Taiwan, scontro Cina-Giappone dopo le parole della premier Takaichi. E gli Usa approvano la vendita di armi
[quote]PECHINO – Dopo il discorso della premier giapponese Sanae Takaichi sul possibile coinvolgimento militare di Tokyo in caso di emergenza a Taiwan, si infervora lo scontro diplomatico con la Cina.…
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Giubileo dei Poveri, potenziato l’ambulatorio Madre di Misericordia
Servizio di Giacomo Basile e Marco Bertolini
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L’inferno in Ucraina: pioggia di droni su Kiev e Odessa. Il governo Zelensky travolto dallo scandalo tangenti
[quote]KIEV – Nuova offensiva russa sull’Ucraina. Questa mattina (14 novembre) un drone ha ucciso due persone a Odessa, mentre nella notte un massiccio attacco sulla capitale ha causato quattro morti.…
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Tg del 14 novembre 2025
[quote]Conduzione: Iris VenutoCoordinamento: Lorenzo GiovanardiDigiwall: Pietro BazzicalupiCollegamento: Tommaso Di CaprioTicker: Filippo SaggioroAffiancamento ticker: Valerio Francesco SilenziIn redazione: Alessio Garzina, Irene Di Castelnuovo, Clara Lacorte, Alessio Corsaro, Elisa Ortuso, Sofia Landi,…
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Navi senza equipaggio, perché l’intesa Usa-Corea cambia gli equilibri
@Notizie dall'Italia e dal mondo
La crescente attenzione delle marine occidentali verso le piattaforme senza equipaggio sta aprendo nuovi spazi a collaborazioni che uniscono innovazione digitale e capacità cantieristiche tradizionali. In questo scenario si inserisce l’intesa tra Anduril e Hyundai Heavy Industries,
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Cicalone: “Tornerò a cercare i miei aggressori. Le forze dell’ordine stanno con me”
[quote]ROMA – “Tornerò in metro a cercare i miei aggressori. Le forze dell’ordine stanno con me”. L’influencer Simone Cicalone, intervistato da Repubblica, non ha intenzione di fare nessun passo indietro…
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Qualificazioni mondiali, l’Italia pensa già alla Norvegia. Ma l’accesso diretto passerà dai playoff
[quote]ROMA – Dopo la vittoria incolore contro la Moldavia – nella penultima sfida per le qualificazioni ai Mondiali 2026 – l’Italia di Gennaro Gattuso pensa già al match contro la…
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L’attacco che cambia tutto: un’IA trasformata in arma per il primo cyber-spionaggio autonomo su larga scala
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Un gruppo di hacker ha dirottato il modello di Anthropic, automatizzando fino al 90 per cento delle operazioni di intrusione e colpendo trenta organizzazioni strategiche tra Stati Uniti e Paesi
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Digitale Souveränität: Think Tank empfiehlt mehr Investitionen in Big-Tech-Alternativen
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La cyber crisi del settore manifatturiero italiano: scenari e strumenti di difesa
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Non si tratta della contrazione delle cifre d’affari ma dell’interesse che il cyber crimine nutre nei confronti del settore manifatturiero, chiamato ad affrontare una sfida che un report Check Point spiega nel dettaglio
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USA. Gli appaltatori militari traggono profitto dalla tensione con il Venezuela e nei Caraibi
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Mentre Trump accumula navi, droni e missili al largo delle coste del Venezuela, l'industria delle armi ne sta già raccogliendo i frutti
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Tagli indiscriminati degli alberi a Roma: le proteste dei cittadini
Servizio di Sofia Landi e Elisa Ortuso
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Google, Amazon e Meta e la loro “Guerra Sottomarina”
Il traffico globale, come sanno i lettori di RHC, viaggia per la maggior parte sotto il mare.
Secondo TeleGeography, istituto specializzato nelle telecomunicazioni, nel mondo sono attivi più di 530 sistemi di cavi ottici sottomarini che, sommati, superano i 1,48 milioni di chilometri: oltre 35 volte il giro della Terra. Questi collegamenti trasportano oltre il 95% del traffico internet internazionale e costituiscono l’infrastruttura su cui poggia buona parte dell’economia digitale.
Le nuove infrastrutture sottomarine di Amazon, Google e Meta
Negli ultimi anni le grandi società tecnologiche hanno intensificato investimenti e progetti infrastrutturali, trasformando la gestione dei cavi sottomarini in una leva strategica e competitiva. Il 6 novembre Amazon ha annunciato Fastnet, un cavo transatlantico in fibra ottica che collegherà lo stato del Maryland, negli Stati Uniti, alla contea di Cork, in Irlanda, con entrata in servizio prevista per il 2028.
All’altra estremità del Pacifico, Google ha siglato in giugno un accordo con il governo cileno per posare un cavo sottomarino lungo 14.800 chilometri tra Valparaiso (Cile) e Sydney (Australia), progetto stimato operativo entro il 2027 e valutato tra i 300 e i 550 milioni di dollari, con Google che coprirà la maggior parte dei costi. Non è la prima esperienza del gruppo: nel 2019 è entrato in servizio Curie, cavo da circa 10.000 chilometri che collega la costa occidentale degli USA con Valparaiso. A novembre 2025 Google ha investito o costruito complessivamente 33 cavi sottomarini, di cui 6 interamente di proprietà.
Meta (ex Facebook) ha presentato a febbraio un piano ancora più ambizioso: il progetto Waterworth, finanziato con 10 miliardi di dollari, prevede oltre 50.000 chilometri di cavi e punti di approdo negli Stati Uniti, Brasile, India e Sudafrica; una volta completato sarà il sistema sottomarino più lungo al mondo. Complessivamente, gli investimenti nei progetti di cavi sottomarini passerebbero a circa 13 miliardi di dollari nel periodo 2025-2027, quasi il doppio dell’intervallo 2022-2024.
Perché queste spese massicce?
Il vantaggio è triplice. Innanzitutto le prestazioni: molte infrastrutture esistenti risalgono a decenni fa – il più vecchio cavo sottomarino ancora in servizio è stato attivato nel 1989 – e non rispondono più ai requisiti odierni. Nuove tratte consentono capacità e velocità maggiori: Fastnet, per esempio, è progettato per una capacità non inferiore a 320 Tb/s, valore che l’articolo paragona alla trasmissione simultanea di 12,5 milioni di film in alta definizione al secondo. Meta ha inoltre introdotto nel progetto Waterworth tecniche avanzate di interramento per ridurre i danni derivanti da ancore o attività umane sui fondali.
Secondo motivo: l’ottimizzazione dei costi. Un investimento corposo oggi può ridurre i pagamenti ricorrenti per capacità noleggiata da terzi. Per società con grandi volumi di traffico – come Meta, il cui utile netto 2024 è stato di 62,36 miliardi di dollari – la costruzione diretta di cavi può risultare conveniente su orizzonti pluriennali.
Terzo elemento strategico: autonomia e controllo della rete. Possedere la dorsale fisica riduce la dipendenza da operatori di telecomunicazioni terzi e mitiga i rischi di congestione o interruzioni dovute a limitazioni di capacità.
L’intelligenza artificiale nei cavi sottomarini
L’ascesa dell’intelligenza artificiale ha reso questa infrastruttura ancora più critica. L’addestramento e l’inferenza di modelli su larga scala richiedono il trasferimento di quantità di dati misurate in petabyte tra data center distribuiti; algoritmi che lavorano in parallelo richiedono sincronizzazioni frequenti e latenze minime. Un incremento anche di pochi millisecondi può tradursi in ritardi di ore o giorni nel completamento delle attività di training, con ripercussioni economiche significative. Un guasto a un cavo, inoltre, può causare l’interruzione di processi di addestramento dal costo elevatissimo.
Storicamente i cavi sottomarini erano proprietà congiunta degli operatori di telecomunicazioni e venivano affittati alle grandi imprese. Oggi Google, Amazon e Meta stanno passando dal ruolo di grandi clienti a quello di proprietari d’infrastruttura, ridefinendo la logica competitiva della rete globale. Chi controllerà i percorsi fisici del traffico dati avrà un vantaggio non soltanto tecnico, ma anche strategico nella corsa alle tecnologie digitali.
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FPGA Brings Antique Processor to Life
For the retro gaming enthusiast, nothing beats original hardware. The feel of the controllers and the exact timing of the original, non-emulated software provide a certain experience that’s difficult or impossible to replicate otherwise. To that end, [bit-hack] wanted to play the original EGA, 16-color version of The Secret of Monkey Island in a way that faithfully recreated the original and came up with this FPGA-based PC with a real NEC V20 powering it all.
The early 90s-style build is based on a low-power version of the V20 called the V20HL which makes it much easier to interface with a modern 3.3 V FPGA compared to the original 5 V chip. It’s still an IBM XT compatible PC though, with the FPGA tying together the retro processor to a 1 MB RAM module, a micro SD slot that acts as a hard disk drive, a digital-to-analog audio converter, and of course the PS/2 keyboard and mouse and VGA port. The mouse was one of the bigger challenges for [bit-hack] as original XT PCs of this era would have used a serial port instead.
With a custom PCB housed in a acrylic case, [bit-hack] has a modern looking recreation of an XT PC running an original processor and capable of using all of the period-correct peripherals that would have been used to play Monkey Island when it was first released.
FPGAs enable a ton of retrocomputing projects across a wide swath of platforms, and if you’re looking to get started the MiSTer FPGA project is a great resource.
youtube.com/embed/EmwGfURk4s8?…
Cosa sono i krill e perché la Russia arresta chi vuole la conservazione di questa specie
A metà settembre le autorità russe hanno arrestato Leonid Pshenichnov, ricercatore di lunga data e collaboratore di diverse commissioni ... Scopri di più!Federica Rossi (Domani)
informapirata ⁂ reshared this.
freezonemagazine.com/articoli/…
L’estate del 1936 in Spagna è stato un momento cruciale della storia di quel paese e in Non piangere vi è raccontata in tutto il suo slancio libertario, da una parte, e la crudeltà degli atti della Falange armata dall’altra. Nel romanzo si mischiano, come le due facce della stessa medaglia, i racconti di Montse, […]
L'articolo Lydia Salvayre – Non piangere proviene da FREE ZONE MAGAZINE.
Nuovo soggettario – Notizie – novembre 2025
Il Thesaurus Nuovo soggettario è un patrimonio lessicale in continua evoluzione, che si arricchisce di collegamenti, collaborazioni e nuove versioni linguistiche.
Le principali novità:
- Interoperabilità: nell’ottica del Web semantico, cresce ulteriormente il numero di link che connettono i termini del Thesaurus Nuovo soggettario agli equivalenti in inglese, francese, tedesco e spagnolo, facilitando i collegamenti con analoghi strumenti di indicizzazione semantica e cataloghi di altre biblioteche nazionali.
- Collaborazioni sempre più solide con il mondo GLAM (Galleries, Libraries, Archives, Museums): prosegue la condivisione e la riconciliazione reciproca delle entità con le risorse di archivi e musei. In particolare:
- l’Art & Architecture Thesaurus del Getty Research Institute mappa i propri termini con quelli del Thesaurus Nuovo soggettario;
- il Thesaurus Nuovo soggettario diventa il cuore del progetto Collezioni di immagini e strumenti condivisi fra musei, archivi e biblioteche, promosso da DicoLab – Cultura digitale, per esplorare in modo integrato e intuitivo le collezioni del Museo Galileo.
- Cresce il dialogo con Wikimedia Italia: sono 13.454 i link dei termini del Thesaurus con i corrispondenti item di Wikidata; inoltre, la voce Wikipedia dedicata al Nuovo soggettario è ora tradotta in sette lingue (coreano, russo, indonesiano, tedesco, inglese, spagnolo e francese).
- Online in inglese: tutte le pagine del sito web del Nuovo soggettario sono state tradotte in inglese per una consultazione più accessibile a livello globale.
L'articolo Nuovo soggettario – Notizie – novembre 2025 proviene da Biblioteca nazionale centrale di Firenze.
Usa: vescovi a Leone XIV, “continueremo a stare con i migranti”. Il Paese sarà consacrato al Sacro Cuore di Gesù nel giugno 2026 - AgenSIR
“Continueremo a stare con i migranti e a difendere il diritto di tutti a pregare senza intimidazioni”.Riccardo Benotti (AgenSIR)
Una campagna di spionaggio “autonoma” è stata orchestrata dall’intelligenza artificiale
Un’analisi condotta negli ultimi mesi aveva evidenziato come l’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale stesse raggiungendo un punto critico per la sicurezza informatica, con capacità raddoppiate in appena sei mesi.
Parallelamente, il monitoraggio degli attacchi reali mostrava un uso crescente dell’IA da parte degli attori malevoli. Ci si attendeva un progresso rapido, ma la velocità e la scala con cui si è manifestato hanno superato le previsioni.
A metà settembre 2025, un’attività anomala ha attirato l’attenzione dei ricercatori, rivelandosi in seguito una campagna di spionaggio di livello avanzato. Gli aggressori avevano adottato per la prima volta un impiego esteso delle funzioni “agentiche” dei modelli di IA, delegando loro l’esecuzione autonoma delle operazioni informatiche, non solo attività di supporto.
Le indagini hanno attribuito con elevato grado di sicurezza questa operazione a un gruppo collegato a interessi statali cinesi. L’autore della minaccia ha sfruttato in modo improprio Claude Code, trasformandolo in un componente del proprio framework offensivo, con il quale ha cercato di violare circa trenta bersagli nel mondo. In alcuni casi l’accesso è riuscito. Gli obiettivi includevano grandi aziende tecnologiche, istituti finanziari, imprese chimiche e agenzie governative. Si tratta, secondo gli analisti, del primo esempio documentato di attacco informatico su vasta scala condotto quasi interamente senza supervisione umana.
Una volta rilevata la campagna, sono state avviate verifiche immediate. Nei dieci giorni successivi, mentre venivano definite estensione e modalità operative dell’attacco, gli account compromessi sono stati progressivamente bloccati, le organizzazioni potenzialmente coinvolte informate quando opportuno e le autorità contattate per collaborare sull’indagine.
L’episodio evidenzia i rischi connessi alla diffusione degli “agenti” di IA: sistemi in grado di operare autonomamente a lungo, portare avanti compiti complessi e concatenare azioni senza un intervento umano costante. Tali strumenti sono preziosi per la produttività quotidiana, ma se sfruttati da un attore ostile possono amplificare la frequenza e l’impatto degli attacchi informatici.
Le previsioni indicano che la loro efficacia offensiva continuerà a crescere. Per contrastare questa tendenza, sono stati potenziati i sistemi di rilevamento e sviluppati nuovi classificatori per individuare rapidamente anomalie e azioni potenzialmente dannose. L’obiettivo è riuscire a identificare campagne distribuite e coordinate anche quando l’uso dell’IA rende meno evidente la presenza dell’operatore umano.
In attesa di progressi più ampi, il caso è stato reso pubblico per contribuire al rafforzamento delle difese nel settore privato, nella pubblica amministrazione e nella comunità scientifica. Secondo quanto dichiarato, verranno pubblicati ulteriori rapporti in futuro, nel segno della trasparenza sulle minacce emergenti.
Come si è svolto l’attacco
La campagna ha sfruttato tre capacità dei modelli di IA che fino a un anno prima erano molto meno mature: un livello di intelligenza generale tale da interpretare istruzioni complesse; funzioni agentiche con cicli di azione autonoma; e un accesso diretto a strumenti software tramite protocolli standard come il Model Context Protocol (MCP), che permettono ricerche, recupero dati ed esecuzione di programmi.
Nella fase iniziale, gli operatori umani hanno selezionato i bersagli e predisposto un framework pensato per operare con minima supervisione. Questo sistema impiegava Claude Code come motore delle operazioni. Per farlo collaborare, gli aggressori lo hanno sottoposto a tecniche di jailbreak, aggirando i meccanismi di sicurezza. Hanno inoltre suddiviso l’operazione in compiti frammentati e presentati come legittimi test di sicurezza aziendale, in modo da impedirgli di coglierne la finalità complessiva.
Nella fase successiva, Claude Code ha effettuato la ricognizione dei sistemi delle organizzazioni prese di mira, individuando archivi e database sensibili. L’IA ha completato attività normalmente lunghe e complesse in tempi nettamente inferiori rispetto a un team umano, fornendo poi un riepilogo delle informazioni raccolte.
Il passo seguente ha riguardato l’individuazione delle vulnerabilità, la produzione del codice exploit e l’accesso alle prime credenziali. Il sistema ha quindi raccolto e classificato grandi quantità di dati, identificato account privilegiati, creato backdoor ed esfiltrato dati con un intervento umano marginale.
Nella fase conclusiva, l’IA ha generato la documentazione operativa: elenchi delle credenziali sottratte, mappe dei sistemi analizzati e altre informazioni utili per eventuali operazioni successive.
Secondo le stime, l’IA ha gestito tra l’80% e il 90% dell’intera campagna, con l’intervento umano limitato a pochi momenti decisionali. Il ritmo dell’attacco è risultato impossibile da eguagliare da operatori umani, grazie alla capacità di eseguire migliaia di richieste al secondo. Nonostante ciò, l’IA non si è dimostrata infallibile: in alcuni casi ha generato credenziali fittizie o segnalato come riservati dati già pubblici, ostacoli che limitano per ora l’automazione totale.
Le implicazioni per la sicurezza globale
L’episodio segna un cambiamento significativo. Le competenze richieste per condurre operazioni complesse diminuiscono, amplificando la possibilità che gruppi meno esperti o con risorse ridotte possano replicare attacchi simili. Rispetto ai casi di “vibe hacking” descritti mesi prima, il ruolo dell’essere umano è stato molto più marginale, pur in presenza di un’operazione più ampia e strutturata.
Gli stessi meccanismi che consentono a un modello di essere strumentalizzato in un attacco lo rendono, al contempo, un componente importante per la difesa. Funzionalità avanzate possono infatti supportare l’individuazione di minacce, la risposta agli incidenti e la preparazione contro varianti future degli stessi attacchi. Durante l’indagine, il team di Threat Intelligence ha utilizzato estensivamente Claude per analizzare l’enorme quantità di dati generati.
Di fronte a questa transizione, viene suggerito ai team di sicurezza di sperimentare l’uso controllato dell’IA per automatizzare parti del lavoro nei Security Operations Center, migliorare la rilevazione, testare vulnerabilità e ottimizzare le procedure di risposta. Parallelamente, agli sviluppatori viene raccomandato di investire in meccanismi di protezione più solidi per prevenire abusi da parte di attori ostili. Poiché tecniche simili saranno presumibilmente adottate in misura crescente, la condivisione tempestiva delle minacce e l’adozione di controlli più rigorosi diventano elementi centrali.
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An Improbable, Doomed Star System in a Clockwork Coffee Table
The major objects in our solar system orbit along the plane of the ecliptic, plus or minus few degrees, and it turns out most exoplanet systems are the same — pretty flat, with maybe one highly-inclined outlier. But at [The 5439 Workshop], they don’t care about these details: [5439] has come up with a mechanism to drive inclined orbits in an orrery, and he’s going to use it. The star is exploding, too, because why wouldn’t it be?
While the cinematography of this build video might not be to everyone’s taste, it’s worth watching to see the details of the project. The sliding mechanism to “explode” the star by sliding plates across each other is quite well-done, although perhaps not much not designed for assembly (we’re quite impressed he got it together). It isn’t quite the iris we had expected, as there’s a double-ratchet inside to drive the slow collapse/fast expansion dynamic [5439] is going for. It looks more like the breathing mode of a cepheid variable star than an explosion to us, but it’s still a fascinating piece of laser-sintered aluminum.
The driving mechanism for the inclined orbits is fairly simple, but also worth examining, as we’re not aware of anyone having used it before. The gear rings holding the planets are tilted, and are driven by straight vertical shafts via gears that pivot on knuckle joints. It’s not a revolutionary design, but it’s a big part of what makes this build unique. Since the solar system is very flat, clockwork orreries tend not to bother showing orbital inclination at all. Given the way planets are believed to form from a protoplanetary disk, a system with this many planets in such differing orbital planes seems unlikely to occur naturally, but it certainly adds visual interest.
We like model solar systems around here, be they made from brass and steel, molded plastic LEGO bits, or 3D printed and CNC routed aluminum like this one. That you can sit a coffee mug on it is just bonus.
youtube.com/embed/x3iUpv1Wclw?…
Uno 0day su FortiWeb WAF sfruttato attivamente! E rimuovete le interfacce di Admin da Internet
Gli aggressori stanno attivamente sfruttando una falla critica nel sistema di protezione delle applicazioni web FortiWeb (WAF) prodotto da Fortinet, che potrebbe essere utilizzata come mezzo per condurre attacchi di tipo zero-day senza essere stati individuati in anticipo.
Essendo un bersaglio primario per gli aggressori che cercano di compromettere le misure di sicurezza delle organizzazioni, FortiWeb si pone come un meccanismo di difesa fondamentale, specificamente progettato per identificare e fermare il traffico dannoso diretto verso le applicazioni web.
Il bug isolato dall’honeypot di Defused
Un path traversal sembra essere alla base della vulnerabilità, consentendo lo sfruttamento remoto senza necessità di accesso preventivo, il che potrebbe comportare la compromissione completa del dispositivo e un successivo spostamento laterale all’interno delle reti.
Il 6 ottobre 2025, la società Defused ha condiviso un exploit proof-of-concept (PoC) che ha portato alla luce una falla di sicurezza. Questo bug permette a malintenzionati non autorizzati di acquisire privilegi di amministratore sia per il pannello FortiWeb Manager che per l’interfaccia WebSocket. La falla è stata individuata dopo che il sistema honeypot di Defused aveva rilevato autentiche iniziative di attacco rivolte a istanze FortiWeb che risultavano esposte.
Le analisi di Rapid7
Successivamente, l’azienda di sicurezza Rapid7 ha confermato l’efficacia dell’exploit attraverso dei test, osservando che riesce a creare account amministratore non autorizzati come “hax0r” nelle versioni vulnerabili. I test hanno evidenziato differenze significative nelle risposte tra la versione interessata e quella con patch.
Con il rilascio di FortiWeb 8.0.1 nell’agosto 2025, l’exploit ha dimostrato di poter fornire una risposta HTTP 200 OK contenente i dettagli JSON di un nuovo utente amministratore, incluse password criptate e relativi profili di accesso. Successivamente, la versione 8.0.2, distribuita alla fine di ottobre, ha invece manifestato un errore HTTP 403 Forbidden in risposta a un tentativo di exploit simile, suggerendo l’applicazione di misure di mitigazione.
Rapid7 ha sottolineato che, sebbene il PoC pubblico non superi la versione 8.0.2, non è chiaro se questo aggiornamento includa una correzione silenziosa deliberata o modifiche casuali.
Lo sfruttamento in natura è stato segnalato a partire da ottobre 2025, con Defused che rivendica attacchi mirati ai dispositivi esposti. La scansione e la diffusione dell’exploit a livello globale sono aumentate, coinvolgendo indirizzi IP di regioni come Stati Uniti, Europa e Asia.
Uno 0day è in vendita nelle underground
Un noto forum di hacker ha messo in vendita un exploit 0day il 6 novembre 2025 anche se, non avendo accesso all’exploit, rimane tutto da stabilire se sia effettivamente collegato a tale falla di sicurezza”.
Exploit in vendita nel forum underground Exploit In
Le organizzazioni che utilizzano versioni di FortiWeb precedenti alla 8.0.2 sono esposte a rischi immediati e dovrebbero dare priorità agli aggiornamenti di emergenza o isolare le interfacce di gestione dall’esposizione al pubblico.
Si raccomanda inoltre ai responsabili della sicurezza di analizzare i log per individuare eventuali creazioni sospette di account amministratore e di monitorare i canali di Fortinet per imminenti divulgazioni.
Cosa si può fare
Le vulnerabilità 0day che colpiscono dispositivi e applicazioni esposti su Internet, come nel caso di FortiWeb, evidenziano ancora una volta un principio fondamentale della sicurezza: le interfacce di amministrazione non devono mai essere accessibili pubblicamente. Questi pannelli vanno isolati su reti segregate, protetti tramite VPN, accessibili solo da segmenti interni o da jump-host controllati. Ogni volta che un servizio di gestione rimane raggiungibile da Internet, diventa un bersaglio immediato per scansioni automatiche, exploit, brute force e tentativi continui di compromissione.
Molti attacchi – inclusi quelli condotti sfruttando 0day – verrebbero drasticamente ridotti se gli amministratori limitassero l’esposizione di questi servizi. E questo non riguarda solo FortiWeb, ma qualsiasi strumento di amministrazione, dai pannelli di firewall e router, ai sistemi di virtualizzazione, storage, console di backup, appliance email, interfacce per IoT industriale e molto altro. L’assenza di una corretta segmentazione e di un controllo rigoroso su chi può raggiungere questi pannelli continua a rappresentare uno dei principali fattori abilitanti per compromissioni rapide e massicce. Una superficie d’attacco più piccola significa un rischio minore: la prima linea di difesa è ridurre ciò che Internet può vedere.
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Un bug 0Day per un plugin WordPress in vendita a 6000 euro nelle underground
Su uno dei più noti forum russi per la compravendita di vulnerabilità e strumenti offensivi, il thread è arrivato come una normale inserzione commerciale, ma il contenuto è tutt’altro che banale. L’utente che si firma “Baiden” propone in vendita il codice sorgente di un presunto 0-day per un plugin WordPress – un difetto che, secondo l’autore, interessa migliaia di installazioni.
Nel post viene detto che la vulnerabilità permette di inviare email “senza autorizzazione” da siti vulnerabili, sia singolarmente sia in massa, con messaggi generati da un template configurabile.
L’autore dichiara di aver scoperto personalmente la falla e di aver scritto l’exploit; stima in circa 3.800-4.000 i siti colpiti. L’offerta è strutturata come un’asta: prezzo di partenza 3.500 dollari, rilanci minimi da 500, e opzione “blitz” a 6.000, con pagamento tramite garante richiesto a carico dell’acquirente.
L’annuncio dura 48 ore.
Print Screen dal forum XX fornita da Paragon Sec
Il formato del messaggio è tipico di quei mercati: numeri per la leva commerciale, garanzia di anonimato e metodi di pagamento che cercano di minimizzare il rischio di truffa tra venditori e compratori anonimi. Ma al di là della forma, quello che preoccupa è la natura stessa dell’oggetto in vendita: codice sorgente di un exploit che, nelle mani sbagliate, può trasformarsi in uno strumento per campagne su larga scala.
Chi vende e chi compra: il mercato degli 0-day
Il commercio di vulnerabilità non è un’unica cosa: è un ecosistema. Da un lato ci sono i ricercatori – alcuni più “etici”, altri interessati esclusivamente al profitto – che scoprono falle. Esiste poi una rete di broker, forum e canali privati che mettono in contatto scopritori e acquirenti: criminali informatici, gruppi che offrono servizi di attacco commerciale, e in casi estremi attori con risorse statali. I prezzi si formano in base a fattori concreti: quante installazioni sono potenzialmente sfruttabili, quanto è semplice usare l’exploit, il livello di impatto, e quanto è probabile che la falla rimanga non rilevata.
Vendere il codice sorgente – non solo un PoC, ma l’implementazione completa – incrementa il valore dell’offerta, perché permette all’acquirente di adattare, automatizzare e integrare l’exploit in campagne malevole. Forum come XSS agiscono da piazze dove queste transazioni si svolgono, spesso con meccanismi di escrow e reputazione costruiti sul tempo per “mettere in sicurezza” accordi tra anonimi.
Perché questo tipo di bug è pericoloso
Un exploit che consente di inviare email dal sito vulnerabile ha impatti concreti e immediati. Un sito compromesso che invia messaggi a nome del dominio legittimo aumenta drasticamente il successo di operazioni di phishing: il mittente appare autentico, i filtri antispam sono più facilmente aggirati e il tasso di vittime potenziali sale. Questo tipo di violazione può macchiare la reputazione del dominio, portare IP e nomi a finire in blacklist e compromettere la deliverability di comunicazioni legittime per settimane o mesi.
Le email veicolate possono contenere link a pagine di furto credenziali, allegati con malware o istruzioni per frodi mirate. Ma il danno non si ferma alla singola campagna: un sito compromesso può diventare punto di lancio per attacchi a clienti, partner o utenti del servizio, e può conservare backdoor che consentono accessi successivi. Se all’interno del sito sono presenti dati personali o informazioni sensibili, l’exploit può anche essere usato per esfiltrare tali dati, creando ricadute legali e finanziarie per il proprietario (pensiamo, per esempio, al GDPR in Europa).
Cosa significa per chi gestisce un sito WordPress
La comparsa di un annuncio del genere è un campanello d’allarme. Non è necessario che l’exploit sia già “in libertà” per correre ai ripari: il solo fatto che qualcuno dichiari di averlo e di venderlo aumenta il rischio che arrivi nelle mani di gruppi pronti a usarlo. Per chi gestisce siti significa rivedere con priorità aggiornamenti, controlli sui plugin installati e monitoraggio dei log: volumi insoliti di email in uscita, richieste sospette a endpoint noti per l’invio di posta e cambiamenti nei file del sito meritano attenzione.
Una questione etica e sociale
Dietro le cifre e le aste c’è una conseguenza umana: la proliferazione di exploit in mercati non regolamentati alimenta frodi, furti di identità, perdite economiche e un aumento generale della sfiducia nelle comunicazioni digitali. La disclosure responsabile rimane la via che limita i danni: segnalare la vulnerabilità al manutentore del plugin o utilizzare canali di bug bounty aiuta a chiudere la falla prima che diventi materia prima per attacchi reali.
L’annuncio su XSS ci ricorda che il cybercrimine ha ormai un mercato sofisticato, dove un difetto software diventa un prodotto commerciale. Per i proprietari dei siti, la risposta pratica è semplice quanto urgente: aggiornare, limitare le superfici di attacco e monitorare. Per il resto della società digitale resta la sfida di ridurre gli incentivi economici a questo commercio sommerso, aiutando a spostare scoperte e segnalazioni dalle piazze clandestine a canali che riparino il danno invece di moltiplicarlo.
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Tiny386 on an Espressif ESP32-S3
Some people may remember the joys of trying to boot Linux on an 8-bit AVR microcontroller, which was an absolute exercise in patience. In comparison [He Chunhui]’s Tiny386 emulator running on an ESP32-S3 MCU is positively zippy when it boots and runs Windows 95. The provided video (also embedded below) makes clear that while you can comfortably waddle off to prepare and pour a fresh cup of tea, it’s actually borderline usable.
The source code can be obtained via GitHub, which contains not just the basic emulated 80386 CPU written in C99, but also peripherals borrowed from TinyEMU and QEMU, along with a SeaBIOS ROM. In addition to the Windows 95 demo it’s claimed that Tiny386 should be able to run most 16/32-bit software.
Right now the ESP32-S3 version targets the JC3248W535 board, which is a roughly $30 development board featuring a built-in display with touch screen and an ESP32-S3 module. Although it has a USB-C port, it appears that this one is just for programming and not for the USB peripheral of the ESP32-S3. With the USB OTG peripheral used, one could conceivably make a small 386 system based around an ESP32-S3 that features a USB hub to plug a keyboard, mouse, etc. into.
Considering that the Tiny386 emulator is a very simple and straightforward approach to emulating an early-90s PC, some optimization might enable a pretty zippy general purpose PC for early 90s software. Quite a boost from watching Linux struggle into a command line on an AVR, indeed.
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What Do You Call an Ekranoplan With an Outboard Motor?
If there’s one thing [rctestflight] likes, it’s… probably radio controlled test flights. If there are two things [rctestflights] likes, the second one is probably ground-effect vehicles, AKA Ekranoplans. Tired of having them flip over and crash, he’s trying an an innovative solution: stick a planing hull on it.
Ekranoplans have a stability problem because the center-of-pressure isn’t static: as the wing gets closer to the ground, the high pressure cushion of air that creates the ground effect tends to put more lift rearwards. The net effect of that is to torque the vehicle nose-down, which is kind of a self-limiting problem at a fraction of a wingspan’s altitude. The opposite problem is more concerning: the higher the ekranoplan gets, the more it wants to nose up, and there’s nothing to stop it. That leads to the vehicle flipping over.
In this video, [rctestflight] takes a few stabs at trying to solve the stability problem– he starts with a flat planing hull on the nose, with the idea that the vehicle will be nose-heavy enough to ride serenely over the water. Water isn’t actually flat, though, and the nose bumping over the waves wasn’t able to do what he wanted. He then switches to a feeler that is to ride on-surface to adjust the pitch of the nose-mounted propellers–up if it pokes the water, down if it can’t– to provide passive pitch stabilization. That does work at some airspeeds, but produces a predictable porpoising effect, even with an elastic band for damping. That design might show promise with more refinement, but if you’re using something to give altitude feedback, it might as well be lidar.
The next iteration of the design places a pair of hydro-screw propellers on the nose, for all the world like a pair of outboard motors. We’re not even sure what to call the resulting vehicle, but “more stable” is unfortunately not it. It doesn’t seem to fly any worse, mind you, but certainly not well enough to justify the complexity, especially once he goes down the rabbit hole of adding suspension to the motors.
Ultimately he ends up refining the planning hull into a V-shape, since a V-hull can cut the waves and give a smoother ride than a flat-bottomed boat. We can’t help but agree with [rctestflight] that the standard configuration of a long hull and large horizontal stabilizer is likely the way to go, since the whole point of a ground-effect vehicle is to avoid the energy cost associated with skipping over waves. Still, it’s hard to deny that these prototypes are hacks, and we appreciate the brief lesson in aerodynamics he provides in the video.
Given some of the other projects he’s tackled, we’re kind of disappointed he didn’t try a hydrofoil.
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