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PALESTINA. VIDEO/FOTO. Le olive di Shireen a rischio aggressioni


La raccolta delle olive è una tradizione antica nella cultura sociale palestinese. Negli ultimi anni viene sempre più spesso interrotta dalle intimidazioni dei coloni israeliani insediati nella Cisgiordania occupata da Israele nel 1967. L'articolo PALEST

Dei partecipanti al viaggio di conoscenza “Tutti a raccolta 2022” organizzato da Pax Christi

Pagine Esteri, 31 ottobre 2022 – “La raccolta delle olive inizia sempre dagli alberi a ridosso dell’insediamento israeliano di Bitar Illit. È qui che siamo più esposti al rischio di attacchi da parte dei coloni, è qui che la presenza di internazionali è fondamentale”.

Shireen è al lavoro dalle 7 del mattino assieme alla sua numerosa famiglia. Mentre con un fazzoletto si asciuga ripetutamente il sudore che le scende copioso dal viso, Shireen sale e scende veloce dagli alberi per coordinare e gestire il gruppo di volontari italiani arrivati nel villaggio di Husan per la raccolta delle olive.

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Lei e il fratello si occupano della potatura degli alberi mentre la mamma e la zia setacciano le olive prima di metterle nei sacchi, circondate dai tanti nipoti di ogni età che giocano felici rincorrendosi tra i campi. Come per ogni palestinese, la raccolta delle olive è una tradizione che fa parte della propria identità nazionale e che coinvolge l’intera famiglia scandendo i ritmi della giornata nei mesi di ottobre e novembre.

“Ogni giorno siamo minacciati dalla politica coloniale. Poche settimane fa le autorità israeliane hanno iniziato a costruire una nuova strada che dall’insediamento di Bitar Illit, costruito su terra degli abitanti di Husan e di altri villaggi palestinesi, porta dritta verso Hebron. Quindici dei nostri olivi sono stati completamente ricoperti di terra e massi. Ormai sono morti, soffocati. Nessuno è venuto a rimuovere i detriti, anzi, a metà ottobre hanno tagliato i rami dei pochi alberi sopravvissuti” ci racconta Shireen dall’alto di un ulivo.

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Proprio per evitare gravi atti di violenza e di saccheggio da parte dei coloni, i palestinesi che hanno terre a ridosso delle colonie sono molto spesso accompagnati nella raccolta delle olive da volontari internazionali il cui scopo è quello di prevenire e monitorare eventuali violazioni e violenze da parte dei coloni.

“Molto spesso però anche la presenza internazionale non è sufficiente” ci racconta Badee Dwaik, direttore dell’oganizzazione Human Rights Defenders di Hebron. “Mercoledì 19 ottobre i coloni di Ma’ale Amos hanno attaccato un gruppo di persone che stava aiutando i palestinesi nella raccolta delle olive nel villaggio di Kisan, nell’area di Betlemme. Una donna di 70 anni è stata accoltellata e portata d’urgenza in ospedale con numerose ferite sul corpo e una gamba rotta”.

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Non si tratta di un episodio isolato. Come ogni anno, durante i mesi di raccolta si registra un aumento esponenziale della violenza e delle aggressioni dei coloni contro i contadini palestinesi dal nord al sud della Cisgiordania. Nello stesso villaggio di Kisan, i coloni hanno sradicato 300 olivi e spruzzato gli alberi con pesticidi chimici incendiari. A Jamaeen e a Qaffin, vicino a Nablus, i contadini palestinesi sono stati attaccati a sassate e sono stati costretti a sospendere la raccolta. Faz3a, la campagna del Coordinamento dei Comitati Popolari di Resistenza, costituita da attivisti palestinesi che lottano contro il colonialismo israeliano in diverse città e villaggi e che in questo periodo supportano le comunità locali nella raccolta delle olive, ha denunciato numerosi episodi di violenza: nel villaggio di At-tuwani, nell’area di Masafer Yatta, attivisti palestinesi e internazionali sono stati attaccati con gas lacrimogeni; a Turmosaya, nella zona di Ramallah, i coloni hanno appiccato fuoco ai campi di olivi e ad alcune auto palestinesi, mentre nel vicino villaggio di Jeibiya, un attivista palestinese è stato ricoverato in ospedale a seguito di un’aggressione e 10 auto sono state distrutte a sassate. Pagine Esteri

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Il Brasile vira a sinistra: Lula presidente, sconfitto Bolsonaro


E' stato testa a testa per molte ore, poi il leader del Partito dei Lavoratori ed ex presidente ha ottenuto il suo terzo mandato. Ma il Brasile si è spaccato. Lula ha vinto con un margine minino e si temono mosse antidemocratiche di Bolsonaro. L'articolo

di Glória Paiva*

Pagine Esteri, 31 ottobre 2022 – I brasiliani hanno votato ieri (30/10) al secondo turno delle elezioni presidenziali e hanno scelto Luis Inácio Lula da Silva (Partito di Lavoratori – PT) come successore di Jair Bolsonaro (Partito Liberale – PL) per assumere la presidenza dal 1° gennaio 2023. Lula ha ottenuto il 50,9%, contro il 49,1% di Bolsonaro, cioè 2,1 milioni di voti in più. Il risultato segna una nuova tappa nella politica brasiliana, dopo quattro anni di una forte divisione politica e di una gestione criticata dai settori progressisti di tutto il mondo per la sua disastrosa performance su temi come la gestione della pandemia di Covid-19, l’ambiente, i diritti umani, l’aumento della povertà, il ritorno del Brasile nella mappa della fame delle Nazioni Unite, tra gli altri. Come nel primo turno, giorno 2 ottobre, è stato nuovamente elevato l’indice di astensioni, il 20,57%, rappresentando 32 milioni di cittadini.

Lula ha vinto in più comuni e nella regione del Nord Est; mentre Bolsonaro ha vinto nelle altre quattro regioni. È la prima volta nella storia della democrazia brasiliana un presidente perde la disputa alla propria rielezione e che un terzo mandato presidenziale accadrà.

Dopo il conteggio dei voti, Lula ha festeggiato con i suoi sostenitori a São Paulo, dove ha fatto un discorso per milioni di persone. Per il presidente eletto, nelle sue parole, “non ci sono due Brasile”. “È tempo di ricostruire un paese diviso”, ha dichiarato. Il petista ha detto, inoltre, che il suo impegno più urgente sarà quello di mitigare la fame, uno dei problemi più gravi degli ultimi tre anni.

Nonostante la vittoria di Lula, specialisti sostengono che la divisione politica che si è consolidata negli ultimi quattro anni in Brasile non finirà nel 2023. La polarizzazione si fa sentire nei fatti, ormai diventati quotidiani, di violenza politica e sicuramente sarà un ostacolo alla governabilità di Lula, a causa della nuova composizione del legislativo: il Partito Liberale di Bolsonaro sarà il più rappresentato sia nel Senato che nella Camera dei Deputati.

Operazioni della polizia stradale nelle regioni pró-Lula

Durante la giornata di ieri, la Polizia Stradale Federale (PRF) non ha rispettato un ordine del Supremo Tribunale Elettorale (TSE) ed ha effettuato almeno 560 operazioni sulle strade di tutto il paese per “ispezionare” il trasporto gratuito degli elettori. La metà di queste azioni sono state realizzate nella regione del Nord Est, dove Lula ha la maggioranza degli elettori. Sui social in tanti hanno denunciato difficoltà di accedere ai luoghi di votazione e ritardi fino a tre ore. Il presidente del TSE, Alexandre de Moraes, ha affermato, tuttavia, che il fatto non ha impedito agli elettori di raggiungere i loro seggi elettorali. Moraes ha chiesto nel dettaglio le informazioni sulle operazioni della PRF per valutare la possibile apertura di procedimenti contro i responsabili.

Secondo il portale G1, lo stesso Bolsonaro avrebbe sollecitato al ministro della Giustizia, Anderson Torres, al quale è subordinata la Polizia Stradale Federale, di ordinare le operazioni nelle zone in cui Lula era il favorito. Alleato di Bolsonaro, Torres si è incontrato, la settimana scorsa, con il presidente in Brasília e con gli assessori della sua campagna. Nel sabato (29), il direttore-generale della PRF, Silvinei Vasques, aveva pubblicato sul un suo profilo in una rete sociale una foto in cui dichiarava il suo voto a Bolsonaro, ma la pubblicazione è stata cancellata ore dopo.

Nell’ultima settimana, i bolsonaristi hanno sollevato l’idea di cambiare la data del secondo turno o addirittura di realizzare un “terzo turno”, in caso di parità oppure sulla base di presunti dubbi sulla legittimità dell’elezione e sull’imparzialità del TSE, nonostante la legislazione elettorale brasiliana non preveda un terzo turno. Per di più, il sistema di voto elettronico, utilizzato in Brasile dal 1996, è considerato uno dei più sicuri al mondo ed è valutato periodicamente da test pubblici di sicurezza dal 2009.

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foto di Marcos Correa

La storia dei candidati

Lula, 77 anni, è stato il 35° presidente del Brasile dal 2003 al 2011, periodo in cui il paese ha vissuto un momento di espansione economica e sociale. Nato a Pernambuco, Lula lavorava come operatore di presse meccaniche nello stato di San Paolo quando iniziò a partecipare ai movimenti sindacali alla fine degli anni ’60, durante la dittatura militare. Ha guidato grandi scioperi dei lavoratori e ha contribuito a fondare il PT nel 1980. Nel 1989 si candidò per la prima volta alla presidenza, avendo perso contro Fernando Collor de Mello. È stato nuovamente candidato nel 1994 e nel 1998 e ha perso contro Fernando Henrique Cardoso. Soltanto nel 2002 è riuscito a sconfiggere José Serra, rompendo con 17 anni di gestione della destra o centro-destra.

Durante il governo di Lula si sono consolidati programmi sociali come Bolsa Família e Fome Zero, riconosciuti dalle Nazioni Unite come iniziative che hanno permesso al paese di uscire dalla Mappa della Fame e che hanno contribuito a ridurre la povertà in 50,6%, secondo uno studio della Fondazione Getúlio Vargas. Tra il 2003 e il 2011, il Brasile ha anche accumulato cospicue riserve internazionali e triplicato il suo PIL pro capite. Ciononostante, parallelamente il PT, insieme ad altri grandi partiti di allora, è stato anche coinvolto in alcuni casi di irregolarità, in particolare nello scandalo di corruzione denominato “Mensalão”, venuto alla luce nel 2005. Nel Mensalão, i parlamentari ricevevano tangenti per continuare ad appoggiare il governo nel Congresso. Lula è comunque riuscito ad avere come successore Dilma Rousseff, sua alleata e Ministro Capo della Casa Civile nel governo precedente, eletta nel 2010 e rieletta nel 2014.

Nel 2017, nell’ambito dell’operazione Lava Jato, Lula è stato condannato per corruzione e riciclaggio di denaro, e ciò l’ha portato al carcere nell’aprile 2018. Dopo 580 giorni, è stato rilasciato per decisione del Supremo Tribunale Federale (STF), che ha inteso che l’esecuzione delle sentenze dovesse avvenire solo dopo secondo grado. Negli anni successivi gli sono stati ristabiliti i diritti politici e Lula è stato dichiarato non colpevole. Inoltre, è venuto alla luce che indagini che hanno portato alla condanna di Lula non sono state imparziali e che il suo giudice incaricato, Sergio Moro, ha collaborato con l’accusa durante il procedimento.

Nato a Glicério, nello stato di San Paolo, Jair Bolsonaro è un ex militare ed è stato deputato federale per lo stato di Rio de Janeiro dal 1991 al 2018. Nel 1986 è diventato noto dopo aver pubblicato un articolo per la rivista Veja in cui criticava i bassi salari dei militari. Un anno dopo, la stessa rivista ha pubblicato un articolo accusando Bolsonaro di essere uno degli autori di un piano per far esplodere bombe in una caserma di Rio de Janeiro. Come deputato è stato protagonista di una serie di polemiche, come le sue dichiarazioni in cui lodava la dittatura militare, quando si diceva contro gli omosessuali oppure minacciava i suoi oppositori come la deputata Maria do Rosário e Jean Wyllys.

Nel 2018 è stato eletto 38° presidente del Brasile. La sua amministrazione è stata segnata dal negazionismo scientifico con cui ha trattato la pandemia, dai suoi frequenti attacchi alle istituzioni democratiche brasiliane, dall’incitamento all’intolleranza e alla violenza contro oppositori politici e le minoranze, dallo smantellamento di organismi e politiche di protezione dell’Amazzonia e dei popoli indigeni, portando al più alto tasso di deforestazione degli ultimi 15 anni. In più, Bolsonaro è stato responsabile della firma di una serie di decreti che hanno facilitato l’accesso e quintuplicato la presenza di armi in Brasile.

Nei suoi ministeri è stata notevole la presenza di tanti militari in incarichi civili e di figure completamente svincolate dai temi dei rispettivi uffici, come la pastora evangelica Damares Alves, Ministro delle Donne, della Famiglia e dei Diritti Umani, e i due Ministri dell’Ambiente, Ricardo Salles (2018-2021) e Joaquim Leite (2021-2022), entrambi noti difensori dei cosiddetti “ruralisti”, grandi capi dell’agrobusiness in Brasile.

Per di più, Bolsonaro e la sua famiglia sono stati accusati di numerosi scandali di corruzione, come l’acquisto di 51 proprietà in contanti, il cosiddetto schema “rachadinha” (appropriazione indebita di fondi destinati all’assunzione di dipendenti pubblici), il cosiddetto “Bolsolão do MEC” (schema di corruzione nel Ministero della Pubblica Istruzione) e le richieste di tangenti da parte del Ministero della Sanità al laboratorio produttore del vaccino Astra-Zeneca contro il COVID.

Un mese turbolento

I 30 giorni tra il primo e il secondo turno sono stati un periodo di intensa turbolenza politica in tutto il Brasile, con violenza politica, scambio di accuse da parte dei candidati e un’ondata di disinformazione sui social ancora più forte rispetto al primo turno. Uno studio dell’Università Federale di Rio de Janeiro (UFRJ) fa notare che la circolazione delle fake news è aumentata del 23% su Telegram, del 36% su WhatsApp e del 57% su Twitter nelle ultime quattro settimane. Complessivamente, secondo lo studio, la media giornaliera delle fake news in circolazione è cresciuta da 196,9 mila, prima del primo turno, a 311,5 mila dopo.

Secondo la ricerca, i principali argomenti durante la campagna (e anche il bersaglio delle fake news) sono stati il tema dell’integrità e della sicurezza del sistema elettorale, più volte messo in discussione dal presidente, il tema dei valori cristiani, la presunta non affidabilità della stampa tradizionale e le questioni socio-ambientali, di genere e della famiglia. Questi ultimi due sono spesso inseriti nell’agenda bolsonarista per sostenere la sua propaganda come candidato in difesa della tradizionale famiglia brasiliana e contro le agende progressiste, come i diritti degli LGBTQ+ e la lotta per la depenalizzazione dell’aborto.

Anche i casi di violenza politica sono aumentati di circa il 40% nell’ultimo mese rispetto al primo turno, con almeno 60 casi registrati, secondo Amnesty International. L‘ultimo episodio ha avuto come protagonista la deputata federale bolsonarista Carla Zambelli, che è stata filmata nelle strade di San Paolo con una pistola in mano mentre inseguiva un elettore di Lula disarmato. Pagine Esteri

3325854* Glória Paiva è una giornalista, scrittrice e traduttrice brasiliana

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 Ministro Valditara: "Il merito è un valore costituzionale”

🔸 Regioni, il Ministro ha incontrato gli Assessori all’Istruzione e alla Formazio…



Non diamoci del tu – La Ragione


Sembra essere una fissazione che ha colto un gruppo di giuristi, di osservatori della vita collettiva, di cittadini. Chissà perché ne parlano con ossessiva ripetitività. Invece si tratta di un principio elementare, financo banale, considerato ovvio in tut

Recensione "Non diamoci del tu" su La Ragione

Sembra essere una fissazione che ha colto un gruppo di giuristi, di osservatori della vita collettiva, di cittadini. Chissà perché ne parlano con ossessiva ripetitività. Invece si tratta di un principio elementare, financo banale, considerato ovvio in tutti gli Stati di diritto che popolano il pianeta.

È del tutto ovvio che l’attaccante della squadra avversaria non possa anche essere l’arbitro della partita, ma neanche può esserlo l’attaccante della mia squadra. Se l’arbitro veste una maglia diversa da tutti gli altri non è perché non sia umano, non ami lo sport o, in cuor suo, non sia appassionato di questa o quella squadra, ma perché svolge un ruolo che non può essere collegato a nessuna delle due parti del campo.

Altrimenti la partita è truccata. E nella giustizia italiana, senza la separazione delle carriere fra magistrati giudicanti e magistrati requirenti, la partita è truccata. Il libro ricostruisce minuziosamente le origini di questa aberrazione sottolineando, fin dal titolo, non solo che non c’è colleganza simile a quella italiana in nessun altro sistema giudiziario civile, ma che fra le due funzioni non può esistere neanche confidenza, comunanza di vita.

Non devono darsi del “tu”. Figuriamoci essere parte della stessa corporazione, avere lo stesso sindacato, votarsi l’un l’altro per eleggersi al Consiglio superiore della magistratura o alla guida del sindacato stesso. Il libro nasce anche con una circostanza fortunata: terminato e andato in stampa prima delle elezioni del settembre 2022, nel tempo che ci ha messo per arrivare in libreria il prefatore, Carlo Nordio, è divenuto ministro della Giustizia.

E nella prefazione Nordio scrive che quella colleganza rientra in un patologico elenco di disfunzioni, fra le quali: «l’obbligatorietà dell’azione penale, l’abuso della custodia cautelare, l’autoreferenzialità e irresponsabilità dei magistrati, via via fino alla chiusa obbligatoria della lentezza dei processi».

Come a dire che se non si rimuove quell’origine è escluso si rimuovano i guasti che ne derivano. Non si tratta, quindi, di una morbosa fissazione di taluni, ma della necessaria riforma senza la quale la giustizia resterà funzione e servizio di una corporazione chiusa e prepotente, anziché servizio ai cittadini e alla convivenza civile.

La Ragione

L'articolo Non diamoci del tu – La Ragione proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



LIBANO-ISRAELE. Firmato l’accordo sui confini marittimi. Beirut: non è «normalizzazione»


MEDITERRANEO ORIENTALE. Ieri la firma a Naqoura dell'intesa mediata dagli Usa e che segna l'inizio dello sfruttamento dei giacimenti di gas in quell'area. Hezbollah canta vittoria, Yair Lapid pure. L'articolo LIBANO-ISRAELE. Firmato l’accordo sui confini

di Michele Giorgio –

(Unità navale dell’Unifil a Naqoura, foto di Bastian Fischborn)

Pagine Esteri, 28 ottobre 2022 – Quando tutto era pronto, un incidente ha ritardato ieri pomeriggio la cerimonia della firma dell’accordo sulla delimitazione del confine marittimo tra Libano e Israele e lo sfruttamento delle riserve di gas sottomarino in quell’area. La delegazione giunta da Beirut è entrata nella base dell’Unifil (Onu) a Naqoura solo dopo l’uscita di una nave militare israeliana dalle acque territoriali libanesi. Poi tutto è proceduto come da programma. Sedute in stanze separate, le delegazioni libanese e israeliana hanno consegnato i loro documenti all’inviato dell’Amministrazione Usa, Amos Hochstein che ha mediato i negoziati. Poche ore prima il presidente libanese Michel Aoun aveva firmato il testo dell’accordo, altrettanto ha fatto il premier israeliano Yair Lapid. Delimitato il confine marittimo, i due paesi possono sfruttare nelle proprie acque i giacimenti di gas Karish, che ricade nella zona economica esclusiva di Israele, e quello di Qana che in buona parte sarà sfruttato dal Libano. Lo Stato ebraico riceverà una parte dei ricavi di Qana dalla francese Total incaricata dal governo di Beirut di avviare le esplorazioni del sito.

È stato il Libano a chiedere il complicato protocollo di ieri per evitare che la firma dell’accordo fosse visto come una «normalizzazione» delle relazioni tra i due paesi. Il paese dei cedri non dimentica di aver subito diverse offensive israeliane distruttive e l’occupazione tra il 1978 e il 2000 di una parte del suo territorio meridionale. Opposto l’atteggiamento israeliano. Il premier Lapid, anche a scopo elettorale, ha insistito sull’intesa raggiunta tra due paesi formalmente in guerra descrivendola come un riconoscimento da parte libanese dello Stato ebraico. «Questo è un risultato straordinario per Israele», ha detto. L’accordo ha aggiunto, «è una conquista diplomatica. Non capita tutti i giorni che un paese nemico riconosca lo Stato di Israele in un accordo scritto, davanti alla comunità internazionale». L’intesa ha proseguito, «rappresenta una conquista economica. Ieri è iniziata la produzione di gas dalla piattaforma Karish. Israele riceverà il 17 per cento dei profitti da Qana-Sidone, il campo libanese. Questo denaro andrà nell’economia israeliana e sarà utilizzato per la salute e il benessere, l’istruzione e la sicurezza». A suo sostegno è intervenuto qualche ora dopo Joe Biden che ha esaltato l’accordo definendolo «storico» e ha previsto che «garantirà gli interessi di entrambi i Paesi e sarà una base per la stabilità e la prosperità della regione».

A Beirut hanno suonato una musica ben diversa. Il presidente Aoun ha negato su Twitter che l’accordo possa avere «implicazioni politiche». La demarcazione del confine marittimo meridionale, ha spiegato, «è un’opera tecnica che non ha implicazioni politiche o effetti contrari alla politica estera libanese». Ancora più esplicito è stato il leader del movimento sciita libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, considerato dagli analisti il vero vincitore politico del negoziato indiretto con Israele. «Noi di Hezbollah consideriamo quello che è accaduto una grande vittoria per il Libano», ha detto Nasrallah durante un discorso televisivo sottolineando che l’intesa non significa «normalizzazione» dei rapporti né un «riconoscimento» implicito di Israele da parte di Beirut e che «Israele non ha ricevuto garanzie di sicurezza». Ricordando che Hezbollah aveva minacciato di attaccare Karish se Tel Aviv avesse avviato lo sfruttamento del giacimento senza un accordo con il Libano, ieri Nasrallah ha annunciato la revoca dello «stato di allerta militare» proclamato dal suo movimento.

A Beirut il governo, Hezbollah e l’oligarchia economica cantano vittoria. Restano però forti i dubbi sulla reale portata economica futura dello sfruttamento del gas e dell’accordo con Israele. Qualche giorno fa Sibylle Rizk, presidente del Consiglio dell’iniziativa libanese per il petrolio e il gas (Logi), su l’Orient Today spiegava che «Il gas non salverà il Libano» che vive una crisi finanziaria devastante. Prima di tutto, ha scritto, la linea di demarcazione stabilita dall’accordo «non è basata sul diritto internazionale che impone che il confine marittimo inizi dal confine terrestre». Contrariamente a quanto affermano le autorità, ha sottolineato Rizk, «il Libano non ha ottenuto pieni diritti sul campo di Qana…e rimangono molti passi da compiere prima che venga effettuata una scoperta di gas naturale. E, se una tale scoperta avverrà, ci vorranno diversi anni prima che il Libano riceva effettivamente la sua quota di entrate».

Gli esperti calcolano che il Libano potrà contare, non prima del 2030, su 6-8 miliardi di dollari distribuiti su un periodo di 15 anni. In confronto, le perdite nel settore finanziario ammontano a 72 miliardi di dollari. L’accordo, perciò, non apre la strada alla prosperità. Pagine Esteri

L'articolo LIBANO-ISRAELE. Firmato l’accordo sui confini marittimi. Beirut: non è «normalizzazione» proviene da Pagine Esteri.




Meloni, popolare (per iniziare) e magistra


I primi provvedimenti la fanno crescere in popolarità, infatti, ogni misura che elimina obblighi o prescrizioni viene percepita come azione che dona libertà. Si convince di stare a cavalcare l’onda giusta. Tanto giusta che perde la testa e si sente magistra

L'articolo Meloni, popolare (per iniziare) e magistra proviene da L'Indro.



Meloni e la sua mistica identitaria e divisiva


La Giorgia di 'governo' è la stessa dell’opposizione e di lotta. Una grinta che non rivela solo risolutezza, tradisce animosità, voglia di rivalsa; si sente di 'parte' e ignora la nuova dimensione che l’incarico istituzionale ricoperto impone

L'articolo Meloni e la sua mistica identitaria e divisiva proviene da L'Indro.



#RecuperarLaCiudad (Riprendersi la città) è un gruppo di attivisti spagnoli che si occupa di uso degli spazi urbani, di sostenibilità e in particolare di mobilità sostenibile.

Hanno pubblicato una bella guida dal titolo “Guía para la ciudadanía con 40 ideas para una recuperación urbana” (Guida per i cittadini con 40 idee per riprendersi la città), disponibile anche in inglese e pubblicano una newsletter periodica che affronta gli stessi temi della guida.

Qui sotto trovate la traduzione parziale della newsletter del 30 settembre 2022 intitolata:
Perché abbiamo bisogno di più ciclistə nelle nostre città?

L’articolo presenta alcune delle conseguenze positive che l’aumento dell’uso della bicicletta in città può produrre in ambito ambientale, economico e sanitario.

Il testo completo dell’articolo si può scaricare da qui:
nilocram.eu/edu/newsletter_Rec…
Buona lettura e... pedalate piano 😀

Perché abbiamo bisogno di più ciclistə nelle nostre città?


Spostarci in bicicletta ci fa guadagnare in salute e in denaro. Ma non è solo il ciclista a trarne beneficio: l'impatto degli spostamenti in bicicletta interessa l'intera popolazione. Anche quelli che non pedalano mai.

Negli articoli precedenti abbiamo discusso di come la proprietà di un'auto non sia solo un costo individuale, ma anche sociale, a causa delle conseguenze negative collegate al suo possesso.
L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalle conseguenze positive, ossia qualsiasi azione che abbia un impatto globale positivo. Nel caso della bicicletta, queste sono molteplici e significative.

Riduzione delle emissioni


Nessuno si sorprende più che l'uso della bicicletta riduca le emissioni di gas che causano l’effetto serra. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature nell'agosto 2022 ha analizzato le tendenze nell'acquisto e nella produzione di biciclette, insieme alle conseguenze del loro utilizzo. La conclusione è che:
• se tutti percorressero 1,6 km in bicicletta, le emissioni di anidride carbonica potrebbero essere ridotte di 414 milioni di tonnellate (414 miliardi di chilogrammi). Per contestualizzare il dato, si tratta del 98% delle emissioni totali del Regno Unito nel 2015;
• se questa distanza viene aumentata a 2,6 km, la riduzione ammonta a 686 tonnellate di CO₂, pari all'86% delle emissioni della Germania nel 2015.
Anche un altro studio, condotto a Pechino per analizzare le conseguenze positive dei sistemi di noleggio delle biciclette, conferma la riduzione delle emissioni collegata all'uso della bicicletta grazie all'"effetto di sostituzione". Grazie all’accesso facilitato alla bicicletta, alcuni utenti dell'auto sono passati a questa modalità. Si stima che se il 75% degli spostamenti effettuati a Pechino nel 2015 venisse effettuato in bicicletta, le emissioni di CO₂ si ridurrebbero di 616.000 tonnellate insieme ad altri inquinanti atmosferici come il particolato inferiore a 2,5 micron, il biossido di zolfo e il NO₂.

Qui il testo completo dell’articolo:
nilocram.eu/edu/newsletter_Rec…
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Fr.#13 / Vola uccellino, vola


Nel frammento di oggi: Elon Musk compra finalmente Twitter, la fine del monopolio liberal? / L'UE non esita a tarpare le ali dell'uccellino blu / Meme e citazione del giorno.

Dopo mesi, finalmente Elon Musk ha davvero comprato Twitter. In una lettera aperta, pubblicata anche su Twitter, Elon ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinto all’acquisto e le sue future intenzioni per la piattaforma:

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Dice che è importante per il futuro dell’umanità avere una “piazza digitale comune” dove è possibile dibattere senza violenza. Questa violenza, secondo lui, nasce dalle famigerate casse di risonanza e bolle create dagli algoritmi di profilazione tipici di questi social, che provocano divisione sociale e odio. A questo si collegano anche le testate giornalistiche, il cui business è ormai il clickbait e

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Certo, Elon omette di dire esplicitamente che l’algoritmo di Twitter e la relativa moderazione sono stati finora pesantemente a favore della sinistra liberal. In questo caso però i fatti contano più delle parole, e certamente il licenziamento in tronco del CEO Parag Agrawal, il CFO Ned Segal e Vijaya Gadde, head of legal policy, trust, and safety, lascia ben sperare.

Moltissimi utenti in queste ore stanno scherzosamente testando l’algoritmo di moderazione scrivendo cose come “I vaccini covid non funzionano”. Non c’è molto da scherzare però, considerando che numerosi account sono ancora oggi shadowbannati o sospesi per aver semplicemente espresso opinioni contrastanti con l’ideologia liberal.

Un caso paradigmatico è la sospensione dell’account di Babylon Bee, una testata giornalistica sarcastica simile a The Onion o al nostro Lercio.

L’account venne sospeso dopo aver pubblicato su Twitter una storia in risposta a una notizia reale: il 13 marzo 2022 Usa Today decise di nominare Rachel Levine (precedentemente Richard) “Woman of the year”, commentando così la notizia:

Rachel Levine is one of USA TODAY’s Women of the Year, a recognition of women across the country who have made a significant impact.

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The annual program is a continuation of Women of the Century, a 2020 project that commemorated the 100th anniversary of women gaining the right to vote. Meet this year’s honorees at womenoftheyear.usatoday.com.


Alla notizia, Babylon Bee rispose nominando sarcasticamente Rachel Devine “Man of the year”:

The Babylon Bee has selected Rachel Levine as its first annual Man of the Year.

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Levine is the U.S. assistant secretary for health for the U.S. Department of Health and Human Services, where he serves proudly as the first man in that position to dress like a western cultural stereotype of a woman. He is also an admiral in the U.S. Public Health Service Commissioned Corps. What a boss!


Babylon Bee, accusati di hate speech, hanno pagato caro l'aver osato affermare in modo ironico una realtà oggettiva e fattuale letteralmente sotto gli occhi di chiunque.

La speranza è che la pulizia interna di Elon Musk possa riportare Twitter in una situazione di presunta neutralità, ripristinando gli account sospesi ingiustamente e dando così modo alle persone di dibattere tra loro in modo pacifico e senza censura. Le parole, soprattutto quando esprimono verità oggettive, non sono violenza, né hate speech. La censura, quella sì.

The bird is freed, ma non nell’Unione Europea


Noi europei faticheremo invece a spiccare il volo, nonostante l’acquisizione di Elon Musk.

Il motivo si chiama Digital Services Act - ne avevamo già parlato insieme qualche mese fa. La legge, che ha l’unico scopo di controllare e limitare la capacità di esprimere liberamente il pensiero degli europei su Internet, entrerà in vigore fra circa 20 giorni.

Thierry Breton, padrino del Digital Services Act, non ha esitato a tarpare le ali di Elon Musk:

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Le nuove regole porteranno alla creazione di super fact-checkers, daranno alla Commissione europea poteri illimitati di censura in “situazioni di crisi” (cioè sempre) e obbligheranno le piattaforme come Twitter a sviluppare algoritmi automatizzati per la moderazione e la mitigazione dei rischi di “disinformazione”.

All’Unione Europea la libertà di pensiero e parola non piace, tanto che Alexandra Geese, nel commentare ad aprile la notizia del possibile acquisto di Twitter da parte di Musk, parlava del rischio democratico del “free speech absolutism”.

Cos’è il free speech absolutism? Se la storia ci insegna qualcosa: pensare e dire tutto ciò che non piace ai liberal. Tipo che Rachel Levine è un uomo.

Meme del giorno


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Citazione del giorno

There are two sides to every issue: one side is right and the other is wrong, but the middle is always evil. The man who is wrong still retains some respect for truth, if only by accepting the responsibility of choice.

But the man in the middle is the knave who blanks out the truth in order to pretend that no choice or values exist, who is willing to sit out the course of any battle, willing to cash in on the blood of the innocent or to crawl on his belly to the guilty, who dispenses justice by condemning both the robber and the robbed to jail, who solves conflicts by ordering the thinker and the fool to meet each other halfway.

In any compromise between food and poison, it is only death that can win. In any compromise between good and evil, it is only evil that can profit.

Ayn Rand

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Frammenti è la rubrica gratuita in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles. Ogni frammento contiene anche un meme e una citazione.

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Frusciante


Polemiche accese per la soglia del limite al contante. In molti lo vogliono più alto, anche per questioni di libertà. Si tratta, però, di una discussione inutile… Scoppia subito la polemica sul limite all’uso del contante. Quanto deve essere? Lo vogliamo

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Polemiche accese per la soglia del limite al contante. In molti lo vogliono più alto, anche per questioni di libertà. Si tratta, però, di una discussione inutile…


Scoppia subito la polemica sul limite all’uso del contante. Quanto deve essere? Lo vogliamo più alto. È una questione di libertà. Favorisce l’evasione fiscale.

Ecco, temo sia, in grandissima parte, una discussione totalmente inutile. La pressoché totalità delle persone normali nemmeno lo sanno qual è il limite all’uso del contante, perché siamo in una stagione nella quale chiudono le filiali delle banche e chiudono anche i bancomat.

Con il pagamento elettronico si fa prima, è più sicuro, se ti rubano il portafoglio ti hanno rubato un pezzo di plastica e basta bloccare la carta. A quant’era sto benedetto tetto del contante? Nel 1991, quando ancora c’era la Lira, era 20 milioni. Nel 2002, con l’euro, erano 12.500. Poi è sceso a 5000, 2500, 1000, 3000, 2000. Adesso è 2000, ma dal primo gennaio dovrebbe essere 100.

Ma chi riesce a ricordare tutte queste cose? Soprattutto, considerato che sono praticamente scomparse dalla circolazione e non vengono più prodotte le banconote da 500, il taglio più grosso che normalmente si usa è 50, uno che gira con 5000 euro nel portafoglio è un soggetto strano.

Allora cerchiamo di ragionare sui fatti reali: qualsiasi limite all’uso del contante si riferisce alle transazioni lecite, perché le transazioni illecite saranno comunque fatte in nero, a prescindere dal limite. Ad esempio, se vado a comprare la cocaina, è difficile che io faccio il tracciamento del pagamento perché è un “negozio” illecito e, quindi, avverrà tutto di nascosto.

Se ho deciso di comprare casa, pagando una quota in nero, cioè in evasione fiscale, non è il limite all’uso del contante che mi spaventa ovviamente, perché sto organizzando un’evasione fiscale di enormi dimensioni. Quello influisce zero.

La grande differenza è tra mettere o non mettere un limite all’uso del contante, perché una volta che lo si è messo, per la stragrande maggioranza delle persone normali, che sia 2000 o sia 5000 è lo stesso.

Il tema è se posso fare anche transazioni importanti in contanti. Ci sono Paesi europei come l’Austria, l’Irlanda, la Germania e il Lussemburgo dove non c’è alcun limite all’uso del contante. Posso comprare direttamente l’appartamento cash. Ma attenzione! Sono Paesi dove è comunque obbligatoria l’identificazione di chi sta pagando. Bisogna fornire un documento di riconoscimento e il pagamento viene tracciato.

Dunque, la differenza non sta nel limite o nel non limite, sta nel sistema fiscale. Il tracciamento delle transazioni non c’è dubbio che faccia diminuire l’evasione fiscale. Ma per me che pago è la stessa cosa. Se pago 100 euro con la carta o in contanti, pago sempre 100 euro. La differenza la fa chi incassa, che potrebbe essere in evasione fiscale.

Dice la Meloni – quindi un governo di destra – che bisogna perseguire i grandi evasori. È la stessa posizione di rifondazione comunista di qualche anno fa, secondo cui anche i ricchi devono piangere. Certo che esistono i ricchi evasori, non c’è dubbio. Ma la maggior parte dell’evasione è la sommatoria di tutta la piccola evasione.

Peraltro è prevista la galera per il grande evasore, mentre per chi non fa lo scontrino è prevista la multa. Secondo voi perché? Perché sono due cose totalmente diverse.

Cosa è utile fare? Intanto è utile tenere bassissimi i costi delle transazioni digitali. Anche prelevare o depositare soldi in banca costa, non è gratis. L’importante è che le transazioni digitali costino meno del prelievo di contanti. Le banche dati devono essere interoperabili, in modo da scoprire gli evasori anche con i consumi e deve essere garantita totalmente la privacy: cioè quello che spendo sono affari miei, salvo che per qualche ragione non intervenga il giudice penale.

Fuori da questo l’intera discussione è totalmente priva di senso.

L'articolo Frusciante proviene da Fondazione Luigi Einaudi.




Varata


Terminati i tripudi elettorali, superato il passaggio al Colle, esauriti i voti parlamentari preliminari, la nave governativa è varata, si smonta l’imbandieramento e si passa ai fatti. Dire di volere essere giudicati da quelli è una cosa, produrli un’altr

Terminati i tripudi elettorali, superato il passaggio al Colle, esauriti i voti parlamentari preliminari, la nave governativa è varata, si smonta l’imbandieramento e si passa ai fatti. Dire di volere essere giudicati da quelli è una cosa, produrli un’altra.

Se si sostiene di volere rispettare il diritto dei profughi ad essere accolti, al tempo stesso impedendo gli ingressi illegittimi, posto che il sistema produttivo ha fame di lavoratori, ci si deve dotare degli strumenti per distinguere e decidere. Ricordando che per l’immigrazione “normale” è necessario si facciano decreti-flussi adeguati.

Meloni ha indicato la formula migliore: centri di raccolta e identificazione prima della partenza. Sarebbe meglio se in aree extraterritoriali, che alcune di quelle zone sono teatro di guerre. Sarebbe meglio ancora se a cura dell’Unione europea. Ma se, fin qui, non si è riusciti a fermare i trafficanti alla partenza non è per ragioni oscure, ma perché difficile. Servono accordi con i Paesi coinvolti. Già solo in Libia significa parlare più con le tribù che con i governi. Roba da politica estera, non da prefetto.

Se si afferma che il gas dall’Adriatico va preso, si rientra nel campo dell’ovvio. Vista la condizione. Ma non è che l’ovvio non sia stato fatto perché si volesse far da spalla agli speculatori, bensì perché chi oggi lo propone (Meloni compresa) era contrario. Con tanto di aizzamento della deprecata (ora) “Italia del No a tutto”. Bene, ma il fatto non è dirlo, è assegnare concessioni e avviare i lavori.

A volere la rete pubblica di telecomunicazione Meloni non è la prima. Ci provò anche Renzi e prima di lui altri. Risultato: soldi buttati. A questo giro sarebbero incassati dagli attuali proprietari. Passare ai fatti significa:

  • stabilire le regole del gioco;
  • chiarire se le reti in concorrenza rimangono o devono essere unificate e come;
  • indicare i criteri di valutazione, giusto per non pagarle come se fossero preziose, laddove talune sono scassate;
  • informare il mercato su cosa succede se un proprietario non intende vendere o negoziare.

Dal discorso presidenziale è stata espulsa la flat tax, preferendo l’italiano: tassa piatta. Ma quelle delle campagne elettorali non erano flat e quella del discorso non è piatta. Sono aliquote nuove e aggiuntive, riferite a circostanze particolari. Il sistema fiscale si complica anziché semplificarsi.

In quanto alla “tregua” fiscale, pur avendo una coloritura più tenue della “pace” da altri proposta, si dovranno definire i termini di quella roba che, in italiano, si chiama: condono. Che è sempre una pernacchia fatta agli onesti e puntuali, che si sopporta se accompagnata da innovazioni sistemiche, mentre resta sberleffo se attuata per far cassa e scassare la credibilità statale.

Evviva la fine dell’epidemia di bonus. Mancava solo il bonus per chi propone bonus. Ma per organizzare l’assistenza a chi è veramente povero e non un travestito da povero, serve un sistema fiscale credibile. I dati dell’Irpef non fanno scopa con la realtà. E per aiutare chi cerca lavoro si deve sapere chi ha intenzione di lavorare, il che comporta l’eliminazione dei grotteschi navigator, il superamento dei centri dell’impiego e la collaborazione con le reti private.

In vista della modifica del patto di stabilità, in Ue, è bene chiarire che se si vuole (come vorremmo) più debito comune non si possono chiedere meno vincoli di bilancio. Se si vogliono più risultati, più strumenti, più fondi e più integrazione, quella roba porta con sé più vincoli. Che chi non escludeva di uscire dall’euro ora sia favorevole a maggiore collaborazione e integrazione è cosa bellissima, ma servono i fatti.

È confortante sapere che talune delle cose che si lasciarono intendere ieri non si ha intenzione di farle oggi, ma è necessario poterci credere anche domani. La nave è varata, sta in mare, il capitano ne ha il piglio, la ciurma è variopinta. Ma va fornito qualche elemento in più che non l’emozione di una reminiscenza felliniana.

La Ragione

L'articolo Varata proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Ieri sera il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha incontrato gli Assessori all’Istruzione e alla Formazione di tutte le Regioni italiane per un primo confronto sulle questioni più rilevanti per il mondo della #scuola.


Patrick Breyer on Twitter takeover: Switch now!


Commenting on the takeover of Twitter by the controversial billionaire Elon Musk, Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party) explains: “The Twitter takeover is another reason to sign up …

Commenting on the takeover of Twitter by the controversial billionaire Elon Musk, Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party) explains:

“The Twitter takeover is another reason to sign up for privacy-friendly, decentralized alternative services like Mastodon. NSA and FBI have no access to European nodes and anonymity is guaranteed. Twitter already knows our personalities dangerously well due to its pervasive surveillance of our every click. Now this knowledge will be falling into Musk’s hands.”

Breyer himself operates a Twitter account, but at the same time distributes his messages via the decentralized alternative service Mastodon.

Breyer had previously warned of Musk’s announcement that he wanted to “authenticate” all users and do away with anonymous accounts.


patrick-breyer.de/en/patrick-b…



L’autorità norvegese per la protezione dei dati, Datatilsynet, ha pubblicato un post sul blog sostenendo che il “sistema proposto dai servizi di intelligence per scoprire le minacce digitali” equivale a una “sorveglianza di massa digitale”. Il direttore di Datatilsynet Line Coll e il consulente legale senior Jan Henrik Mjones Nielsen hanno affermato che “il sistema catturerà gran parte delle comunicazioni Internet dei cittadini norvegesi” e sostengono la modifica del disegno di legge. La Corte europea dei diritti dell’uomo richiede che i sistemi di sorveglianza prevedano un “controllo preventivo indipendente in tutte le fasi” prima che possa iniziare la raccolta. Tuttavia, Datatilsynet ha concluso che il sistema così come elaborato “si discosta dai requisiti” della CEDU.
Segnalato nella newsletter di Guido #Scorza
personvernbloggen.no/2022/10/2…


La Commissione Europea ha recentemente pubblicato le sue “Linee guida etiche sull’uso dell’intelligenza artificiale” negli ambienti educativi. La guida intende “affrontare il modo in cui l’IA viene utilizzata nelle scuole, supportare insegnanti e studenti nell’insegnamento e nell’apprendimento e sostenendo le attività negli ambienti educativi” nell’ambito del Piano d’azione per l’educazione digitale 2021-2027. Gli obiettivi includono il chiarimento delle “concezioni sbagliate” sull’uso dell’IA e considerazioni etiche sul suo utilizzo “offrendo consigli pratici agli educatori”.
Segnalato nella newsletter di Guido #Scorza
ec.europa.eu/commission/pressc…

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Un mesetto fa, nel post del 18 ottobre, avevo brevemente detto che fosse il DSpacc, e che nuovo guaio avessi combinato. Beh, stavolta ho fatto pure di...


Da quando qualche giorno fa l'ho scoperto. sto provando quell'epico software che è TiddlyWiki. L'ho inizialmente trovato cercando qualcosa per organiz...


Sabino Cassese: “L’opposizione si liberi del passato, presidenzialismo utile alla stabilità”


Il giurista: «La forza della democrazia sta nell’aver incluso chi ha antiche radici autoritarie» ROMA. Il professor Sabino Cassese ha appena finito di ascoltare il discorso della presidente Giorgia Meloni e, a caldo, suggerisce una delle sue notazioni sul

Il giurista: «La forza della democrazia sta nell’aver incluso chi ha antiche radici autoritarie»


ROMA. Il professor Sabino Cassese ha appena finito di ascoltare il discorso della presidente Giorgia Meloni e, a caldo, suggerisce una delle sue notazioni sulfuree: «Ha usato tre toni di voce. Uno squillante, leggendo rapidamente la lunga lista di buoni propositi. Uno intermedio, riflessivo, per sottolineare alcune impostazioni. Infine, uno quasi sussurrato, senza leggere, per far capire chi era la locutrice. Un buon “acting”». Sabino Cassese, come si sa, è uno dei più importanti giuristi del secondo dopoguerra, ma anche un profondo conoscitore da “dentro” della politica italiana e in questa intervista a La Stampa colloca il discorso di Giorgia Meloni in un contesto più ampio di quello contingente.

Molta attualità politica e uno sguardo generico sui prossimi cinque anni?


«Un programma di governo, dichiaratamente di durata decennale, va giudicato in base a sei criteri: l’orizzonte ideale nel quale si muove, la collocazione internazionale proposta, la prospettiva temporale indicata, gli obiettivi prescelti, i mezzi preferiti, infine, le assenze, i temi che non ci sono».

Non le è parso un discorso senza un ’idea di Paese e di Europa?


«Se si considerano i primi tre criteri insieme, va riconosciuto che nel discorso sono presentati un solido orizzonte ideale, una robusta collocazione internazionale e una lunga durata. L’orizzonte ideale è quello della Costituzione, di tipo liberale e democratico, antifascista, con un riferimento all’Occidente; in più, sia la sottolineatura del vincolo rappresentati-rappresentanti, sia il riconoscimento del valore dell’opposizione. Tra questi si insinuavano toni anti-oligarchici, che mostrano la penetrazione del populismo in tutte le forze politiche italiane.

Quanto alla collocazione internazionale, mi sembra che sia stata chiara l’adesione all’Unione Europea e all’Alleanza atlantica, così come è stata chiara la critica all’invasione russa. I toni critici dell’Unione Europea c’erano, ma in termini di una sua insufficienza; insomma, per fare di più, non di meno. Quanto alla prospettiva temporale, è chiaramente decennale, come risulta dalla critica a 10 anni di governi deboli e instabili e dalla indicazione di 10 anni come prospettiva futura. Il governo conta su questa e sulla prossima legislatura».

Nei commenti c’è chi si sofferma di nuovo sulla questione fascista: la distanza le pare convincente e sufficiente?


«Non soltanto la distanza dal fascismo, ma anche le chiare indicazioni relative a libertà e democrazia. Sarebbe bene che l’opposizione si liberasse del punto di vista fascismo-antifascismo, giudicando il governo per quello che propone e per quello che fa. La forza di 75 anni di democrazia sta anche in questo, di avere abituato alla democrazia coloro che hanno le loro antiche radici in un regime autoritario».

Le priorità di Meloni le paiono quelle giuste?


«Più che esprimere un giudizio personale, provo a fare il seguente esercizio. Prendo il volume più aggiornato e interessante sulla storia repubblicana, quello curato da Luca Paolazzi su “75 anni di storia economico-sociale e 23 di stallo” e contiene 150 pagine di dati comparativi su Italia e altri Paesi. Gli obiettivi indicati dal nuovo governo centrano quasi tutti i problemi analizzati in quelle pagine su finanza e crescita, con un approccio pragmatico e rassicurante, insistendo sull’avanzo primario, sul risparmio privato.

Un rapporto tra Stato e economia di impianto liberista, favorevole a deregolazione e de-burocratizzazione, ma che punta su reti pubbliche. Attenzione per i tre grandi problemi del Paese, scuola, sanità, divario Sud – Nord. Accenti diversi da quelli dei suoi alleati di governo in materia di pensioni (con attenzione per la flessibilità e per le garanzie dei giovani) e sull’immigrazione (con attenzione più alle partenze che agli arrivi), più allo sviluppo dell’Africa mediterranea che alla chiusura dei porti e la geniale idea di un piano Mattei che riprenda l’esperienza di quel grande imprenditore».

Il presidenzialismo? Non se ne farà nulla anche stavolta?


«Il capitolo dei mezzi non si ferma al presidenzialismo. Riguarda anche l’autonomia differenziata, ma attenuata dal rafforzamento delle risorse per Roma e dall’accento sulle autonomie locali. Riguarda anche la burocrazia con reintroduzione dei criteri del merito. Riguarda anche la giustizia, con processi solleciti. Sulla riforma presidenziale non c’è stata una chiara scelta tra le decine di soluzioni che si presentano, ma è stata indicata l’opzione che tende a premiare la stabilità dell’esecutivo. Questo è un obiettivo importante in un Paese che in 75 anni inaugura il proprio 68º governo».

Quindi una valutazione positiva?


«Si, complessivamente, anche se la critica di bonus e ristori doveva continuare con programmi di investimento; sul fisco, a temi condivisi da tutti, come la lotta alla evasione e la riduzione del cuneo fiscale, si accompagnano anche idee molto criticate come la tregua fiscale e la tassa piatta. La critica alla limitazione delle libertà nella fase acuta della pandemia poteva essere risparmiata, anche perché non accompagnata da indicazioni su quello che farebbe il nuovo governo se si trovasse di nuovo davanti a una recrudescenza della pandemia. Il riferimento ai lavoratori autonomi costituisce un richiamo di tipo elettorale. E i lavoratori dipendenti? Interessante il riferimento all’ Europa: ha unito l’interesse nazionale ad un destino comune».

Un forte apparato retorico e tanti messaggi di metodo: sono libera, faremo cose che ci costeranno consenso, non tradiremo. Il profilo di una destra sociale fuori dal Palazzo, un romanticismo pronto alla “bella sconfitta”? O anche un’alterità effettiva da parte di una “underdog” combattiva che potrebbe rompere consuetudini?
«Un discorso da combattente, forse troppo lungo, che non mostrava le crepe che vi sono nella coalizione di governo, uno dei due punti deboli, insieme a quello delle strutture serventi e degli apparati di staff, della classe dirigente a cui far capo».

Intervista di Fabio Martini su La Stampa

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Conferenza “Scienza e Liberalismo”


Giovedì 10 novembre, alle ore 18.00, presso l’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi, in via della Conciliazione 10, a Roma, il Prof. Angelo Maria Petroni terrà una conferenza dal titolo “Scienza e Liberalismo”. Il liberalismo è coevo della scienza

Giovedì 10 novembre, alle ore 18.00, presso l’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi, in via della Conciliazione 10, a Roma, il Prof. Angelo Maria Petroni terrà una conferenza dal titolo “Scienza e Liberalismo”.

Il liberalismo è coevo della scienza moderna. Nella conferenza verrà argomentato che liberalismo e scienza si originano dalla stessa visione antropologica, e che il progresso scientifico dipende dalla solidità delle istituzioni liberali.

L’iniziativa è realizzata in collaborazione con l’Accademia Nazionale dei Lincei – Centro Linceo Interdisciplinare Beniamino Segre.

Interviene:


Prof. Angelo Maria Petroni, Professore presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi

È possibile partecipare fino ad esaurimento posti.

L'articolo Conferenza “Scienza e Liberalismo” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



#NotiziePerLaScuola

Al via la quinta edizione del concorso "Il sole per amico: impariamo a proteggere la pelle", promosso dall'Intergruppo Melanoma Italiano e dal Ministero dell’Istruzione.

Info ▶️ miur.gov.





Where did all the “reject” buttons come from?!


Da dove vengono tutti i pulsanti di "rifiuto"?! Sempre più siti web hanno aggiunto un'opzione per dire "no" ai cookie e ad altri tipi di tracciamento, come previsto dal GDPR. Da dove nasce questa tendenza? Cookie Banner Reject All


noyb.eu/en/where-did-all-rejec…



Diamo il benvenuto nel fediverso ad @AISA Associazione italiana per la promozione della scienza aperta.

Siamo certi che la vostra presenza sarà apprezzata da tutta la comunità!

(per chi non conoscesse l'associazione, questo è il link al loro sito web: aisa.sp.unipi.it )

@AISA

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I am living in your walls.

You may be concerned about this. In case you are, please read the below:

FAQ:

Why are you living in my walls?

I'm not going to tell you.

Are you only in my walls?

You could say I am living in everybody's walls, but in the case I am telling you that I am living in your walls, I am living in your walls.

How are you surviving in my walls?

In my non-physical form, I am crawling around listening for you. That is all I need to survive in that form. In my physical form, I survive by eating rat corpses that I cook using the wall behind your oven, and I drink the vapour in the extraction fan duct above your shower.

What are you planning to do in my walls?

Live in them, listening to you.

What do I do about you living in my walls?

Listen for the scraping. Dont touch the walls. Protect yourself. Avoid lighting candles.

When are you going to stop living in my walls?

You cannot escape me.

Do I call the police?

The authorities will not help you.

What are the consequences of you living in my walls?

Be aware.

What if I am ok with you living in my walls?

I will make sure you’re not.

Are you imaginary?

I AM LIVING IN YOUR WALLS I AM LIVING IN YOUR WALLS I AM LIVING IN YOUR WALLS I AM LIVING IN YOUR WALLS I AM LIVING IN YOUR WALLS I AM LIVING IN YOUR WALLS I AM LIVING IN YOUR WALLS I AM LIVING IN YOUR WALLS

If there are any more questions then please consult your walls by directly speaking to them.

Summary:

I am living in your walls.



Le case editrici dei libri scolastici sono rimaste al passato: al posto dei comodi PDF rifilano app disastrose:
dday.it/redazione/44063/le-cas…

È un DISASTRO. Al punto che io per alcuni libri ho usato una soluzione per fare gli screenshot di tutte le pagine in maniera semi-automatica, e farmi così il mio libro senza DRM da tenere sul tablet (e per caricarlo su Archive.org, perché la cultura va condivisa liberamente).
Purtroppo è un processo lungo, ironicamente reso più difficile dalle app non per via di ostacoli messi apposta, ma per il fatto che sono buggate, e persino crashano di continuo!

È una roba davvero semplice eh, in sostanza una riga di bash per in automatico fare uno screenshot e inviare il click del tasto freccia destra per cambiare pagina, però è una disavventura per il motivo che ho detto.
Stavo scrivendo a riguardo sul mio sito, ma poi ho iniziato a dimenticarmi di aggiornare la pagina per raccontare la cosa... Magari dovrei riempirla, che dite? Nel dubbio, sta qui comunque: sitoctt.octt.eu.org/Posts/Note…

--- Ora, una mia digressione parzialmente on-topic: ---

Per quanto il dumpare in questo modo i miei libri renderà il mio anno più semplice a lungo termine, purtroppo comunque condividendoli gratuitamente online non aiuterò tantissime persone, perché gli editori hanno il vizio turbocapitalistico di fare ristampe dei libri ogni anno con appena 2 paragrafi cambiati, facendosi pagare prezzo pieno per questa cosa. Se non vi sembra sbagliato che così facendo rendono nulla la condivisione con zero fine di lucro dei libri digitali, tipo quella che faccio io, tenete a mente che attaccano (in maniera assolutamente sleale) anche e soprattutto il mercato dell'usato.

In realtà non ho mai trovato alcun professore che facesse storie per studenti che hanno le vecchie edizioni dei libri, e certi cartolai che fanno compravendita di libri scolastici in genere consigliano a chi compra di prendere quelli usati e non le ristampe, visto che il contenuto è uguale... ma i genitori spesso non pensano e non sentono ragioni, cadendo così nel tranello delle case editrici sanguisughe; inganno reso possibile quasi esclusivamente per colpa di dirigenti scolastici squinternati che mettono solo e per forza le ristampe negli elenchi dei libri da acquistare.

Non mi azzardo a continuare nell'argomento "scuola pubblica roccaforte del capitalismo immorale" oggi, però, perché altrimenti qua mi bannano!!!

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Unknown parent



DAVID STRONG’S FIRST SOLO EP


David Strong has been playing the strings alongside the best for decades. He is now front and center and just released his first solo album. He is a self-taught mumtiinateimentalist and composer, who has toured the world. Strong’s music is happy and upbeat with fun content. The songs are nostalgic.

iyezine.com/en/david-strongs-f…



Costi ambientali dei dispositivi di IA


Cosa rende possibile l'esistenza dell'IA e quali sono le conseguenze della sua costruzione? Dall’estrazione mineraria per la costruzione dei dispositivi all’installazione di cavi sottomarini per Internet, l’articolo propone alcuni esempi di sfruttamento a

Camilla Quaresmini L’immagine di Internet come cloud lo rende un ambiente apparentemente intangibile, quasi post-fisico. Tale percezione contribuisce a creare un’ingenua fiducia nel suo scarso impatto ecologico. A ciò si aggiungono le dichiarazioni del settore tecnologico, apparentemente a favore della sostenibilità ambientale, che fanno in realtà parte della creazione di un’immagine pubblica...

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 Il Professor Giuseppe Valditara è il nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito

🔸 Piano nazionale scuola digitale, al via l’aggiornamento



24 ottobre 2029


Il brusio della televisione in sottofondo mi ricorda che oggi è il secondo anniversario della nascita dell’euro digitale, adottato ufficialmente dagli Stati Sociali Europei nel 2027...

Sono le 19:07 del 24 ottobre 2029. Ho appena finito di scrivere una nuova uscita della mia newsletter, Surveillance Chronicles.

Il brusio della televisione in sottofondo mi ricorda che oggi è il secondo anniversario della nascita dell’euro digitale, adottato ufficialmente dagli Stati Sociali Europei nel 2027, dopo anni di sviluppo e sperimentazioni.

Ricordo che all’inizio non capivo davvero la differenza rispetto al vecchio euro. Eravamo già abituati ai pagamenti elettronici, il funzionamento sembrava lo stesso. Sono pur sempre numeri su uno schermo.

Alcune cose però cambiarono subito. Ad esempio, i conti correnti furono presto un ricordo del passato, sostituiti dai wallet digitali.

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Aprire un wallet era molto più comodo che aprire un conto corrente: niente burocrazia, nessuna ricerca delle migliori condizioni contrattuali, nessun dipendente svogliato: autenticazione elettronica sul portale dedicato grazie all’identità digitale e breve configurazione dell’app, dopo averla scaricata sullo smartphone.

Privacy Chronicles si sostiene solo grazie ai lettori abbonati. Se ti piace quello che scrivo e vuoi contribuire alla sua crescita, perché non ti abboni anche tu?

A un anno dal lancio ufficiale l’euro digitale funzionava così bene che la Commissione degli Stati Sociali Europei decise di abolire del tutto il contante, l’ultimo ricordo di un sistema analogico e ormai superato.

La Commissione disse che non ne avevamo più bisogno, che era semplicemente uno strumento per evadere le tasse, e che dismettendo la produzione del contante avremmo risparmiato energia preziosa. In una piccola scatola conservo ancora qualche banconota da €50, che prima dell’abolizione compravano un paio di pizze.

È stato molto facile abituarsi all’euro digitale. La principale differenza con le carte di credito e i vari sistemi digitali a cui eravamo abituati è che non ci sono PIN da inserire, schede di plastica, né commissioni bancarie. Basta inquadrare un QR code con l’app dello smartphone! C’è chi dice che presto potremo fare anche a meno delle casse nei supermercati.

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Alzo il volume. Una rappresentante della Banca Centrale degli Stati Sociali Europei sta descrivendo le nuove caratteristiche dell’euro digitale. La principale differenza con il vecchio euro, dice, è che l’euro digitale è completamente programmabile.

Spiega che è proprio come un software. In ogni momento possono modificare le modalità di funzionamento e applicare gli aggiornamenti a tutti i wallet digitali europei in tempo reale. In questo modo le regole sono uguali per tutti e non c’è alcuna libertà d’iniziativa da parte delle banche commerciali.

Ricordo quando nel 2028 inibirono ogni transazione con Russia e Cina. Le sanzioni degli anni precedenti non avevano funzionato anche per colpa della troppa libertà. Tante aziende continuavano ad avere rapporti economici con la Russia e le banche autorizzavano le transazioni senza problemi. Adesso è impossibile: ogni wallet europeo è georeferenziato e le transazioni che arrivano fuori dai confini geografici degli Stati Sociali Europei sono bloccate in tempo reale.

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La programmabilità offre tanti vantaggi anche per le politiche interne dei singoli stati membri, prosegue il servizio TV. Grazie all’euro digitale i governi possono partizionare il reddito annuale di ogni cittadino in quote percentuali che possono soddisfare solo specifici usi. Le quote sono calcolate da un algoritmo centralizzato in modo automatizzato. L’algoritmo tiene conto delle nostre necessità e ogni quota è personalizzata per massimizzare l’efficienza collettiva.

Ascoltare la tv mi fa pensare che dovrei andare a trovare i miei genitori, ma ho già raggiunto il massimo di transazioni autorizzate per gli spostamenti di lunga percorrenza. Sarà per il prossimo anno.

La rappresentante della BCSSE ora sta parlando dell’evoluzione del fisco e dell’abolizione di tutta la burocrazia tributaria. L’Agenzia della Redistribuzione di ogni Stato membro conosce esattamente il reddito di ognuno e le transazioni quotidiane. I prelievi fiscali sono automatizzati e in tempo reale, in base al profilo personale.

Un’altra caratteristica dell’euro digitale, continua la rappresentante, è che siamo finalmente riusciti a eliminare l’evasione fiscale. Con l’euro digitale la BCSSE e le autorità governative hanno accesso a ogni singola transazione dei wallet europei, dalla più piccola fino a quelle più importanti. Tutto è trasparente e tracciato. Evadere è semplicemente impossibile.

Purtroppo, nonostante tutto le tasse non sono diminuite. Il welfare sociale europeo costa molto e la crisi energetica degli ultimi anni ha svuotato le casse degli Stati membri. I salari minimi automatizzati hanno anche escluso dal mercato molte aziende poco competitive che non potevano permettersi di pagare il minimo previsto. Questo ha fatto aumentare di molto la disoccupazione, ecco perché chi ha il privilegio di lavorare e guadagnare ha anche il dovere di sostenere la collettività. C’è chi dice che con l’euro digitale fra qualche anno potremo avere anche un Reddito Universale di base… chissà.

Adesso stanno parlando dei vantaggi sulla lotta al crimine. Il monitoraggio delle transazioni, insieme alle tecnologie di sorveglianza introdotte con il Regolamento Chatcontrol nel 2025, permette alla BCSSE e ai governi degli Stati membri di prevenire ogni tipo di criminalità prima ancora che venga commesso il reato.

Gli algoritmi di polizia predittiva possono accedere ai dati delle transazioni e a molti altri per delineare il profilo di rischio di ogni cittadino. Ogni anomalia viene analizzata e segnalata in tempo reale, come transazioni inusuali rispetto alle abitudini della persona o con importi troppo alti o troppo bassi. Se le anomalie superano un certo limite di tolleranza, gli algoritmi lo notificano alle autorità e il wallet digitale blocca automaticamente ogni transazione al di fuori di un raggio di 15km dall’abitazione della persona indagata. Questo è molto utile per evitare che i potenziali criminali possano spostarsi sul territorio.

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Purtroppo, afferma la rappresentante della BCSSE, c’è ancora un grande problema di criminalità legato agli estremisti che scelgono di usare Bitcoin invece dell’euro digitale. La Commissione ha vietato la diffusione di ogni comunicazione e informazione sulla criptovaluta, ma non è stato sufficiente. Alcuni estremisti riescono ancora a infiltrarsi e diffondere disinformazione in cerca di proseliti.

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I più suscettibili a cadere nella trappola di questi estremisti sono i milioni di poveri e immigrati che pur possedendo uno smartphone non possono accedere all’euro digitale perché privi d’identità digitale. Alcuni, piuttosto che diventare criminali, preferiscono barattare tra loro ciò di cui hanno bisogno. Il servizio prosegue dicendo che è dovere di ogni cittadino perbene denunciare questi soggetti, che mettono a rischio la stabilità finanziaria di tutti gli Stati Sociali Europei. Mi chiedo cosa spinga le persone a voler usare uno strumento così pericoloso, usato solo da criminali, drogati e hacker.

La cena è quasi pronta, spengo la televisione. Il wallet digitale mi notifica di aver trovato un’anomalia sulle mie abitudini di spesa. Mh. Forse non avrei dovuto acquistare quella carne ieri, ma diamine - fra poco è il mio compleanno! L’algoritmo ne terrà conto.

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Quello di chi scrive Surveillance Chronicles è un mondo iper-statalista ed estremamente collettivista. L’estremo welfare, la pianificazione totale di ogni ambito e i comfort delle nuove tecnologie digitali sono attrazioni pensate appositamente per far sentire al sicuro cittadini felici di giocare a una simulazione di libertà, che corre su rotaie prestabilite.

Questo mondo è caratterizzato da welfare estremo e totale pianificazione economica e sociale da parte dello Stato. La maggior parte delle persone gode di reddito universale di base pagato con i soldi dei pochi che ancora sognano di elevare se stessi attraverso il lavoro, o che semplicemente sono costretti a lavorare per produrre ciò di cui la società ha bisogno.

La moneta digitale, controllata dalla Banca Centrale e dai governi, viene usata come strumento di coercizione e manipolazione dei comportamenti. L’informazione è controllata da filtri di stato e algoritmi di censura automatizzata.

La sorveglianza è totale, tra sistemi di analisi automatizzata di transazioni e comunicazioni private, sistemi di social scoring ed incentivi di economia comportamentale. Le città intelligenti sono usate dagli enti locali per plasmare le abitudini e le azioni della cittadinanza, grazie a milioni di sensori e algoritmi d’intelligenza artificiale che trasformano i sindaci in ingegneri sociali.

Il pensiero critico, l’individualismo e la libertà di autodeterminazione vengono sostituiti dalla fede assoluta nello Stato, dal collettivismo e dall’omologazione dei comportamenti. In questo mondo la sorveglianza non è solo uno strumento di controllo per esercitare potere politico, ma uno strumento essenziale di pianificazione economica e sociale. Dopo anni di terrorismo psicologico e manipolazione delle informazioni le masse non potrebbero fare a meno del senso di sicurezza dato dalla sorveglianza pervasiva che li circonda. Hanno paura della libertà e non vogliono averci nulla a che fare.

Questo è un racconto di fantasia, ma nulla di ciò che ho scritto è pura finzione.

Le basi tecnologiche, legali e politiche per la creazione di questo mondo esistono già, ed è ciò di cui parlo ogni settimana su Privacy Chronicles.

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Questo futuro però non è scritto e, se vogliamo, possiamo evitare che finisca così. Si può cambiare rotta e scegliere un mondo diverso, ma bisogna prima riconoscere la fonte del problema: lo statalismo e la voglia di pianificare ogni aspetto della vita, della società e dell’economia. I nostri politici sono innamorati del modello cinese proposto anche dal World Economic Forum, e cercheranno in tutti i modi di vendercelo. Lo stanno già facendo.

È fondamentale limitare l’ingerenza dello Stato e riconoscere l’inviolabilità assoluta di diritti individuali e naturali come privacy e proprietà privata. È vitale rigettare ogni forma di sorveglianza e manipolazione dei comportamenti, così come separare definitivamente lo Stato e la moneta, per evitare che questa possa essere usata come un’arma. Infine, è centrale ritrovare una morale fondata sull’interesse personale, e non invece sul sacrificio personale. Una morale che possa consentire a ogni individuo di perseguire liberamente la propria felicità - senza che nessuno imponga di vivere per il prossimo.

Non resta che scegliere.

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Il Professor Giuseppe Valditara, Docente ordinario di Diritto romano, è il Ministro dell’Istruzione e del Merito.

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BLACK ANGELS WILDERNESS OF MIRRORS


Ritorno in grande stile per la garage/psych band texana Black Angels che, a cinque anni di distanza da "Death Song", ha pubblicato, a metà settembre, il suo sesto studio album ufficiale (e primo su Partisan Records) "Wilderness of Mirrors", non lesinando sulla quantità del nuovo materiale proposto, ma anzi, presentando un'opera di ben quindici brani, ....

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Piccoli consigli fotografici


Sono appassionata di fotografia da un po' di anni e qui, voglio proporvi una piccola rubrica sulla storia della fotografia "alternativa" Non parlerò di fotografi super conosciuti, ma cercherò di proporvi fotografi un po' meno conosciuti.

Oggi vi voglio parlare di Bruno Barbey (1941 – 2020). Fotografo francese di origine marocchina Bruno Barbey ha viaggiato in tutto il mondo e ha trovato la sua voce sia come artista che come esploratore. Diventato un membro di Magnum photos all'età di 25 anni, il suo lavoro riflette la sua sensibilità e la sua insaziabile sete di sconosciuto.
La sua svolta personale è stata quando ha iniziato a fotografare a colori. Nonostante abbia fotografato diversi scenari di guerra, preferisce che le sue immagini parlino del mondo che cambia, "Fotografie per documentare per i posteri, tradizioni e culture che svaniscono rapidamente a causa del cambiamento degli atteggiamenti dei consumatori."

Quello che più mi è piaciuto della sua visione fotografica è questo suo pensiero: “Sconsiglio sempre le persone dall'essere fotografi a tempo pieno se hanno altri modi per fare soldi. Se vuoi davvero fare un lavoro personale, potresti fare meglio a farlo come hobby. "