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GNL, lo spiraglio di speranza in Europa?


Negli ultimi mesi l’Europa è stata colpita da una crisi energetica. Nel mezzo della guerra in Ucraina, che ha visto sia l’Unione Europea che la Russia cercare di liberarsi dalle loro reciproche dipendenze energetiche, la questione più urgente per l’Europa oggi sembra scongiurare un blackout energetico. Mentre misure come la regolamentazione del consumo di energia [...]

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Afghanistan: le decisioni talebane riflettono il disaccordo interno


Quando l’anno scolastico è iniziato in Afghanistan nel marzo 2022, i giornalisti erano pronti a occuparsi del ritorno delle ragazze all’istruzione secondaria. I leader talebani a Kabul si erano impegnati a consentire un’istruzione separata per le ragazze purché seguissero il codice di abbigliamento imposto dai talebani. Invece, le telecamere hanno registrato ragazze deluse che venivano [...]

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Ucraina: guardando la guerra dalla televisione russa


Chi guarda la televisione russa per seguire la guerra in Ucraina vive in una realtà alternativa. I commentatori delle stazioni televisive russe di proprietà dello stato hanno diffuso la falsità secondo cui l’Ucraina sta organizzando falsi attacchi alle proprie città per far sembrare che la Russia sia l’aggressore. Le emittenti di notizie russe hanno anche [...]

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I cileni bocciano la nuova Costituzione. Duro colpo per Boric, ma la disfatta della Carta ‘più progressista del mondo’ non frena la richiesta di cambiamento.


Vittoria di Pirro Liz Truss è la nuova leader del Partito Conservatore britannico e (da domani) premier del Regno Unito.


Instagram - La fiera della vanità

Grazie a un tweet di @Alexis Kauffmann, ho trovato su Arte questo documentario: “Instagram - La foire aux vanités” sulla nascita, l’evoluzione, l’enorme diffusione di Instagram, i meccanismi che ne regolano il funzionamento e l’impatto negativo che ha sui suoi utenti. Considerando anche il fatto del grandissimo numero di giovani che utilizzano questo social network (quasi tutti i miei studenti, ad esempio), il documentario offre, secondo me, diversi spunti di analisi di grande interesse.

C’è anche una versione in lingua originale con sottotitoli in italiano, la si trova qui: https://www.arte.tv/it/videos/095729-000-A/instagram-la-fiera-virtuale-delle-vanita/
Il documentario è disponibile in rete fino al 28.10. 2022.

Qui sotto, trovate la traduzione dell’introduzione alla versione francese, più completa e più chiara rispetto a quella italiana, nella versione in tedesco il titolo è ancora più esplicito: “Instagram – Il social network tossico”.

Lanciato poco più di dieci anni fa, il social network Instagram ha conquistato il mondo. Questa approfondita indagine analizza i meccanismi della sua ascesa e ne evidenzia gli effetti deleteri.
Due miliardi di utenti attivi al mese, 100 milioni di video e foto condivisi ogni giorno: lanciato nell'autunno del 2010, nel cuore della Silicon Valley, da Kevin Systrom e Mike Krieger, due studenti dell'Università di Stanford, il social network Instagram ha conosciuto un'ascesa fulminante. Sfruttando lo sviluppo della fotografia mobile, l'applicazione, inizialmente pensata per modificare (grazie ai suoi famosi filtri) e condividere le foto, ha rapidamente attratto le celebrità e attirato l'attenzione dei giganti digitali.
Nel 2012 Mark Zuckerberg, a capo di Facebook, ne ha intuito il potenziale commerciale e l'ha acquistata per l'incredibile cifra di un miliardo di dollari. Due anni dopo, lsul sito è comparsa a pubblicità, portando a un'esplosione dell'influencer marketing. Da quel momento in poi i marchi si sono rivolti alle personalità più seguite per promuovere i loro prodotti. Le star con milioni di abbonati, come Cristiano Ronaldo o Kim Kardashian, guadagnano cifre astronomiche, mentre in fondo alla gerarchia, soggetti a una concorrenza spietata, i "nano-influencer" si accontentano di contratti pagati in natura o di benefit promozionali.
Trasformata in un gigantesco centro commerciale, la rete dà in pasto ai suoi utenti visioni modificate della realtà, con corpi giovani e svestiti, luoghi turistici che vengono immediatamente fpresi d’assalto e immagini di cibo esteticamente gradevoli, etichettate come "food porn". Conseguenze: la chirurgia estetica tra i giovani è in aumento, facendo arricchire professionisti senza scrupoli, mentre l'ansia e la depressione aumentano in modo preoccupante tra gli adolescenti, che sono particolarmente permeabili a questi ideali standardizzati.

La tirannia
Messa sotto accusa per i suoi eccessi, Instagram ha tuttavia trovato una seconda possibilità durante la pandemia, diventando un luogo per l'espressione artistica, l'intimità e le lotte delle minoranze. Partendo dalla sua nascita fino alla sua recente evoluzione, l’autore, Olivier Lemaire (Le musée et le milliardaire anticonformiste, Let’s Dance) si avvale di una serie di testimonianze (l'influencer Maya Borsali, il "Dr. Miami", chirurgo star dei social network, il sociologo Dominique Boullier e Sarah Frier, autrice di No Filter: The Inside Story of Instagram, oltre alle famiglie di adolescenti vittime di questa tirannia delle immagini) per decifrare l'influenza di una rete che plasma le nostre vite, sconvolge la nostra economia e ridisegna il nostro rapporto con la realtà, spesso in peggio.
Diretto da: Olivier Lemaire
Paese: Francia
Anno: 2022

@informapirata :privacypride: @Le Alternative @maupao @Scuola - Gruppo Fediverso

in reply to MAD7

@MAD È già in grassetto all'inizio del post: arte.tv/it/videos/095729-000-A…
@MAD7

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Alec Ross – I furiosi anni venti


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La lezione (ignorata) della realtà


Non vedendo la realtà, le forze politiche non riescono a risolvere i problemi, e dei propri fallimenti incolpano la burocrazia La politica attuale pecca di irrealtà. Prende per reale il contingente e il quotidiano, spesso l’effimero. Fa programmi che sono

Non vedendo la realtà, le forze politiche non riescono a risolvere i problemi, e dei propri fallimenti incolpano la burocrazia


La politica attuale pecca di irrealtà. Prende per reale il contingente e il quotidiano, spesso l’effimero. Fa programmi che sono tutti al presente, senza prospettare un futuro. Elenca promesse, ma non indica tempi e costi. Guarda alla tasca, in una sorta di bengodi, prospettando un’orgia di sgravi, bonus, superbonus, stabilizzazioni, adeguamenti stipendiali, senza chiedersi con quali mezzi finanziarli e come gestirli.

Fa quindi promesse molto simili: un cittadino che leggesse i diversi programmi elettorali, senza conoscerne la provenienza, potrebbe con molta difficoltà stabilire da quale forza politica sono stati scritti.

Poiché la politica non sa vedere la realtà, è prigioniera di un circolo vizioso: non riesce a interpretare i bisogni sociali; ha difficoltà a capire che cosa bisogna fare per soddisfarli, e con quali mezzi; non riesce, quindi, a risolvere i problemi, e dei suoi fallimenti incolpa la burocrazia.

Una politica che riuscisse a ispirarsi all’osservazione della realtà si chiederebbe, innanzitutto, quali sono le smagliature della rete sanitaria che hanno reso così difficile affrontare la pandemia. Abbiamo tutti sotto gli occhi gli impedimenti incontrati dalla sanità territoriale, quella a più diretto contatto con i cittadini.

Una politica che sapesse guardare la realtà si renderebbe anche conto della sofferenza che ha subito la rete scolastica. Essa si aggiunge ai bassi investimenti nell’istruzione e alla bassa scolarizzazione, e contribuisce ad aumentare le diseguaglianze sociali, mentre è stato dimostrato che livello di benessere e livello di istruzione vanno di pari passo.

La lezione della realtà dovrebbe anche insegnare che è urgente liberarsi del gas russo: bisogna evitare di rimanere ostaggi nelle forniture di energia da Paesi che le usano come arma di ricatto politico, come osservato da un grande esperto della materia, Alberto Clò, in un libro appena uscito, intitolato «Il ricatto del gas russo. Ragioni e responsabilità», edito da «Il Sole 24 Ore».

Il problema dell’autonomia energetica — ricordiamolo — fu posto in Italia già negli anni 30 del secolo scorso e venne riproposto, negli anni 50, da Enrico Mattei, il fondatore dell’Eni, mentre le generazioni successive l’hanno dimenticato. Ora dovremmo accelerare la capacità generativa elettrica da fonti rinnovabili e migrare consumi di gas e di prodotti petroliferi verso consumi elettrici.

La lezione della realtà dovrebbe, inoltre, insegnare che «il valore aggiunto per persona occupata è sceso del 5 per cento (nella media degli Stati europei, invece, cresceva a doppia cifra). Nello stesso periodo, la produttività totale dei fattori, l’indicatore che misura il grado di efficienza complessivo di un’economia, è diminuita del 6,2 per cento. Accrescere la produttività consentirebbe di trasformare il rimbalzo in corso in una crescita duratura e sostenibile», come ha osservato Veronica De Romanis in un articolo pubblicato su «La Stampa» l’11 agosto scorso.

Se la politica prende proclami e promesse per progetti, promette senza calcolare il costo delle promesse, confonde il parlare con il fare, utilizza i mezzi digitali per comunicare, non per ascoltare, ne discende anche che è disattenta all’amministrazione. La politica è anche amministrazione, anzi è soprattutto amministrazione; invece, siamo bravi a gestire le emergenze e ad affrontare le situazioni straordinarie, non altrettanto a gestire l’ordinario e a fare una buona manutenzione (delle istituzioni come delle strade, delle scuole, degli ospedali).

Questo spiega lo stato critico degli apparati pubblici ed anche la freddezza dell’elettorato, nonché le sue oscillazioni alla ricerca di voci nuove (ieri a favore del Movimento 5 Stelle; oggi, secondo i sondaggi, a favore della destra).

Il Corriere della Sera

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 Al via il nuovo anno scolastico.



Aiutarsi


La settimana prossima il Consiglio dei Ministri tornerà a predisporre misure che limitino gli effetti negativi del rialzo del prezzo del gas. Intitolare questi provvedimenti al concetto di “aiuto” è un errore che corrompe la comprensione, come se ci fosse

La settimana prossima il Consiglio dei Ministri tornerà a predisporre misure che limitino gli effetti negativi del rialzo del prezzo del gas. Intitolare questi provvedimenti al concetto di “aiuto” è un errore che corrompe la comprensione, come se ci fosse qualcuno o qualche entità che possa decidere se aiutare o meno chi ne ha bisogno. Ammesso che i decreti debbano avere un nome, “aiutarsi” sarebbe più adeguato: qualsiasi scelta si compia si spera sia efficace, ma è certo che avrà un costo, sicché si deve sapere quale e a carico di chi. Altrimenti siamo al linguaggio gassoso, per di più assai rarefatto.

Dall’inizio del rialzo del prezzo delle materie prime energetiche, che data dalla seconda metà dell’anno scorso, quindi prima della guerra, sono già stati impegnati 30 miliardi di euro, per mitigarne gli effetti. Le accise sui carburanti sono ancora sospese. Non lo si ricorda non solo (anche) per faziosità demagogica, ma perché qualsiasi cifra intestata ad “aiuto” sarà sempre insufficiente, mentre i costi di “aiutarsi” indurrebbero maggiore attenzione.

La campagna elettorale non è l’occasione migliore per la sobrietà verbale, talché circolano due concetti che sarebbe prudente cancellare subito: scostamento e sanzioni. Sul primo ci siamo già soffermati, aggiungiamo che il Btp ha messo la testa sopra il tetto del 4% e che i tassi d’interesse cresceranno, in ragione dell’inflazione. Pensare che indebitarsi ulteriormente, essendolo oltre al collo, sia una soluzione vuol dire confonderla con la dissoluzione. I soldi si trovino nel bilancio esistente, nel maggior gettito fiscale indotto dall’aumento dei prezzi, nella ardita e necessaria tassazione dei profitti impropri, indotti dal prezzo del gas. Chi aggira il problema proponendo lo scostamento come extrema ratio, abbia la compiacenza di chiarire cosa intende per extrema, salutando ratio.

Supporre di mettere in discussione le sanzioni è fuori discussione. Ipotesi zero. A parte il disonore e la viltà di barattare la vita altrui per un vantaggio economico, che lo si faccia come Occidente è impossibile, mentre che lo si faccia come Italia significherebbe tagliarsi fuori dai più ricchi mercati delle nostre esportazioni. Un suicidio sulla pubblica piazza. A parte il risvolto morale. Le sanzioni colpiscono la Russia, in recessione profonda, e la piegheranno. Putin può decidere di chiudere il gas, ma solo scommettendo che il nostro cedimento arrivi prima del suo crollo. Se lo scordi.

Osserva The European House-Ambrosetti che la mancanza di una politica estera comune ha prodotto occasioni commerciali perse, per l’intera Unione europea, in dieci anni, pari a 914 miliardi di euro. Senza Ue le opportunità perse sarebbero maggiori, ovviamente. Non saprei sulla quantificazione, ma il concetto è giusto: potenza politica e militare accompagnano e seguono quella commerciale. Ripassino il concetto quelli che pensano di fare un buon affare portando l’Italia al fianco dell’Ungheria. Venir meno alle sanzioni ci danneggerebbe irreversibilmente.

Dice Carlo Bonomi che se la Russia dovesse chiudere il gas un quinto del nostro sistema produttivo, il 20%, sarebbe compromesso. Non ne dubitiamo. E anche senza arrivare all’ipotesi chiusura, già così il danno è consistente. Ma è quello il punto, per “aiutarsi”: concentrare gli sforzi dove il rischio è maggiore, per le aziende di andare fuori mercato e per le famiglie di andare in bancarotta. Gli strumenti analitici per distinguere ci sono, ma si deve avere onestà e coraggio di scegliere. Fare politica significa scegliere. Vivere significa scegliere. Promettere o reclamare tutto per tutti significa prendere per scemi gli altri, agevolati dal concetto di “aiuto” al posto di “aiutarsi”.

Qualsiasi cose decida il governo, la settimana prossima, nessuno dirà che è troppo, pochi osserveranno che è giusto, i più lamenteranno che è poco. Peccato che questo genere d’approccio, improntato alla geremiade altolocata, sia il niente.

La Ragione

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Dante e Shakespeare, il giro d’Italia in teatro si è concluso a Ravenna – Il Corriere della Sera


Monaldi & Sorti, il giro d’Italia di Dante e Shakespeare concluso a Ravenna Alla tomba di Dante a Ravenna il gran finale di Ahi, serva Italia! – Dante visto da Shakespeare, prima competizione teatrale interamente basata su un romanzo, da rappresentare in

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Monaldi & Sorti, il giro d’Italia di Dante e Shakespeare concluso a Ravenna

Alla tomba di Dante a Ravenna il gran finale di Ahi, serva Italia! – Dante visto da Shakespeare, prima competizione teatrale interamente basata su un romanzo, da rappresentare in strade e piazze delle città d’arte della penisola. Il concorso, patrocinato dalla Società Dante Alighieri e dalla Fondazione Luigi Einaudi, è basato sull’omonimo libro di Monaldi & Sorti (Solferino Editore). Ogni esibizione è tratta o ispirata da passi del romanzo teatrale-narrativo, e può vantare due sostenitori d’eccezione: il regista Pupi Avati, che ha lodato lo «sguardo sacrale» di Monaldi & Sorti, e l’attrice Monica Guerritore, che li ha definiti «direttori artistici della pagina scritta». Dante e la Divina Commedia sono diventati protagonisti di un dramma di Shakespeare, rappresentato in brevi spettacoli replicati nel corso della giornata, secondo la formula del teatro di strada.

A Ravenna è andato in scena lo spettacolo “Dante e Piccarda”, proposto – a pochi metri dalla Tomba di Dante, nel giardino della Biblioteca Oriani – dagli attori Cristina Ugolini, nei panni della Chiacchiera e di Piccarda, e Riccardo Cecere, nei panni di Dante, che ha anche curato le musiche dal vivo. Tema è stato un dialogo inatteso, tra serio e faceto, fra il Poeta e la religiosa, tratto dal I atto di “Ahi, serva Italia!” di Monaldi & Sorti. Dante confessa le sue visioni a Piccarda.

Tra l’inaugurazione a Firenze e la chiusura a Ravenna, questo giro d’Italia si è snodato finora da Verona a Vibo Valentia, toccando varie regioni, dalla Liguria alla Campania, tra grandi città come Roma, preziosi borghi storici come Assisi e panorami mozzafiato quali le scogliere di Cagliari.

Premiazione infine a Roma il 14 settembre, anniversario della morte di Dante, presso il Globe Theatre, luogo shakespeariano per eccellenza della capitale, con un banchetto nello stile del Trecento fiorentino. Monica Guerritore ha commentato: «L’incontro tra Dante e Shakespeare funziona: Shakespeare ci mostra come le passioni agitino l’uomo sulla terra, e Dante quale direzione invece gli fanno prendere nell’aldilà. Qui in Ahi, serva Italia! si fa questo doppio viaggio, nella lingua di Shakespeare e nella vita e nelle opere di Dante».

«Gli spettacoli di piazza sono nel DNA sia della Commedia che del teatro elisabettiano», spiegano Monaldi & Sorti, tradotti in 26 lingue e definiti in Francia da L’Express «gli eredi di Umberto Eco» e in Germania dalla Frankfurter Allgemeine «la coppia letteraria italiana di livello internazionale».

«Dante vola così in alto – dicono i due autori – che può essere raccontato solo da Shakespeare. La Commedia era ben nota in Inghilterra sin dal Medioevo: i drammi shakespeariani sono pieni di richiami ai suoi personaggi, dal conte Ugolino a Pier delle Vigne, oltre al parallelo tra le coppie Romeo-Giulietta e Paolo-Francesca. Non a caso il primo ritratto a stampa dell’Alighieri è stato pubblicato in Inghilterra da un editore della cerchia di Shakespeare».

Il Corriere della Sera – Bologna

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La crisi del sistema politico: parlamentarismo, ordoliberismo, tecnocrazia | La Fionda

"La crisi del sistema politico non investe solo il parlamentarismo o la tenuta delle istituzioni; sono piuttosto i rappresentati, le classi sociali meno abbienti i soggetti maggiormente colpiti dall’ordoliberismo e da una democrazia plasmata sui principi tecnocratici."

lafionda.org/2022/09/04/la-cri…



Enrico Zanetti: contro il caro bollette non basta un extra profitto scritto male


Il Governo ha scelto di lasciare le regole di determinazione dei prezzi così come stavano e di introdurre una complicata tassa sugli extra-profitti che quelle regole immutate consentono di continuare a conseguire agli operatori della filiera sulle spalle

Le Istituzioni sembrano non percepire il pericolo sociale per famiglie e imprese che sta dietro l’esplosione delle bollette?
L’esplosione folle e insostenibile delle bollette del gas e dell’energia elettrica è ancora per molti, troppi, un tema di dibattito, anziché un numero scritto nero su bianco con richiesta di pagamento. A rinviare il sapore (amaro) sulla pelle del tema gas, ci pensa la stagione.

Per quanto riguarda l’energia elettrica?
Le bollette di luglio arrivate nelle scorse settimane sono le prime in cui chi ha tariffe a prezzo variabile tocca con mano che il costo non si “limita” a raddoppiare, ma “vola” a tre, quattro e anche cinque volte i corrispondenti periodi dell’anno scorso; chi, invece, è ancora per qualche mese sotto il cappello protettivo di contratti con prezzo bloccato per 12 mesi stipulati alla fine dell’anno scorso, scoprirà tutto d’un fiato alla loro scadenza e rinnovo che, su per giù, il nuovo prezzo bloccato offerto per i successivi 12 mesi potrà arrivare a essere anche dieci volte tanto quello che sta continuando a pagare adesso.

E a quel punto?
Se nulla sarà stato fatto, tra un paio di mesi succederà letteralmente il finimondo e non interesserà a nessuno di chi sono le colpe per essersi presi in così grave ritardo nel cercare di attenuare il più possibile i rincari.

Dove e come si potrebbe agire?
Una cosa è certa: mentre sul gas i margini di manovra politica di breve periodo sono quasi impalpabili sul versante dei prezzi (e si può agire con una minima efficacia solo sul lato del contingentamento dei consumi), sull’energia elettrica c’è molto più margine di manovra.

Abbiamo perso mesi in cui si poteva fare di più?
In questi lunghi mesi di avvicinamento al ciglio del burrone, il Governo, anche quando era nella pienezza dei poteri, ha scelto di non mettere mano alle regole che stanno alla base della determinazione dei prezzi del kW al consumo che vengono poi incorporati nelle offerte commerciali dei singoli operatori.

E cioè?
Ha scelto di non farlo pur avendo chiara consapevolezza che quelle regole, nel mutato scenario geopolitico e conseguentemente economico, consentono alle imprese che producono e vendono energia elettrica in Italia di realizzare degli ingenti extra-profitti, la cui stessa esistenza è la prova inoppugnabile di come le attuali regole di determinazione del prezzo al consumo dell’energia non ribaltano “a valle” i maggiori costi sopravvenuti “a monte”, ma ben più.

Cosa ha fatto quindi il Governo?
Di fronte a questa banale evidenza, il Governo ha scelto di lasciare le regole di determinazione dei prezzi così come stavano e di introdurre una complicata tassa sugli extra-profitti che quelle regole immutate consentono di continuare a conseguire agli operatori della filiera sulle spalle dei consumatori di energia elettrica. In questo modo ha lasciato in campo una distorsione economica e ci ha aggiunto pure una complicata distorsione fiscale.

Cosa sarebbe stato meglio fare?
Molto meglio sarebbe stato attivarsi per tempo per cambiare le regole di determinazione del prezzo “base” del kW al consumo, così da meglio riflettere “a valle” le dinamiche di aumento nei costi “a monte”, per lasciare certamente intatti i legittimi profitti degli operatori di filiera, ma circoscrivere all’origine la formazione di extra-profitti che, in questa situazione, contribuiscono ad affossare famiglie e imprese. Non è stato fatto (ed è molto, molto male), lo si faccia prima che la situazione precipiti.

Tutto sbagliato insomma.
Gli italiani hanno bisogno di una bolletta elettrica con i minori rincari possibili, non di un Governo che passa mesi a studiare come tassare nel nome del popolo italiano una briciola degli extra-profitti che quello stesso Governo permette si formino a spese di quello stesso popolo italiano.

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Tigray, Affrontare l’Assedio Abusivo dell’ Etiopia


La prima nave noleggiata dalle Nazioni Unite che trasportava grano ucraino, che era rimasta in silos bloccati a seguito dell’invasione su vasta scala della Russia,…

La prima nave noleggiata dalle Nazioni Unite che trasportava grano ucraino, che era rimasta in silos bloccati a seguito dell’invasione su vasta scala della Russia, ha attraccato a Gibuti il ​​30 agosto. Il passaggio gratuito di questa spedizione, destinata all’Etiopia, ha seguito la pressione concertata dell’Africa governi sulla Russia e negoziati guidati dalle Nazioni Unite. Ma sono necessari più forza diplomatica, anche da parte dei paesi africani, per porre fine alla stretta soffocata da quasi due anni del governo etiope sull’assistenza umanitaria alla regione assediata del Tigray. Altrimenti, è improbabile che molti degli etiopi più a rischio di fame ne traggano beneficio.

L’Etiopia è uno dei sei paesi che le Nazioni Unite hanno individuato per avere persone a rischio di fame. Milioni di persone nel sud e nell’est del Paese sono alle prese con livelli allarmanti di fame e malnutrizione a causa di una delle peggiori siccità degli ultimi decenni. Le comunità nelle aree colpite dal conflitto nel nord del paese fanno affidamento sull’assistenza umanitaria. Ma è nella regione del Tigray, in particolare, che una grave crisi di fame persiste da oltre un anno e potrebbe essere invertita attraverso azioni del governo.

Dallo scoppio della guerra nel Tigray nel novembre 2020, le forze etiopi e i loro alleati hanno frequentemente violato illeggi di guerra. Hanno saccheggiato e preso di mira case e infrastrutture civili – crimini che le forze del Tigray avrebbero poi replicato in altre regioni – interrompendo i servizi di base e ostacolando gravemente gli aiuti ai civili coinvolti nei combattimenti. Quindi le autorità hanno imposto un effettivo assedio all’intera regione, escludendo praticamente tutta l’assistenza umanitaria ai civili in violazione del diritto interno etiope, dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario.

Per i primi otto mesi del conflitto, le forze etiopi e i loro alleati hanno saccheggiato aziende, ospedali, banche, bestiame e raccolti, lasciando la regione dipendente dall’assistenza. L’impatto di questa distruzione è stato devastante. Ha impedito alle persone di ottenere assistenza sanitaria , cibo e altri servizi di base e ostacolato il recupero di un sistema sanitario rotto dal conflitto. Per mesi, le forze federali e regionali hanno bloccato le strade, rendendo quasi impossibile per attori privati ​​o agenzie umanitarie trasportare forniture mediche o cibo. Rifornimenti ridotti a livelli allarmanti.

I ricercatori di Human Rights Watch hanno parlato a febbraio con medici che avevano curato dozzine di sopravvissuti a un attacco mortale di droni senza accesso a fluidi per via endovenosa o guanti protettivi. Un giornalista che si è recato in Tigray tra la fine di maggio e l’inizio di giugno ci ha detto di aver visto “fame ovunque”. Ad agosto, le Nazioni Unite hanno avvertito che un bambino tigrino su tre di età inferiore ai 5 anni è gravemente malnutrito.

Da quando il governo etiope ha dichiarato una tregua umanitaria alla fine di marzo, i convogli umanitari precedentemente bloccati dall’ingresso nel Tigray stavano finalmente arrivando nella regione. Ma ciò che stava ottenendo non si avvicinava a soddisfare le crescenti esigenze di una popolazione vulnerabile. Con le consegne di carburante e i flussi di cassa ostacolati, e il governo che continua a tenere chiuse le banche e le telecomunicazioni, le organizzazioni umanitarie stanno lottando per salvare vite umane.

La ripresa dei combattimenti nel nord dell’Etiopia il 24 agosto mette ulteriormente a rischio gli sforzi delle agenzie umanitarie. Un portavoce delle Nazioni Unite ha osservato che i combattenti del Tigray sono entrati in un magazzino delle Nazioni Unite nella capitale del Tigray, Mekelle, e hanno sequestrato 12 autocisterne destinate all’uso umanitario. Le forze del Tigray si sono anche spinte nella vicina regione di Amhara. Secondo quanto riferito, un attacco aereo del governo etiope a Mekelle il 26 agosto ha colpito un asilo e ucciso almeno sette persone, compresi i bambini. Da allora la consegna di forniture umanitarie su strada rimane sospesa , così come i voli umanitari. L’assedio nel Tigray rimane molto attivo.

Gli attacchi aerei e il saccheggio delle limitate scorte di carburante danneggeranno solo i Tigrini che stanno già subendo gli effetti del conflitto e dell’assedio. La maggior parte delle persone nel Tigray non può acquistare il cibo disponibile perché il costo dei prodotti di base continua a salire. Un residente della città di Shire ha affermato che il costo del teff, un cereale che è uno dei principali alimenti di base del paese, è triplicato negli ultimi cinque mesi.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha cercato di affrontare le ampie restrizioni sugli aiuti e sui beni essenziali nei conflitti in Yemen e Sud Sudan, approvando una risoluzione nel 2018 che condannava il rifiuto illegale degli aiuti umanitari salvavita e dei servizi essenziali come strategia di guerra. Nella speranza di impedirlo altrove, la risoluzione del Consiglio di sicurezza invita espressamente il segretario generale delle Nazioni Unite a informare rapidamente il consiglio quando sorge il rischio di carestia indotta dal conflitto.

Eppure, di fronte a flagranti violazioni della sua stessa risoluzione in Etiopia, il Consiglio di Sicurezza non ha mai sanzionato i maggiori responsabili di azioni illegali durante il conflitto. Inoltre, il consiglio non ha nemmeno inserito l’assedio in corso nel Tigray nella sua agenda formale.

La diplomazia africana concertata intorno alla crisi del grano in Ucraina e al blocco russo è in netto contrasto con l’inerzia dell’Africa nei confronti dell’Etiopia nel Consiglio di sicurezza. I tre membri eletti che rappresentano l’Unione africana nel Consiglio di sicurezza – Gabon, Ghana e Kenya, noto come A3 – hanno ripetutamente bloccato qualsiasi discussione pubblica sull’Etiopia, consentendo a questo palese disprezzo per le norme internazionali di persistere.

Nel frattempo, l’Etiopia ei suoi partner nella regione e oltre hanno consentito che l’accesso ai beni di prima necessità diventasse una merce di scambio politica. Il ministro degli Esteri dell’Etiopia ha recentemente affermato che i servizi di base non saranno ripristinati fino a quando le due parti non inizieranno i colloqui di pace, mentre le autorità del Tigray vogliono che i servizi vengano ripristinati prima che i colloqui possano iniziare. Con la ripresa dei combattimenti, è ancora più essenziale per il mondo chiarire che i negoziati e l’accesso agli aiuti devono essere disaccoppiati.

Allora, cosa si deve fare?


Il Consiglio di sicurezza dell’ONU, a cominciare dall’A3, e l’Unione africana devono agire ora. Dovrebbero chiedere pubblicamente all’Etiopia di revocare completamente la sua stretta sugli aiuti umanitari disperatamente necessari e la chiusura dei servizi di base. Dovrebbero insistere affinché le parti in guerra, comprese le forze del Tigray, rispettino il diritto internazionale e facilitino l’assistenza a chi ne ha bisogno senza alcuna precondizione o ritardo. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe tenere un dibattito pubblico per affrontare la fame indotta dal conflitto e inserire l’Etiopia nell’agenda regolare del consiglio.

È fondamentale che tali pratiche governative non siano normalizzate. I responsabili del blocco di cibo, carburante e medicinali, nonché dell’utilizzo dei servizi di base come merce di scambio, dovrebbero essere ritenuti responsabili. Coloro che usano la fame di civili come metodo di guerra ostacolando i rifornimenti di soccorso o privando i civili di ciò di cui hanno bisogno per la loro sopravvivenza possono essere perseguiti percrimini di guerra. Affinché ciò avvenga, sarà fondamentale anche il proseguimento del lavoro della Commissione internazionale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Etiopia, che sarà rinnovato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra a settembre.

L’impegno dell’Africa e delle Nazioni Unite sul blocco della Russia nel Mar Nero ha dimostrato quale pressione pubblica combinata con la diplomazia può fornire sugli aiuti umanitari. Le navi in ​​partenza dai porti ucraini carichi di grano sono il miglior tipo di dividendo di tale approccio. Ma abbiamo anche visto il contrario: una crisi in gran parte dimenticata in Etiopia, dove la fame armata di un’intera regione non ha generato neanche lontanamente la stessa attenzione. A meno che la comunità internazionale non si raduni per garantire che tutti nel Tigray abbiano pieno accesso all’assistenza umanitaria, le spedizioni di grano che finalmente arrivano in Etiopia potrebbero non arrivare a una delle popolazioni più bisognose. Se questo è il risultato finale, l’accordo sul grano sarà una vittoria vana.


Kenneth Roth – Ex Direttore Esecutivo del HRW – Human Rights Watch

FONTE: hrw.org/news/2022/08/31/confro…


tommasin.org/blog/2022-09-03/t…



Clear lines against chat control: Liberals’ paper puts German Interior Minister Faeser on the spot


Original article here. This article was translated by Patrick Breyer’s team with the consent of the original authors. Screening chat messages, scanning private photos: For the German ministries led … https://netzpolitik.org/2022/klare-kante-gegen-chatko

Original article here. This article was translated by Patrick Breyer’s team with the consent of the original authors.

Screening chat messages, scanning private photos: For the German ministries led by the liberal FDP, the plans for chat control by the EU Commission crosses “red lines” in many places. An internal document shows that the federal government is not united on the issue.

The FDP-led federal ministries are apparently putting internal pressure on the federal government, because the EU Commission’s plans for chat control go too far for them. This becomes clear from a list of “red lines” that the Ministry of Justice and the Ministry of Digital Affairs have sent to the SPD-led Ministry of the Interior, according to Tagesspiegel Background. (We publish the list in full text.)

Chat control refers to plans by the EU Commission to combat the spread of recordings of sexualised violence against children. The Commission presented a draft in May which demands far-reaching obligations for tech companies. Among other things, they are to automatically recognise known and previously unknown depictions of sexualised violence against children, even in private chats. The plans have been met with scathing criticism, including warnings from the EU data protection authorities of unnecessary mass surveillance.

The German government also criticised the planned measures. In a letter, it badgered the EU Commission with more than 60 questions, some of them very pointed, including the importance of encrypted communication or the error rates to be expected when recognising such images. Now a letter shows that the critical attitude within the German government is apparently not consistent. As Tagesspiegel Background reports, in the letter the ministries of justice and digital affairs address the ministry of the interior (BMI) led by SPD minister Nancy Faeser, the ministry in charge of the matter.

“Red lines”: No scanning for unknown recordings

The “red lines” drawn in the letter concern the core of the planned EU legislation. Among other things, the ministries demand: “No regulations that lead to chat control”. Messages sent via messenger or email must be explicitly excluded from automated searches. This would remove the central and name-given measure from the planned regulation.

Material that users upload to personal cloud storage and do not share with anyone, such as a backup of their own photos on their mobile phone, should also not be subject to the search orders.

Another point revolves around a particularly controversial part of the planned EU regulation. Tech companies should not only be forced to search for already known material in their users’ data. This is possible with less invasive procedures. The companies are also supposed to track down new, previously unknown material. In addition, they should automatically detect the initiation of sexual contact with minors, so-called grooming. This means far-reaching invasions of the privacy of millions of innocent users. According to the paper, both measures should be discarded.

End-to-end encryption is to remain

In the paper, the ministries also discuss the confidentiality of private communications. According to the paper, the EU regulation should explicitly rule out the possibility of companies undermining end-to-end encryption in order to automatically screen content. End-to-end encryption ensures that only recipient and sender can read a sent message. Removing encryption from messages would overall weaken the ability to communicate securely.

The paper also explicitly rejects so-called client-side scanning. In this process, providers scan the messages of their users directly on the device, even before they are sent end-to-end encrypted. This method is considered one of the few ways to check content despite end-to-end encryption. But scanning before sending also weakens anonymous communication. The EU data protection authorities had previously warned against this.

Non-negotiable “red lines” for the FDP ministries are apparently also crossed by the Commission’s plans on age verification. The EU Commission wants providers to check the age of their users. The ministries demand that the text of the regulation exclude the requirement to present an identity card or other means of identification. In Germany, the age of majority can be confirmed with the online ID function without revealing further data. However, such technologies are not available for all EU citizens. They could then be forced to disclose not needed further data.

The ministries also demand that content and behaviour that is not punishable under national law be excluded from the regulation. This is a central problem which complicates international action against depictions of sexualised violence. Depending on national law, certain recordings are not punishable – for example, because the age of sexual consent differs. This applies, for example, to nude images sent during consensual sexting between young people. Even today, more than half of the suspects in so-called child pornography are minors themselves.

No screening of audio messages

The FDP ministries attack another point that has hardly been taken into account so far. Most recently, the EU data protection authorities had stated in their assessment: voice messages and audio communication in real time, i.e. telephone calls, are to be explicitly excluded from the regulation. So far, the EU Commission’s draft does not explicitly exclude that providers also have to screen audio files such as voice messages and telephone calls.

The demands in the list are mostly kept very concise and mainly formulated in a negative way: It is about what must not happen in the regulation. We asked the Ministry of Justice whether the ministries will also propose their own alternatives and when exactly the paper was sent out. The answer was that they do not comment on details of ongoing internal government consultations. Instead, the ministry referred to a general statement by Justice Minister Marco Buschmann on chat control. He was “very sceptical about this new draft” and rejected a “general blanket surveillance of private correspondence”.

The Federal Ministry of the Interior, too, wrote on request only that in the context of the current negotiations “according to common practice” all ministries involved were asked to submit their position for further discussion.

The demands from the FDP ministries are clearly set out in the paper. The question is what the Federal Ministry of the Interior will do with them now. At least some of the demands can be derived directly from the coalition agreement of the federal government, which states: “We reject measures to scan private communications and an identification obligation.” In a next step, the ministry is to present a report on the commission’s plans to the digital committee of the Bundestag, as Tagesspiegel Background reports.

Red lines for Ministry of Justice (BMJ) and the Ministry of Digital Affairs (BMDV)

In order for the FDP- led ministries to be able to agree to the draft regulation of the COM the following requirements must at least be met (“red lines”):

  • Clear requirements for the issuance of disclosure orders (sufficient limitation of the “significant risk” in the Regulation, more detailed requirements for the balancing decision according to Art. 7 (4) b) of the Draft Regulation).
  • No provisions leading to chat control (to be excluded by deleting the applicability of Art. 7 of the Draft Regulation to interpersonal communication services (esp. email services, messenger) according to Art. 2 b) of the Draft Regulation).
  • Exclusion of personal memories that are not shared. Cloud memories, which serve as a backup of one’s own photos on the mobile phone, for example, must explicitly not be covered by the regulations on the discovery order (to be excluded by excluding the applicability of Art. 7 Draft Regulation to personal memories).
  • Deletion of the applicability of Art. 7 Draft Regulation to so-called unknown material and grooming.
  • Explicitly exclude the use of client-side scanning and the removal of end-to-end encryption to fulfil obligations under the Draft Regulation (to be excluded in a separate article of the Draft Regulation).
  • Audio communications (voice recordings and real-time audio communications) are to be explicitly excluded from the scope of the Draft Regulation, as in the Interim Regulation.
  • Providers must be able to fulfil the obligations under the Draft Regulation (risk assessment, risk mitigation, deletion/blocking) without using the detection technologies described in Article 10(1) Draft Regulation. This is to be specified in the text of the Draft Regulation.
  • Age verification for the implementation of the obligations from the Draft Regulation (such as risk reduction, Article 4 Draft Regulation, obligation for app stores in Article 6 (1)(c) Draft Regulation) only if the possibility of anonymous or pseudonymous use of the services concerned is preserved. To this end, the text of the Draft Regulation must exclude the presentation of an identity card or other means of identification for the purpose of age verification.
  • No inclusion of content or conduct that is not punishable under national law (definitions in Article 2 of the Draft Regulation must take into account the scope for decision-making granted to member states in Directive 2011/93/EU on combating the sexual abuse and sexual exploitation of children and child pornography and replacing Council Framework Decision 2004/68/JHA (FD), in particular with regard to determining the age of sexual consent (Article 6 of the FD) and the impunity of certain acts (Article 5(8) of the FD)).

patrick-breyer.de/en/clear-lin…



Confessioni di una maschera “Il crepuscolo degli Dei”


Pensare che qualcuno ancora non è riuscito a capire la differenza che c’è tra i social network e la realtà, è un qualcosa che mi annichilisce, sotto tutti i punti di vista. Non è ancora stato creato un antidepressivo in grado di aiutarmi a rialzarmi dalla catatonia che mi assale ogni volta che realizzo quanto sia radicata l’idea che i due contesti siano sullo stesso piano.

In queste giornate estive l’idea che si possa anche solo pensare di fare politica attraverso la rete, e in particolare, anzi, in maniera quasi esclusiva, grazie ai social network, mi fa capire una volta di più come mai la situazione sociale italiana sia inevitabilmente indirizzata verso un tracollo che, per certi versi, mi spingo a considerare, pur se a malincuore, meritato. Toccando il fondo, come forse mai in passato, riusciremo finalmente a capire che c’è un mondo oltre lo schermo dei nostri cellulari, e che questo mondo è infinitesimamente distante da quello dorato dei social network? Ho ancora forti dubbi in merito, ma una piccola speranza la conservo.

iyezine.com/confessioni-di-una…


!news !eticadigitale !politica



Fr.#07 / c o m p l y


Nel frammento di oggi: noi siamo la Cina, ma non lo sappiamo ancora. La Casa Bianca ci informa che ogni pensiero divergente è un pensiero estremista. Meme e citazione del giorno.

Noi tutti siamo la Cina


Chi sono i cinesi? Sono alieni? Zombie lobotomizzati? Servi a cui è stato fatto il lavaggio del cervello?

No amici miei, i cinesi sono persone normali, che lavorano, hanno una famiglia, nel tempo libero passeggiano, siedono al bar, parlano con gli amici, fanno shopping. Persone normali, con vite normali. Come noi.

Loro sono come noi. E noi, beh, siamo loro - ma nel passato. Mi spiego meglio. La Cina oggi è un incubo socialista tecnocratico; non perché i cinesi siano dei rammolliti senza capacità di pensiero o perché abbiano un modo di pensare diverso dal nostro. No, semplicemente il loro governo ha iniziato molto prima un processo che da noi ha invece avuto inizio solo negli ultimi anni.

2411229Fonte: twitter.com/songpinganq

E allora, non stupiamoci davanti alle immagini di droni che pattugliano città, strade e case dall’alto. Non stupiamoci se le persone ritratte nei video e nelle immagini, che guardiamo come se fossero un film, obbediscono pazientemente agli ordini impartiti dall’autorità che li intima di rimanere chiusi in casa, nonostante il rischio concreto di morire di fame e sete.

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238345Fonte: twitter.com/songpinganq

Non stupiamoci se i bambini sono trattati come animali con QR code al collo, obbidientemente in fila per un tampone che ancora oggi deve essere fatto da tutta la popolazione ogni due giorni per mantenere il privilegio di vivere in società.

2411233

Non stupiamoci di sapere che in Cina il contante è quasi sparito del tutto, che ogni cittadino è dotato di un’identità digitale collegata al covid pass e al conto corrente, che con un click possono essere bloccati dal governo a chi la pensa diversamente.


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Se ti piace quello che scrivo e vuoi valorizzare il mio lavoro, perché non ti abboni anche tu?

Privacy Chronicles - Privacy & Libertà


Divergente


Non temete, stiamo iniziando a recuperare il distacco con la Cina!

La Casa Bianca ci ricorda infatti che chiunque la pensi diversamente dalla maggioranza sarà considerato un estremista. Sappiamo tutti come alla Casa Bianca piaccia gestire gli “estremisti” dal 2001 a oggi.

238346Fonte: Disclose.tv

Non ci sarà più alcuna differenza tra noi e i cinesi quando gli stati occidentali avranno finalmente a disposizione tutte le leggi per il controllo e sorveglianza delle comunicazioni e di Internet, che sono in discussione in questo momento.

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Non ci sarà più alcuna differenza quando ognuno di noi sarà dotato di identità digitale connessa a ogni servizio pubblico e finanziario; quando avranno il potere di accendere e spegnere i conti corrente a chiunque con un click; quando l’energia sarà razionata, la disoccupazione sarà alle stelle e bisognerà bloccare le proteste sul nascere.

E infine non ci sarà alcuna differenza quando inizieranno a perseguire chiunque cercherà di proteggere la propria privacy e vita privata, nonostante tutto. D’altronde, la maggior parte della gente crede fermamente di non avere nulla da nascondere, tu invece, che la pensi diversamente… cosa stai nascondendo?

238347Immagine del discorso di ieri di Biden a Philadephia, in cui ha esortato gli americani a combattere gli estremismi per difendere la democrazia. Come dici? Ricorda il cancelliere supremo di V per Vendetta? Nahhh

Una breve intervista


In questi giorni sono stato intervistato da Matrice Digitale, con alcune domande molto interessanti. Abbiamo parlato di Cypherpunk, anarco-capitalismo, pistole, sorveglianza di massa e social scoring. Insomma difficile fare meglio di così.

Qui il link, per chi volesse leggerla.

Meme del giorno


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Citazione del giorno


“My philosophy, in essence, is the concept of man as a heroic being, with his own happiness as the moral purpose of his life, with productive achievement as his noblest activity, and reason as his only absolute.”
― Ayn Rand


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Leggi gli altri Frammenti



Twitter sta testando la modifica dei tweet. Ok, ma #mastodon già lo sta sperimentando da mesi e #Friendica già implementa da anni la modifica dei messaggi...

twitter.com/Twitter/status/156…

informapirata ⁂ reshared this.

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Non è possibile perché quella è una funziona ereditata da ActivityPub, mentre Friendica pubblica anche col protocollo di Diaspora il quale non supporta questa funzione. Che comunque è stata richiesta EONI fa e probabilmente è nella loro 'to-do-list" ma non è una priorità.

Personalmente se aggiungere questa funzione signfica sacrificare ulteriormente la velocità con cui si accede ai nodi e vari sottonodi preferisco non averla...



NEWSLETTER N. 494 del 1 settembre 2022 Garante privacy: la CIE per i residenti all’estero va integrata Sì al Sistema che monitora la presenza dei minori stranieri non accompagnati Antiriciclaggio, dal Garante via libera al database centralizzato Gara...


Guerra civile in Etiopia: perché sono ripresi i combattimenti in Tigray e Amhara


La guerra in Etiopia, tra il governo federale e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF), è ripresa su vasta scala. La via…

La guerra in Etiopia, tra il governo federale e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF), è ripresa su vasta scala. La via del ritorno ai negoziati è nella migliore delle ipotesi incerta.


Le due parti concordano sul fatto che i primi colpi siano stati sparati la mattina presto del 24 agosto ai confini meridionali del Tigray, dove confina con il vicino stato di Amhara nella città di Kobo. Ciascuna parte incolpa l’altra per aver sparato quei colpi.

Ciò che è chiaro – dalle informazioni ottenute dai diplomatici occidentali – è che la Forza di difesa nazionale etiope e la sua milizia alleata Amhara, nota come Fano, avevano mobilitato un’enorme forza in quel luogo nelle settimane precedenti.

Nel frattempo, la coscrizione di massa da parte del TPLF aveva ingrossato i suoi ranghi e aveva dedicato gran parte delle sue risorse all’addestramento e al riarmo, sebbene avesse negato il reclutamento forzato.
Ha catturato un enorme arsenale dall’esercito federale nei combattimenti dell’anno scorso e si vocifera che avesse anche acquistato nuove armi dall’estero.

Le tensioni stavano crescendo. Eppure, solo poche settimane fa c’era ottimismo sul fatto che i colloqui di pace potessero presto essere avviati.

Il primo ministro Abiy Ahmed aveva autorizzato il suo vice, Demeke Mekonnen, a dirigere un comitato per la pace, che ha iniziato a lavorare a luglio.

Anche prima, secondo quanto riferito, il signor Abiy aveva inviato alti funzionari per incontrare segretamente il TPLF.

Nelle sessioni alle Seychelles e a Gibuti, sembra che sia stato raggiunto un accordo sul fatto che le forze etiopi avrebbero revocato il blocco del Tigray, che l’Eritrea avrebbe ritirato le truppe inviate a sostegno del governo e che le due parti avrebbero aperto colloqui completi nella capitale del Kenya Nairobi, ospitato dal presidente Uhuru Kenyatta.

Il primo punto all’ordine del giorno sarebbe un cessate il fuoco permanente.

Dietro le quinte, gli Stati Uniti hanno sostenuto con forza questi colloqui e stavano lavorando in collaborazione con il Kenya.
Quasi cinque milioni di persone hanno bisogno di aiuto in TigrayQuasi cinque milioni di persone hanno bisogno di aiuto in Tigray
In visita alla capitale del Tigray Mekelle il 2 agosto, l’inviato speciale degli Stati Uniti Mike Hammer e gli inviati dell’Unione europea e delle Nazioni Unite hanno chiesto “un rapido ripristino dell’elettricità, delle telecomunicazioni, delle banche e di altri servizi di base” e “accesso umanitario illimitato”, suggerendo che il signor Abiy aveva acconsentito a fare queste cose.

Tuttavia, l’inviato dell’Unione africana, Olusegun Obasanjo, rimase in silenzio durante l’assedio. Informando gli inviati, il generale Obasanjo ha insistito sul fatto di essere l’unico mediatore e li ha sorpresi proponendo di invitare ai colloqui l’alleato dell’Etiopia, l’Eritrea.

Il TPLF accusa il governo di rinnegare i suoi impegni. Il governo non ammette che ci siano stati incontri. Anche gli inviati internazionali stanno zitti sul motivo esatto per cui i colloqui si sono interrotti.

Per tutto luglio e agosto, Addis Abeba ha mantenuto in gran parte il blocco dei servizi essenziali, consentendo solo un filo di cibo, medicine e fertilizzanti per i raccolti di questa stagione.

Il TPLF non è impressionato dagli elogi internazionali per una “tregua umanitaria” di cinque mesi, che ha consentito al Programma alimentare mondiale (WFP) di riprendere le operazioni in Tigray, anche se su scala limitata.

Insiste sul fatto che il continuo blocco di Addis Abeba equivale a usare la fame come arma di guerra e che le operazioni di aiuto sono state pietosamente insufficienti.

Il WFP afferma che stava raggiungendo “decine di migliaia” di persone. È stato un inizio, ma molto al di sotto dei 4,8 milioni di bisognosi.

In una lettera aperta ai leader internazionali alla vigilia dei combattimenti, il leader del TPLF Debretsion Gebremichael ha dichiarato: “Ci stiamo avvicinando rapidamente al punto in cui affrontiamo la morte in qualunque modo ci volgiamo. La nostra scelta è solo se moriremo di fame o se moriremo di fame. muoiono combattendo per i nostri diritti e la nostra dignità”.

La fame di massa sta decimando i Tigrani. Nessuno sa quanti siano morti, ma un’indagine condotta all’inizio di quest’anno da un gruppo accademico guidato dal Belgio ha stimato che fino a 500.000 tigrini erano morti di fame e cause correlate dall’inizio della guerra nel novembre 2020 a seguito di una massiccia ricaduta tra il Il governo regionale controllato dal TPLF e l’amministrazione federale di Abiy.

Con la sola eccezione di una troupe televisiva francese del canale ARTE, non c’è stato nessun corrispondente straniero in Tigray da quando il TPLF ha ripreso il controllo della maggior parte della regione nel giugno 2021.

I pochi operatori umanitari autorizzati ad entrare non sono stati in grado di raccogliere dati di base sulle morti infantili, con la portavoce del WFP che ha ammesso che “semplicemente non sappiamo”, se ci fosse una carestia o meno.

A breve termine, il disastro umanitario non può che aggravarsi. Quelle limitate operazioni di aiuto sono ora interrotte. I primi magri raccolti non verranno raccolti per più di un mese e i combattimenti causeranno ulteriore devastazione.

L’aviazione etiope ha bombardato Mekelle la scorsa settimana, colpendo un asilo e uccidendo sette persone, tra cui tre bambini, secondo il personale medico. Il governo ha negato l’account e ha insistito sul fatto che prendesse di mira solo i siti militari. Martedì notte è stato segnalato un secondo attacco aereo su Mekelle.
I tigrini affermano che un attacco aereo ha causato vittime civili quando ha colpito un asiloI tigrini affermano che un attacco aereo ha causato vittime civili quando ha colpito un asilo
I tigrini hanno requisito 12 cisterne di carburante dalle Nazioni Unite, suscitando furiosa condanna da alti funzionari umanitari.

Il TPLF ha affermato di aver prestato carburante alle Nazioni Unite alcuni mesi fa e di averlo solo reclamato, ma le modalità e i tempi del loro atto suggeriscono che non era per fornire servizi di routine, come ha affermato il loro portavoce.

L’aviazione etiope ha affermato di aver abbattuto un aereo che portava armi nel Tigray dallo spazio aereo sudanese. Il TPLF ha negato.

Ci sono notizie di grandi movimenti di truppe in Eritrea – sia eritrei che etiopi – in posizioni vicino al confine con il Tigray. Il governo eritreo, tipicamente, è rimasto in silenzio. Mercoledì sono stati segnalati combattimenti nel Tigray occidentale verso il confine con il Sudan.

Attraverso la nebbia della guerra, la notizia che filtra è che la battaglia per Kobo è stata enorme. Fonti tigriane riportano una vittoria decisiva contro una massiccia forza di 20 divisioni, in cui fu catturato un enorme arsenale. Non ci sono conferme indipendenti di questo.

Il governo etiope nega di aver subito perdite. Ha inoltre incaricato i media di “gestire con attenzione le loro segnalazioni e l’accesso alle informazioni in tempi di crisi al fine di riflettere l’interesse nazionale del Paese”.
Diceva di aver evacuato Kobo e rapporti dalla città di Woldia, 50 km (30 miglia) a sud, indicano che l’esercito non si vede da nessuna parte.

Finora il TPLF non ha spostato le sue forze a sud, dicendo che non ha intenzione di ripetere l’avanzata dello scorso anno che è arrivata entro i 200 km dalla capitale. In effetti, il suo portavoce ha deciso di negare i rapporti secondo cui aveva catturato Woldia.

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La posizione dichiarata del TPLF è che vuole colloqui di pace immediati. Sebbene abbia una coalizione formale con l’Esercito di Liberazione Oromo, che combatte una feroce guerra contro il governo federale nel sud e nell’ovest dell’Etiopia, il TPLF non ha una coalizione che possa governare il paese.

E il sentimento della maggior parte dei tigrini è che dovrebbero combattere solo per la loro regione d’origine.

Al momento, non esiste un processo credibile. A un anno dalla sua nomina, senza alcun progresso, alcuni diplomatici africani e occidentali affermano tranquillamente che la posizione del generale Obasanjo è insostenibile sebbene mantenga l’appoggio del governo etiope.

Ma l’iniziativa USA-Kenya ha vacillato a metà agosto quando William Ruto è stato dichiarato vincitore delle elezioni in Kenya, sconfiggendo il candidato sostenuto da Kenyatta, Raila Odinga.

Il piano era imperniato sul coinvolgimento personale del signor Kenyatta e, sebbene sia possibile che il signor Ruto possa nominare il signor Kenyatta a capo dei colloqui di pace, c’è molta incertezza nella politica keniota prima che ciò possa accadere.

Gli americani sembrano non avere avuto alcun “piano B”.

Il segretario di Stato Antony Blinken ha chiesto un ritorno ai colloqui “senza alcuna precondizione”. È improbabile che entrambe le parti ascolteranno le sue parole.

Il signor Abiy non vorrà sembrare debole negoziando sulla scia delle perdite sul campo di battaglia. Addis Abeba è tornato a un linguaggio che condanna il TPLF come “terroristi”.

Il TPLF chiede la revoca dell’assedio – che chiamano crimine di guerra – come precondizione per qualsiasi colloquio.
Insiste sul fatto che al governo federale non dovrebbe essere data carta bianca per rinnegare impegni già presi.

La sofferenza e la morte della scorsa settimana hanno finora solo dimostrato qualcosa che gli etiopi e la comunità internazionale avrebbero dovuto già sapere: non esiste una soluzione militare alla guerra nel Tigray.


Alex de Waal è il direttore esecutivo della World Peace Foundation presso la Fletcher School of Law and Diplomacy della Tufts University negli Stati Uniti.

FONTE: jpost.com/opinion/article-7160…


tommasin.org/blog/2022-09-01/g…

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L’Africa deve fare la sua parte per rompere l’assedio abusivo del Tigray in Etiopia


La stretta del governo etiope sugli aiuti umanitari deve finire. La prima nave noleggiata dalle Nazioni Unite che trasportava grano ucraino, che era rimasta in…

La stretta del governo etiope sugli aiuti umanitari deve finire.


La prima nave noleggiata dalle Nazioni Unite che trasportava grano ucraino, che era rimasta in silos bloccati a seguito dell’invasione su vasta scala della Russia, ha attraccato a Gibuti il ​​30 agosto. Il passaggio gratuito di questa spedizione, destinata all’Etiopia, è seguito dalla pressione concertata di Governi africani sulla Russia e negoziati guidati dalle Nazioni Unite. Ma sono necessari più muscoli diplomatici, anche da parte dei paesi africani, per porre fine alla stretta soffocata da quasi due anni del governo etiope sull’assistenza umanitaria alla regione assediata del Tigray. Altrimenti, è improbabile che molti degli etiopi più a rischio di fame ne traggano beneficio.

L’Etiopia è uno dei sei paesi che le Nazioni Unite hanno individuato per avere persone a rischio di fame. Milioni di persone nel sud e nell’est del Paese sono alle prese con livelli allarmanti di fame e malnutrizione a causa di una delle peggiori siccità degli ultimi decenni. Le comunità nelle aree colpite dal conflitto nel nord del paese fanno affidamento sull’assistenza umanitaria. Ma è nella regione del Tigray, in particolare, che una grave crisi di fame persiste da oltre un anno e potrebbe essere invertita attraverso azioni del governo.
L'Africa deve fare la sua parte per rompere l'assedio abusivo del Tigray in EtiopiaL’Africa deve fare la sua parte per rompere l’assedio abusivo del Tigray in Etiopia
Dallo scoppio della guerra nel Tigray nel novembre 2020, le forze etiopi ei loro alleati hanno spesso violato le leggi di guerra. Hanno saccheggiato e preso di mira case e infrastrutture civili – crimini che le forze del Tigrino avrebbero poi replicato in altre regioni – interrompendo i servizi di base e ostacolando gravemente gli aiuti ai civili coinvolti nei combattimenti. Quindi le autorità hanno imposto un effettivo assedio all’intera regione, escludendo praticamente tutta l’assistenza umanitaria ai civili in violazione del diritto interno etiope, dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario.

Per i primi otto mesi del conflitto, le forze etiopi ei loro alleati hanno saccheggiato aziende, ospedali, banche, bestiame e raccolti, lasciando la regione dipendente dall’assistenza. L’impatto di questa distruzione è stato devastante. Ha impedito alle persone di ottenere assistenza sanitaria, cibo e altri servizi di base e ostacolato il recupero di un sistema sanitario rotto dal conflitto. Per mesi, le forze federali e regionali hanno bloccato le strade, rendendo quasi impossibile per attori privati ​​o agenzie umanitarie trasportare forniture mediche o cibo. Rifornimenti ridotti a livelli allarmanti.

La mia organizzazione, Human Rights Watch, ha parlato a febbraio con medici che avevano curato dozzine di sopravvissuti a un attacco mortale di droni senza accesso a fluidi per via endovenosa o guanti protettivi. Un giornalista che si è recato in Tigray tra la fine di maggio e l’inizio di giugno ci ha detto di aver visto “fame ovunque”. Ad agosto, le Nazioni Unite hanno avvertito che un bambino tigrino su tre di età inferiore ai 5 anni è gravemente malnutrito.

Da quando il governo etiope ha dichiarato una tregua umanitaria alla fine di marzo, i convogli umanitari precedentemente bloccati dall’ingresso nel Tigray stavano finalmente arrivando nella regione. Ma ciò che stava entrando non si avvicinava a soddisfare le crescenti esigenze di una popolazione vulnerabile. Con le consegne di carburante e i flussi di cassa ostacolati, e il governo che continua a tenere chiuse le banche e le telecomunicazioni, le organizzazioni umanitarie stanno lottando per salvare vite umane.

La ripresa dei combattimenti nel nord dell’Etiopia il 24 agosto mette ulteriormente a rischio gli sforzi delle agenzie umanitarie. Un portavoce delle Nazioni Unite ha osservato che i combattenti del Tigray sono entrati in un magazzino delle Nazioni Unite nella capitale del Tigray, Mekelle, e hanno sequestrato 12 petroliere destinate all’uso umanitario. Secondo quanto riferito, un attacco aereo a Mekelle il 26 agosto, probabilmente da parte del governo etiope, ha colpito un asilo e ucciso almeno sette persone, compresi bambini. Da allora la consegna di forniture umanitarie su strada rimane sospesa , così come i voli umanitari. L’assedio rimane molto attivo.

Gli attacchi aerei e il saccheggio delle limitate scorte di carburante danneggeranno solo i tigrini che stanno già subendo gli effetti del conflitto e dell’assedio. La maggior parte delle persone nel Tigray non può acquistare il cibo disponibile perché il costo dei prodotti di base continua a salire. Un residente della città di Shire ha affermato che il costo del teff, un cereale che è uno dei principali alimenti di base del paese, è triplicato negli ultimi cinque mesi.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha cercato di affrontare le ampie restrizioni sugli aiuti e sui beni essenziali nei conflitti in Yemen e Sud Sudan, approvando una risoluzione nel 2018 che condannava il rifiuto illegale degli aiuti umanitari salvavita e dei servizi essenziali come strategia di guerra. Nella speranza di impedirlo altrove, la risoluzione invita espressamente il segretario generale delle Nazioni Unite a informare rapidamente il Consiglio di sicurezza quando sorge il rischio di carestia indotta dal conflitto.

Eppure, di fronte a flagranti violazioni della sua stessa risoluzione sull’Etiopia, il Consiglio di Sicurezza non ha mai sanzionato i maggiori responsabili di azioni illegali durante il conflitto. Inoltre, il Consiglio di sicurezza non ha nemmeno inserito l’assedio in corso nel Tigray nella sua agenda formale.

La diplomazia africana concertata intorno alla crisi del grano in Ucraina e al blocco russo è in netto contrasto con l’inerzia dell’Africa nei confronti dell’Etiopia nel Consiglio di sicurezza. I tre membri eletti che rappresentano l’Unione africana nel Consiglio di sicurezza – Gabon, Ghana e Kenya, noti collettivamente come A3 – hanno ripetutamente bloccato qualsiasi discussione pubblica sull’Etiopia, consentendo a questo palese disprezzo per le norme internazionali di persistere.

Nel frattempo, l’Etiopia ei suoi partner nella regione e oltre hanno consentito che l’accesso ai beni di prima necessità diventasse una merce di scambio politica. Il ministro degli Esteri dell’Etiopia ha recentemente affermato che i servizi di base non saranno ripristinati fino a quando le due parti non inizieranno i colloqui di pace, mentre le autorità del Tigray vogliono che i servizi vengano ripristinati prima che i colloqui possano iniziare. Con la ripresa dei combattimenti, è ancora più essenziale per il mondo chiarire che i negoziati e l’accesso agli aiuti devono essere disaccoppiati.

Allora, cosa si deve fare?


Il Consiglio di sicurezza dell’ONU, a cominciare dall’A3, e l’Unione africana devono agire ora. Dovrebbero chiedere pubblicamente all’Etiopia di revocare completamente la sua stretta sugli aiuti umanitari disperatamente necessari e la chiusura dei servizi di base. Dovrebbero insistere affinché le parti in guerra, comprese le forze del Tigray, rispettino il diritto internazionale e facilitino l’assistenza a chi ne ha bisogno senza alcuna precondizione o ritardo. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe tenere un dibattito pubblico per affrontare la fame indotta dai conflitti e inserire l’Etiopia nella sua agenda regolare.

È fondamentale che tali pratiche governative non siano normalizzate. I responsabili del blocco di cibo, carburante e medicinali, nonché dell’utilizzo dei servizi di base come merce di scambio, dovrebbero essere ritenuti responsabili. Coloro che usano la fame di civili come metodo di guerra impedendo i soccorsi o privando i civili di ciò di cui hanno bisogno per la loro sopravvivenza possono essere perseguiti per crimini di guerra. Affinché ciò avvenga, sarà fondamentale anche il proseguimento del lavoro della Commissione internazionale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Etiopia, che sarà rinnovata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a settembre.

L’impegno dell’Africa e delle Nazioni Unite sul blocco russo del Mar Nero ha dimostrato quale pressione pubblica, combinata con la diplomazia, può fornire sugli aiuti umanitari. Le navi in ​​partenza dai porti ucraini carichi di grano sono il miglior tipo di dividendo di tale approccio. Ma abbiamo anche visto il contrario: una crisi in gran parte dimenticata in Etiopia, dove la fame armata di un’intera regione non ha generato neanche lontanamente la stessa attenzione. A meno che la comunità internazionale non si raduni per garantire che tutti nel Tigray abbiano pieno accesso all’assistenza umanitaria, le spedizioni di grano che finalmente arrivano in Etiopia potrebbero non arrivare a una delle popolazioni più bisognose. Se questo è il risultato finale, l’accordo sul grano sarà una vittoria vana.


Kenneth Roth è il direttore esecutivo di Human Rights Watch. Twitter: @KenRoth


FONTE: foreignpolicy.com/2022/08/31/e…


tommasin.org/blog/2022-08-31/l…



Twitter introduce le cerchie, per consentire agli utenti di twittare solo a ristrette cerchie di contatti.
Ah, #Friendica già lo fa... 😁

blog.twitter.com/en_us/topics/…

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Il capitale, la politica, la crisi


«Il capitale ha già “scelto” l’unica soluzione possibile per venirne fuori.

La guerra, per accaparrarsi materie prime e mercati senza i quali non ci stanno profitti.

E senza profitti il capitale muore.

La guerra, per liberarsi delle eccedenze di merci invendibili e di merce umana che non riesce più a mantenere.»

contropiano.org/interventi/202…



La piazza virtuale - Come costruire in rete spazi di incontro e discussione realmente pubblici? L'articolo di @violastefanello su @iltascabile


LA PIAZZA VIRTUALE - COME COSTRUIRE IN RETE SPAZI DI INCONTRO E DISCUSSIONE REALMENTE PUBBLICI?

!Etica Digitale

A fine aprile, parlando dei motivi che lo stavano spingendo a comprare Twitter, Elon Musk in un TED Talk diceva che la piattaforma “è diventata di fatto la piazza cittadina”. Nel marzo del 2019, Mark Zuckerberg aveva usato la stessa immagine quando affermava che “negli ultimi 15 anni, Facebook e Instagram hanno aiutato le persone a connettersi con amici, comunità e interessi nell’equivalente digitale di una piazza cittadina”.

Continua: iltascabile.com/societa/piazza…



Fr. #06 / v o y e u r


Nel frammento di oggi: voyeurismo ed esibizionismo fiscale. Mancano i chip per le tessere sanitarie. Meme e citazione del giorno.

Voyeurismo fiscale, il nuovo kink statale


Ieri la BBC ha pubblicato una notizia in cui si parlava del nuovo kink dei burocrati francesi: spiare le persone che si fanno il bagno in piscina, grazie ai satelliti e all’intelligenza artificiale.

Un nuovo software sviluppato da un’azienda chiamata Capgemini ha permesso all’agenzia fiscale francese di scovare ben 20.000 piscine “nascoste” allo Stato, grazie all’analisi delle immagini satellitari.

Alla scoperta pare sia seguita una volontaria donazione alle casse dello Stato da parte dei proprietari pentiti di tale oltraggio, per circa 10 milioni di euro. Non tantissimo, se guardiamo alle cifre a cui sono abituati i burocrati statali, ma in tempi di crisi non si butta via nulla, no?

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Il software è talmente bello che potrà essere usato per scoprire molte altre cose spiando i cittadini francesi. Ad esempio, se hanno gazebi, verande o estensioni non dichiarate. Insomma lo spionaggio satellitare promette un grande salto evoluzionistico per le tasse sul patrimonio.

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L’attività non è certo ignota alla nostra agenzia fiscale, che da tempo adopera le immagini satellitari per scovare evasori fiscali, anche se - per ora - senza intelligenza artificiale ad agevolare il compito.

Sono certo che questo nuovo voyeurismo di stato sarà ben accolto da tutti i contribuenti che non hanno nulla da nascondere e che, in effetti, potrebbero aver sviluppato un certo esibizionismo nei confronti di uno stato che vuole guardarli sempre di più e sempre meglio. Una relazione perfetta, insomma.

Nel 1890 i due giuristi Warren e Brandeis ipotizzarono per la prima volta il “right to privacy” per trovare una protezione giuridica alle sempre più frequenti ingerenze dei giornalisti che avevano ormai a disposizione fotocamere “portatili” e potevano infilarsi nelle case e nei giardini di chiunque, a distanza.

Cosa direbbero oggi se sapessero che accettiamo passivamente di essere spiati dal nostro stesso governo nelle nostre case? Per cosa poi, per racimolare qualche spicciolo e continuare a pagare i burocrati incaricati di spiarci, in un circolo vizioso che non finisce mai?

Contenti voi, miei cari contribuenti esibizionisti.


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Sono finiti i chip per le tessere sanitarie


Dalla crisi della filiera produttiva ogni tanto qualche buona notizia! Pare che l’estrema scarsità di chip abbia costretto il governo italiano ad autorizzare la diffusione delle nuove tessere sanitarie senza microchip.

Questa è un’ottima notizia, poiché significa che le nuove tessere sanitarie non potranno essere usate come strumento per l’identificazione digitale della persona, ma potranno semplicemente essere usate per ciò per cui erano nate: come codice fiscale e tessera sanitaria.

Inutile dire che ogni inefficienza dell’apparato statale equivale a una maggiore libertà delle persone e minore sorveglianza e controllo delle nostre vite. Dobbiamo quindi accogliere con piacere notizie di questo tipo, che speriamo possano moltiplicarsi nei tempi a venire.

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Meme del giorno


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Citazione del giorno


“If the power of government rests on the widespread acceptance of false indeed absurd and foolish ideas, then the only genuine protection is the systematic attack of these ideas and the propagation and proliferation of true ones.”
― Hans-Hermann Hoppe


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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 Dal #PNRR oltre 3,1 miliardi per asili nido e scuole dell’infanzia

🔸 #PNRRIstruzione, al via il “Piano Scuola 4.0”: 2,1 miliardi per 100.



"Non ho paura e non pago il pizzo."

L’imprenditore Libero Grassi, attraverso una lettera inviata al Giornale di #Sicilia alzava la testa contro la mafia, ribellandosi apertamente alla violenza di Cosa nostra.

Denunciare il racket, un coraggio che Grassi pagherà con la propria vita qualche mese dopo, il 29 agosto del 1991 a #Palermo.

Il suo coraggio contribuì a dotare l’Italia di uno strumento a favore degli imprenditori coraggiosi, il varo del decreto che porta alla legge anti-racket 172.

mastodon.uno/@panormus/1089046…



Il Ministero dell’Istruzione ha inviato oggi alle scuole un vademecum con le principali indicazioni per il contrasto della diffusione del Covid-19 in ambito scolastico in vista dell'avvio dell'anno 2022/2023.


Per un pugno di dollari


La moneta è la più importante tecnologia umana. Moltissime persone danno per scontata la sua esistenza e natura, ma l'ignoranza sta diventando sempre più pericolosa. È ora di iniziare a riflettere.
Articolo riservato agli abbonati


Oggi parliamo di un tema che potrebbe sembrare avulso da quello di cui parlo di solito, ma che in verità è strettamente legato con il concetto di privacy e libertà: la moneta. Tutti la usiamo fin da piccoli, talmente tanto e spesso che ne dimentichiamo il suo significato. Eppure la moneta è la tecnologia che più di ogni altra plasma la nostra società.

Non conoscere almeno le basi di questa tecnologia è molto rischioso: da anni viene usata contro di noi e siamo oggi sull’orlo di un enorme sconvolgimento globale alla cui base c’è proprio il concetto di moneta.


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Dalle conchiglie alla carta


I primi esempi di conchiglie e oggetti usati come moneta risalgono a più di 75.000 anni fa, in Sud Africa.

2332042Fonte: nakamotoinstitute.org/shelling-out/

Da quel che sappiamo, praticamente tutte le culture umane, fin dalla preistoria, ebbero l’abitudine e l’interesse di collezionare oggetti artistici composti da conchiglie, denti e ossa di vario tipo, che poi venivano usati come gioielli, collane o cimeli da trasferire alle future generazioni.

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Sono 1.737 le proposte ideative e progettuali arrivate alla chiusura del bando di concorso per la progettazione e la realizzazione di 212 nuove scuole finanziate con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il #PNRR.
#pnrr


Questo articolo si può probabilmente considerare come il primo di una serie sulla filosofia del sitoctt, se così vogliam dire. Per iniziare, di cosa è...



"Le politiche ultraliberiste degli ultimi anni e a vantaggio di pochi, hanno gettato le basi per il presente di oggi. 30 anni passati a smontare tutte le solide basi strutturali dello Stato sociale che, pur con decine di contraddizioni, poneva l’interesse nazionale e la tutela dei cittadini al primo posto, facendo sue le istanze strategiche a tutela della popolazione. La sanità, così come l’apparato energetico e non solo, sono servizi di prima tutela, devono essere pubblici."

lariscossa.info/non-emergenza-…



Analisi del Max Planck Institute sui suoi elettori: il PD è il partito della destra neo-liberale

«Il Fatto quotidiano di ieri pubblica un'analisi del Max Planck Institute sul voto Dem che conferma cose che sappiamo già da un pezzo: gli elettori di questo partito sono in larga maggioranza benestanti, abitano nelle grandi città e nutrono opinioni "di centro" (leggi neoliberal-liberiste) in economia e "di sinistra" (leggi politically correct) in tema di diritti individuali e civili ( di quelli sociali non gliene importa un baffo).»

lantidiplomatico.it/dettnews-a…



Torno con le mie mirabolanti domande di #mastoaiuto sul tema #informatica e #WebDesign. L'argomento di oggi è il tema scuro nei siti e nell'interfaccia del computer/cellulare. O come lo chiamano in modo tutto figo #DarkMode.

Io mi sento più rilassato quando lavoro con il tema scuro su progetti grafici o scrittura. Mi aiuta a concentrarmi meglio su quello che sto facendo. Ma quando si tratta di #accessibilità mi viene un dubbio enorme: se faccio un sito con tema scuro, accontento tutti i lettori?
Io ho sempre fatto attenzione a non usare mai lo sfondo totalmente nero #000 con testi totalmente bianchi #fff perché anche solo pensarlo mi si bruciano le retine. Ho sempre fatto una mediazione di grigi o comunque colori complementari che abbiano lo stesso un elevato contrasto, ma più morbido. Ho già chiesto ad alcune persone con difficoltà di lettura come si trovassero con i miei siti e hanno risposto che riescono a leggere senza affaticarsi. Ma l'esperienza di persone che si conta sulle dita di una mano non fa statistica.

Ora, questo approccio che a me piace è sempre stato venduto anche come ecologico perché inciderebbe meno sull'energia impiegata dal monitor, con gran gioia della bolletta, della batteria e dell'ambiente stesso. Ma è davvero così?

Leggo articoli online che si contraddicono, perciò mi piacerebbe sentire il parere da gente vera come voi. In realtà un tema chiaro incide poco o nulla sulle performance e quindi è meglio stare più leggeri per non mettere in difficolta i lettori online, oppure c'è un vero e tangibile risparmio energetico e quindi è buono l'impegno nel fare temi scuri ma il più possibile accessibili?

Andrea reshared this.

in reply to Maurizio Carnago

@bluoltremauri

Partiamo dalla cosa più semplice:
A quanto so, non ci sono problemi di accessibilità riguardo i temi scuri.
Le persone che proprio non li sopportano possono usare le opzioni del browser per forzare il tema chiaro (almeno, quelli che lo hanno ossia i desktop - assicurati che sul tuo sito funzioni la modalità lettura di quelli mobile).

Io so che bisogna assicurarsi che il contrasto sia chiaro e accessibile: in questo senso: bianco su nero o nero su bianco sono uguali.
Qui trovi linee guida di accessibilità web in generale: developer.mozilla.org/en-US/do…

Quanto a risparmio energetico, gli sfondi scuri possono essere peggio:
Testo chiaro su sfondo scuro è più difficile da leggere, perché, nonostante il contrasto (quello effettivo) sia uguale, c'è meno luce che finisce nei tuoi occhi (indipendentemente dal tipo di superficie contenente il testo, che sia un display o un pezzo di carta), e si fa più fatica a distinguere le lettere. Chiamiamo la quantità di luce che finisce negli occhi "contrasto percepito".

Non solo questo:
Considerando che maggiore è il contrasto sia effettivo che percepito e meglio si legge, e il contrasto è maggiore quando la differenza tra zone chiare e scure è più accentuata...

A parità di illuminazione ambientale, e parlando di schermi che producono la propria luce che finisce negli occhi di chi legge, in ogni caso per leggere meglio (fino a un certo punto, ad esempio sei in una stanza buia, luminosità al massimo è insopportabile) si dovrebbe sempre alzare l'illuminazione dello schermo per avere buon contrasto percepito, ma:

- Su schermi OLED, dove i pixel neri sono spenti, il contrasto effettivo tra zone nere e bianche è sempre più alto di un LCD; alzare la luminosità aumenta tanto il consumo energetico su sfondo chiaro, ma su sfondo scuro il consumo è trascurabile

- Su schermi LCD, dove i pixel neri in realtà sono semplicemente "chiusi", e fanno passare meno della retroilluminazione (meno, ma non niente, e puoi vedere chiaramente che una schermata 100% nera su un LCD in realtà si vede grigina luminescente!); alzare la luminosità comporta sempre lo stesso consumo energetico, MA, il contrasto effettivo su un LCD è sempre più basso di un OLED perché i pixel neri fanno trapelare luce, e considerando che in ogni caso per vedere meglio bisogna avere sia buon contrasto percepito che effettivo... su un LCD finirai con l'alzare la luminosità su sfondo scuro per migliorare entrambi i contrasti, quindi addirittura a consumare più energia di quanta ne consumeresti per leggere un testo nero su bianco con lo stesso livello di comfort!

Spero di averti fatto capire - sto qua degli sfondi chiari o scuri su schermi diversi meriterebbe un articolo di blog...

E ora che ti ho detto tutto questo, però:
A meno che il sito non debba avere i colori che ha per una scelta artistica (ma in quel caso, di nuovo, assicurati almeno che l'HTML del tuo sito sia buono e quindi analizzabile dalle modalità di lettura dei browser, chi non sopporta il tuo tema potrà leggere con quella), se la tua scelta è puramente pratica.. allora non decidere tu, usa CSS per far decidere al browser (e al sistema operativo) di chi visita la tua pagina: usa le media query per dichiarare un tema chiaro, e un tema scuro. Fine.
Vedi developer.mozilla.org/en-US/do…
Un esempio:

/* Tema chiaro, predefinito */
body {
background-color: #FFFFFF;
color: #000000;
}

/* Tema scuro, secondario - Usato solo dai browser supportati (tutti quelli aggiornati, da anni) e che hanno preferenza di tema scuro */
@media (prefers-color-scheme: dark) {
body {
background-color: #000000;
color: #FFFFFF;
}
}

Si può volendo anche invertire il tutto, mettendo come predefiniti (specificati senza media query) i colori scuri, e specificando con @media (prefers-color-scheme: light) i colori chiari per chi preferisce quelli.

in reply to Andrea

@Andrea Mi hai fornito esattamente tutto quello di cui avevo bisogno. Grazie infinite! Io ho sempre visto i bottoncini per far scegliere all'utente se applicare il tema chiaro o scuro, ma siccome dobbiamo preparare alcuni template per siti semplicissimi e leggeri e a prova di idioti non volevo affollare il menù. Questa cosa che il tema cambia da css in base alle preferenze stesse dell'utente senza chiedergli di agire direttamente mi piace un sacco, perché non la conoscevo!


Un protocollo social più decentralizzato di ActivityPub


ActivityPub è un buon protocollo, ma secondo me non perfetto. Resta troppo incentrato sull'avere un server dedicato principale grosso. Ciò si vede nelle sue implementazioni server, con software come Mastodon, Pleroma, e chi più ne ha più ne metta: software relativamente pesanti e difficili da ospitare, cosa che va a peggiorare l'accentramento perché meno gente avrà possibilità di ospitarli e quindi andrà su istanze già presenti.

Non so se esiste già, nel caso fatemelo conoscere, altrimenti probabilmente potrei idearlo io, un protocollo più semplice e molto più decentralizzato, basato su server più stupidi e client più intelligenti.

Rimuovere completamente i server causerebbe una peggiore esperienza utente: ogni client dovrebbe rimanere acceso nel momento in cui gli amici si collegano per scaricare nuovi messaggi, inoltre alcuni provider bloccano le connessioni in entrata. Sarebbe ideale, ma è irrealistico.

Per questo, si sceglie di tenere il minimo indispensabile come server: uno HTTP che serve file statici. Un tale server può essere ospitato ovunque, persino sul router di casa, ma in ogni caso i provider che ne danno di gratuiti online sono tantissimi.

Qui viene il bello: ogni utente ha un server e un dominio o indirizzo IP statico, si identifica con un URL (che può essere la root, oppure una cartella, nel caso si voglia avere altra roba Web sullo stesso dominio).

Il client del social (la app) chiede come login i dati di accesso FTP, SSH, Git, o chissà quali altri sistemi di caricamento di file via Internet, e tutti i contenuti di ogni utente (i messaggi, i file, i like messi, ...) vengono caricati sul server HTTP.

Quando un client vuole aggiornare il feed degli utenti seguiti, scarica un file d'indice (come un feed RSS) da ciascun server, e scarica eventuali nuovi elementi lì segnati.
L'unico potenziale problema qui può sorgere in caso si seguano centinaia e centinaia di utenti, perché la app dovrà scaricare ciascun file ad ogni aggiornamento. Ovviamente, usando un formato di dati efficiente e compresso il problema si riduce, così come si riduce spezzettando l'indice in segmenti, oppure si potrebbero integrare nel protocollo delle liste di aggregazione opzionali (che richiederebbero un server fatto apposta), a cui ciascun utente può passare il proprio elenco di utenti seguiti, e la sua app chiederà le differenze di tutti al server di aggregazione anziché alle centinaia di serve degli utenti.

Per i messaggi privati, si può semplicemente implementare un sistema di cifratura, così che le app possano semplicemente caricare i contenuti privati assieme a quelli pubblici sul server HTTP, e anche se terzi potrebbero scaricarli andando a frugare tra i file dei server altrui, non potranno leggerli.

Che ne pensate?

in reply to Andrea

@Andrea ma studiare activitypub e proporre miglioramenti nel senso desiderato?
in reply to Luca Nucifora

@Luca Nucifora eh e come? stai praticamente quasi creando un protocollo da capo così :'/. ActivityPub è troppo incentrato sui server attivi, il massimo che si può fare è ideare qualche integrazione AP in un protocollo come ho pensato il mio. Fosse anche prevedere un sottoprotocollo per i bridge. Anzi, togliamo il forse, è qualcosa da fare.

Comunque, ho anche continuato a cercare, ma nessun protocollo già esistente funziona in modo abbastanza vicino a cosa vorrei io.
Io magari inizio a scrivere qualcosa (documenti, non codice) a riguardo, almeno per descrivere l'idea a linee meno grosse di cosa il mio post di Friendica dice. Magari trovo gente a cui l'idea interessa particolarmente..



È la fine dei social network? Una riflessione di Johannes Ernst su #Facebook, #TikTok e il design delle piattaforme


È LA FINE DEI SOCIAL NETWORK?


!Etica Digitale

Scott Rosenberg , in un pezzo dal titolo “Tramonto del social network” , scrive ad Axios:

Segna la scorsa settimana come la fine dell'era dei social network, iniziata con l'ascesa di Friendster nel 2003, ha plasmato due decenni di crescita di Internet e ora si chiude con il lancio di Facebook di un'ampia riprogettazione simile a TikTok.

Una dichiarazione travolgente. Ma penso che abbia ragione:

Facebook è fondamentalmente una macchina pubblicitaria. Come altri prodotti Meta. Non ci sono davvero "tecnologie che avvicinano il mondo", come dice la home page di Meta . Almeno non principalmente.

Questa macchina pubblicitaria ha avuto un successo sorprendente, portando a un fatturato trimestrale recente di oltre $ 50 per utente in Nord America ( fonte ). E Meta di certo ha spinto così tanto, altrimenti non sarebbe stata nelle cronache per aver oltrepassato il consenso dei suoi utenti anno dopo anno, scandalo dopo scandalo.

Ma ora una macchina pubblicitaria migliore è in città: TikTok. Questa nuova macchina pubblicitaria non è alimentata da amici e familiari, ma da un algoritmo di dipendenza. Questo algoritmo di dipendenza calcola i tuoi punti di minor resistenza e ti riversa una pubblicità dopo l'altra in gola. E non appena ne hai ingoiato un altro, scorri un po' di più e, così facendo, chiedi più pubblicità, a causa della dipendenza. Questa macchina pubblicitaria basata sulla dipendenza è probabilmente vicina al massimo teorico di quante pubblicità si possono versare in gola a qualcuno. Un'opera d'arte straordinaria, come ingegnere devo ammirarla. (Naturalmente quell'ammirazione si trasforma rapidamente in qualche altra emozione del tipo disgustoso, se hai qualche tipo di morale.)

Quindi Facebook si adatta e passa a un'altra macchina pubblicitaria basata sulla dipendenza. Il che non sorprende nessuno, penso.

E poiché non si è mai trattato di "riavvicinare il mondo", abbandonano quella missione come se non gli importasse mai. (Questo perché non l'hanno fatto. Almeno MarkZ non l'ha fatto, ed è l'unico, irresponsabile signore supremo dell'impero Meta. Una struttura azionaria a due classi te lo dà.)

Con il gigante che rivolge la sua attenzione altrove, dove finisce il social networking? Perché i bisogni e i desideri di “avvicinare il mondo” e di mettersi al passo con amici e familiari sono ancora lì.

Penso che lasci il social networking, o ciò che lo sostituirà, in un posto molto migliore. Che ne dici di questa volta che costruiamo prodotti il ​​cui obiettivo principale è in realtà la missione dichiarata? Condividi con gli amici, la famiglia e il mondo, per unirlo (non dividerlo)! Invece di qualcosa di non correlato, come fare un sacco di entrate pubblicitarie! Che concetto!

Immagina cosa potrebbero essere i social network!! I giorni migliori del social networking sono ancora avanti. Ora che i pretendenti se ne vanno, possiamo effettivamente iniziare a risolvere il problema. I social network sono morti. Viva ciò che emergerà dalle ceneri. Potrebbe non essere chiamato social networking, ma lo sarà, solo meglio.

Qui il post originale in inglese: reb00ted.org/tech/20220727-end…

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Di Johannes Ernst. Imprenditore. Pirata. Pastore di gatti. Detentore di opinioni spesso insolite, in genere prima che giunga il loro momento, ma forse non in questo caso.