Salta al contenuto principale



La missione Juno ha misurato la produzione di ossigeno sulla luna Europa l AstroSpace

"La luna gioviana Europa genera 1000 tonnellate di ossigeno ogni 24 ore, sufficienti a far respirare un milione di esseri umani per un giorno. Lo ha stimato il team di scienziati della missione Juno della NASA, ed è un numero sostanzialmente inferiore rispetto alla maggior parte delle stime avanzate in precedenza."

astrospace.it/2024/03/05/la-mi…



In Cina e Asia –


In Cina e Asia –
I titoli di oggi “Due sessioni” 2024: più tecnologia IA home-made e porte “sempre aperte al mondo” Summit ASEAN, la Malaysia accusa l’Occidente di “Cinofobia” Seul e Washington raddoppiano i soldati coinvolti in esercitazioni contro Corea del Nord Corea del Sud, hacker nordcoreani infiltrano produttore di microchip Nepal, cambia l’alleanza per formare il nuovo governo “Due sessioni” 2024: più tecnologia ...

L'articolo In Cina e Asia – proviene da China Files.



Qiu Miaojin e la lotta LGBT a Taiwan


Qiu Miaojin e la lotta LGBT a Taiwan 13305146
Psicologa, scrittrice e attivista, Qiu Miaojin è stata una figura fondamentale per la comunità queer taiwanese, tanto da aver coniato un termine tutt’ora molto utilizzato

L'articolo Qiu Miaojin e la lotta LGBT a Taiwan proviene da China Files.



ECUADOR. Continua la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici della Furukawa


Tra un mese la multinazionale giapponese dovrà rendere la propria versione dei fatti sul caso di schiavitù moderna. Intervista ad Alejandro Morales, l’avvocato che sta assistendo i lavoratori. L'articolo ECUADOR. Continua la lotta dei lavoratori e delle

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

di Davide Matrone

Pagine Esteri, 5 marzo 2024 – Ci sono voluti quasi 4 anni di dura ed estenuante lotta, ma i lavoratori cominciano ora a raccogliere i primi frutti. Dopo i riconoscimenti simbolici e le scuse pubbliche da parte del Ministero del Lavoro, si è passati ai risarcimenti economici per i lavoratori. Tuttavia manca la piena attuazione di questi riconoscimenti.

Negli ultimi giorni il caso Furukawa S.A. è tornato di estrema attualità dopo la convocazione della multinazionale giapponese FURUKAWA S.A., da parte della Corte Costituzionale dell’Ecuador, all’udienza fissata per il prossimo 9 aprile. L’impresa dovrà rendere la propria versione dei fatti sul caso di schiavitù moderna e sulle gravi accuse avanzate dai legali dei lavoratori e delle lavoratrici.

Inoltre, la stessa Corte è chiamata a visionare le sentenze fin qui emesse e stabilire l’azione di protezione e riparazione per i danneggiati. In questa fase di congiuntura, il Comitato di Solidarietà “Furukawa mai più!” ha strategicamente attivato una raccolta firme a livello nazionale per coinvolgere maggiormente la società civile e pressare la Corte Costituzionale. Grazie al lavoro permanente del Comitato e a quest’ultima campagna, c’è maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica ecuadoriana che si attiva perche si giunga alla soluzione di un caso vergognoso. Effettivamente, parlare di schiavitù e di servitù della gleba in pieno secolo ventuno, è imbarazzante.

I legali delle vittime sono dovuti ricorrere alla Corte Costituzionale “dopo aver esaurite le risorse ordinarie e straordinarie dentro dell’ambito legale” così come lo provede l’articolo 94 della Costituzione politica dell’Ecuador.

Per saperne di più, Pagine Esteri ha contattato e intervistato Alejandro Morales, l’avvocato ecuadoriano che sta assistendo legalmente i lavoratori.

Quali sono i punti chiave che dovrà verificare la Corte rispetto al caso Furukawa S.A.?

Stabilire se effettivamente ci sia stata o no una forma contemporanea di schiavitù e/o servitù della gleba considerando che, nell’azione di protezione e nella sentenza di primo grado, viene riconosciuta la servitù della gleba, la violazione del diritto alla libertà e la proibizione della schiavitù.

I giudici della Corte Provinciale di Giustizia di Santo Domingo hanno escluso questa violazione, quindi è ora la Corte Costituzionale a dare il suo giudizio finale così come lo prevede nell’articolo 316 della Costituzione dell’Ecuador in quanto rappresenta “la massima istanza d’interpretazione della Costituzione, in merito ai trattati internazionali dei diritti umani ratificati dallo stato Ecuadoriano, attraverso le sue sentenze. Le sue decisioni avranno un carattere vincolante”.

Inoltre, la Corte Costituzionale, oltre alla revisione delle sentenze di azione di protezione si sta preoccupando di unificare le sentenze che abbiamo già vinto contro l’impresa giapponese Furukawa e di riconoscere anche il processo vinto presso la Difensoria del Pueblo.

Nel processo si è già stabilito un risarcimento in denaro ed un altro in 5 ettari di terra da consegnare ai lavoratori e alle lavoratrici colpite, tuttavia, la Corte Provinciale di Santo Domingo si è espressa dichiarando che questo risarcimento si unifichi solo in forma di denaro senza la concessione di terreni.

Come procede il processo di risarcimento economico integrale per i lavoratori?

Nel processo di protezione, che sarà rivisto dalla Corte, si emetteranno varie misure di riparazione integrale tanto materiali quanto immateriali. Ci sono state riparazioni simboliche come le scuse pubbliche eseguite dal Ministro del Lavoro nell’anno 2020. Tuttavia, ricordiamo anche che il giudice in prima istanza ha ordinato come misura di riparazione integrale un calcolo in soldi basato: sugli anni di prestazione lavorativa in FURUKAWA per ogni lavorato e lavoratrice, le condizioni di lavoro e di vita all’interno delle piantagioni, il deterioramento fisico in termini di salute, la violazione del diritto allo studio e a una salute dignitosa. Tutti questi elementi devono essere valutati in base a perizie precise. Inoltre, a questi risarcimenti in denaro si è stabilito che a tutti i lavoratori vengano consegnate dei terreni con un’estensione totale pari a 5 ettari. Tuttavia, la Corte Provinciale di Santo Domingo, come già detto, ha considerato che non è possibile realizzare un risarcimento in due misure e quindi si deve unificare il risarcimento in soldi. Al momento la liquidazione è già stata stabilita ma non c’é ancora nessuna risorsa. Attendiamo che si realizzi il pagamento. Anche questo dovrà accertare e stabilire la Corte Costituzionale. C’é anche una campagna di raccolta firme per esigere che la Corte intervenga e riconosca il risarcimento economico ai lavoratori. Inoltre, per chiedere che si attuino le misure di risarcimento integrali che sono state modificate parzialmente dalla Corte Provinciale di Giustizia di Santo Domingo.

C’é anche una campagna di raccolta firme per esigire che la Corte intervenga e riconosca il risarcimento economico ai lavoratori. Chi l’ha promossa e come prosegue?

Questa campagna è partita grazie al Comitato di Solidarietá “Mai più Furukawa” nel quale partecipano varie organizzazioni senza fine di lucro che difendono Diritti Umani in Ecuador. Al momento si sono raccoltre 250 firme a livello nazionale.

Qual è la posizione del governo di fronte al caso Furukawa?

La posizione dei differenti Ministeri dello Stato come quello della Salute, dell’Inclusione Economica e Sociale e del Lavoro è quello di negare le loro responsabilità e di negare la violazione dei diritti contro i lavoratori e lavoratrici da parte dell’impresa Furukawa. Tutti i Ministeri prima menzionati dichiarano di aver compiuto con la loro parte. Per esempio, nel caso del MIES (Ministero dell’Inclusione Economica e Sociale) afferma di aver consegnato i boni di solidarietà umana ai lavoratori, tuttavia queste assegnazioni vengono realizzate con criterio abbastanza strano, a nostro avviso. Per esempio, una famiglia che vive in povertà e che riesce a comprare un televisore, automaticamente perde l’accesso al bono. Con questi meccanismi si evidenzia e si dimostra la mancanza di conoscenza di ciò che significa effettivamente essere poveri. Nel caso del Ministero della Salute si dichiara di aver somministrato alcuni vaccini a gruppi isolati di lavoratori e lavoratrici e che si sono realizzate delle visite mediche molto puntuali e di forma isolata però in questo modo si evidenzia che non esiste un vero accesso alla salute per tutti e tutte. Inoltre, da parte del Governo esiste un doppio e contradditorio discorso. Di fronte agli organismi internazionali, come la Commissione Interamericana dei Diritti Umani, si dichiara che lo Stato e i suoi Dicasteri hanno compiuto con il proprio ruolo e dichiarano che tutte le vittime del caso Furukawa accedono ai loro diritti, però questo non è assolutamente vero. A questo si aggiunge la volontà di voler ridurre la platea di lavoratori e lavoratrici da risarcire. C’era un registro su cui c’erano 1200 persone che avevano vissuto e lavorato negli stabilimenti della multinazionale Furukawa S.A. eppure vengono considerati solo 223 lavoratori che richiedono il risarcimento ed altri 206 lavoratori che sono stati vittime di tratta di persone con fini di sfruttamento lavorativo. In tutti i modi, il giorno dell’udienza sono stati interpellati a partecipare tutti i lavoratori e le lavoratrici coinvolte nei casi di violazione di diritti lavorativi ed umani. Nonostante questo, siamo convinti che purtroppo il doppio e contradditorio discorso dello Stato non cambierà nelle aule processuali nel prossimo mese d’aprile. Pagine Esteri

La campagna realizzata dal Comitato Furukawa Mai Più!

Per sostenere la campagna

furukawanuncamas.org/accion-ur…

13304224

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo ECUADOR. Continua la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici della Furukawa proviene da Pagine Esteri.




L’Eritrea non ritira le truppe dal Tigray: “quei territori sono nostri”


Le truppe dell'Eritrea occupano ancora dei territori nel nord del Tigray e impediscono la coltivazione dei campi, aggravando la crisi umanitaria e alimentare L'articolo L’Eritrea non ritira le truppe dal Tigray: “quei territori sono nostri” proviene da P

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

di Redazione

Pagine Esteri, 4 marzo 2024 – Oltre che a causa dell’accordo tra Etiopia e Somaliland per la concessione di uno sbocco al mare di Addis Abeba, nel Corno d’Africa la tensione cresce anche tra Etiopia ed Eritrea.

Il governo di quest’ultimo paese – resosi indipendente da Addis Abeba in seguito ad un lungo e cruento conflitto – sostiene infatti che le sue truppe ancora presenti in Etiopia stiano occupando dei “territori sovrani eritrei”. Il dittatore eritreo Afewerki torna così a rivendicare una porzione di territorio contesa con l’Etiopia, paese con il quale pure ha collaborato negli anni scorsi per domare la ribellione del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray contro il governo etiope. Il conflitto durò ben due anni e si concluse nel novembre del 2022, ma le truppe eritree intervenute a sostegno di quelle etiopi contro il nemico comune non si sono mai ritirate.

«Le truppe eritree si trovano all’interno dei territori sovrani eritrei senza alcuna presenza nella terra sovrana etiope» afferma una dichiarazione pubblicata il 28 febbraio dall’ambasciata eritrea nel Regno Unito ed in Irlanda.
Il quotidiano “The Reporter Etiopia” spiega che Asmara si riferisce in particolare alla città frontaliera di Badme e ad altri territori sulla punta più settentrionale dell’Etiopia, zone che il regime di Isaias Afwerki rivendica come propri.

I termini dell’accordo di pace di Pretoria, che ha messo fine al conflitto nel Tigray, prevedevano il ritiro dal nord etiope delle forze alleate con il governo federale del premier Abiy Ahmed, fra cui le milizie regionali amhara, note come Fano e le stesse truppe eritree, sebbene né le une né le altre fossero esplicitamente citate nel testo.
Ma l’Eritrea non ha mai partecipato alle trattative per l’accordo di pace, siglato a Pretoria il 2 novembre 2021, e il precario equilibrio esistente fra Etiopia ed Eritrea dopo l’accordo di riconciliazione del 2018 si è sgretolato, portando le truppe eritree a mantenere le loro posizioni al confine ed impedendo agli abitanti di rientrare nelle proprie case dopo la fine del conflitto.

Lo scorso 28 febbraio, nel suo intervento al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, il vicesegretario generale Onu per i diritti umani Ilze Brands Kehris ha dichiarato che il suo ufficio «ha informazioni credibili che la Forza di difesa eritrea rimane nel Tigraye continua a commettere (…) rapimenti, stupri, saccheggi di proprietà, arresti arbitrari e altre violazioni dell’integrità fisica». Secondo l’amministrazione tigrina, peraltro, ben il 52% delle terre della regione settentrionale etiope non può essere coltivata a causa della presenza delle forze eritree ed amhara, esponendo la zona ad un altissimo rischio di carestia. Su una previsione di raccolto di circa 15 milioni di quintali di grano a metà dell’anno fiscale in corso è stato possibile ottenerne solo 5 milioni aggravando una crisi alimentare già grave.

Durante una missione di cinque giorni in Etiopia, il vicedirettore generale del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), Ted Chaiban, ha esortato la comunità internazionale a incrementare immediatamente il sostegno alla popolazione del paese per evitare l’aggravamento dell’ennesima catastrofe umanitaria già in atto.
«La siccità causata da El Nino, che ha colpito l’Etiopia settentrionale, centrale e meridionale, sta avendo un impatto devastante su milioni di bambini. Per il 2024, si prevede che quasi un milione di bambini soffrirà di malnutrizione acuta e circa 350 mila donne in gravidanza e in allattamento saranno malnutrite» ha avvertito Chaiban in una nota.

Il responsabile dell’Unicef ha visitato una delle aree più colpite dalla siccità nel Tigrè, dove i tassi di malnutrizione hanno superato la soglia di emergenza.
A complicare ulteriormente la situazione, in tutta la nazione è in corso un’emergenza sanitaria con focolai di colera, morbillo, dengue e malaria.
L’Unicef sta lavorando per rispondere alle crisi, fornendo supporto nutrizionale, accesso all’acqua potabile, vaccinazioni di routine, istruzione e servizi di protezione dell’infanzia ma la situazione si sta comunque aggravando e l’organizzazione chiede nuove risorse. Pagine Esteri

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo L’Eritrea non ritira le truppe dal Tigray: “quei territori sono nostri” proviene da Pagine Esteri.



Nuovi droni per l’Air Force. General Atomics mette in aria il “Gregario Robot”


Anche General Atomics partecipa alla corsa per il “gregario robot”. Giovedì 28 febbraio, presso la General Atomics Gray Butte Flight Operations Facility vicino a Palmdale, in California, l’azienda ha realizzato con successo il volo sperimentale del protot

Anche General Atomics partecipa alla corsa per il “gregario robot”. Giovedì 28 febbraio, presso la General Atomics Gray Butte Flight Operations Facility vicino a Palmdale, in California, l’azienda ha realizzato con successo il volo sperimentale del prototipo del velivolo XQ-67A, un drone senza pilota sviluppato sulla base del progetto dei velivoli Gambit (realizzati sempre da General Atomics). Il prototipo rientra all’interno della categoria dei cosiddetti “collaborative combat aircraft” (Cca), ovvero quei droni comandati dall’Intelligenza Artificiale destinati a volare come “periferiche” dei più recenti e sofisticati sistemi di volo a guida umana.

Compiendo così un altro passo nel percorso di realizzazione in scala di quello che l’Air Force definisce il “primo di una seconda generazione” di velivoli unmanned, capaci di svolgere le funzioni di sensori, esche, jammers e sistemi di lancio in ausilio al “nucleo” del velivolo centrale. La nuova piattaforma fa parte del programma altamente classificato Off-Board Sensing Station (Obss) dell’Air Force Research Laboratory, che ha assegnato alla General Atomics il contratto di progettazione nel 2021, affidandogli due anni dopo anche il contratto per la costruzione effettiva del progetto. Ma General Atomics non è l’unico protagonista di questo processo: altre imprese del settore della difesa statunitense, da Boeing a Lockheed Martin, da Northrop Grumman ad Anduril, sono al momento impegnate in contratti simili con l’aviazione americana. All’inizio di questo mese, i dirigenti dell’Aeronautica Militare hanno dichiarato che la rosa dei fornitori si ridurrà a due o tre aziende nei prossimi mesi.

Partecipa alla competizione per lo sviluppo del nuovo Cca anche l’azienda Kratos, realizzatrice del drone XQ-58A “Valkyrie”, che ha realizzato il suo volo di prova la scorsa estate. Pur non essendo parte del programma Obss, anche Kratos ha realizzato il suo prototipo di gregario robot sotto l’egida del progetto Skyborg, promosso sempre dall’Air Force Research Laboratory. “Dopo il successo dell’XQ-58A Valkyrie, il primo veicolo aereo a basso costo senza equipaggio destinato a fornire ai combattenti una massa credibile e accessibile, l’XQ-67A dimostra l’approccio del telaio comune o ‘Genus’ alla progettazione, alla costruzione e al collaudo dei velivoli”, ha dichiarato un portavoce dell’ente.

Lo sviluppo di queste tecnologie è di primaria importanza per l’aviazione di Washington, che ha visto la necessità di potenziare la sua dimensione quantitativa così da essere in pronta nell’eventualità di un confronto militare con potenze ostili come la Repubblica Popolare Cinese, che a sua volta sta sia aumentando il numero di apparecchi attivi nella sua forza aerea, che rafforzando le sue capacità di difesa anti-aerea nel teatro del Pacifico. Nello stesso periodo in cui il Valkyrie svolgeva il suo battesimo dell’aria, il Mitchell Institute for Aerospace Studies realizzava una simulazione atta a valutare l’impatto dei Cca in uno scenario di scontro bellico con la People Liberation Army, ma anche a contribuire al processo di implementazione di questi sistemi nella struttura della Us Air Force.


formiche.net/2024/03/gregario-…



Il Comitato Politico Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea esprime un giudizio positivo sul documento programmatico elaborato


Un finanziamento online per uscire dall’inferno di Gaza


Di fronte allo spettro di un'offensiva israeliana su Rafah, i gazawi stanno lanciando un numero crescente di campagne di raccolta fondi online per aiutarli a lasciare l'enclave. L'articolo Un finanziamento online per uscire dall’inferno di Gaza proviene

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

di Gabriel Blondel e Clara Hage – L’Orient Lejour*

(traduzione di Federica Riccardi)

“Sono stata a lungo riluttante all’idea di farlo farlo, ma è l’unico modo per salvare le nostre vite”. Tra due interruzioni di Internet, Farah si dedica al suo servizio di messaggistica WhatsApp. Quando la rete le permette di comunicare, si prende il tempo per scrivere quello che sta passando dal 13 ottobre, quando lei e la sua famiglia hanno deciso di lasciare la loro casa a Tel al-Hawa, una zona residenziale di Gaza City. Quando l’esercito israeliano ha annunciato che tutto il nord di Gaza sarebbe diventato un campo di battaglia, mio padre si è precipitato a cercare un appartamento a Rafah”, spiega la studentessa ventenne. Pensavamo che sarebbe stato solo per poche settimane, come nelle ultime guerre. Ma dopo qualche giorno abbiamo capito che questa non sarebbe stata come le altre.

Dopo aver perso la casa di famiglia, l’attività commerciale del padre (unica fonte di reddito della famiglia) e l’Università di al-Azhar (dove Farah studiava per laurearsi in inglese), la giovane donna teme che la sopravvivenza stessa della sua famiglia sia a rischio. “Finora eravamo preoccupati soprattutto per la situazione dei nostri parenti nel nord. Una delle mie cugine è stata colpita alla testa ad appena 10 anni”, racconta. Ma siamo sempre più in apprensione. Qualche giorno fa, un edificio molto vicino al nostro è stato bombardato, tanto che le finestre del nostro appartamento sono esplose.

Come gli 1,4 milioni di gazawi che si sono rifugiati a Rafah, la giovane donna teme le conseguenze di una potenziale offensiva dell’esercito israeliano nel sud dell’enclave. Inizialmente annunciata per l’inizio del Ramadan, previsto dal 10 marzo all’8 aprile, l’offensiva potrebbe essere rinviata a favore di una tregua osservata durante il mese sacro islamico, ancora in fase di negoziazione. Un momento di tregua che molti gazawi sperano di sfruttare per utilizzare l’unica via d’uscita ancora a loro disposizione: il famoso valico sotto controllo egiziano, che si può aprire solo a una condizione. “Dobbiamo pagare 7.000 dollari a persona, cioè almeno 35.000 dollari per poter evacuare me, i miei genitori, mio fratello, la mia sorellina”, spiega Farah.

13278825

“Non c’è altra scelta

Corredata da foto, la giovane donna descrive l’entità della disperazione che deve affrontare su Gofundme, la piattaforma di crowdfunding su cui sempre più gazawi hanno deciso di lanciare la loro raccolta fondi online. Il sito, che prende una commissione del 16% su ogni donazione, ne conta più di mille. Le storie sono tutte uguali, con la loro parte di atrocità. La nostra dignità ci vieta di chiedere soldi, ma non avevo altra scelta che creare questo fondo”, dice. Qui a Gaza tutto è diventato inaccessibile, anche i beni di prima necessità. Ora che abbiamo esaurito i nostri risparmi, questa era l’unica soluzione per mantenere viva la speranza della mia famiglia”.

Come molte persone, Farah si è rivolta a un familiare che vive all’estero per raccogliere le donazioni ricevute sulla piattaforma, che copre solo 19 Paesi, principalmente in Occidente. Sebbene i suoi genitori abbiano ancora accesso al loro conto presso la Bank of Palestine, le restrizioni bancarie e la quantità limitata di contanti che circolano nella Striscia rendono molto difficile ricevere denaro. Per questo motivo la studentessa ha dovuto rivolgersi al cugino Mohammad, che ha lasciato Gaza circa dieci anni fa per andare in Canada, per ospitare il fondo. Egli è responsabile del trasferimento del denaro raccolto in Egitto, dove vivono altri parenti, una volta raggiunto un numero sufficiente di fondi. Dall’Egitto, questi intermediari verseranno il denaro a un’agenzia di viaggi, la Hala Travel, che negli anni ha ottenuto il monopolio di questo mercato lucrativo.

Se si esaminano le campagne partecipative, le variazioni dei prezzi esposti mostrano la portata di questo business noto come “tansiq” (coordinamento). Si tratta di un sistema informale, ma ormai istituzionalizzato, in base al quale i gazawi con passaporto attraversano il confine con il coordinamento delle guardie di frontiera egiziane, in cambio di una commissione. Ogni mattina, intorno alle 7, l’operazione consiste nel caricare circa 250 passeggeri, i cui nomi vengono annunciati all’ultimo momento su un’applicazione chiamata “Qurubat”, su un convoglio che attraversa il valico in direzione della capitale egiziana.

Si tratta di un mercato vampirizzato da Hala Travel, una delle tante società del Gruppo Organi, un vasto impero commerciale che prende il nome dal suo architetto Ibrahim el-Organi. Fedele seguace del presidente Sissi, che ha sostenuto nel suo colpo di Stato del 2013 come capo della milizia armata della tribù Tarabin, l'”uomo più ricco del Sinai” si è recentemente aggiudicato la gestione di un nuovo importante progetto edilizio attraverso un’altra delle sue società, Abna’ Sinai. Come rivelato dall’ONG Sinai Foundation for Human Rights, sono in costruzione diversi edifici lungo il confine con la Striscia di Gaza, tra i terminal di Rafah e Kerem Shalom. Il complesso, che sarebbe circondato da mura di cemento alte sette metri, potrebbe essere utilizzato per ospitare diverse migliaia di rifugiati palestinesi nel caso in cui l’Egitto dovesse far fronte a un esodo di massa di gazawi nel prossimo futuro.

Ma questa lenta evacuazione della popolazione dell’enclave non è una novità del 7 ottobre. All’epoca, l’agenzia offriva già collegamenti di sola andata per il Cairo dal terminal di Rafah a tariffe che variavano a seconda della buona volontà della compagnia e delle guardie di frontiera. Prima della guerra, lasciare Gaza era già una prova difficile, ma non quanto lo è oggi”, dice Mohammad el-Masri, un giornalista di Gaza. Per le donne, la procedura era più semplice: dovevano solo registrarsi in una lista d’attesa e, dopo un certo periodo di tempo, potevano partire. Gli uomini, invece, dovevano sempre passare per il “tansiq”. Il prezzo variava ogni mese, come il cambio di una valuta. Poteva scendere a 300 dollari e poi risalire a 1.500 dollari. Oggi le regole sono completamente cambiate: per ogni passaporto il prezzo è stato fissato a 7.000 dollari. Ma da quello che mi ha detto un amico appena partito, negli ultimi giorni è salito a 10.000″, conclude.

13278827

“Sono sicuro che mi aiuterai a uscire da qui”.

Questi prezzi, terribilmente gonfiati dall’esplosione della domanda (e dall’avidità delle guardie di frontiera) saranno imposti anche a Younes*, 28 anni. Bloccato alle porte dell’Egitto, come molti altri, guarda le donazioni cadere nel suo conto virtuale, sperando che alla fine raggiungano il suo obiettivo: 17.000 dollari. Il resto servirà a coprire i costi di installazione una volta arrivato al Cairo, mentre organizza il resto del suo viaggio. “Prima di tutto, mi scuso per il mio pessimo inglese, ma sono sicuro che tutti voi capirete la mia storia e mi aiuterete ad andarmene da qui”, inizia il suo annuncio pubblicato su Gofundme con l’aiuto di un amico che vive in Europa. Se Younes raggiungerà il suo obiettivo, il denaro raccolto sarà trasferito a “un conoscente” con sede in Egitto che si occuperà di versare la somma a Hala Travel. “Ci vorrà quasi una settimana prima che registrino i nostri nomi al valico di Rafah e ci chiamino per il viaggio”, prevede Younes.

Ma con il passare dei giorni dalla sua pubblicazione, il 19 febbraio, gli appelli di Younes sono diventati sempre più urgenti. L’imminente offensiva su Rafah, dove si è rifugiato, sta mostrando i primi segni, e il suo fondo non decolla. “Ci hanno bombardato due giorni fa a 50 metri da noi”, racconta l’uomo che sostiene di aver perso tutto. Era il direttore di un noto ristorante di Gaza, sua moglie Noura* lavorava in un’azienda farmaceutica, due strutture ora completamente distrutte. Prima della guerra, la coppia stava progettando di acquistare un appartamento, per cui tutti i loro risparmi dovevano essere investiti. Abbastanza per garantire il loro futuro e creare una famiglia. Noura era incinta quando è iniziata la guerra. Ma la fame, la mancanza di acqua potabile e le disastrose condizioni igienico-sanitarie hanno avuto ripercussioni sulla salute della giovane donna. Durante un’operazione di emergenza, ha perso il bambino.

Da ottobre, la vita della coppia è stata una serie infinita di spostamenti dal nord al sud dell’enclave. “Siamo alla quarta evacuazione: dalla nostra casa a Gaza a Deir el-Balah, poi a Khan Younis e infine a Rafah”. Di fronte al valico di frontiera, Younes si è rifugiato in una tenda per strada e confida. “Nessuno ha ancora ricevuto uno stipendio; viviamo grazie all’aiuto di varie organizzazioni o di altri membri della famiglia. Al mercato nero i prezzi sono alle stelle: 5 dollari per una tavoletta di cioccolato, 15 per un chilo di cipolle, 22 per 250 grammi di caffè.

Tuttavia, le rare storie di palestinesi che sono riusciti ad attraversare il terminal di Rafah riempiono di speranza Younes. Come quelle di Ahmad, 39 anni, che avrebbe dovuto far parte del convoglio di venerdì scorso dopo aver pagato i 10.000 dollari richiesti dalle guardie di frontiera. Ma mentre immaginava che suo fratello fosse arrivato in un luogo sicuro, Mohammad è rimasto spiacevolmente sorpreso nell’apprendere che l’ultimo membro della sua famiglia stretta ancora bloccato a Gaza doveva ancora aspettare fino a domenica mattina. “Mi ha detto che gli egiziani non l’hanno fatto entrare all’ultimo momento quando è arrivato al valico e l’hanno riportato all’interno di Gaza”, si rammarica il cugino di Farah, che tuttavia spera che Farah e la sua famiglia possano di seguire le orme di Ahmad, la cui evacuazione è ancora “possibile”, secondo lui.

Per questo si impegna ogni giorno per attirare l’attenzione sulle grida di dolore della cugina: “Cerco di dare al fondo un po’ di visibilità pagando le pubblicità sui social network, ma non basta per farlo decollare”, si lamenta. Sono così tanti che spesso a fare la differenza è il numero di follower. È soprattutto grazie alla sua recente fama digitale che Shayma, 25 anni e 13.000 follower sulla rete X (ex Twitter), è riuscita a raccogliere oltre 70.000 sterline nel giro di due mesi. In teoria, ciò è sufficiente a garantire a lei e ad altri otto membri della sua famiglia un buono di uscita, in attesa del via libera di Hala Travel. Ora dobbiamo solo aspettare che i nostri nomi compaiano sulla lista”, dice felice. Se Dio vuole, presto attraverseremo il confine”.

* L’articolo può essere consultato nella lingua originale al link seguente di Orient Le Jour lorientlejour.com/article/1370…

** I nomi sono stati modificati

Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint

L'articolo Un finanziamento online per uscire dall’inferno di Gaza proviene da Pagine Esteri.



#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito

🔶 Ok al ddl sicurezza, Valditara: "Altro passo avanti per ripristinare cultura del rispetto"
🔶 Scuola, via libera ANAC agli istituti per ac…



strategic-culture.su/news/2024…


strategic-culture.su/news/2024…


«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi.

E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre." (Il giorno della civetta).

Secondo voi a che categoria appartiene, questa sottospecie di essere, così come la maggior parte dei politici UE/Nato?

ilpost.it/2024/02/28/macron-tr…




Multinazionali e super ricchi si arricchiscono impoverendo tutti gli altri (di Chiara Brusini)
ilfattoquotidiano.it/2024/03/0…



 Fiat Lux "Il buio che precede la genesi non è tanto oscuro quanto il mercimonio dei dati personali." (CB) Purtroppo questa tenebra fatta di...



Era “solo” un drone. Il punto di Arditti


Nave Caio Duilio ha abbattuto un drone giunto a sei chilometri di distanza con aria minacciosa, nel corso della missione appena iniziata per la protezione delle vie di navigazione che passano per il Mar Rosso. Un drone certamente spedito dalle milizie Hou

Nave Caio Duilio ha abbattuto un drone giunto a sei chilometri di distanza con aria minacciosa, nel corso della missione appena iniziata per la protezione delle vie di navigazione che passano per il Mar Rosso. Un drone certamente spedito dalle milizie Houthi, che operano sulle coste dello Yemen con il supporto tecnico e finanziario dell’Iran (e non solo).

L’atto di guerra difensiva viene oggi commentato con pacatezza dal ministro della Difesa in una lunga intervista sul Corriere della Sera, nella quale Guido Crosetto ricorda i limiti costituzionali in cui operano le nostre forze armate e poi però aggiunge, ancora una volta, un deciso appello alle nazioni europee affinché prendano con decisione la strada della difesa comune.

Tutto di buon senso, dunque, a cominciare dalle parole del ministro.

Però dobbiamo anche avere il coraggio di guardare le cose come stanno nel loro insieme, proprio a partire dall’episodio che ha coinvolto il cacciatorpediniere lanciamissili italiano, una delle unità di punta della nostra Marina Militare.

E allora se vogliamo fare questo esercizio fino in fondo dobbiamo dire che il ministro della Difesa dovrà prepararsi a molte occasioni di commento ad azioni che coinvolgono le nostre forze armate, perché nel futuro (quello prossimo, non quello lontano) lo scenario richiederà necessariamente un impegno massicciamente rafforzato.

Anzi, dico di più: l’episodio che oggi conduce Crosetto a una intervista di commento, episodio che oggi ci appare rilevante (è in prima pagina su tutti i giornali stamattina), ha buone possibilità di finire presto al posto giusto nella gerarchia delle notizie di carattere militare, cioè al fondo della classifica.

Un drone in volo verso una nave è certamente un atto ostile (sarebbe interessante capire di che tipo, sempre che esista questa informazione), ma è soprattutto un test, per vedere la reazione.

Nel mondo, infatti, è forte la convinzione che le forze armate dei Paesi europei sono pronte alle azioni militari “a distanza” (raccolta informazioni con ogni mezzo disponibile, supporto alla logistica, addestramento truppe, assistenza sanitaria, fornitura armamenti) ma assai meno in grado di operare in un teatro bellico reale e di ampia portata, cioè non circoscritto nel tempo e nello spazio (come sta accadendo in Ucraina e anche in Medio Oriente, per non parlare della Siria, della Libia e di varie zone dell’Africa).

Forze Armate cioè dotate di elevata capacità tecnologica e di personale ad alta specializzazione, ma fragili sotto il profilo dell’esperienza sul campo e anche della dotazione adeguata a operare per settimane o mesi in zona di combattimento, chiarito (per chi legge) che se vi è una certezza nelle guerre moderne (e ibride) è l’enorme consumo di materiali di ogni genere.

Allora è il caso di ribadire che il ministro dice cose sagge e lungimiranti.

Ma è anche il caso di ricordare che l’abbattimento di un drone da parte di una nave moderna (il sistema Paams disponibile su Caio Duilio e su Andrea Doria costa circa 200 milioni di euro) è tecnicamente poco più che ordinaria amministrazione.

Diventa eccezionale per forze armate sin qui relativamente poco abituate a operare.

Ma il futuro prossimo ha ottime possibilità (purtroppo) di essere assai diverso dal recente passato.

Il tempo stringe.


formiche.net/2024/03/era-solo-…



Solo contro


L'articolo Solo contro proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/solo-contro/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


L’Italia spara nel Mar Rosso. Roma è parte della difesa collettiva


Quello che accade nel Mar Rosso “dimostra quanto ci sia bisogno di essere concentrati su un quadrante fondamentale per i nostri interessi”, perché “lì passa il 15 per cento del commercio globale: in mancanza di questa rotta, passando per il Capo di Buona

Quello che accade nel Mar Rosso “dimostra quanto ci sia bisogno di essere concentrati su un quadrante fondamentale per i nostri interessi”, perché “lì passa il 15 per cento del commercio globale: in mancanza di questa rotta, passando per il Capo di Buona Speranza, rischiamo di avere un incremento del prezzo dei prodotti”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando dal Canada – seconda tappa del tour nordamericano da leader annuale del G7 – parla del tema del giorno: l’Italia è tornata a sparare. Sabato pomeriggio, il cannone da 76mm della Caio Duilio ha abbattuto un drone nel Mar Rosso, uno di quelli di fabbricazione iraniana che da mesi la milizia yemenita Houthi utilizza per bersagliare il traffico commerciale tra Europa e Asia.

La connettività lungo le rotte indo-mediterranee è stata disarticolata di fatto, le condizioni di sicurezza depauperate, tempi (e dunque costi) delle spedizioni stanno già aumentando. Per l’Italia, che dalla guida del G7 intende dare particolare rilievo al tema “connettività”, è una questione di politica internazionale tanto quanto di sicurezza collettività – come già dimostrato nella riunione ministeriale sui Trasporti che ha anticipato in via eccezionale l’incontro del gruppo previsto a Milano, ad aprile, proprio per affrontare insieme la questione dei collegamenti euro-asiatici messi in crisi dagli Houthi.

“Gli attacchi terroristici degli Houti sono una grave violazione del diritto internazionale e un attentato alle sicurezza dei traffici marittimi da cui dipende la nostra economia. Questi attacchi sono parte di una guerra ibrida, che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni paesi e agevolarne altri”, spiega nel comunicato della Difesa il ministro Guido Crosetto, che già in passato, in occasione dell’audizione alla Commissione Esteri e Difesa del Senato aveva parlato di “guerra ibrida”, alludendo al fatto che gli Houthi hanno fornito a Mosca e Pechino un lasciapassare – garantendo che le navi russe e cinesi non sarebbero finite sotto i loro colpi.

Secondo le informazioni diffuse dalla Difesa, l’analisi del tracciato del drone yemenita dimostrava che si sta dirigendo verso il cacciatorpediniere lanciamissili italiano, il quale, valutata la telemetria, ha preferito l’uso del sistema Ciws, il cannone Super Rapido. Il drone era a 6 chilometri dell’imbarcazione della Marina. Già successo nei giorni scorsi qualcosa di simile alla tedesca Hessen – che ha a sua volta fatto fuoco, non senza aver rischiato prima di abbattere un drone americano – e alla francese Languedoc, da tempo impegnata in attività nella regione. Era dalla Seconda guerra mondiale che una nave italiana non veniva attivata in un confronto cinetico del genere.

È in questo contesto che l’Italia si avvia al passaggio parlamentare definitivo per dare effettivo mandato alle forze che Roma ha promesso alla missione “Aspides” – avviata dal 19 febbraio dall’Ue per proteggere la sicurezza collettiva lungo quelle rotte. Quando martedì inizierà la discussione in Senato, sui nostri legislatori peserà un’agenda europea: Bruxelles ha infatti affidato il ruolo di Force Commander all’Italia, e il Caio Duilio dovrà dirigere il teatro operativo. Il voto dovrà essere rapido, come fatto da altri partecipanti europei come Francia, Germania e Grecia, perché l’emergenza è in atto e gli assetti in acqua sono già impegnati in attività contro forze ostili. Dal cacciatorpediniere della Marina dipenderà il coordinamento generale, dunque il suo valore è cruciale.

Contestualmente, il Parlamento andrà anche ad autorizzare la guida italiana della missione EuNavFor “Atalanta”, per la lotta alla pirateria nell’Oceano Indiano occidentale, e della CTF 153, task force delle Combined Maritime Forces – forze multinazionali attive sempre nella stessa regioni a cui è ascritta l’operatività di “Prosperity Guardian”, operazione a guida americana pensata proprio come forma di difesa dagli attacchi degli Houthi, parallela a quella offensiva anglo-americano, “Poseidon Archer”.

Oltre al Caio Duilio, altri due assetti italiani saranno attivati nel quadrante, dove Roma proietta il suo interesse nazionale, in un contesto effettivamente delicatissimo che ha già comportato un impegno tecnico-militare pro-attivo. Contesto che potrebbe inasprirsi, perché gli Houthi sono abituati alla guerra guerreggiata almeno da un decennio e – nonostante gli attacchi a guida statunitense abbiamo in parte degradato le loro capacità di azione – non sembrano interessati a fermarsi.

I miliziani yemeniti, connessi al network internazionale dei Pasdaran, dicono di colpire i mezzi alleati d’Israele per difendere i palestinesi della Striscia di Gaza invasa, ma in realtà sfruttano l’occasione per darsi una standing internazionale da sfruttare al tavolo negoziale sulla guerra civile in Yemen (su cui hanno già ottenuto risultati). Anche questa sovrapposizione di interessi, oltre ai rischi ibridi espressi da Crosetto, rende chiaro il livello dell’impegno non-ordinario che l’Italia si trova davanti, dal quale però non può sottrarsi. A maggiore ragione in questo momento di centralità internazionale del governo Meloni – che ha l’occasione di essere Paese riferimento nel Mediterraneo.


formiche.net/2024/03/litalia-s…



#laFLEalMassimo – Roberto Redsox e altri eroi silenziosi


La scorsa settimana, in questa rubrica che parla di libertà ho tracciato un parallelo tra due Eroi silenziosi Alexei Navalny e Giacomo Matteotti, auspicando che Putin possa fare la fine di Mussolini e sperando che non ci voglia una guerra mondiale per ott

youtube.com/embed/F4VbG5DjImw

La scorsa settimana, in questa rubrica che parla di libertà ho tracciato un parallelo tra due
Eroi silenziosi Alexei Navalny e Giacomo Matteotti, auspicando che Putin possa fare la fine di Mussolini e sperando che non ci voglia una guerra mondiale per ottenere questo risultato.
In un periodo caratterizzato dal rumore mediatico e dalle distorsioni generate dalla
propaganda di regime è importante prendere una posizione chiara e senza ambiguità,
questa rubrica si schiera dalla parte dalla parte del popolo ucraino e di tutti coloro che in
Russia, si oppongo a un regime che minaccia la pace e la libertà di tutte le società aperte.
Si licet magnis componere parva in questo episodio vorrei parlare di un altro eroe silenzioso,
il tassista Roberto Redsox, che viene perseguitato perché ha l’ardire di affermare la verità e
rispettare la legge, in circostanze surreali, che sembrano tratte da un libro di Kafka e sono
indegne di una paese civile.

A qualcuno può sembrare esagerato parlare di eroe silenzioso e di coraggio a fronte della
pubblicazione di qualche post si social, ma siamo ancora una volta al dito che indica la luna:
Roberto si oppone a una prassi diffusa e incredibilmente tollerata e incoraggiata dalle
istituzioni, nel farlo si mette contro un’intera categoria e uno strato di popolazione ottuso,
conservatore e illiberale.

Ognuno di noi ha la possibilità nel quotidiano di dare un contributo proporzionato alle
circostanze in cui si trova, ma la maggioranza di noi preferisce voltarsi altrove, far finta di
niente, per pigrizia, indolenza, irresponsabilità. Mahatma Gandi ci invitava ad essere il
cambiamento che vogliamo nel mondo e Rooberto a suo modo lo sta facendo
La FLE al massimo si schiera senza ombra di dubbio dalla parte di tutte le battaglie di libertà
da quelle grandi come la resistenza eroica del popolo Ucraino e dei martiri come Navalny a
alle quelle piccole, ma non meno rilevanti degli eroi come Roberto Red Sox.

L'articolo #laFLEalMassimo – Roberto Redsox e altri eroi silenziosi proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Se a questi mancano le basi (militari)... l Contropiano

"Il problema non è cosa è la Russia, il problema è cosa stiamo diventando noi. Se non si chiudono le basi militari USA e se non si esce da quell'organizzazione criminale internazionale che, dal dopoguerra in poi, ha soltanto seminato morte, distruzione e miseria (NATO), ogni nuovo o vecchio partito, ogni programma politico, ogni movimento di opinione è/sarà semplice operetta, avanspettacolo."

contropiano.org/news/politica-…



News da Marte #26 I Coelum Astronomia

"In questa puntata riprendiamo la ricostruzione degli eventi che hanno portato al termine della missione di Ingenuity con nuove immagini e nuovi video."

coelum.com/news/news-da-marte-…

#26


Provvedimenti da copiare: il Presidente USA Biden emetterà un ordine esecutivo che si pone l’obiettivo di proteggere i dati personali degli americani dagli abusi dei Paesi che vengono identificati come a rischio.

L’ordine consente al Procuratore generale di impedire il trasferimento su larga scala dei dati sensibili, come quelli genomici, biometrici, sanitari, di localizzazione e finanziari. Questi dati possono essere usati per tracciare le persone, violare la loro privacy e consegnarli anche a servizi di intelligence stranieri. Le aziende raccolgono una quantità enorme di dati che possono essere venduti e finire nelle mani di governi o servizi segreti stranieri, con rischi significativi per la privacy e la sicurezza nazionale, specialmente per i militari.

L’ordine esecutivo di Biden rappresenta una delle azioni più significative mai intraprese per proteggere i dati degli americani.

@Privacy Pride

whitehouse.gov/briefing-room/s…

reshared this



  di LAURA TUSSI A Caserta si inaugura lo Sportello della Pace: sarà ospite dell’istituto superiore Uno Sportello della Pace rivolto ai giovani

reshared this



Future of Privacy Forum Awarded National Science Foundation and Department of Energy Grants to Advance White House Executive Order on Artificial Intelligence


The Future of Privacy Forum (FPF) has been awarded grants by the National Science Foundation (NSF) and the Department of Energy (DOE) to support FPF’s establishment of a Research Coordination Network (RCN) for Privacy-Preserving Data and Analytics. FPF’s

The Future of Privacy Forum (FPF) has been awarded grants by the National Science Foundation (NSF) and the Department of Energy (DOE) to support FPF’s establishment of a Research Coordination Network (RCN) for Privacy-Preserving Data and Analytics. FPF’s work will support the development and deployment of Privacy Enhancing Technologies (PETs) for socially beneficial data sharing and analytics. Most notably, the RCN will bring together a multi-stakeholder community of academic researchers, industry practitioners, policymakers, and other stakeholders to advance the trustworthy adoption of PETs in the context of AI and other key technologies as directed in the Biden-Harris Administration’s Executive Order on Artificial Intelligence (AI).

“The Biden Administration’s Executive Order rightly puts significant emphasis on the incorporation of equity principles in AI-enabled technologies,” said John Verdi, FPF’s Senior Vice President for Policy, who will serve as the RCN’s principal investigator. “Since its founding, FPF’s work has been driven by a belief in the fair and ethical use of technology to improve people’s lives. We are convening a multidisciplinary, cross-sector, and international group of experts to better understand the risks of data sharing and analytics and how PETs can and cannot mitigate those risks, with particular attention to the implications for marginalized and vulnerable groups.”

The NSF-DOE grants will enable FPF to establish a robust expert network with members from academia, industry, government, and civil society to discuss and develop best practices for advancing PETs. Its goals are to facilitate ethical data use, stimulate responsible scientific research and innovation, and enable individuals and society to benefit equitably from data sharing and analytics.

The RCN is in direct response to the goals of the National Strategy to Advance Privacy-Preserving Data Sharing and Analytics. It’s intended to advance the National Strategy and EO on AI through two interrelated networks:

  • An interdisciplinary and cross-sector Expert Group on Privacy Enhancing Technologies for Research and Analysis focused on advancing PETs to support responsible scientific research and innovation in ways that protect privacy, civil rights, and civil liberties and promote equity; and
  • A Regulator Sub-Group, focused specifically on legal and regulatory mechanisms supporting the development and use of PETs.


“Privacy-enhancing technologies are increasingly important in today’s data-driven landscape. They allow us to safeguard sensitive datasets and information needed to advance a broad research, development, and demonstration portfolio,” said Asmeret Asefaw Berhe, Director of DOE’s Office of Science. “This Research Coordination Network will help us move toward the shared goal of establishing new standards for data safety and security that will allow us to continue to develop the innovations and scientific discoveries we need to achieve our clean energy and industrial goals.”

The awarded grants build on FPF’s years-long track record of convening private-sector stakeholders and regulators to discuss responsible data sharing and the deployment and regulation of PETs, including its Privacy Research and Data Responsibility RCN and Global PETs Network.

“This crucial investment represents our commitment to advancing the foundations of responsible AI and privacy-enhancing technologies,” said Dilma DaSilva, Acting Assistant Director for NSF’s Computer and Information Science and Engineering Directorate. “This effort supports research and development that enables individuals and society to benefit equitably from the value derived from privacy preserving data sharing and analytics.”

The RCN will inform the public debate on PETs, provide useful information to policymakers, and contribute to the development of systems and products to support the equitable use of AI. For more information about the RCN and how to get involved, please contact rcn@fpf.org. To keep updated on similar issues and emerging topics, apply to join the Ethics and Data in Research Working Group.


fpf.org/blog/future-of-privacy…



#NotiziePerLaScuola

Service Learning: le indicazioni e i suggerimenti sono presenti in un nuovissimo documento, liberamente scaricabile, che costituisce l’esito di un percorso di confronto e ricerca avviato nel 2021 nell’ambito delle attività del pr…



Dopo un costruttivo confronto con il #MIM, l'ANAC ha dato parere favorevole alla possibilità che le scuole proseguano autonomamente nelle procedure di acquisto per l’organizzazione di viaggi d’istruzione, stage linguistici e scambi culturali e per i …
#MIM


Oggi al #MIM, il Ministro Giuseppe Valditara ha incontrato i rappresentanti regionali delle Consulte provinciali studentesche che fanno parte del nuovo Ufficio di Coordinamento Nazionale.
#MIM


Metano sui pianeti nani ghiacciati: la scoperta degli scienziati l Passione Astronomia

"La Fascia di Kuiper è una grande regione a forma di ciambella ricca di corpi ghiacciati oltre l’orbita di Nettuno. [...] Questi corpi probabilmente si sono formati all’inizio della storia del nostro sistema solare, circa 4,5 miliardi di anni fa. Lontani dal calore del nostro Sole, si credeva che fossero oggetti freddi e morti."

passioneastronomia.it/metano-s…



#NotiziePerLaScuola

XVIII Concorso Nazionale "Tricolore Vivo" anno scolastico 2023/2024, promosso da A.Ge. Associazione italiana genitori della Regione Sicilia, è rivolto agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.



Forse non tutti i Friulinuxiani sanno che... esiste un'istanza mastodon del LUG di Trieste

L'istanza è amministrata da @AdminLug@mastodon.lug.ts.it e si trova a questo indirizzo:
mastodon.lug.ts.it/public/loca…

@Che succede nel Fediverso?



Hi @fediverseobserver

I'm grateful for the service your account offers, but it's a shame that it's not possible to sort servers by number of active users. Unfortunately, the number of overall users is a value that rewards very old instances, even if they are practically dead



Weekly Chronicles #65


Social scoring all'italiana, sorveglianza BLE e storie di allarmi bomba.

Questo è il numero #65 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti racconta l’Era Digitale e ti aiuta a preservare la tua libertà e la tua privacy.

Cronache della settimana

  • Le vending machines ti osservano
  • L’AI Act europeo è stato finalizzato, cosa ci aspetta
  • Londra potenzia la sorveglianza di massa

Lettere Libertarie

  • In Argentina arriva il carcere per chi stampa denaro

Rubrica OpSec:

  • I consigli della NSA per usare lo smartphone

13124719


Le vending machines ti osservano


Vending.FacialRecognition.App.exe - Application Error

È il messaggio di errore che è apparso a uno studente della University of Waterloo mentre cercava di comprare una merendina da una vending machine del campus.

Lo studente ha poi postato l’immagine su Reddit, da cui è scaturito un intenso dibattito: “okay, perché le vending machines hanno il riconoscimento facciale?”

231711

Qualcuno ha anche postato parte della privacy policy della vending machine:

“The facial recognition camera and video display signage on the front of the vending machine can collect data about the customer’s age and gender. Once the data has been sent to the control unit, the data can be combined with other information, such as local weather conditions and time of day. The platform can then send a message back to the video display to trigger targeted promotions to stimulate add-on sales in a single transaction.”

In generale gli utenti che hanno postato nel thread su Reddit sembravano abbastanza stupiti dalla possibilità che una vending machine avesse tali capacità — tanto da protestare con l’amministrazione dell’università, che è stata poi costretta a disabilitare la macchina.

Iscriviti ora

Bene, ma non proprio. Purtroppo non è una novità che le macchinette abbiano capacità di riconoscimento facciale. Lavorando nel settore della privacy posso dirvi che da diversi anni il settore del vending ha fatto grandi passi in avanti nell’acquisizione di dati personali: riconoscimento facciale, profilazione, concorsi a premi e molto altro.

Per quanto riguarda il riconoscimento facciale, la questione è più complessa di ciò che sembra. Prima di tutto, bisogna distinguere tra riconoscimento facciale e analisi facciale.

Il primo implica la creazione di dati biometrici attraverso modelli applicati da algoritmi sulle immagini del viso in tempo reale. I dati biometrici creano poi dei codici univoci che descrivono e identificano matematicamente un singolo volto.

Viceversa, gli algoritmi di analisi facciale non creano modelli biometrici ma sono in grado di identificare caratteristiche comuni e distinguere tra vari elementi. Ad esempio, sono in grado di distinguere il genere di una persona (over 9000), esaminando il volto.

Nel secondo caso la macchina sa che siamo esseri umani, magari di genere maschile o femminile e di età compresa tra i 25 e i 30 anni, ma non crea dati biometrici che possono essere usati per identificarci tra miliardi di altre persone.

Inutile dire che il primo caso è molto peggio del secondo. Purtroppo non è facile come sembra scoprire con quale tipo di sistema abbiamo a che fare. Molte aziende produttrici di software e macchine usano il termine riconoscimento facciale impropriamente, per vendere meglio i loro prodotti. Altri invece lo usano davvero.

In alcuni casi addirittura le macchine vengono vendute con la capacità di riconoscimento facciale, senza neanche che il commerciante che le installa lo sappia.

Una cosa è certa: nell’Era Digitale dobbiamo presumere che ogni macchina abbia telecamere, microfoni e sensori ad hoc per acquisire i nostri dati e profilarci.

Il mondo sta cambiando: stupirsi di queste cose significa essere preda delle macchine, degli algoritmi, delle corporazioni e dei governi. Prenderne atto, usare la tecnologia con accortezza, e adeguarsi.


13124721
Niente siti web o app, niente tracking IP, nessun documento richiesto. Solo Telegram. Clicca qui per iniziare ad accumulare BTC con BitcoinVoucherBot!


L’AI Act europeo è stato finalizzato, cosa ci aspetta


Dopo lunghi anni di discussioni e ripensamenti, il testo finale dell’IA ACT è stato approvato dall’Unione Europea e sarà pubblicato in Gazzetta ad aprile 2024. Da quel momento inizieranno a decorrere i vari termini di efficacia delle diverse disposizioni.

Read more

#65


Siamo alle solite, dopo ogni strage sul lavoro ricomincia il festival delle promesse cui dovrebbe seguire un nuovo decreto legge in materia di lavoro. Leggerem


Erotik Twist - The Street, the Night, the Rebel


E gli Erotik Twist fanno proprio questo: mantengono le promesse evocate dal loro nome, dai titoli della maggior parte delle loro canzoni e, perché no, dalla copertina di questo album. @Musica Agorà

iyezine.com/erotik-twist-the-s…



RECs Report: Towards a Continental Approach to Data Protection in Africa


On July 28, 2022, the African Union (AU) released its long-awaited African Union Data Policy Framework (DPF), which strives to advance the use of data for development and innovation, while safeguarding the interests of African countries. The DPF’s vision

On July 28, 2022, the African Union (AU) released its long-awaited African Union Data Policy Framework (DPF), which strives to advance the use of data for development and innovation, while safeguarding the interests of African countries. The DPF’s vision is to unlock the potential of data for the benefit of Africans, to “improve people’s lives, safeguard collective interests, protect (digital) rights and drive equitable socio-economic development.” One of the key mechanisms that the DPF seeks to leverage to achieve this vision is the harmonization of member states’ digital data governance systems to create a single digital market for Africa. It identifies a range of focus areas that would greatly benefit from harmonization, including data governance, personal information protection, e-commerce, and cybersecurity.

In order to promote cohesion and harmonization of data-related regulations across Africa, the DPF recommends leveraging existing regional institutions and associations that are already in existence to create unified policy frameworks for their member states. In particular, the framework emphasizes the role of Africa’s eight Regional Economic Communities (RECs) to harmonize data policies and serve as a strong pillar for digital development by drafting model laws, supporting capacity building, and engaging in continental policy formulation.
This report provides an overview of these regional and continental initiatives, seeking to better clarify the state of data protection harmonization in Africa and to educate practitioners about future harmonization efforts through the RECs. Section 1 begins by providing a brief history of policy harmonization in Africa before introducing the RECs and explaining their connection to digital regulation. Section 2 dives into the four regional data protection frameworks created by some of the RECs and identifies key similarities and differences between the instruments. Finally, Section 3 of the report analyzes regional developments in the context of the Malabo Convention through a comparative and critical analysis and, lastly, provides a roadmap for understanding future harmonization trends. It concludes that while policy harmonization remains a key imperative in the continent, divergences and practical limitations exist in the current legal frameworks of member states.

Read the Report


fpf.org/blog/recs-report-towar…



Vane tentazioni


Quando si usa il termine di tentazione al giorno d’oggi, si usa spesso nel senso di qualcosa di desiderabile, che per motivi moralistici o religiosi o astrusi non si deve fare, ma invece sarebbe bello fare. Si prende alla leggera tutto questo tema. Invece, il Signore si schiera contro ogni ingiustizia e insieme ci vuole pieni di vitalità e gioia e salute, che invece le tentazioni annullano.
Guardate come sono futili le tentazioni proposte dal diavolo in questo racconto e dunque vano tutto quello che propone. Propone di sfamarsi come un gioco di prestigio, di buttarsi dall’alto del pinnacolo, in una vana dimostrazione di coraggio, propone tutti i regni del mondo con la loro gloria che è vana, perché sono soggetti alla distruzione e alla morte.
Invece, Gesù Cristo, come risorto, vincendo la morte, e quindi i poteri del mondo, che sulla paura della morte basano il loro potere, ci dà una speranza viva. E un dono reale ed eterno, non vano. Per questo non ha senso arrenderci al male e agli errori, ma è pieno di futuro il tentare il bene nuovamente e nuovamente in ogni tempo.


Il Medio-Oriente nel mondo multipolare. L’analisi di Saïd Boumama l Contropiano

«Per contrastare l’immenso progetto cinese di infrastrutture di trasporto della Via della Seta, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno sviluppato un progetto concorrente che richiede il controllo di Gaza.
Annunciato al vertice del G20 a settembre 2023, questo progetto chiamato “Corridoio India-Europa-Medio Oriente” è stato presentato da una nota della Casa Bianca del 9 settembre.»

contropiano.org/news/internazi…



Potresti aver notato che alcune persone pubblicano post molto più lunghi rispetto al solito limite di 500 caratteri. Ci sono tre modi in cui ciò è possibile:

-Il proprietario del server ha personalizzato il software del proprio server Mastodon per modificare il limite di caratteri

-Il proprietario del server ha installato una versione pre-personalizzata di Mastodon come Glitch o Hometown

-Il server non funziona affatto con il software Mastodon, ma con qualcosa di totalmente diverso come Friendica, WordPress ecc

Maggiori informazioni:
➡️ fedi.tips/why-do-some-people-o…

Il post di @Fedi.Tips


You might have noticed some people publish much longer posts than the usual 500 character limit. There are three ways this is possible:

-The server owner has customised their Mastodon server's software to change the character limit

-The server owner has installed a pre-customised version of Mastodon such as Glitch or Hometown

-The server isn't running on Mastodon software at all, but something totally different such as Friendica, WordPress etc

More info:
➡️ fedi.tips/why-do-some-people-o…


reshared this



A seconda delle impostazioni, gli utenti di Friendica possono eseguire ricerche per varie cose utilizzando la pagina di "ricerca" (o la barra di ricerca nel pannello di navigazione superiore).

@Che succede nel Fediverso?

Ricerca account

- Modello: @name
- Risultato: elenca tutti i profili che corrispondono al nome. Il nome può essere utilizzato nel campo del nome visualizzato del profilo o del nickname e può essere solo una parte dell'intero testo.

Ricerca di un gruppo

- Modello: !name
- Risultato: elenca tutti i gruppi che corrispondono al nome. Il nome può essere utilizzato nel campo del nome visualizzato del profilo del gruppo o del nickname e può essere solo una parte dell'intero testo. I gruppi possono essere ospitati su qualsiasi piattaforma supportata, ad esempio Friendica, Lemmy, gupp.pe.

Ricerca di testo


- Modello: name
- Risultato: ( dipende dalle impostazioni dell'amministratore ) cerca tutti i messaggi che contengono name e li elenca. Poiché le ricerche nel testo completo richiedono molte risorse, gli amministratori possono limitare la ricerca affinché venga eseguita solo sui tag.

Operatori booleani

Per la ricerca testuale è possibile utilizzare operatori booleani anteponendo ai termini di ricerca una +(la parola deve essere inclusa) o una -(l'annuncio non deve contenere la parola). Inoltre è possibile utilizzare parentesi per combinare gli operatori.

Se per una parola non viene utilizzato alcun operatore booleano, viene ORutilizzato .

- Ad esempio +(Fediverse Friendica) +Berlin cercherà tutti i messaggi sul nodo Friendica che contengono Fediverso o Friendica e inoltre i messaggi dovranno contenere anche la parola Berlin. Al contrario, -(Fediverse Friendica) +Berlin cercherebbe i messaggi che includono la parola Berlino ma escluderebbe dal risultato tutti i messaggi che contengono anche la parola Fediverse o Friendica

Ricerca URL

- Modello: http://example.com/some/page
- Risultato: Friendica proverà a trovare il contenuto abilitato per ActivityPub nell'URL utilizzato. In caso di esito positivo, il post verrà importato nel nodo, in modo che l'utente possa ora interagire con il contenuto come al solito (mi piace, ricondividi, commenta, ecc.)

reshared this



di Ezio Locatelli* e Francesco Macario** - Ricorre in questi giorni l’anniversario della tragedia del Covid scoppiata in bergamasca. Una tragedia tramutata