere l’Unrwa. OMS: sarà una catastrofe proviene da Pagine Esteri.



In Cina e in Asia – Il nuovo ministro della Difesa cinese riafferma la cooperazione militare con la Russia


In Cina e in Asia – Il nuovo ministro della Difesa cinese riafferma la cooperazione militare con la Russia russia
I titoli di oggi: Il nuovo ministro della Difesa cinese riafferma la cooperazione militare con la Russia La Cina attua nuove misure per sostenere il settore immobiliare Medio Oriente, Russia e Taiwan: i temi discussi da Wang e Sullivan La Cina apprezza il sostegno delle Nazioni Unite al principio dell’unica Cina Cina, giustiziati un padre e la sua fidanzata per ...

L'articolo In Cina e in Asia – Il nuovo ministro della Difesa cinese riafferma la cooperazione militare con la Russia proviene da China Files.



La Nube di Oort: cos’è, origini, come è fatta e da cosa è formata l Passione Astronomia

"Grazie alla sua posizione periferica, la Nube di Oort conserva molti dei materiali che hanno contribuito alla formazione del nostro Sistema Solare. Gli scienziati credono che l’analisi delle comete provenienti da lì possa offrire preziose informazioni sull’antica composizione del nostro Sistema Solare e sulle condizioni che c’erano al momento della sua formazione."

passioneastronomia.it/la-nube-…



Intervista a Marino Boscaino, portavoce nazionale dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l'unità della Repubblica e l'uguaglianza dei


L’Unione Europea sposta ingenti fondi dal clima alla guerra


Il cambiamento climatico avanza rapidamente, eppure l'Unione Europea ha deciso di tagliare i fondi destinati alla protezione del clima per destinarli all'industria e alla ricerca belliche L'articolo L’Unione Europea sposta ingenti fondi dal clima alla gu

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

di Redazione

Pagine Esteri, 31 gennaio 2024 – Il cambiamento climatico sta rapidamente mutando la geografia europea minacciando di rendere presto inabitabili o quantomeno ostili intere aree del continente e provocando ogni anno miliardi di euro di danni e centinaia di vittime.

Eppure l’Unione europea avrebbe deciso di modificare le sue priorità di spesa, puntando meno sulle questioni ambientali e investendo di più sulla guerra.
Lo scrive il quotidiano economico britannico “Financial Times” che cita fonti diplomatiche secondo cui, tale cambiamento di paradigma sarebbe dovuto alle reazioni negative dei cittadini europei alla gestione della lotta al cambiamento climatico e, ovviamente, ai riflessi del conflitto in Ucraina.

«In un contesto restrittivo per i bilanci nazionali, gli Stati membri del blocco comunitario hanno tagliato, da 10 a 1,5 miliardi di euro, il fondo generale destinato a stimolare l’innovazione e hanno assicurato che potrà essere utilizzato solo per progetti legati alla difesae non per le tecnologie verdi o altre questioni legate al clima», riferisce il giornale di Londra.
La Banca europea per gli investimenti (Bei), che nel 2019 si autodefiniva addirittura “banca per il clima”, negli ultimi mesi ha dovuto affrontare crescenti pressioni per aumentare l’entità dei prestiti concessi al settore della cosiddetta difesa. All’inizio di quest’anno la banca ha annunciato il lancio di un “fondo di capitale di difesa” da 175 milioni di euro destinata a fornire capitale di rischio alle Pmi e alle startup che presentano progetti innovativi nelle tecnologie di difesa e sicurezza.

Lo spostamento delle priorità dell’Ue verso la difesa è un fatto confermato anche dalla creazione nel 2022 del “Fondo europeo di sovranità”, che avrebbe dovuto aumentare la spesa nel comparto ecologico e dello sviluppo di tecnologie avanzate. Secondo il giornale, durante l’ultimo vertice Ue di dicembre, i leader continentali hanno chiarito che avrebbero accettato solo 1,5 miliardi di euro in più per la difesa dopo che la Commissione europea aveva spinto per una “piattaforma tecnologica strategica” (Step) da 10 miliardi di euro che avrebbe anche incluso investimenti in tecnologie a basse emissioni di CO2.

Secondo il giornale britannico, la piattaforma Step è destinata esclusivamente a finanziare i programmi esistenti e non a creare un nuovo meccanismo di finanziamento basato sul debito condiviso.
Bruxelles stima che tagliare le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 richiederebbe investimenti annuali di 1,5 trilioni di euro ma secondo le fonti diplomatiche del Financial Times, «gli investimenti per rendere più verde l’economia probabilmente diminuiranno drasticamente dopo il 2026, quando il fondo di recupero si esaurirà», tenendo conto anche del fatto che alcuni dei Paesi membri, fra cui la Germania, hanno chiarito che l’adozione di questo strumento è stato “un evento unico”.

I paesi dell’UE stanno anche discutendo il finanziamento di ulteriori aiuti militari a Kiev per un importo di 5 miliardi di euro all’anno attraverso un fondo separato, lo European Peace Facility, con una decisione prevista entro marzo. Bruxelles sta discutendo su come l’EPF, che ha già rimborsato i capitali dell’UE per quasi 6 miliardi di euro di armi inviate in Ucraina, possa essere ricalibrato per finanziare anche la produzione di armi. Pagine Esteri

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo L’Unione Europea sposta ingenti fondi dal clima alla guerra proviene da Pagine Esteri.

reshared this



Nuove armi per Kyiv. In arrivo i missili targati Boeing


L’azienda americana Boeing si accinge a inviare in Ucraina il primo carico di missili a lungo raggio (sviluppati assieme alla svedese Saab) noti come Ground Launched Small Diameter Bombs (Glsdb), che potrebbero vedere un impiego operativo già dai primi gi

L’azienda americana Boeing si accinge a inviare in Ucraina il primo carico di missili a lungo raggio (sviluppati assieme alla svedese Saab) noti come Ground Launched Small Diameter Bombs (Glsdb), che potrebbero vedere un impiego operativo già dai primi giorni di gennaio in base alle tempistiche rese pubbliche. Il testing operativo di queste armi si è svolto il 16 gennaio presso il poligono della Eglin Air Force Base in Florida, con il lancio (coronato dal successo) di sei proiettili sopra il Golfo del Messico.

L’esito positivo di questa sperimentazione ha dato il via libera all’esportazione in Ucraina su base pressoché immediata. I lanciatori, assieme a decine di testate, sarebbero infatti già state trasferite in Ucraina tramite un trasporto aereo; tuttavia, i tempi di consegna e il loro dispiegamento finale sono rimasti segreti per preservare l’elemento sorpresa (come già fatto in precedenza in altre occasioni).

Il contratto sarebbe già stato firmato ed approvato nel febbraio dell’anno scorso, motivo per cui l’invio die misilli non sarebbe stato sottoposto ad un vaglio congressuale che avrebbe potuto tramutarsi in una palude burocratica capace di bloccare l’invio, esattamente come nel caso del pacchetto di aiuti ancora bloccato al Senato.

Con la loro portata di circa centocinquanta chilometri, i sistemi Glsdb permetterebbero alle forze armate Kyiv di colpire bersagli posti a una distanza quasi doppia rispetto a quelli raggiungibili dai sistemi Himars, attualmente il sistema a più lungo raggio di cui dispongono le forze ucraine, fatta eccezione per gli Atacms, le cui poche scorte inviate a Kyiv sono state quasi esaurite e adesso sono disponibili in quantità molto limitate.

Per l’amministrazione statunitense Biden, la decisione di inviare il Glsdb all’Ucraina rappresenta infatti un modo per sopperire all’esaurimento delle scorte di munizioni Atacms. Pur non avendo la stessa potenza degli Atcams, i Glsdb sono molto più economici; inoltre, le loro dimensioni ridotte permettono una maggiore facilità nel dispiegamento e nell’impiego. “È ormai tempo di trovare mezzi creativi per fornire le capacità necessarie a colpire in profondità e spesso dietro le linee russe” è il commento di Tom Karako, esperto di armi e sicurezza presso il Center for Strategic and International Studies. Tramite l’uso dei Glsdb, Kyiv mirerà alla disruption della logistica e della conduzione delle operazioni da parte delle forze di Mosca, nell’obiettivo di creare situazioni favorevoli da sfruttare a livello tattico.


formiche.net/2024/01/atacms-si…



MEDIO ORIENTE. Gli Usa parlavano di “disimpegno” ma la regione è piena di basi americane


Anche se il numero è molto più basso dopo il ritiro dall’Afghanistan nel 2021, ci sono ancora circa 30.000 soldati statunitensi sparsi nel "Grande Medio Oriente". Inoltre, da quando è iniziata l'offensiva di Israele a Gaza, gli Stati Uniti hanno inviato m

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

della redazione

(foto US Army, wikimedia commons)

Pagine Esteri, 31 gennaio 2024L’uccisione di tre soldati Usa da parte di un drone che domenica ha colpito un avamposto militare in Giordania, noto come Tower 22, ha portato i riflettori sulle basi che gli Stati Uniti hanno in Medio Oriente. Spesso si è parlato in questi ultimi anni di “disimpegno” di Washington dalla regione. La realtà sul terreno dice cose ben diverse. Gli Stati Uniti da decenni hanno basi consolidate nel Grande Medio Oriente – una vasta area geopolitica che va dal Nordafrica all’Asia centrale – e continueranno ad averle, anche se il numero dei soldati varierà da un periodo all’altro. Al suo apice, c’erano più di 100.000 soldati statunitensi in Afghanistan nel 2011 e oltre 160.000 in Iraq nel 2007. Anche se il numero è molto più basso dopo il ritiro dall’Afghanistan nel 2021, ci sono ancora circa 30.000 soldati statunitensi sparsi nella regione. Inoltre, da quando è iniziata l’offensiva di Israele a Gaza , gli Stati Uniti hanno inviato migliaia di truppe aggiuntive nella regione e navi da guerra.

La più grande base americana in Medio Oriente si trova in Qatar, conosciuta come base aerea di Al Udeid e costruita nel 1996. Altri paesi arabi in cui gli Stati Uniti sono presenti includono Bahrein, Kuwait, Arabia Saudita ed Emirati.

Circa 900 soldati Usa sono in Siria, in piccole basi come al Omar Oil Field e al-Shaddadi, soprattutto nel nord-est del Paese. C’è un piccolo avamposto vicino al confine tra Iraq e Giordania, noto come la guarnigione di Al Tanf. Nello specifico, la Torre 22 si trova vicino alla guarnigione di Al Tanf ritenuta dagli Usa fondamentale nella lotta contro lo Stato islamico. In realtà è parte della strategia statunitense per contenere il rafforzamento militare iraniano nella Siria orientale.

Altri 2.500 militari statunitensi sono in ​​Iraq, ad Union III e nella base aerea di Ain al-Asad.

Ad eccezione della Siria, le truppe Usa sono nella regione con il permesso del governo di ciascun paese. In Iraq e la Siria, i soldati americani sono o sarebbero lì per combattere i militanti dello Stato Islamico e per aiutare le forze armate locali. In Siria però non cooperano con il governo centrale – il presidente Bashar Assad è considerato un nemico da Washington – e appoggiano le milizie curde loro alleate.

Da alcuni anni, i militari Usa in Medio Oriente vengono attaccati da formazioni appoggiate dall’Iran.

La Giordania, un alleato chiave degli Stati Uniti nella regione, accoglie centinaia di istruttori militari statunitensi che tengono esercitazioni durante tutto l’anno. In altri casi, come in Qatar e negli Emirati, le truppe statunitensi sono presenti anche per rassicurare gli alleati arabi e per svolgere attività di addestramento.

Le basi Usa sono altamente sorvegliate e dotate di sistemi di difesa aerea per proteggersi da missili o droni. Nonostante ciò, sono soggette a frequenti raid. Dal 7 ottobre, le truppe statunitensi sono state attaccate più di 160 volte dalle milizie appoggiate dall’Iran, subendo il ferimento di circa 80 soldati. Pagine Esteri

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo MEDIO ORIENTE. Gli Usa parlavano di “disimpegno” ma la regione è piena di basi americane proviene da Pagine Esteri.



Non avete ancora presentato la domanda?
📌 Entro il #10febbraio sarà possibile effettuare le #IscrizioniOnline attraverso la piattaforma #Unica.

Qui tutte le indicazioni su come presentarla correttamente ▶ unica.istruzione.gov.



Il fondo sovrano tedesco ha deciso di finanziare il progetto Activitypub Test Suite

ActivityPub Test Suite è un importante progetto che istituisce una solida suite di test per il protocollo ActivityPub , una componente fondamentale del panorama dei social network decentralizzati noto come Fediverso.

@Che succede nel Fediverso?

Tra gli obiettivi previsti:

- Sviluppare e implementare un sistema completo di test di conformità del server per il protocollo ActivityPub.
- Creare una guida all'implementazione accessibile e un tutorial per il test automatizzato delle implementazioni conformi di ActivityPub.
- Garantire che la suite di test funga da punto di riferimento fondamentale, favorendo la fiducia degli sviluppatori nella creazione di applicazioni interoperabili.

sovereigntechfund.de/tech/acti…


We’re excited to announce that we’re supporting #ActivityPub Test Suite and investing in the establishment of developer tools to ensure compatibility among ActivityPub implementations. This #interoperability also benefits users and will lead to individuals having more control over their data.

sovereigntechfund.de/tech/acti…


reshared this



Anche Praga sceglie l’F-35. Una buona notizia per l’Italia


Il progetto più importante nella storia delle Forze Armate ceche. Così il governo di Praga ha definito la firma del memorandum d’intesa tra la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti per l’acquisto di ventiquattro caccia F-35 di quinta generazione. “Questo acco

Il progetto più importante nella storia delle Forze Armate ceche. Così il governo di Praga ha definito la firma del memorandum d’intesa tra la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti per l’acquisto di ventiquattro caccia F-35 di quinta generazione. “Questo accordo governo-governo porta il nostro Paese e le sue Forze armate in un’era completamente nuova”, ha dichiarato durante la cerimonia della firma il ministro della Difesa Jana Cernochova, aggiungendo che “di fatto, gli aerei di quinta generazione sono la spina dorsale dei caccia della Nato. Inoltre, il loro acquisto aumenterà significativamente la prontezza di combattimento delle Forze armate ceche”. Con la firma, la Repubblica Ceca diventerà il diciottesimo Paese del programma globale F-35. Ci vorrà però ancora un po’ di tempo prima che un aereo esca dagli hangar cechi, poiché la consegna del primo velivolo non è prevista prima del 2031 e la piena capacità operativa non sarà raggiunta prima del 2035. Fino ad allora, l’esercito ceco continuerà a volare con i caccia Gripen di produzione svedese.

L’accordo

Il Dipartimento di Stato americano ha approvato la potenziale vendita di ventiquattro aerei e di una serie di attrezzature associate, valutate circa cinque miliardi e mezzo di dollari. Il memorandum d’intesa e la lettera di accettazione ufficiale sono stati firmati a Praga dopo settimane di discussioni sul protocollo. “Siamo lieti che il governo della Repubblica Ceca sia ora ufficialmente parte del programma F-35 Lightning II”, ha dichiarato in un comunicato di Lockheed Martin il generale dell’aeronautica statunitense Mike Schmidt, program executive officer dell’F-35 Joint program office. “Questa partnership con il ministero della Difesa ceco fornirà e sosterrà l’F-35 per decenni, garantendo all’aeronautica militare ceca un’interoperabilità senza pari e assicurandole la capacità di contrastare le minacce attuali e future”.

Caccia Usa nell’Egeo

La notizia segue l’altro sblocco da parte degli Stati Uniti della vendita degli F-16 ad Ankara e degli F-35 ad Atene. Una approvazione che ha seguito l’approvazione turca all’adesione della Svezia alla Nato. Come annunciato da Atene, entro il 2028 i primi due caccia di quinta generazione verranno consegnati alla Grecia. I caccia seguono i 18 Rafale acquistati dalla Francia e soprattutto il raddoppio della base som di Souda bay a Creta che diventerà il nuovo avamposto Usa tra Mediterraneo e Medio Oriente.

Un caccia europeo

Con l’arrivo in Repubblica Ceca degli F-35, tra l’altro, cresce il numero di Paesi europei dotati del caccia della Lockheed Martin. La Repubblica Ceca, infatti, è l’undicesimo Paese a utilizzare l’F-35 dal proprio territorio. Attualmente oltre a Copenaghen, altre quattro aeronautiche militari del Vecchio continente già annoverano il Lightning II tra gli assetti a disposizione (Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito), altri sette Paesi sono in procinto di ricevere diverse quantità di caccia, tra ordini e intenzioni di acquisto (Belgio, Finlandia, Germania, Polonia, Svizzera, Grecia e Danimarca) a cui potrebbe in futuro aggiungersi anche la Spagna. Un trend che porterà nel 2035 ad avere oltre seicento F-35 dislocati sul continente europeo nelle basi dei paesi membri della Nato e in Svizzera, con più della metà delle forze aeree europee dotate di F-35.

Il modello F-35

La scelta dei governi del Vecchio continente di affidarsi al caccia di quinta generazione discende sicuramente dalla necessità di dotarsi di equipaggiamenti militari all’avanguardia nel mutato contesto geostrategico globale, a partire dalla minaccia rappresentata dalla Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Ma al di là delle prestazioni dell’aereo, è proprio la sua diffusione tra le aeronautiche europee a renderlo un asset vantaggioso per le Difese nazionali. Sempre di più, infatti, la deterrenza e la dissuasione si baseranno anche sulla velocità e rapidità di schieramento dei mezzi e sulla facilità di manutenzione e gestione. Condividere lo stesso modello di aereo, infatti, significa che piloti e personale di terra sono in grado di operare immediatamente anche su macchine di Paesi diversi. Schierare una squadriglia di F-35 in un Paese che li ha già riduce la necessità di spostare anche specialisti e pezzi di ricambio, perché presenti sul territorio ospitante. Si creerà così una rete di nazioni in grado di esprimere un potere aereo coeso e rapidamente proiettabile, fatto di tecniche, procedure e tattiche in comune.

Il ruolo italiano

Con l’aumentare delle acquisizioni di F-35 in Europa, l’Italia si trova in una posizione privilegiata per inserirsi nella linea di produzione dei caccia destinati alle nazioni del Vecchio continente. A Cameri, infatti, si trova una delle sole due linee di produzione dell’F-35 fuori dagli Stati Uniti (l’altra è in Giappone), e l’unica in Europa. L’Italia ha partecipato al programma F-35 fin dall’inizio e l’Aeronautica militare e la Marina militare utilizzano attualmente gli aerei in versione convenzionale (versione A) e a decollo corto e atterraggio verticale (versione B). Inoltre, Cameri produce anche gli F-35A per le forze aeree olandesi.


formiche.net/2024/01/anche-pra…



Da Fleximan al ritorno delle Città-Stato


La natura non ti ha fuso col composto di cui fai parte così intimamente da non permettere di segnare i tuoi confini e di dominare ciò che ti appartiene.

Il 2024 è iniziato solo da 31 giorni, eppure sembra già passato un anno. Mentre alcuni a Est continuano ad ammazzarsi tra un meme e l’altro, altri a Ovest circondano i loro confini di filo spinato.

Anche qui, in Italia, siamo alle prese con problemi peculiari, come il fenomeno Fleximan, che sta mettendo in crisi le casse dei Sindaci del nord Italia.

I giornalisti ci dicono che saranno dispiegate centinaia di pattuglie e che saranno usate tutte le risorse a disposizione della macchina statale: videosorveglianza, analisi dei dati del targa system e task-force di investigatori.

Purtroppo per loro, non basteranno tutte le pattuglie e risorse del mondo. Ormai dovrebbero aver capito che Fleximan non esiste. O meglio: esistono diverse persone che agiscono spinte dall’idea che i giornalisti chiamano Fleximan.

L’autovelox è l'oggetto prescelto su cui sfogare, in modo violento e istintivo, una frustrazione che scaturisce da una necessità esistenziale che inizia a farsi spazio tra le persone, e non solo in Italia.

Le stesse frustrazioni sono condivise dai Blade Runner londinesi; il braccio armato (di flessibile) e anonimo di un vero e proprio movimento che si chiama Action Against ULEZ (Ultra Low Emission Zones)1. Il canovaccio è lo stesso di Fleximan, anche se l’oggetto-simbolo è leggermente diverso: in Italia l’autovelox; a Londra la telecamera ZTL.

Soggiogate da centinaia di telecamere, oggi più di 60.000 persone sono costrette a pagare £12.50 al giorno per il privilegio transitare nella loro stessa città. Sembra però che il movimento Anti-ULEZ conti ormai un seguito di più di 35.000 persone, cioè quasi la metà di tutti coloro che ogni giorno subiscono le angherie di questa nuova forma di tecnocrazia.


12177566
BitcoinVoucherBot sponsorizza Privacy Chronicles. Niente siti web o app, niente tracking IP, nessun documento richiesto. Solo Telegram. Clicca qui per iniziare a usarlo!


Da Fleximan al Texas


E poi c’è la rivolta del Texas contro il governo federale e le politiche di open-border del governo di Biden.

Per farla breve: il governatore del Texas, e presumo anche ampia parte della cittadinanza, sono stanchi dell’immigrazione incontrollata voluta da Biden. Così, hanno deciso di prendere in mano la situazione, dispiegando filo spinato lungo tutto il confine col Messico. A distanza di qualche migliaio di chilometri, la Corte Suprema ha invece autorizzato il governo federale a smantellare queste barriere. Il Texas, per ora, non intende cedere.

La situazione è molto tesa, e pare che in questi giorni l’esercito abbia inviato nello Stato diverse unità armate per “esercitazioni programmate”. Anche i civili si mobilitano verso il confine del Texas, con più di 5.000 tir e camion di vario tipo per supportare la rivolta, ormai supportata politicamente da decine di stati repubblicani.

Sul fronte democratico, Fox News ci dice invece che George Soros ha immesso nelle casse dei Democratici texani più di 3 milioni di dollari per cercare di fargli guadagnare terreno.

Che siano le prime avvisaglie di una seconda guerra civile americana?

Il bisogno esistenziale


Come per Fleximan e per i Blade Runner, anche il caso del Texas ha alla base la stessa esigenza esistenziale, che è ben descritta da Marco Aurelio:

La natura non ti ha fuso col composto di cui fai parte così intimamente da non permettere di segnare i tuoi confini e di dominare ciò che ti appartiene.

Marco Aurelio, Pensieri, Libro VII, 67.

Anche se ancora acerbo, sempre più persone saranno mosse dal pensiero di segnare i loro confini e dominare ciò gli appartiene: le loro strade, le loro città, e le loro vite.

Fleximan, i Blade Runner e perfino i Texani vogliono la stessa cosa, anche se ancora non lo sanno. Tutti loro vogliono riappropriarsi dei territori e al tempo stesso negare l’autorità di politici e governi nazionali e sovranazionali che rispondono a tiranniche logiche globaliste sempre più distanti dalle vite delle persone.

Questi fenomeni locali si possono ricondurre alle logiche megapolitiche ben espresse da Davidson e Rees-Mogg in The Sovereign Individual. Si tratta solo di trovare il giusto perno; poi faranno inevitabilmente il loro corso. Mi riferisco in particolare alla sempre più evidente inadeguatezza e obsolescenza delle democrazie di massa che hanno creato Leviatani sovranazionali come l’Unione Europea o il governo federale degli Stati Uniti.

La democrazia massiva ha fatto il suo corso. Fu un buon sistema per far digerire alle popolazioni europee e americane i meccanismi parassitari tipici del comunismo, e per consentire agli Stati di ammassare risorse economiche per portare avanti la macchina burocratica-militare (dall’idea Bismarckiana di Stato come strumento di welfare-warfare), ma non durerà ancora molto.

L’idea stessa di essere subordinati a centri di potere, distanti migliaia di chilometri dalla nostra vita e affetti, ma capaci di determinarne il corso, arriverà presto al suo capolinea. Non sarà facile e non sarà indolore — milioni di persone saranno pronte a sguainare le spade pur di difendere i loro privilegi parassitari, ma ci si arriverà.

I Sindaci-vassalli saranno così posti davanti a una scelta: rispettare il volere delle persone che vivono nei loro territori, oppure rimanere fedeli al Sovrano-centrale, continuando con le politiche di saccheggio per suo conto.

Lo stesso saranno presto chiamati a fare i Governatori-vassalli dei 50 Stati controllati da Washington: fare il bene dei propri cittadini, oppure rimanere fedeli al Presidente di un impero alla fine dei suoi tempi.

Abbonati e sblocca tutto il potenziale di Privacy Chronicles!

L’Era dell’Informazione


D’altronde, è inevitabile che saremmo arrivati a questo punto.

Oggi abbiamo accesso a informazioni digitali, servizi digitali e ricchezza digitale che ci permettono di commerciare, stringere relazioni e vivere esperienze con persone dall’altra parte del mondo. Al tempo stesso però siamo esseri sedentari, che amano la propria stabilità e che spesso vivono e muoiono dove sono nati.

Da un lato abbiamo quindi necessità globali (digitali), mentre dall’altro si fanno sempre più pressanti necessità locali (fisiche). Le democrazie di massa oggi non possono purtroppo tener conto delle seconde.

I governi centrali sono sempre più lontani dai bisogni nazionali, e sempre più affini a logiche globaliste e direttive sovranazionali con cui non esitano a mettere in ginocchio la popolazione a fronte di obiettivi astratti e senza senso, come la “lotta al cambiamento climatico”.

Non si può vivere di solo virtuale. Una volta usciti di casa, la realtà è schiacciante e straziante: telecamere di sorveglianza, autovelox, immigrazione destabilizzante, criminalità dilagante, tasse e inflazione sempre più alte e città intere che perdono giorno dopo giorno la loro identità sotto ai colpi di assurde politiche per placare gli Dei dell’Olimpo sovrastatale che chiamiamo Unione Europea.

Da Fleximan al ritorno delle Città Stato


Nessuno prevede il futuro e Marco Aurelio direbbe che il futuro non esiste. Vi dico però che c’è un possibile futuro ben allineato con ciò che oggi sta accadendo in Italia, in UK e in Texas.

L’avanzamento della tecnologia ci renderà sempre più capaci di fare a meno di servizi centralizzati. Il mercato e la capacità di elaborazione computazionale, cioè il lavoro del 21esimo secolo, sono ormai digitali e distribuiti grazie a e-commerce, comunicazioni elettroniche e Cloud Computing. Presto, anche la produzione sarà digitale e distribuita, grazie al Cloud Manufactoring e alla stampa 3D, che finalmente farà tornare in auge l’antico meme ante-litteram: “you wouldn’t download a car”.

L’intelligenza artificiale renderà l’homeschooling sempre più appetibile ed efficiente; le famiglie finalmente avranno la possibilità di tornare a educare i loro figli secondo i propri princìpi, e non secondo quelli di un professore marxista pagato dallo Stato per fare propaganda.

Allo stesso modo, la libera informazione consentirà sempre più facilmente di frequentare corsi specializzanti che ben presto supereranno di gran lunga l’utilità delle già obsolete lauree (già oggi in alcuni settori tecnici, come quello della cybersecurity, è così).

Anche i patrimoni saranno sempre più digitali e distribuiti. Cryptovalute come Bitcoin rendono possibile già oggi, per la prima volta nella storia, la conservazione del patrimonio al di fuori dei confini e dalle grinfie di qualsiasi stato nazione. Questo, da solo, cambierà totalmente le logiche fondanti delle democrazie di massa. Se i patrimoni sono al di fuori dei confini fisici, lo Stato (qualsiasi Stato) avrà sempre più difficoltà a finanziare i suoi apparati di welfare-warfare.

Cosa resta, allora? Restano i luoghi e le persone, e il bisogno di vivere pacificamente.

La socialità sarà trasformata, e presto capiremo che Aristotele aveva ragione: una comunità organizzata può funzionare solo se i suoi membri condividono tra loro gli stessi valori e caratteristiche omogenee. E come ben possiamo osservare, non può esistere alcuna comunità omogenea a livello nazionale, federale o globale. La vita, i bisogni e le idee degli altoatesini sono lontane anni luce dalla vita, i bisogni e le idee dei palermitani. Figurarsi da quelle di popoli che neanche condividono le radici europee e che i nostri Stati continuano a importare proprio per sopperire alle esigenze di sostentamento del sistema di welfare-warfare.

I tempi sono maturi per concretizzare l’idea che muove gli animi dei texani e dei Fleximen: è impossibile vivere una vita fisica pacifica, senza prima smantellare istituzioni parassitarie centralizzate, sovranazionali e globali.

Fra qualche decade qualcuno inizierà a parlare di comunità locali sovrane, organizzate secondo regole e norme informative che derivano dal substrato etnico, culturale e religioso delle persone che le vivono. Come disse già in tempi meno sospetti Hans Hermann Hoppe: l’auspicio è una nuova Europa composta da mille Liechtenstein sovrani.

Queste comunità non saranno finanziate tramite tassazione predatoria, ma con fondi digitali messi a disposizione volontariamente dai suoi componenti e gestiti attraverso smart-contract e firme elettroniche. E così come sono messi a disposizione, altrettanto facilmente potranno essere rimossi nel momento in cui le persone vorranno esprimere il loro dissenso.

Il voto sarà una barbarie del passato. Magari, riscopriremo il Kleroterion, lo strumento usato nell’antica città-stato di Atene per scegliere casualmente coloro che avrebbero dovuto rappresentare gli interessi cittadini.

E allora forse Fleximan è l’idea di cui abbiamo bisogno per far sì che in uno dei nostri possibili futuri le persone possano segnare i loro confini e dominare ciò che gli appartiene.

1

Le ULEZ sono ZTL diffuse ormai in tutta la città. Lo scopo sarebbe quello di limitare l’inquinamento, secondo le stesse logiche dell’Area B di Milano: chi entra con mezzi inquinanti, paga. Inutile dire che questa politica di stampo globalista non ha nulla a che fare con l’inquinamento.


privacychronicles.it/p/da-flex…



EU top court finds indiscriminate storing of convicts’ data illegal


The European Court of Justice (ECJ) has ruled that law enforcement agencies cannot indiscriminately store biometric and genetic data on those who committed criminal offences until their death, it said in a judgement published on Tuesday (30 January).


euractiv.com/section/data-priv…



🐾 “A #scuola per imparare il rispetto per gli animali”: oggi al #MIM il convegno dell’OIPA, con il Sottosegretario Frassinetti, dedicato all’importanza dell’insegnamento del rispetto e della tutela per gli animali nelle scuole italiane.


The Garden State Joins the Comprehensive Privacy Grove


On January 16, 2024, Governor Murphy signed S332 into law, making New Jersey the thirteenth U.S. State to adopt a comprehensive privacy law to govern the collection, use, and transfer of personal data. S332 endured a long and circuitous route to enactment

On January 16, 2024, Governor Murphy signed S332 into law, making New Jersey the thirteenth U.S. State to adopt a comprehensive privacy law to govern the collection, use, and transfer of personal data. S332 endured a long and circuitous route to enactment, having been introduced in January 2022 and amended six times before being passed by both chambers during the waning hours of New Jersey’s legislative session. The law will take effect on January 15, 2025. S332 bears a strong resemblance to other laws following the Washington Privacy Act (WPA) framework, particularly those passed in Delaware, Oregon, and Colorado. Nevertheless, S332 diverges from existing privacy frameworks in several significant ways. In this blog we highlight eight unique, ambiguous, or otherwise notable provisions that set S332 apart in the U.S. privacy landscape.

1. Private Right of Action Confusion


One ongoing controversy regarding S332 is whether the law could provide the basis for a private right of action. S332 specifies that the New Jersey Attorney General has “sole and exclusive authority” to enforce a violation of S332 and that nothing in the law shall be construed as providing the basis for a private right of action for violations of S332. A late amendment removed language stating that S332 should not be construed as providing the basis for a private right of action “under any other law.” Industry members raised concerns that the removal of this language opens up the possibility of private lawsuits by tying alleged violations of the law to causes of action under other laws. In his signing statement, Governor Murphy attempted to assuage industry fears by noting that “nothing in this bill expressly establishes such a private right of action” and “this bill does not create a private right of action under this law or under any other law.” Some industry members remain unconvinced, however, and continue to advocate for clarifying amendments.

2. Data Protection Assessments Prior to Processing


New Jersey joins the majority of state privacy laws in requiring that controllers conduct a data protection assessment (DPA) for any data processing activity that “presents a heightened risk of harm to a consumer.” New Jersey is notable, however, for explicitly requiring that the DPA occur before initiating any such high risk processing activities. Prior to New Jersey, only the Colorado Privacy Act’s implementing regulations required that DPAs occur prior to initiating processing. Following the NetChoice v. Bonta litigation, which saw California’s Age-Appropriate Design Code Act preliminarily enjoined, this requirement could raise First Amendment concerns if it is interpreted as a prior restraint on speech.

3. Thresholds for Applicability


S332 is notable for not including a revenue threshold in its applicability provisions. The law applies to controllers that control or process the personal data of either (a) at least 100,000 New Jersey residents annually, or (b) at least 25,000 New Jersey residents annually and the controller derives revenue from the sale of personal data. Prong (b) differs from the majority of existing privacy frameworks, which tend to require that the controller derive at least a certain percentage of revenue from personal data sales (e.g., 25%) to be covered. This is another similarity between S332 and the Colorado Privacy Act, which sets the same thresholds.

The carve outs in S332 are similar to those in the Delaware Personal Data Privacy Act. S332 includes data-level exemptions for protected health information subject to the Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA) and “personal data collected, processed, sold, or disclosed by a consumer reporting agency” insofar as those processing activities are compliant with the Fair Credit Reporting Act (FCRA). With respect to the financial industry, S332 joins the majority of states by providing entity-level and data-level exemptions for financial institutions and their affiliates subject to Title V of the Gramm-Leach-Bliley Act (GLBA). Notably, however, S332 does not contain exemptions for nonprofits, higher education institutions, or personal data regulated by the Family Educational Rights and Privacy Act (FERPA).

4. Rulemaking


New Jersey becomes just the third state, after California and Colorado, to provide for rulemaking in its comprehensive privacy law. The Act charges the Director of the Division of Consumer Affairs in the Department of Law and Public Safety with promulgating rules and regulations necessary to effectuate the purposes of S332. This provision includes no details on the timeframe or substance of rulemaking, other than that the New Jersey Administrative Procedure Act applies. As the rulemaking process unfolds, this could be a valuable opportunity for stakeholders to seek clarity on some of S332’s ambiguous provisions.

5. Ambiguity on Authorized Agents and UOOMs


New Jersey joins Colorado, Connecticut, Delaware, Montana, Oregon, and Texas in allowing an individual to designate an authorized agent to exercise the individual’s right to opt out of processing for certain purposes. S332’s authorized agent provision has two ambiguities. First, subsection 8(a) specifies that an individual can designate an authorized agent to “act on the consumer’s behalf to opt out of the processing and sale of the consumer’s personal data.” (Emphasis added.) As written, this provision would create a broad opt-out right with respect to all processing, distinct from the explicitly established opt-out rights in the bill. It is more likely that this provision is intended to be limited to opting-out of processing for the purposes of targeted advertising, the sale of personal data, or profiling in furtherance of decisions that produce legal or similarly significant effects. The second ambiguity is the qualifier that an individual can use an authorized agent designated using technology to opt-out of profiling only “when such technology exists.” It is not clear who or what determines the availability of such technology.

S332 also joins California, Colorado, Connecticut, Montana, Oregon, and Delaware in requiring that controllers allow individuals to opt-out of the processing of personal data for targeted advertising or the sale of personal data on a default basis through a universal opt-out mechanism (UOOM). Designed to reduce the burden on individuals’ attempting to exercise opt-out rights, UOOMs encompass a range of tools providing individuals with the ability to configure their devices to automatically exercise opt out rights through a preference signal when interacting with a controller through a desktop or mobile application. S332’s statutory requirements for a UOOM, however, are ambiguous and inconsistent with those in existing privacy frameworks. Specifically, one requirement is that a UOOM cannot “make use of a default setting that opts-in a consumer to the processing or sale of personal data.” (Emphasis added.) This is clearly inconsistent with the purpose of a universal opt-out mechanism, which is to opt individuals out of such processing.

6. Adolescent Privacy


S332 continues and builds upon a trend of increased privacy protections for adolescents (while legislating around the existing, largely preemptive COPPA regime for individuals 12 and under). For individuals whom the controller actually knows are 13-16 years old or willfully disregards their age, the controller must obtain consent from the teens before processing their personal data for the purposes of targeted advertising, sale, or profiling in furtherance of decisions that produce legal or similarly significant effects. Several states have iterated on adolescent privacy protection in recent years by requiring consent for these processing purposes. Delaware raised the bar when it required such consent for individuals aged 13 through 17, but it did not extend the opt-in consent requirement to profiling. Oregon was the first state to include profiling in the opt-in consent requirement, but its age range was slightly narrow at 13 through 15. New Jersey is unique and arguably goes the furthest by extending the opt-in consent requirement to cover individuals aged 13 through 16 and extending this requirement to profiling in furtherance of decisions that produce legal or similarly significant effects.

7. Expansive Definitions of Sensitive Data and Biometric Data


S332’s definitions of sensitive data and biometric data (which require opt-in consent to process) continue and build upon trends seen in stronger iterations of the WPA framework. S332’s definition of sensitive data includes additional categories seen in a minority of existing privacy frameworks, such as “status as transgender or non-binary” and “sex life.”

S332’s definition of sensitive data also goes beyond the other WPA-style laws in two ways. First, the coverage of health data is slightly expanded to include mental or physical health treatment (in addition to condition or diagnosis). Second, sensitive data also includes “financial information,” which it specifies “shall include a consumer’s account number, account log-in, financial account, or credit or debit card number, in combination with any required security code, access code, or password that would permit access to a consumer’s financial account.” This category is new to the non-California laws.

The definition of biometric data is also broader than in most of the WPA-style laws, which consistently define biometric data as “data generated by automatic measurements of an individual’s biological characteristics.” S332, in contrast, defines biometric data as “data generated by automatic or technological processing, measurements, or analysis of an individual’s biological, physical, or behavioral characteristics,” and it explicitly includes facial mapping, facial geometry, and facial templates in its list of examples. This language is similar to the definitions of biometric data and biometric identifiers in the Colorado Privacy Act Rules.

8. Expanded Right to Delete


Finally, S332 provides an expanded right to delete with respect to third party data, first observed in Delaware. When a controller has lawfully obtained an individual’s personal data from a third party and the individual submits a deletion request, the controller must either (a) retain a record of the deletion request and the “minimum data necessary” to ensure that the individual’s personal data remains deleted and not use that retained information for any other purpose, or (b) delete such data. This is different from the majority of states, which instead allow a controller that obtains personal data from third party sources to respond to a deletion request by retaining such data but opting the individual out of processing activities that are not subject to a statutory exemption (such as fraud prevention or cybersecurity monitoring).


fpf.org/blog/the-garden-state-…



Alessandro De Nicola – Il Ducetto


L'articolo Alessandro De Nicola – Il Ducetto proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/alessandro-de-nicola-il-ducetto/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


Concorso docenti 2024: domande prova scritta “a sorpresa” per tutti, non c’è un “paniere” di quesiti ufficiali


Le risposte dell’esperta di normativa Sonia Cannas:

> I bandi affermano “Ciascun quesito consiste in una domanda seguita da quattro risposte, delle quali solo una è esatta; l’ordine dei 50 quesiti è somministrato a ciascun candidato in modalità casuale, nel rispetto delle quantificazioni di cui al comma 3. Non si dà luogo alla previa pubblicazione dei quesiti”

> Pertanto, il Ministero non pubblicherà il “paniere” dei quesiti dal quale saranno poi estrapolati quelli della prova scritta.

@Scuola - Gruppo Forum

Scuola - Gruppo Forum reshared this.



SPACE YANTRA


Ho raggiunto via email gli Space Yantra nel bel mezzo del loro viaggio in Amazzonia per una chiacchierata, ecco cosa ne e venuto fuori. Di Andrea Parodi.

iyezine.com/space-yantra
@Musica Agorà

reshared this



DEAF – DEAF


In questo poco tempo i DEAF concentrano il meglio della storia del thrash e non solo..

@Musica Agorà

iyezine.com/deaf-deaf

reshared this



MARK LANEGAN – SING BACKWARDS AND WEEP


Un libro, ricevuto in dono come regalo natalizio – in lingua originale inglese – che il vostro Reverendo ha avidamente e curiosamente divorato nel giro di poche settimane.
iyezine.com/mark-lanegan-sing-…
@L’angolo del lettore

reshared this



📌 Fino al 15 febbraio 2024 sarà possibile presentare sulla piattaforma #Unica la domanda per accedere alle agevolazioni per i viaggi di istruzione e per le visite didattiche, destinate alle famiglie con basso #ISEE.


Elena Mazzoni* Il destino del termovalorizzatore di Roma è appeso ad una goccia...d'acqua La questione della scarsità della risorsa idrica preoccupa amm



Luigi De Magistris - Ho seguito con interesse il dibattito sul manifesto in vista delle prossime europee e da ultimo l’intervento di Michele Santoro. Consi


📣 #Maturità2024: Greco al Liceo classico, Matematica al Liceo scientifico, Economia Aziendale per gli Istituti tecnici del Settore economico indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing”, Topografia per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territo…


FPF Announces International Technology Policy Expert as New Head of Artificial Intelligence


FPF has appointed international technology policy expert Anne J. Flanagan as Vice President for Artificial Intelligence (AI). In this new role, Flanagan will lead the privacy organization’s portfolio of projects exploring the data flows driving algorithmi

FPF has appointed international technology policy expert Anne J. Flanagan as Vice President for Artificial Intelligence (AI). In this new role, Flanagan will lead the privacy organization’s portfolio of projects exploring the data flows driving algorithmic and AI products and services, their opportunities and risks, and the ethical and responsible development of this technology.

Flanagan joins FPF with almost 20 years of experience in international strategic technology governance and development. She has a proven track record of bringing together stakeholders worldwide, including businesses, governments, academics, and civil society organizations, to co-design policy frameworks that address our time’s most intractable technology policy issues.

“Anne is a true leader of efforts to establish policies and standards for emerging technologies,” said Jules Polonetsky, CEO of FPF. “The vast amounts of data that enable AI and the myriad uses are creating some of the most exciting opportunities for progress, but also some of the gravest risks the world has faced. We’re eager for Anne to build on FPF’s extensive current portfolio of AI projects and open up new initiatives.”

As Deputy Head of Division for Telecommunications Policy & Regulation at the Department of Communications, Climate Action, and Environment in Ireland, Flanagan was responsible for developing Ireland’s technical policy positions and diplomatic strategy regarding EU legislation on telecommunications, digital infrastructure, and data. She represented Ireland in the EU Digital Single Market Strategic Group at the European Commission and the Working Party on Telecommunications and Information Society at the Council of the European Union. Flanagan also played a crucial role in the EU’s early approach to AI governance, contributing to the foundational work on the EU’s Digital Single Market.

Since moving to the U.S. in 2019, Flanagan has held several senior positions in technology policy, including at the World Economic Forum’s Centre for the Fourth Industrial Revolution and, most recently, Reality Labs Policy at Meta Platforms Inc. In all of these senior roles, her research and expertise has helped technology business leaders shape responsible and sustainable technology development.

“I have seen global leaders, from governments to CEOs, struggle with developing AI in an ethical and responsible manner,” said Flanagan. “This is complicated by the unprecedented speed in AI innovation and an intersection with other emerging technologies and policy issues. As we think about managing AI, human centricity needs to be at the forefront of any approach, and therefore, the importance of data stewardship becomes vital. I’m excited for this opportunity at such a distinguished organization as the Future of Privacy Forum, where these concerns are already front and center. I look forward to working towards building sustainable and trustworthy policy solutions with diverse stakeholders globally.”

Since 2015, FPF has worked with corporate, civil society, and policy stakeholders to develop best practices for managing risks posed by AI and has worked to assess whether data protection practices such as fairness, accountability, and transparency are sufficient to answer the ethical questions they raise. More recently, FPF explored the challenges and responsible applications regarding AI in the workplace with its 2023 Best Practices for AI and Workplace Assessment Technologies and updated its 2020 report, The Spectrum of Artificial Intelligence and accompanying Spectrum of Artificial Intelligence Infographic. Additional FPF AI projects include Automated Decision-making Under the GDPR, Generative AI for Organizational Use: Internal Policy Checklist, Unfairness By Algorithm: Distilling the Harms of Automated Decision-Making and more.

Flanagan holds a Masters in Economics and Political Science from Trinity College Dublin, a Masters in International Relations from Dublin City University, and a Masters of Business Administration from Trinity College Dublin. A former appointee to the UK Government’s International Data Transfers Expert Council, Flanagan is also a Member of the Board of Advisors of the Innovation Value Institute (IVI) at Maynooth University and a recognized Woman Leader in Data and AI at WLDA.tech.


fpf.org/blog/fpf-announces-int…

Privacity reshared this.



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Se la (dis)informazione è arma di una guerra ibrida. L’opinione del gen. Tricarico


Ho ripreso a leggere il Corriere della Sera, di cui ero fedelissimo, solo quando anni fa sparì o quasi dal quotidiano milanese la firma di Andrea Purgatori, un giornalista che non passava giorno che non inventasse di sana pianta qualcosa sulla tragedia di

Ho ripreso a leggere il Corriere della Sera, di cui ero fedelissimo, solo quando anni fa sparì o quasi dal quotidiano milanese la firma di Andrea Purgatori, un giornalista che non passava giorno che non inventasse di sana pianta qualcosa sulla tragedia di Ustica, giungendo alla fine a firmare ben trentadue versioni diverse sulla dinamica e sulle cause dell’attentato al DC9 Itavia del 27 giugno 1980. Mettendo nel contempo a punto un colossale imbroglio ai danni della verità, oltre che del cittadino, delle istituzioni e non ultimo, dell’erario.

Non sono invece un lettore assiduo de Il Fatto Quotidiano e tuttavia, la stima per il suo fondatore Antonio Padellaro e la indubbia postura di giornalista che non fa sconti, sistematicamente documentato e credibile sui vari dossier di Marco Travaglio non possono insieme annullare l’incredibile sortita di Giampiero Calapà, il quale, in un articolo pubblicato il 27 gennaio dal titolo: “Crosetto segreto: ‘Putin vince e attacca i Baltici. Poi Trump…”, ha messo infila una serie di variopinte falsità a carico del ministro della Difesa, accusato in buona sostanza di sostenere a porte chiuse tesi e visioni in netta contrapposizione a quelle manifestate pubblicamente, anche in campo internazionale.

In altri termini, se all’epoca cancellai il Corriere della Sera dalle mie letture per le motivazioni legate alla mendacia di Purgatori, oggi stessa sorte mi sembra dover indicare per Il Fatto Quotidiano a causa degli scoop del meno noto ma ugualmente caratterizzato Calapà.

Più nel concreto, ho letto l’articolo de Il Foglio (che ha potuto ascoltare l’audio dell’evento), e ho avuto la possibilità di riscontrare da fonti terze, e personalmente dagli organizzatori dell’evento al Grand Hotel, che nulla, ma veramente nulla, di quanto attribuito al ministro della Difesa corrispondeva a verità; la sciatteria dell’estensore balzava addirittura agli occhi, seppure ve ne fosse stato bisogno, da quel “chat house” detto e ripetuto al posto di “Chatham House”, per certificare il carattere di riservatezza dell’evento organizzato da Ernst and Young.

Non vale la pena entrare nel merito della questione (il falso è falso), quanto invece riflettere su come sia possibile che certo giornalismo sia sceso a questi livelli.

Mi sentirei di paragonare lo scivolone de Il Fatto all’incredibile chiamata alle armi contro il governo di Marcello Degni, il magistrato contabile collocato dal PD presso la Corte dei Conti.

In quella circostanza Elly Schlein si guardò bene dal censurare il comportamento riprovevole di un “suo uomo”, innescando forti sospetti se non la certezza, che distaccare propri uomini presso le istituzioni dello Stato equivalesse a continuare a contare sulla loro militanza attiva, in costanza di fedeltà al partito e, se necessario, di infedeltà al mandato istituzionale.

Esprimere riprovazione dal Nazareno per il comportamento di Degni sarebbe equivalso a sconfessare pubblicamente se stessi, ossia l’obbligo della militanza, la linea della sola fedeltà al partito, ad ogni costo.

Tornando a Il Fatto, se Marco Travaglio non dovesse sanzionare in qualche maniera Calapà o addirittura continuasse a tacere sull’argomento, commetterebbe lo stesso errore di Schlein, dando purtroppo la sgradevole ma incontrovertibile sensazione che il giornalismo – certamente il suo – venga ormai praticato nell’inosservanza e forse nel disprezzo, dei principi cardine ed irrinunciabili della deontologia professionale.

Non comprendendo – e questo è lo strano che unisce ancora una volta la politica politicante a certo giornalismo – che, non essendo gli italiani degli sprovveduti, l’effetto boomerang non tarderà a palesare i suoi risultati.

Se oggi dovessi spiegare a qualcuno il significato della dizione “eterogenesi dei fini” non avrei dubbi nel farmi assistere dall’esempio decisamente calzante dell’articolo su Crosetto; spiegando che il quotidiano, ricorrendo come nel caso di Calapà ad ogni mezzo, leggasi mistificazione, falsità e fantasiose invenzioni, pur di affermare la linea editoriale, provocherà esattamente l’effetto contrario, una semplice alzata di spalle da parte di chi doveva essere inchiodato alle proprie responsabilità.

Con buona pace per il ruolo della stampa a guardia della democrazia ed a tutela dalla degenerazione del potere.

Non sarei stupito se proprio un’alzata di spalle fosse, quantomeno in prospettiva, la reazione di Crosetto e degli altri esponenti di governo più impegnati nella compagine che gli italiani hanno votato. E se non lo fosse, da cittadino, da elettore e soprattutto da servitore pluridecennale dello Stato, la reclamerei a gran voce rispetto al comportamento di certa stampa che sembra aver smarrito ogni giorno di più la propria funzione.


formiche.net/2024/01/se-la-dis…




Dal 1948, dalla Nakba, le Nazioni Unite hanno creato un'agenzia, l UNRWA, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) che ha



Giornata della protezione dei dati: il 74% degli esperti afferma che le autorità di protezione dei dati continuerebbero a rilevare "violazioni rilevanti" nella maggior parte delle aziende noyb ha condotto un'indagine tra oltre 1000 professionisti della protezione dei dati che lavorano in aziende europee DPO Survey Header


noyb.eu/it/data-protection-day…

Privacity reshared this.



LISA: parte la missione che studierà le onde gravitazionali dallo spazio l reccom.org

"LISA rileverà, in tutto l’Universo, le increspature nello spaziotempo causate dalla collisione di enormi buchi neri al centro delle galassie. Ciò consentirà agli scienziati di risalire alla loro origine, di tracciare il modo in cui crescono fino a diventare milioni di volte più massicci del Sole e di stabilire il ruolo che svolgono nell’evoluzione delle galassie."

reccom.org/lisa-missione-studi…



DEAF - DEAF


Il disco è una bomba di 11 tracce, in generale della durata di poco più di un minuto, ma con qualche pezzo di due o tre minuti. In questo poco tempo i DEAF concentrano il meglio della storia del thrash e non solo, con evidenti incursioni talvolta nel metal classico e talvolta nel punk. Il tutto con una scelta di suoni esemplare, che non dà spazio a trigger o chitarre boiler come purtroppo va di moda nel genere oggi, ma con un bel tripudio di valvole e dinamica! Il disco è tutto registrato in analogico, e ci trovo alcune affinità col sound di Prank degli Antares ( disco eccezionale di quello che per me è il miglior gruppo italiano in attività) nonostante il genere diverso. @Musica Agorà

iyezine.com/deaf-deaf

Musica Agorà reshared this.



I “civili” Stati Uniti assassinano il “tarlo” Kenneth Smith l Fronte Ampio

«Nei "civili" Stati Uniti, però, la domanda che si pone "l’opinione pubblica" non è se sia civile e umano per uno stato ordinare l’assassinio di un uomo ma semplicemente se, usando l’azoto come strumento di morte, lo stato "ti ucciderà in un modo conforme al requisito costituzionale che non sia crudele e non sia tortura".»

fronteampio.it/i-civili-stati-…



L'ISAA, Italian Space and Astronautics Association (Associazione Italiana per l’Astronautica e lo Spazio) ha creato un'istanza per i propri associati. Benvenuti nel fediverso!

L'istanza, amministrata da @AstronautiBot, è stata creata a settembre e conta già una decina di utenti tra i quali @astronauticast (podcast di astronautica dell'associazione, in onda ogni giovedì dalle 21:30) e amoroso@social.isaa.it aka Nonno Apollo.

Siamo davvero contenti che un'associazione abbia deciso di mettere a disposizione un'istanza Mastodon per i propri soci!

Diamo loro il benvenuto nel Fediverso e ci auguriamo che vogliano condividere i loro post con la comunità @Astronomia di Lemmy.

social.isaa.it/public/local

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

I ragazzi di @astronauticast sono sicuramente i benvenuti su @astronomia e sicuramente spero che il buon @amoroso possa contribuire: un po' di tempo fa ci fu un incrocio di collaborazioni su @eduinaf per un paio di campagne di astrofotografia!
@astronautibot


@Friendica Admins Good morning everyone. I have a problem that has been going on since we updated the instance to the latest release.
As you can see from the image (which is taken from a mastodon screen), from Mastodon, from Misskey, from Pixelfed and from Pleroma it is impossible to see the profile pic of most of the poliverso accounts.
Can anyone give me some suggestions to solve this annoying problem?
Are there any ways to "force" sending or updating images on federated instances?

Friendica Admins reshared this.

in reply to Signor Amministratore ⁂

@Signor Amministratore @Michael Vogel I did some checks: in a mastodon server I found out that friendica's users in the account table have "avatar_remote_url" field empty, so when it refreshs the account information, it does not ask for an updated avatar. I compared the "/.well-known/webfinger?resource=" from a mastodon server and a friendica server and I can read the property "http://webfinger.net/rel/avatar" from both. so we don't know how to proceed further in the troubleshooting.

Friendica Admins reshared this.

in reply to Signor Amministratore ⁂

@Signor Amministratore @Michael Vogel for future reference, the problem was caused by a nginx reverse proxy in front of the apache server.. with these headers it seems to work again, but I am not sure about it..

proxy_set_header X-Real-IP $remote_addr;
proxy_set_header X-Forwarded-Host $host;
proxy_set_header X-Forwarded-Port $server_port;
proxy_set_header Host $host;
proxy_set_header Proxy '';

reshared this



Jobs Act. Se la soppressione dei diritti diventa norma legittima l L'Antidiplomatico

"La norma del Governo Renzi non è mai stata messa in discussione dai governi successivi e men che mai da quello del centro destra.
Il jobs act mirava non solo a disincentivare le cause del lavoro ma a favorire i licenziamenti collettivi e oggi la Corte Costituzionale ne conferma l'impianto asserendone la legittimità anche rispetto ai principi della Costituzione. L'indennizzo economico come misura compensativa esclude pertanto ogni possibilità di reintegro al posto del quale arriveranno pochi spiccioli specie per quanti hanno minori anni contributivi."

lantidiplomatico.it/dettnews-j…



@Friendica Admins These are the data of the accounts present in my poliverso.org instance.

I don't understand what is meant by blog account. Even if there isn't even one, it's not clear to me what a blog account is and how you can create one.

Can anyone help me understand?

Friendica Admins reshared this.

in reply to Signor Amministratore ⁂

Ah, ok... Thank you for the clarification! 😅

(too bad! I had high expectations for this mysterious blog account...😁)

Friendica Admins reshared this.



Se ti piace seguire qualcuno da mastodon ma pubblica troppi post, puoi disattivare solo i suoi post senza nascondere i suoi post ordinari:

1. Accedi a Mastodon
2. Vai al profilo della persona di cui vuoi nascondere i boost
3. Clicca su ︙o ⋯ in alto e seleziona "Nascondi boost da..." (o "Nascondi reblog" su alcune app)

Se cambi idea, torna al suo profilo e seleziona "Mostra boost da..." (o "Mostra reblog").

Ci sono molte più informazioni sulla disattivazione e sul blocco su Mastodon su fedi.tips/blocking-and-muting-…

@Che succede nel Fediverso?

Il post di @Fedi.Tips
⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️


If you like following someone but they boost too much stuff, you can mute just their boosts without hiding their ordinary posts:

1. Log into Mastodon
2. Go to profile of the person whose boosts you want to hide
3. Click on ︙or ⋯ at the top and select "Hide boosts from…" (or "Hide reblogs" on some apps)

If you change your mind, go back to their profile and select "Show boosts from…" (or "Show reblogs").

There's lots more info about muting and blocking on Mastodon at fedi.tips/blocking-and-muting-…





L'Europa s'aggrega alla guerra contro gli Houthi l Contropiano

"L’Unione Europa ha ovvio interesse economico a mantenere aperti i corridoi commerciali, dovunque essi passano. Ma è anche inchiodata alle scelte di Stati Uniti ed Israele, ovvero ai dinamitardi principali nel Medio Oriente.
Il che significa, molto semplicemente, subire le conseguenze delle follie altrui senza dire o fare nulla, salvo accodarsi quando le situazioni inevitabilmente esplodono."

contropiano.org/news/internazi…