H di Ho visto un re
Interpretata da Enzo Jannacci «Ho visto un re» (testo composto da Dario Fo, musica di Paolo Ciarchi) fu pubblicata per la prima volta nel 1968. Canzone popolare «finta», scritta appositamente per lo spettacolo teatrale «Ci ragiono e canto», dà voce ad alcuni contadini che spiegano come tutti i potenti, non appena vengono toccati i loro interessi e le loro proprietà, piangono, mentre i villani, nelle stesse condizioni, devono ridere. Jannacci, in finale a Canzonissima, voleva portare questo brano, ma la commissione Rai si oppose. Il cantautore scelse così un’altra canzone, «Gli zingari». In quegli anni «Ho visto un re», insieme a «Vengo anch'io. No, tu no», divenne uno dei brani simbolo della contestazione studentesca.
Dai dai, conta su
Ah beh, sì beh
Dai dai, conta su
Ah beh, sì beh
Dai dai, conta su
Ah beh, sì beh
Dai dai, conta su
Ah beh, sì beh
Ah beh, sì beh
Ho visto un re
Sa l'ha vist cus'e'?
Ha visto un re!
Ah beh, sì beh
Un re che piangeva seduto sulla sella
Piangeva tante lacrime
Ma tante che
Bagnava anche il cavallo
Povero re
E povero anche il cavallo
Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh
È l'imperatore che gli ha portato via
Un bel castello
Ohi che baloss!
Di trentadue che lui ce ne ha
Povero re
E povero anche il cavallo
Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh
Ho visto un vesc
Sa l'ha vist cus'e'?
Ha visto un vescovo
Ah beh, sì beh
Anche lui, lui
Piangeva, faceva un gran baccano
Mordeva anche una mano
La mano di chi?
La mano del sacrestano
Povero vescovo
E povero anche il sacrista
Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh
Conta su, dai
È il cardinale che gli ha portato via
Un'abbazia
Oh poer crist
Di trentadue che lui ce ne ha
Povero vescovo
E povero anche il sacrista
Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh
Conta su
Ho visto un ric
Sa l'ha vist cus'e'?
Ha visto un ricco!
Un sciur!
Sì, ah beh, sì beh
Ah beh, sì beh
Il tapino lacrimava su un calice di vino
Ed ogni go, ed ogni goccia andava
Deren't al vin?
Sì, che tutto l'annacquava!
Pover tapin
E povero anche il vin
Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh
Dai conta su
Il vescovo, il re, l'imperatore
L'han mezzo rovinato
Gli han portato via
Tre case e un caseggiato
Di trentadue che lui ce ne ha
Pover tapin
E povero anche il vin
Sì beh, ah beh, sì beh
Dai conta su
Dai, dai conta su
Ah beh
Dai conta su
Sì sì
Dai conta su, dai
Ho vist un villan
Sa l'ha vist cus'e'?
Un contadino!
Ah beh, sì beh
Ah beh, sì beh
Il vescovo, il re, il ricco, l'imperatore
Perfino il cardinale
L'han mezzo rovinato
Gli han portato via
La casa, il cascinale
La mucca
Il violino
La scatola di kaki
La radio a transistor
I dischi di Little Tony
La moglie
E po', cus'è?
Un figlio militare
Ah beh, sì beh
Gli hanno ammazzato anche il maiale
Pover purscel
Nel senso del maiale
Sì beh, ah beh, sì beh
Ma lui no, lui non piangeva
Anzi ridacchiava
Ah! Ah! Ah!
Ma sa l'e', matt?
No
Il fatto è che noi villan
Noi villan
E sempre allegri bisogna stare
Che il nostro piangere fa male al re
Fa male al ricco e al cardinale
Diventan tristi se noi piangiam
E sempre allegri bisogna stare
Che il nostro piangere fa male al re
Fa male al ricco e al cardinale
Diventan tristi se noi piangiam
Ah beh
Gli USA inviano altre armi a Israele: più di 2.000 bombe da sganciare su Gaza
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Pagine Esteri, 30 marzo 2024. Fonti di sicurezza americane hanno rivelato al Washington Post che negli ultimi giorni l’amministrazione Biden ha segretamente autorizzato il trasferimento a Israele di oltre 2.000 bombe e 25 aerei da guerra per miliardi di dollari.
Nonostante gli Stati Uniti critichino il modo in cui Netanyahu sta gestendo la guerra a Gaza e si dicano preoccupati per un attacco su larga scala a Rafah, dove la maggior parte della popolazione palestinese è rifugiata, il sostegno armato non viene assolutamente messo in discussione. Secondo rivelazioni pubblicate a marzo gli USA hanno concluso 100 accordi segreti di questo tipo con Tel Aviv.
Washington consegnerà 1.800 bombe MK84 da 900 chilogrammi, e 500 bombe MK82 da 225 chilogrammi. Si tratta di armi con potenza tale da demolire interi isolati e non vengono, di norma, utilizzate dagli eserciti su strutture civili o in contesti densamente abitati. Tuttavia, Israele ne ha fatto largo uso sulla Striscia, come nel caso dell’attacco al campo profughi di Jabalya, lo scorso 31 ottobre, che uccise circa 100 persone.
Dal 7 ottobre Israele ha sganciato 70.000 tonnellate di esplosivo su Gaza, utilizzando armi fornite principalmente da Stati Uniti e Germania.
I 25 caccia F-35A che Washington ha trasferito la scorsa settimana a Tel Aviv hanno un valore di 2,5 miliardi di dollari. La risposta ufficiale dell’amministrazione USA è che l’accordo di fornitura era stato approvato prima della guerra e che per questo non richiedeva notifica pubblica. Lo stesso varrebbe per il nuovo pacchetto di 2.300 bombe.
Ma non sono pochi i democratici, compresi alcuni alleati del presidente Biden, a ritenere che il governo degli Stati Uniti abbia la responsabilità di non consegnare armi fin quando Israele non si impegnerà seriamente a limitare le vittime civili e a far entrare aiuti a Gaza assediata sull’orlo della carestia. E che chiedono maggiore trasparenza e condivisione nelle decisioni sul sostegno militare a Tel Aviv.
Il senatore statunitense Bernie Sanders ha commentato la notizia criticando l’amministrazione Biden: “Non possiamo dire a Netanyahu di smetterla di bombardare civili e il giorno dopo mandargli migliaia di bombe”.
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Quattro italiani su dieci rinunciano a curarsi. Siamo alla sanità “per censo” l Contropiano
"Attualmente, già il 42% dei cittadini meno abbienti è costretto a rinunciare alle cure poichè, non riuscendo ad ottenerle nell’ambito del sistema pubblico, non ha i mezzi per rivolgersi alla sanità a pagamento. Anche le fasce economicamente più deboli sono spinte verso il privato non avendo accesso al Servizio Sanitario Nazionale a causa delle lunghe liste di attesa."
Fedi Garden to Instance Admins: “Block Threads to Remain Listed”
The presence of Threads within the Fediverse remains a polarizing and controversial subject, with a deepening divide between those that want to embrace it, and those who want to keep it out. Recently, these calls seem to be renewed, with community members even demanding that Mastodon’s flagship instance block the server.
A number of instance admins opened their Private Mentions this week to see the following message:
Hi,Could I ask, has [your instance] now defederated threads.net?
The rules for being listed on fedi.garden will require blocking instances cited in human rights reports on genocide. This would require blocking Threads.The rules for being listed on fedi.garden will require blocking instances cited in human rights reports on genocide. This would require blocking Threads.
Of course it’s your decision what you do, I’m asking just so I can update the fedi.garden website accurately.”
These admins had been making use of Fedi.Garden, a community index intended to point prospective new members to vetted parts of the network. Reflecting a recent policy change, the service operator began reaching out to their members.
What is Fedi Garden?
Fedi Garden describes itself as “a small, human-curated list of nice, well-run servers on Mastodon and the Wider Fediverse.” As a service, it follows in a long tradition of directories designed to help connect people to individuals or communities based on interest, location, profession, or politics.
For newcomers, an entry point for discovery can be crucial in deciding whether they stay on the network, or go elsewhere. This initial point of contact can set expectations on behaviors, norms, and other points of connection to discover.
A Change in Policy
For the most part, Fedi Garden’s long-standing policy for included instances mirrored the Mastodon Server Covenant, setting basic standards on community stewardship and admin competency. For many instances, it’s a great starting point for providing a consistent quality of life, in terms of what to expect.
Recently, the project announced the addition of a policy that every listed server will be required to block Threads.net. To be clear: the service operator is not going to defederate with instances who federate with Threads, nor are they advocating for admins to treat each other this way.
“I don’t think it’s nice to federate with a company that has been cited in multiple independent reports of massacres/genocides,” FediGarden’s operator tells us, “That’s why I’m adding the rule about not federating with such companies. If servers want to do that it’s their decision, but it doesn’t seem a nice thing to do. I can’t honestly recommend such servers.”
Why Block Threads?
Aside from the fact that Threads is a Meta product, it also appears to have policy issues that stand in stark contrast with the rest of the network: a recent report by GLAAD reveals that homophobia and transphobia have largely flourished within networks stewarded by Meta, and transphobic content still seems to flow freely from accounts like Libs of Tiktok on the platform. Similarly, Facebook’s own moderation practices have exacerbated cultural tensions to the point of promoting violence and genocide.
Threads has also remained problematic with regards to news and politics: according to The Verge, the platform’s head boss doesn’t see politics and hard news as being worth the risk. Given the platform’s aversion to political content, this could raise questions about organic discovery coming from the rest of the Fediverse to Threads.
Community Members React
Many people celebrated the change, citing the protection against vulnerable users as a valuable decision. Not everyone was happy, though: Some admins, like Cliff Wade from All Things Tech, feel uncomfortable about the fact that they hadn’t agreed to additional requirements when they joined, and now feel pressured.
“It wasn’t really about the stupid ‘I want to change the rules’ thing so to speak,” he writes, “It was all about how we as admins were approached with a bullying attitude as that’s what several other admins mentioned, long before I ever mentioned it.”
Cliff and his co-admin Kyle Reddoch are now working on their own alternative index, that doesn’t include this requirement. It’s a massive undertaking, and requires vetting communities asking permission for inclusion, and regularly checking in on community developments. Still, they’re optimistic.
“[We] are making a list on our Wiki of instance that both federate and defederate from Threads,” Kyle writes, “we feel people [should] have the choice themselves and not have someone else choose for them.”
Moving Forward
Fedi Garden’s operator has updated the rules on their site, and adjusted their lists. Various projects have been tracking FediPact adoption, such as the tracker on Veganism Social. One thing that’s important to understand, though, is that Fedi Garden and this FediPact tracker aren’t the only tools for tracking safe spaces in the network.
“FediGarden is a tiny site with a tiny following, its account has about 1% of the follower numbers of FediTips,” FediGarden tell us, “FediGarden isn’t some massive gateway onto the Fediverse, it’s just a small list of servers that are Covenant-compliant but also under a certain size, to encourage decentralisation.”
With the Fediverse being what it is, we’re bound to see more indexes and discovery tools come and go, with their own processes and policies for inclusion and promotion. There is no singular landing page for the network, nor a standard point of discovery to the network.
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Telegram, il Cremlino chiede a Durov di "stare più attento" dopo l'attacco a Mosca
Il Cremlino ha richiesto al proprietario di Telegram, il 39enne russo Pavel Durov, di prestare "maggiore attenzione" dopo che l'applicazione di messaggistica sarebbe stata utilizzata per reclutare gli uomini armati che hanno attaccato il Crocus City Hall, una sala da concerto alla periferia di Mosca
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
hdblog.it/sicurezza/articoli/n…
Telegram, il Cremlino chiede a Durov di "stare più attento" dopo l'attacco a Mosca
Al momento non ci sarebbero piani per bloccare in Russia l'app di messaggistica"HDblog.it
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Domenica le amministrative in Turchia. Erdogan vuole riprendersi Istanbul
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di Redazione
Pagine Esteri, 29 marzo 2024 – Domenica i cittadini e le cittadine della Turchiatorneranno alle urne per un appuntamento elettorale di grande importanza. Il 31 marzo infatti si terranno le elezioni amministrative, a poco meno di un anno da quelle generali che hanno portato il capo dello Stato, Recep Tayyip Erdogan, al terzo mandato presidenziale e mantenuto al potere l’AKP (Partito Giustizia e Sviluppo), formazione di destra, nazionalista e religiosa.
Al voto sono chiamati circa 61 milioni di aventi diritto, di cui un milione di giovani che si recherà ai seggi per la prima volta, per eleggere sindaci, amministratori e consiglieri di 81 province in 30 aree metropolitane e 1.351 distretti.
Questa nuova tornata elettorale rappresenta un test significativo sia per Erdogan e il “suo” Akp che per i partiti di opposizione, frammentati a seguito della sconfitta della variegata coalizione formata da partiti di sinistra, centrosinistra e destra guidata dal Partito repubblicano popolare (Chp) alle elezioni parlamentari e presidenziali del maggio 2023, dopo aver conquistato nel 2019 – quando l’affluenza totale era stata dell’84,52% – le due principali città del paese come Ankara e Istanbul.
Da una parte, il presidente turco e leader dell’Akp misurerà il sostegno al suo governo in un clima dominato ormai da molti anni da una grave crisi economica, con l’inflazione che continua a erodere velocemente il potere d’acquisto di salari e pensioni.
Le amministrative potrebbero anche servire per misurare gli equilibri interni al partito al potere e individuare i possibili eredi del presidente Erdogan il quale, poche settimane fa, ha affermato che quelle di domenica potrebbero essere le sue ultime elezioni prima del ritiro dalla vita politica.
Il voto testerà però anche la capacità del Chp di mantenere il controllo delle città chiave del paese. Se i repubblicani riuscissero nell’intento potrebbero di nuovo presentarsi come principale alternativa all’Akp, condizionando le altre forze politiche di opposizione.
L’attenzione si concentra soprattutto sullo scontro a Istanbul con i suoi 16 milioni di abitanti ufficiali. Cinque anni fa la vittoria era andata a Ekrem Imamoglu, esponente del Partito Popolare Repubblicano, ma il governo aveva annullato la competizione obbligando gli elettori a tornare alle urne. L’Akp era però uscito di nuovo sconfitto dalla competizione. Se dovesse riconfermarsi, Imamoglu – sostenuto anche dalla destra moderata dell’Iyi Parti – potrebbe aspirare a correre per la presidenza alle prossime elezioni generali previste nel 2028.
Contrariamente a quanto era avvenuto nel 2019 e poi alle generali del 2023, questa volta però il movimento curdo non correrà insieme ai repubblicani. A Istanbul il Dem, il Partito per l’uguaglianza e la democrazia, ha presentato un suo candidato che aspira al terzo posto. A sfidare Imamoglu, per conto dell’AKP, ci sarà l’ex ministro dell’ambiente Murat Kurum, sostenuto personalmente da Erdogan oltre che dagli ultranazionalisti di destra dell’Mhp.
«È arrivato il momento di riprendere il lavoro da dove era stato interrotto, porre fine a questo periodo di fango e sporcizia e rimetterci al servizio della popolazione come abbiamo fatto per 30 anni. La città è tornata ai problemi del 1994, questi sono stati 5 anni persi» ha tuonato il presidente della Repubblica in un comizio a sostegno di Kurum pochi giorni fa. – Pagine Esteri
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La facoltà di “Scienze Repressive” della Hebrew University
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972mag.com/hebrew-university-n…
(Traduzione a cura di Federica Riccardi)
A cura di Orly Noy –
Pagine Esteri, 23 marzo 2024. “Un’università che promuove la diversità e l’inclusione è un’università che favorisce l’uguaglianza”. Queste sono alcune delle parole usate dalla Hebrew University di Gerusalemme, una delle più importanti istituzioni accademiche del Paese, per descrivere i suoi presunti valori e la sua visione. La settimana scorsa, però, l’università ha deciso di sospendere la professoressa Nadera Shalhoub-Kevorkian, un’importante studiosa di diritto e cittadina palestinese di Israele.
La scandalosa decisione, emessa senza una regolare udienza, è arrivata subito dopo la puntata del podcast di Shalhoub-Kevorkian su Makdisi Street, in cui esponeva le sue posizioni critiche nei confronti del sionismo e dell’assalto di Israele a Gaza. Ma la studiosa è stata nel radar dell’università per mesi (e addirittura anni), dopo aver firmato una petizione a fine ottobre che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza e descriveva la guerra come un “genocidio”. La Shalhoub-Kevorkian, ha scritto l’università, dovrebbe “trovare un’altra sede accademica che corrisponda alle sue posizioni”.
La sospensione svuota certamente di significato alcuni dei corsi “illuminati” che l’università ha da offrire. Infatti, cosa può insegnare un’università, che sospende un membro anziano della facoltà senza un’udienza, ai suoi studenti in un corso intitolato “La Corte Suprema in uno Stato democratico”? Cosa può insegnare un’istituzione accademica, che si allinea ai sentimenti più estremi e falsi della società, su “Libertà, cittadinanza e genere”? Cosa può insegnarci su “Diritti umani, femminismo e cambiamento sociale” un’istituzione che mette a tacere in modo crudele e prepotente la voce critica di una donna, di una docente e di un membro di una minoranza perseguitata?
In una dichiarazione che presentava la sua visione dell’istituzione accademica diversi anni fa, il presidente dell’università, il professor Asher Cohen – che insieme al rettore, il professor Tamir Sheafer, ha autorizzato la sospensione di Shalhoub-Kevorkian – ha affermato che l’università ha “guidato un processo di inclusione delle popolazioni che compongono la società israeliana. Crediamo in un campus eterogeneo, pluralista ed egualitario, dove il pubblico proveniente da contesti diversi si conosce e viene introdotto al valore della coesistenza”. Sono queste le parole importanti di un uomo che sembra però incapace di ascoltare voci politiche critiche che differiscono dalle sue.
Nella stessa dichiarazione, Cohen si vanta della grande responsabilità dell’università “nei confronti della società israeliana, e in particolare di Gerusalemme”. Questa è la stessa Gerusalemme dove metà della città è sotto occupazione e dove oltre 350.000 palestinesi sono oppressi ogni giorno, le loro case demolite e i loro figli tirati arbitrariamente giù dal letto e arrestati nel cuore della notte – senza che nessuno dei dirigenti della torre d’avorio di Cohen dica una parola su di loro.
C’è molto da dire sui quartieri palestinesi di Silwan e Sheikh Jarrah, entrambi a poche centinaia di metri dal campus di Mount Scopus, che devono affrontare le espropriazioni di terre e proprietà da parte dei coloni sostenuti dallo Stato. Ma è particolarmente grave che la Hebrew University non ha mai ritenuto opportuno protestare contro la violenta oppressione in atto nel villaggio di Issawiya, le cui case sono chiaramente visibili dalle finestre degli edifici del campus, a pochi metri di distanza. Possibile che nelle serate che Cohen trascorre nel suo ufficio non senta il rumore degli spari della polizia israeliana, che da tempo sono la colonna sonora del villaggio, proprio sotto la sua finestra?
Se solo il grande peccato dell’ Hebrew University (ed è davvero un grande peccato) fosse l’oblio. La sospensione di Shalhoub-Kevorkian si aggiunge a una lunga lista di persecuzioni politiche e di indottrinamento militarista promossi dall’istituzione nel corso degli anni.
Dopo tutto, questa è la stessa università che, nel gennaio 2019, ha assecondato una brutta campagna di incitamento condotta da un gruppo studentesco di destra contro la dottoressa Carola Hilfrich, sostenendo falsamente che aveva rimproverato uno studente per essersi presentato al campus in uniforme militare. Invece di difenderla dalle false accuse, l’università ha emesso una vergognosa lettera di scuse per l'”incidente”. Questa è la stessa università che, pochi mesi dopo, ha scelto di trasformare il campus in un piccolo campo militare, ospitando corsi per l’unità di intelligence dell’esercito israeliano – una di una lunga serie di proficue collaborazioni con l’esercito – nonostante le proteste di studenti e docenti.
Questa è la stessa università che, più volte, ha molestato e messo a tacere le associazioni studentesche palestinesi, concedendo al contempo crediti accademici agli studenti che fanno volontariato con il gruppo di estrema destra Im Tirtzu. E questa è la stessa università che, negli ultimi cinque mesi, non ha detto nulla su come Israele distrugge sistematicamente le scuole e gli istituti di istruzione superiore di Gaza, tradendo vergognosamente non solo i loro colleghi assediati, bombardati e affamati a Gaza, ma i principi stessi del mondo accademico.
In una lettera al deputato Sharren Haskel per spiegare la loro decisione, il presidente Cohen e il rettore Sheafer hanno accusato la Shalhoub-Kevorkian di essersi espressa in modo “vergognoso, antisionista e incitante” dall’inizio della guerra, schernendola per aver definito la politica di Israele a Gaza un genocidio. Ma non è la sola a farlo. Non solo il popolo palestinese e centinaia di milioni di persone in tutto il mondo considerano la calamità di Gaza un genocidio, ma la stessa Corte Internazionale di Giustizia, il più alto tribunale del mondo, ha preso sul serio questa pesante accusa e ha stabilito che non può essere respinta a priori.
È come se Cohen e Sheafer non solo fossero sorpresi di apprendere che Shalhoub-Kevorkian è palestinese, ma che è anche – il cielo non voglia! – antisionista. Se il sionismo fosse un prerequisito per l’ammissione all’università, i suoi dirigenti avrebbero dovuto essere obbligati a informare ogni docente e studente prima di varcare i cancelli. È lecito affermare che uno dei motivi principali per cui non lo fanno, a parte le restrizioni legali, è che la Hebrew University beneficia della presenza di palestinesi per presentarsi al mondo accademico internazionale come un modello di pluralismo, liberalismo e inclusione. Nel frattempo, può continuare a perseguitare i palestinesi in patria, lontano dagli occhi del mondo.
Questo atto vergognoso si sta già ripercuotendo con forza nel mondo accademico e nei media di tutto il mondo, marchiando la Hebrew University con la vergogna che merita. Fino ad allora, l’unico corso che posso trovare nei moduli dell’università che sembra appropriato da insegnare agli studenti è quello offerto dal Dipartimento di Scienze Politiche – Machiavelli, il filosofo del governo tirannico.
_____________
*Orly Noy
Orly Noy è redattrice di Local Call, attivista politica e traduttrice di poesia e prosa in farsi. È presidente del comitato esecutivo di B’Tselem e attivista del partito politico Balad. I suoi scritti affrontano le linee che si intersecano e definiscono la sua identità di Mizrahi, di donna di sinistra, di migrante temporanea che vive all’interno di un’immigrata perpetua, e il costante dialogo tra di esse.
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LIBRI. Si può “ignorare l’assenza” ma le rose rosse ricresceranno sempre
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di Pietro Basso –
Pagine Esteri, 29 marzo 2024. “Non sono le pallottole ad uccidere, è il silenzio”, ha scritto Muhammad Taha. Se ciò è vero, è benvenuta quest’opera prima di Valeria Roma (“Ignorare l’assenza. La letteratura palestinese nell’immaginario italiano” Meltemi editore), che non rispetta l’imperativo di coprire di silenzio la vita quotidiana, la lotta, la cultura, la causa dei palestinesi. E ci fornisce una guida critica essenziale, ordinata senza pedanteria, dalla scrittura asciutta ed elegante, che finora mancava, della letteratura palestinese in lingua italiana, e del suo contributo al rinnovamento di una letteratura italiana da tempo raggrinzita nel provincialismo.
Il toro – la pretesa del sionismo di cancellare il passato e il presente della Palestina e dei palestinesi per escludere che possano mai avere un futuro – è subito preso per le corna. Una postura necessaria specie in tempi come questi in cui impazza, dentro e fuori Israele, un sionismo a tal punto intriso di fanatismo religioso da mettere in discussione perfino la possibilità di una coesistenza pacifica tra le stesse “quattro tribù” ebraiche (di cui ha parlato Rivlin). Un sionismo a tal punto preda della sua auto-esaltazione da pretendere di avere chiuso una volta per tutte la “questione palestinese” con il proclamare Israele “lo stato degli ebrei”, legittimando a posteriori e, nel contempo, a priori la pulizia etnica compiuta, e da ultimare, ai danni del popolo palestinese.
Sennonché questa pretesa, che la hasbarà rilancia pure in Italia con illimitato fanatismo e altrettanto illimitata libertà d’azione, urta contro la coriacea realtà di un’esistenza sociale piena di ferite e di mutilazioni, ammanettata, umiliata, dispersa, e tuttavia irriducibile a semplice ammasso di polvere del deserto. Certo: un secolo di colonizzazione ha mutato in modo radicale ambiente, demografia, rapporti sociali della Palestina. Qualunque esule torni alla ricerca del mondo di ieri, o almeno delle sue tracce, finisce per restare, immancabilmente, deluso. Ma questa esistenza sociale rinasce di continuo dalle sue ceneri come l’araba fenice. Si rinnova, ringiovanisce, urla periodicamente la sua rabbia e il suo desiderio di libertà e di riscatto con le sue sollevazioni di massa (sono già quattro da quel fatidico 8 dicembre 1987). Parla di sé, a sé e al mondo intero, con la letteratura.
Il prezioso lavoro di Isabella Camera d’Afflitto e di altre studiose e studiosi capaci di un’attitudine exotopa scevra da sentimentalismi ha presentato anche ad un pubblico che non ha conoscenza della lingua araba la grande ricchezza e varietà di generi della letteratura araba contemporanea. “Svegliatevi Arabi! In piedi! / Su dal fango che fino al ginocchio vi serra. / Perché vi appoggiate a speranze che son tradimento, / se già vi attanaglia la morte? / Dio è il più grande, cos’è questo sonno? / Orsù, fuori dal vostro giaciglio, nel turbine entrate”, aveva intimato (nel 1913) il poeta libanese Ibrahim al-Yazigi. Non ha gridato invano. Si può constatarlo pure da questa rassegna che si muove nel solco appena indicato. E lo fa con mano sicura, senza risparmiare meritate stoccate a mostri sacri quali Pier Paolo Pasolini, e distinguendo in maniera opportuna gli scrittori o le scrittrici di maggior successo da quelli/e di maggior valore.
L’autrice ha scelto di presentare le singole opere letterarie come altrettante tessere di un mosaico che via via si completa con “gli oggetti, le tradizioni, i giochi, ma anche le macerie della Palestina dimenticata”. La quotidianità che ne emerge è inevitabilmente punteggiata di caserme, demolizioni, assassinii, pogrom, sofferenze, discriminazioni, pervasa da un’ansia permanente che sconfina nell’angoscia, se non nella disperazione, quando il servilismo degli sconfitti divenuti obbedienti diventa norma di comportamento fino alla delazione, e tutto, proprio tutto, appare perduto. Come se l’avverso destino avesse riservato alla Palestina e ai palestinesi nient’altro che una catena di nakbah e di naksah.
Sull’intero quadro grandeggia la guerra. Una guerra infinita, in cui si è trattati da “infiltrati”, e ci si sente profughi, nella propria terra di nascita. Una guerra, a cui non ci si può sottrarre neppure con l’esilio. Una guerra a cui non si vogliono sottrarre i coraggiosi, le coraggiose, nei quali/nelle quali la collera periodicamente esplode sprigionando con una forza ogni volta nuova il desiderio, il sogno collettivo di liberazione. Ma se la stessa continuità dell’esistenza è un modo di resistere, allora anche le “armi passive”, le abbondanti riserve della memoria, la malinconia, la nostalgia (gurbah), l’auto-ironia, il sarcasmo, possono arginare il senso di straniamento che incombe, e arrivare a fendere, piccoli raggi di luce, il buio fitto che impedisce di intravvedere l’uscita, quando e come che sia, dall’enorme carcere a cielo aperto che è ormai diventata l’intera Palestina storica, e non soltanto la striscia di Gaza.
Nelle sue differenti articolazioni di letteratura dei territori occupati, racconti dell’esilio, del ritorno e del carcere, letteratura impegnata (i grandi nomi di Kanafani e Habibi), letteratura fantascientifica, per l’infanzia e perfino noir, la letteratura palestinese è presentata qui come una forma di resistenza alla macchina dell’oppressione israeliana. Se l’occupazione e l’espropriazione della Palestina è stata ed è insieme fisica e metaforica, allora la scrittura esprime la reazione di un corpo sociale, di tanti corpi-menti individuali, vivi e capaci di creatività, liberi anche nella più snervante prigionia. Così, attraverso le parole, una lingua che sfida di continuo i padroni del carcere e i loro volonterosi complici, la Palestina e la causa dei palestinesi rinascono, rispuntano di continuo, a sorpresa, da sotto le macerie dei bulldozer incaricati di spianarla. Nella sua pungente polemica con l’“ipotesto sionista” che declassifica i palestinesi ad altrettanti calchi immodificabili e omogenei di un’atavica arretratezza “di razza”, Valeria Roma ha inteso mostrare come nell’esperienza sociale palestinese ci sia spazio, invece, per le aspirazioni e le differenze individuali, per una modernità che si colloca oltre lo spirito gregario del clan senza per questo dissolvere i legami comunitari.
Il valore di tale polemica fuoriesce da questa specifica materia, dacché la “grande narrazione sionista” su Israele, sulla Palestina, sul popolo palestinese, rappresenta il tipo più estremo ed intransigente di revisionismo storico in chiave etnocratica in circolazione. Come ha osservato E. Said occupandosi della questione palestinese, “in Occidente pressoché l’unico gruppo etnico verso il quale è tollerata, se non incoraggiata la denigrazione a sfondo razziale, è quella araba”. E non v’è dubbio che quando la grancassa della propaganda anti-palestinese insiste sul “terrorismo” dei palestinesi, è degli arabi in generale che si parla. Ma io sono convinto che non si tratti solo degli arabi, né di tutti gli arabi presi in blocco al di là delle profondissime differenze di classe che segnano le società arabe. Nell’incredibile fortuna e diffusione che l’ideologia anti-palestinese ha nel mondo occidentale odierno, e non solo, la Palestina e i ribelli palestinesi sono un simbolo di un “qualcosa”, di un pericolo, ancora più ampio.
“Cerco la vera Palestina, la Palestina che vale più dei ricordi, più di una penna di pavone”, fa dire Ghassan Kanafani al suo Said in Ritorno ad Haifa. Ed escludendo che la vera Palestina possa essere quella di un tempo irrimediabilmente passato, formula la domanda bruciante: cos’è, dov’è la vera Palestina oggi? Questa rassegna ci aiuta a capirlo. Non saremo mai abbastanza grati alla sua autrice e ai traduttori delle opere che ha recensito per averlo consentito. La Palestina e i palestinesi, afferma Aysar al-Saifi, sono “un seme, un viaggio, un campo e una lettera”, facendo eco al poeta algerino Malek Haddad: “Je suis chez moi en Palestine”. La Palestina come luogo del cuore. La Palestina, allarga lo sguardo Mahmoud Suboh, è un “universale fantastico”, “racchiude nella sua storia tutte le particolari resistenze nel mondo, come Omero voce della collettività del popolo greco”. Ma se, ad onta del falso antagonismo tra democrazie e autocrazie, davvero “il male del nostro tempo è la perdita della libertà” ovunque (Walid Daqqa), la Palestina e i palestinesi – lungi dall’essere stati cancellati dalla storia – esprimono, nella loro semplice esistenza, e tanto più nella loro ribellione, la voce, il grido di dolore, la speranza delle masse oppresse del mondo intero.
Con i versi di un poeta napoletano: “c’è una musica di fanfare, del grande esercito coloniale” (ci spacca i timpani ogni giorno), e “c’è una musica della terra, del Sud che si ribella”… Qui terra non è solo agricoltura: ulivi, cotone, sesamo, fichi, agrumi, mandorle, nespole, orzo, rose, gelsomino, che pure tanta parte hanno nella letteratura palestinese. È terra come fonte della vita e della strenua difesa della vita della natura e della specie umana dalla brutale pretesa totalitaria dell’industria del controllo carcerario, della dazione di morte, del distruttivo colonialismo “ecologista”, in cui per sua stessa sventura si è specializzato lo stato “ebraico”, avanguardia tecnico-politica, educatore e fornitore di tutti gli apparati statali capitalistici del Nord e del Sud, dell’Est e dell’Ovest. Ai nostri giorni, infatti, la guerra, l’economia di guerra, la disciplina di guerra grandeggiano non più soltanto sulla Palestina storica, incombono sull’intero globo con le loro apocalittiche minacce. Palestina, allora, è il mondo. E la sua letteratura è entrata da tempo, non a caso, nella letteratura del mondo. Ma di quale mondo si parla? E quale futuro per questo mondo?
Al momento per la “questione palestinese” non è in vista alcuna soluzione. All’oggi l’intera storia della lotta secolare dei palestinesi per la propria liberazione può apparire come un seguito di occasioni mancate, di insuccessi, di sconfitte, di tradimenti. Nonostante ciò, è questo che inquieta le élite globali, la questione palestinese resta aperta. La resistenza palestinese, in sempre nuove e articolate forme, di cui la letteratura non è certo l’ultima, è viva. E continua a riscuotere simpatia e solidarietà nel mondo intero da parte di tutti/e coloro che odiano l’oppressione delle nazioni, il colonialismo vecchio e nuovo, l’apartheid, il razzismo, il militarismo – tratti essenziali dell’odierno stato di Israele. Non lo dico io: lo sostengono gli intellettuali ebrei e israeliani più illuminati, quali N. Chomsky e I. Pappe. Lo dicono anche quei giovani cittadini di Israele – per pochi che essi siano – che condannano i pogrom e si rifiutano di servire nell’esercito.
Non è solo per una ragione di ordine demografico che la questione palestinese resta aperta. Resta aperta come questione nazionale e, sempre più, come questione sociale. Nazionale perché la resistenza palestinese rende evidente l’ingiustizia di un popolo senza stato; sociale, di date classi sociali, perché si è creato in questi decenni uno strato di borghesi e burocrati palestinesi benestanti, privilegiati collusi con Israele, mentre la grande massa proletaria e semi-proletaria dei palestinesi di Gaza, della Cisgiordania, della diaspora dei campi profughi, dei palestinesi cittadini di Israele, vive in condizioni di atroce povertà e deprivazione (è l’80%!), e deve affrontare soprusi e tormenti di ogni tipo.
Il richiamo all’unità che negli ultimi anni è salito dalle piazze palestinesi non è tanto, secondo me, un richiamo all’unità delle rappresentanze politiche storiche, sempre più indebolite e prigioniere dei propri vincoli con Israele, i governi occidentali e/o le petrolmonarchie, quanto un richiamo all’unità degli strati più oppressi, diseredati, impoveriti. Quelli che, insieme ad una parte della gioventù istruita senza lavoro, hanno riempito le piazze in tanti paesi del mondo arabo nelle due ondate di sollevazioni del 2011-2012 e del 2018-2020.
A questo riguardo Maher Charif ha parlato di “gruppi sociali popolari che hanno fatto irruzione, per la prima volta in questa forma, sulla scena dell’azione politica” gridando “pane, dignità e giustizia sociale”, e fissando un obiettivo ancor più alto e radicale: “il popolo vuole abbattere il regime”. Nonostante il loro provvisorio scacco, questi avvenimenti hanno messo in luce che non esiste solo un mondo arabo, ne esistono due sempre più distanti ed estranei: il campo delle classi dominanti, in vario modo legate all’ordine mondiale capitalistico, e il campo delle classi sfruttate. Per la Palestina e i palestinesi le cose si stanno muovendo in questa stessa direzione, da decenni. E poiché la spaccatura in profondità di tutte le società – anche di quelle più ricche, come gli Stati Uniti e l’Europa – è un dato universale, ecco che si sono create le condizioni affinché il messaggio di lotta delle masse oppresse e sfruttate della Palestina e del mondo arabo arrivi molto lontano.
Questo studio dimostra che, anche attraverso la letteratura, il messaggio è arrivato perfino nella torpida Italia, presentandoci una “identità palestinese” in continua trasformazione, che si sottrae alle “etichette semplificatorie e discriminanti della nazionalità, della cittadinanza, dell’appartenenza religiosa” per assurgere a significati di maggior respiro e profondità, una Palestina agente in Italia. Per paradosso, lo sforzo sistemico messo in atto per desertificare la “questione palestinese”, per “spogliarla della sua sacralità” riducendola a semplice affare di procedure amministrative (Murid al-Barghuthi), si sta rovesciando nel suo contrario, e la investe di una forza simbolica eccezionale. La Palestina è ovunque. Ovunque sia assente la libertà per la presenza dei meccanismi di sfruttamento e di dominio che stanno togliendo il respiro alla classe lavoratrice di tutte le razze, le nazionalità, le religioni o le non-religioni, e alla stessa natura. Ovunque si lotti senza paura per liberarsi da questi meccanismi universali. Senza cessare di essere la Palestina storica nella drammatica concretezza del suo presente, Palestina è il luogo in cui le rose rosse rinasceranno sempre.
Buona lettura.
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L'articolo LIBRI. Si può “ignorare l’assenza” ma le rose rosse ricresceranno sempre proviene da Pagine Esteri.
In Cina e Asia – Forum Boao, il numero 3 del Pcc: "No al confronto tra blocchi”
Forum Boao, il numero 3 del Pcc chiede ai paesi asiatici di opporsi al "confronto tra blocchi"
Fidato di Xi a capo della Commissione per il cyberspazio cinese
Cina, scienziati progettano missile terra-aria con un raggio d'azione di 2.000 km
Cina, continua a crescere il settore dei video brevi e del live streaming
Nazioni Unite, veto della Russia sul rinnovo del monitoraggio sulle sanzioni alla Corea del Nord
Indonesia, Giacarta resterà il centro economico del paese anche quando la capitale verrà trasferita a Nusantara
L'articolo In Cina e Asia – Forum Boao, il numero 3 del Pcc: “No al confronto tra blocchi” proviene da China Files.
Weekly Chronicles #69
Questo è il numero #69 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti spiega l’Era Digitale: sorveglianza di massa e privacy, sicurezza dei dati, nuove tecnologie e molto altro.
Cronache della settimana
- La Cina dice no al software e hardware statunitense
- Samourai Wallet decentralizza il Coinjoin
- L’Unione Europea ha vietato i wallet cripto privati e anonimi, è vero?
Lettere Libertarie
- Ross ‘Dread Pirate’ Ulbricht compie 40 anni, in carcere
Rubrica OpSec
- Proteggi le tue seed words con l’acciaio
La Cina dice no al software e hardware statunitense
La Cina ha recentemente annunciato nuove regole che prevedono il divieto d’utilizzo di processori Intel e AMD su PC e server governativi. Il divieto si estende anche a software come Windows e in generale prodotti da Microsoft, nonché tutti i software per database sviluppati al di fuori della Cina.
Questa è però in realtà una mezza notizia, poiché la Cina già da tempo aveva politiche protezioniste in materia di ICT. Le aziende cinesi già oggi molto spesso usano numerosi strumenti open source per evitare software statunitense. In futuro il fenomeno sarà probabilmente più accentuato.
Da un lato l’interesse cinese è certamente aumentare il controllo sulla propria infrastruttura nazionale e sui dati, considerati dal governo una risorsa strategica, ma anche evitare rischi di spionaggio e accessi abusivi a sistemi governativi da parte dell’intelligence statunitense.
Lo stesso problema, per così dire, lo abbiamo noi europei. Da tempo discutiamo proprio della sorveglianza di massa perpetrata attraverso i software e hardware americani a danno di governi, aziende e cittadini europei, senza però alcun effetto reale. In quanto colonia politica, possiamo lamentarci e battere i piedi, ma non certo evitare l’uso degli strumenti di spionaggio di Madre Patria.
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Samourai Wallet decentralizza il Coinjoin
Continuiamo la rassegna con una notizia più tecnica, ma estremamente interessante anche dal punto di vista politico. Il team di sviluppo di Samourai Wallet ha dichiarato di essere finalmente riusciti a decentralizzare il loro strumento di “coinjoin” di Bitcoin, chiamato Whirpool.
FPF Statement on Vice President Harris’ announcement on the OMB Policy to Advance Governance, Innovation, and Risk Management in Federal Agencies’ Use of Artificial Intelligence
Following the groundbreaking White House Executive Order on AI last fall, which outlined ambitious goals to promote the safe, secure, and trustworthy use and development of AI systems, Vice President Harris has today announced the publication by the Office of Management and Budget of a binding memorandum on “Advancing Governance, Innovation, and Risk Management for Agency Use of Artificial Intelligence,” which indicates the diligent efforts of agencies toward achieving this objective. This commitment is further highlighted by the National Telecommunications and Information Administration (NTIA) publication earlier this week of the“Artificial Intelligence Accountability Policy Report,” which details mechanisms to support the creation and adoption of trustworthy AI.
Although the OMB memorandum primarily focuses on the government’s use of AI, its influence on the private sector will be significant. This is due to not only the requirements for U.S. government vendors and procurement, but also how this framework will create broadly applicable norms and standards for conducting impact assessments, mitigating bias, providing rights to individuals affected by AI systems that impact their rights and safety, and assessing data quality and data privacy in these systems.
“This is a pivotal moment for the development of AI standards when the public sector has a crucial role to play in setting norms for the assessment and procurement of AI systems. We are particularly enthused by the renewed commitment to bring clarity to the development of AI in the public sector and its national utilization. At FPF, we eagerly anticipate contributing to this crucial work through our evidence-based research on Artificial Intelligence.”
– Anne J. Flanagan, FPF Vice President for Artificial Intelligence
Ecco il “nostro” buco nero in luce polarizzata l MEDIA INAF
"Questa nuova immagine ha svelato la presenza di campi magnetici forti e organizzati che si sviluppano a spirale dal margine del buco nero al cuore della Via Lattea. Inoltre, ha rivelato che la loro struttura è sorprendentemente simile a quella dei campi magnetici del buco nero al centro della galassia M87, suggerendo che questi forti campi magnetici possano essere comuni ai buchi neri."
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana è dedicato al Liceo scientifico, linguistico e di scienze applicate “Pitagora” di Rende (CS), che con i fondi del #PNRR “Scuola 4.Telegram
Cristo è resurrezione
Non tutti però credono. Anzi. Gesù Cristo sarà posto a morte proprio per questo suo segno di signoria sulla morte.
Perché? Ci possono essere varie risposte, ma fermiamoci a pensare che chi decide di metterlo a morte lo faccia proprio per evitare che agisca come Signore della vita. Non vogliono abbandonare tutti i privilegi e le aspettative mondane. Forse non tutti vogliono la vita eterna come ci viene da pensare. Sarebbe come essere rinnovati, ma chi vuole realmente essere nuovo? Se poi c’è potere e ricchezza…
A volte invece facciamo questo salto di fede e Gesù Cristo ci ricorda che la gioia e la beatitudine è alla nostra portata credendo nel nostro Signore: il Signore della vita.
pastore D'Archino - Cristo è resurrezione
La resurrezione di Lazzaro è un brano di solito ben conosciuto. Più che di resurrezione però dovremmo parlare di ritorno in vita, e questo è uno degli aspetti su cui pensare. Non leggeremo tutto il…pastore D'Archino
Da oggi #27marzo fino al #31maggio è possibile richiedere le agevolazioni dedicate a viaggi di istruzione e visite didattiche attraverso la piattaforma #Unica.
L'iniziativa è destinata a studentesse e studenti delle scuole statali di secondo grado.
Ministero dell'Istruzione
Da oggi #27marzo fino al #31maggio è possibile richiedere le agevolazioni dedicate a viaggi di istruzione e visite didattiche attraverso la piattaforma #Unica. L'iniziativa è destinata a studentesse e studenti delle scuole statali di secondo grado.Telegram
Ministero dell'Istruzione
Da oggi #27marzo le lavoratrici madri della #scuola possono presentare la domanda online per l’esonero contributivo sino a 3.000 euro annui.Telegram
Perché Oro HeartGold e Argento SoulSilver sono i migliori giochi Pokémon di sempre? | Johto World
A sette anni dal loro sbarco in Europa, Oro HeartGold e Argento SoulSilver sono ancora per molti fan i migliori giochi Pokémon di sempre. Vediamo perché.Lorenzo De Vizzi Arati (Johto World)
Youth Privacy in Immersive Technologies: Regulatory Guidance, Lessons Learned, and Remaining Uncertainties
As young people adopt immersive technologies like extended reality (XR) and virtual world applications, companies are expanding their presence in digital spaces, launching brand experiences, advertisements, and digital products. While virtual worlds may in some ways resemble traditional social media and gaming experiences, they may also collect more data and raise potential manipulation risks, particularly for vulnerable and impressionable young people.
This policy brief analyzes recent regulatory and self-regulatory actions and guidance related to youth privacy, safety, and advertising in immersive spaces, pulling out key lessons for organizations building experiences in virtual worlds.
Recent FTC Enforcement Actions and Guidance
The Federal Trade Commission (FTC) has shown a strong interest in using its consumer protection authority to bring enforcement actions against a wide range of digital companies for alleged “unfair and deceptive” practices, rule violations, and other unlawful conduct. The Commission has also issued several policy statements and guidance documents relevant to organizations building immersive technologies, touching on issues such as biometric data and advertising to children. It is clear the agency is thinking seriously about how its authority could apply in emerging sectors like AI, and organizations working on immersive technologies should take heed. Lessons from recent FTC privacy cases and guidance include:
- The FTC interprets the Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA)’s definition of “personal information” broadly, including data types that immersive technologies commonly collect, like eye tracking.
- Default settings are key in protecting children’s and teens’ privacy and safety.
- Immersive technologies’ unique capabilities may give organizations new ways to engage in manipulative design.
- Immersive application providers must comply with COPPA if their application is “directed to children” or if there is “actual knowledge” children are accessing it.
- Organizations should provide privacy policies and notices in a format appropriate for and consistent with the design elements of immersive experiences.
- Organizations should take additional steps to be transparent about advertising practices.
Self-Regulatory Cases and Safe Harbor Guidance
Self-regulatory bodies also have an essential role in ensuring privacy and safety in child-directed applications and providing guidance to companies operating in the space. For example, organizations designated as COPPA Safe Harbors can guide companies toward compliant, developmentally appropriate, and privacy-protecting practices. Lessons from recent self-regulatory cases and Safe Harbor guidance include:
- Advertising disclosures in immersive environments should be designed to be as clear and conspicuous as possible and provided in an age-appropriate manner.
- Platforms that allow advertisements to children should ensure that developers, brands, and content creators have the necessary tools and guidance to clearly and conspicuously disclose the presence of advertising to children.
- Privacy by design and by default demonstrate to regulatory and self-regulatory bodies that an organization takes youth privacy seriously.
- Privacy and advertising practices for teens should take into account the unique considerations relevant to teen privacy and safety, compared to child and adult guidance.
- Organizations with a robust privacy culture that demonstrate good faith efforts to follow the law are more likely to be given the benefit of the doubt.
Remaining Areas of Uncertainty
Because immersive technologies are relatively new and evolve rapidly, much of the existing regulatory and self-regulatory guidance is pulled from other contexts. Therefore, questions remain about how regulations apply in immersive environments and how to operationalize best practices. These questions include:
- How age-appropriate design principles will best fit into an immersive technology context, such as how best to ensure strong default privacy settings for underage users; the best methods for clarity and transparency regarding data practices notices and advertising disclosures; and whether an immersive experience should require unique, additional safeguards.
- What novel data collection and analysis methods in the immersive technology space will require discerning data practices surrounding its safeguarding and use, such as what kinds of inferences are appropriate to make from body-based data or to what extent avatars not derived from a child’s data are considered personal information.
- How immersive technologyimpacts children and teens; more research is needed to understand whether certain kinds of experiences and privacy practices are harmful for children and teens, if there are unique risks to children’s privacy and mental health, and how organizations, parents, schools, and other stakeholders can address potential issues.
📌 Il #MIM, insieme alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, bandisce, per l'anno scolastico 2023/2024, il concorso dal titolo "Da uno sguardo: film di studentesse e studenti contro la violenza sulle donne".
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola 📌 Il #MIM, insieme alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, bandisce, per l'anno scolastico 2023/2024, il concorso dal titolo "Da uno sguardo: film di studentesse e studenti contro la violenza sulle donne".Telegram
suvvia… per non accorgersi che in questa vicenda ucraina putin di calcoli ne ha sbagliati non pochi ci vuole abbastanza poco.. è evidente che un genio non è. ha ottenuto però vari risultati: 1) allontanare l'europa occidentale 2) annullare la dipendenza europea dalle energie russe 3) far entrare nella nato stati che neppure ci pensavano 4) tornare a essere in cattivo del mondo 5) rinvigorire e legittimare la nato 6) decine di migliaia di morti 7) problemi di approvvigionamento di varie parti elettroniche 8) acquisita dipendenza dalla cina 9) perdita di immagine come super potenza 10) rendere evidente dall'europa occidentale che è ancora il nemico numero 1, dai tempi del muro di berlino. 11) varie ed eventuali. E cosa ha ottenuto? pezzettini di terra che non può neppure usare perché sono minati e pure lui avrebbe problemi a costruirci? la ricostruzione dell'ucraina, che sia russa o altro sarà costosissima, questo è certo. e il tutto solo per un'ideologia. neppure attuale ma ottocentesca. con tutti i problemi che ci sono al mondo. giusto per crearne uno nuovo. grazie Putin.. ti amiamo. tutti noi cittadini consapevoli di questo piccolo delicato pianeta. sei come la grandine. qualcuno definirebbe putin una forza utile del mondo?
Autorità nazionale per l’intelligenza artificiale: le nostre proposte
Approvato l’AI Act dal Parlamento europeo, ora tocca agli Stati membri garantirne la corretta applicazione creando un’autorità nazionale per il governo dell’IA indipendente.
Insieme a Privacy Network, The Good Lobby, e molte altre organizzazioni italiane, abbiamo pubblicato un documento con le nostre raccomandazioni a politici e istituzioni che presto dovranno decidere quali caratteristiche dovrà avere l’autorità italiana.
Autorita-AI-Ita-2024-1Download
Di seguito riportiamo in sintesi le caratteristiche principali che l’autorità nazionale per l’intelligenza artificiale dovrà possedere, per essere in gradi di affrontare il compito che la attende:
Indipendenza e Autonomia Politica.
Questa Autorità dovrebbe, innanzitutto, essere indipendente e autonoma da influenze politiche e interessi economici. Per questo raccomandiamo che i componenti del collegio vengano nominati attraverso un percorso parlamentare trasparente e possibilmente partecipativo.
Multidisciplinarietà.
L’autorità dovrà disporre di personale competente ed esperto con una conoscenza approfondita e multidisciplinare dell’IA, dei dati e dell’informatica, dei diritti fondamentali, dei rischi per la salute e per la sicurezza ,delle norme e dei requisiti giuridici esistenti. Devono essere inclusi esperti in scienze sociali e umanistiche per assicurare un’analisi esaustiva degli impatti dell’IA sulla società.
Etica e Standardizzazione.
Con un’autorità indipendente per l’IA ci sarebbe maggiore chiarezza nella distribuzione delle competenze, facilitando e uniformando l’applicazione delle norme. Un ente ad-hoc potrebbe concentrarsi sulle implicazioni etiche e legali, fornendo linee guida e supporto alle organizzazioni che sviluppano e impiegano l’IA.
Trasparenza e Accesso alle Informazioni.
La nuova autorità indipendente per l’IA dovrebbe sfruttare il proprio mandato per offrire una supervisione trasparente e mettere cittadine e cittadini nelle condizioni di comprendere le applicazioni dell’IA, i dati coinvolti e le decisioni adottate. Per questo suggeriamo all’autorità di istituire un registro algoritmico nazionale.
Apertura.
In linea con i principi dell’open governmenti, è importante che l’autorità si doti anche di meccanismi di apertura nei confronti della società civile. Tavoli di lavoro, commissioni miste, protocolli di intesa, sono “strumenti” che possono facilitare il dialogo tra l’autorità e i soggetti che da anni si occupano del tema, rendendone l’operato più efficace.
Capacità Finanziaria.
Ci auguriamo che l’autorità sia fornita di risorse economiche e strumentali adatte: questo significa disporre di personale interno adeguato, formato e remunerato adeguatamente. Consigliamo anche di prevedere fondi per realizzare studi finalizzati ad aggiornare periodicamente la fotografia dello stato dell’arte dell’IA in Italia.
Rappresentatività del Collegio.
Le persone nominate nel board dell’autorità dovranno rappresentare il più ampio spettro sociale possibile, anche in termini di genere, etnia, background culturale e di rappresentazione generazionale.
Agilità Operativa.
L’autorità indipendente si troverà nelle condizioni di dover rispondere con immediatezza alle sfide poste dalle rapide innovazioni nel campo dell’IA. Per questo servono validi meccanismi di controllo per verificare che ciò avvenga in maniera etica e rispettosa dei diritti fondamentali.
Meccanismi di controllo.
L’Agenzia nominata dovrà essere in grado di implementare misure e linee guida a supporto di chi sviluppa o adotta sistemi di IA. Dovrà, inoltre, sviluppare meccanismi di controllo per intervenire quando non vengono rispettate. Questi meccanismi di controllo dovranno essere tanto reattivi quanto accurati, assicurando che le decisioni automatizzate siano prese con una piena consapevolezza di tutte implicazioni etiche e sociali.
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La scuola va alla guerra? Disarmiamo la scuola l Rivoluzione Anarchica
Contemporaneamente alla privatizzazione e precarizzazione del sistema educativo, stiamo assistendo a un soffocante processo di militarizzazione delle istituzioni scolastiche e degli stessi contenuti culturali e formativi. Come accadeva ai tempi del fascismo, le scuole tornano a essere caserme mentre le caserme si convertono in aule e palestre per formare lo studente-soldato votato all’obbedienza perpetua.
Fedeltà questione esistenziale
Il Signore Gesù lo aveva predetto a Pietro, ed era dunque qualcosa di importante restagli fedele almeno a parole!
Il pianto amaro di Pietro parla della mancata fedeltà sia alle promesse fatte e sia alla propria vita. Non è solo una questione di coraggio, è una questione di identità: infranta, negata, perduta.
Però Gesù lo ha guardato! Ed è così che Pietro si ricorda e quindi prende coscienza della sua infedeltà e del suo tradimento. Lo sguardo di Gesù svela la sua mancanza e però insieme lo salva. Il pianto amaro di Pietro è una ammissione di colpa e prepara il perdono. Lo sguardo di Gesù è una grazia per Pietro.
pastoredarchino.ch/2024/03/10/…
pastore D'Archino - Fedeltà questione esistenziale
Pietro che rinnega Gesù è uno dei testi che rimane molto impresso nel Tempo di Passione. In Luca è raccontato appena dopo l’arresto di Gesù. Dopo averlo arrestato, lo portarono via e lo condussero …pastore D'Archino
Is Threads Hiding Mentions of Pixelfed?
More than a few Meta employees showed up at FediForum earlier this week, doubling down on their commitment to open protocols and “being a good neighbor on the Fediverse”. While there were some demos and fruitful conversations, one public concern flew under the radar.
An eagle-eyed Threads user noticed that their status giving Pixelfed a positive mention was seemingly hidden from the tree of a public conversation. From there, coverage picked up across the network, and even made it back to Daniel Supernault, Pixelfed’s creator.
“Meta is free to do whatever they want on their platforms,” the developer mentioned, “and I hope this is a bug.”
For now, no one’s quite sure. Various people have tried to recreate the same situation with their Threads accounts, and their comments are still publicly available. We have yet to see a statement from the Threads team on the situation.
Bug or not, a vocal part of the network is apprehensive about Meta’s true intentions with the platform, ranging from pessimism on how much effort Threads is really putting in to the Fediverse, to accusations of hostile behavior. Dropping the ball like this can hurt user confidence, especially when building community goodwill is so crucial.
Prior History
Pixelfed has something of an established history with being at odds with Meta. Some of that points to Pixelfed’s form factor, which bears more than a passing resemblance to Instagram.
Left: my Pixelfed, Right: my Instagram
In the past, the project was warned by a Meta employee about using the same filter names and styles for images, citing a potential violation of Meta’s intellectual property. Pixelfed complied, and changed their image filters and styles in hopes of sidestepping the issue. It never came up again.
Pixelfed filters
Additionally, there have been situations in the past where both Twitter and Facebook have censored posts linking to open source Fediverse alternatives. Even if Threads is an effort to right wrongs of the past, these situations don’t reflect well on Threads or its parent company.
When is a bug just a bug?
For all we know right now, this is very likely an unfortunate bug. However, it’s important for the Threads team to nip this in the bud, if they really want to establish good vibes about their efforts.
FediPact is an Organized Effort to Block Meta’s ActivityPub Platform
wedistribute.org/2023/06/fedip…
On the other hand, it’s important to acknowledge that there’s a segment of the network that won’t be satisfied with an explanation, no matter how much evidence is presented. Some people will block Meta no matter what, and that’s their choice.
Regardless, we’ll keep you posted if we learn anything more.
The post Is Threads Hiding Mentions of Pixelfed? appeared first on We Distribute.
New Report Explores Privacy Implications of Driver Safety Systems
Report Offers Recommendations for Organizations Developing, Implementing, and Regulating Technologies
Today, the Future of Privacy Forum (FPF) is releasing a new report explaining how safeguarding driver privacy and data protection will be critical to ensuring widespread acceptance of new safety technology in vehicles. This report comes as the National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) is in the process of establishing new requirements for safety technology that vehicle manufacturers will soon integrate into vehicles of the future.
FPF’s report explores the privacy implications of vehicle safety systems – including Advanced Driver Assistance Systems (ADAS) and Driver Monitoring Systems (DMS) – and impairment detection technologies, which use automated technology to enhance vehicle safety. In addition to core recommendations for public and private entities developing and enforcing these technologies, the report includes insights from a survey completed with the Automotive Coalition for Traffic Safety, which gauges individuals’ attitudes toward the use of Vehicle Safety Systems and explores how to prioritize privacy.
“Vehicle safety systems can save lives and reduce injuries–but only if people use them. Policy makers and auto manufacturers must consider the privacy and data protection implications for all drivers when incorporating new technology into vehicles to bolster driver trust and adoption.”
Adonne Washington, Policy Counsel of Data, Mobility, and Location
The 2021 Infrastructure Investment and Jobs Act requires NHTSA to establish a new Federal Motor Vehicle Safety Standard surrounding impaired driving technology. In response, the report identifies five core recommendations for organizations developing, implementing, and regulating these technologies:
- Regulators, technology developers, and technology deployers should ensure that privacy is a foundational principle for any Vehicle Safety System and should implement appropriate legal, policy, and technical safeguards when personal information is implicated, including measures that:
- Technology developers and technology deployers should de-identify data collected by Vehicle Safety Systems as appropriate.
- Impairment-detection systems should be accurate, should be tested for potential bias, and should not produce false-positive results more often for people from underrepresented, marginalized, and multimarginalized communities. Well-defined standards for consistent deployment and alignment across the industry may be beneficial.
- Driver acceptance should be promoted through transparency about Vehicle Safety Systems functions and operations, as well as the handling of personal data.
- Regulators, technology developers, and technology deployers should identify and mitigate, to the extent possible, potential future harms to drivers, especially to people from underrepresented, marginalized, and multimarginalized communities.
The survey results informed the recommendations. The key findings from the survey revealed that many individuals value advanced vehicle safety technologies but worry about the privacy risks, accuracy of the technology, cost, and data transfers to third parties. Additionally, individuals indicated that they generally trust carmakers’ data practices more than online companies and the government but worry about vehicle systems that collect information about occupant behaviors. Individuals want to incorporate these technologies for safety but need privacy and data protection practices like disclosure limits, encryption, on-car storage, and de-identification to trust these systems.
“Ensuring privacy protections in vehicles is necessary. Privacy protections can’t be considered at the end of the process when developing technology and shouldn’t be considered in a vacuum, but rather privacy should be continually considered in regard not only to every stage of the development pipeline but also to any unique risks for marginalized or multimarginalized individuals and communities.”
Adonne Washington, Policy Counsel of Data, Mobility, and Location
The report examines the strategies needed to protect consumer privacy when technologies, especially those to detect impairment, are included in vehicles. Washington underscored that policy leaders, regulators, and automakers should use the resources published to better understand drivers’ knowledge of data collection and safety systems in and around new and advanced vehicles.
FPF will also host a panel discussion and reception on the report. Learn more about the event here.
Ecco Friendica 2024.03: è disponibile la nuova versione stabile “Yellow Archangel” 2024.03.
Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica “Yellow Archangel” 2024.03. Oltre a numerosi miglioramenti e nuove funzionalità, questa versione contiene diverse correzioni per i problemi di sicurezza segnalati da snajafov, arcanicanis e r1pu5u – Grazie per le segnalazioni! Consigliamo vivamente a tutti gli amministratori di Friendica di aggiornare le proprie installazioni a questa versione stabile.
I punti salienti di Friendica 2024.03 sono
Sono state ottimizzate le prestazioni in alcune aree.
- È stato aggiunto un componente aggiuntivo OCR basato su Tesseract per creare facoltativamente descrizioni di immagini mancanti dal testo contenuto in un'immagine.
- La funzionalità Canali, l'algoritmo definito dall'utente per ordinare il flusso di rete introdotto con Friendica 2023.12, è stata migliorata e ampliata.
- La gestione di video e immagini è stata migliorata ed è stato aggiunto il supporto per WebP
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KSGamingLife🕹️ 🐈 🍸
in reply to Maurizio Carnago • • •non siamo esperti di pokemon ma... hai mai provato Unbound?
pokeharbor.com/2022/08/pokemon…
Pokemon Unbound (v2.1.1.1) GBA Download - PokéHarbor
Admin (PokéHarbor)Maurizio Carnago
in reply to KSGamingLife🕹️ 🐈 🍸 • •