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#ScuolaFutura, il campus itinerante del #MIM organizzato, nell’ambito del #PNRR Istruzione, per promuovere l’innovazione didattica e digitale delle scuole italiane, ha fatto tappa a Pesaro dal 4 al 7 luglio.


Un Criminal Hacker minaccia di divulgare 106 GB di dati rubati a Telefónica


Un hacker ha minacciato di divulgare 106 GB di dati presumibilmente rubati alla compagnia di telecomunicazioni spagnola Telefónica. L’azienda nega l’attacco informatico e la fuga di dati. L’aggressore, soprannominato Rey, sostiene che l’attacco sia avvenuto il 30 maggio e che abbia impiegato più di 12 ore a estrarre dati dalla rete aziendale prima che il suo accesso venisse bloccato.

Ha ora pubblicato un archivio di 2,6 GB di pubblico dominio, che contiene circa cinque gigabyte di dati e oltre 20.000 file dopo la decompressione. Rey è un membro del gruppo ransomware Hellcat, che si è assunto la responsabilità di un altro attacco informatico ai danni di Telefónica nel gennaio 2025, che ha compromesso il server interno di sviluppo e ticketing di Jira.

Rey ha dichiarato ai giornalisti di aver rubato 385.311 file, per un totale di 106,3 GB, dalla rete aziendale. I file contenevano presumibilmente comunicazioni interne (inclusi ticket ed email), ordini di acquisto, registri interni, registri dei clienti e dati dei dipendenti. L’hacker sostiene inoltre che il nuovo attacco è stato nuovamente causato da impostazioni Jira errate e che si è verificato dopo il primo attacco.

Rey ha condiviso con la pubblicazione campioni di dati e un albero di file presumibilmente rubati a Telefónica. Alcuni dei file contenevano fatture di clienti aziendali in paesi come Ungheria, Germania, Spagna, Cile e Perù. I file contenevano anche indirizzi email di dipendenti in Spagna, Germania, Perù, Argentina e Cile, nonché fatture emesse a partner commerciali in paesi europei.

Nonostante i giornalisti abbiano ripetutamente tentato di contattare i rappresentanti di Telefónica, l’unica risposta ricevuta è stata che il presunto incidente era un tentativo di estorsione e che gli aggressori stavano utilizzando informazioni obsolete ottenute durante un attacco precedente.

Il file più recente che i giornalisti sono riusciti a trovare tra i campioni di dati forniti dall’hacker è datato 2021, il che conferma le parole del rappresentante dell’azienda. Tuttavia, Rey continua a sostenere che i dati siano stati ottenuti in seguito a un nuovo attacco informatico avvenuto il 30 maggio. Per dimostrare la sua tesi, ha iniziato a pubblicare i dati dell’azienda nel pubblico dominio.

“Dato che Telefónica nega la recente fuga di notizie di 106 GB contenenti dati provenienti dalla sua infrastruttura interna, pubblicherò 5 GB come prova. Pubblicherò presto l’intero archivio e, se Telefónica non ottempera, l’intero archivio sarà pubblicato nelle prossime settimane”, scrive Rey.

Inizialmente, i dati presumibilmente rubati sono stati distribuiti tramite il servizio PixelDrain, ma sono stati rimossi poche ore dopo per motivi legali. In seguito, l’aggressore ha distribuito un altro link per il download del dump, questa volta dal servizio Kotizada, che Google Chrome contrassegna come pericoloso e consiglia vivamente agli utenti di evitarlo.

Sebbene Telefónica non abbia rilasciato dichiarazioni ufficiali, i giornalisti sottolineano che alcuni degli indirizzi e-mail inclusi nella fuga di notizie appartengono ad attuali dipendenti dell’azienda.

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Truffe e attacchi cyber contro Amazon Prime Day 2025: come proteggersi


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Tra l'8 e l'11 luglio, Amazon Prime Day 2025 sarà nel mirino di frodi online. Una calamita per creatori di domini falsi e truffatori a caccia di credenziali di accesso rubate, acquisti privi di autorizzazione, furto di carte regalo e frode d'identità
L'articolo Truffe



Letture contro la disinformazione su Israele

@Politica interna, europea e internazionale

LUNEDÌ 7 LUGLIO 2025, ORE 17 – Sala dell’Istituto di S. Maria in Aquiro – Piazza Capranica, 72 – Roma APERTURA Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente Commissione Politiche dell’UE del Senato della Repubblica RELAZIONI E INTERVENTI Andrea Cangini, Segretario Generale Fondazione Luigi Einaudi Fiamma



Attacchi ransomware, NIS2 ed “effetto filiera”: il caso di Radix in Svizzera


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
La violazione dei sistemi della fondazione privata ha esposto anche dati sanitari provenienti da servizi pubblici. Sul Dark Web pubblicati 1,3 terabyte di dati, tra cui informazioni sensibili
L'articolo Attacchi ransomware, NIS2 ed “effetto



#Libano, il fattore #Hezbollah


altrenotizie.org/primo-piano/1…


adesso le truffe illegali cominciano con "sei stato truffato da un broker illegale..." le uniche parole che ho sentito prima di buttare giù.

informapirata ⁂ reshared this.



Anubis, which block AI scrapers from scraping websites to death, has been downloaded almost 200,000 times.#News


The Open-Source Software Saving the Internet From AI Bot Scrapers


For someone who says she is fighting AI bot scrapers just in her free time, Xe Iaso seems to be putting up an impressive fight. Since she launched it in January, Anubis, a “program is designed to help protect the small internet from the endless storm of requests that flood in from AI companies,” has been downloaded nearly 200,000 times, and is being used by notable organizations including GNOME, the popular open-source desktop environment for Linux, FFmpeg, the open-source software project for handling video and other media, and UNESCO, the United Nations organization for educations, science, and culture.

Iaso decided to develop Anubis after discovering that her own Git server was struggling with AI scrapers, bots that crawl the web hoovering up anything that can be used for the training data that power AI models. Like many libraries, archives, and other small organizations, Iaso discovered her Git server was getting slammed only when it stopped working.

“I wasn't able to load it in my browser. I thought, huh, that's strange,” Iaso told me on a call. “So I looked at the logs and I figured out that it's restarted about 500 times in the last two days. So I looked in the access logs and I saw that [an] Amazon [bot] was clicking on every single link.”

Iaso knew it was an Amazon bot because it self identified as such. She said she considered withdrawing the Git server from the open web but that because she wants to keep some of the source code hosted there open to the public, she tried to stop the Amazon bot instead.

“I tried some things that I can’t admit in a recorded environment. None of them worked. So I had a bad idea,” she said. “I implemented some code. I put it up on GitHub in an experimental project dumping ground, and then the GNOME desktop environment started using it as a Hail Mary. And that's about when I knew that I had something on my hands.”

There are several ways people and organizations are trying to stop bots at the moment. Historically, robots.txt, a file sites could use to tell automated tools not to scrape, was a respected and sufficient norm for this purpose, but since the generative AI boom, major AI companies as well as less established companies and even individuals, often ignored it. CAPTCHAs, the little tests users take to prove they’re not a robot, aren’t great, Iaso said, because some AI bot scrapers have CAPTCHA solvers built in. Some developers have created “infinite mazes” that send AI bot scrapers from useless link to useless link, diverting them from the actual sites humans use and wasting their time. Cloudflare, the ubiquitous internet infrastructure company, has created a similar “AI labyrinth” feature to trap bots.

Iaso, who said she deals with some generative AI at her day job, told me that “from what I have learned, poisoning datasets doesn't work. It makes you feel good, but it ends up using more compute than you end up saving. I don't know the polite way to say this, but if you piss in an ocean, the ocean does not turn into piss.”

In other words, Iaso thinks that it might be fun to mess with the AI bots that are trying to mess with the internet, but in many cases it’s not practical to send them on these wild goose chases because it requires resources Cloudflare might have, but small organizations and individuals don’t.

“Anubis is an uncaptcha,” Iaso explains on her site. “It uses features of your browser to automate a lot of the work that a CAPTCHA would, and right now the main implementation is by having it run a bunch of cryptographic math with JavaScript to prove that you can run JavaScript in a way that can be validated on the server.”

Essentially, Anubis verifies that any visitor to a site is a human using a browser as opposed to a bot. One of the ways it does this is by making the browser do a type of cryptographic math with JavaScript or other subtle checks that browsers do by default but bots have to be explicitly programmed to do. This check is invisible to the user, and most browsers since 2022 are able to complete this test. In theory, bot scrapers could pretend to be users with browsers as well, but the additional computational cost of doing so on the scale of scraping the entire internet would be huge. This way, Anubis creates a computational cost that is prohibitively expensive for AI scrapers that are hitting millions and millions of sites, but marginal for an individual user who is just using the internet like a human.

Anubis is free, open source, lightweight, can be self-hosted, and can be implemented almost anywhere. It also appears to be a pretty good solution for what we’ve repeatedly reported is a widespread problem across the internet, which helps explain its popularity. But Iaso is still putting a lot of work into improving it and adding features. She told me she’s working on a non cryptographic challenge so it taxes users’ CPUs less, and also thinking about a version that doesn’t require JavaScript, which some privacy-minded disable in their browsers.

The biggest challenge in developing Anubis, Iaso said, is finding the balance.

“The balance between figuring out how to block things without people being blocked, without affecting too many people with false positives,” she said. “And also making sure that the people running the bots can't figure out what pattern they're hitting, while also letting people that are caught in the web be able to figure out what pattern they're hitting, so that they can contact the organization and get help. So that's like, you know, the standard, impossible scenario.”

Iaso has a Patreon and is also supported by sponsors on Github who use Anubis, but she said she still doesn’t have enough financial support to develop it full time. She said that if she had the funding, she’d also hire one of the main contributors to the project. Ultimately, Anubis will always need more work because it is a never ending cat and mouse game between AI bot scrapers and the people trying to stop them.

Iaso said she thinks AI companies follow her work, and that if they really want to stop her and Anubis they just need to distract her.

“If you are working at an AI company, here's how you can sabotage Anubis development as easily and quickly as possible,” she wrote on her site. “So first is quit your job, second is work for Square Enix, and third is make absolute banger stuff for Final Fantasy XIV. That’s how you can sabotage this the best.”


#News


Nuove Indicazioni nazionali: si è concluso l’iter per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione per quanto di competenza del Ministero.



Così gli investimenti per la Difesa sostengono il Pil. Il report di Oxford Economics

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Investire nella Difesa significa (anche) sostenere l’economia. Questo quanto emerso da uno studio realizzato da Oxford Economics che aveva l’obiettivo di stimare il contributo del più grande attore industriale europeo (BAE Systems) alla crescita del Prodotto interno lordo britannico.



Vulnerabilità critiche in SMBClient per macOS. 9.8 su 10 per una efficace RCE


Gli esperti hanno identificato gravi vulnerabilità in SMBClient per macOS che interessano sia lo spazio utente che il kernel del sistema operativo. Queste vulnerabilità consentono potenzialmente l’esecuzione remota di codice arbitrario e l’interruzione di processi di sistema critici. Durante l’analisi, è emerso chiaramente che un’ampia gamma di utenti è a rischio, dato che a partire da macOS Big Sur, il protocollo SMB è diventato il metodo preferito per organizzare la condivisione di file in rete.

SMBClient è un insieme di componenti, che include sia processi utente che driver del kernel, progettati per funzionare con file system accessibili tramite risorse di rete. Una parte significativa del codice client SMB interagisce direttamente con il kernel del sistema, il che apre ulteriori vettori di attacco. Inoltre, è possibile sfruttare le vulnerabilità con un intervento minimo dell’utente: è sufficiente costringere una persona a seguire un collegamento appositamente predisposto del tipo smb://.

La prima delle vulnerabilità scoperte è il CVE-2025-24269 (punteggio CVSS: 9,8) ed è correlata al componente smbfs.kext, il driver del kernel macOS per l’utilizzo di SMB. Il problema risiede nella funzione di elaborazione dei dati compressi smb2_rq_decompress_read, dove in alcuni casi la lunghezza dei dati in ingresso viene verificata in modo errato. Se viene utilizzato uno degli algoritmi di compressione supportati – LZNT1, LZ77 o LZ77_Huffman – il campo speciale compress_len viene letto dal pacchetto di rete, ma il suo valore non viene convalidato in alcun modo prima di copiare i dati nel buffer compress_startp. Allo stesso tempo, la macro SMB_MALLOC_DATA, utilizzata per allocare la memoria, consente a un aggressore di controllare la dimensione del blocco allocato, che può raggiungere fino a 16 megabyte.

Di conseguenza, si verifica un overflow di memoria dinamica all’interno dell’heap dati xnu, un’area della memoria del kernel in cui la presenza di puntatori di controllo è limitata da meccanismi di protezione aggiuntivi, ma è impossibile escludere completamente la possibilità di sfruttare tale difetto. Gli esperti sottolineano che, per un attacco riuscito, è sufficiente convincere l’utente a cliccare su un collegamento smb:// dannoso, che consentirà all’attaccante di avviare l’interazione con il server vulnerabile e attivare la trasmissione di pacchetti appositamente preparati.

La seconda vulnerabilità, identificata come CVE-2025-24235 (punteggio CVSS: 5,5), riguarda la libreria Kerberos Helper utilizzata per stabilire una sessione SMB. Qui è stato rilevato un classico errore di sicurezza: la liberazione di una variabile di stack non inizializzata. Durante l’analisi dei token di autenticazione nella funzione _KRBDecodeNegTokenInit, potrebbe verificarsi una situazione in cui la chiamata interna a _gss_decapsulate_token fallisce. Tuttavia, anche in questo caso, il controllo viene trasferito al blocco di rilascio della memoria, dove la funzione _free_NegotiationToken opera con un’area di stack non inizializzata.

Un’analisi più approfondita ha mostrato che il processo di liberazione della memoria richiama la funzione _asn1_free della libreria Heimdal, progettata per analizzare e cancellare le strutture ASN.1. Poiché la struttura da liberare non è stata inizializzata, sussiste il rischio di un accesso incontrollato alla memoria, che potrebbe potenzialmente portare all’esecuzione di codice arbitrario sul dispositivo della vittima. Per un attacco riuscito, è sufficiente utilizzare meccanismi di connessione standard, ad esempio seguendo un collegamento smb:// o montando una risorsa tramite mount_smbfs.

La terza vulnerabilità, sebbene non abbia ricevuto un identificativo CVE ufficiale, è comunque considerata critica. È correlata a un’implementazione errata del meccanismo di registrazione del processo mc_notifier nel modulo smbfs. Questo servizio è responsabile delle notifiche quando le risorse di rete vengono smontate. Un utente con qualsiasi livello di privilegio può registrare un identificativo di processo arbitrario utilizzando la richiesta ioctl SMBIOC_UPDATE_NOTIFIER_PID. Se la risorsa viene quindi smontata, il kernel di sistema invierà al processo registrato un segnale SIGTERM, ovvero la terminazione standard.

Il problema è che il kernel non verifica i permessi del processo chiamante né la correttezza dell’identificatore specificato. Ciò consente a un aggressore di terminare quasi tutti i processi del sistema, incluso il processo critico launchd, responsabile dell’avvio e della gestione di tutti i servizi utente e di sistema. Di conseguenza, il sistema si trova in uno stato inoperativo e richiede un riavvio. Allo stesso tempo, per sfruttare questa vulnerabilità, è sufficiente avere accesso al dispositivo e la possibilità di aprire il dispositivo /dev/nsmb, operazione possibile nella maggior parte degli scenari anche senza uscire dall’isolamento utente (sandbox).

Apple ha già risolto tutte e tre le vulnerabilità. In particolare, è stato aggiunto un controllo della lunghezza del blocco di dati compressi alla funzione di elaborazione dei pacchetti SMB per prevenire la possibilità di un overflow di memoria. Inoltre, la libreria Kerberos Helper ora pulisce preventivamente la struttura NegotiationToken prima di utilizzarla e liberarla, impedendo così lo sfruttamento del difetto. Per il meccanismo di registrazione mc_notifier, è stato implementato un controllo dei permessi dell’utente che richiama l’ioctl SMBIOC_UPDATE_NOTIFIER_PID, che elimina la possibilità di terminazione incontrollata di processi arbitrari.

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Il raid in Crimea rivela una nuova fase del drone warfare ucraino

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Un nuovo tassello si aggiunge al processo di adattamento e di sperimentazione sull’impiego di sistemi unmanned nel conflitto in Ucraina. Nella notte tra l’1 e il 2 luglio, le Forze di Difesa Meridionali ucraine hanno dichiarato di aver condotto “un’operazione speciale brillante e ad alta precisione” utilizzando un drone navale (Usv)



PODCAST. Trump pronto a compiacere Netanyahu, ma la tregua a Gaza è lontana


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Oggi l'incontro tra il presidente americano e il premier israeliano. In agenda oltre a un possibile cessate il fuoco nella Striscia, c'è anche la politica comune contro l'Iran. Ne abbiamo parlato con Michele Giorgio a Gerusalemme
L'articolo PODCAST. Trump



Spazio commerciale, la Nato accelera con i privati. Tutte le opportunità raccontate da Florissi

@Notizie dall'Italia e dal mondo

La Nato apre le porte al settore commerciale spaziale. Nasce così la Commercial Space Strategy, un cambio di passo che vede l’Alleanza Atlantica puntare sulla velocità e sull’innovazione privata per affrontare le nuove sfide nel




Mensa, interno giorno, tavolo affianco al mio, tre uomini e una donna, un uomo dice "alla donna bisogna dare tre cose: la minchia, la cinghia e poi ancora la minchia".

Seguono risate di tutti e quattro.

E vabbè...



160-core RISC V Board is the m.2 CoProcessor You Didn’t know you needed


Aside from GPUs, you don’t hear much about co-processors these days. [bitluni] perhaps missed those days, because he found a way to squeeze a 160 core RISC V supercluster onto a single m.2 board,and shared it all on GitHub.

OK, sure, each core isn’t impressive– he’s using CH32V003, so each core is only running at 48 MHz, but with 160 of them, surely it can do something? This is a supercomputer by mid-80s standards, after all. Well, like anyone else with massive parallelism, [bitluni] decided to try a raymarcher. It’s not going to replace RTX anytime soon, but it makes for a good demo.

Like his previous m.2 project, an LED matrix, the cluster is communicating over PCIe via a WCH CH382 serial interface. Unlike that project, blinkenlights weren’t possible: the tiny, hair-thin traces couldn’t carry enough power to run the cores and indicator LEDs at once. With the power issue sorted, the serial interface is the big bottleneck. It turns out this cluster can crunch numbers much faster than it can communicate. That might be a software issue, however, as the cluster isn’t using all of the CH382’s bandwidth at the moment. While that gets sorted there are low-bandwidth, compute-heavy tasks he can set for the cluster. [bitluni] won’t have trouble thinking of them; he has a certain amount of experience with RISCV microcontroller clusters.

We were tipped off to this video by [Steven Walters], who is truly a prince among men. If you are equally valorous, please consider dropping informational alms into ourever-present tip line.

youtube.com/embed/HRfbQJ6FdF0?…


hackaday.com/2025/07/07/160-co…



Progetto Cyber dome: la Germania centralizza e automatizza la gestione delle emergenze cyber


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
L’intento dichiarato è quello di sviluppare un modello in grado di aggregare competenze e dati da più fonti, pubbliche e private, per supportare una risposta tempestiva e coordinata agli incidenti cyber.



Crittografia, le curve ellittiche: un’alternativa a Rsa e ai logaritmi discreti


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Gli algoritmi crittografici asimmetrici che si basano su curve ellittiche presentano, per costruzione, vantaggi molto interessanti. Ecco quali e come potranno rispondere alla minaccia quantistica grazie alla crittografia post-quantistica



Attacchi cyber sui trasporti: la Russia potrebbe coinvolgere anche l’Italia nella guerra ibrida


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Dal report presentato dall'intelligence britannica al vertice Nato a L’Aja, sale, anche nel nostro Paese, il rischio di attacchi cyber sui trasporti da parte di Mosca. Come dimostra il caso del blackout radar



Batavia spyware steals data from Russian organizations



Introduction


Since early March 2025, our systems have recorded an increase in detections of similar files with names like договор-2025-5.vbe, приложение.vbe, and dogovor.vbe (translation: contract, attachment) among employees at various Russian organizations. The targeted attack begins with bait emails containing malicious links, sent under the pretext of signing a contract. The campaign began in July 2024 and is still ongoing at the time of publication. The main goal of the attack is to infect organizations with the previously unknown Batavia spyware, which then proceeds to steal internal documents. The malware consists of the following malicious components: a VBA script and two executable files, which we will describe in this article. Kaspersky solutions detect these components as HEUR:Trojan.VBS.Batavia.gen and HEUR:Trojan-Spy.Win32.Batavia.gen.

First stage of infection: VBS script


As an example, we examined one of the emails users received in February. According to our research, the theme of these emails has remained largely unchanged since the start of the campaign.

Example of an email with a malicious link
Example of an email with a malicious link

In this email, the employee is asked to download a contract file supposedly attached to the message. In reality, the attached file is actually a malicious link: https://oblast-ru[.]com/oblast_download/?file=hc1-[redacted].

Notably, the sender’s address belongs to the same domain – oblast-ru[.]com, which is owned by the attackers. We also observed that the file=hc1-[redacted] argument is unique for each email and is used in subsequent stages of the infection, which we’ll discuss in more detail below.

When the link is clicked, an archive is downloaded to the user’s device, containing just one file: the script Договор-2025-2.vbe, encrypted using Microsoft’s proprietary algorithm (MD5: 2963FB4980127ADB7E045A0F743EAD05).

Snippet of the malicious script after decryption
Snippet of the malicious script after decryption

The script is a downloader that retrieves a specially crafted string of 12 comma-separated parameters from the hardcoded URL [strong]https://oblast-ru[.]com/oblast_download/?file=hc1-[redacted][/strong]&vput2. These parameters are arguments for various malicious functions. For example, the script identifies the OS version of the infected device and sends it to the attackers’ C2 server.

#ValueDescription
1\WebView.exeFilename to save
2Select * from Win32_OperatingSystemQuery to determine OS version and build number
3Windows 11OS version required for further execution
4new:c08afd90-f2a1-11d1-8455-00a0c91f3880ShellBrowserWindow object ID, used to open the downloaded file via the Navigate() method
5new:F935DC22-1CF0-11D0-ADB9-00C04FD58A0BWScript.Shell object ID,
used to run the file via the Run() method
6winmgmts:\\.\root\cimv2WMI path used to retrieve OS version and build number
777;90;80;0First bytes of the downloaded file
8&dd=dAdditional URL arguments for file download
9&i=sAdditional URL arguments for sending downloaded file size
10&i=bAdditional URL arguments for sending OS build number
11&i=reAdditional URL arguments for sending error information
12\winws.txtEmpty file that will also be created on the device

By accessing the address [strong]https://oblast-ru[.]com/oblast_download/?file=hc1-[redacted][/strong]&dd=d, the script downloads the file WebView.exe (MD5: 5CFA142D1B912F31C9F761DDEFB3C288) and saves it to the %TEMP% directory, then executes it. If the OS version cannot be retrieved or does not match the one obtained from the C2 server, the downloader uses the Navigate() method; otherwise, it uses Run().

Second stage of infection: WebView.exe


WebView.exe is an executable file written in Delphi, with a size of 3,235,328 bytes. When launched, the malware downloads content from the link [strong]https://oblast-ru[.]com/oblast_download/?file=[/strong]1[strong]hc1-[redacted]&view[/strong] and saves it to the directory C:\Users[username]\AppData\Local\Temp\WebView, after which it displays the downloaded content in its window. At the time of analysis, the link was no longer active, but we assume it originally hosted the fake contract mentioned in the malicious email.

At the same time as displaying the window, the malware begins collecting information from the infected computer and sends it to an address with a different domain, but the same infection ID: [strong]https://ru-exchange[.]com/mexchange/?file=[/strong]1[strong]hc1-[redacted][/strong]. The only difference from the ID used in the VBS script is the addition of the digit 1 at the beginning of the argument, which may indicate the next stage of infection.

The spyware collects several types of files, including various system logs and office documents found on the computer and removable media. Additionally, the malicious module periodically takes screenshots, which are also sent to the C2 server. To avoid sending the same files repeatedly, the malware creates a file named h12 in the %TEMP% directory and writes a 4-byte FNV-1a_32 hash of the first 40,000 bytes of each uploaded file. If the hash of any subsequent file matches a value in h12, that file is not sent again.

TypeFull path or mask
Pending file rename operations logc:\windows\pfro.log
Driver install and update logc:\windows\inf\setupapi.dev.log
System driver and OS component install logc:\windows\inf\setupapi.setup.log
Programs listDirectory listing of c:\program files*
Office documents*.doc, *.docx, *.ods, *.odt, *.pdf, *.xls, *.xlsx

In addition, WebView.exe downloads the next-stage executable from [strong]https://oblast-ru[.]com/oblast_download/?file=[/strong]1[strong]hc1-[redacted][/strong]&de and saves it to %PROGRAMDATA%\jre_22.3\javav.exe. To execute this file, the malware creates a shortcut in the system startup folder: %APPDATA%\Microsoft\Windows\Start Menu\Programs\StartUp\Jre22.3.lnk. This shortcut is triggered upon the first device reboot after infection, initiating the next stage of malicious activity.

Third stage of infection: javav.exe


The executable file javav.exe (MD5: 03B728A6F6AAB25A65F189857580E0BD) is written in C++, unlike WebView.exe. The malicious capabilities of the two files are largely similar; however, javav.exe includes several new functions.

For example, javav.exe collects files using the same masks as WebView.exe, but the list of targeted file extensions is expanded to include these formats:

  • Image and vector graphic: *.jpeg, *.jpg, *.cdr
  • Spreadsheets: *.csv
  • Emails: *.eml
  • Presentations: *.ppt, *.pptx, *.odp
  • Archives: *.rar, *.zip
  • Other text documents: *.rtf, *.txt

Like its predecessor, the third-stage module compares the hash sums of the obtained files to the contents of the h12 file. The newly collected data is sent to [strong]https://ru-exchange[.]com/mexchange/?file=[/strong]2[strong]hc1-[redacted][/strong].
Note that at this stage, the digit 2 has been added to the infection ID.

Additionally, two new commands appear in the malware’s code: set to change the C2 server and exa/exb to download and execute additional files.

In a separate thread, the malware regularly sends requests to [strong]https://ru-exchange[.]com/mexchange/?[/strong]set[strong]&file=[/strong]2[strong]hc1-[redacted]&data=[xxxx][/strong], where [xxxx] is a randomly generated 4-character string. In response, javav.exe receives a new C2 address, encrypted with a 232-byte XOR key, which is saved to a file named settrn.txt.

In another thread, the malware periodically connects to [strong]https://ru-exchange[.]com/mexchange/?[/strong]exa[strong]&file=[/strong]2[strong]hc1-[redacted]&data=[xxxx][/strong] (where [xxxx] is also a string of four random characters). The server responds with a binary executable file, encrypted using a one-byte XOR key 7A and encoded using Base64. After decoding and decryption, the file is saved as %TEMP%\windowsmsg.exe. In addition to this, javav.exe sends requests to [strong]https://ru-exchange[.]com/mexchange/?[/strong]exb[strong]&file=[/strong]2[strong]hc1-[redacted]&data=[xxxx][/strong], asking for a command-line argument to pass to windowsmsg.exe.

To launch windowsmsg.exe, the malware uses a UAC bypass technique (T1548.002) involving the built-in Windows utility computerdefaults.exe, along with modification of two registry keys using the reg.exe utility.
add HKCU\Software\Classes\ms-settings\Shell\Open\command /v DelegateExecute /t REG_SZ /d "" /f

add HKCU\Software\Classes\ms-settings\Shell\Open\command /f /ve /t REG_SZ /d "%temp%\windowsmsg.exe <arg>"
At the time of analysis, downloading windowsmsg.exe from the C2 server was no longer possible. However, we assume that this file serves as the payload for the next stage – most likely containing additional malicious functionality.

Victims


The victims of the Batavia spyware campaign were Russian industrial enterprises. According to our telemetry data, more than 100 users across several dozen organizations received the bait emails.

Number of infections via VBS scripts, August 2024 – June 2025 (download)

Conclusion


Batavia is a new spyware that emerged in July 2024, targeting organizations in Russia. It spreads through malicious emails: by clicking a link disguised as an official document, unsuspecting users download a script that initiates a three-stage infection process on their device. As a result of the attack, Batavia exfiltrates the victim’s documents, as well as information such as a list of installed programs, drivers, and operating system components.

To avoid falling victim to such attacks, organizations must take a comprehensive approach to infrastructure protection, employing a suite of security tools that include threat hunting, incident detection, and response capabilities. Kaspersky Next XDR Expert is a solution for organizations of all sizes that enables flexible, effective workplace security. It’s also worth noting that the initial infection vector in this campaign is bait emails. This highlights the importance of regular employee training and raising awareness of corporate cybersecurity practices. We recommend specialized courses available on the Kaspersky Automated Security Awareness Platform, which help reduce employees’ susceptibility to email-based cyberattacks.

Indicators of compromise


Hashes of malicious files
Договор-2025-2.vbe
2963FB4980127ADB7E045A0F743EAD05
webview.exe
5CFA142D1B912F31C9F761DDEFB3C288
javav.exe
03B728A6F6AAB25A65F189857580E0BD

C2 addresses
oblast-ru[.]com
ru-exchange[.]com


securelist.com/batavia-spyware…



Editori Indipendenti – Intervista a: Prehistorica Editore
freezonemagazine.com/articoli/…
Dopo aver intervistato Mattioli 1885 e Astarte edizioni, Free Zone Magazine continua la serie di interviste a Editori Indipendenti perché riteniamo che il loro ruolo nel campo dell’editoria sia da sempre di vitale importanza. Ciò per il lavoro di accurata ricerca, da loro svolto, nell’individuazione di autori e libri di particolare


#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.


Building an X-Ray Crystallography Machine


A plywood box with a clear plastic front is shown. Three needle gauges are visible on the front of the box, as well as a digital display, several switches, and some indicator lights. At the right of the box, a short copper tube extends from the box.

X-ray crystallography, like mass spectroscopy and nuclear spectroscopy, is an extremely useful material characterization technique that is unfortunately hard for amateurs to perform. The physical operation isn’t too complicated, however, and as [Farben-X] shows, it’s entirely possible to build an X-ray diffractometer if you’re willing to deal with high voltages, ancient X-ray tubes, and soft X-rays.

[Farben-X] based his diffractometer around an old Soviet BSV-29 structural analysis X-ray tube, which emits X-rays through four beryllium windows. Two ZVS drivers power the tube: one to drive the electron gun’s filament, and one to feed a flyback transformer and Cockroft-Walton voltage multiplier which generate a potential across the tube. The most important part of the imaging system is the X-ray collimator, which [Farben-X] made out of a lead disk with a copper tube mounted in it. A 3D printer nozzle screws into each end of the tube, creating a very narrow path for X-rays, and thus a thin, mostly collimated beam.

To get good diffraction patterns from a crystal, it needed to be a single crystal, and to actually let the X-ray beam pass through, it needed to be a thin crystal. For this, [Farben-X] selected a sodium chloride crystal, a menthol crystal, and a thin sheet of mica. To grow large salt crystals, he used solvent vapor diffusion, which slowly dissolves a suitable solvent vapor in a salt solution, which decreases the salt’s solubility, leading to very slow, fine crystal growth. Afterwards, he redissolved portions of the resulting crystal to make it thinner.
The diffraction pattern generated by a sodium chloride crystal. A slide is shown with a dark black dot in the middle, surrounded by fainter dots.The diffraction pattern generated by a sodium chloride crystal.
For the actual experiment, [Farben-X] passed the X-ray beam through the crystals, then recorded the diffraction patterns formed on a slide of X-ray sensitive film. This created a pattern of dots around the central beam, indicating diffracted beams. The mathematics for reverse-engineering the crystal structure from this is rather complicated, and [Farben-X] hadn’t gotten to it yet, but it should be possible.

We would recommend a great deal of caution to anyone considering replicating this – a few clips of X-rays inducing flashes in the camera sensor made us particularly concerned – but we do have to admire any hack that coaxed such impressive results out of such a rudimentary setup. If you’re interested in further reading, we’ve covered the basics of X-ray crystallography before. We’ve also seen a few X-ray machines.

youtube.com/embed/EKCt-dHuzS4?…


hackaday.com/2025/07/07/buildi…



Un nuovo Exploit Poc consente Privilege Excalation su Linux utilizzando il demone udisksd


E’ stato sviluppato un proof-of-concept (PoC) di un exploit per una falla critica che consente l’escalation dei privilegi locali, interessando varie distribuzioni Linux principali, come Fedora e SUSE. La vulnerabilità, monitorata con il codice CVE-2025-6019, consente agli utenti non privilegiati di ottenere l’accesso root sfruttando il demone udisksd e la sua libreria backend libblockdev, creando significativi rischi per la sicurezza dei sistemi multiutente e degli ambienti condivisi.

La vulnerabilità sfrutta una vulnerabilità fondamentale nel modo in cui il demone udisksd elabora le richieste di comunicazione D-Bus dagli utenti del gruppo allow_active. Quando i sistemi correttamente configurati ricevono operazioni relative al disco tramite chiamate D-Bus, il demone presuppone erroneamente che la sola appartenenza al gruppo fornisca un’autorizzazione sufficiente per operazioni sensibili.

Ricordiamo che il demone udisksd è un componente di sistema su Linux responsabile della gestione dei dispositivi di archiviazione (dischi rigidi, SSD, chiavette USB, CD/DVD, ecc.). Questo PoC consente agli aggressori di aggirare i controlli di sicurezza previsti ed eseguire operazioni privilegiate con permessi di root.

Il vettore di attacco si concentra sulla gestione impropria dell’autorità dell’utente durante le comunicazioni interprocesso tramite D-Bus. I ricercatori di sicurezza hanno scoperto che il demone udisksd non riesce a convalidare adeguatamente il contesto dell’utente che effettua l’invocazione, affidandosi invece esclusivamente a controlli dei privilegi basati sul gruppo.

Secondo l’analisi di SecureLayer7, questo difetto di progettazione crea un percorso sfruttabile in cui le chiamate D-Bus possono essere manipolate per innescare operazioni privilegiate non autorizzate. L’analisi statica del codice sorgente di udisks2 e libblockdev ha rivelato diversi pattern preoccupanti nel percorso di escalation dei privilegi. Il flusso di esecuzione vulnerabile segue il seguente schema: udisks_daemon_handle_mount → polkit_check → blkdev_mount.
Immagine dell’esecuzione dell’exploit dal blog di securelayer7.net
Questa sequenza consente agli utenti non privilegiati di far sì che udisksd esegua operazioni di montaggio con permessi di root, aggirando di fatto il modello di sicurezza previsto. Il processo di exploit richiede una sofisticazione tecnica minima, il che lo rende particolarmente pericoloso. Gli aggressori necessitano solo dell’appartenenza al gruppo allow_active e della capacità di eseguire comandi udisksctl.

La prova di concetto dimostra che un semplice comando come udisksctl mount -b /dev/loop0 può causare operazioni di montaggio controllate da root da parte di utenti non root, portando potenzialmente alla compromissione dell’intero sistema. La vulnerabilità interessa un’ampia gamma di distribuzioni Linux che implementano udisks2 e libblockdev nei loro ambienti desktop. I sistemi Fedora e SUSE sono particolarmente vulnerabili a causa delle loro configurazioni predefinite, che spesso includono utenti nel gruppo allow_active per le funzionalità desktop.

Il problema della sicurezza è particolarmente preoccupante per gli ambienti di elaborazione condivisi, i sistemi multiutente e qualsiasi distribuzione in cui la separazione dei privilegi è fondamentale. I responsabili della distribuzione hanno risposto con aggiornamenti di sicurezza che risolvono la vulnerabilità principale attraverso diversi meccanismi. La correzione principale prevede una verifica basata sull’UID più rigorosa, anziché basarsi esclusivamente sull’appartenenza al gruppo. Il codice aggiornato ora richiede sia l’appartenenza al gruppo che un contesto UID appropriato prima di consentire operazioni privilegiate.

Gli amministratori di sistema dovrebbero aggiornare immediatamente i pacchetti udisks2 e libblockdev alle versioni corrette. Le organizzazioni dovrebbero inoltre verificare le autorizzazioni basate sui gruppi e implementare regole polkit più rigorose per prevenire vulnerabilità simili.

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DK 9x36 - I modelli linguistici sono l'Air Guitar del lavoro intellettuale


CHIUSURA STAGIONE 9 - I LLM sono il sogno di manager e stakeholder: il lavoro (o almeno la sua parte vendibile) senza i lavoratori. Il solo vero caso d'uso è la svalutazione del lavoro e delle competenze. Da qui tutti i discorsi sulla prossima inutilità di psicologi, medici, programmatori. Gli utili idioti che abboccano sono solo quelli che credono di avere il simulacro, lo spettacolo della competenza, senza la competenza, sia un gioco vincente.


spreaker.com/episode/dk-9x36-i…



Non so programmare, ma ha vinto 200 hackathon! René Turcios, la leggenda del “vibe coder”


A San Francisco, chiunque abbia mai partecipato a un hackathon lo conosce. René Turcios non è un programmatore, non è un ingegnere e non si è laureato in un’università prestigiosa. Non scrive nemmeno codice. Ma dal 2023, questo ragazzo ha vinto più di duecento hackathon, portando a casa premi, rispetto e bonus piuttosto consistenti. Il suo segreto è semplice: la “programmazione a vibrazioni”.

Il termine “vibe coding” è stato coniato dal ricercatore di intelligenza artificiale Andrej Karpathy per descrivere il processo in cui un essere umano spiega un compito a parole e un’intelligenza artificiale lo trasforma in codice funzionante. Inizialmente disprezzato, questo approccio è ora utilizzato sia da startup che da grandi aziende IT, e strumenti come Cursor e Claude stanno diventando la norma.

Turcios iniziò a usare questo metodo molto prima di avere un nome. Al suo primo hackathon, inseriva semplicemente un’idea in ChatGPT: creare un convertitore di qualsiasi canzone in una versione lo-fi. E – senza scrivere nulla a mano – si aggiudicò il secondo posto. Quando i risultati furono annunciati, urlò di gioia. Nessuno lo conosceva allora, ma fu allora che capì di poter competere con laureati di Stanford e ingegneri di grandi aziende.

René ha 29 anni. È originario del Missouri ed è cresciuto in una famiglia di artisti circensi che domavano leoni e orsi. Invece di andare all’università, è diventato un giocatore professionista di Yu-Gi-Oh! e ha viaggiato per diversi anni negli Stati Uniti, partecipando a tornei e dormendo a casa di amici. A un certo punto, si è stancato e si è trasferito a San Francisco con la sua ragazza. Ha provato diversi lavori part-time e in seguito ha lanciato una startup per creare infrastrutture per il metaverso. Ma il progetto è stato presto chiuso: gli ingegneri si sono rifiutati di lavorare con l’intelligenza artificiale.

Uno di loro ha persino affermato che si sarebbe licenziato se gli avessero chiesto di nuovo di usare una rete neurale. In risposta, Turcios ha chiuso l’azienda e si è messo a studiare per conto proprio. Ha iniziato a presentarsi a quasi tutti gli hackathon della città, dall’AGI House alla Frontier Tower. Non scriveva codice, sapeva solo come formulare correttamente una richiesta e sfruttare al meglio l’intelligenza artificiale. E sapeva come vincere.
Una immagine di René Turcios dal suo profilo di Instagram
Organizzatori e partecipanti agli hackathon si sono già abituati alla sua voce potente, all’immagine cyberpunk da strada e alla sua frase distintiva “Non ho scritto una sola riga di codice”. Le vittorie sono arrivate una dopo l’altra. Le startup hanno iniziato a commissionargli lo sviluppo di MVP e prototipi, che richiedevano settimane di lavoro a team di programmatori. Lui li ha realizzati in poche ore. Ora conduce personalmente workshop, insegnando sia a principianti che a sviluppatori esperti come lavorare con l’intelligenza artificiale.

Ora Turcios ha rallentato un po’. Si concentra sul suo progetto personale: creare agenti di intelligenza artificiale. Nessun team, nessun investitore, nessun sviluppatore. Fa tutto da solo, o meglio, insieme a una rete neurale. Durante una delle riunioni, ha aperto il suo portatile e ha chiesto: cosa dovremmo costruire? La conversazione verteva sui suoi personaggi preferiti di Labubus, che conserva in scatole a casa. In 15 minuti, un sito web per la rivendita di bambole era pronto.

A René non importano lauree, linguaggi di programmazione o ruoli aziendali. Ha semplicemente capito come funziona il nuovo mondo e ha imparato a giocare secondo le sue regole. O meglio, le ha riscritte.

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LA BANALITÀ DEL MALE

“Israele ha il coraggio di fare quello che l'Europa non ha il coraggio di fare".

In un discorso shock pronunciato alla seduta plenaria dell'Europarlamento dello scorso 17 giugno, sfuggito alla totalità della stampa italiana l'eurodeputata di Fratelli d'Italia, Elena Donazzan, si è lanciata laddove anche i fondamentalisti sionisti più estremi hanno timore di spingersi oggi.

Israele "ha il coraggio di difendersi, ma i giornali europei non ne parlano".

Mentre ogni giorno Israele bombarda a piacimento un paese vicino, il Donezzan pensiero è che "dietro il terrorismo di Hamas c'è l'Iran".

Tuttavia nemmeno la Donezzan riesce a negare che i bambini di Gaza stiano soffrendo e morendo. E allora ecco la geniale chiosa: "E' inaccettabile usare i propri figli come scudi umani". E gli ospedali bombardati? "Inaccettabile usare gli ospedali…”

Questa signora è al Parlamento europeo a rappresentare il partito del primo ministro Giorgia Meloni che, da donna, madre e cristiana, sostiene con il suo omertoso silenzio-assenso lo sterminio di un intero popolo.

Dinanzi ai 380 mila palestinesi scomparsi a Gaza secondo uno studio del professore israeliano Yaakov Garb di Tel Aviv pubblicato su Harvard Dataverse, la banalità del male si manifesta in tanti modi.

"Israele ha il coraggio di fare quello che l'Europa non ha il coraggio di fare" significa che Israele ha il coraggio di sterminare un popolo….?

Avv. Giuseppe Sottile



Ilaria Pilar Patassini – Canto Conte
freezonemagazine.com/articoli/…
Questa volta Ilaria Pilar Patassini, una delle più importanti voci nella musica italiana contemporanea, ha deciso di scalare l’Annapurna, eh sì, perché misurarsi con l’arte dell’avvocato Conte equivale a tentare un ottomila, ma la cantautrice romana non teme le sfide e, lo diciamo subito, ha conquistato l’ambita vetta! Il tributo di Ilaria a Paolo Conte […]
L'articolo Ilaria Pilar


Building a Potato-based GLaDOS as an Introduction to AI


A man’s hand is visible holding a large, potato-shaped object in the foreground. A short, white, cylindrical structure is on the top of the potato, with black wires bending back into the potato. A smaller rectangular structure is to one side of it, and a red alligator clip connects to a nail protruding from the potato.

Although not nearly as intimidating as her ceiling-mounted hanging arm body, GLaDOS spent a significant portion of the Portal 2 game in a stripped-down computer powered by a potato battery. [Dave] had already made a version of her original body, but it was built around a robotic arm that was too expensive for the project to be really accessible. For his latest project, therefore, he’s created a AI-powered version of GLaDOS’s potato-based incarnation, which also serves as a fun introduction to building AI systems.

[Dave] wanted the system to work offline, so he needed a computer powerful enough to run all of his software locally. He chose an Nvidia Jetson Orin Nano, which was powerful enough to run a workable software system, albeit slowly and with some memory limitations. A potato cell unfortunately doesn’t generate enough power to run a Jetson, and it would be difficult to find a potato large enough to fit the Jetson inside. Instead, [Dave] 3D-printed and painted a potato-shaped enclosure for the Jetson, a microphone, a speaker, and some supplemental electronics.

A large language model handles interactions with the user, but most models were too large to fit on the Jetson. [Dave] eventually selected Llama 3.2, and used LlamaIndex to preprocess information from the Portal wiki for retrieval-augmented generation. The model’s prompt was a bit difficult, but after contacting a prompt engineer, [Dave] managed to get it to respond to the hapless user in an appropriately acerbic manner. For speech generation, [Dave] used Piper after training it on audio files from the Portal wiki, and for speech recognition used Vosk (a good programming exercise, Vosk being, in his words, “somewhat documented”). He’s made all of the final code available on GitHub under the fitting name of PotatOS.

The end result is a handheld device that sarcastically insults anyone seeking its guidance. At least Dave had the good sense not to give this pernicious potato control over his home.

youtube.com/embed/Dz95q6XYjwY?…


hackaday.com/2025/07/06/buildi…



Falso leak Pegasus: nessun codice NSO, solo RAT e propaganda


Il 1 luglio 2025 il canale Telegram “APT IRGC” ha pubblicato l’archivio Pegasus-prv.zip (390 MB) rivendicando una fuga di materiale sullo spyware Pegasus di NSO Group. APT IRGC (Advanced Persistent Threat – Islamic Revolutionary Guard Corps) è un acronimo per identificare gruppi di cyber-spionaggio legati all’Iran, ritenuti affiliati o controllati direttamente dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC). Questi gruppi operano principalmente con finalità politiche, militari e di sorveglianza interna/esterna, e sono responsabili di campagne offensive contro infrastrutture critiche, oppositori politici, e governi stranieri.

Nota: Il nome “APT IRGC” non si riferisce a un singolo gruppo tecnico ma a una famiglia di operatori con affiliazione comune al settore cyber militare iraniano.


Nel giro di poche ore vx-underground – archivio di riferimento per i ricercatori di malware – ha esaminato il dump, liquidandolo come «FAKE AS ALWAYS» x.com.

L’obiettivo di questo report è mostrare, con dati alla mano, perché il pacchetto non contiene Pegasus ma soltanto malware generico e documentazione commerciale già nota.

2 File three

2.1 Contenuto di Pegasus-prv.zip




Nota Il PDF “NSO-Pegasus” è un brochure di prodotto già trapelata anni fa (versione Pegasus Product Description Oct-2013).


2.2 Focus su Pegasus_malware.zip


Dallo zip secondario abbiamo estratto cinque campioni nominati come hash (nessuna estensione):

Nessuno di questi file è correlato allo spyware NSO; sono semplici payload/loader mainstream usati in campagne Android o Java RAT.

3 Analisi tecnica dettagliata

4 Debunking di vx-underground


  • Verifica firma: i campioni non coincidono con SHA-256 noti nei report Citizen Lab su Pegasus.
  • Composizione del dump: miscela di RAT Windows, APK Android, README di un ricercatore indipendente (Jonathan Scott) già fonte di controversie.
  • Conclusione: il leak è una “franken-collezione” di materiale pubblico usata per propaganda anti-israeliana. x.com


5 Rischio per la community

il file APK: 144778790d4a43a1d93dff6b660a6acb3a6d37a19e6a6f0a6bf1ef47e919648e

risulta malevolo su varie sandbox:

virustotal.com/gui/file/144778…

bazaar.abuse.ch/sample/1447787…

La data di prima sottomissione risulta piuttosto datata, elemento che rafforza l’ipotesi di una manipolazione e riutilizzo di un malware preesistente.

6 Conclusioni


Il pacchetto Pegasus-prv.zip non contiene né exploit zero-click né codice proprietario NSO.
È un collage di:

  1. Vecchio materiale marketing (privo di valore operativo).
  2. Malware commodity (APK/JAR/RAT) rinominato per sembrare sofisticato.

La narrativa di “APT IRGC” è quindi da classificare come operazione di disinformazione a sfondo politico, con un potenziale rischio di infezione per chi analizza il dump senza sandbox.

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Pig Butchering Scam: Come la macellazione del maiale sta diventando una Truffa di dipendenza emotiva


Nell’interconnesso labirinto del XXI secolo, dove il desiderio di autenticità e la ricerca di opportunità danzano sul filo del paradosso, emerge un fenomeno oscuro che sfida le nostre più radicate difese psicologiche: il “pig butchering scam”. Non una mera frode finanziaria, ma una macabra sinfonia di manipolazione e ingegneria sociale, costruita sulla fame atavica di connessione umana. Qui, la preda non è solo il conto in banca, ma l’integrità stessa dell’individuo.

Manipolazione emotiva


Al cuore del “pig butchering scam” c’è una meticolosa, quasi chirurgica, costruzione di fiducia e dipendenza emotiva. Gli scammer non sono ladri improvvisati; sono maestri nell’arte della persuasione psicologica, capaci di tessere ragnatele relazionali con una pazienza spaventosa.

  • Aggancio iniziale: tutto inizia spesso su piattaforme di dating online, social media o persino app di messaggistica. Il profilo dell’aggressore è un’opera d’arte digitale: attraente, di successo, culturalmente interessante, e soprattutto, apparentemente in cerca di una connessione profonda e autentica. L’obiettivo? Generare un’immediata attrazione e curiosità, quell'”effetto wow” che cattura l’attenzione e apre la porta a un dialogo.
  • Costruzione del legame: una volta stabilito il contatto, inizia la fase del “love bombing”. Messaggi costanti, lodi sperticate, dichiarazioni di intenti serie e immediate (“sei l’unica persona che mi capisce”, “vedo un futuro con te”). Questo crea un legame emotivo intenso e accelerato, saturando la vittima di un’attenzione positiva e rinforzando l’illusione di una relazione speciale e profonda. La solitudine, il desiderio di amore o accettazione, e la ricerca di una connessione significativa diventano in questa fase leve potentissime, riempiendo un vuoto che la vittima potrebbe non aver nemmeno pienamente percepito.
  • Costruzione dei bisogni e delle vulnerabilità: durante questa fase, lo scammer non fa altro che ascoltare – o meglio, simulare un ascolto attivo e empatico. Raccoglie informazioni preziose sulla vita della vittima: sogni, paure, insicurezze finanziarie o emotive. È un’indagine subdola, cruciale per personalizzare l’inganno. La vulnerabilità non è vista come una caratteristica umana da rispettare, ma come un’opportunità strategica da sfruttare senza scrupoli.
  • Creazione di una realtà condivisa: l’attaccante introduce gradualmente l’argomento degli investimenti, spesso presentandoli come un segreto per il successo finanziario che desidera condividere “solo con te”, in quanto parte di una relazione ormai “speciale”. Vengono mostrati profitti fittizi su piattaforme fasulle, creando un senso di esclusività e opportunità irripetibile. La vittima viene coinvolta in un progetto comune, un sogno di ricchezza condivisa che cementa ulteriormente il legame, rendendo la separazione dall’inganno sempre più difficile.


Bias Cognitivi


Dietro queste dinamiche psicologiche si nasconde un’ingegneria sociale finemente calibrata che fa leva sui nostri bias cognitivi, quelle scorciatoie mentali che, seppur utili nella vita quotidiana, possono trasformarsi in veri e propri punti deboli quando sfruttate:

  • Bias di conferma: la mente umana tende a cercare attivamente e interpretare le informazioni in modo da confermare le proprie credenze preesistenti. In questo contesto, la vittima cerca ogni segnale che convalidi la bontà dell’investimento e la sincerità della relazione, ignorando sistematicamente ogni allarme.
  • Bias di reciprocità: avendo ricevuto un’overdose di “amore” e attenzione, la vittima sviluppa un senso di debito inconscio, sentendosi più propensa a ricambiare il favore, anche se questo significa un impegno finanziario sproporzionato.
  • Overconfidence bias: spinta dall’illusione di un successo garantito e dalla convinzione di essere “speciali” agli occhi dello scammer, la vittima tende a sovrastimare le proprie capacità decisionali e a sottovalutare i rischi, sentendosi immune da fallimenti.
  • Need for closure: il desiderio umano di avere risposte chiare, di risolvere l’incertezza e di raggiungere un obiettivo può rendere la vittima più suscettibile a “soluzioni” rapide, facili e apparentemente redditizie, senza approfondire i dettagli.


Cicatrici invisibili


La tragedia del “pig butchering scam” va ben oltre la perdita economica. Le vittime subiscono un profondo e complesso trauma psicologico, le cui cicatrici sono spesso invisibili ma devastanti:

  • Vergogna e colpa: la percezione di essere stati “stupidi” o “ingenui” genera un’ondata di vergogna e auto-colpevolizzazione. Si sentono responsabili della propria rovina, un fardello emotivo pesantissimo.
  • Perdita di fiducia: questa si estende non solo verso gli altri e il mondo esterno, ma in modo ancora più doloroso, verso se stessi e il proprio giudizio. Questo può compromettere profondamente future relazioni interpersonali e la capacità di prendere decisioni importanti.
  • Isolamento sociale: la vergogna e la paura del giudizio spingono spesso le vittime a nascondere l’accaduto, imprigionandole in un doloroso isolamento che impedisce loro di chiedere aiuto e di iniziare il processo di guarigione.
  • Depressione e ansia: la perdita finanziaria sommata al tradimento emotivo, al senso di umiliazione e alla rottura della fiducia può innescare gravi problemi di salute mentale, inclusi episodi depressivi profondi, attacchi d’ansia e disturbi da stress post-traumatico.
  • Dissonanza cognitiva: la difficoltà straziante di conciliare la percezione iniziale di una relazione amorevole e autentica con la cruda, brutale realtà della frode crea una dissonanza cognitiva insopportabile, un dolore emotivo lancinante che scuote le fondamenta della propria identità.


In conclusione


Il “pig butchering scam” è un monito potente su quanto sia fragile la nostra percezione della realtà, specialmente quando è annebbiata dal desiderio più profondo di connessione, successo o affetto. È un promemoria che la vera ricchezza non si misura solo in denaro, ma nella solidità del nostro discernimento e nella robustezza dei nostri confini emotivi.

Ora, la domanda è: Quanto si è pronti a riprendere la propria storia, a riprendere il timone della propria vita, anche se questo significa affrontare una verità scomoda e dolorosa?

Il primo atto di liberazione è riconoscere l’inganno.

Il secondo, e non meno potente, è scegliere di rialzarsi.

La resilienza è la chiave di volta.

Perché? Perché la resilienza è quella forza interiore che permette non solo di resistere all’impatto devastante del tradimento e della perdita, ma di trasformare la ferita in una risorsa preziosa.

È la capacità di riadattarsi, di apprendere dagli eventi più dolorosi, di ricostruire la fiducia in se stessi e negli altri.

La resilienza offre gli strumenti per rialzarsi più forti, più consapevoli.

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Crisi tra Russia e Azerbaigian, Baku alza la posta


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Quella che sembrava essere una increspatura nei rapporti tra Azerbaigian e Russia si è trasformata in una vera e propria crisi, rivelando le ambizioni da potenza regionale di Baku e l'indebolimento dell'egemonia di Mosca in Asia Centrale
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Arriva 123 Stealer! 120 dollari al mese in abbonamento, per rubare qualsiasi dato riservato


Un nuovo infostealer emerge dalle underground criminali e il suo nome è “123 | Stealer”. L’autore di questo software è un hacker che si nasconde sotto lo pseudonimo di koneko. Offre in affitto il malware per 120 dollari al mese, presentandolo come uno strumento universale per il furto di informazioni riservate.

Il programma è progettato con particolare attenzione alle prestazioni e alla mobilità. Secondo l’autore, “123 | Stealer” è scritto in C++, non richiede librerie aggiuntive e le sue dimensioni sono di circa 700 kilobyte. Il malware viene distribuito come un file eseguibile autonomo compatto, il che ne complica il rilevamento da parte degli antivirus .

Tuttavia, l’utilizzo di questo strumento presenta alcune sfide tecniche. Per funzionare, l’aggressore deve configurare un proprio server proxy basato su Ubuntu o Debian. Questo requisito non solo aumenta il livello di stealth e rende più difficile tracciare il traffico di comando e controllo, ma richiede anche che l’utente disponga di competenze tecniche di base.

Le funzionalità di “123 | Stealer” includono il furto di dati da browser popolari come Chrome e Firefox . Il malware è in grado di estrarre password, cookie e cronologia di navigazione salvati. Di particolare interesse è la funzione mirata al furto di wallet di criptovalute, che evidenzia la rilevanza di tali attacchi nel contesto del crescente interesse per le risorse digitali.

Inoltre, il programma può intercettare processi e file in esecuzione sul dispositivo infetto, nonché interagire con le estensioni del browser. Il pannello di controllo supporta oltre 70 estensioni per browser basati su Chromium e Gecko, inclusi programmi di messaggistica istantanea e altre piattaforme popolari.

Di seguito quanto riportayto nel forum underground XSS in lingua russa da parte degli sviluppatori.

123 Stealer raccoglie i dati del browser, i cookie, le password, il file grabber, il process grabber, le estensioni del browser chrome, la raccolta di portafogli di criptovalute, e per lo più cose predefinite come tutti gli altri.
È necessario un proprio server su ubuntu o debian, per installare il proxy è obbligatorio!
Licenza per un mese 120$, solo per un mese e non di più.

Per i rilevamenti e le cause di forza maggiore la responsabilità non è responsabile. (e cosa volevate per una tale somma?) cryptuite damn)

La build è scritta in c++, non carica dll aggiuntive, peso circa 700kb, x64
Tutto memorizzato sui nostri server.

Regole
È severamente vietato lavorare in Russia, nei paesi della CSI e nelle ex repubbliche dell’URSS. La violazione di questa regola porterà al blocco immediato dell’account senza alcuna spiegazione.
Non siamo responsabili per i vostri log e per cause di forza maggiore. A causa dello spazio limitato sul server, siamo costretti a pulirlo periodicamente. Vi consigliamo di salvare autonomamente i log più importanti.

L’emergere di “123 | Stealer” è l’ennesima conferma dello sviluppo attivo del mercato del malware basato sul modello “malware as a service” (MaaS). Nell’ambito di questo schema, gli autori forniscono accesso a strumenti di spionaggio informatico e furto di informazioni a un canone mensile. Strumenti già noti come RedLine e LummaC2vengono distribuiti in modo simile .

La base di tali programmi è la raccolta di dati riservati, che vengono poi venduti o utilizzati per hackerare account, commettere frodi e altri attacchi. Tuttavia, le capacità di “123 | Stealer” rimangono incerte: nella comunità underground, solo gli strumenti che hanno dimostrato la loro efficacia nella pratica e si sono guadagnati la fiducia dei criminali informatici sono i più richiesti.

Gli esperti di sicurezza informatica sottolineano che la diffusione di tali programmi abbassa la soglia di accesso all’ambiente criminale informatico. Anche gli utenti con conoscenze tecniche minime possono lanciare attacchi che utilizzano metodi avanzati di furto di informazioni.

Se le affermazioni di “123 | Stealer” fossero vere, la sua architettura modulare e il supporto per più piattaforme potrebbero effettivamente rappresentare una seria minaccia sia per gli individui che per le organizzazioni. È ancora troppo presto per valutare il reale impatto del nuovo malware, ma aziende e privati sono già invitati a essere estremamente vigili, ad aggiornare le proprie misure di sicurezza e a monitorare costantemente eventuali segnali di fuga di dati.

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Fastener Fusion: Automating the Art of Counting


fastener counter

Counting objects is an ideal task for automation, and when focusing on a single type of object, there are many effective solutions. But what if you need to count hundreds of different objects? That’s the challenge [Christopher] tackled with his latest addition to his impressive automation projects. (Video, embedded below.)

[Christopher] has released a series of videos showcasing a containerized counting system for various fasteners, available on his YouTube channel. Previously, he built remarkable devices to count and sort fastener hardware for automated packaging, but those systems were designed for a single fastener type. He effectively highlights the vast complexity of the fastener ecosystem, where each diameter has dozens of lengths, multiple finishes, various head shapes, and more.

To address this, he developed a machine that accepts standardized containers of fastener hardware. These uniform boxes can hold anything from a small M2 countersunk screw to a large M8 cap head bolt and everything in between. To identify the loaded box and determine the appropriate operations, the machine features an RFID reader that scans each box’s unique tag.

Once a box is loaded, the machine tilts it to begin counting fasteners using a clever combination of moving platforms, an optical sensor, and gravity. A shelf first pushes a random number of fasteners onto an adjustable ledge. A second moving platform then sweeps excess fasteners off, leaving only those properly aligned. It’s no surprise this system has nine degrees of freedom. The ledge then moves into view of a sensor from a flatbed scanner, which detects object locations with an impressive 0.04 mm resolution across its length—remarkable for such an affordable sensor. At this point, the system knows how many fasteners are on the ledge. If the count exceeds the desired number, a sloped opening allows the ledge to lift just high enough to release the correct amount, ensuring precision.

The ingenuity continues after the initial count. A secondary counting method uses weight, with a load cell connected to the bin where fasteners drop. A clever over-center mechanism decouples the tilting system from the load cell to ensure accurate readings. We love automation projects, and this one incorporates so many ingenious design elements that it’s sure to inspire others for their future endeavors.

youtube.com/embed/1lFvGlfb2sA?…


hackaday.com/2025/07/06/fasten…