GRAN BRETAGNA. Ong per i diritti umani a nuova premier Truss: basta attacchi ai migranti
della redazione con testi dell’agenzia DIRE
Pagine Esteri, 7 settembre 2021 – La nuova primo ministro Liz Truss “avrebbe la possibilità di lasciarsi alle spalle le politiche divisive che hanno segnato l’amministrazione del predecessore Boris Johnson”, e invece durante la sua campagna per la leadership conservatrice “ha scommesso ancora di più sulle politiche dell’ex premier crudeli verso i più vulnerabili, tra cui profughi e rifugiati”. Sonya Sceats, direttrice esecutiva dell’organizzazione britannica di difesa dei diritti delle vittime di tortura Freedom from Torture, commenta così all’agenzia Dire l’incarico come primo ministro di Truss, affidatole dal suo partito e sugellato quest’oggi dalla Regina Elisabetta nel Castello scozzese di Balmoral.
Elizabeth Truss
La nuova premier, 46 anni, nativa di Oxford, ministra degli Esteri durante la passata amministrazione, è stata eletta alla guida del Partito conservatore, schieramento che governa il Paese, da circa 172mila elettori iscritti alla formazione dei “tories”. Le consultazioni si sono rese necessarie dopo le dimissioni di Johnson, che ha dovuto lasciare l’incarico dopo essere sopravvissuto a un voto di sfiducia, a fronte anche delle forti critiche ricevute per aver violato le limitazioni imposte dal suo governo durante la fase più acuta della pandemia di Covid-19 prendendo parte a una festa nella sede del governo nonché sua residenza, al 10 di Downing street.
Due organizzazioni della società civile e un sindacato hanno presentato presso l’alta corte di Londra una denuncia contro una delle politiche più controverse del governo dell’ex premier: un accordo per il trasferimento forzato in Ruanda dei richiedenti asilo che fanno ingresso irregolare in Gran Bretagna. L’intesa, firmata nella capitale Kigali lo scorso aprile dalla ormai ex ministra degli Interni Priti Patel – che si è dimessa ieri dopo la nomina di Truss alla guida dei conservatori – è stata annunciata in contemporanea da Johnson a Londra. Il primo volo verso il Paese africano sarebbe dovuto partire a giugno, ma è stato bloccato già sulla pista di decollo dopo un ricorso alla Corte europea dei diritti umani (Cedu) presentata da uno dei passeggeri. I giudici europei hanno stabilito che il piano del governo britannico non può essere applicato finché la giustizia britannica non avrà concluso tutti i procedimenti giudiziari che sono stati presentati contro tale misura.
E’ da qui quindi, dal versante dei diritti, soprattutto quelli a rischio, che Sceats guarda al nuovo esecutivo a guida Truss che verrà annunciato nelle prossime ore. “La nuova premier potrebbe abbandonare una serie di politiche di cui il popolo britannico è veramente stufo”, premette l’attivista, che però aggiunge: “Durante la sua campagna per farsi eleggere alla guida dei tories ha scommesso ancora più fortemente su politiche che attaccano i diritti umani come l’intesa con il Ruanda, siglata all’insegna del principio ‘soldi in cambio di persone’, e poi il National security bill e il British Bill of Rights”. Le bozze di questi due ultimi provvedimenti sono al momento entrambe in fase di esame da parte della Camera dei Lord, uno dei primi passaggi dell’iter necessario per diventare leggi, così come prevede l’ordinamento britannico. Le misure sono state duramente criticate da diverse organizzazioni, in quanto accusate, fra le altre cose, di assestare duri colpi alla libertà di espressione e dei diritti umani, oltre a fornire la possibilità a Londra di sottrarsi alle sentenze della Cedu.
Freedom from Torture, che fornisce assitenza psicosociale alle vittime di tortura che ottegono asilo nel Regno Unito, fornirà un documento con diverse testimonianze a sostengo della causa presentata ieri contro il piano di Londra e Kigali. Un rapporto della ong Medical Justice Uk ha individuato almeno 14 vittime di tortura che erano state destinate al trasferimento verso il Ruanda, un Paese che le organizzazioni non considerano sicuro per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e le garanzie contro la tortura.
“Sappiamo che le misure su cui punterà Truss avranno un impatto enorme sulle comunità più vulnerabili della nostra società, logorando così quella rete di sicurezza dei diritti umani che ci rende tutti più sicuri”, constata Sceats.
L’attivista lancia quindi un appello alla politica ma ancora di più ai cittadini britannici: “In tempi di crisi economica senza precedenti, questo Paese ha bisogno di una leader sensibile e compassionevole, non di un’esponente di destra ancora più inutilmente muscolare. Sta al popolo della Gran Bretagna- scandisce ancora Sceats- chiedere al suo governo di rappresentare tutti, a prescindere dalla loro condizione economica o dalla loro provenienza”. Pagine Esteri
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Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a “Start” su Sky TG 24 il 7 settembre 2022
Il 7 settembre 2022, a partire dalle 10.30, il nostro Presidente Giuseppe Benedetto è stato ospite di Roberto Inciocchi a “Start” su Sky TG 24.
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La musica calabrese protagonista del festival In Aspromonte a San Giorgio Morgeto il 7 e 8 settembre
Due giorni di concerti animeranno l’ultimo scorcio d’estate a San Giorgio Morgeto con il programma del festival In Aspromonte, che vuole fare emergere e rendere sempre più attrattivo il borgo calabrese, porta del Parco e legato ad una lunga storia di popoli, culture, arte e tradizioni.
Dopo una ricca stagione di eventi, con il cartellone di Estate Morgetia 2022 che ha riempito di presenze il centro storico sangiorgese, il 7 e 8 settembre la tradizione musicale calabrese sarà di scena sul palco allestito in Località Melia, per confermare l’attenzione dell’amministrazione comunale alla valorizzazione di una lunga storia di suoni e canti, che rappresentano il racconto della vita dei calabresi nel corso dei secoli.
Il 7 settembre sarà l’esplosiva vitalità musicale della tarantella di Ciccio Nucera a far scatenare il suo affezionato pubblico di fan con i balli tradizionali ed i suoni del tamburello e dell’organetto, che lo rendono un personaggio quasi unico nel suo genere. Un “one man show” travolgente e pieno di ritmo che, grazie alla potenza della musica, diventa anche occasione quotidiana di promozione e valorizzazione della cultura del territorio.
Una vita all’insegna della musica e della tradizione, rapito da questi suoni sin da piccolissimo nel suo paese di origine, Gallicianò, grazie ai tanti anziani che tramandavano le “passate” all’organetto e i canti tradizionali elevati a straordinari mezzi di espressione identitaria di una comunità, quella grecanica, che ancora oggi rappresenta un patrimonio da custodire e tramandare.
L’8 settembre sarà la volta del Quartetto Areasud, band protagonista di un percorso di ricerca che parte dalla musica calabrese per esplorare il mondo dei suoni mediterranei e contemporanei, partendo dalla creazione di un ponte con i suoni della vicina Sicilia. Il gruppo nasce dall’incontro tra il musicista e ricercatore calabrese Maurizio Cuzzocrea e alcuni tra i principali protagonisti della scena world ed etnica catanese, Mario Gulisano, Marco Carnemolla e Franco Barbanera. Insieme hanno costituito la base del progetto di world music “Musica lievemente tradizionale”, che è anche il titolo del recente cd della band.
Negli ultimi due anni, nonostante la pandemia, il Quartetto Areasud è stato protagonista di numerosi festival, in Italia e all’estero, tra cui Alkantara Fest, Appennino Festival e Zampognarea, in Italia, Babel Sound Festival in Ungheria e Etnosviets in Lettonia. Tra i progetti in programma nei prossimi mesi, l’esordio di due nuove produzioni dedicate al teatro, con l’attrice Preziosa Salatino, e ai canti di culla in Italia, in collaborazione con il gruppo musicale Enerbia, tra i principali interpreti della musica tradizionale del territorio delle Quattro Province.
“In Aspromonte” è realizzato dall’amministrazione comunale di San Giorgio Morgeto con il patrocinio e il contributo della Regione Calabria, sotto il marchio di Calabria Straordinaria e con la collaborazione delle associazioni Darshan, AreaSud e di Euracus srl Impresa sociale.
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Scuola e legalità, le regole della consapevolezza
Anche se le attività didattiche inizieranno il 14, già da qualche giorno la scuola ha avviato il suo cammino, e per gli insegnanti è tempo di programmazione.
Certamente troverà spazio nel corso dell’anno l’attenzione al tema della legalità in tutte le sue declinazioni. Obiettivo primario è l’educazione alla legalità, inteso come esercizio possibile e praticabile dalla scuola stessa mentre trascorre i suoi giorni tra i banchi.
La domanda che qui vorremmo porci è la seguente: quale e quanta considerazione ha la scuola di quella buona dose di legalità di cui è intrisa la sua vita? La tiene costantemente sotto la sua lente? Vive un processo di maturazione perché insegnanti e alunni la rendano sempre più trasparente? Sono segnati con matita blu gli errori perché di essi si possa far tesoro e superarli?
Per intenderci dobbiamo ricorrere a degli esempi concreti. Li attingiamo da quei racconti che sono la delizia dell’estate nei conversari degli ex compagni di classe quando in pizzeria si ritrovano per le emozionanti rimpatriate. Che cosa raccontano, sia pure con buona dose di esagerazione?
Che nella nostra classe c’era Giorgio che puntualmente apponeva la firma di suo papà sul foglietto delle giustificazioni delle assenze e che al termine degli studi il genitore si era complimentato con lui per averne fatte solo alcune, solo quelle per le malattie stagionali. Gli insegnanti, al mattino, non riuscivano a verificare di volta in volta neanche la somiglianza tra la firma originale di suo padre e quella che si trovavano sotto gli occhi e pertanto con questa furbata ci ha campato per almeno tre anni.
Giorgio, a scuola, faceva la manovra più semplice per aggirare l’ostacolo. Noi diremmo: faceva una birichinata. Siamo sicuri? O forse Giorgio imparava un mestieraccio e, dalla scuola e dalla famiglia, non si è mai sentito dire che il suo, nel suo piccolo, era un falso in atto pubblico? L’avrebbe dovuto scoprire a scuola e invece l’ha appreso solo in seguito, come quando e in che circostanze non sappiamo.
Michele racconta di aver quasi sempre copiato la versione di latino da un compagno o da un libro. Gli ha detto qualcuno che copiare non è il verbo esatto e bisogna cercarne un altro sul vocabolario? A scuola è copiare, una cosa che non si fa. Che con si fa o che non si può neanche fare perché è persino reato? Michele, quando l’ha scoperto?
L’insegnante faceva usare un manuale – vecchio, diceva, ma ottimo – e indicava anche la rivendita dove acquistarlo. Disgustare l’insegnante era difficoltoso per mille motivazioni. Gliel’ha detto mai qualcuno che esercitava un potere fuori di ogni regola decente e che si trattava di un abuso?
Fernando arriva a scuola con tutti i compiti in perfetta regola anche quando la maggior parte dei compagni non riusciva a portarli a termine. Ha mai detto che ricorreva sistematicamente all’aiuto di persone amiche e pertanto falsava la sincera denuncia dei suoi compagni di non esservi riusciti?
Per non dire poi di voti regalati, di raccomandazioni di ferro, di diplomi esistenti solo sulla carta che a giudizio degli stessi compagni di classe costituivano dei veri e propri falsi storici.
Qualcuno bada a queste cose? Oppure si lasciano correre come se nulla fosse o costituiscano solo materiale dell’infanzia che fa ragione a sé, spingendo i ragazzi in un limbo di perenne adolescenza come se l’età adulta stesse lì ad attendere sine die?
Questa mappa non è completa e né voleva esserlo perché l’esistente scolastico è ricco e plurale. E’ certo, però, che un variegato mondo è quello scolastico. Verrebbe voglia di classificarlo – e spesso si fa – come un mondo di ragazzi che si esprime e si chiude in un’età spensierata e pronta a chiudere questa parentesi della vita per poi passare in quella adulta e inventare un’età nuova.
Forse in questa considerazione c’è un abbaglio e anche un torto. La scuola è una stagione della vita. Sta all’inizio di ogni giovinezza ed età adulta. Non è da dimenticare e nessuno la dimentica. Nel bene e nel male la porta con sé fino all’ultimo dei suoi giorni. Guardarla come un male o un bene stagionale è poca cosa. Merita altro.
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Alta tensione tra Ankara e Atene. Dalla Turchia accuse agli Usa
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 7 settembre 2022 – Non accenna a diminuire la tensione tra Turchia e Grecia, che negli ultimi mesi si sono rese protagoniste di una serie di atti reciprocamente ostili, di schermaglie e provocazioni.
Ai motivi storici della contrapposizione si sono sommati più recentemente i contrasti generati dalla disputa per il controllo dei giacimenti di gas del Mediterraneo orientale, che si sovrappongono al contenzioso generato dell’occupazione turca della parte orientale di Cipro nel 1974.
Erdogan minaccia: “La Grecia pagherà un prezzo alto”
Il 6 settembre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è tornato a minacciare Atene, ricordando che Ankara prosegue con determinazione il contrasto, anche in sede Nato, nei confronti del tradizionale nemico, che pure è membro dell’Alleanza Atlantica.
Intervenendo all’aeroporto di Esenboga prima della partenza del suo tour nei Balcani che lo porterà in Bosnia-Erzegovina, Serbia e Croazia, Erdogan ha minacciato apertamente la Grecia, prefigurando l’eventualità di una repentina azione militare: «Il nostro ministero della Difesa prosegue i colloqui con il segretario generale della Nato e altri rappresentanti. Credo che le affermazioni che ho fatto nei discorsi e la scorsa settimana abbiano avuto un certo riflesso (…) Altrimenti, come dico sempre, e qui lo ripeto, possiamo arrivare all’improvviso in una notte».
La Grecia pagherà un prezzo alto se violerà nuovamente lo spazio aereo turco e continuerà a “infastidire” i caccia turchi nel Mar Egeo, ha poi detto “il sultano”. Un concetto, questo, ribadito dal Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.
Nei giorni scorsi Ankara ha denunciato che il 23 agosto alcuni dei suoi caccia F-16, che erano in missione sul Mar Egeo insieme a dei velivoli statunitensi, sono stati agganciati dal sistema di difesa S-300 in dotazione alle forze armate elleniche e dispiegato nell’isola di Creta. La Turchia ha deciso di denunciare l’episodio anche in sede Nato, e il presidente Erdogan ha più volte promesso ritorsioni contro la Grecia, ricordando l’esito – favorevole ad Ankara – di alcuni scontri bellici del passato, come la conquista della città di Smirne nel 1922 quando centinaia di migliaia di abitanti greci della costa turca dovettero riparare ad Atene e Salonicco. Proprio il 30 agosto scorso la Turchia ha celebrato in pompa magna il “Giorno della Vittoria”, in occasione del centesimo anniversario della vittoria sulla Grecia.
«Quando arriverà il momento faremo ciò che è necessario» ha tuonato il “sultano” intervenendo alla fiera dell’aeronautica Teknofest che si è tenuto nello scalo di Samsun, sul Mar Nero – durante la quale è stato presentato il prototipo di un nuovo drone da combattimento turco – promettendo che, se la Grecia non smetterà di militarizzare le isole dell’Egeo, Ankara potrebbe mettere in discussione la sovranità ellenica su quei territori, concessi ad Atene sulla base dei trattati di Losanna del 1923 e di Parigi del 1947 a condizione però che la Grecia non realizzasse installazioni militari permanenti a Lesbo, Chios, Samos e Icaria, oltre che nell’arcipelago del Dodecaneso.
Proprio nel luglio scorso il leader dei nazionalisti turchi di estrema destra Devlet Bahçeli, alleato di Erdogan, aveva mostrato una mappa della Turchia che includeva tutte le isole considerate irredente attualmente sotto il controllo ellenico.
Il leader ultranazionalista turco Devlet Bahçeli mostra una mappa turca che include isole greche
L’Ue sostiene Atene
Da parte sua il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, ha annunciato che invierà delle missive a tutti i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres e a quello della Nato Jens Stoltenberg per denunciare le dichiarazioni «senza precedenti» delle autorità turche. Il 3 settembre scorso il capo della diplomazia ellenica aveva già investito della vicenda i partner europei, l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell e l’esecutivo degli Stati Uniti. Dendias, in alcune dichiarazioni rese alla stampa, ha poi ringraziato il suo omologo Jan Lipavský, della Repubblica Ceca, per la rapida risposta del paese attualmente presidente di turno del Consiglio dell’Ue, che ha definito le dichiarazioni turche “inaccettabili” ed “estremamente inutili”.
Anche il portavoce della Commissione Europea, Peter Stano, in una nota ha affermato che le continue dichiarazioni ostili della leadership turca contro la Grecia «sollevano serie preoccupazioni e contraddicono pienamente i tanto necessari sforzi volti alla riduzione dell’escalation nel Mediterraneo orientale richiesti nelle conclusioni del Consiglio Europeo del marzo e del giugno del 2021 e del giugno 2022». Per Stano «le minacce e la retorica aggressiva sono inaccettabili e occorre porvi fine», promuovendo la comprensione reciproca e lo sviluppo di relazioni di buon vicinato. «L’Ue si aspetta che la Turchia si adoperi seriamente per allentare le tensioni in modo sostenibile nell’interesse della stabilità regionale nel Mediterraneo orientale e rispetti pienamente la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli Stati membri dell’Ue» ha concluso il portavoce dell’UE.
La mossa di Mitsotakis
Le autorità greche hanno affermato che non seguiranno la Turchia nella sua «oltraggiosa sfilza quotidiana» di minacce. Ma in realtà è stata una mossa dei Atene a far di nuovo precipitare i rapporti tra i due paesi che nei primi mesi del 2022 sembravano avviati verso una relativa distensione, anche se i toni nuovamente minacciosi delle dichiarazioni di Erdogan sono sicuramente da inquadrare anche nella necessità di trovare argomenti che facciano presa sull’opinione pubblica in vista delle cruciali elezioni presidenziali del giugno 2023.
Il 13 marzo, infatti, Erdogan e il premier ellenico Kyryakos Mitsotakis si erano incontrati a Istanbul. Il vertice era stato giudicato dagli osservatori come un segnale di distensione dopo la riduzione, da parte della Turchia, delle attività militari e delle missioni di ricerca di idrocarburi nelle acque contese del Mediterraneo orientale.
A rompere il presunto idillio, però, ci ha pensato a maggio la visita di Mitsotakis a Washington, nel corso della quale il primo ministro ellenico ha chiesto alla Casa Bianca e al Congresso di non consegnare i suoi caccia F-16 alla Turchia – e di rimanere ferma nello stop alla consegna di alcuni F-35, bloccati dopo la vendita del sistema antimissile russo S-400 ad Ankara – in nome del fatto che «la Nato non ha bisogno di un’altra fonte di instabilità sul fianco sud-orientale». Atene punta esplicitamente ad indebolire le capacità dell’aviazione militare turca e al tempo di stesso di potenziare la propria, dopo aver ottenuto da Parigi la vendita di un certo numero di caccia Rafale e la firma di un trattato che impegna la Francia a sostenere la Grecia in caso di attacco da parte di un altro paese. Su un altro fronte il governo greco ha aumentato la propria collaborazione militare tanto con Israele quanto con le petromonarchie sempre in funzione antiturca.
Il premier greco interviene al Congresso di Washington
La reazione turca
La reazione turca è stata dura e immediata, con Erdogan che ha sospeso il dialogo intavolato con Atene e ha annullato la riunione, prevista a luglio, del “Consiglio di Cooperazione di alto livello” tra i due paesi, la cui ultima sessione si era tenuta nel 2016.
Da quel momento tanto il governo turco quanto i media anatolici hanno accentuato i toni nazionalistici ed anti-ellenici, accusando tra l’altro Washington di intromettersi negli affari regionali a fianco di Atene. La decisione statunitense di ridurre il proprio schieramento militare in Turchia e di aumentare il numero dei soldati e delle basi in territorio ellenico ha già suscitato preoccupazione e sdegno ad Ankara.
Ad esempio Hasan Basri Yalcin, sul quotidiano filo-governativo Sabah, accusava nei giorni scorsi gli Stati Uniti di incitare la Grecia a provocare Ankara pur non perseguendo un conflitto aperto tra i due paesi che costituirebbe un pericoloso elemento di rottura proprio in un momento in cui lo scontro con la Russia richiede un fronte comune all’interno della Nato.
Anche Mehmet Ali Guller, sul quotidiano dell’opposizione laica e nazionalista Cumhuriyet, ha analizzato il ruolo di Washington: «La strategia degli USA mira a una nuova cortina di ferro che si estenda dall’Artico al Mediterraneo orientale. Per questo vogliono che Svezia e Finlandia diventino membri della NATO e perseguono il loro potenziamento militare in Grecia. Atene vuole usare questo a proprio vantaggio (…). Gli Stati Uniti sono favorevoli a una tensione permanente tra Ankara e Atene, utilizzandola per incoraggiare il filo-americanismo in entrambi i paesi».
Da parte sua Rahmi Turan, sul quotidiano di opposizione nazionalista Sozcu, ha accusato il Partito Giustizia e Sviluppo (Akp) al potere di aver colpevolmente ignorato, fin qui, le ripetute violazioni della sovranità turca. «Durante i 20 anni di governo dell’Akp, la Grecia ha invaso clamorosamente 18 isole turche e un isolotto, piantando bandiere, costruendo chiese e nominando sacerdoti. (…) Cosa ha fatto il nostro governo? Niente!» ha scritto Turan. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.
LINK E APPROFONDIMENTI:
reuters.com/world/europe/erdog…
limesonline.com/turchia-grecia…
reuters.com/world/europe/eu-vo…
aljazeera.com/features/2022/6/…
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Liz Truss, sfidando venti contrari
La conservatrice Liz Truss è il cinquantaseiesimo primo ministro del Regno Unito. Boris Johnson è particolarmente soddisfatto di tale nomina e la sua erede, in precedenza ministro degli Esteri, ha elogiato BoJo definendolo un amico e uno dei più importanti primi ministri della storia. “He got Brexit done” ha infatti dichiarato riferendosi al premier uscente, ringraziandolo anche per la sua politica a favore della vaccinazione anti covid e la sua aperta difesa nei confronti dell’Ucraina dopo lo scoppio della guerra.
Tralasciando il come la si pensi sui contenuti, le posizioni della Truss sono sicuramente grintose, degne dello spirito dei Tory: fortemente a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, si fa alfiere di una nuova era di autonomia economica e commerciale britannica, in senso contrario a quelle politiche europee da lei bollate come protezioniste.
Dopo l’aggressione militare russa contro l’Ucraina, la Truss ha esortato i britannici ad arruolarsi volontari al fianco delle truppe di Zelensky, “questa è la nostra guerra (…) la peggiore in Europa in 40 anni” ha infatti dichiarato. Processerebbe Putin come a Norimberga, auspica la riconquista della Crimea. Insomma, sia ad alleati che ad oppositori, è chiaro che la nuova premier abbia idee decise e una ambizione inossidabile.
Liz Truss, 47 anni, oggi terza donna leader nella storia del Regno Unito, è stata la più giovane ministra di sempre – curiosamente condivide questo stesso primato con Giorgia Meloni che, sondaggi alla mano, pare destinata tra una ventina di giorni ad essere eletta nuova leader conservatrice d’Italia.
Qual è la ricetta del suo successo? Sicuramente la Truss ha sfruttato le innovazioni del nostro tempo. Ha infatti molta visibilità sui social dove si contraddistingue per i suoi selfie scattati nelle situazioni più improbabili. Molto noto anche lo scatto della premier su un carrarmato in tenuta militare – un tentativo di ispirazione alla unica e inimitabile Lady di Ferro.
Nonostante in famiglia fossero militanti di estrema sinistra, e anche la Truss abbia avuto un passato progressista, da anni la nuova premier in carica riconosce come sua guida politica proprio Margaret Thatcher. Dopo aver studiato al Merton College di Oxford Filosofia, Politica ed economia (il noto PPE, corso di laurea che ha formato numerosi politici e premier inglesi), ha inizialmente cominciato l’attività politica nelle file opposte ai Tory – nonostante ora le sue idee siano totalmente contrarie, anche all’epoca era riconosciuta come una politica agguerrita nonostante il suo fare spesso impacciato in pubblico.
Il discorso inaugurale a Downing Street è stato molto lineare, l’agenda e le priorità chiarite con pragmatismo. Assieme al rilancio dell’economia e il necessario rafforzamento del sistema sanitario nazionale, la grande misura preannunciata è il tetto alle bollette di gas e luce per far fronte all’imminente crisi energetica. Il programma che la Truss s’accinge a formalizzare ed attuare è in continuità con la politica della destra britannica, il focus è soprattutto sulla riduzione delle tasse, a dispetto di crisi e inflazione.
“Abbiamo davanti venti contrari globali molto forti ma so che possiamo farvi fronte”, ha dichiarato. La Truss è fiduciosa e crede vivamente che il Regno Unito ne uscirà vittorioso dalla scena. Siamo sicuramente distanti, come epoca e profondità politica, da quelle famose parole pronunciate da un altro esponente dei Tory, Sir Wiston Churchill, “we shall fight on the beaches”. I venti globali contrari stanno soffiando sull’isola. Da spettatori esterni, non possiamo che augurare alla nuova premier un sincero augurio di buon lavoro.
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Elezioni 2022: la grande speranza nell’animaccia popolare dei non votanti
Sono circa il 40% degli aventi diritto. Potrebbero decidere questa volta di votare, consapevoli che il ceto politico italiano attuale è disgustoso e va rivoltato ab imis!
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#OpenFiber e la rete che non c’è! L'editoriale bomba di @rafbarberio su @Key4biz
OPENFIBER E LA RETE CHE NON C’È. L'EDITORIALE DI RAFFAELE BARBERIO SU KEY4BIZ
È lecito chiedersi come CDP insista nel voler affidare la partita della rete unica ad una società che non è in condizione di mantener fede ai pur limitati (rispetto all’operazione monstre della “rete unica”) impegni già assunti.
Continuano a valanga le segnalazioni di sindaci, imprese e semplici cittadini che si lamentano per il fatto di non avere disponibilità della fibra del Progetto BUL, nonostante il loro indirizzo risulti attivabile con fibra. Non riescono ad avere il servizio o se lo hanno, la connessione a loro offerta è molto scadente. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza su una questione molto delicata di cui Infratel, da una parte, ed il nuovo governo che scaturirà dalle urne del 25 settembre, dall’altra, dovranno occuparsi con urgenza non solo per rimettere ordine, ma anche per valutare i danni creati.
L'articolo completo è su Key4biz
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Gorbaciov – USA: un rapporto da riscrivere
Con la morte di Mikhail Gorbaciov (1931-2022) scompare l’ultimo dei grandi protagonisti della guerra fredda. Figura complessa e, per certi aspetti, enigmatica, in Russia, Gorbaciov e le sue riforme sono considerati ancora i principali responsabili della crisi politica, economia e sociale che ha colpito il Paese nel corso degli anni Novanta. In Occidente, il giudizio è, nell’insieme, più [...]
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La sicurezza del Golfo è in pericolo con e senza un accordo nucleare iraniano rianimato
Le intese e gli accordi tra tutti gli Stati regionali necessari per introdurre un accordo di sicurezza multilaterale, cambierebbero paradigma e sarebbero tettonici.
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Eurosovrani
Mentre Putin ricatta, subordinando le forniture di gas all’impossibile revoca delle sanzioni, sperando di piegare il mondo libero e ridurlo al rango dei suoi servitori, che anche qui operano, il cancelliere tedesco ha annunciato una spesa di ulteriori 65 miliardi, per fronteggiare il rialzo del prezzo dell’energia.
La Germania, a partire dal settembre 2021 (perché i prezzi crescono da ben prima della criminale aggressione russa all’Ucraina), ha già mobilitato 60.2 miliardi di spesa pubblica. Ma chi ha trovato e spostato più fondi pubblici, in Unione europea, siamo noi. Ad oggi la Germania ha usato l’1.7% del prodotto interno lordo, noi il 2.8 (per quasi 50 miliardi). In Francia si sono fermati all’1.8, nel Regno unito all’1.6. Contano, naturalmente, i diversi panieri energetici, ovvero le scelte passate.
A dare retta ai No Triv e alla destra di Meloni e Salvini, non estrarremmo più gas dall’Adriatico, mentre già ne estraiamo meno della metà del possibile. A dar retta ai No Tap pentastellati e a quelli di Emiliano, presidente della Regione Puglia ed esponente del Pd, non avremmo quel che ora è vitale, ovvero il gas dall’Azerbaigian. Gli errori si pagano.
Questa settimana il Consiglio dei ministri dovrebbe varare l’ulteriore pacchetto aiuti (abbiamo già scritto che “aiutarsi” sarebbe più saggio), mi aspetto che in tanto dozzinale propagandismo qualcuno guarderà le cifre assolute e indicherà la spesa tedesca come esempio. Meglio, quindi, fermare i numeri prima che se li giochino alla lotteria elettorale.
La richiesta di sfondare deficit e debito, disonestamente facendo credere che quello sia un “dare” agli italiani, sarà respinta. Ma l’argomento si riproporrà in autunno. È e sarà, oltre tutto, uno dei temi di verticale divisione nel centro destra. Abbiamo iniziato la campagna elettorale osservando che le coalizioni sono un falso, ci convinciamo che sono una truffa.
La tesi dei sovranisti da strapazzo è: se la Commissione europea manterrà i vincoli di bilancio, impedendo lo sforamento, allora si faccia carico degli aiuti sociali necessari. Una tesi che, a parte la sua falsità, descrive una specie di nuova dottrina: l’accattonaggio sovrano.
I vincoli sono sospesi, ma non si sospende la realtà. C’è e ci sarà sempre una differenza fra un Paese, la Germania, che ha un debito pubblico nell’intorno del 60% del pil e un Paese, l’Italia, che supera largamente il doppio. Per evitare che tale differenza spacchi il mercato interno europeo e la stessa moneta unica, si sono mobilitate ingenti risorse dell’Unione (vale a dire dei contribuenti di tutti) per sostenere i debiti più squilibrati. Il nostro in testa. Non bastando questo si è creato debito comune per finanziare programmi di sviluppo e il Paese più beneficato è l’Italia. Supporre di andare a dire: siamo sovrani, dateci dell’altro è, appunto, sovrano accattonaggio.
Siccome, appunto, la sola sovranità seriamente difendibile è quella europea, fatta sì di mercato interno e di regole finanziarie, ma anche di comune sentire istituzionale e di identità politica che si riflette anche nella difesa dell’Ucraina, ergo chi prova a minarla non è sovranista, ma servilista dell’imperialismo russo, siccome così stanno le cose, c’è un altro punto da affrontare. Joseph Stiglitz ha dato voce a quel che pensano molti: <<un governo di destra, in Italia, potrebbe destabilizzare l’Europa>>.
Non perché l’Ue sia di sinistra (ridicolo), ma perché certa destra italiana è antieuropea ed antioccidentale. Non è possibile, però, che a ogni elezione in Ue si parli di crisi continentale. Nelle democrazie ci sono sempre istituzioni ed equilibri intoccabili, anche se la maggioranza degli elettori volesse il contrario, per il resto: decidono gli elettori. Ma non gli elettori altrui.
Quindi, dopo una lunga integrazione economia e commerciale (che ci ha fatto guadagnare tutti), dopo il Parlamento eletto a suffragio universale, dopo la creazione di una forte istituzione federale, la Bce, dopo la partenza del debito comune e l’affermazione di una comune politica a favore dell’Ucraina, si proceda ancora sulla via delle istituzioni, giungendo al voto a maggioranza. Per essere Eurosovrani e non bulli vernacolari.
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Lacrime di sangue (L’étrange couleur des larmes de ton corps) di Bruno Forzani e Hélène Cattet [2013]
Della coppia artistica Forzani-Cattet ero fermo al solo “Amer”, debutto sulla lunga distanza datato 2009, visto, tra l’altro, in un momento piuttosto confuso della mia vita, e quindi apprezzato meno del suo effettivo valore. Nei giorni scorsi, soffocato dalla canicola estiva, ho pensato che potessero essere maturi i tempi per una seconda possibilità, e mi sono scaricato “Lacrime di sangue”, il loro secondo lungometraggio.
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AlphaFold, come l’intelligenza artificiale rivoluziona la biologia. Di @CastigliMirella su @Agenda_Digitale
ALPHAFOLD, COME L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE RIVOLUZIONA LA BIOLOGIA
L’AI di Alphafond ha permesso di creare un archivio digitale con 200 milioni di proteine di cui prevede la forma 3D. Non solo di strutture proteiche umane, ma anche di altri esseri viventi. Accanto alle opportunità di semplificare la ricerca scientifica, non mancano le criticità
L'articolo di Mirella Castigli su #AgendaDigitale
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Instagram - La fiera della vanità
Grazie a un tweet di @Alexis Kauffmann, ho trovato su Arte questo documentario: “Instagram - La foire aux vanités” sulla nascita, l’evoluzione, l’enorme diffusione di Instagram, i meccanismi che ne regolano il funzionamento e l’impatto negativo che ha sui suoi utenti. Considerando anche il fatto del grandissimo numero di giovani che utilizzano questo social network (quasi tutti i miei studenti, ad esempio), il documentario offre, secondo me, diversi spunti di analisi di grande interesse.
C’è anche una versione in lingua originale con sottotitoli in italiano, la si trova qui: https://www.arte.tv/it/videos/095729-000-A/instagram-la-fiera-virtuale-delle-vanita/
Il documentario è disponibile in rete fino al 28.10. 2022.
Qui sotto, trovate la traduzione dell’introduzione alla versione francese, più completa e più chiara rispetto a quella italiana, nella versione in tedesco il titolo è ancora più esplicito: “Instagram – Il social network tossico”.
Lanciato poco più di dieci anni fa, il social network Instagram ha conquistato il mondo. Questa approfondita indagine analizza i meccanismi della sua ascesa e ne evidenzia gli effetti deleteri.
Due miliardi di utenti attivi al mese, 100 milioni di video e foto condivisi ogni giorno: lanciato nell'autunno del 2010, nel cuore della Silicon Valley, da Kevin Systrom e Mike Krieger, due studenti dell'Università di Stanford, il social network Instagram ha conosciuto un'ascesa fulminante. Sfruttando lo sviluppo della fotografia mobile, l'applicazione, inizialmente pensata per modificare (grazie ai suoi famosi filtri) e condividere le foto, ha rapidamente attratto le celebrità e attirato l'attenzione dei giganti digitali.
Nel 2012 Mark Zuckerberg, a capo di Facebook, ne ha intuito il potenziale commerciale e l'ha acquistata per l'incredibile cifra di un miliardo di dollari. Due anni dopo, lsul sito è comparsa a pubblicità, portando a un'esplosione dell'influencer marketing. Da quel momento in poi i marchi si sono rivolti alle personalità più seguite per promuovere i loro prodotti. Le star con milioni di abbonati, come Cristiano Ronaldo o Kim Kardashian, guadagnano cifre astronomiche, mentre in fondo alla gerarchia, soggetti a una concorrenza spietata, i "nano-influencer" si accontentano di contratti pagati in natura o di benefit promozionali.
Trasformata in un gigantesco centro commerciale, la rete dà in pasto ai suoi utenti visioni modificate della realtà, con corpi giovani e svestiti, luoghi turistici che vengono immediatamente fpresi d’assalto e immagini di cibo esteticamente gradevoli, etichettate come "food porn". Conseguenze: la chirurgia estetica tra i giovani è in aumento, facendo arricchire professionisti senza scrupoli, mentre l'ansia e la depressione aumentano in modo preoccupante tra gli adolescenti, che sono particolarmente permeabili a questi ideali standardizzati.
La tirannia
Messa sotto accusa per i suoi eccessi, Instagram ha tuttavia trovato una seconda possibilità durante la pandemia, diventando un luogo per l'espressione artistica, l'intimità e le lotte delle minoranze. Partendo dalla sua nascita fino alla sua recente evoluzione, l’autore, Olivier Lemaire (Le musée et le milliardaire anticonformiste, Let’s Dance) si avvale di una serie di testimonianze (l'influencer Maya Borsali, il "Dr. Miami", chirurgo star dei social network, il sociologo Dominique Boullier e Sarah Frier, autrice di No Filter: The Inside Story of Instagram, oltre alle famiglie di adolescenti vittime di questa tirannia delle immagini) per decifrare l'influenza di una rete che plasma le nostre vite, sconvolge la nostra economia e ridisegna il nostro rapporto con la realtà, spesso in peggio.
Diretto da: Olivier Lemaire
Paese: Francia
Anno: 2022
@informapirata :privacypride: @Le Alternative @maupao @Scuola - Gruppo Fediverso
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.
🔸 Al via il nuovo anno scolastico.
La crisi del sistema politico: parlamentarismo, ordoliberismo, tecnocrazia | La Fionda
"La crisi del sistema politico non investe solo il parlamentarismo o la tenuta delle istituzioni; sono piuttosto i rappresentati, le classi sociali meno abbienti i soggetti maggiormente colpiti dall’ordoliberismo e da una democrazia plasmata sui principi tecnocratici."
Tigray, Affrontare l’Assedio Abusivo dell’ Etiopia
La prima nave noleggiata dalle Nazioni Unite che trasportava grano ucraino, che era rimasta in silos bloccati a seguito dell’invasione su vasta scala della Russia, ha attraccato a Gibuti il 30 agosto. Il passaggio gratuito di questa spedizione, destinata all’Etiopia, ha seguito la pressione concertata dell’Africa governi sulla Russia e negoziati guidati dalle Nazioni Unite. Ma sono necessari più forza diplomatica, anche da parte dei paesi africani, per porre fine alla stretta soffocata da quasi due anni del governo etiope sull’assistenza umanitaria alla regione assediata del Tigray. Altrimenti, è improbabile che molti degli etiopi più a rischio di fame ne traggano beneficio.
L’Etiopia è uno dei sei paesi che le Nazioni Unite hanno individuato per avere persone a rischio di fame. Milioni di persone nel sud e nell’est del Paese sono alle prese con livelli allarmanti di fame e malnutrizione a causa di una delle peggiori siccità degli ultimi decenni. Le comunità nelle aree colpite dal conflitto nel nord del paese fanno affidamento sull’assistenza umanitaria. Ma è nella regione del Tigray, in particolare, che una grave crisi di fame persiste da oltre un anno e potrebbe essere invertita attraverso azioni del governo.
Dallo scoppio della guerra nel Tigray nel novembre 2020, le forze etiopi e i loro alleati hanno frequentemente violato illeggi di guerra. Hanno saccheggiato e preso di mira case e infrastrutture civili – crimini che le forze del Tigray avrebbero poi replicato in altre regioni – interrompendo i servizi di base e ostacolando gravemente gli aiuti ai civili coinvolti nei combattimenti. Quindi le autorità hanno imposto un effettivo assedio all’intera regione, escludendo praticamente tutta l’assistenza umanitaria ai civili in violazione del diritto interno etiope, dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario.
Per i primi otto mesi del conflitto, le forze etiopi e i loro alleati hanno saccheggiato aziende, ospedali, banche, bestiame e raccolti, lasciando la regione dipendente dall’assistenza. L’impatto di questa distruzione è stato devastante. Ha impedito alle persone di ottenere assistenza sanitaria , cibo e altri servizi di base e ostacolato il recupero di un sistema sanitario rotto dal conflitto. Per mesi, le forze federali e regionali hanno bloccato le strade, rendendo quasi impossibile per attori privati o agenzie umanitarie trasportare forniture mediche o cibo. Rifornimenti ridotti a livelli allarmanti.
I ricercatori di Human Rights Watch hanno parlato a febbraio con medici che avevano curato dozzine di sopravvissuti a un attacco mortale di droni senza accesso a fluidi per via endovenosa o guanti protettivi. Un giornalista che si è recato in Tigray tra la fine di maggio e l’inizio di giugno ci ha detto di aver visto “fame ovunque”. Ad agosto, le Nazioni Unite hanno avvertito che un bambino tigrino su tre di età inferiore ai 5 anni è gravemente malnutrito.
Da quando il governo etiope ha dichiarato una tregua umanitaria alla fine di marzo, i convogli umanitari precedentemente bloccati dall’ingresso nel Tigray stavano finalmente arrivando nella regione. Ma ciò che stava ottenendo non si avvicinava a soddisfare le crescenti esigenze di una popolazione vulnerabile. Con le consegne di carburante e i flussi di cassa ostacolati, e il governo che continua a tenere chiuse le banche e le telecomunicazioni, le organizzazioni umanitarie stanno lottando per salvare vite umane.
La ripresa dei combattimenti nel nord dell’Etiopia il 24 agosto mette ulteriormente a rischio gli sforzi delle agenzie umanitarie. Un portavoce delle Nazioni Unite ha osservato che i combattenti del Tigray sono entrati in un magazzino delle Nazioni Unite nella capitale del Tigray, Mekelle, e hanno sequestrato 12 autocisterne destinate all’uso umanitario. Le forze del Tigray si sono anche spinte nella vicina regione di Amhara. Secondo quanto riferito, un attacco aereo del governo etiope a Mekelle il 26 agosto ha colpito un asilo e ucciso almeno sette persone, compresi i bambini. Da allora la consegna di forniture umanitarie su strada rimane sospesa , così come i voli umanitari. L’assedio nel Tigray rimane molto attivo.
Gli attacchi aerei e il saccheggio delle limitate scorte di carburante danneggeranno solo i Tigrini che stanno già subendo gli effetti del conflitto e dell’assedio. La maggior parte delle persone nel Tigray non può acquistare il cibo disponibile perché il costo dei prodotti di base continua a salire. Un residente della città di Shire ha affermato che il costo del teff, un cereale che è uno dei principali alimenti di base del paese, è triplicato negli ultimi cinque mesi.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha cercato di affrontare le ampie restrizioni sugli aiuti e sui beni essenziali nei conflitti in Yemen e Sud Sudan, approvando una risoluzione nel 2018 che condannava il rifiuto illegale degli aiuti umanitari salvavita e dei servizi essenziali come strategia di guerra. Nella speranza di impedirlo altrove, la risoluzione del Consiglio di sicurezza invita espressamente il segretario generale delle Nazioni Unite a informare rapidamente il consiglio quando sorge il rischio di carestia indotta dal conflitto.
Eppure, di fronte a flagranti violazioni della sua stessa risoluzione in Etiopia, il Consiglio di Sicurezza non ha mai sanzionato i maggiori responsabili di azioni illegali durante il conflitto. Inoltre, il consiglio non ha nemmeno inserito l’assedio in corso nel Tigray nella sua agenda formale.
La diplomazia africana concertata intorno alla crisi del grano in Ucraina e al blocco russo è in netto contrasto con l’inerzia dell’Africa nei confronti dell’Etiopia nel Consiglio di sicurezza. I tre membri eletti che rappresentano l’Unione africana nel Consiglio di sicurezza – Gabon, Ghana e Kenya, noto come A3 – hanno ripetutamente bloccato qualsiasi discussione pubblica sull’Etiopia, consentendo a questo palese disprezzo per le norme internazionali di persistere.
Nel frattempo, l’Etiopia ei suoi partner nella regione e oltre hanno consentito che l’accesso ai beni di prima necessità diventasse una merce di scambio politica. Il ministro degli Esteri dell’Etiopia ha recentemente affermato che i servizi di base non saranno ripristinati fino a quando le due parti non inizieranno i colloqui di pace, mentre le autorità del Tigray vogliono che i servizi vengano ripristinati prima che i colloqui possano iniziare. Con la ripresa dei combattimenti, è ancora più essenziale per il mondo chiarire che i negoziati e l’accesso agli aiuti devono essere disaccoppiati.
Allora, cosa si deve fare?
Il Consiglio di sicurezza dell’ONU, a cominciare dall’A3, e l’Unione africana devono agire ora. Dovrebbero chiedere pubblicamente all’Etiopia di revocare completamente la sua stretta sugli aiuti umanitari disperatamente necessari e la chiusura dei servizi di base. Dovrebbero insistere affinché le parti in guerra, comprese le forze del Tigray, rispettino il diritto internazionale e facilitino l’assistenza a chi ne ha bisogno senza alcuna precondizione o ritardo. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe tenere un dibattito pubblico per affrontare la fame indotta dal conflitto e inserire l’Etiopia nell’agenda regolare del consiglio.
È fondamentale che tali pratiche governative non siano normalizzate. I responsabili del blocco di cibo, carburante e medicinali, nonché dell’utilizzo dei servizi di base come merce di scambio, dovrebbero essere ritenuti responsabili. Coloro che usano la fame di civili come metodo di guerra ostacolando i rifornimenti di soccorso o privando i civili di ciò di cui hanno bisogno per la loro sopravvivenza possono essere perseguiti percrimini di guerra. Affinché ciò avvenga, sarà fondamentale anche il proseguimento del lavoro della Commissione internazionale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Etiopia, che sarà rinnovato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra a settembre.
L’impegno dell’Africa e delle Nazioni Unite sul blocco della Russia nel Mar Nero ha dimostrato quale pressione pubblica combinata con la diplomazia può fornire sugli aiuti umanitari. Le navi in partenza dai porti ucraini carichi di grano sono il miglior tipo di dividendo di tale approccio. Ma abbiamo anche visto il contrario: una crisi in gran parte dimenticata in Etiopia, dove la fame armata di un’intera regione non ha generato neanche lontanamente la stessa attenzione. A meno che la comunità internazionale non si raduni per garantire che tutti nel Tigray abbiano pieno accesso all’assistenza umanitaria, le spedizioni di grano che finalmente arrivano in Etiopia potrebbero non arrivare a una delle popolazioni più bisognose. Se questo è il risultato finale, l’accordo sul grano sarà una vittoria vana.
Kenneth Roth – Ex Direttore Esecutivo del HRW – Human Rights Watch
FONTE: hrw.org/news/2022/08/31/confro…
Clear lines against chat control: Liberals’ paper puts German Interior Minister Faeser on the spot
Original article here. This article was translated by Patrick Breyer’s team with the consent of the original authors.
Screening chat messages, scanning private photos: For the German ministries led by the liberal FDP, the plans for chat control by the EU Commission crosses “red lines” in many places. An internal document shows that the federal government is not united on the issue.
The FDP-led federal ministries are apparently putting internal pressure on the federal government, because the EU Commission’s plans for chat control go too far for them. This becomes clear from a list of “red lines” that the Ministry of Justice and the Ministry of Digital Affairs have sent to the SPD-led Ministry of the Interior, according to Tagesspiegel Background. (We publish the list in full text.)
Chat control refers to plans by the EU Commission to combat the spread of recordings of sexualised violence against children. The Commission presented a draft in May which demands far-reaching obligations for tech companies. Among other things, they are to automatically recognise known and previously unknown depictions of sexualised violence against children, even in private chats. The plans have been met with scathing criticism, including warnings from the EU data protection authorities of unnecessary mass surveillance.
The German government also criticised the planned measures. In a letter, it badgered the EU Commission with more than 60 questions, some of them very pointed, including the importance of encrypted communication or the error rates to be expected when recognising such images. Now a letter shows that the critical attitude within the German government is apparently not consistent. As Tagesspiegel Background reports, in the letter the ministries of justice and digital affairs address the ministry of the interior (BMI) led by SPD minister Nancy Faeser, the ministry in charge of the matter.
“Red lines”: No scanning for unknown recordings
The “red lines” drawn in the letter concern the core of the planned EU legislation. Among other things, the ministries demand: “No regulations that lead to chat control”. Messages sent via messenger or email must be explicitly excluded from automated searches. This would remove the central and name-given measure from the planned regulation.
Material that users upload to personal cloud storage and do not share with anyone, such as a backup of their own photos on their mobile phone, should also not be subject to the search orders.
Another point revolves around a particularly controversial part of the planned EU regulation. Tech companies should not only be forced to search for already known material in their users’ data. This is possible with less invasive procedures. The companies are also supposed to track down new, previously unknown material. In addition, they should automatically detect the initiation of sexual contact with minors, so-called grooming. This means far-reaching invasions of the privacy of millions of innocent users. According to the paper, both measures should be discarded.
End-to-end encryption is to remain
In the paper, the ministries also discuss the confidentiality of private communications. According to the paper, the EU regulation should explicitly rule out the possibility of companies undermining end-to-end encryption in order to automatically screen content. End-to-end encryption ensures that only recipient and sender can read a sent message. Removing encryption from messages would overall weaken the ability to communicate securely.
The paper also explicitly rejects so-called client-side scanning. In this process, providers scan the messages of their users directly on the device, even before they are sent end-to-end encrypted. This method is considered one of the few ways to check content despite end-to-end encryption. But scanning before sending also weakens anonymous communication. The EU data protection authorities had previously warned against this.
Non-negotiable “red lines” for the FDP ministries are apparently also crossed by the Commission’s plans on age verification. The EU Commission wants providers to check the age of their users. The ministries demand that the text of the regulation exclude the requirement to present an identity card or other means of identification. In Germany, the age of majority can be confirmed with the online ID function without revealing further data. However, such technologies are not available for all EU citizens. They could then be forced to disclose not needed further data.
The ministries also demand that content and behaviour that is not punishable under national law be excluded from the regulation. This is a central problem which complicates international action against depictions of sexualised violence. Depending on national law, certain recordings are not punishable – for example, because the age of sexual consent differs. This applies, for example, to nude images sent during consensual sexting between young people. Even today, more than half of the suspects in so-called child pornography are minors themselves.
No screening of audio messages
The FDP ministries attack another point that has hardly been taken into account so far. Most recently, the EU data protection authorities had stated in their assessment: voice messages and audio communication in real time, i.e. telephone calls, are to be explicitly excluded from the regulation. So far, the EU Commission’s draft does not explicitly exclude that providers also have to screen audio files such as voice messages and telephone calls.
The demands in the list are mostly kept very concise and mainly formulated in a negative way: It is about what must not happen in the regulation. We asked the Ministry of Justice whether the ministries will also propose their own alternatives and when exactly the paper was sent out. The answer was that they do not comment on details of ongoing internal government consultations. Instead, the ministry referred to a general statement by Justice Minister Marco Buschmann on chat control. He was “very sceptical about this new draft” and rejected a “general blanket surveillance of private correspondence”.
The Federal Ministry of the Interior, too, wrote on request only that in the context of the current negotiations “according to common practice” all ministries involved were asked to submit their position for further discussion.
The demands from the FDP ministries are clearly set out in the paper. The question is what the Federal Ministry of the Interior will do with them now. At least some of the demands can be derived directly from the coalition agreement of the federal government, which states: “We reject measures to scan private communications and an identification obligation.” In a next step, the ministry is to present a report on the commission’s plans to the digital committee of the Bundestag, as Tagesspiegel Background reports.
Red lines for Ministry of Justice (BMJ) and the Ministry of Digital Affairs (BMDV)
In order for the FDP- led ministries to be able to agree to the draft regulation of the COM the following requirements must at least be met (“red lines”):
- Clear requirements for the issuance of disclosure orders (sufficient limitation of the “significant risk” in the Regulation, more detailed requirements for the balancing decision according to Art. 7 (4) b) of the Draft Regulation).
- No provisions leading to chat control (to be excluded by deleting the applicability of Art. 7 of the Draft Regulation to interpersonal communication services (esp. email services, messenger) according to Art. 2 b) of the Draft Regulation).
- Exclusion of personal memories that are not shared. Cloud memories, which serve as a backup of one’s own photos on the mobile phone, for example, must explicitly not be covered by the regulations on the discovery order (to be excluded by excluding the applicability of Art. 7 Draft Regulation to personal memories).
- Deletion of the applicability of Art. 7 Draft Regulation to so-called unknown material and grooming.
- Explicitly exclude the use of client-side scanning and the removal of end-to-end encryption to fulfil obligations under the Draft Regulation (to be excluded in a separate article of the Draft Regulation).
- Audio communications (voice recordings and real-time audio communications) are to be explicitly excluded from the scope of the Draft Regulation, as in the Interim Regulation.
- Providers must be able to fulfil the obligations under the Draft Regulation (risk assessment, risk mitigation, deletion/blocking) without using the detection technologies described in Article 10(1) Draft Regulation. This is to be specified in the text of the Draft Regulation.
- Age verification for the implementation of the obligations from the Draft Regulation (such as risk reduction, Article 4 Draft Regulation, obligation for app stores in Article 6 (1)(c) Draft Regulation) only if the possibility of anonymous or pseudonymous use of the services concerned is preserved. To this end, the text of the Draft Regulation must exclude the presentation of an identity card or other means of identification for the purpose of age verification.
- No inclusion of content or conduct that is not punishable under national law (definitions in Article 2 of the Draft Regulation must take into account the scope for decision-making granted to member states in Directive 2011/93/EU on combating the sexual abuse and sexual exploitation of children and child pornography and replacing Council Framework Decision 2004/68/JHA (FD), in particular with regard to determining the age of sexual consent (Article 6 of the FD) and the impunity of certain acts (Article 5(8) of the FD)).
Confessioni di una maschera “Il crepuscolo degli Dei”
Pensare che qualcuno ancora non è riuscito a capire la differenza che c’è tra i social network e la realtà, è un qualcosa che mi annichilisce, sotto tutti i punti di vista. Non è ancora stato creato un antidepressivo in grado di aiutarmi a rialzarmi dalla catatonia che mi assale ogni volta che realizzo quanto sia radicata l’idea che i due contesti siano sullo stesso piano.
In queste giornate estive l’idea che si possa anche solo pensare di fare politica attraverso la rete, e in particolare, anzi, in maniera quasi esclusiva, grazie ai social network, mi fa capire una volta di più come mai la situazione sociale italiana sia inevitabilmente indirizzata verso un tracollo che, per certi versi, mi spingo a considerare, pur se a malincuore, meritato. Toccando il fondo, come forse mai in passato, riusciremo finalmente a capire che c’è un mondo oltre lo schermo dei nostri cellulari, e che questo mondo è infinitesimamente distante da quello dorato dei social network? Ho ancora forti dubbi in merito, ma una piccola speranza la conservo.
iyezine.com/confessioni-di-una…
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Fr.#07 / c o m p l y
Noi tutti siamo la Cina
Chi sono i cinesi? Sono alieni? Zombie lobotomizzati? Servi a cui è stato fatto il lavaggio del cervello?
No amici miei, i cinesi sono persone normali, che lavorano, hanno una famiglia, nel tempo libero passeggiano, siedono al bar, parlano con gli amici, fanno shopping. Persone normali, con vite normali. Come noi.
Loro sono come noi. E noi, beh, siamo loro - ma nel passato. Mi spiego meglio. La Cina oggi è un incubo socialista tecnocratico; non perché i cinesi siano dei rammolliti senza capacità di pensiero o perché abbiano un modo di pensare diverso dal nostro. No, semplicemente il loro governo ha iniziato molto prima un processo che da noi ha invece avuto inizio solo negli ultimi anni.
Fonte: twitter.com/songpinganq
E allora, non stupiamoci davanti alle immagini di droni che pattugliano città, strade e case dall’alto. Non stupiamoci se le persone ritratte nei video e nelle immagini, che guardiamo come se fossero un film, obbediscono pazientemente agli ordini impartiti dall’autorità che li intima di rimanere chiusi in casa, nonostante il rischio concreto di morire di fame e sete.
Fonte: twitter.com/songpinganq
Non stupiamoci se i bambini sono trattati come animali con QR code al collo, obbidientemente in fila per un tampone che ancora oggi deve essere fatto da tutta la popolazione ogni due giorni per mantenere il privilegio di vivere in società.
Non stupiamoci di sapere che in Cina il contante è quasi sparito del tutto, che ogni cittadino è dotato di un’identità digitale collegata al covid pass e al conto corrente, che con un click possono essere bloccati dal governo a chi la pensa diversamente.
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Divergente
Non temete, stiamo iniziando a recuperare il distacco con la Cina!
La Casa Bianca ci ricorda infatti che chiunque la pensi diversamente dalla maggioranza sarà considerato un estremista. Sappiamo tutti come alla Casa Bianca piaccia gestire gli “estremisti” dal 2001 a oggi.
Fonte: Disclose.tv
Non ci sarà più alcuna differenza tra noi e i cinesi quando gli stati occidentali avranno finalmente a disposizione tutte le leggi per il controllo e sorveglianza delle comunicazioni e di Internet, che sono in discussione in questo momento.
Non ci sarà più alcuna differenza quando ognuno di noi sarà dotato di identità digitale connessa a ogni servizio pubblico e finanziario; quando avranno il potere di accendere e spegnere i conti corrente a chiunque con un click; quando l’energia sarà razionata, la disoccupazione sarà alle stelle e bisognerà bloccare le proteste sul nascere.
E infine non ci sarà alcuna differenza quando inizieranno a perseguire chiunque cercherà di proteggere la propria privacy e vita privata, nonostante tutto. D’altronde, la maggior parte della gente crede fermamente di non avere nulla da nascondere, tu invece, che la pensi diversamente… cosa stai nascondendo?
Immagine del discorso di ieri di Biden a Philadephia, in cui ha esortato gli americani a combattere gli estremismi per difendere la democrazia. Come dici? Ricorda il cancelliere supremo di V per Vendetta? Nahhh
Una breve intervista
In questi giorni sono stato intervistato da Matrice Digitale, con alcune domande molto interessanti. Abbiamo parlato di Cypherpunk, anarco-capitalismo, pistole, sorveglianza di massa e social scoring. Insomma difficile fare meglio di così.
Qui il link, per chi volesse leggerla.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“My philosophy, in essence, is the concept of man as a heroic being, with his own happiness as the moral purpose of his life, with productive achievement as his noblest activity, and reason as his only absolute.”
― Ayn Rand
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informapirata ⁂ reshared this.
Non è possibile perché quella è una funziona ereditata da ActivityPub, mentre Friendica pubblica anche col protocollo di Diaspora il quale non supporta questa funzione. Che comunque è stata richiesta EONI fa e probabilmente è nella loro 'to-do-list" ma non è una priorità.
Personalmente se aggiungere questa funzione signfica sacrificare ulteriormente la velocità con cui si accede ai nodi e vari sottonodi preferisco non averla...
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
Twitter introduce le cerchie, per consentire agli utenti di twittare solo a ristrette cerchie di contatti.
Ah, #Friendica già lo fa... 😁
blog.twitter.com/en_us/topics/…
Introducing Twitter Circle, a new way to Tweet to a smaller crowd
With Twitter Circle, people now have the flexibility to choose who can see and engage with their content on a Tweet-by-Tweet basis.blog.twitter.com
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Il capitale, la politica, la crisi
«Il capitale ha già “scelto” l’unica soluzione possibile per venirne fuori.
La guerra, per accaparrarsi materie prime e mercati senza i quali non ci stanno profitti.
E senza profitti il capitale muore.
La guerra, per liberarsi delle eccedenze di merci invendibili e di merce umana che non riesce più a mantenere.»
La piazza virtuale - Come costruire in rete spazi di incontro e discussione realmente pubblici? L'articolo di @violastefanello su @iltascabile
LA PIAZZA VIRTUALE - COME COSTRUIRE IN RETE SPAZI DI INCONTRO E DISCUSSIONE REALMENTE PUBBLICI?
A fine aprile, parlando dei motivi che lo stavano spingendo a comprare Twitter, Elon Musk in un TED Talk diceva che la piattaforma “è diventata di fatto la piazza cittadina”. Nel marzo del 2019, Mark Zuckerberg aveva usato la stessa immagine quando affermava che “negli ultimi 15 anni, Facebook e Instagram hanno aiutato le persone a connettersi con amici, comunità e interessi nell’equivalente digitale di una piazza cittadina”.
Continua: iltascabile.com/societa/piazza…
La piazza virtuale - Il Tascabile
Come costruire in rete spazi di incontro e discussione realmente pubblici?Il Tascabile
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Fr. #06 / v o y e u r
Voyeurismo fiscale, il nuovo kink statale
Ieri la BBC ha pubblicato una notizia in cui si parlava del nuovo kink dei burocrati francesi: spiare le persone che si fanno il bagno in piscina, grazie ai satelliti e all’intelligenza artificiale.
Un nuovo software sviluppato da un’azienda chiamata Capgemini ha permesso all’agenzia fiscale francese di scovare ben 20.000 piscine “nascoste” allo Stato, grazie all’analisi delle immagini satellitari.
Alla scoperta pare sia seguita una volontaria donazione alle casse dello Stato da parte dei proprietari pentiti di tale oltraggio, per circa 10 milioni di euro. Non tantissimo, se guardiamo alle cifre a cui sono abituati i burocrati statali, ma in tempi di crisi non si butta via nulla, no?
Il software è talmente bello che potrà essere usato per scoprire molte altre cose spiando i cittadini francesi. Ad esempio, se hanno gazebi, verande o estensioni non dichiarate. Insomma lo spionaggio satellitare promette un grande salto evoluzionistico per le tasse sul patrimonio.
L’attività non è certo ignota alla nostra agenzia fiscale, che da tempo adopera le immagini satellitari per scovare evasori fiscali, anche se - per ora - senza intelligenza artificiale ad agevolare il compito.
Sono certo che questo nuovo voyeurismo di stato sarà ben accolto da tutti i contribuenti che non hanno nulla da nascondere e che, in effetti, potrebbero aver sviluppato un certo esibizionismo nei confronti di uno stato che vuole guardarli sempre di più e sempre meglio. Una relazione perfetta, insomma.
Nel 1890 i due giuristi Warren e Brandeis ipotizzarono per la prima volta il “right to privacy” per trovare una protezione giuridica alle sempre più frequenti ingerenze dei giornalisti che avevano ormai a disposizione fotocamere “portatili” e potevano infilarsi nelle case e nei giardini di chiunque, a distanza.
Cosa direbbero oggi se sapessero che accettiamo passivamente di essere spiati dal nostro stesso governo nelle nostre case? Per cosa poi, per racimolare qualche spicciolo e continuare a pagare i burocrati incaricati di spiarci, in un circolo vizioso che non finisce mai?
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Sono finiti i chip per le tessere sanitarie
Dalla crisi della filiera produttiva ogni tanto qualche buona notizia! Pare che l’estrema scarsità di chip abbia costretto il governo italiano ad autorizzare la diffusione delle nuove tessere sanitarie senza microchip.
Questa è un’ottima notizia, poiché significa che le nuove tessere sanitarie non potranno essere usate come strumento per l’identificazione digitale della persona, ma potranno semplicemente essere usate per ciò per cui erano nate: come codice fiscale e tessera sanitaria.
Inutile dire che ogni inefficienza dell’apparato statale equivale a una maggiore libertà delle persone e minore sorveglianza e controllo delle nostre vite. Dobbiamo quindi accogliere con piacere notizie di questo tipo, che speriamo possano moltiplicarsi nei tempi a venire.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“If the power of government rests on the widespread acceptance of false indeed absurd and foolish ideas, then the only genuine protection is the systematic attack of these ideas and the propagation and proliferation of true ones.”
― Hans-Hermann Hoppe
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.
🔸 Dal #PNRR oltre 3,1 miliardi per asili nido e scuole dell’infanzia
🔸 #PNRRIstruzione, al via il “Piano Scuola 4.0”: 2,1 miliardi per 100.
"Non ho paura e non pago il pizzo."
L’imprenditore Libero Grassi, attraverso una lettera inviata al Giornale di #Sicilia alzava la testa contro la mafia, ribellandosi apertamente alla violenza di Cosa nostra.
Denunciare il racket, un coraggio che Grassi pagherà con la propria vita qualche mese dopo, il 29 agosto del 1991 a #Palermo.
Il suo coraggio contribuì a dotare l’Italia di uno strumento a favore degli imprenditori coraggiosi, il varo del decreto che porta alla legge anti-racket 172.
Per un pugno di dollari
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Oggi parliamo di un tema che potrebbe sembrare avulso da quello di cui parlo di solito, ma che in verità è strettamente legato con il concetto di privacy e libertà: la moneta. Tutti la usiamo fin da piccoli, talmente tanto e spesso che ne dimentichiamo il suo significato. Eppure la moneta è la tecnologia che più di ogni altra plasma la nostra società.
Non conoscere almeno le basi di questa tecnologia è molto rischioso: da anni viene usata contro di noi e siamo oggi sull’orlo di un enorme sconvolgimento globale alla cui base c’è proprio il concetto di moneta.
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Dalle conchiglie alla carta
I primi esempi di conchiglie e oggetti usati come moneta risalgono a più di 75.000 anni fa, in Sud Africa.
Fonte: nakamotoinstitute.org/shelling-out/
Da quel che sappiamo, praticamente tutte le culture umane, fin dalla preistoria, ebbero l’abitudine e l’interesse di collezionare oggetti artistici composti da conchiglie, denti e ossa di vario tipo, che poi venivano usati come gioielli, collane o cimeli da trasferire alle future generazioni.
Frammenti #05 - 25 agosto 2022
Colao io non compro niente, lasciami in pace
Due giorni fa ho letto un tweet che riportava un’affermazione di Vittorio Colao: "La digitalizzazione in maniera trasparente ti dice so chi sei, so a cosa hai diritto e anticipo il tuo bisogno."
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Nello specifico, si riferisce al suo progetto di identità digitale. Vorrebbe creare una sorta di “Schengen del digitale”; un sistema nazionale digitale attraverso il quale le pubbliche amministrazioni acquisiscono in modo automatizzato e pervasivo i dati di cui hanno bisogno per conoscere i “bisogni” dei cittadini (welfare) e anticiparli. In pratica, secondo lui sarebbe un mezzo per rendere più efficiente il welfare di stato, automatizzando l’erogazione di bonus, incentivi, detrazioni, assegni e quant’altro senza che il cittadino debba richiederli.
E se il mio bisogno fosse invece quello di essere lasciato in pace?
Personalmente non sento il bisogno di essere oggetto di analisi da parte di uno Stato onnipotente e onnisciente, che sa chi sono, cosa faccio, quanto guadagno, quali sono le mie relazioni private e familiari, dove tengo i miei soldi e cosa ci faccio, quali sono le mie idee politiche e così via.
Non sento neanche il bisogno di uno stato che si arroga il diritto di decidere unilaterlamente di cosa “ho diritto” e quali siano i miei “bisogni”. Trovo molto pericoloso pensare che lo Stato sia titolare di un potere del genere, quello di anticipare i bisogni delle persone.
Cosa ne è della libertà di autodeterminazione e della libertà di pensiero, che si concretizzano anche nella capacità di dissenso riguardo determinate scelte politiche? Se io sono contrario al welfare di stato non voglio essere inerme nei confronti di un sistema che invece mi eroga bonus, incentivi e quant’altro contro la mia stessa volontà. Attenzione a fare “il bene” degli altri con la forza…
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Cryptoanarchia e comunità virtuali
Ogni tanto qualcuno mi chiede: Matte ma secondo te come si può uscire da questo sistema di stati-nazione sempre più estesi e onnipotenti?
Ebbene io credo che il sistema sia già stato superato, ma che serviranno ancora diversi anni per rendersene conto davvero.
I più lungimiranti ne parlavano già quasi 30 anni fa. Ad esempio, il libro “The Sovereign Individual” parla espressamente del superamento del concetto di stato nazione, verso un mondo di individui sovrani collegati tra loro. Ne ha parlato recentemente Federico Rivi nella sua newsletter, che consiglio di seguire.
Un altro contributo sul tema fu quello di Timothy May, Cypherpunk e autore del Crypto Anarchist Manifesto, che nel 1994 scriveva un breve saggio chiamato “Criptoanarchia e comunità virtuali”, in cui parlava di Internet come di un luogo dove regnava l’anarchia; non intesa come assenza di regole, ma nel senso di assenza di governo, che poi è il vero significato politico di anarchia.
Secondo lui la crittografia sarebbe diventato lo strumento con cui sostenere i “muri” delle comunità virtuali fondate su sistemi anonimi o pseudoanonimi.
Il futuro che immaginava May nel 1994 era un mondo di individui divisi in due categorie: coloro che avrebbero saputo cogliere le opportunità delle nuove tecnologie, e coloro che invece sarebbero rimasti schiavi del sistema1. Gli strumenti di crittografia, Internet, e oggi anche Bitcoin danno alle persone il potere di separarsi dallo Stato e di decidere autonomamente cosa fare della propria vita. I tempi oggi sono maturi, ma quanti sapranno cogliere l’occasione?
Consiglio la lettura del saggio, che trovate qui (in inglese).
Meme del giorno
Citazione del giorno
“Libertarianism holds that the only proper role of violence is to defend person and property against violence, that any use of violence that goes beyond such just defense is itself aggressive, unjust, and criminal”
― Murray N. Rothbard
“Something that is inevitable is the increased role of individuals, leading to a new kind of elitism. Those who are comfortable with the tools described here can avoid the restrictions and taxes that others cannot. If local laws can be bypassed technologically, the implications are pretty clear.
The implications for personal liberty are of course profound. No longer can nation-states tell their citizen-units what they can have access to, not if these citizens can access the cyberspace world through anonymous systems.”
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"Le politiche ultraliberiste degli ultimi anni e a vantaggio di pochi, hanno gettato le basi per il presente di oggi. 30 anni passati a smontare tutte le solide basi strutturali dello Stato sociale che, pur con decine di contraddizioni, poneva l’interesse nazionale e la tutela dei cittadini al primo posto, facendo sue le istanze strategiche a tutela della popolazione. La sanità, così come l’apparato energetico e non solo, sono servizi di prima tutela, devono essere pubblici."
Analisi del Max Planck Institute sui suoi elettori: il PD è il partito della destra neo-liberale
«Il Fatto quotidiano di ieri pubblica un'analisi del Max Planck Institute sul voto Dem che conferma cose che sappiamo già da un pezzo: gli elettori di questo partito sono in larga maggioranza benestanti, abitano nelle grandi città e nutrono opinioni "di centro" (leggi neoliberal-liberiste) in economia e "di sinistra" (leggi politically correct) in tema di diritti individuali e civili ( di quelli sociali non gliene importa un baffo).»
Torno con le mie mirabolanti domande di #mastoaiuto sul tema #informatica e #WebDesign. L'argomento di oggi è il tema scuro nei siti e nell'interfaccia del computer/cellulare. O come lo chiamano in modo tutto figo #DarkMode.
Io mi sento più rilassato quando lavoro con il tema scuro su progetti grafici o scrittura. Mi aiuta a concentrarmi meglio su quello che sto facendo. Ma quando si tratta di #accessibilità mi viene un dubbio enorme: se faccio un sito con tema scuro, accontento tutti i lettori?
Io ho sempre fatto attenzione a non usare mai lo sfondo totalmente nero #000 con testi totalmente bianchi #fff perché anche solo pensarlo mi si bruciano le retine. Ho sempre fatto una mediazione di grigi o comunque colori complementari che abbiano lo stesso un elevato contrasto, ma più morbido. Ho già chiesto ad alcune persone con difficoltà di lettura come si trovassero con i miei siti e hanno risposto che riescono a leggere senza affaticarsi. Ma l'esperienza di persone che si conta sulle dita di una mano non fa statistica.
Ora, questo approccio che a me piace è sempre stato venduto anche come ecologico perché inciderebbe meno sull'energia impiegata dal monitor, con gran gioia della bolletta, della batteria e dell'ambiente stesso. Ma è davvero così?
Leggo articoli online che si contraddicono, perciò mi piacerebbe sentire il parere da gente vera come voi. In realtà un tema chiaro incide poco o nulla sulle performance e quindi è meglio stare più leggeri per non mettere in difficolta i lettori online, oppure c'è un vero e tangibile risparmio energetico e quindi è buono l'impegno nel fare temi scuri ma il più possibile accessibili?
Andrea reshared this.
Partiamo dalla cosa più semplice:
A quanto so, non ci sono problemi di accessibilità riguardo i temi scuri.
Le persone che proprio non li sopportano possono usare le opzioni del browser per forzare il tema chiaro (almeno, quelli che lo hanno ossia i desktop - assicurati che sul tuo sito funzioni la modalità lettura di quelli mobile).
Io so che bisogna assicurarsi che il contrasto sia chiaro e accessibile: in questo senso: bianco su nero o nero su bianco sono uguali.
Qui trovi linee guida di accessibilità web in generale: developer.mozilla.org/en-US/do…
Quanto a risparmio energetico, gli sfondi scuri possono essere peggio:
Testo chiaro su sfondo scuro è più difficile da leggere, perché, nonostante il contrasto (quello effettivo) sia uguale, c'è meno luce che finisce nei tuoi occhi (indipendentemente dal tipo di superficie contenente il testo, che sia un display o un pezzo di carta), e si fa più fatica a distinguere le lettere. Chiamiamo la quantità di luce che finisce negli occhi "contrasto percepito".
Non solo questo:
Considerando che maggiore è il contrasto sia effettivo che percepito e meglio si legge, e il contrasto è maggiore quando la differenza tra zone chiare e scure è più accentuata...
A parità di illuminazione ambientale, e parlando di schermi che producono la propria luce che finisce negli occhi di chi legge, in ogni caso per leggere meglio (fino a un certo punto, ad esempio sei in una stanza buia, luminosità al massimo è insopportabile) si dovrebbe sempre alzare l'illuminazione dello schermo per avere buon contrasto percepito, ma:
- Su schermi OLED, dove i pixel neri sono spenti, il contrasto effettivo tra zone nere e bianche è sempre più alto di un LCD; alzare la luminosità aumenta tanto il consumo energetico su sfondo chiaro, ma su sfondo scuro il consumo è trascurabile
- Su schermi LCD, dove i pixel neri in realtà sono semplicemente "chiusi", e fanno passare meno della retroilluminazione (meno, ma non niente, e puoi vedere chiaramente che una schermata 100% nera su un LCD in realtà si vede grigina luminescente!); alzare la luminosità comporta sempre lo stesso consumo energetico, MA, il contrasto effettivo su un LCD è sempre più basso di un OLED perché i pixel neri fanno trapelare luce, e considerando che in ogni caso per vedere meglio bisogna avere sia buon contrasto percepito che effettivo... su un LCD finirai con l'alzare la luminosità su sfondo scuro per migliorare entrambi i contrasti, quindi addirittura a consumare più energia di quanta ne consumeresti per leggere un testo nero su bianco con lo stesso livello di comfort!
Spero di averti fatto capire - sto qua degli sfondi chiari o scuri su schermi diversi meriterebbe un articolo di blog...
E ora che ti ho detto tutto questo, però:
A meno che il sito non debba avere i colori che ha per una scelta artistica (ma in quel caso, di nuovo, assicurati almeno che l'HTML del tuo sito sia buono e quindi analizzabile dalle modalità di lettura dei browser, chi non sopporta il tuo tema potrà leggere con quella), se la tua scelta è puramente pratica.. allora non decidere tu, usa CSS per far decidere al browser (e al sistema operativo) di chi visita la tua pagina: usa le media query per dichiarare un tema chiaro, e un tema scuro. Fine.
Vedi developer.mozilla.org/en-US/do…
Un esempio:
/* Tema chiaro, predefinito */
body {
background-color: #FFFFFF;
color: #000000;
}
/* Tema scuro, secondario - Usato solo dai browser supportati (tutti quelli aggiornati, da anni) e che hanno preferenza di tema scuro */
@media (prefers-color-scheme: dark) {
body {
background-color: #000000;
color: #FFFFFF;
}
}
Si può volendo anche invertire il tutto, mettendo come predefiniti (specificati senza media query) i colori scuri, e specificando con @media (prefers-color-scheme: light) i colori chiari per chi preferisce quelli.
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