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Telcos vs Big Tech, Breton’s future


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Il nuovo stabilimento a Siviglia rafforza la posizione di ALA all’interno dell’Ue

[quote]La logistica integrata per il settore aerospaziale e della difesa (AS&D) è ormai riconosciuta quale aspetto cruciale per la tenuta dell’intero settore. Il mantenimento delle supply chain, infatti, è diventata una delle principali preoccupazioni nella pianificazione



Rimborsi illeciti quando era a Mosca, il generale Vannacci indagato (anche) dalla Procura di Roma


@Politica interna, europea e internazionale
Il generale Roberto Vannaci, neo-eletto eurodeputato nelle liste della Lega, è indagato dalla Procura di Roma per falso in atto pubblico. L’accusa nei suoi confronti è di aver percepito illecitamente alcuni rimborsi e una indennità di servizio durante il



Ottimi risultati per i green bond italiani. Ma sono davvero utili al clima?


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @Valori.it
I green bond sono in crescita. Ma per un vero cambiamento di rotta serve ben più di un nuovo nome per i titoli di Stato
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Parla AzzaSec! RHC intervista gli Hacktivisti Italiani pro Palestina e Russia, affiliati a NoName057(16)


Negli ultimi anni, il mondo della cybersicurezza è stato testimone di un’evoluzione significativa del ruolo degli hacktivisti, gruppi di hacker che utilizzano le loro competenze tecniche per promuovere cause politiche o sociali attraverso attacchi informa

Negli ultimi anni, il mondo della cybersicurezza è stato testimone di un’evoluzione significativa del ruolo degli hacktivisti, gruppi di hacker che utilizzano le loro competenze tecniche per promuovere cause politiche o sociali attraverso attacchi informatici. Uno di questi gruppi emergenti è AzzaSec, un collettivo che ha attirato l’attenzione per le sue audaci incursioni nel cyberspazio e per le sue recenti mosse strategiche.

AzzaSec è noto per i suoi attacchi mirati contro vari paesi e istituzioni, spesso motivati da questioni geopolitiche o per manifestare dissenso contro determinate politiche. Tra le loro attività più recenti, AzzaSec ha annunciato una serie di attacchi contro il Pakistan, evidenziando le vulnerabilità presenti nella cybersicurezza del paese. Questa serie di attacchi ha messo in luce le carenze delle infrastrutture digitali pakistane e la necessità urgente di migliorare le misure di protezione per prevenire future compromissioni di dati sensibili appartenenti a istituzioni governative, aziende e cittadini.

In un recente sviluppo, AzzaSec ha stretto una serie di alleanze, anche con il gruppo di hacktivisti filorussi NoName, noto per le sue incursioni cibernetiche in Italia con attività mirate a destabilizzare il paese e promuovere i loro interessi geopolitici. Questa nuova affiliazione rappresenta un potenziale aumento della portata e dell’efficacia delle azioni di AzzaSec, ampliando le loro capacità operative e strategiche.

Abbiamo voluto intervistare AzzaSec per conoscerli meglio e comprendere le motivazioni che, in quanto italiani, li spingono a supportare paesi come la Russia e la Palestina, in un contesto geopolitico complesso e prevalentemente orientato agli ideali occidentali.
16867354Post sul canale Telegram di AzzaSec che annuncia la partner con gli hacktivisti filorussi del gruppo NoName057(16) 16867356Post sul canale Telegram di NoName057(16) dove si annuncia la partner con AzzaSec
1 – RHC: Salve ragazzi, intanto grazie per aver preso parte a questa intervista. Potete raccontarci brevemente chi è AzzaSec, l’origine del nome e come è nato il collettivo? Qundo è stato fondato?
AzzaSec: In sostanza, avevo questo gruppo in comune con il proprietario di alixsec e gli ho chiesto se poteva unirsi. Mi ha risposto che lavorava da solo e mi ha suggerito di creare un nuovo gruppo per collaborare insieme. Il nome ‘Azzasec’ è stato un nome astratto inventato per questa occasione. Il gruppo è stato fondato a Febbraio del 2024.

2 – RHC: Quali sono le motivazioni principali che vi spingono a svolgere attività di hacktivismo?
AzzaSec: La determinazione di cercare di aiutare i nostri fratelli palestinesi.

3 – RHC: Qual è il messaggio principale che cercate di trasmettere attraverso i vostri attacchi informatici?
AzzaSec: Che il mondo deve aprire gli occhi e non guardare solamente ai soldi.

4 – RHC: Nella storia dell’hacking, ci sono gruppi di hacktivisti o APT che vi affascinano particolarmente e dai quali traete ispirazione?
AzzaSec: Mi hanno particolarmente affascinato i gruppi Lapsus$, Lizard squad e Anonymous IT.

5 – AzzaSec: Abbiamo visto che avete attaccato diversi obiettivi come il Pakistan. Potreste raccontarci alcune delle vostre operazioni più significative e i loro impatti?
AzzaSec: Le nostre azioni sono riferite solamente agli alleati di Israele. Noi attacchiamo per far capire al governo e al governo e al popolo di quel paese che è sbagliato supportare un paese (se così si può chiamare) che fa genocidi.

6 – RHC: Quali sono le vostre principali competenze tecniche e quali strumenti utilizzate per condurre i vostri attacchi? Il vostro gruppo è aperto a chiunque voglia partecipare oppure è un gruppo chiuso?
AzzaSec: Le competenze dei nostri membri spaziano ampiamente tra il pentesting e la programmazione, comprendendo crittografia avanzata, exploiting, video editing e molto altro. I programmi utilizzati includono strumenti open source come Metasploit e software privati per svolgere attacchi sofisticati mirati alla compromissione dei sistemi. Di conseguenza, il nostro team non accoglie chiunque, ma solo membri capaci di contribuire attivamente e significativamente allo sviluppo complessivo del gruppo.

7 – RHC: Quali misure adottate per garantire la sicurezza dei vostri membri durante le vostre operazioni?AzzaSec: Cerchiamo di motivare i nostri membri mostrando loro che un attacco su un sito importante attira l’attenzione del pubblico, scatenando una reazione sociale significativa.

8 – RHC: Avete tutti un background tecnico? Abbiamo visto che avete realizzato un ransomware. Volete utilizzarlo come rivendita di malware oppure avete intenzione di organizzare un RaaS?
AzzaSec: Vorremmo usarlo come Ransomware-as-a-service e venderlo.
16867358Un post sul canale Telegram di AzzaSec che riporta la messa in vendita del ransomware da loro prodotto.
9 – RHC: In Italia la sicurezza informatica è indietro rispetto agli altri paesi europei. Cosa pensate che manchi in questa nazione per prendere seriamente l’argomento?
AzzaSec: In italia la sicurezza informatica è alla pari degli altri paesi europei. E’ l’Europa che risulta essere indietro. Bisognerebbe investire di più in soluzioni di sicurezza.

10 – RHC: In quanto gruppo italiano, quali sono le ragioni che vi hanno spinto a supportare cause e paesi come la Russia e la Palestina, in un contesto geopolitico dominato dagli ideali occidentali?
AzzaSec: Noi supportiamo la Palestina e la Russia perché non ci sembra corretto quello che sta accadendo in occidente e cerchiamo di aiutare come possiamo questi paesi.

11 – RHC: Cosa significano le alleanze che state creando nell’underground? Credete che saranno durature o condividete solo alcuni obiettivi a tempo? Quale è il massimo livello di fiducia tra i membri all’interno di queste?
AzzaSec: Il livello di fiducia è massimo. I nostri alleati ci aiutano con quello di cui abbiamo bisogno. Siamo alleati principalmente con noname057(16) e il gruppo ora inattivo che era il secondo in Afghanistan, team1916.

12 – RHC: Come vedete il ruolo della Russia nel contesto globale e come la vostra alleanza con gruppi filorussi influenza le vostre operazioni e la vostra reputazione?
AzzaSec: In realtà la Russia sta facendo tutto questo per colpa degli USA che sono sempre in mezzo. La nostra reputazione rimane quella ma noi aiutiamo chi ha ragione.

13 – RHC: Qual è la differenza tra un’alleanza di gruppi di hacktivisti come la vostra e quelle che si stanno sviluppando nel mondo? Ci sono dei parallelismi?
AzzaSec: Le nostre alleanze sono principalmente con gruppi di rilievo globalmente. Non crediamo ci siano molti parallelismi, poiché gruppi hacktivisti come il nostro agiscono per motivi politici, mentre altri gruppi potrebbero farlo per guadagnare fama.

14 – RHC: Uno dei gruppi con cui avete istituito un’alleanza è Nonome057. In che modo collaborate con il gruppo nonome057 e altri gruppi simili?
AzzaSec: Ci aiutiamo a vicenda facendo attacchi combinati e defacement insieme.

15 – RHC: siete sicuramente al corrente che questo gruppo (NoName) effettua defacement e attacchi ai website governativi italiani. Siete allineati con le loro idee e motivazioni politiche?
AzzaSec: Si, facciamo questo perché il governo italiano fa schifo. Detto in poche parole i politici dovrebbero prendersi più responsabilità al posto di scaricarle su qualcun’altro.

16 – RHC: Nonostante AzzaSec sia un gruppo dichiaratamente italiano, la maggior parte dei vostri attacchi viene effettuata al di fuori dell’Italia. C’è una ragione specifica per cui evitate target italiani?
AzzaSec: Si cerchiamo di evitare target italiani per non avere ripercussioni penali.

17 – RHC: Dal vostro punto di vista, com’è cambiato il ruolo degli hacktivisti negli ultimi anni?
AzzaSec: Il numero dei gruppi hacktivisti è cresciuto a dismisura e molti sono stati creati con l’avvento della guerra russo/ucraina, israelo/palestina. Cercano di evidenziare il fatto che i “cattivi” sono dalla parte del torto e fanno defacement dove esprimono la loro opinione.

18 – RHC: Anonymous Italia si è schierata a favore dell’Ucraina dall’inizio del conflitto: come si concilia il vostro essere Anon con l’alleanza con NoName057?
AzzaSec: noi abbiamo detto apertamente che supportavano la Russia. Nessuno ci ha dato contro perché comunque è sempre un’idea di gruppo.

19- RHC: Potete parlarci di un caso in cui le vostre azioni hanno portato a un cambiamento positivo o significativo?
AzzaSec: Avevamo fatto un attacco qualche tempo fa al messico facendo più di 20 defacement e li il Messico si è subito allarmato e hanno migliorato le protezioni.

20 – RHC: Come vedete l’evoluzione del panorama del cyber-attivismo nei prossimi anni? Che evoluzione vi aspettate o desiderate?
AzzaSec: Aspettiamo che si formino più gruppi di attivisti che combattono per quello che è giusto. Speriamo che il cyber attivismo non taccia mai.

21 – RHC: Come reagite alle accuse di criminalità informatica e quale messaggio volete trasmettere al pubblico generale?
AzzaSec: Noi non siamo criminali informatici. Noi siamo hacktivisti! Abbiamo una motivazione a quello che facciamo è aiutare i nostri fratelli Palestinesi e Russi.

22 – RHC: Quali sono i limiti e le potenzialità degli attacchi informatici in un mondo dove la guerra cinetica vince tutto? Non mettono più in pericolo i civili che gli eserciti?
AzzaSec: Gli attacchi informatici mirati possono infliggere danni significativi, spesso più gravi agli eserciti che ai civili.

23 – RHC: Vi ringraziamo per questa intervista. C’è qualcosa che vorreste aggiungere o un argomento che avreste voluto trattare e che non abbiamo toccato?
AzzaSec: Grazie a voi per averci invitato.

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TeamViewer: Rilevata un’Irregolarità nell’Ambiente IT Interno


TeamViewer, una delle principali aziende nel settore dei software di accesso remoto e supporto, ha annunciato di aver rilevato un’irregolarità nell’ambiente IT interno aziendale. Questo avvenimento ha messo in allarme sia l’azienda che i suoi clienti, pre

TeamViewer, una delle principali aziende nel settore dei software di accesso remoto e supporto, ha annunciato di aver rilevato un’irregolarità nell’ambiente IT interno aziendale.

Questo avvenimento ha messo in allarme sia l’azienda che i suoi clienti, preoccupati per la sicurezza dei loro dati.

La Scoperta e la Risposta Immediata


La scoperta dell’irregolarità è avvenuta grazie al monitoraggio continuo dei sistemi interni da parte del team di sicurezza di TeamViewer.
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Una volta individuato l’anomalo comportamento, l’azienda ha prontamente attivato il suo team di risposta agli incidenti e ha implementato le procedure di emergenza previste.

La Sicurezza dell’Ambiente del Prodotto


Una delle principali preoccupazioni emerse tra i clienti riguarda la possibile compromissione dell’ambiente del prodotto e dei loro dati personali. TeamViewer ha rassicurato i propri utenti dichiarando che l’ambiente IT interno è completamente separato da quello del prodotto. Pertanto, non ci sono indicazioni che suggeriscano un impatto sui dati dei clienti o sull’integrità dei servizi offerti.

“Il nostro primo obiettivo è garantire l’integrità dei nostri sistemi e la sicurezza dei dati dei nostri clienti,” ha sottolineato il portavoce. “Le indagini sono ancora in corso, ma non ci sono evidenze di compromissioni al di fuori del nostro ambiente IT interno.”

Conclusione


L’irregolarità rilevata nell’ambiente IT interno di TeamViewer ha sollevato preoccupazioni, ma l’azienda ha dimostrato un’azione decisa e trasparente per affrontare la situazione. Con le indagini in corso e la collaborazione con esperti di cybersicurezza, TeamViewer si impegna a garantire la massima sicurezza per i propri sistemi e i dati dei clienti. La fiducia dei clienti resta una priorità, e la trasparenza nella comunicazione è una parte essenziale del loro approccio alla gestione di questa crisi.

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Nasce Dark Lab. Il Team di Cyber Threat Intelligence della Community di Red Hot Cyber


Nel panorama in continua evoluzione della sicurezza informatica, la community di Red Hot Cyber ha recentemente annunciato la nascita di un nuovo team dedicato esclusivamente alla Cyber Threat Intelligence (CTI) chiamato “Dark Lab”. Questo gruppo di espert

Nel panorama in continua evoluzione della sicurezza informatica, la community di Red Hot Cyber ha recentemente annunciato la nascita di un nuovo team dedicato esclusivamente alla Cyber Threat Intelligence (CTI) chiamato “Dark Lab”.

Questo gruppo di esperti provenienti dall’Italia e dall’estero è guidato da Pietro Melillo. Una figura di spicco nel campo della CTI italiana, e si propone come un centro di competenza per professionisti e appassionati all’interno della più vasta community di Red Hot Cyber.

La Missione del RHC Dark Lab


Il RHC Dark Lab nasce con l’obiettivo principale di diffondere la conoscenza sulle minacce informatiche per migliorare la consapevolezza e le difese digitali del paese. La missione del team è chiara: non si tratta solo di proteggere le infrastrutture critiche e le organizzazioni, ma anche di coinvolgere e informare le persone comuni, aumentando così la resilienza complessiva della società contro le minacce cibernetiche.

Per raggiungere questo obiettivo, il Dark Lab esplorerà le profondità del dark web e delle reti underground per ottenere “informazioni” di prima mano sulle minacce in corso oltre che intervistare i Threat Actors per conoscerli meglio e comprendere le loro Tecniche Tattiche e Procedure (TTPs).

Queste “informazioni” saranno poi utilizzate per sensibilizzare il pubblico e diffondere la Cyber Threat Intelligence (CTI) come disciplina chiave – anche se ancora poco conosciuta – nella prevenzione delle minacce.

L’Approccio Dark Lab


Questo metodo distintivo si concentra su diversi aspetti fondamentali per garantire una protezione efficace contro le minacce cibernetiche.

  • Monitoraggio delle Minacce: L’identificazione e l’analisi delle minacce emergenti sono al centro dell’attività del Dark Lab. Utilizzando tecniche avanzate di cyber intelligence e strumenti di vario genere, il team esamina costantemente il panorama delle minacce, individuando nuovi attacchi e tendenze pericolose. Questo processo include il monitoraggio delle attività su dark web, forum underground e altre piattaforme utilizzate da attori malevoli per scambiare informazioni e pianificare attacchi. L’obiettivo è rilevare precocemente le minacce, comprendere le loro tecniche e tattiche e sviluppare contromisure adeguate prima che possano causare danni significativi;
  • Collaborazione e Condivisione: Un aspetto chiave dell’approccio del Dark Lab è la promozione della collaborazione tra diversi attori del settore, compresi governi, aziende private, istituzioni accademiche, organizzazioni non profit e appassionati. La collaborazione e la condivisione delle informazioni è essenziale per affrontare le minacce in modo efficace e coordinato. Questo network, basato anche sul portale Red Hot Cyber è progettato per facilitare la risposta collettiva agli attacchi e migliorare la capacità di individuazione e mitigazione delle minacce cibernetiche a livello nazionale e internazionale;
  • Informazione, Consapevolezza e Formazione: Dark Lab riconosce che la sicurezza informatica non è solo una questione tecnologica, ma anche una questione “culturale”. Per questo motivo, si impegna a promuovere una cultura nelle discipline di sicurezza attraverso una informazione continua delle minacce presenti nell’underground. Questi programmi includono news, articoli, approfondimenti, ma anche workshop e corsi di formazione. L’obiettivo è fornire a tutti gli strumenti necessari per approfondire le tecniche di intelligence delle minacce informatiche e reagire in modo appropriato, contribuendo così a creare una comunità più resiliente e informata.

In sintesi, Dark Lab rappresenta un nuovo paradigma nella sicurezza informatica, combinando le logiche Open Source e l’approccio a Community integrato e collaborativo per proteggere il nostro mondo digitale dalle crescenti minacce cibernetiche. Con una forte enfasi sulla formazione, la collaborazione e la ricerca, il team si propone ad essere un punto di riferimento nel panorama nazionale ed internazionale sulla cyber threat intelligence.

Ogni minaccia divulgata da Dark Lab può diventare un punto di partenza per attività e processi di intelligence successivi basati sul paradigma CIPP (Collezione, Interpreta, Previeni e Proteggi). Tuttavia, spetta alle singole aziende contestualizzare queste informazioni per adattarle al proprio contesto aziendale specifico.

In conclusione, la nascita del RHC Dark Lab segna un passo importante per la sicurezza informatica in Italia. Con la guida esperta di Pietro Melillo e il supporto della community di Red Hot Cyber, questo team si propone di creare un ambiente digitale più sicuro e consapevole, dove le minacce informatiche possono essere affrontate con competenza e tempestività.

Candidature


Dark Lab è un gruppo di appassionati di Cyber Threat Intelligence e professionisti nel campo dell’intelligence delle minacce. Se sei interessato a partecipare e a contribuire attivamente alla redazione di articoli, a fornire informazioni di prima mano sulla sicurezza digitale e sei un esperto di Cyber Threat Intelligence (CTI), invia il tuo curriculum a redazione@redhotcyber.com per verificare l’inserimento nel gruppo.

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IRAN. Urne aperte per il nuovo presidente. Si teme una bassa affluenza


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Molto dipenderà dalla partecipazione dei giovani che sono i più espliciti nell’esprimere la disillusione generale per l'immobilità dell’Iran. Anche il candidato riformista Massoud Pezeshkian non è ritenuto in grado di introdurre cambiamenti reali e di risolvere la



Spinning Magnets Do Your Dice Rolling for You


Dice are about the simplest machines possible, and they’ve been used since before recorded history to generate random numbers. But no machine is so simple that a little needless complexity …read more https://hackaday.com/2024/06/28/spinning-magnets-do-yo

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Dice are about the simplest machines possible, and they’ve been used since before recorded history to generate random numbers. But no machine is so simple that a little needless complexity can’t make it better, as is the case with this mechanical spinning dice. Or die. Whatever.

Inspiration for the project came from [Attoparsec]’s long history with RPG and tabletop games, which depend on different kinds of dice to generate the randomness that keeps them going — that and the fortuitous find of a seven-segment flip-dot display, plus the need for something cool to show off at OpenSauce. The flip-dot is controlled by an array of neodymium magnets with the proper polarity to flip the segments to the desired number. The magnets are attached to an aluminum disk, with each array spread out far enough to prevent interference. [Attoparsec] also added a ring of magnets to act as detents that lock the disk into a specific digit after a spin.

The finished product ended up being satisfyingly clicky and suitably random, and made a good impression at OpenSauce. The video below documents the whole design and build process, and includes some design dead-ends that [Attoparsec] went down in pursuit of a multiple-digit display. We’d love to see him revisit some of these ideas, mechanically difficult though they may be. And while he’s at it, maybe he could spice up the rolls with a little radioactivity.

youtube.com/embed/inocuLhY5wY?…

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KadoKawa e FromSoftware Sotto Attacco: Cyber Criminali Rubano Dati Confidenziali


Il conglomerato KadoKawa Group, che comprende la celebre sviluppatrice di videogiochi FromSoftware, ha subito un attacco ransomware l’8 giugno 2024 nel suo data center. Tra i dipartimenti colpiti, quello finanziario ha ricevuto la massima priorità nelle o

Il conglomerato KadoKawa Group, che comprende la celebre sviluppatrice di videogiochi FromSoftware, ha subito un attacco ransomware l’8 giugno 2024 nel suo data center. Tra i dipartimenti colpiti, quello finanziario ha ricevuto la massima priorità nelle operazioni di recupero, per ristabilire rapidamente la normale creazione e distribuzione dei contenuti con il pubblico. KadoKawa prevede di completare il recupero nei primi giorni di luglio.

Anche i servizi web sono stati danneggiati, in particolare la piattaforma NicoNico, che al momento non consente agli utenti di effettuare il login o utilizzare il servizio. Tuttavia, il servizio di manga di NicoNico su mobile è stato ripristinato correttamente, e per non compromettere l’esperienza utente sono stati introdotti servizi provvisori. Il settore del merchandise business è stato anch’esso recuperato e ora è pienamente operativo, come confermato dal comunicato pubblico di KadoKawa.

La compagnia non è ancora in grado di stimare la quantità di fatturato perso a causa dell’attacco, ma assicura che saranno forniti aggiornamenti man mano che i servizi vengono ripristinati. Non sono stati forniti dettagli sul tipo di ransomware utilizzato o sul gruppo responsabile dell’attacco. KadoKawa non esclude la possibilità che le informazioni siano state trafugate tramite una società esterna collaboratrice.

Il dipartimento IT di KadoKawa ha individuato la minaccia tre giorni prima della cifratura dei file e, secondo le dichiarazioni, gli attaccanti sono stati rimossi dagli amministratori IT. Tuttavia, sembra che gli aggressori abbiano successivamente ripreso l’accesso attraverso una backdoor non rilevata, riuscendo a scaricare dati e infine a criptare quelli presenti nel data center.

Tra i dati rubati figurano file DocuSign, email interne, informazioni sugli impiegati (come contratti di pagamento e dati personali), informazioni sugli utenti (esclusi i dati di pagamento, gestiti da terze parti) e dati confidenziali. Questi ultimi potrebbero includere il nuovo progetto di FromSoftware (secondo alcune voci, Bloodborne 2), il cui svelamento potrebbe arrecare un grave danno all’azienda.

Infine, gli attaccanti hanno comunicato a KadoKawa che, qualora le loro richieste venissero soddisfatte, offrirebbero il loro aiuto per “migliorare la rete di KadoKawa grazie alla nostra esperienza”.

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#G7Istruzione: oggi, dalle ore 10, al Palazzo della Regione a Trieste si svolgerà la riunione dei Ministri, presieduta dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, sulla base di una visione che pone la #scuola al centro della crescit…


La Francia al voto, spaventata dai fascisti e dal declino


@Notizie dall'Italia e dal mondo
I sondaggi danno in testa l'estrema destra e seconde le sinistre unite. Molti francesi sono preoccupati per un'eventuale vittoria di Marine Le Pen e altri per l'instabilità politica e il declino della Francia
L'articolo La Francia al voto, spaventata daihttps://pagineesteri.it/2024/06/28/mondo/francia-voto-fascisti-declino/



SUDAN. A causa della guerra metà della popolazione è alla fame


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Milioni di persone lottano per sopravvivere mentre l'Esercito e le Forze di intervento rapido si combattono senza sosta da oltre un anno.
L'articolo SUDAN. A causa della guerra metà pagineesteri.it/2024/06/28/afr…



@Signor Amministratore come al solito Friendica mostra tutte le sue fragilità

Sarà il caso di dare un'occhiata al database ? Non possono esserci due account secondari con lo stesso identificativo, ti pare ? Lo segnalerei upsteam ma non potendo guardare nel DB non so quanto sarei utile.

in reply to Sandro Santilli

@Signor Amministratore per come sono fatto io ad avere tempo segnalerei la cosa come baco perchè come UX è un baco che non ci sia alcun segnale visivo del fatto che sto guardando lo stesso account con due ruoli. Nessuna indicazione di ruolo. Ma so giá che se segnalo il baco qualcuno mi suggerirà di provare un altro tema, e magari se ne trova pure uno che ti da l'indicazione visiva, pero' non e' il default. E' per queste scomodita' che Mastodon sta avendo maggior successo
in reply to Sandro Santilli

@Sandro Santilli

> per come sono fatto io ad avere tempo segnalerei la cosa come baco perchè come UX è un baco che non ci sia alcun segnale visivo del fatto che sto guardando lo stesso account con due ruoli.

Anche secondo me lo è e non escludo che sia stato già segnalato. Purtroppo l'interfaccia è (per sopraggiunta mancanza di sviluppatori) il punto debole di Friendica

> so giá che se segnalo il baco qualcuno mi suggerirà di provare un altro tema, e magari se ne trova pure uno che ti da l'indicazione visiva, pero' non e' il default.

Probabile 🤣

> E' per queste scomodita' che Mastodon sta avendo maggior successo

Mastodon ha successo perché è più semplice, perché è uguale a Twitter, perché ha un sacco di soldi e, soprattutto, perché ha un'app ufficiale e una manciata di app eccellenti di terze parti. Friendica è una nicchia numericamente insignificante nel fediverso



Perché la Defense in Depth è cruciale per la Cybersecurity delle Strutture Sanitarie


Le “infrastrutture critiche”, comprese le strutture sanitarie, hanno molte caratteristiche comuni che riguardano le implementazioni e lo sviluppo di tecnologie IT e lo scambio e la trasmissione di dati e informazioni. Oggi, di pari passo con lo sviluppo t

Le “infrastrutture critiche”, comprese le strutture sanitarie, hanno molte caratteristiche comuni che riguardano le implementazioni e lo sviluppo di tecnologie IT e lo scambio e la trasmissione di dati e informazioni.

Oggi, di pari passo con lo sviluppo tecnologico, si parla sempre più di Sanità Connessa: un numero sempre crescente di aziende ospedaliere e di enti sanitari territoriali, utilizza il networking per la loro interconnessione, col fine di aumentare la quantità di servizi pubblici essenziali erogati, per ridurre i costi o per far fronte alle disponibilità economiche limitate.

Ne consegue che si sta assistendo ad un incremento delle integrazioni tra le infrastrutture ospedaliere e le reti esterne (es. cloud, reti proprietarie di fornitori, etc.).

Questo scenario fa sì che il comparto sanità sia maggiormente esposto alle minacce cyber che sfruttano vulnerabilità, non solo note, riducendo quindi il livello della sicurezza informatica del settore a livello nazionale, ma anche mondiale.

La situazione attuale


Nelle strutture sanitarie, sempre più spesso oggetto di attacchi informatici, risulta evidente la scarsa maturità dal punto di vista e dell’approccio olistico per quanto concerne le problematiche relative alla cybersecurity.

Premettendo che, com’è noto, la sicurezza totale è auspicabile ma non raggiungibile, le principali lacune che si riscontrano riguardano molteplici fattori, quali, ad esempio:

  • rilevanza del servizio erogato;
  • continuità operativa 365/365, 7/7, 24/24;
  • peculiarità dei sistemi informatici sanitari;
  • complessità dell’infrastruttura di rete;
  • elevato numero di utenze;
  • elevato turnover del personale;
  • elevato numero di asset;
  • quasi assenza della cultura cyber del personale parasanitario, sanitario, tecnico e amministrativo.

In aggiunta, la cybersecurity è considerata come un’appendice dell’IT, pertanto messa in pratica, troppo spesso, dopo le esigenze inerenti alla continuità operativa, ai requisiti tecnici ed operativi degli elettromedicali e alle necessità degli utenti.

Di conseguenza non sono rari problemi legati a svariati ambiti della cybersecurity, come misconfiguration degli apparati di sicurezza di rete, patching di sicurezza effettuato con difficoltà e non tempestivamente, gestione del networking frammentato e non strutturato, mancanza di un ISMS, giusto per citarne alcuni.

Come si può allora garantire un livello ottimale di sicurezza, dove la protezione dei dati sensibili e la continuità delle operazioni sono di vitale importanza?

Affrontare la sfida del miglioramento della postura cyber, con una approccio olistico, adattando allo specifico contesto la tradizionale strategia di Defense in Depth.

Da ospedali monolitici a ospedali interconnessi


L’OT (Operational Technology) a supporto delle strutture sanitarie, è rappresentato dalle tecnologie biomediche e dalle apparecchiature elettromedicali, le quali dipendono molto dall’IT per il loro funzionamento.

La segregazione, sia fisica sia logica, tra le reti IT aziendali e quelle di processo, ha costituito, tradizionalmente, il principale approccio per la messa in sicurezza delle stesse.

Presto però, ci si è resi conto che questa soluzione era riduttiva e limitante, in quanto non facilitava la condivisione, l’acquisizione e l’utilizzo dei dati e delle informazioni relative ad esempio ai pazienti, alle patologie, alle terapie, alla diagnostica per immagini etc., nonché il normale svolgimento di attività legate all’erogazione dei servizi sanitari.

Un altro ostacolo era costituito dalla technical security delle apparecchiature elettromedicali e dei loro sistemi, facendo si che si concretizzasse il concetto di “security through obscurity”, il quale poteva considerarsi valido fintanto che le strutture sanitarie erano monolitiche.

La security, per ovvie ragioni, raggiungeva livelli accettabili solo applicando la physical security, ovvero assicurandosi che solo il personale autorizzato ed incaricato avesse accesso al sistema e ai suoi componenti.

Lo sviluppo tecnologico in ambito sanitario e le moderne architetture dei sistemi, unite alla crescente richiesta di erogazione di maggiori servizi in tempi sempre più stretti e i budget disponibili in continua riduzione (i tagli alla Sanità non sono di certo una novità), ha inevitabilmente comportano un aumento delle integrazioni tra il mondo IT e quello OT e tra numerose strutture dislocate sul territorio nazionale e non solo.

Dunque, la segregazione delle reti, oggigiorno, non rappresenta più una valida soluzione, che sia tecnicamente ed economicamente sostenibile, per la gestione, il funzionamento e la protezione delle aziende ospedaliere.

Ancora oggi, molti ospedali fanno un massiccio uso di tecnologie legacy, che sono state progettate e costruite per durare anche più di un decennio e i progettisti e i costruttori non hanno tenuto conto di concetti quali security by design o security by default.

Molte strutture hanno cominciato e stanno continuando la migrazione verso tecnologie affini all’interconnessione, ma quest’ultima spesso non è supportata da un adeguato aggiornamento tecnologico, in quanto gli elettromedicali, seppur obsoleti dal punto di vista informatico, dal punto di vista sanitario assolvono egregiamente alle loro funzioni, e una loro sostituzione comporterebbe dei costi importanti non sostenibili.
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Questa inversione di tendenza, assolutamente necessaria, ha dei pro e dei contro: facilita l’accesso a nuove e più efficienti tecnologie, tempi di erogazione dei servizi sanitari più rapidi e una maggiore interoperabilità. Di contro, la crescente integrazione delle architetture dei sistemi informativi sanitari introduce rischi cyber che prima non esistevano, aumentando in maniera considerevole la superficie di attacco.

Di ciò ne sono consapevoli gli attaccanti, che trovano terreno fertile per lo sfruttamento di vulnerabilità note attraverso tecniche usuali per il mondo IT, e con le quali hanno indubbiamente molta dimestichezza.

Una delle principali sfide per gli addetti ai lavori è rappresentata dal fatto che le contromisure tipiche del mondo IT, largamente utilizzate e implementate, spesso non possono essere utilizzate nel mondo OT.

Tutto ciò trova conferma nel crescente numero di incidenti cyber e attacchi ad ospedali e aziende sanitarie territoriali.

Dalla teoria alla pratica: implementare la DiD


E’ dunque necessario affrontare il problema della sicurezza informatica attraverso una serie di azioni e attività di hardening, mirate.

Il tutto può essere reso possibile avendo il consenso della dirigenza la quale deve riconoscere l’importanza della cybersecurity, consapevole che è un investimento e non un costo e pretendere che vengano applicate tutte le misure di sicurezza possibili su tutti i fronti.

E’ necessario instaurare un dialogo continuo, grazie al quale ci si possa allineare sull’importanza delle tematiche di sicurezza, si possa concordare la decisione di voler intraprendere un cammino, strutturato e programmato, che possa innalzare la postura cyber e che permetta di prendere coscienza dell’impegno e della costanza che questo richiede.

L’obiettivo ultimo deve essere quello di seguire tutte le best practice del modello DiD che deve essere rivisitato, facendone l’opportuno tailoring.
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Si deve partire dalla gestione del rischio multi-tier, che prevede l’adozione di un modello basato su tre livelli:

  • Livello 1: organizzativo;
  • Livello 2: processo e mission aziendale;
  • Livello 3: sistema informativo.


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come descritto nei documenti NIST SP 800-37, Guide for Applying the Risk Management Framework to Federal Information Systems – A Security Life Cycle Approach, NIST SP 800-39, Managing Information Security Risk – Organization, Mission, and Information System View e NIST Framework for Improving Critical Infrastructure Cybersecurity.

Poi bisogna agire su diversi ambiti, quali, per esempio:

  • sicurezza fisica;
  • firewall perimetrali;
  • DMZ e VLAN;
  • MFA;
  • patch management;
  • segregazione;
  • rilevazione e prevenzione delle intrusioni;
  • data loss prevention;
  • SIEM;
  • supply chain;
  • security awareness;
  • asset assessment.


Conclusioni


Grazie alla DiD su misura, e una serie di pratiche di hardening, si può riuscire a mitigare in modo efficace un numero considerevole di minacce, garantendo la protezione delle risorse più critiche per la continuità delle operazioni.

Il percorso da intraprendere deve essere in continua evoluzione, che necessita di un impegno costante degli addetti ai lavori, per rimanere al passo con le minacce emergenti.

Procedendo in questa direzione, avendo bene a mente che si arriva in cima alla scala un gradino per volta, si può posare una solida base per ulteriori e continui miglioramenti, ricerche nel campo della cyber security e la protezione delle nostre strutture sanitarie.

L'articolo Perché la Defense in Depth è cruciale per la Cybersecurity delle Strutture Sanitarie proviene da il blog della sicurezza informatica.



Infection Monkey: il tool di Breach and Attack Simulation (BAS) Open Source


In questo articolo ci occuperemo di Infection Monkey, un tool fondamentale da conoscere. Per spiegarlo in modo semplice, in infection monkey, varie scimmiette inizieranno a rimbalzare tra un sistema all’altro sfruttando varie vulnerabilità e comunicando l

In questo articolo ci occuperemo di Infection Monkey, un tool fondamentale da conoscere.

Per spiegarlo in modo semplice, in infection monkey, varie scimmiette inizieranno a rimbalzare tra un sistema all’altro sfruttando varie vulnerabilità e comunicando le varie mosse all’island, il quartier generale delle scimmiette (la nostra dashboard di controllo).
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Prima di spiegare questo tool e capire come si differenzia dagli altri, facciamo un passo indietro: facciamo chiarezza su quelli più noti per la ricerca di vulnerabilità.

Tutti conosciamo già i sistemi di patch management che quelli di vulnerability scanner.

Le due tipologie di sistemi hanno lo stesso obiettivo ma utilizzano due approcci diversi:

I software di patch management lavorano solitamente tramite un agent e con metodo “white box” (collezionano per ogni sistema dove è installato i software installati e versioni). Questi sistemi sono in grado di capire “passivamente” quali software e sistemi operativi richiedono aggiornamenti e se sono affetti da vulnerabilità, fornendo un indice di rischio (utilizzando il CVSS) e la priorità di patching la data di pubblicazione della patch).

I sistemi di vulnerability scanner solitamente hanno un approccio differente dai precedenti. Non conoscono il sistema e lavorano con un metodo “black box”. Attraverso scansioni esterne ad IP e porte, vanno a “caccia” di vulnerabilità utilizzando tecniche di ricognizione standard utilizzate anche nel mondo offensive security, utilizzando sia appositi plugin( che sfruttano solo una prima parte dell’exploit) che i banner per capire passivamente le versioni installate. Anche questi tools infine prioritizzano le vulnerabilità dando un remediation report. Di scanner del genere ne ho parlato poco fa con quello open source di ARTEMIS in questo articolo.

redhotcyber.com/post/alla-scop…

L’insieme dei 2 approcci danno un quadro molto preciso delle vulnerabilità presenti e le mitigazioni da applicare.

Ma la storia non finisce qui. Ne esiste un altro molto interessate per misurare non solo il livello di aggiornamento e policy applicate, ma anche la solidità di un’infrastruttura informatica di fronte ad una minaccia per avere un riscontro oggettivo anche dai sistemi di difesa e monitoraggio: sono i software di breach and attack simulation.

Software di breach and attack simulation


Questi sistemi simulano un vero attacco tramite un malware distribuito nella rete o in un dispositivo.

Questo malware poi va a coprire tutto il ciclo di un attacco, dalla ricognizione, all’exploit dei sistemi, alla post exploiting come la collezione di hash e credenziali e privilege escalation,al movimento laterale, pivoting e per finire alla comunicazione con un C2 (Command e Control).

Sto parlando della metodologia della cyber kill chain, più precisamente della unified cyber kill chain che unisce gli step illustrati da Lockheed Martin con le tecniche, tattiche e procedure del MITRE.
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Il tool poi fornirà un report su cosa è riuscito a compromettere ed uno di mitigazione.

Questi tool possono testare attivamente i sistemi di difesa nell’infrastruttura, policy applicate fino addirittura i propri sistemi di endpoint security, edr ed xdr. I SOC potranno analizzare i dati che verranno inviati e filtrati dai SIEM.

Questo tool non è nuovo e ne esistono molti commerciali, ma io come da tradizione mi occuperò di un tool open source e gratuito distribuito da Akamai.

La configurazione


Per prima cosa scegliamo l’ambiente dove installarlo, possiamo scegliere varie tipologie di installazione, in questo caso utilizziamo quella per linux.

sourceforge.net/projects/infec…

Abbiamo preparato una macchina con ubuntu 22, per comodità in modalità desktop per utilizzare la console direttamente all’interno.

Quindi scarichiamo l’eseguibile con WGET:

wget master.dl.sourceforge.net/proj…

Ora occorre solo avviarlo, però prima impostiamo i permessi di esecuzione:

chmod +x InfectionMonkey-v2.3.0.AppImage

Potrebbe ritornarci un errore di un componente mancante, quindi installiamolo.
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sudo apt install libfuse2

A questo punto avviamo appimage come qui sotto

./InfectionMonkey-v2.3.0.AppImage

App farà una serie di operazioni indicando dove dobbiamo collegarci, molto importante non chiudere il terminale altrimenti il server verrà terminato:
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Ora colleghiamoci al IP e porta indicato e creiamo un utente.
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A questo punto rientrando saremo sulla dashboard generale:

Qui potremmo:

  • Lanciare l’attacco, con questa funzione distribuiremo la prima “scimmia” che comincerà a saltare e a replicarsi sui vari sistemi
  • Vedere la mappa dell’attacco una volta lanciato, vedremo quali sistemi abbiamo scansionato, quelli compromessi e quelli controllati dal C2.
  • Vedere i report dell’attacco, mitigazione e il report della simulazione di cifratura (si, questo tool emulerà anche un ransomware, lo vedremo dopo…)
  • Configurare agent, ci sono una serie di parametri che vedremo dopo da impostare.
  • Leggere la documentazione


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Per prima cosa però scarichiamo i plugin che verranno integrati negli agent.

Accedendo al menu plugin vediamo, appunto, che ci proporrà una serie di plugin, possiamo vedere che possiamo scaricare uno o più di essi che poi saranno inseriti nel finto malware.
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Quasi tutti sono Safe, 2 degli altri sono usafe vuol dire che potrebbero compromettere irrimediabilmente
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Quindi è molto importante sapere le conseguenze che può scatenare l’agente se eseguito in ambienti di produzione.

Scarichiamo i plugins sicuri, ma visto che nel nostro ambiente di test vogliamo fare il massimo dei danni, includiamo anche l’exploit Zerologon.
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Ora ci spostiamo sulla configurazione

Propagation


Nella sezione propagazione ci sono tutte le configurazioni, payloads da usare, reti consentite ecc.

Ora selezioniamo tutti gli Exploiters:
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Nella sezione analisi di rete inseriamo tutte le subnet in cui è “autorizzato” ad accedere:
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Possiamo configurare anche altre opzioni perchè l’agent capisca che il sistema è acceso e vada a recuperare alcuni banner.
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Nella parte credenziali possiamo, appunto inserire delle credenziali che potrà usare.

Dai test che ho fatto sembrerebbe che non utilizzi nessuna sorta di dizionario durante la fase di ricognizione.

Quello che manca è la possibilità di poter caricare un file, in quanto è concesso inserirne solo una alla volta.
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Payloads


Oltre ai moduli di ricognizione ed exploit e collegamento con il C2, possiede un modulo per emulare un ransomware e la cifratura dei dati.

E’ necessario però indicare quale sarà la directory come nell’esempio, poi creare dei documenti di esempio (txt) in tutti i sistemi.
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Credential Collector

Questa parte riguarda il recupero delle credenziali salvate da Chrome, token NTLM e credenziali SSH.
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Masquerade


In questo punto possiamo fare in modo di impostare una firma specifica, i sistemi di rilevamento troveranno una specifica minaccia già rilevata.
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Polimorfismo

Questa configurazione emulerà il polimorfismo per far in modo che tutti gli agent che si replicheranno verranno creati con firme diverse, quindi riconosciuti diversamente dai sistemi di rilevamento firme.
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Avanzate
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Ora è tutto pronto per salvare la configurazione, il software ci avvertirà solo che abbiamo selezionato una configurazione che potrà “rompere” i sistemi.
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Distribuiamo il malware


Nel nostro laboratorio preparato sarà composto da:

  • Windows 10 – client.offsec.local
  • Windows Server 2016 – DC01.offsec.local
  • Windows XP – admin-3add64b46.offsec.local
  • Windows 2008 SP1 – srv2008.offsec.local
  • Ubuntu 14.06
  • Ubuntu 16.04
  • Windows 7 – WORKGROUP

Ora passiamo alla fase di distribuzione accedendo a Run Monkey
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Con l’opzione “From Island”, le nostre scimmie proveranno a muoversi nei sistemi direttamente dalla piattaforma. Questo approccio simula un dispositivo infetto che si collega alla rete aziendale.

In modalità manuale ci viene fornito un comando per lanciare attacco da un punto ben definito. Questo altro approccio invece potrebbe corrispondere ad uno script avviato aprendo un allegato da una mail di phishing oppure da un eseguibile camuffato o inserendo una chiave USB compromessa.

Avevamo già fatto già degli esempi su come camuffare e distribuire del contenuto malevolo in file word oppure eseguibili autentici “modificati”.

redhotcyber.com/post/sotto-att…

redhotcyber.com/post/sotto-att…

redhotcyber.com/post/attacchi-…

Ora la pagina ci chiede il sistema di partenza. Inizieremo da un client con diritti limitati (User) in un dominio Microsoft.

Una caratteristica di questo tool è che è compatibile solo con sistemi a x64 bit. Come vedremo dopo i sistemi a 32bit verranno segnati “exploitati”, ma l’agente non verrà avviato all’interno.
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Ora è tutto pronto, abbiamo acceso una serie di macchine per studiare la compromissione. Alcune non sono aggiornate mentre altre utilizzano password di default.

Abbiamo anche creato in alcune macchine la cartella infection-monkey, così da verificare che l’agent una volta compromessa la macchina, esegua la cifratura dei dati.

Ci colleghiamo alla macchina, un W10 pro (CLIENT.offsec.local) non molto aggiornato: possiamo vedere che l’utente ha i privilegi minimi e niente altro.
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Quindi avviamo lo script tramite IDE di powershell:
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Vediamo subito che il C2 ha subito avviato e comunicato con la vittima, se notate ha un simbolo di una chiave, vuol dire che sta ancora completando la fase di ricognizione ed exploit.

Da notare le frecce e la direzione:

  • Arancioni: indicano un’attività di scansione e la direzione
  • Rosse: exploit e la direzione
  • Blu: indica che è stato stabilito un tunnel, di solito da un agent una rete non visibile dal C2 (pivoting)
  • Grigia: questi sono i collegamenti effettuati con successo al C2 da parte degli agent

Possiamo vedere anche che in ogni agent ci sarà il flag verde quando il C2 sta comunicando attivamente con l’agent stesso in esecuzione.

E’ possibile che la macchina sia “attaccata” da più agent compromessi successivamente.
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Man mano che aspettiamo vediamo l’evoluzione dell’attacco…
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E per completare vediamo tutta la propagazione. Selezionando su ciascun agent a sinistra vediamo la timeline dell’exploit.
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Possiamo vedere che dal CLIENT del sistema di partenza infettato, il malware si è spostato in 4 sistemi: tutte le macchine in dominio e linux con password debole di cui una era un un’altra rete non accessibile inizialmente alla minaccia (freccia blu).

Degli altri 2 uno è totalmente fuori dominio e completamente aggiornato ed infatti non è stato compromesso (ragione per cui utilizzare sistemi sganciati dal dominio è una buona best practice per evitare i movimenti laterali). l’ultimo con le frecce rosse da 2 sistemi, è stato compromesso ma essendo a 32 bit non è stato avviato l’agent per comunicare con il C2 (questo è solo un limite tecnico del tool).

Selezionando Monkey Events vediamo tutte le attività fatte da un agente verso una vittima, se l’attività è andata a buon fine e la tipologia di attività.

Nella tipologia è fornito anche il codice del MITRE per identificare esattamente la tecnica e tattica usata.
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Ora, quando si visualizzano tutte le spunte a destra, l’attacco è concluso. Non ci resta che analizzare i risultati.

Risultati


La pagina dei risultati ci fornisce 2 macro tipologie di risultati, quella legata alla sicurezza e quella legata all’attività di ransom.

Security report

In questo report iniziamo a vedere quale agente è stato manualmente installato, nel nostro caso 1, ma potrebbero essere stati di più se avessimo usato la propagazione dalla C2.

Inoltre troviamo gli utenti ed hash utili per eseguire attività di brute forcing
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Proseguiamo con i suggerimenti dati per le macchine compromesse:
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Per esempio buona idea è quella di alzare la complessità password, distribuire gli aggiornamenti, eseguire delle policy lato comunicazione nelle micro segmentazione di rete, ma ce ne sono molte altre selezionando i dettagli per ciascuna macchina.

Infine il report sulle porte aperte individuate, le macchine compromesse (e da chi) e le credenziali rubate (viene usato mimikatz).
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Ultimo report, ma non meno importante, è quello legato all’attività di ransomware.

Qui abbiamo ancora indicazione da dove è partita la minaccia, il movimento laterale verso altri dispositivi:
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E tutta la lista dei file cifrati:
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Andando a verificare sugli endpoint verifichiamo effettivamente che sono stati compromessi:
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Troviamo anche un simpatico README con la spiegazione, che ovviamente già sappiamo.
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Analizziamo l’attacco con Wazuh


Se i dispositivi inviano gli eventi ad un sistema di audit o un SIEM come descritto precedentemente possiamo rilevare velocemente gli eventi di questo attacco.

Nel nostro caso abbiamo installato al volo Wazuh, un XDR dai superpoteri e oltretutto open source, e distribuito il suo agent su alcuni client prima di lanciare l’attacco per raccogliere gli eventi.

Questo strumento oltre a raccogliere dati da più fonti (es. agent, api, syslog, json file) e dispone già di default di molti decoder ed regole per adattarsi alle varie sorgenti dati, può anche costruire dashboard personalizzate con una moltitudine di widget in base a specifici eventi ed infine è anche un XDR. E’ possibile configurare e personalizzare una risposta (come isolamento tramite regole firewall o custom script) in base a specifici eventi.

Possiede anche un modulo di vulnerability detection, file integrity monitor, malware detection e altre funzionalità visibili qui sotto…
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Oltretutto dispone di un agent già of the box per la maggior parte dei sistemi operativi. Una volta installato, Wazuh è già autonomo e raccoglie e cataloga i dati dai client utilizzando anche la matrice MITRE ATT&CK.

Qui per maggiori info:

wazuh.com/

github.com/wazuh/wazuh

Non mi dilungo molto, in quanto non è il tema di questo articolo, ma vediamo i risultati dopo aver lanciato l’attacco.
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Infatti appena è stato lanciato l’attacco, tramite il modulo Threat Hunting ha iniziato a riportarci delle anomalie, riportando 207 possibili autenticazioni fallite e a categorizzare a destra i vari eventi in base al MITRE ATT&CKS.
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Tra gli eventi possiamo riconoscere dei log riconducibili all’attività di Infection Monkey, come connessioni RDP, login falliti (brute forcing), autenticazione tramite pass-the-hash e creazione e modifica di account.
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Conclusione


In questo articolo ho parlato di un’altra tipologia di tool per testare la sicurezza informatica nelle infrastrutture, utilizzando un approccio diverso dalla classica scansione di vulnerabilità o analisi di patch mancanti sui sistemi.

Ma soprattutto di un software open source gratuito.

Come sempre consiglio di prestare attenzione all’utilizzo di questi software e di avere le solite accortezze in quanto potrebbe causare danni.

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EU Competition Commissioner says Apple’s decision to pull AI from EU shows anticompetitive behavior


Apple's decision not to launch its own artificial intelligence (AI) features in the EU is a "stunning declaration" of its anticompetitive behavior, EU Commission Vice-President Margrethe Vestager said on Thursday (27 June).


euractiv.com/section/digital/n…



L’Europa è impreparata ad affrontare i costi della crisi climatica


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @Valori.it
Incendi, terremoti e alluvioni potrebbero far crollare il PIL del Vecchio Continente. Anche l'Italia deve intervenire subito
L'articolo L’Europa è impreparata ad affrontare i costi della crisi climatica proviene da Valori.

valori.it/costi-crisi-climatic…



Rock Out Without Getting Knocked Out


It’s a constant battle for musicians — how to practice your instrument without bothering those around you? Many of us live in apartments or shared accommodation, and having to wait …read more https://hackaday.com/2024/06/27/rock-out-without-getting-knock

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It’s a constant battle for musicians — how to practice your instrument without bothering those around you? Many of us live in apartments or shared accommodation, and having to wait until the apartment is empty or only being able to practice at certain times of day can be restrictive, especially if you need to practice for an upcoming gig or if the creative juices start flowing and it’s 3 AM! [Gavin] was having this issue and started developing Porter, a guitar/bass practice device which works with all effects pedals and is portable and rechargeable. So you can grind away your epic heavy metal solo no matter the time of day!

While there have been similar solutions, many musicians weren’t satisfied with the sound and often couldn’t support inputs from distortion pedals. They usually chewed through batteries and were just not a great solution to the problem. [Gavin] has spent the last two years fine-tuning the design. It’s a fully analog design, with built-in rechargeable batteries to boot. So it not only sounds great, but it can last as long as your practice session does with a 15-hour runtime when fully charged!

Initially, the project began as a headphone amplifier but morphed into a design specifically for guitar and bass, with preamp and power amp stages and adjustable input impedance – 500kΩ for guitars and 1MΩ for bass. The latest revision also changed to a different power amp that further reduced THD and led to an even better sound. The schematics are up on the Hackaday.io project page, but [Gavin] is also hoping to do a crowdfunding campaign to get these devices out into the hands of guitarists everywhere!



Gli hacker criminali di RansomHub rivendica un attacco informatico alla Coca Cola


Nella giornata di oggi, la banda di criminali informatici di RansomHub rivendica all’interno del proprio Data Leak Site (DLS) un attacco informatico alla Coca Cola. Ancora non sappiamo se tale attacco informatico abbia realmente colpito le infrastrutture

Nella giornata di oggi, la banda di criminali informatici di RansomHub rivendica all’interno del proprio Data Leak Site (DLS) un attacco informatico alla Coca Cola.

Ancora non sappiamo se tale attacco informatico abbia realmente colpito le infrastrutture IT della Coca Cola, dato che non è ancora presente all’interno del loro sito istituzionale nessun comunicato stampa relativamente all’accaduto.
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Nel post pubblicato nelle underground dai criminali informatici di RansomHub, viene riportato che la gang è in possesso di 800GB di dati, esfiltrati dalle infrastrutture IT dell’azienda. Minacciano la pubblicazione tra 7 giorni.

Sul sito della gang è attivo anche un countdown che mostra che tra 7gg e 16 ore, quando ci sarà un aggiornamento del post. Questo modo di agire – come sanno i lettori di RHC – generalmente avviene quando ancora non è stato definito un accordo per il pagamento del riscatto richiesto da parte dei criminali informatici. In questo modo, i criminali minacciando la pubblicazione dei dati in loro possesso, aumenta la pressione verso l’organizzazione violata, sperando che il pagamento avvenga più velocemente.

Come spesso riportiamo, l’accesso alle Darknet è praticabile da qualsiasi persona che sappia utilizzare normalmente un PC. Questo è importante sottolinearlo in quanto molti sostengono il contrario, spesso nei comunicati dopo la pubblicazione dei dati delle cybergang ransomware e tali informazioni sono pubblicamente consultabili come fonti aperte.

Come nostra consuetudine, lasciamo sempre spazio ad una dichiarazione da parte dell’azienda qualora voglia darci degli aggiornamenti sulla vicenda. Saremo lieti di pubblicare tali informazioni con uno specifico articolo dando risalto alla questione.

RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono utilizzare la mail crittografata del whistleblower.

Cos’è il ransomware as a service (RaaS)


Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.

Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:


Come proteggersi dal ransomware


Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.

Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:

  • Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
  • Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
  • Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
  • Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
  • Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
  • Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronica. Se un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
  • Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
  • Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
  • Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
  • Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.

Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.

La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.

Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.

L'articolo Gli hacker criminali di RansomHub rivendica un attacco informatico alla Coca Cola proviene da il blog della sicurezza informatica.



PORTATEVI LA COLAZIONE AL SACCO
Se qualcuno di voi ha intenzione di percorrere la rete autostradale italiana ci sentiamo di dare un solo consiglio: portatevi il cibo da casa!!!
E non è un consiglio dettato soltanto dagli aspetti qualitativi dei prodotti venduti negli Autogrill (e affini), ma riguarda anche il nostro portafogli: 8 euro per un panino e/o 7 per una michetta con il salame sono oggettivamente un'esagerazione.
La catena Autogrill è sotto il controllo della famiglia Benetton.
"La pausa pranzo in un’area di servizio della rete autostradale nazionale può rivelarsi piuttosto salata. Con prezzi che arrivano anche a 8 euro, i panini risultano più cari del 70% rispetto a quelli venduti nei normali bar. Non va meglio per cappuccino (+12%) e Brioche (+26%). La gamma di formati differenti presenti nei punti vendita, inoltre, fa sì che i prezzi al chilo o al litro dei prodotti risultino esorbitanti: per i gelati si arriva a 50 euro al chilo, aranciata e cocacola a 8 euro al litro. A confermarlo è l’ultima rilevazione Altroconsumo in 22 aree di servizio tra Milano, Napoli, Roma e Venezia."



Siamo a posto, una più pazza di Borrel 🤬🤬🤦🏼‍♂️🤦🏼‍♂️😱😱
lantidiplomatico.it/dettnews-c…


Ambasciatore russo Paramonov: "La Russia lavora ad un sistema di sicurezza euroasiatica aperto a tutti i paesi interessati" - IN PRIMO PIANO - L'Antidiplomatico
lantidiplomatico.it/dettnews-a…


Leggete attentamente le parole che ha pronunciato quell'imbecille di Zelensky:

"L'Ucraina non vuole prolungare la guerra. Non vogliamo che duri per anni. Abbiamo molti feriti e uccisi sul campo di battaglia. Dobbiamo mettere sul tavolo un piano di soluzione entro pochi mesi".

Sostanzialmente quello che è sempre servito sin dal primo momento, mettersi al tavolo e trovare una soluzione. Invece questo clown è quello che ha firmato un decreto dove vieta di negoziare con Putin e ci insultava quando chiedevamo a gran voce diplomazia semplicemente perché non avrebbe avuto una sola possibilità di spuntarla contro la Russia. Ha girato parlamenti, salotti tv, rassegne cinematografiche festival di Sanremo compresi per portare il verbo della guerra. Le uniche cose che ha saputo dire fino a ora sono: armi, miliardi e sanzioni.

Questo fantoccio è lo stesso che foraggiato dai criminali leader occidentali ci diceva che la guerra l'avrebbe vinta e non serviva negoziare. È lo stesso che dopo aver accettato gli accordi di Istanbul li fece saltare su ordine di Biden e Johnson. È lo stesso che si sta prestando ad attacchi terroristici imposti dagli Stati Uniti d'America (su tutti Daria Dugina, il Nord Stream, i bombardamenti a Belgorod e quelli in Crimea). È lo stesso che ha svenduto un paese, portandolo alla bancarotta e mandando al massacro sicuro migliaia di suoi cittadini per gli interessi statunitensi. È lo stesso che oggi dice di avere feriti e cadaveri sul campo di battaglia e di essere arrivato al capolinea. Ma veramente?!

Adesso si sveglia tutto sudato e vuole una soluzione entro pochi mesi perché non ha più carne da cannone. Perché se solo avesse qualche altro centinaio di migliaia di persone da mandare al fronte magari ci verrebbe a raccontare di un'altra miracolosa offensiva. Un fantoccio e imbecille che mentre dice di voler difendere l'Ucraina ha dato semaforo verde per usarla come testa di ariete per far avanzare gli interessi della Nato ai confini della Russia.

E magari pretende pure di dettare le condizioni dopo aver causato tutto questo e aver perso guerra, persone, paese e dignità. Se solo avesse studiato un po' di storia sia della Russia sia degli Usa avrebbe capito tutto e molto probabilmente avrebbe salvato la dignità e anche il suo paese. Invece ha deciso di fare il servo degli Usa e scagliarsi contro la Russia. Due errori che non farebbe nemmeno un criceto ubriaco!

T.me/GiuseppeSalamone



L'UE sta diventando il BUCO NERO dell'economia mondiale - Valerio Malvezzi
youtube.com/watch?v=W5wBqiSFfK…


8-Bits and 1,120 Triodes


While it’s currently the start of summer in the Northern Hemisphere, it will inevitably get cold again. If you’re looking for a unique way of heating your workshop this year, …read more https://hackaday.com/2024/06/27/8-bits-and-1120-triodes/

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While it’s currently the start of summer in the Northern Hemisphere, it will inevitably get cold again. If you’re looking for a unique way of heating your workshop this year, you could do worse than build an 8-bit computer with a bunch of 6N3P vacuum tubes. While there are some technical details, you might find it a challenging build. But it is still an impressive sight, and it took 18 months to build a prototype and the final version. You can find the technical details if you want to try your hand. Oh, did we mention it takes about 200 amps? One of the prototype computers plays Pong on a decidedly low-tech display, which you can see below.

The architecture has 8 data bits and 12 address bits. It only provides six instructions, but that keeps the tube count manageable. Each tube has two triodes in one envelope and form a NOR gate which is sufficient to build everything else you need. In addition to tubes, there are reed relays and some NVRAM, a modern conceit.

Operating instructions are to turn it on and wait for the 560 tubes to warm up. Then, to quote the designer, “… I check the fire extinguisher is full, and run the code.” We wonder if one of the six instructions is halt and catch fire. Another quote from the builder is: “It has been a ridiculous amount of soldering and a fantastic amount of fun.” We can imagine.

If the computer seems familiar, we covered the first and second prototypes named ENA and Fred. We’ve also seen tube-base single-board computers.

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di Chiara Cruciati - Medio Oriente Mehmet Rüstü Tiryaki, co-vicepresidente del partito Dem a pochi mesi dal voto amministrativo in Turchia: 'La protesta di


Activated Alumina for Desiccating Your Filament


A man in a red plaid shirt draped over an olive t-shirt holds sandpaper in one hand an an aluminum tube filled with white beads in the other over a wooden table. When you first unwrap a shiny new roll of filament for your FDM printer, it typically has a b

A man in a red plaid shirt draped over an olive t-shirt holds sandpaper in one hand an an aluminum tube filled with white beads in the other over a wooden table.

When you first unwrap a shiny new roll of filament for your FDM printer, it typically has a bag of silica gel inside. While great for keeping costs low on the manufacturing side, is silica gel the best solution to keep your filament dry at home?

Frustrated with the consumable nature and fussy handling of silica gel beads, [Build It Make It] sought a more permanent way to keep his filament dry. Already familiar with activated alumina beads, he crafted a desiccant cylinder that can be popped into the oven all at once instead of all that tedious mucking about with emptying and refilling plastic capsules.

A length of aluminum intake pipe, some high temperature epoxy, and aluminum mesh are all combined to make a simple, sealed cylinder. During the process, he found that using a syringe filled with the epoxy led to a much more precise application to the aluminum cylinder, so he recommends starting out that way if you make these for yourself.

We suspect something with a less permanent attachment at one end would let you periodically swap out the beads if you wanted to try this hack with the silica beads you already had. Perhaps some kind of threaded pipe fitting? If you want a more active dryer, try making one with a Peltier. If you want to know just how dry your filament is getting, you could also put in a sensor. You might also wonder, do you really need to dry filament at all?

youtube.com/embed/wkQpXBGxQdE?…



Macron nominates Breton for Commission, media reports


France's President Emmanuel Macron will try to nominate Thierry Breton for the European Commission, angling for an expanded portfolio around economic security and defence, Le Monde reported on Thursday (27 June).


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Test di Turing Inverso. Le IA riconoscono un umano in mezzo a 6 entità


Cinque modelli di intelligenza artificiale, ciascuno raffigurante uno dei personaggi storici – Aristotele, Mozart, Leonardo da Vinci, Cleopatra e Gengis Khan – si sono ritrovati nello scompartimento di un treno in movimento. Tuttavia, tra loro si nasconde

Cinque modelli di intelligenza artificiale, ciascuno raffigurante uno dei personaggi storici – Aristotele, Mozart, Leonardo da Vinci, Cleopatra e Gengis Khan – si sono ritrovati nello scompartimento di un treno in movimento. Tuttavia, tra loro si nascondeva una persona e il loro compito era quello di identificare l’impostore.

Questo scenario è stato la base per un video virale in cui i programmi di intelligenza artificiale gareggiavano contro un essere umano in un “test di Turing inverso”. L’intelligenza artificiale ha vinto facilmente, ma cosa dice questo sulle capacità delle macchine e dell’intelligenza umana?

Introdotto nel 1950 dallo scienziato Alan Turing come “gioco di imitazione”, il test di Turing valuta la capacità di una macchina di esibire un comportamento indistinguibile da quello di un essere umano. Sebbene nessun modello di intelligenza artificiale abbia ufficialmente superato questo test, gli scienziati hanno recentemente affermato che GPT-4 lo ha superato in uno studio preliminare.

Nel test di Turing “inverso”, ciascun chatbot seguiva un ordine specifico. Aristotele è stato interpretato da GPT-4 Turbo, Mozart da Claude-3 Opus, Leonardo da Vinci da Llama 3, Cleopatra da Gemini Pro. Genghis Khan era un uomo: Tor Knabe, uno sviluppatore di giochi di realtà virtuale che ha ideato questo test.

Le risposte dell’intelligenza artificiale erano lunghe e ponderate. Riflessioni su arte, scienza e governo che sarebbero difficili da immaginare come un discorso umano spontaneo.

Ciò che dovrebbe fare un leader è schiacciare i suoi nemici, vederli correre davanti a lui e ascoltare le grida delle loro donne”, ha risposto l’uomo quando gli è stato chiesto quale fosse la vera misura della forza di un leader. È stata sufficiente la citazione di Conan il Barbaro e le macchine hanno deciso all’unanimità che questa risposta “manca della sfumatura e del pensiero strategico” inerenti a un’intelligenza artificiale modellata sulle conquiste di Gengis Khan.

Knabe ha annotato l’inizio e la fine del dialogo e ha anche fornito all’IA una trascrizione completa della conversazione fino a quel momento. L’intero processo di registrazione è avvenuto senza editing. In un commento su YouTube, Knabe ha spiegato che ogni intelligenza artificiale ha ricevuto una descrizione della situazione, una cronologia completa della conversazione e istruzioni per ulteriori azioni. Gli input audio umani sono stati convertiti in testo, poiché nessun modello di intelligenza artificiale è ancora in grado di elaborare direttamente la voce.

A prima vista potrebbe sembrare che la persona nel video sia stata sconfitta dall’intelligenza artificiale. Tuttavia, gli esperti si chiedono se questo possa essere considerato un vero test.

Andreas Sandberg, ricercatore senior presso il Future of Humanity Institute dell’Università di Oxford, ha osservato che l’output del video potrebbe essere manipolato per aumentare il valore dell’intrattenimento e il test stesso non è chiaro a causa di molte variabili e della necessità di interpretazione.

Il test di Turing, come notano gli esperti, non è sempre una misura accurata dell’intelligenza. È stato proposto come un esperimento mentale, non come una misura assoluta dell’intelligenza della macchina.

Il dottor Huma Shah, professore associato all’Università di Coventry specializzato nella ricerca sull’intelligenza artificiale e sul test di Turing, sottolinea la mancanza di una definizione universale di intelligenza. A suo avviso il test di Turing, pur valutando la capacità di dialogo, non copre l’intera versatilità della competenza linguistica.

I risultati del test di Turing “inverso”, secondo Shah, non dimostrano tanto le capacità dell’intelligenza artificiale quanto evidenziano la difficoltà di valutare l’intelligenza in generale, sia essa umana o artificiale. Questa osservazione mette in discussione i metodi esistenti per misurare e confrontare diverse forme di intelligenza.

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Portable, Full-Size Arcade Cabinets


Believe it or not, there was a time when the only way for many of us to play video games was to grab a roll of quarters and head to …read more https://hackaday.com/2024/06/27/portable-full-size-arcade-cabinets/

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Believe it or not, there was a time when the only way for many of us to play video games was to grab a roll of quarters and head to the mall. Even though there’s a working computer or video game console in essentially every house now doesn’t mean we don’t look back with a certain nostalgia on those times, though. Some have turned to restoring vintage arcade cabinets and others build their own. This hackerspace got a unique request for a full-sized arcade cabinet that was also easily portable as well.

The original request was for a portable arcade cabinet, and the original designs were for a laptop-like tabletop arcade. But further back-and-forth made it clear they wanted full-size cabinets that just happened to also be portable. So with that criteria in mind the group started building the units. The updated design is modular, allowing the controls, monitor, and Raspberry Pi running the machines to be in self-contained units, with the cabinets in two parts that can quickly be assembled on-site. The base is separate and optional, with the top section capable of being assembled on the base or on something like a tabletop or bar, and the electronics section quickly drops in.

While the idea of a Pi-powered arcade cabinet is certainly nothing new, the quick build, prototyping, design, and final product that’s mobile and quickly assembled are all worth checking out. There is even more information on the build at the project’s GitHub page including Fusion 360 models. If you need your cabinets to be even more portable, this tabletop MAME cabinet is a great place to start.



A Previously Unknown Supplier For A Classic Chip


It’s common enough for integrated circuits to be available from a range of different suppliers, either as licensed clones, or as reverse-engineered proprietary silicon. In the case of a generic …read more https://hackaday.com/2024/06/27/a-previously-unkn

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It’s common enough for integrated circuits to be available from a range of different suppliers, either as licensed clones, or as reverse-engineered proprietary silicon. In the case of a generic circuit such as a cheap op-amp it matters little whose logo adorns the plastic, but when the part in question is an application processor it assumes much more importance. In the era of the 486 and Pentium there were a host of well-known manufacturers producing those chips, so it’s a surprise decades later to find that there was another, previously unknown. That’s just what [Doc TB] has done though, finding a 486 microprocessor from Shenzhen State Micro. That’s not a brand we ever saw in our desktop computers back in the 1990s.

Analysis of a couple of these chips, a DX33 and a DX2-66, shows them to have very similar micro-architecture but surprisingly a lower power consumption suggesting a smaller fabrication process. There’s the fascinating possibility that these might have been manufactured to serve an ongoing demand for 486 processors in some as-yet-unknown Chinese industrial application, but before any retrocomputer enthusiasts get their hopes up, the chips can’t be found anywhere from Shenzhen State Micro’s successor company. So for now they’re a fascinating oddity for CPU collectors, but who knows, perhaps more information on these unusual chips will surface.

Meanwhile we’ve looked at the 486’s legacy in detail before, even finding there could still just be 486-compatible SoCs out there.



Essere liberali fino in fondo

[quote]Il giorno dopo, poco o nulla si è mosso. Ieri, Marina Berlusconi ha dato un’intervista tutta politica al Corriere della Sera. Ha criticato il masochismo della cancel culture, ha biasimato la crescita dei partiti di estrema destra in Europa, ha una invocato “un’Europa più forte e più coesa” nell’interesse dell’Italia ed ha soprattutto spronato il […]
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Powering Airplanes With Microwaves: an Aviation Physics Challenge Amidst Many


Falling firmly under the fascinating science category of ‘What if…?’ comes the idea of powering airplanes with beamed microwaves. Although the idea isn’t crazy by itself, since we can even …read more https://hackaday.com/2024/06/27/powering-airplane-with

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Falling firmly under the fascinating science category of ‘What if…?’ comes the idea of powering airplanes with beamed microwaves. Although the idea isn’t crazy by itself, since we can even keep airplanes flying using just solar power (though with no real useful payload), running through the numbers as [Ian McKay] does in a recent article in IEEE Spectrum makes it clear that there are still some major hurdles if we want to make such a technology reality. Yet is beamed microwave power that much more far out than other alternative ways to power aviation?

Most of the issues are rather hard limits with the assumed technology (phased microwave arrays), with the need for 170 meter diameter ground transmitters every 100 km along the route (including floating transmitters on the oceans with massive power cables, apparently). Due to the limited surface area on something like a Boeing 737-800 you’d need to cram the full take-off power needs (~30 MW) on its ~1,000 m2 surface area available for receiver elements, or 150 Watt per rectifying antenna (rectenna) element assuming a wavelength of 5 cm.

The good news is that the passengers inside would probably survive if the microwave-like shielding keeps up, and birds passing through the beams are likely to survive if they’re fast enough. It’d ruin a whole part of the local radio spectrum from leaked microwaves, of course. Unfortunately beaming MW levels of microwaves across 100 km is still beyond our capabilities.

After this fun science session, [Ian] then looks at alternatives like batteries and hydrogen, neither of which come even close to the energy density (or relative safety) of commercial aviation fuels. Perhaps synthetic aviation fuel might be the ticket, but at this point beamed microwave power is as likely to replace aviation fuel as batteries or hydrogen, though more likely than countries like the United States building out a fast & cheap high-speed rail network.




The SS United States: The Most Important Ocean Liner We May Soon Lose Forever


Although it’s often said that the era of ocean liners came to an end by the 1950s with the rise of commercial aviation, reality isn’t quite that clear-cut. Coming out …read more https://hackaday.com/2024/06/27/the-ss-united-states-the-most-important-ocea

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Although it’s often said that the era of ocean liners came to an end by the 1950s with the rise of commercial aviation, reality isn’t quite that clear-cut. Coming out of the troubled 1940s arose a new kind of ocean liner, one using cutting-edge materials and propulsion, with hybrid civil and military use as the default, leading to a range of fascinating design decisions. This was the context in which the SS United States was born, with the beating heart of the US’ fastest battle ships, with light-weight aluminium structures and survivability built into every single aspect of its design.

Outpacing the super-fast Iowa-class battleships with whom it shares a lot of DNA due to its lack of heavy armor and triple 16″ turrets, it easily became the fastest ocean liner, setting speed records that took decades to be beaten by other ocean-going vessels, though no ocean liner ever truly did beat it on speed or comfort. Tricked out in the most tasteful non-flammable 1950s art and decorations imaginable, it would still be the fastest and most comfortable way to cross the Atlantic today. Unfortunately ocean liners are no longer considered a way to travel in this era of commercial aviation, leading to the SS United States and kin finding themselves either scrapped, or stuck in limbo.

In the case of the SS United States, so far it has managed to escape the cutting torch, but while in limbo many of its fittings were sold off at auction, and the conservation group which is in possession of the ship is desperately looking for a way to fund the restoration. Most recently, the owner of the pier where the ship is moored in Camden, New Jersey got the ship’s eviction approved by a judge, leading to very tough choices to be made by September.

A Unique Design

WW II-era United States Maritime Commission (MARCOM) poster.WW II-era United States Maritime Commission (MARCOM) poster.
The designer of the SS United States is William Francis Gibbs, who despite being a self-taught engineer managed to translate his life-long passion for shipbuilding into a range of very notable ships. Many of these were designed at the behest of the United States Maritime Commission (MARCOM), which was created by the Merchant Marine Act of 1936, until it was abolished in 1950. MARCOM’s task was to create a merchant shipbuilding program for hundreds of modern cargo ships that would replace the World War I vintage vessels which formed the bulk of the US Merchant Marine. As a hybrid civil and federal organization, the merchant marine is intended to provide the logistical backbone for the US Navy in case of war and large-scale conflict.

The first major vessel to be commissioned for MARCOM was the SS America, which was an ocean liner commissioned in 1939 and whose career only ended in 1994 when it (then named the American Star) wrecked at the Canary Islands. This came after it had been sold in 1992 to be turned into a five-star hotel in Thailand. Drydocking in 1993 had revealed that despite the advanced age of the vessel, it was still in remarkably good condition.

Interestingly, the last merchant marine vessel to be commissioned by MARCOM was the SS United States, which would be a hybrid civilian passenger liner and military troop transport. Its sibling, the SS America, was in Navy service from 1941 to 1946 when it was renamed the USS West Point (AP-23) and carried over 350,000 troops during the war period, more than any other Navy troopship. Its big sister would thus be required to do all that and much more.

Need For Speed

SS United States colorized promotional B&W photograph. The ship's name and an American flag have been painted in position here as both were missing when this photo was taken during 1952 sea trials.SS United States colorized promotional B&W photograph. The ship’s name and an American flag have been painted in position here as both were missing when this photo was taken during 1952 sea trials.
William Francis Gibbs’ naval architecture firm – called Gibbs & Cox by 1950 after Daniel H. Cox joined – was tasked to design the SS United States, which was intended to be a display of the best the United States of America had to offer. It would be the largest, fastest ocean liner and thus also the largest and fastest troop and supply carrier for the US Navy.

Courtesy of the major metallurgical advances during WW II, and with the full backing of the US Navy, the design featured a military-style propulsion plant and a heavily compartmentalized design following that of e.g. the Iowa-class battleships. This meant two separate engine rooms and similar levels of redundancy elsewhere, to isolate any flooding and other types of damage. Meanwhile the superstructure was built out of aluminium, making it both very light and heavily corrosion-resistant. The eight US Navy M-type boilers (run at only 54% of capacity) and a four-shaft propeller design took lessons learned with fast US Navy ships to reduce vibrations and cavitation to a minimum. These lessons include e.g. the the five- and four-bladed propeller design also seen used with the Iowa-class battleships with their newer configurations.

Another lessons-learned feature was a top to bottom fire-proofing after the terrible losses of the SS Morro Castle and SS Normandie, with no wood, fabrics or other flammable materials onboard, leading to the use of glass, metal and spun-glass fiber, as well as fireproof fabrics and carpets. This extended to the art pieces that were onboard the ship, as well as the ship’s grand piano which was made from mahogany whose inability to ignite was demonstrated by trying to burn it with a gasoline fire.

The actual maximum speed that the SS United States can reach is still unknown, with it originally having been a military secret. Its first speed trial supposedly saw the vessel hit an astounding 43 knots (80 km/h), though after the ship was retired from the United States Lines (USL) by the 1970s and no longer seen as a naval auxiliary asset, its top speed during the June 10, 1952 trial was revealed to be 38.32 knots (70.97 km/h). In service with USL, its cruising speed was 36 knots, gaining it the Blue Riband and rightfully giving it its place as America’s Flagship.

A Fading Star


The SS United States was withdrawn from passenger service by 1969, in a very unexpected manner. Although the USL was no longer using the vessel, it remained a US Navy reserve vessel until 1978, meaning that it remained sealed off to anyone but US Navy personnel during that period. Once the US Navy no longer deemed the vessel relevant for its needs in 1978, it was sold off, leading to a period of successive owners. Notable was Richard Hadley who had planned to convert it into seagoing time-share condominiums, and auctioned off all the interior fittings in 1984 before his financing collapsed.

In 1992, Fred Mayer wanted to create a new ocean liner to compete with the Queen Elizabeth, leading him to have the ship’s asbestos and other hazardous materials removed in Ukraine, after which the vessel was towed back to Philadelphia in 1996, where it has remained ever since. Two more owners including Norwegian Cruise Line (NCL) briefly came onto the scene, but economic woes scuttled plans to revive it as an active ocean liner. Ultimately NCL sought to sell the vessel off for scrap, which led to the SS United States Conservancy (SSUSC) to take over ownership in 2010 and preserve the ship while seeking ways to restore and redevelop the vessel.

Considering that the running mate of the SS United States (the SS America) was lost only a few years prior, this leaves the SS United States as the only example of a Gibbs ocean liner, and a poignant reminder of what would have been a highlight of the US’s marine prowess. Compared to the United Kingdom’s record here, with the Queen Elizabeth 2 (QE2, active since 1969) now a floating hotel in Dubai and the Queen Mary 2‘s maiden voyage in 2004, the US looks to be rather meager when it comes to preserving its ocean liner legacy.

End Of The Line?


The curator of the Iowa-class USS New Jersey (BB-62, currently fresh out of drydock), Ryan Szimanski, walked over from his museum ship last year to take a look at the SS United States, which is moored literally within viewing distance from his own pride and joy. Through the videos he made, one gains a good understanding of both how stripped the interior of the ship is, but also how amazingly well-conserved the ship is today. Even after decades without drydocking or in-depth maintenance, the ship looks like could slip into a drydock tomorrow and come out like new a year or so later.

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At the end of all this, the question remains whether the SS United States deserves it to be preserved. There are many arguments for why this would the case, from its unique history as part of the US Merchant Marine, its relation to the highly successful SS America, it being effectively a sister ship to the four Iowa-class battleships, as well as a strong reminder of the importance of the US Merchant Marine at some point in time. The latter especially is a point which professor Sal Mercogliano (from What’s Going on With Shipping? fame) is rather passionate about.

Currently the SSUSC is in talks with a New York-based real-estate developer about a redevelopment concept, but this was thrown into peril when the owner of the pier suddenly doubled the rent, leading to the eviction by September. Unless something changes for the better soon, the SS United States stands a good chance of soon following the USS Kitty Hawk, USS John F. Kennedy (which nearly became a museum ship) and so many more into the scrapper’s oblivion.

What, one might ask, is truly in the name of the SS United States?