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Armenia – Azerbaigian: per la pace si deve ripartire dal passato


Il lungo conflitto tra Azerbaigian e Armenia sulla regione del Karabakh – una sanguinosa occupazione durata 30 anni che ha visto 30.000 azerbaigiani uccisi e centinaia di migliaia di migliaia espulsi dalle loro terre – sta mostrando segnali positivi di avvicinamento a una pace duratura. La calma segue una tempesta senza precedenti di aggressione militare, […]

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Il nuovo accordo di sicurezza Giappone-Australia


L’incontro del 22 ottobre tra il primo ministro giapponese Kishida Fumio e il primo ministro australiano Anthony Albanese a Perth ha fatto notizia soprattutto grazie al saluto tipicamente australiano in attesa del primo ministro giapponese, un abbraccio con un koala e un servizio fotografico con i giubbotti verdi abbinati. Dietro gli animali da coccolare e lo […]

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Il raggruppamento di unità russe in Bielorussia continua a crescere


Dall’inizio della campagna di ‘mobilitazione parziale’ in Russia, in Bielorussia sono iniziati processi che hanno creato un maggiore potenziale di escalation armata in questa direzione, in particolare nell’Ucraina settentrionale. In quanto tale, il 14 ottobre, secondo il ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei, la Bielorussia ha iniziato a introdurre un regime di operazioni antiterrorismo (CTO) […]

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Ricostruire il ruolo della Cina nella sicurezza regionale asiatica


Oggi la possibilità di consolidare un’architettura regionale inclusiva per una sicurezza globale nell’Asia del Pacifico è diventata quasi inconcepibile. Questo perché la tensione Cina-USA in corso sembra aver escluso tale opzione. Gli Stati Uniti sono stati impegnati a consolidare le loro vecchie alleanze militari ea metterne insieme di nuove nella regione per competere e contenere […]

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Questa sera è stato firmato l’accordo politico tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e le organizzazioni sindacali del comparto istruzione e ricerca su cui si costituirà il contratto da sottoscrivere domani in Aran.


Ho iniziato a leggere le specifiche di ActivityPub, il protocollo del Fediverso.

Oltre ad essere di indubbio interesse, mi sono state subito simpatiche perché, pur essendo un documento molto tecnico, non mancano di umorismo che le rende meno noiose. Inoltre hanno una bella introduzione ad alto livello, che agevola molto la comprensione.

Ma soprattutto perché negli esempi compaiono Alyssa e Ben. Altro che Alice e Bob!

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La Dunkerque degli utenti Twitter viaggia attraverso il software libero e batte la bandiera di Mastodon: nasce così la nuova istanza poliversity.it dedicata al mondo della ricerca e dell'informazione poliverso.org/display/0477a01e…

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Attenti al commercio


La sua fluidità e la vigilanza sui rischi che comporta è oggi l’aspetto più importante della politica estera europea Il dilemma del commercio Laissez faire, laissez passer è la famosa frase, attribuita all’economista francese del XVIII secolo de Gournay,

La sua fluidità e la vigilanza sui rischi che comporta è oggi l’aspetto più importante della politica estera europea


Il dilemma del commercio Laissez faire, laissez passer è la famosa frase, attribuita all’economista francese del XVIII secolo de Gournay, che riassume il principio secondo il quale il governo non deve intromettersi nell’attività economica di imprese ed individui. Il laissez-faire è diventato nel linguaggio corrente a il sinonimo del liberismo economico, ma il suo corollario è altrettanto importante perché senza far passare alle merci i confini geografici l’attività produttiva diventa zoppa.

Lunedì 31 ottobre si sono riuniti a Praga i ministri del commercio estero dell’Unione Europea alla presenza della collega americana Katherine Tai e in questo incontro sono venuti al pettine tre nodi fondamentali. Il primo e più pressante: come comportarsi con gli Stati-canaglia oltre ad infliggergli sanzioni sempre più pesanti?

Secondo quesito: cosa fare con i paesi alleati o comunque non ostili che adottano misure protezionistiche?
Terzo dilemma: accettare sempre i soldi per investimenti da parte di chi gode di vantaggi ingiustificati in termini di sussidi o persegue fini politici?

La domanda iniziale parte da un presupposto: le sanzioni economiche sono dannose sia per chi le infligge che per chi le subisce. I sovranisti fanno oggi questa strabiliante scoperta per cercare di diminuire la pressione sulla Russia putiniana, ma che il commercio dia vantaggi ad entrambi le parti è noto da secoli, e lo hanno ben spiegato Hume, Smith e Ricardo. È importante capire cosa si vuole raggiungere con un embargo e gli obiettivi sono molteplici: condanna morale, infliggere danni allo Stato trasgressore più di quelli che si subiscono (e per ora questo aspetto funziona), scoraggiare ulteriori aggressioni. L’insegnamento è che non ci si deve rendere dipendenti per beni essenziali da paesi ostili o instabili.

La seconda questione aveva un punto concreto, gli incentivi alle vetture elettriche decise dall’amministrazione Biden con una misura altamente protezionistica secondo la quale i benefici sono diretti solo alle auto costruite su suolo americano (anche se con componenti straniere). La risposta giusta sono misure di rappresaglia? No: ci sono organismi internazionali come il Wto per risolvere queste controversie ed in ogni caso tenere le frontiere aperte è comunque un vantaggio anche se altri le chiudono. Insegnamento: bisogna spingere sui trattati di libero scambio (ad esempio, la vittoria di Lula – che non è certo un liberale- sembra di buon auspicio per l’entrata in vigore di quello Europa-Mercosur e bisogna evitare che sia la Francia ad opporsi) e inserire in essi clausole che proibiscano o sanzionino come in Europa gli aiuti di Stato.

Il terzo problema è rappresentato in questi giorni dalla querelle nata in Germania per la cessione del 24,9% di un’importante banchina del porto di Amburgo ad un’azienda pubblica cinese che sta facendo incetta di porti europei e dal travaglio della raffineria di Priolo vicino Siracusa.

L’impianto è di proprietà della società russa Lukoil, raffina il 20% del petrolio consumato in Italia e oggi importa solo quello russo (perché nessuna banca concedeva più credito e garanzie vista la proprietà) che a partire da inizio dicembre cadrà sotto l’embargo europeo. La raffineria rischia di chiudere con pesanti ricadute occupazionali. In Germania un simile problema con un impianto di proprietà della russa Rosneft è stato risolto con un commissariamento e congelamento delle quote della società moscovita. In Italia si vedrà.

Insegnamento: l’Europa deve necessariamente muoversi in modo coordinato per risolvere i problemi creati dagli investimenti russi e per evitare un domani di trovarsi immobilizzata da legami economici con una molto più economicamente potente Cina, soprattutto nel campo delle infrastrutture e delle industrie strategiche. Attualmente la normativa Golden Power concede fin troppi poteri al governo per bloccare acquisizioni anche in settori non realmente strategici da parte di imprese nazionali, europee ed occidentali. Se si vuole prevenire la penetrazione economica da parte di paesi che possono mettere a rischio la sicurezza nazionale diventa assolutamente necessario liberalizzare il mercato dei capitali quando tale rischio non c’è.

In conclusione, il commercio internazionale, la sua fluidità e la vigilanza sui rischi che comporta è oggi l’aspetto più importante della politica estera europea: è bene se ne renda conto anche il governo italiano.

La Repubblica

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Cavallo di Troia?I russi hanno annunciato la ritirata da Kherson. Secondo quanto riportato dal comandante delle forze russe in Ucraina, Mosca non era più in grado di garantire rifornimenti alla città.


Al via l’edizione 2022 della Scuola di Liberalismo di Messina: mercoledì 16 novembre la conferenza stampa di presentazione.


Mercoledì 16 novembre, alle ore 10.30, presso la Sala Senato dell’Università di Messina, si terrà la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2022 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in co

Mercoledì 16 novembre, alle ore 10.30, presso la Sala Senato dell’Università di Messina, si terrà la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2022 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo.

Alla presenza del Magnifico Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, e del Vicario, prof. Giovanni Moschella, il Direttore Generale della Scuola, prof. Pippo Rao, e il Direttore Scientifico, prof. Giuseppe Gembillo, presenteranno la dodicesima edizione messinese del corso dedicato agli autori più rappresentativi del pensiero liberale ed alle loro opere.

Parteciperanno all’incontro con la stampa: Enzo Palumbo (Membro della Commissione Giustizia della Fondazione Luigi Einaudi), Edoardo Milio (Responsabile Relazioni istituzionali), Gabriella Sorti (Responsabile del Comitato di Segreteria), Francesco Sarà (Responsabile Comunicazione), Paolo Cicciari (Rappresentante degli
studenti) ed i membri del Comitato organizzatore (Fulvio Arena, Enrico Bivona, Daniela Cucè Cafeo, Angelica Esposito, Giovanni Marino, Giuseppe Scibilia e Gianni Toscano). Saranno presenti anche i Presidenti degli Ordini professionali che hanno concesso il loro patrocinio: Architetti, Avvocati, Ingegneri, Medici e Notai.

Messina, 09/11/2022

Pippo RAO

Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina

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Eritrea, Qual è il Prossimo Passo nella guerra in Tigray?


La presenza meditativa e calcolatrice del presidente Isaias incombe sull’attuale accordo di pace tra il governo etiope e il Tigray. Già nel 2018 è stato…

La presenza meditativa e calcolatrice del presidente Isaias incombe sull’attuale accordo di pace tra il governo etiope e il Tigray. Già nel 2018 è stato la forza trainante nel tracciare la guerra in Tigray, ma cosa sta pianificando adesso?

Certo, nessuno può esserne certo, ma possiamo leggere i segni.

Tanto per cominciare, ci sono notizie credibili secondo cui le forze eritree sono ancora all’offensiva nel Tigray.

L’ex presidente della Mekelle University ha twittato proprio ieri:

Le forze eritree sono impegnate in una massiccia campagna di saccheggio, uccisione e distruzione, inclusa la distruzione di terreni coltivati ​​e l’incendio di erbe accatastate in molte aree del Tigray. Ciò sta accadendo dopo che una settimana a Pretoria è stata firmata una cessazione permanente delle ostilità


Come ha affermato questa mattina il rispettato analista Rashid Abdi :

L’Eritrea non si oppone a Pretoria. Ha aiutato a progettarlo. Abiy non avrebbe stipulato un patto con il Tigray senza il consenso di Afewerki. Abbiamo esagerato con il ruolo di spoiler dell’Eritrea. Asmara è il vincitore strategico del Tigray. Ha eviscerato il TPLF, diventando lo stato profondo dell’Etiopia.


Che presa ha Isaias su Abiy?


Per affermare l’ovvio: è altamente improbabile che il Tigray avrebbe lottato così duramente per resistere alle ripetute offensive che ha subìto se solo avesse affrontato le truppe etiopi. Ma i Tigrini stavano combattendo le forze di tre nazioni (Etiopia, Eritrea e Somalia) così come la milizia di diverse regioni etiopi.

Questa è stata un’operazione che Abiy e Isaias hanno iniziato a pianificare già nel 2018, dopo che Abiy è volato ad Asmara e le due nazioni si sono riconciliate. Questa è stata seguita da una serie di incontri e discussioni, culminate in visite dei due leader alle rispettive basi militari più importanti, il tutto prima dello scoppio della guerra del novembre 2020 con il Tigray.

Quindi Abiy ha un enorme debito con Isaias, ma questo va ben oltre la gratitudine.

Il presidente Isaias ha alcune carte chiave nella manica. Il più importante è il numero di truppe etiopiche attualmente all’interno dell’Eritrea. Poco prima dell’inizio dell’ultimo round di combattimenti, il 24 agosto 2022, ci sono state segnalazioni di trasferimenti su larga scala di forze etiopi in Eritrea. Hanno continuato a combattere al fianco degli eritrei mentre attaccavano lungo il confine settentrionale del Tigray e verso ovest da Shire.

Dagli alleati agli ostaggi


La domanda ora è: che ne sarà delle forze etiopi all’interno dell’Eritrea?

Per vedere cosa potrebbe svilupparsi, dobbiamo guardare al destino dei 5.000 soldati somali inviati in Eritrea per “addestramento”, solo per essere coinvolti nella guerra nel Tigray.

Nel luglio di quest’anno il neoeletto presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, ha visitato Asmara. Andò persino a vedere i suoi stessi soldati.

Nonostante i suoi migliori sforzi, il presidente Hassan Sheikh non è stato in grado di ottenere la loro libertà. Erano diventati ostaggi, pedine nel gioco a lungo termine del presidente Isaias. Il leader somalo dovrebbe volare di nuovo in Eritrea la prossima settimana per cercare di farli rilasciare ancora una volta.

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Quale sarà il destino degli etiopi in Eritrea?


Non possiamo esserne certi, ma c’è una goccia nel vento.

Si sostiene che a circa 300 autisti etiopi, che avrebbero dovuto trasportare le truppe etiopi a casa, è stato detto di andarsene, ma sono stati costretti ad abbandonare i loro autobus all’interno dell’Eritrea. Alcuni sono stati fermati a Tessenei, mentre trasportavano truppe etiopiche e soldati feriti a Gondar.

Questo suggerisce che le forze etiopi subiranno la stessa sorte ai somali – intrappolati come ostaggi all’interno dell’Eritrea – per assicurarsi che il primo ministro Abiy faccia ciò che il presidente Isaias vuole da lui? Solo il tempo lo dirà.


FONTE: eritreahub.org/what-is-eritrea…


tommasin.org/blog/2022-11-10/e…



Cybersecurity: EU bans anonymous Internet sites


The EU Parliament today approved the directive to increase cyber security (“NIS 2”) by a large majority. According to it, the registration of internet domain names shall … https://www.patrick-breyer.de/wp-content/uploads/2022/11/A-9-2021-0313-AM-281-281_

The EU Parliament today approved the directive to increase cyber security (“NIS 2”) by a large majority. According to it, the registration of internet domain names shall in the future require the correct identification of the owner in the Whois database (Article 28). The obligation to register the identity explicitly also applies to “privacy” and “proxy” registration services and resellers (Article 6). Public authorities and private individuals wil have access in case of “legitimate interest”. “Whois privacy” services for proxy registration of domains thus become illegal, threatening the safety of activists and whistleblowers.

Pirate Party Member of the European Parliament Patrick Breyer, shadow rapporteur in the opinion-giving Civil Liberties Committee, explains:

“If the operators of leak sites like Wikileaks were to be listed by name in the future, they risk long prison sentences for publishing US war crimes, just like Julian Assange. The Catalonian independence referendum also had to be organised via anonymously registered websites because of the threat of imprisonment in Spain.

This government-dictated identification requirement is unique in the world and breaks with international principles of internet governance. It will be gratefully adopted by regimes in Russia, Iran, China etc. and will have dire consequences for courageous human rights and democracy activists.

Mandatory identification endangers website operators because only online anonymity effectively protects against data theft and loss, stalking and identity theft, doxxing and ‘death lists’. The right to anonymity online is particularly indispensable for women, children, minorities and vulnerable persons, victims of abuse and stalking, for example. Whistleblowers and press informants, political activists and people in need of counselling, fall silent without the protection of anonymity. Only anonymity prevents the persecution and discrimination of courageous people in need of help and ensures the free exchange of sometimes vital information.

We Pirates fully support the parts of the directive that will increase network security. But making identification mandatory for domain holders has nothing to do with network security.”

Breyer’s group had requested a separate vote on the identification requirement, but this was rejected by the parliamentary majority.

The Directive will still need to be implemented by the EU member states.

Annex: Article 28

Article 28 Database of domain name registration data

  • For the purpose of contributing to the security, stability and resilience of the DNS, Member States shall require TLD name registries and entities providing domain name registration services to collect and maintain accurate and complete domain name registration data in a dedicated database with due diligence in accordance with Union data protection law as regards data which are personal data.
  • For the purposes of paragraph 1, Member States shall require the database of domain name registration data to contain the necessary information to identify and contact the holders of the domain names and the points of contact administering the domain names under the TLDs. Such information shall include:
    • (a) the domain name;
    • (b) the date of registration;
    • (c) the registrant’s name, contact email address and telephone number;
    • (d) the contact email address and telephone number of the point of contact administering the domain name in the event that they are different from those of the registrant.
  • Member States shall require the TLD name registries and the entities providing domain name registration services to have policies and procedures, including verification procedures, in place to ensure that the databases referred to in paragraph 1 include accurate and complete information. Member States shall require such policies and procedures to be made publicly available.
  • Member States shall require the TLD name registries and the entities providing domain name registration services to make publicly available, without undue delay after the registration of a domain name, the domain name registration data which are not personal data.
  • Member States shall require the TLD name registries and the entities providing domain name registration services to provide access to specific domain name registration data upon lawful and duly substantiated requests by legitimate access seekers, in accordance with Union data protection law. Member States shall require the TLD name registries and the entities providing domain name registration services to reply without undue delay and in any event within 72 hours of receipt of any requests for access. Member States shall require policies and procedures with regard to the disclosure of such data to be made publicly available.
  • Compliance with the obligations laid down in paragraphs 1 to 5 shall not result in a duplication of collecting domain name registration data. To that end, Member States shall require TLD name registries and entities providing domain name registration services to cooperate with each other.

patrick-breyer.de/en/cybersecu…



Etiopia, Chi può Fidarsi dell’Accordo di Pace?


Mentre molti hanno celebrato l’accordo di cessate il fuoco, alcuni importanti gruppi tigrini lo vedono come una resa. Dopo due anni di guerra devastante, il…

Mentre molti hanno celebrato l’accordo di cessate il fuoco, alcuni importanti gruppi tigrini lo vedono come una resa.

Dopo due anni di guerra devastante, il 2 novembre il governo federale etiope e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF) hanno firmato uno storico accordo di cessate il fuoco. L’accordo, firmato a Pretoria a seguito di colloqui mediati dall’Unione Africana, è sorprendentemente completo.

Secondo i suoi termini, il TPLF accetterà un ritorno al precedente ordine costituzionale, inclusa l’autorità federale nel Tigray. Una nuova amministrazione provvisoria governerà la regione fino alle elezioni. E il TPLF disarmerà completamente entro 30 giorni, riconoscendo che l’Etiopia ha “una sola forza di difesa”.
L'accordo di pace fa sperare che due anni di guerra devastante nella regione del Tigray in Etiopia potrebbero volgere al termine, ma le vere sfide si trovano davanti. Credito: Rod Waddington.L’accordo di pace fa sperare che due anni di guerra devastante nella regione del Tigray in Etiopia potrebbero volgere al termine, ma le vere sfide si trovano davanti. Credito: Rod Waddington.
In cambio, il governo federale ha accettato di migliorare la rappresentanza del Tigray nelle istituzioni federali, compreso il parlamento. Accelererà gli aiuti umanitari nella regione, dove oltre 13 milioni di persone hanno bisogno di assistenza alimentare. Faciliterà il ritorno delle comunità sfollate. E ripristinerà i servizi essenziali, alcuni dei quali bloccati dallo scoppio del conflitto.

Entrambe le parti hanno anche convenuto di porre fine alla “propaganda ostile, retorica e incitamento all’odio” e di stabilire una nuova “politica di giustizia di transizione” per garantire responsabilità, risarcimento per le vittime e riconciliazione.

Reazioni miste


I leader regionali e internazionali hanno ampiamente elogiato l’accordo, con il principale mediatore dell’UA Olusegun Obasanjo che lo ha definito “l’inizio di una nuova alba per l’Etiopia”. Il governo federale è stato altrettanto positivo, con il primo ministro Abiy Ahmed che ha detto a folle esultanti che l’Etiopia aveva ottenuto “il 100%” di ciò che voleva.

Alcuni gruppi, tuttavia, sono stati meno soddisfatti. Diversi gruppi dominanti del Tigrino hanno risposto con incredulità e negazione, vedendo l’accordo come una resa. La Global Society of Tigrayan Scholars & Professionals (GSTS), ad esempio, ha affermato che l’esercito etiope non può garantire la sicurezza e ha respinto il disarmo delle forze di difesa del Tigray (TDF). La rete ha anche criticato l’accordo di cessate il fuoco per non aver invitato le forze dell’Eritrea a partire e ha lamentato la mancanza di una tempistica chiara per facilitare gli aiuti, ripristinare i servizi e rimpatriare gli sfollati.

Alcuni gruppi Amhara, anch’essi coinvolti in conflitti, sono stati altrettanto critici e delusi per non essere stati inclusi nei colloqui. La milizia fanese ha denunciato l’accordo di adesione all’attuale costituzione , che vede marginalizzare gli interessi di Amhara. Nel frattempo, un politico dell’opposizione National Movement of Amhara (NAMA) si è lamentato del fatto che l’accordo non riconosce la pretesa di Amhara su due aree – Welkait e Raya – che sono fortemente contese con il Tigray.

Sfide in arrivo


La combinazione di reazioni indica sia l’enorme potenziale che le sfide che l’Etiopia deve affrontare.

Da un lato, l’opportunità di una pace duratura creata dall’accordo di pace è stata difficile da immaginare per gran parte degli ultimi due anni. Dallo scoppio della guerra, centinaia di migliaia di persone sono state uccise e milioni di sfollati. Ci sono state accuse di crimini di guerra e uso della violenza sessuale come arma di guerra da entrambe le parti. La società etiope si è polarizzata in un aumento di pericolosa retorica. In questo contesto, qualsiasi accordo che possa porre fine alle ostilità è uno sviluppo positivo.

Inoltre, è rassicurante che i mediatori riconoscano che il duro lavoro deve ancora venire. Obasanjo ha sottolineato che “questo momento non è la fine del processo di pace, ma l’inizio di esso”. Uhuru Kenyatta, un altro dei mediatori, ha avvertito che “il diavolo sarà nell’attuazione”.

D’altra parte, molte delle critiche all’accordo di pace sono valide e indicano sfide difficili da affrontare. È vero che l’accordo manca di un calendario chiaro per la fornitura di aiuti umanitari disperatamente necessari e il ripristino dei servizi. Molti dei disaccordi più controversi e intrattabili – come le aree contese in cui sia Tigray che Amhara accusano l’altra parte di pulizia etnica – rimangono irrisolti, con l’accordo che dice solo che saranno risolti secondo la costituzione. E la promessa di disarmare i combattenti del TPLF entro 30 giorni sembra molto ambiziosa.

È difficile immaginare come i soldati del Tigray si sentiranno sicuri di deporre le armi quando si ritiene che i soldati eritrei, intervenuti a sostegno del governo federale, siano ancora presenti nella regione, ma non sono menzionati nell’accordo di pace. Allo stesso modo è difficile vedere come riposeranno la loro fiducia nell’esercito etiope, che è stato accusato di innumerevoli crimini di guerra contro le loro forze negli ultimi due anni, per essere il loro garante della sicurezza. L’accordo apre la strada alle forze federali per entrare nella capitale del Tigrino Mekelle e prendere il controllo di tutti gli aeroporti, autostrade e strutture federali. Inoltre, il disarmo e il reinserimento in genere richiedono mesi, se non anni.

In effetti, la fiducia sarà il fattore più difficile da ricostruire in futuro, a molti livelli. Per due anni, i funzionari etiopi – incluso il primo ministro Abiy – hanno parlato del TPLF e dei Tigray come di un cancro e di un’erbaccia. L’incitamento all’odio etnico ei crimini ispirati dall’odio sono aumentati vertiginosamente, con la società etiope sempre più divisa . Ed entrambe le parti hanno negato la colpevolezza nei diffusi crimini di guerra nonostante le prove.

In questo contesto, il reinserimento dei combattenti del TPLF nell’esercito nazionale e l’idea di riconciliazione e giustizia di transizione saranno lotte in salita. Così sarà anche la riconciliazione di altri conflitti correlati in Etiopia, come in Oromia, che non sono menzionati nell’accordo.

I cannoni non sono ancora taciuti nel Tigray. I firmatari dell’accordo, che lascia molto non detto, ne stanno ancora discutendo i dettagli e l’attuazione. Molto si basa sulla buona volontà dell’UA e di altri organismi internazionali per garantire che l’accordo sia rispettato. Ma qualsiasi passo anche solo provvisorio verso la pace dopo due anni strazianti è un passo nella giusta direzione.


Autore: Mohamed Kheir Omer, è un ricercatore e scrittore afro-norvegese con sede a Oslo, in Norvegia. È un ex membro del Fronte di Liberazione Eritreo (ELF).


FONTE: africanarguments.org/2022/11/w…


tommasin.org/blog/2022-11-10/e…



Scuola e merito: lo studio è un mestiere faticoso


Lo ricordava anche Antonio Gramsci: studiare «è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza». L’unica cosa che nella vita si può ottenere senza fatica è la vincita al superenalotto. Tuttavia, a parte che s

Lo ricordava anche Antonio Gramsci: studiare «è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza».


L’unica cosa che nella vita si può ottenere senza fatica è la vincita al superenalotto. Tuttavia, a parte che si tratta di un evento più unico che raro, anche in questo caso un piccolo sforzo va fatto: per vincere è necessario giocare. Dunque, se la fortuna aiuta gli audaci, non si capisce perché si sia immaginato di poter combinare qualcosa di buono senza mettere in conto di lavorare e di meritare il progresso individuale, familiare, sociale.

Forse, in tanti, in troppi hanno sognato di poter vincere al superenalotto ottenendo il massimo con il minimo. Ecco perché ha fatto benissimo Angelo Panebianco a sottolineare che in troppi in Italia non hanno voluto scuole di qualità cioè scuole che «premino lo studio» ossia «la fatica di imparare» perché «senza fatica non si impara mai nulla» (Corriere della Sera, 31 ottobre).

Così è accaduto che quando, con il nuovo governo in carica, si è associata la scuola al merito – per ora solo nominalmente – si è addirittura gridato allo scandalo sostenendo che il merito crea diseguaglianza. Dimenticando due cose fondamentali: 1) l’articolo 34 della Costituzione che dice che «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»; 2) che a pagare le conseguenze di una svalutazione del lavoro meritevole sono i più deboli che per migliorare hanno una sola via: la serietà degli studi.

Insomma, studiare è un lavoro e, anzi, il primo lavoro che i giovani devono imparare a fare per affrontare vita e società. Non a caso Antonio Gramsci insisteva in un suo scritto, da poco ripubblicato (Anche lo studio è un mestiere, Edizioni di Comunità), che «occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza». Altrimenti non resta che il superenalotto.

Il Corriere della Sera

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Riccastri


L’intento di non disturbare chi vuole lavorare, proclamato in Parlamento dalla presidente del Consiglio, era da accogliersi con soddisfazione. Poi con qualche precauzione. Ora, viste le cose che si dicono sul fronte fiscale, anche con preoccupazione. Non

L’intento di non disturbare chi vuole lavorare, proclamato in Parlamento dalla presidente del Consiglio, era da accogliersi con soddisfazione. Poi con qualche precauzione. Ora, viste le cose che si dicono sul fronte fiscale, anche con preoccupazione. Non vorremmo fare i conti con la delusione.

Se un Paese vuole vedere crescere la ricchezza deve incoraggiare, o quanto meno non scoraggiare, chi s’impegna a lavorare di più. Questi ultimi, se non sono tutti cavalli Gondrano (Fattoria degli animali), lavorano di più per avere di più. Il ricercatore sente vicina la scoperta e rinuncia a dormire; il contadino vuole ampliare l’orto e rinuncia alla pausa; il professore vede che i suoi studenti si appassionano e non li molla neanche a ricreazione e così via, ciascuno nel proprio lavora per il collettivo. Ciascuno mosso da smithiano egoismo, che sia per la gloria o per la grana.

Il sistema fiscale coadiuva l’incoraggiamento evitando il taglieggiamento. Nella nostra Costituzione è iscritto il sano principio della progressività, significa: chi più guadagna più contribuisce. Per evitare che divenga un modo per scoraggiare il lavoro e il guadagno, producendo miseria anziché ricchezza, la progressività funziona in modo che: fino al livello x non si paga niente; fino a y (detratto x) si paga tot; fino a z (detratto x e y) si paga di più e così via. La maggiore tassazione si riferisce, quindi, non al totale del reddito, ma alla parte che supera gli scaglioni con più basse aliquote. La falsa flat tax scassa tutto, produce evasione fiscale e crea ingiustizia, sicché disturba. E manco poco.

Ci sarebbero i contribuenti onesti, di cui sarà bene non dimenticarsi. Si dividono in due partiti: gli onestamente fessi e i fessamente onesti. I primi ritengono sia giusto essere onesti. I secondi non riescono ad essere disonesti. Pagano. E siamo in 5 milioni, su quasi 60 di residenti, a contribuire più di quel che (mediamente) costiamo.

Vi ho già detto che siamo fessi, ma accessoriamente onesti. Però è fastidioso essere indicati come i riccastri da punire. La destra fiscale somiglia davvero tanto alla sinistra radicale, quelli per cui anche i ricchi, se onesti, devono piangere. Spiego.

Negli allegati alla nota di aggiornamento di economia e finanza, roba del governo, giustamente non la chiamano flat tax, ma con il suo nome: regime forfettario per autonomi fino a 65mila euro. Che pagano il 15%. Vorrei ricordare che un dipendente paga il 23% fino a 15mila; il 25 fino a 28mila; il 35 fino a 50mila e il 43% oltre. Lo pagano tutti i fessi onesti, anche se non dipendenti, anche se autonomi sopra la soglia. Nel regime forfettario si rinuncia alle detrazioni: 15% sugli incassi e finiamola lì. Ma se superi i 65mila, torni alle aliquote Irpef.

Ora vogliono portare la soglia a 85mila. Ma non funziona come l’Irpef e così impostata crea povertà o evasione. Come dimostrano gli stessi conti del governo, visto che l’evasione Iva è molto scesa grazie alla fatturazione elettronica (andate a vedere chi era contrario), grazie a quella sono saliti i redditi e nel complesso il Tax gap, ovvero la stima di evasione è scesa. Evviva. Ma è risalita da quando s’è introdotta la falsa flat. Perché?

Facile: mi trovo vicino alla soglia, ovunque sia fissata, tanto cambia niente, dovrei emettere una fattura che mi porta oltre, delle due l’una: o non accetto il lavoro o non emetto la fattura. La prima cosa brucia ricchezza la seconda accende evasione.

Ma non basta, perché per pagare il costo di questa prodezza ora vogliono anche togliere detrazioni ai riccastri, ingordi, profittatori, accaparratori, accumulatori maniacali. Quei 5 milioni che pagano per tutti la devono finire di godere e devono soffrire, piangere, sborsare, come suggeriscono gli arrossati e piace agli anneriti.

Il che, tornando da dove partimmo, disturba. Disturba assai. Insolentisce pure. Fa sentire gli onesti fessamente fessi. E no, non è bello.

La Ragione

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«È preoccupato che la guerra Russia-Ucraina possa degenerare in uno scambio nucleare tra Stati Uniti e Russia?

"Penso che sia una possibilità significativa ed è possibile in diversi modi. Nonostante i nostri migliori piani, potremmo trovarci in una situazione in cui non avremmo avuto intenzione di usare le armi nucleari, ma in realtà lo abbiamo fatto. Questo per me è più preoccupante di una situazione in cui avremmo intenzione di usarle. In quel caso non si sa dove si sta andando, da entrambe le parti, soprattutto quando c'è molta incertezza e nessuna delle due parti parla con l'altra, le cose possono andare molto male molto rapidamente. 60 anni fa siamo stati molto fortunati che le armi nucleari non siano state usate [durante la crisi dei missili di Cuba], ma la fortuna non è una strategia a lungo termine per la sopravvivenza nazionale e internazionale, la fortuna alla fine si esaurisce".»


Our interview with the prominent expert on nuclear weapons, Stephen Schwartz, is now available in English, free from paywall. Do you know that Italy is the European country with the highest number of tactical nuclear weapons on its soil and the only European country with TWO nuclear bases: Aviano and Ghedi. And now the new U.S. tactical nuclear weapons will arrive in Italy and Europe soon:
ilfattoquotidiano.it/in-edicol…

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in reply to Roberto Resoli

@smaurizi credo che per noi europei essere nel mezzo in caso di un reale conflitto sarà davvero un bel mare di m..


EU lawmakers and civil society call on Member States for a strong ban on biometric mass surveillance as the negotiations on the AI Act come to a close


Yesterday, several EU parliament negotiators on the AI Act from Socialists and Democrats, Greens/EFA, Renew and The Left groups gathered in the European Parliament to discuss how far the AI Act …

Yesterday, several EU parliament negotiators on the AI Act from Socialists and Democrats, Greens/EFA, Renew and The Left groups gathered in the European Parliament to discuss how far the AI Act should go in banning Biometric Mass Surveillance in Europa. They were joined by 20 NGOs coming from all over the EU, representing a “Reclaim Your Face” coalition of 76 NGOs in favour of a strong ban.

The event, co-hosted by a cross-group coalition of 10 Members of the European Parliament, including co-Rapporteur Brando Benifei, ended with several commitments not to agree to an AI Act trilogue agreement which doesn’t include a ban on BMS. The speakers covered different areas which they argued ought to be in the scope of the ban: remote biometric recognition – whether for law enforcement or border control purposes – but also emotion and gender categorisation, polygraphs, behavioural analysis and crowd control. The impact of biometric mass surveillance on democracy, on fundamental rights such as the freedom of expression, and specific communities such as people on the move was highlighted. All speakers concurred about the need to ban the practise, and that this ban should take a strict and ambitious form.

The NGOs present were coming from Germany, France, Czechia, Serbia, Portugal, Greece, the Netherlands, Slovenia, Belgium, Italy and Croatia, on top of the umbrella organisation EDRi. They were accompanied by activists, artists and the association Football Supporters Europe. NGOs provided perspectives from their Member State regarding existing practices and technologies being deployed, and categorically called for a strong ban.

MEP Patrick Breyer, who moderated the event, said:

“We know of the chilling effect that monitoring anybody would have on our society. People who constantly feel watched cannot freely and courageously stand up for their rights and for a just society. This is not the diverse society I want to live in, and in which I want my child to grow up!”

Brando Benifei (S&D IMCO Rapporteur):

“In the Parliament, knowing that the Council has a very different stance, we need to be very comprehensive in the ban we propose, and include all the different aspects: public and private, ‘real time’ and ‘ex post’, etc. Today there are two different loopholes in the ‘ban’ proposed by the Commission: private spaces and ‘ex-post’ recognition are not covered, but there are also exceptions regarding some criminal investigations and prosecutions. We should – and I will do my best to – have a complete ban in the Parliament. We need to make a public case/debate of this, because people need to know what we are trying to defend against control and fake security pushed by the governments.”

Svenja Hahn (Renew IMCO shadow):

“This is a defining question of our society – what kind of society do we want to be. There is broad consensus in the EU that we do not want to go in the direction of authoritarian regimes such as China, Iran and Russia. We see that in these countries that AI is strategically used for repression, social scoring, human rights violations, against minorities, total surveillance… this is something that should be a red line for us, and I hear everyone saying that. But I see worrying things in Europe, such as governments using these technologies claiming to have good intentions, to do it for something they deem a qualified reason. But I think the line is very thin. Democracy cannot be taken for granted inside the EU. We currently have countries which are working against democratic principles inside the Union, and [AI and BMS] are powerful tools. We cannot take for granted that our democracies are forever there, and forever strong, and cannot be undermined.

I will not take it for granted that [the ban on BMS] will make it in the final legislation, because it is the Member States that want these tools, to be used for what they call ‘good causes’. We are working on the Parliament’s position, but what we really need now is pressure on Member States. [To NGOs:] we will need you help in the Member States to raise the public awareness. So far it is only Germany that is actually against it [in the Council] because it is in the government agreement.”

Birgit Sippel (S&D LIBE coordinator):

“We must demand a ban on the use of biometric surveillance systems. […] Our EU centralised information systems (SIS, VIS, Eurodac and others) are initially excluded from the scope of the AI Act, and this loophole in Article 83 should be deleted.

Many here say that [BMS] is not something we want for our future – but it is already happening. We cannot allow for further deploying AI systems to automate and normalise a culture of suspicion against persons. We will all fight so that the Parliament has a strong position on that. And let me be very clear: even if we could have systems without any error rates, we cannot accept them.”

An audio recording is available

The NGOs which gave presentations were, in order of appearance: European Digital Rights (EU, at 05:06), Chaos Computer Club (DE, at 11:14), Citizen D (SI, at 15:34), Bits of Freedom (NL, at 20:17), La Quadrature Du Net (FR, at 26:18).

The MEPs were, in order of appearance: Brando Benifei (33:18), Kim van Sparrentak (39:40), Svenja Hahn (43:00), Petar Vitanov (47:59), Sergey Lagodinsky (52:43), Karen Melchior (57:11), Birgit Sippel (1:00:50), Cornelia Ernst (read-out by Patrick Breyer, 1:05:36). The ECR LIBE shadow, MEP Rob Rooken, was in the audience and gave his support to an ambitious ban too (1:07:10).


patrick-breyer.de/en/eu-lawmak…

harpo_bzh reshared this.



International Forum on Digital and Democracy


Abbiamo il piacere di invitarvi alla seconda edizione di “International Forum on Digital and Democracy”, il 17 e 18 novembre 2022. L’Associazione Copernicani, in collaborazione con Re-Imagine Europa e Fondazione Luigi Einaudi, promuove l’evento che si tie

Abbiamo il piacere di invitarvi alla seconda edizione di “International Forum on Digital and Democracy”, il 17 e 18 novembre 2022.

L’Associazione Copernicani, in collaborazione con Re-Imagine Europa e Fondazione Luigi Einaudi, promuove l’evento che si tiene sotto l’ombrello della Commissione Europea, dell’UNESCO, del SDSN, e del Ministero italiano degli Affari Esteri. Questa seconda edizione continuerà a indagare il modo in cui le tecnologie digitali utilizzate per fini politici possono influenzare positivamente il processo elettorale e rafforzare le istituzioni democratiche con due prospettive aggiuntive: il potere algoritmico dell’e-Government e la disinformazione online.

Porge i saluti istituzionali:


Andrea Cangini, Segretario Generale della Fondazione Luigi Einaudi

Più di quaranta relatori, tra cui:


Věra Jourová, Vice Presidente della Commissione Europea

Romano Prodi, Ex Presidente UE

Jeffrey Sachs, Analista delle politiche pubbliche

Gabriela Ramos, Vicedirettore Generale Social and Human Sciences dell’UNESCO

Organizzato come evento live e digitale, il forum garantirà l’opportunità di scambi diretti tra il pubblico e i relatori, offrendo molteplici sessioni di domande e risposte. Il “Best Paper Award”, selezionato tra i lavori presentati durante la conferenza, sarà votato dai delegati presenti alla conferenza e annunciato al termine del Forum.

Il programma dettagliato è disponibile qui.

La conferenza è un evento solo su invito, per iscriversi cliccare su questo link.

L’iscrizione assicura l’accesso a tutte le sessioni online della conferenza e l’ammissione all’evento in presenza, venerdì mattina dalle 9:00 alle 13:00 a Roma presso la Fondazione Luigi Einaudi, Via della Conciliazione 10. La diretta dell’evento sarà comunque disponibile sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube.

We have the pleasure to invite you to the second edition of International Forum on Digital and Democracy, on November 17th – 18th, 2022.

Associazione Copernicani together with Re-Imagine Europa and Fondazione Luigi Einaudi, promotes the event held under the umbrella of the European Commission, Unesco, SDSN, Italian Ministry of Foreign Affairs. This second edition will continue to investigate how digital technologies exploited for political purposes can positively affect electoral process and strengthen democratic institutions with two additional perspectives: the algorithmic power of eGovernment and online disinformation.

Institutional greetings of:


Andrea Cangini, General-Secretary of Fondazione Luigi Einaudi

Over forty speakers among others:


Věra Jourová, The Vice-President of the European Commission,

Romano Prodi, The former EU President

Jeffrey Sachs, Public policy analyst

Set up as a live and digital event, the forum will safeguard the opportunity of direct exchanges between the audience and speakers offering several Q&A sessions. “Best Paper Award” selected among the works presented during the conference will be voted by the delegates attending the conference and announced at the closing of the Forum.

Detailed program available here.

The conference is an invite only event, register to get your Unique Join Link.

The registration ensures the access to all online sessions of the conference and the admittance to the in-presence event on Friday morning 9:00-13:00 in Rome at Fondazione Luigi Einaudi, Via della Conciliazione 10. All the session will be available online on Facebook and YouTube.

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📚 Grazie a ioleggoperché, l’iniziativa nazionale dell’Associazione Italiana Editori (AIE), è possibile sostenere le biblioteche scolastiche con un semplice gesto: donare un libro!

📅 Fino al 13 novembre, nelle librerie aderenti, potrete acquistare de…

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La sera del 9 novembre 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è il giorno del crollo del Muro di Berlino.


GDPR Rights in Sweden: Court confirms that authority must investigate complaints.


Diritti GDPR in Svezia: La Corte conferma che l'autorità deve indagare sui reclami. Il tribunale amministrativo di Stoccolma ha stabilito che un reclamante ai sensi dell'articolo 77 del GDPR ha il diritto di chiedere una decisione all'Autorità svedese per la protezione dei dati (IMY) dopo sei mesi Ikea manual shows man calling court next to broken furniture


noyb.eu/en/gdpr-rights-sweden

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Il governo ruba i soldi ai poveri - Contropiano

Le “modifiche” del reddito di cittadinanza annunciate dal sottosegretario al lavoro Durigon sono una porcata schiavista contro i poveri. Passa infatti un Il messaggio di fondo del provvedimento è infatti: dovete lavorare anche per 500 euro al mese, anche in nero, perché sennò morite di fame. Saranno i poveri a subire il semplice e brutale ricatto della fame: non vuoi fare lo schiavo?, non ci sarà più il reddito a farti mangiare.

contropiano.org/news/politica-…

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in reply to Luca Allulli

@Luca Allulli ricordati che in Frindica non è obbligatorio indicare l'oggetto (=il titolo) di un post. Se scrivi il titolo, avrai una formattazione del post più chiara per tutti gli utenti friendica, ma un utente mastodon, pleroma o misskey, leggerà un messaggio fatto solo dal titolo e da un link che rimanderà al post completo che hai scritto.




Su Repubblica l’intervista del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Potete leggerla qui ▶️ repubblica.it/cronaca/2022/11/…



#NotiziePerLaScuola

III edizione Concorso nazionale per promozione di percorsi di educazione alla Cittadinanza europea ispirati al Manifesto di Ventotene per l'Europa unita e ai valori della Costituzione.

Info ▶️ miur.gov.



Fr.#14 / Fu il welfare a uccidermi


Nel frammento di oggi: Ammazzarsi per non pesare sulle casse dello Stato. Un breve sondaggio. Meme e citazione del giorno.

La morte, il miglior servizio di welfare


Uccidere i pazienti potrebbe portare a un risparmio per il sistema sanitario nazionale fino a 136 milioni di dollari. Così si leggeva nel 2017 sul sito della CBC canadese, che riportava i dati di uno studio della Canadian Medical Association. Per arrivare a queste conclusioni pare che i ricercatori usarono i dati pervenuti dall’Olanda e dal Belgio, dove la pratica dell’eutanasia è già legale da tempo.

L’eutanasia in Canada divenne legale dopo che la Corte Suprema ribaltò una storica sentenza che vietava il “suicidio assistito”. Arrivò poi la legge, il Bill C-14 (“medical aid in dying”, o MAiD), entrato in vigore nel 2016, che per la prima volta prevedeva la possibilità di eutanasia per gli adulti con malattie terminali. Qualche tempo dopo, la legge fu emendata per estendere l’ambito legale dell’eutanasia anche ad ogni adulto vittima di “sofferenze permanenti e intollerabili (enduring and intolerable suffering”) o “ragionevoli aspettative di morte (reasonably foreseeable death”). Da marzo 2022 l’eutanasia è un’opzione anche per adulti che soffrono di malattie mentali.

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Qualcuno potrebbe dire: se le persone vogliono morire, perché non aiutarle, risparmiando anche dei soldi pubblici? Purtroppo, la realtà è molto più grottesca di così. Le storie di persone “gentilmente spinte” verso la morte dal sistema si stanno moltiplicando a vista d’occhio.

Come Denise, in sedia a rotelle, che da sette anni cerca inutilmente un alloggio economicamente accessibile a Toronto che possa essere adeguato alle sue necessità. Denise non riesce, e ha iniziato a considerare un’altra opzione: il suicidio assistito. Due medici hanno già approvato la procedura.

O come Alan, che per 20 anni ha vissuto con dei dolori cronici e per 18 ha cercato di ottenere un intervento chirurgico che gli avrebbe risolto ogni problema. Purtroppo il sistema sanitario nazionale non l’ha mai approvato, riempiendolo invece di oppioidi. Così, dato che non può essere curato, ha deciso di farsi ammazzare.

O ancora, come Sathya, una donna di 44 anni che soffriva di SLA e che decise di farsi ammazzare dai medici, non a causa della sua malattia, ma a causa dell’assenza di un sistema di supporto adeguato da parte dello stato. Nelle sue ultime parole, dedicate agli amici e alla famiglia, scriveva: “Ultimately it was not a genetic disease that took me out, it was a system.”

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Quando l’uomo diventa un ingranaggio del sistema


L’eutanasia in Canada, che incentiva le persone che sono un “peso” per la società (leggi: casse dello Stato) ad ammazzarsi, è una finestra sul futuro del (post)welfare universale.

È il risultato della vittoria dell’ideologia del sacrificio personale a favore della collettività. È ciò che abbiamo intravisto anche nel 2020 e 2021, quando le masse, i medici e i politici chiedevano alle persone di sacrificare le proprie convinzioni e la loro libertà per evitare di pesare sul sistema sanitario.

Sempre più le persone stanno perdendo la loro individualità, per trasformarsi in parte di un ingranaggio il cui fine ultimo è la realizzazione del “bene comune” (che non esiste): animali sacrificali che confondono ideologia di stato e valori morali, finendo per annientare se stessi in un circolo vizioso che non genera altro che odio, divisione sociale e morte.

Questo è il futuro del welfare universale. E come sempre, per comprendere il futuro non c’è nulla di meglio che guardare al passato. Richard Theodore Ely, intellettuale economista e principale leader del movimento Progressista, che diede vita alla nostra idea di welfare universale, era un fervido sostenitore dell’eugenetica. Cos’è questa, se non la sua degna eredità?

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Gli incentivi funzionano


Che succederà quando gli stati occidentali concluderanno infine i loro progetti di identità digitale, sistemi interconnessi e profilazione1 continuativa della popolazione?

Che succederà quando inevitabilmente la pressione sociale verso categorie di persone già estremamente suscettibili, sarà tale da incentivarle ad ammazzarsi su parere del medico, invece di pretendere le cure per cui già pagano coi soldi estorti dalle tasse?

Che succederà quando una persona invalida o depressa si vedranno notificare dalla loro app di Stato qualcosa del tipo: “sappiamo che stai soffrendo, ecco perché hai diritto al suicidio assistito gratuito - contatta il tuo medico di fiducia”.

D’altronde, lo diceva già Colao: con l’identità digitale sarà lo Stato ad anticipare i bisogni delle persone. E tu hai davvero bisogno di ammazzarti, vero?

Un sondaggio


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Meme del giorno


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Citazione del giorno

They paint the world full of shadows and then tell their children to stay close to the light. Their light. Their reasons, their judgment. Because, in the darkness...there be dragons.
But it isn't true. We can prove that it isn't true. In the dark there is discovery, there is possibility, there is...freedom. In the dark, once someone has illuminated it...

Captain Flint (Black Sails)

Frammenti è la rubrica gratuita in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles.

Leggi gli altri Frammenti

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Sembra fantascienza ma non lo è: lo Stato già profila finanziariamente ogni cittadino. Dal 2021 in Italia il Ministero della Salute ha anche il potere di profilare la popolazione dal punto di vista sanitario. Ne ho parlato qui a gennaio.








RT @AlsaceRevoltee
🔴Non à la dissolution du Bloc Lorrain ! Rendez vous demain 13h Place Maginot a Nancy.🔴

Le collectif de lutte Le Bloc Lorrain qui œuvre sur toute la région est à son tour menacé de dissolution par G. Darmanin.

Venez leur apporter votre soutien demain à Nancy !
#DirectAN





Caspariae perpetua et firma Libertas


Cospaia, stato anarchico e libero italiano: come nacque e finì, come funzionava l’economia e la vita sociale e quali sono le lezioni che possiamo imparare dalla sua storia.

Nel confine fra l’Umbria e la provincia di Arezzo, sopra una lieve alzatura che fa da contrafforte all' Appennino, sorge il Villaggio di Cospaia, già capo-luogo della repubblica o meglio dello Stato Libero di questo nome, che dal 1440 al 1826 conservò la sua autonomia e indipendenza, quantunque si reggesse senza leggi scritte, senza capi, senza milizie, senza imposte.

La Repubblica di Cospaia fu uno stato anarchico e libero, che per più di quattro secoli, dal 1440 al 1826, venne riconosciuto e rispettato come indipendente dagli stati limitrofi (Stato Pontificio e Repubblica di Firenze).

Oggi vedremo come nacque e finì lo Stato Libero di Cospaia, come funzionava l’economia e la vita sociale e quali sono le lezioni che possiamo imparare da questa incredibile storia italiana.

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Caspariae perpetua et firma Libertas


La Repubblica di Cospaia nacque per errore il 24 febbraio del 1440. In quel giorno venne stipulato un concordato fra Papa Eugenio IV e la Repubblica di Fiorenza (Firenze) per la cessione di alcuni territori dello Stato Pontificio. Le casse erano vuote ed Eugenio IV non si faceva problemi a vendere terreno per pagarsi le numerose spese.

L’errore maldestro venne fatto dai funzionari inviati dal Papa e da Firenze a delimitare i nuovi confini tra i due Stati. Questi avevano ricevuto ordine di segnarli tra il territorio di San Sepolcro e San Giustino, lungo il torrente Rio. Un’operazione apparentemente semplice.

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Se non fosse che di torrenti Rio ce n’erano due: uno settentrionale e uno meridionale. I funzionari dello Stato Pontificio e della Repubblica di Fiorenza, che evidentemente non si parlavano tra loro, segnarono rispettivamente i confini presso il Rio meridionale e quello settentrionale.

In mezzo ai due torrenti, come a formare un triangolo con la base verso il Tevere e la punta verso le colline, rimase così una terra di circa 330 ettari (3km²) che improvvisamente non era più di nessuno. Gli abitanti, circa 350-500 persone, non ci misero molto a rendersene conto, e presto si auto-proclamarono liberi. I due Stati decisero di rispettare questa dichiarazione, non valeva la pena spendere denaro e risorse per farsi guerra su un territorio così piccolo.

Filippo Natali, nel libro “Lo Stato Libero di Cospaia” (1892), descrive così la Repubblica: Un caso pratico di anarchia in mezzo ad una società basata sul principio autoritario il più assoluto […]

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The image of Iran the US. and the Iranian hard line morons and AIPAC propagandists do not want people to see.


Iran, despite 42 years of disastrous leadership is a divided and polarized country. The regime, has a very strong and solid support among the deeply religious, poor and dependent on regime support and some religious nationalists who still see regime as the lesser than many evils.

Unfortunately, any Iranian who dares to mention this and explains it to the world that despite these massive uprisings, the chances of a revolution in Iran is pretty slim and without a middle road, )a compromise between the religious supporters
of the regime, the religious-nationalists and even some of the hard liners and the general population, the liberals, the nationalists and the (not so crazy) left) the only future for Iran is going to be far worse than Yugoslavia or Iraq, more like Libya or Sudan with unimaginable consequences for not only countries in the region, but Europe and even US.

This is a tweet by IRI official, this is what millions of people in Iran still believe in:

Many millions of anti-American protestors came to the streets in cities across Iran today. You won't see this in the western media. You will also not hear that western & Saudi backed rioters & thugs murdered a 40 year old man yesterday by cutting his throat. They're like ISIS.


And the video shared, is not a joke, it is not fake and almost all of them participated in the demonstration by their own free will.

twitter.com/s_m_marandi/status…

#Politics #Iran #IRI #News #Media #Religion




Liberismo e guerra: l’eterno oblio del passato


«Da tempo purtroppo mi sono accorto che è inutile informarsi: in un regime neoliberista verificare ed eventualmente contestare i “fatti” spacciati dall’apparato mediatico è vano; non perché non sia possibile dimostrarne, alla fine, l’eventuale mendacità, ma perché quando faticosamente ci si riesca, nel frattempo quei fatti già non contano più nulla per nessuno: il culto della novità e la pratica dell’innovazione continua, rapidissima e fine a sé stessa, ha come effetto l’oblio del passato, incluso quello recente, cancellato ancor prima che diventi passato da nuove pressanti novità che, sia pure per poche ore, assorbono tutta l’attenzione, peraltro scarsissima grazie a un sistematico addestramento, anche scolastico, alla superficialità.»


Liberismo e guerra: l’eterno oblio del passato


Il binomio liberismo e guerra poggia su gente che vive di breaking news a cui gli eventi di appena qualche mese prima appaiono remoti e indifferenti come le guerre puniche.

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Pensieri di notte


Forse è davvero il momento di tirare i remi in barca. Forse è giunto il momento di lasciar perdere. Odio, cattiveria e ignoranza mi stanno soffocando. O forse sto solo diventando vecchia, troppo vecchia per certe cose. O forse, ancora, è il momento di pensare ad altro, a vivere questo spazio con la leggerezza che molti riescono ad avere, ma che a me è sempre stata impossibile da raggiungere. La verità è che non mi diverto più, che le polemiche e le discussioni su temi inutile e stupidi mi hanno stancata.
E se il mondo virtuale fosse uno specchio della mia esistenza reale? Se fosse quella ad avermi stancata? Se in questo momento la bilancia tra l'odio e l'amore che da oltre quarant'anni provo contemporaneamente verso me stessa pendesse ora dalla parte del secondo?
Non ho una risposta a questa domanda, la sola cosa che so è che sono stanca, di tutto e terribilmente schifata e non vedo vie d'uscita nel breve periodo.
Per questo forse è il momento di trovare, almeno nel mondo virtuale, una nuova dimensione, più intima, più privata, lontana dalle discussioni sterili e inutilmente faziose e ideologiche.
Questo non significa smettere di pensare e osservare le cose con occhio critico, ma semplicemente non discutere di esse in un luogo e con persone che non meritano che io perda del tempo.
Chissà, magari tornerò a scrivere quello che mi passa per la mente, brandelli di sogni, pensieri, desideri, a raccontare storie o scrivere racconti.
Forse non sarebbe poi così male, come modo per affrontare questo periodo così pieno di cose brutte.

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in reply to Chiara R

@Chiara R da parte mia, ti leggo con piacere.

Personalmente, salvo rari e brevi periodi, anch'io ho perso l'abitudine e il piacere di scrivere e condividere. Forse manca il tempo, forse è per i motivi che hai descritto per te.

Rimane l'interesse di leggere chi scrive su Internet, credo sia normale per chi era qui alla fine degli anni 90

In particolare in questi spazi che hanno ancora un po' il sapore del Web di una ventina d'anni fa, di irc, usenet, delle homepage e dei primi blog.

Quando influencer non era un mestiere e il prodotto non eravamo noi.

in reply to Chiara R

@Chiara R Dopo aver sospeso qualsiasi attività sui social, ad eccezione di quella lavorativa, ho scoperto Mastodon. Lo frequento da pochissimo, ma mi pare gli si possa aprire un credito, anche se ancora non l'ho capito in tutto e per tutto. Resisti con noi!!!!