Midterm USA 2022: debolezze assediate guardando al 2024
Anche se non ancora definitivi, i risultati del voto di midterm dello scorso 8 novembre permettono già di offrire qualche valutazione riguardo alle dinamiche della politica statunitense. Come è già stato ampiamento osservato, nonostante la perdita della Camera dei rappresentanti e nonostante l’incertezza dell’esito in Senato (che, probabilmente, sarà sciolta solo dal ballottaggio in Georgia, il […]
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Prendetevi il tempo
L’errore che rischia di commettere il Governo Meloni è quello di continuare la campagna elettorale
Un governo alla partenza può incontrare delle difficoltà, nel senso che è necessario prendere le misure. Inoltre, va considerato che una parte del personale di governo è nuovo a questa esperienza.
Ma l’errore che rischia di commettere il governo in carica, il Governo Meloni, proprio all’indomani di elezioni che Fratelli d’Italia ha trionfalmente vinto, è quello di continuare la campagna elettorale, anziché prepararsi seriamente a governare.
Lo si è visto su alcune cose, come aver fatto un decreto velocissimo e tempestivo sui rave party, quando, nel frattempo, il suddetto raduno era stato già sciolto con le vecchie norme e con una discreta saggezza da parte delle forze dell’ordine e della prefettura. L’hanno scritto così velocemente che subito dopo gli stessi che lo hanno scritto, una hanno detto che bisognerà correggerlo, perché ci sono degli errori.
Potevano prendersi anche qualche giorno in più, invece lo si è fatto perché si voleva dimostrare che con quello si sarebbe risolto il problema, ma le cose sono andate diversamente. In quel decreto si inserisce un nuovo reato, il reato di invasione, peraltro descritto in maniera pedestre. Però il povero Ministro della Giustizia era arrivato a via Arenula dicendo che bisogna depenalizzare, cioè far diminuire i reati da contestare in sede penale, e come prima novità ce ne aggiungiamo uno di cui non si sentiva minimamente il bisogno, perché non è che prima del decreto si potesse invadere la terra altrui o la terra pubblica.
A questo si è aggiunta anche la vicenda dell’ergastolo ostativo: era evidente che andava rimossa la condizione – incivile – che il detenuto, in base al reato che ha commesso e in base alla preclusione del non avere collaborato con la giustizia, non può chiedere alcuni benefici di legge. È ovvio che invece deve poterli chiedere, ma questo non significa che gli altri siano tenuti a darglieli, perché è il giudice a decidere.
Anche lì sono intervenuti con un decreto e, per mascherarlo hanno detto di averlo lasciato, mentre, invece, lo stavano togliendo: questo perché la Destra era assolutamente favorevole a lasciare l’ergastolo ostativo, Queste cose di propaganda non servono a molto. Poi arriveranno questioni serie, compreso il meccanismo europeo di stabilità, che l’Italia non ha ancora ratificato. Ed è l’unico Paese europeo.
Qualcuno afferma che non lo abbia fatto neanche la Germania, ma questo è falso. Il Parlamento tedesco lo ha già ratificato, solo che lì esiste un sistema costituzionale diverso: alcuni parlamentari hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale sulla legge di conversione, non sul MES e sono dunque in attesa della sentenza della Corte Costituzionale. Ma noi siamo l’unico Paese che non l’ha convertito e siamo il Paese che ha forse più bisogno di protezione finanziaria.
Anche in questo caso, tanto vale affrontare queste questioni. Quello dei migranti, è stato l’ultimo capitolo affrontato in maniera sbagliata, perché pur di voler fare l’operazione di propaganda immediata, invocando il blocco, quando chiaramente era impossibile. Infatti c’era una nave dell’ONG che faceva sbarcare tutti in Calabria, quindi non c’era nessun blocco.
Quelli che dicevano di bloccare hanno poi inventato che il blocco era dovuto al fatto di far scendere le persone fragili. Chi dovrebbe stabilirlo se una persona è fragile o meno? Dei medici. Beh, i medici dopo poco hanno stabilito che erano tutti fragili. La decisione dei medici è stata definita “bizzarra” ma ad essere bizzarra è l’idea di far scendere le persone sulla base di un certificato medico.
Il Governo, attraverso queste situazioni, ha cercato di compiere azioni dimostrative. Io ho l’impressione che anche a causa della dispersione, per non dire inconsistenza, dell’opposizione di sinistra, il Governo Meloni è destinato a durare. Ecco, siccome siete destinati a durare, prendetevi il vostro tempo per prendere le decisioni. Evitate di inseguire la propaganda per la propaganda. Prendetevi il vostro tempo, perché l’efficacia del Governo italiano è interesse di tutti gli italiani, anche di quelli che non hanno votato minimamente per la destra.
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‘Passion economy’ ed imprese
La passione non è tutto, ma, senza di lei, non vai lontano nel business tradizionale e sociale. La definizione di ‘passion economy’ avvalora questa tesi; è il titolo del libro ‘The Passion Economy’ di Adam Davidson (2020), uno scrittore del New Yorker staff e cofondatore del Planet Money, podcast della National Public Radio. Un altro riferimento è il filosofo economista William […]
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Tra Parigi, Berlino e le trappole di Salvini
Meloni stretta in una tenaglia tra la guerra del leghista ai migranti, il Pnrr e il Patto di stabilità
La tenaglia in cui si trova stretta Giorgia Meloni è dura da sopportare. Forse persino troppo, considerando che il governo è in carica da poche settimane. Ma tant’è. L’ultima cosa utile in questo momento, con i problemi irrisolti del Patto di stabilità e del Pnrr, era inaugurare un conflitto sui migranti con la Francia e, in via indiretta, con il resto dell’Unione. Peraltro l’intera vicenda sembra condotta da Roma con imperizia e un certo velleitarismo. Era interesse del destra-centro aprire il contenzioso? In apparenza, no.
Di sicuro non era interesse della presidente del Consiglio, desiderosa invece di accreditarsi nelle capitali europee. Tuttavia il peggio è accaduto per varie ragioni. Una delle quali è l’attitudine di Salvini: per un verso il capo leghista tenta di dettare l’agenda, quanto meno sul controllo dei porti, vecchio cavallo di battaglia; e per l’altro lascia che sia la premier a sbrogliarsela, visto che lui non ha motivo per volerla tranquilla al centro della scena.
La guerra ai migranti, alle navi, alle Ong era destinata alla sconfitta in partenza: al momento attuale il governo non ha gli strumenti per vincerla. Prima deve costruire una rete di relazioni oltralpe, magari cominciando dalla Germania. L’ostilità dei mass-media è evidente e in Europa c’è chi non vedeva l’ora di far inciampare la destra italiana. Non occorreva un particolare talento per capirlo. Giorgia Meloni, per la verità, aveva cercato di seguire una linea accomodante, in particolare con la Francia, ricercando un’intesa, ma con ogni evidenza ha sottovalutato la posta in gioco.
È stato un errore pensare di risolvere il problema, che si trascina da anni, attraverso una garbata richiesta di solidarietà e poi scivolare nella gaffe di presentare come un cedimento il gesto di buona volontà francese. Così come ora lascia perplessi la reazione del ministro della Difesa che dice: “Vogliamo obbligare l’Unione europea a non voltarsi dall’altra parte e a prendere una decisione seria, razionale, definitiva”.
Obbligare? Questo atteggiamento, che vuole rappresentare l’orgoglio nazionale, in realtà dimostra debolezza. Da un lato infatti c’è un esecutivo appena nato, figlio di una cultura politica in buona misura eterodossa rispetto all’Europa come l’abbiamo conosciuta dal dopoguerra a oggi. Dall’altro c’è una Francia diffidente, timorosa del contagio destrorso, guidata da un Macron forte grazie ai poteri di cui dispone, ma fragile in parlamento. Un Macron che si considera il “lord protettore” di un’Italia riottosa e non esita a dimostrarlo, non senza una dose di arroganza.
Oggi la premier, che ha appena avuto l’occasione di confermare la sua lealtà all’alleanza atlantica, incontrerà Manfred Weber, autorevole esponente dei Popolari tedeschi. Questi desidera rapporti di buon vicinato con Fratelli d’Italia per coinvolgerli nella tutela degli equilibri a Bruxelles.
A sua volta, Giorgia Meloni può trarre vantaggio dal rapporto col Ppe, sullo sfondo delle crepe che attraversano il fronte franco-tedesco non più compatto come un tempo. È chiaro tuttavia che al governo italiano serve un’idea positiva su come stare in Europa; un’idea strategica senza la quale si troverà in balia di episodi sempre più distruttivi.
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Gas e non solo: l’Algeria può essere un’alternativa alla Russia?
L'Algeria può sfruttare le circostanze appena emerse per fornire gas all'Europa e acquisire enormi entrate aggiuntive per il bilancio statale. Non solo. L'economia algerina può trarre grandi benefici dagli investimenti europei diretti nel settore petrolifero e nelle energie rinnovabili
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#laFLEalMassimo – Episodio 76: Pacifismo ipocrita
Benvenuti al nuovo episodio della FLE al Massimo, questa rubrica porta avanti il suo sostegno al popolo Ucraino e dunque celebra la ritirata dell’invasore russo da Kherson.
Nell’episodio di oggi provo a spendere qualche parola su un atteggiamento che non esito a definire ipocrita, che nasconde dietro un autoproclamato e sedicente pacifismo l’incapacità di distinguere le ragioni della nazione invasa e i torti chiaramente attribuibile all’invasore.
Tutti siamo a favore della pace e del rispetto della vita umana. Almeno tutti gli esseri umani degni di questo nome respingono la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli, ma anche semplicemente come processo di distruzione e devastazione di individui e civiltà. Dunque, tutti desideriamo la pace e la cessazione delle ostilità.
Tutta la storia del genere umano ci insegna tuttavia che la pace non è una condizione che si ottiene con le dichiarazioni di intenti o con le manifestazioni di buona volontà. Si tratta di una condizione precaria e fragile che è il risultato dalle vittorie passate sui regimi totalitari e sulla sconfitta delle ambizioni di conquista da parte di chi non esita a calpestare i diritti umani per conseguire i propri obbiettivi politici ed economici. Si tratta di uno status che si regge sul potenziale di deterrenza nei confronti di chi vorrebbe minacciare la libertà e l’esistenza stessa delle società aperte.
Dunque è profondamente ipocrita parlare di pace come se fosse un obbiettivo raggiungibile senza combattere e resistere l’offensiva russa. Non ci può essere dialogo con un regime spietato che non esita a calpestare i diritti umani e non offre alcuna garanzia di tenere fede ai propri impegni. Inoltre, qualsiasi rallentamento o esitazione nel contrasto militare alla Russia aggrava la devastazione e la perdita di vite umane in Ucraina.
L’unica via concretamente possibile per raggiungere la pace passa dalla conmpleta sconfitta militare della Russia che a giudicare dagli eventi recenti potrebbe non essere troppo lontana. Slava Ucraini.
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Opposing expansion of Bristol airport
Solidarity from Florence, Italy, where they are trying to expand Peretola airport
grassrootsalternatives.uk/2022…
An update on actions opposing the expansion of Bristol Airport
Firstly, this is the piece we wrote back in October outlining our objections to the expansion of the airport: Why it has to be no go for Bristol Airport expansion 20.10.22. It’s getting close…GRASSROOTS ALTERNATIVES
Perché resta pericolosa l'esportazione di dati verso gli USA
Trasferimento dati Ue-Usa: tutti i dubbi sull’ordine esecutivo di Biden
L’executive order firmato da Biden risponde alla necessità di trovare un accordo che permetta alle imprese europee di trasferire verso il nuovo continente i dati personali trattati.Elio Franco (Agenda Digitale)
DiPorto
In porto è andata assai male. Così si arreca un danno all’Italia fingendo di presidiarne gli interessi. Fuori dal porto è andata anche peggio, perché si è avuta l’impressione che il governo non avesse cognizione di quel che stava accadendo. Abbiamo anche ringraziato la Francia per averci, non a torto, rimproverato. Se si vuole difendere gli interessi italiani si sappia che l’ottuso nazionalismo li danneggia e il propagandismo monotono e negatore della realtà è stucchevole. Mettiamo in fila gli errori e immaginiamo come si possa evitarne la replica.
Più della metà degli sbarchi irregolari, secondo i dati del ministero degli Interni, avviene dopo una traversata fatta a bordo di barconi. Quelli o li fai scendere o li condanni a morte. Poco meno della metà degli sbarchi avviene a seguito di ribaltamenti e naufragi, quindi arrivano a terra, per la grande parte, a bordo delle imbarcazioni italiane, in primis Guardia Costiera. Le Ong coprono il 16%, in questa seconda metà. Ammesso abbia un senso dichiarare loro guerra, resterebbero i tre quinti del problema. Ciò basti per capire che la propaganda della fermezza smotta sulla realtà.
Alcuni degli sbarchi da navi Ong avvengono in modo concordato con le autorità italiane. Da ultimo in Calabria. Per gli altri, senza generalizzare, la questione è: se si ritiene di avere gli elementi per accusare una nave di avere agito in combutta con i trafficanti, si fanno scendere gli occupanti e si sequestra la nave. Il ministro Minniti, uomo della sinistra sbranato dalla sinistra (e sono colpe che non si cancellano), era andato oltre: le Ong firmino un protocollo, altrimenti non ci parliamo.
Pensare di fare scendere alcuni e non altri, come stabilito dal governo, è un doppio errore. Intanto perché non c’è base giuridica, difatti sono poi sbarcati tutti. Per giunta con la tremula ipocrisia del certificato medico. Poi perché far scendere malati e fragili significa avere di sé stessi l’idea d’essere un ospedale. O un lazzaretto. Facciamo scendere solo quelli che ci costeranno e non quelli che potranno produrre. Non è fermezza, è fissità allocca.
L’Italia è il Paese che riceve più fondi europei, come ci ha delicatamente ricordato la Francia, pensare di agire in contrasto con leggi e Unione europea per il solo gusto di affermare una propaganda di parte significa subordinare gli interessi nazionali ai propri.
Detto ciò, posto che propaganda fessa è questa e propaganda fessa è anche quella del volemose bene e venite tutti a farci compagnia, che fare? Primo, regolare i rapporti con le Ong, considerando quelle navi non pescherecci di passaggio, ma strumenti dedicati alla raccolta di emigranti, come, del resto, hanno scritto sulla fiancata. Se vuoi collaborare con l’Italia ti registri e firmi un accordo, senza presentarci i casi a uno a uno.
Secondo, si chiede che gli accordi di Dublino (firmati prima dalla destra e poi dalla sinistra, in ogni caso accettati dall’Italia, ove abbia un senso parlarne in termini di nazione) siano modificati: una cosa è il signore che becco alla frontiera da irregolare, sicché è mio dovere territoriale identificarlo e valutarne l’ingresso o il respingimento, altra, assai diversa, sono gli arrivi in massa, quel che va chiesto è che gli sbarchi di questi ultimi avvengano in zona sicura, pronti al soccorso, ma extraterritoriale, di competenza Ue.
In altre parole: non ci si rivolge al Tar, ma alla Commissione Ue. In quella zona la competenza e giurisdizione esclusiva è Ue, operata per il tramite delle forze nazionali presenti nel punto di sbarco. Quindi non si sbarca più in Italia o in Francia, ma in Ue, con quel che consegue. Compreso il fatto che i soldi non li prendiamo più noi, ma finanziano quella struttura.
Il tutto ricordando che abbiamo bisogno di immigrati, che dovremmo sceglierli e per farlo si devono emanare decreti flussi continui e congrui. Sempre che si stia parlando di interessi italiani e non di propagande da diporto.
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Il fondatore di Mastodon, rivale di Twitter, ha una visione per la democratizzazione dei social media
Articolo originale: time.com/6229230/mastodon-euge…
Mentre Twitter cambiava proprietario alla fine di ottobre, un altro sito di social media molto simile stava vivendo una sorta di ondata.
Mastodon, un sito di microblogging decentralizzato che prende il nome da un tipo di mammut estinto (sic, ndt), ha registrato 120.000 nuovi utenti nei quattro giorni successivi all'acquisizione di Twitter da parte del miliardario Elon Musk, come racconta il suo fondatore tedesco Eugen Rochko a TIME. Molti di loro erano utenti di Twitter alla ricerca di un nuovo luogo uogo di residenza online.
Questi utenti, che lo sapessero o meno, stavano seguendo le orme di Rochko, 29 anni, che ha iniziato a creare Mastodon nel 2016 dopo essere rimasto deluso da Twitter. "Pensavo che potermi esprimere online con i miei amici attraverso brevi messaggi fosse molto importante per me, importante anche per il mondo, e che forse non avrebbe dovuto essere nelle mani di un'unica società", racconta Rochko. "Era generalmente legato a un sentimento di sfiducia nei confronti del controllo dall'alto che Twitter esercitava".
Mastodon, che proclama con orgoglio di non essere "in vendita" e di avere circa 4,5 milioni di account utente, è piuttosto simile a Twitter, una volta che gli utenti superano il complicato processo di registrazione. La differenza principale è che non si tratta di un'unica piattaforma coesa, ma di un insieme di server diversi, gestiti in modo indipendente e autofinanziati. Gli utenti dei diversi server possono comunque comunicare tra loro, ma chiunque può creare il proprio server e stabilire le proprie regole di discussione. Mastodon è un'organizzazione no-profit finanziata dal crowdfunding, che finanzia il lavoro a tempo pieno di Rochko, il suo unico dipendente, e diversi server popolari.
La piattaforma non ha il potere di obbligare i proprietari dei server a fare qualcosa, nemmeno a rispettare gli standard di moderazione dei contenuti. Sembra la ricetta per un paradiso online per i troll di estrema destra. Ma in pratica, molti dei server di Mastodon hanno regole più severe di Twitter, dice Rochko. Quando appaiono server che incitano all'odio, gli altri server possono unirsi per bloccarli, ostracizzandoli essenzialmente dalla maggior parte della piattaforma. "Credo che si possa chiamare processo democratico", dice Rochko.
Secondo Rochko, il recente afflusso da Twitter è stato una conferma. "È una cosa molto positiva scoprire che il proprio lavoro viene finalmente apprezzato, rispettato e conosciuto in modo più ampio", afferma. "Ho lavorato molto, molto duramente per spingere l'idea che c'è un modo migliore di fare social media rispetto a quello che le aziende commerciali come Twitter e Facebook permettono".
TIME ha parlato con Rochko il 31 ottobre.
Questa intervista è stata condensata e modificata per chiarezza.
Cosa pensa di ciò che Elon Musk sta facendo a Twitter?
Non lo so. Quest'uomo non è del tutto comprensibile. Non condivido molti dei suoi comportamenti e delle sue decisioni. Credo che l'acquisto di Twitter sia stata una decisione impulsiva di cui si è presto pentito. E che si sia trovato in una situazione che lo ha costretto a impegnarsi nell'affare. Ora è coinvolto e deve affrontare le conseguenze.
In particolare, non sono d'accordo con la sua posizione sulla libertà di parola, perché penso che dipenda dalla vostra interpretazione di cosa significhi libertà di parola. Se si permette alle voci più intolleranti di esprimersi a voce alta, si rischia di far tacere anche le voci di opinioni diverse. Quindi, permettere la libertà di parola consentendo tutti i discorsi non porta alla libertà di parola, ma solo a una fogna di odio.
Credo che questa sia un'idea tipicamente americana, quella di creare un mercato delle idee in cui si possa dire tutto ciò che si vuole senza limiti. È molto estranea alla mentalità tedesca dove, nella nostra Costituzione, la priorità numero uno è il mantenimento della dignità umana. Quindi, l'incitamento all'odio non fa parte del concetto tedesco di libertà di parola, ad esempio. Quindi credo che quando Elon Musk dice che tutto sarà permesso, o qualsiasi altra cosa, in genere non sono d'accordo.
Come fate a garantire su Mastodon, visto che è decentralizzato e non avete il potere di bandire gli utenti, che lo spazio sia accogliente e sicuro?
Beh, questa è la strana dicotomia di come le cose si sono evolute. Da un lato, la tecnologia stessa permette a chiunque di ospitare il proprio server di social media indipendente e di poterne fare tutto ciò che vuole. Non c'è modo per Mastodon, per l'azienda o per chiunque altro - a parte le normali procedure di applicazione della legge - di perseguire chiunque gestisca specificamente un server Mastodon. Il modo in cui si chiude un normale sito web è lo stesso in cui si chiude un server Mastodon, non c'è alcuna differenza. Quindi, da questo punto di vista, risulta essere la piattaforma definitiva per la libertà di parola. Ma ovviamente questo è solo un effetto collaterale della creazione di uno strumento che può essere usato da chiunque. È un po' come le automobili. Le auto sono usate da tutti, anche da persone cattive, anche per scopi sbagliati, e non c'è niente che si possa fare, perché lo strumento è là fuori. Tuttavia, credo che il fattore di differenziazione rispetto a qualcosa come Twitter o Facebook sia che su Mastodon, quando si ospita il proprio server, si può anche decidere quali regole far rispettare su quel server, il che consente alle comunità di creare spazi più sicuri di quelli che potrebbero altrimenti avere su queste grandi piattaforme che sono interessate a servire il maggior numero di persone possibile, magari aumentando il coinvolgimento di proposito per aumentare il tempo che le persone trascorrono sul web.
Le comunità possono avere regole molto più rigide di quelle di Twitter. E in pratica, molte di esse sono più severe. E questo è un aspetto in cui, ancora una volta, la tecnologia si interseca con la guida o la leadership dell'azienda Mastodon. Credo che, grazie al modo in cui comunichiamo pubblicamente, abbiamo evitato di attirare una folla di persone come quelle che si trovano su Parler o Gab, o qualsiasi altro forum di odio su Internet. Abbiamo invece attirato il tipo di persone che, quando gestiscono i propri server, si moderano contro i discorsi d'odio. Inoltre, fungiamo anche da guida per chiunque voglia unirsi a noi. Sul nostro sito web e sulle nostre app, infatti, forniamo un elenco predefinito di server curati su cui le persone possono creare account. E grazie a ciò, ci assicuriamo di curare l'elenco in modo tale che qualsiasi server che voglia essere promosso da noi debba accettare un certo insieme di regole di base, una delle quali è che non sono consentiti discorsi di odio, sessismo, razzismo, omofobia o transfobia. In questo modo ci assicuriamo che l'associazione tra i Mastodon, il marchio e l'esperienza che le persone desiderano sia quella di uno spazio molto più sicuro rispetto a qualcosa come Twitter.
Ma cosa succede se le persone che incitano all'odio creano un server?
Beh, ovviamente non vengono promossi sul nostro sito web "Join Mastodon" o nella nostra app. Quindi, qualsiasi cosa facciano, la fanno per conto loro e in modo completamente separato, e gli altri amministratori che gestiscono i propri server Mastodon, quando scoprono che c'è un nuovo server di incitamento all'odio, possono decidere di non voler ricevere alcun messaggio dal server e di bloccarlo da parte loro. Attraverso il processo democratico, il server che incita all'odio può essere ostracizzato o può essere diviso in una piccola camera d'eco, che non è né migliore né peggiore di un'altra camera d'eco. Internet è pieno di spam. È pieno di abusi, ovviamente. Mastodon fornisce le strutture necessarie per gestire i contenuti indesiderati, sia per gli utenti che per gli operatori.
Cosa l'ha spinta a creare un servizio come questo nel 2016?
Ricordo che non ero molto soddisfatto di Twitter e mi preoccupavo di dove sarebbe andato a finire. C'era qualcosa di molto discutibile nel suo futuro. Questo mi ha fatto pensare che la possibilità di esprimermi online con i miei amici attraverso brevi messaggi era molto importante per me e anche per il mondo, e che forse non dovrebbe essere nelle mani di un'unica società che può farne quello che vuole. Ho iniziato a lavorare su una cosa mia. L'ho chiamato Mastodon perché non sono bravo a dare un nome alle cose. Ho scelto quello che mi veniva in mente in quel momento. Ovviamente all'epoca non c'era l'ambizione di diventare grandi.
Deve essere una sensazione speciale vedere qualcosa che hai creato crescere dal nulla fino a dove è ora.
È vero. È una cosa molto positiva scoprire che il proprio lavoro viene finalmente apprezzato, rispettato e conosciuto in modo più ampio. Ho lottato a lungo per questo, ho iniziato a lavorare su Mastodon nel 2016, ma allora non avevo alcuna ambizione che andasse lontano. All'inizio era un progetto molto hobbistico, poi quando l'ho lanciato pubblicamente è sembrato toccare le corde almeno della comunità tecnologica ed è stato allora che ho ottenuto i primi sostenitori di Patreon che mi hanno permesso di intraprendere questo lavoro a tempo pieno. Da allora ho lavorato molto, molto duramente per rendere questa piattaforma il più possibile accessibile e facile da usare per tutti. E per portare avanti l'idea che c'è un modo migliore di fare social media rispetto a quello che permettono le aziende commerciali come Twitter e Facebook.
Thousands Have Joined Mastodon Since Twitter Changed Hands. Its Founder Has a Vision for Democratizing Social Media
Thousands of users have joined Mastodon since Elon Musk took control of Twitter. Mastodon's founder Eugen Rochko says it's been a vindicationBilly Perrigo (Time)
I team di #privacy e sicurezza di #Twitter sono in subbuglio dopo che le modifiche apportate da Elon Musk al servizio hanno aggirato i suoi processi standard di governance dei dati. Ora, un avvocato dell'azienda sta incoraggiando i dipendenti a cercare la protezione degli informatori "se ti senti a disagio per qualcosa che ti viene chiesto di fare".
theverge.com/2022/11/10/234511…
Twitter lawyer warns that Elon Musk is putting company at risk of billions in FTC fines
Twitter’s chief privacy officer, chief compliance officer, and chief information security officer have all stepped down.Alex Heath (The Verge)
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Ho iniziato a leggere le specifiche di ActivityPub, il protocollo del Fediverso.
Oltre ad essere di indubbio interesse, mi sono state subito simpatiche perché, pur essendo un documento molto tecnico, non mancano di umorismo che le rende meno noiose. Inoltre hanno una bella introduzione ad alto livello, che agevola molto la comprensione.
Ma soprattutto perché negli esempi compaiono Alyssa e Ben. Altro che Alice e Bob!
Poliverso & Poliversity reshared this.
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Eritrea, Qual è il Prossimo Passo nella guerra in Tigray?
La presenza meditativa e calcolatrice del presidente Isaias incombe sull’attuale accordo di pace tra il governo etiope e il Tigray. Già nel 2018 è stato la forza trainante nel tracciare la guerra in Tigray, ma cosa sta pianificando adesso?
Certo, nessuno può esserne certo, ma possiamo leggere i segni.
Tanto per cominciare, ci sono notizie credibili secondo cui le forze eritree sono ancora all’offensiva nel Tigray.
L’ex presidente della Mekelle University ha twittato proprio ieri:
Le forze eritree sono impegnate in una massiccia campagna di saccheggio, uccisione e distruzione, inclusa la distruzione di terreni coltivati e l’incendio di erbe accatastate in molte aree del Tigray. Ciò sta accadendo dopo che una settimana a Pretoria è stata firmata una cessazione permanente delle ostilità
Come ha affermato questa mattina il rispettato analista Rashid Abdi :
L’Eritrea non si oppone a Pretoria. Ha aiutato a progettarlo. Abiy non avrebbe stipulato un patto con il Tigray senza il consenso di Afewerki. Abbiamo esagerato con il ruolo di spoiler dell’Eritrea. Asmara è il vincitore strategico del Tigray. Ha eviscerato il TPLF, diventando lo stato profondo dell’Etiopia.
Che presa ha Isaias su Abiy?
Per affermare l’ovvio: è altamente improbabile che il Tigray avrebbe lottato così duramente per resistere alle ripetute offensive che ha subìto se solo avesse affrontato le truppe etiopi. Ma i Tigrini stavano combattendo le forze di tre nazioni (Etiopia, Eritrea e Somalia) così come la milizia di diverse regioni etiopi.
Questa è stata un’operazione che Abiy e Isaias hanno iniziato a pianificare già nel 2018, dopo che Abiy è volato ad Asmara e le due nazioni si sono riconciliate. Questa è stata seguita da una serie di incontri e discussioni, culminate in visite dei due leader alle rispettive basi militari più importanti, il tutto prima dello scoppio della guerra del novembre 2020 con il Tigray.
Quindi Abiy ha un enorme debito con Isaias, ma questo va ben oltre la gratitudine.
Il presidente Isaias ha alcune carte chiave nella manica. Il più importante è il numero di truppe etiopiche attualmente all’interno dell’Eritrea. Poco prima dell’inizio dell’ultimo round di combattimenti, il 24 agosto 2022, ci sono state segnalazioni di trasferimenti su larga scala di forze etiopi in Eritrea. Hanno continuato a combattere al fianco degli eritrei mentre attaccavano lungo il confine settentrionale del Tigray e verso ovest da Shire.
Dagli alleati agli ostaggi
La domanda ora è: che ne sarà delle forze etiopi all’interno dell’Eritrea?
Per vedere cosa potrebbe svilupparsi, dobbiamo guardare al destino dei 5.000 soldati somali inviati in Eritrea per “addestramento”, solo per essere coinvolti nella guerra nel Tigray.
Nel luglio di quest’anno il neoeletto presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, ha visitato Asmara. Andò persino a vedere i suoi stessi soldati.
Nonostante i suoi migliori sforzi, il presidente Hassan Sheikh non è stato in grado di ottenere la loro libertà. Erano diventati ostaggi, pedine nel gioco a lungo termine del presidente Isaias. Il leader somalo dovrebbe volare di nuovo in Eritrea la prossima settimana per cercare di farli rilasciare ancora una volta.
Quale sarà il destino degli etiopi in Eritrea?
Non possiamo esserne certi, ma c’è una goccia nel vento.
Si sostiene che a circa 300 autisti etiopi, che avrebbero dovuto trasportare le truppe etiopi a casa, è stato detto di andarsene, ma sono stati costretti ad abbandonare i loro autobus all’interno dell’Eritrea. Alcuni sono stati fermati a Tessenei, mentre trasportavano truppe etiopiche e soldati feriti a Gondar.
Questo suggerisce che le forze etiopi subiranno la stessa sorte ai somali – intrappolati come ostaggi all’interno dell’Eritrea – per assicurarsi che il primo ministro Abiy faccia ciò che il presidente Isaias vuole da lui? Solo il tempo lo dirà.
FONTE: eritreahub.org/what-is-eritrea…
Cybersecurity: EU bans anonymous Internet sites
The EU Parliament today approved the directive to increase cyber security (“NIS 2”) by a large majority. According to it, the registration of internet domain names shall in the future require the correct identification of the owner in the Whois database (Article 28). The obligation to register the identity explicitly also applies to “privacy” and “proxy” registration services and resellers (Article 6). Public authorities and private individuals wil have access in case of “legitimate interest”. “Whois privacy” services for proxy registration of domains thus become illegal, threatening the safety of activists and whistleblowers.
Pirate Party Member of the European Parliament Patrick Breyer, shadow rapporteur in the opinion-giving Civil Liberties Committee, explains:
“If the operators of leak sites like Wikileaks were to be listed by name in the future, they risk long prison sentences for publishing US war crimes, just like Julian Assange. The Catalonian independence referendum also had to be organised via anonymously registered websites because of the threat of imprisonment in Spain.This government-dictated identification requirement is unique in the world and breaks with international principles of internet governance. It will be gratefully adopted by regimes in Russia, Iran, China etc. and will have dire consequences for courageous human rights and democracy activists.
Mandatory identification endangers website operators because only online anonymity effectively protects against data theft and loss, stalking and identity theft, doxxing and ‘death lists’. The right to anonymity online is particularly indispensable for women, children, minorities and vulnerable persons, victims of abuse and stalking, for example. Whistleblowers and press informants, political activists and people in need of counselling, fall silent without the protection of anonymity. Only anonymity prevents the persecution and discrimination of courageous people in need of help and ensures the free exchange of sometimes vital information.
We Pirates fully support the parts of the directive that will increase network security. But making identification mandatory for domain holders has nothing to do with network security.”
Breyer’s group had requested a separate vote on the identification requirement, but this was rejected by the parliamentary majority.
The Directive will still need to be implemented by the EU member states.
Annex: Article 28
Article 28 Database of domain name registration data
- For the purpose of contributing to the security, stability and resilience of the DNS, Member States shall require TLD name registries and entities providing domain name registration services to collect and maintain accurate and complete domain name registration data in a dedicated database with due diligence in accordance with Union data protection law as regards data which are personal data.
- For the purposes of paragraph 1, Member States shall require the database of domain name registration data to contain the necessary information to identify and contact the holders of the domain names and the points of contact administering the domain names under the TLDs. Such information shall include:
- (a) the domain name;
- (b) the date of registration;
- (c) the registrant’s name, contact email address and telephone number;
- (d) the contact email address and telephone number of the point of contact administering the domain name in the event that they are different from those of the registrant.
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Etiopia, Chi può Fidarsi dell’Accordo di Pace?
Mentre molti hanno celebrato l’accordo di cessate il fuoco, alcuni importanti gruppi tigrini lo vedono come una resa.
Dopo due anni di guerra devastante, il 2 novembre il governo federale etiope e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF) hanno firmato uno storico accordo di cessate il fuoco. L’accordo, firmato a Pretoria a seguito di colloqui mediati dall’Unione Africana, è sorprendentemente completo.
Secondo i suoi termini, il TPLF accetterà un ritorno al precedente ordine costituzionale, inclusa l’autorità federale nel Tigray. Una nuova amministrazione provvisoria governerà la regione fino alle elezioni. E il TPLF disarmerà completamente entro 30 giorni, riconoscendo che l’Etiopia ha “una sola forza di difesa”.L’accordo di pace fa sperare che due anni di guerra devastante nella regione del Tigray in Etiopia potrebbero volgere al termine, ma le vere sfide si trovano davanti. Credito: Rod Waddington.
In cambio, il governo federale ha accettato di migliorare la rappresentanza del Tigray nelle istituzioni federali, compreso il parlamento. Accelererà gli aiuti umanitari nella regione, dove oltre 13 milioni di persone hanno bisogno di assistenza alimentare. Faciliterà il ritorno delle comunità sfollate. E ripristinerà i servizi essenziali, alcuni dei quali bloccati dallo scoppio del conflitto.
Entrambe le parti hanno anche convenuto di porre fine alla “propaganda ostile, retorica e incitamento all’odio” e di stabilire una nuova “politica di giustizia di transizione” per garantire responsabilità, risarcimento per le vittime e riconciliazione.
Reazioni miste
I leader regionali e internazionali hanno ampiamente elogiato l’accordo, con il principale mediatore dell’UA Olusegun Obasanjo che lo ha definito “l’inizio di una nuova alba per l’Etiopia”. Il governo federale è stato altrettanto positivo, con il primo ministro Abiy Ahmed che ha detto a folle esultanti che l’Etiopia aveva ottenuto “il 100%” di ciò che voleva.
Alcuni gruppi, tuttavia, sono stati meno soddisfatti. Diversi gruppi dominanti del Tigrino hanno risposto con incredulità e negazione, vedendo l’accordo come una resa. La Global Society of Tigrayan Scholars & Professionals (GSTS), ad esempio, ha affermato che l’esercito etiope non può garantire la sicurezza e ha respinto il disarmo delle forze di difesa del Tigray (TDF). La rete ha anche criticato l’accordo di cessate il fuoco per non aver invitato le forze dell’Eritrea a partire e ha lamentato la mancanza di una tempistica chiara per facilitare gli aiuti, ripristinare i servizi e rimpatriare gli sfollati.
Alcuni gruppi Amhara, anch’essi coinvolti in conflitti, sono stati altrettanto critici e delusi per non essere stati inclusi nei colloqui. La milizia fanese ha denunciato l’accordo di adesione all’attuale costituzione , che vede marginalizzare gli interessi di Amhara. Nel frattempo, un politico dell’opposizione National Movement of Amhara (NAMA) si è lamentato del fatto che l’accordo non riconosce la pretesa di Amhara su due aree – Welkait e Raya – che sono fortemente contese con il Tigray.
Sfide in arrivo
La combinazione di reazioni indica sia l’enorme potenziale che le sfide che l’Etiopia deve affrontare.
Da un lato, l’opportunità di una pace duratura creata dall’accordo di pace è stata difficile da immaginare per gran parte degli ultimi due anni. Dallo scoppio della guerra, centinaia di migliaia di persone sono state uccise e milioni di sfollati. Ci sono state accuse di crimini di guerra e uso della violenza sessuale come arma di guerra da entrambe le parti. La società etiope si è polarizzata in un aumento di pericolosa retorica. In questo contesto, qualsiasi accordo che possa porre fine alle ostilità è uno sviluppo positivo.
Inoltre, è rassicurante che i mediatori riconoscano che il duro lavoro deve ancora venire. Obasanjo ha sottolineato che “questo momento non è la fine del processo di pace, ma l’inizio di esso”. Uhuru Kenyatta, un altro dei mediatori, ha avvertito che “il diavolo sarà nell’attuazione”.
D’altra parte, molte delle critiche all’accordo di pace sono valide e indicano sfide difficili da affrontare. È vero che l’accordo manca di un calendario chiaro per la fornitura di aiuti umanitari disperatamente necessari e il ripristino dei servizi. Molti dei disaccordi più controversi e intrattabili – come le aree contese in cui sia Tigray che Amhara accusano l’altra parte di pulizia etnica – rimangono irrisolti, con l’accordo che dice solo che saranno risolti secondo la costituzione. E la promessa di disarmare i combattenti del TPLF entro 30 giorni sembra molto ambiziosa.
È difficile immaginare come i soldati del Tigray si sentiranno sicuri di deporre le armi quando si ritiene che i soldati eritrei, intervenuti a sostegno del governo federale, siano ancora presenti nella regione, ma non sono menzionati nell’accordo di pace. Allo stesso modo è difficile vedere come riposeranno la loro fiducia nell’esercito etiope, che è stato accusato di innumerevoli crimini di guerra contro le loro forze negli ultimi due anni, per essere il loro garante della sicurezza. L’accordo apre la strada alle forze federali per entrare nella capitale del Tigrino Mekelle e prendere il controllo di tutti gli aeroporti, autostrade e strutture federali. Inoltre, il disarmo e il reinserimento in genere richiedono mesi, se non anni.
In effetti, la fiducia sarà il fattore più difficile da ricostruire in futuro, a molti livelli. Per due anni, i funzionari etiopi – incluso il primo ministro Abiy – hanno parlato del TPLF e dei Tigray come di un cancro e di un’erbaccia. L’incitamento all’odio etnico ei crimini ispirati dall’odio sono aumentati vertiginosamente, con la società etiope sempre più divisa . Ed entrambe le parti hanno negato la colpevolezza nei diffusi crimini di guerra nonostante le prove.
In questo contesto, il reinserimento dei combattenti del TPLF nell’esercito nazionale e l’idea di riconciliazione e giustizia di transizione saranno lotte in salita. Così sarà anche la riconciliazione di altri conflitti correlati in Etiopia, come in Oromia, che non sono menzionati nell’accordo.
I cannoni non sono ancora taciuti nel Tigray. I firmatari dell’accordo, che lascia molto non detto, ne stanno ancora discutendo i dettagli e l’attuazione. Molto si basa sulla buona volontà dell’UA e di altri organismi internazionali per garantire che l’accordo sia rispettato. Ma qualsiasi passo anche solo provvisorio verso la pace dopo due anni strazianti è un passo nella giusta direzione.
Autore: Mohamed Kheir Omer, è un ricercatore e scrittore afro-norvegese con sede a Oslo, in Norvegia. È un ex membro del Fronte di Liberazione Eritreo (ELF).
FONTE: africanarguments.org/2022/11/w…
«È preoccupato che la guerra Russia-Ucraina possa degenerare in uno scambio nucleare tra Stati Uniti e Russia?
"Penso che sia una possibilità significativa ed è possibile in diversi modi. Nonostante i nostri migliori piani, potremmo trovarci in una situazione in cui non avremmo avuto intenzione di usare le armi nucleari, ma in realtà lo abbiamo fatto. Questo per me è più preoccupante di una situazione in cui avremmo intenzione di usarle. In quel caso non si sa dove si sta andando, da entrambe le parti, soprattutto quando c'è molta incertezza e nessuna delle due parti parla con l'altra, le cose possono andare molto male molto rapidamente. 60 anni fa siamo stati molto fortunati che le armi nucleari non siano state usate [durante la crisi dei missili di Cuba], ma la fortuna non è una strategia a lungo termine per la sopravvivenza nazionale e internazionale, la fortuna alla fine si esaurisce".»
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📚 Grazie a ioleggoperché, l’iniziativa nazionale dell’Associazione Italiana Editori (AIE), è possibile sostenere le biblioteche scolastiche con un semplice gesto: donare un libro!
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GDPR Rights in Sweden: Court confirms that authority must investigate complaints.
Diritti GDPR in Svezia: La Corte conferma che l'autorità deve indagare sui reclami. Il tribunale amministrativo di Stoccolma ha stabilito che un reclamante ai sensi dell'articolo 77 del GDPR ha il diritto di chiedere una decisione all'Autorità svedese per la protezione dei dati (IMY) dopo sei mesi
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Il governo ruba i soldi ai poveri - Contropiano
Le “modifiche” del reddito di cittadinanza annunciate dal sottosegretario al lavoro Durigon sono una porcata schiavista contro i poveri. Passa infatti un Il messaggio di fondo del provvedimento è infatti: dovete lavorare anche per 500 euro al mese, anche in nero, perché sennò morite di fame. Saranno i poveri a subire il semplice e brutale ricatto della fame: non vuoi fare lo schiavo?, non ci sarà più il reddito a farti mangiare.
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Italy a national network to fight LNG regasifiers
LA LOTTA DI PIOMBINO FA NASCERE LA RETE NO RIGASSIFICATORI NO GNL NAZIONALE
LA LOTTA DI PIOMBINO FA NASCERE LA RETE NO RIGASSIFICATORI NO GNL NAZIONALE ASSEMBLEA NAZIONALE DEI COMITATI A PIOMBINO IL ...nadia darco (Blogger)
Su Repubblica l’intervista del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Potete leggerla qui ▶️ repubblica.it/cronaca/2022/11/…
Ministero dell'Istruzione
Su Repubblica l’intervista del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Potete leggerla qui ▶️ https://www.repubblica.it/cronaca/2022/11/07/news/valditara_scuola_merito_studenti_contratto-373320415/Telegram
III edizione Concorso nazionale per promozione di percorsi di educazione alla Cittadinanza europea ispirati al Manifesto di Ventotene per l'Europa unita e ai valori della Costituzione.
Info ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola III edizione Concorso nazionale per promozione di percorsi di educazione alla Cittadinanza europea ispirati al Manifesto di Ventotene per l'Europa unita e ai valori della Costituzione. Info ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Fr.#14 / Fu il welfare a uccidermi
La morte, il miglior servizio di welfare
Uccidere i pazienti potrebbe portare a un risparmio per il sistema sanitario nazionale fino a 136 milioni di dollari. Così si leggeva nel 2017 sul sito della CBC canadese, che riportava i dati di uno studio della Canadian Medical Association. Per arrivare a queste conclusioni pare che i ricercatori usarono i dati pervenuti dall’Olanda e dal Belgio, dove la pratica dell’eutanasia è già legale da tempo.
L’eutanasia in Canada divenne legale dopo che la Corte Suprema ribaltò una storica sentenza che vietava il “suicidio assistito”. Arrivò poi la legge, il Bill C-14 (“medical aid in dying”, o MAiD), entrato in vigore nel 2016, che per la prima volta prevedeva la possibilità di eutanasia per gli adulti con malattie terminali. Qualche tempo dopo, la legge fu emendata per estendere l’ambito legale dell’eutanasia anche ad ogni adulto vittima di “sofferenze permanenti e intollerabili (“enduring and intolerable suffering”) o “ragionevoli aspettative di morte (“reasonably foreseeable death”). Da marzo 2022 l’eutanasia è un’opzione anche per adulti che soffrono di malattie mentali.
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Qualcuno potrebbe dire: se le persone vogliono morire, perché non aiutarle, risparmiando anche dei soldi pubblici? Purtroppo, la realtà è molto più grottesca di così. Le storie di persone “gentilmente spinte” verso la morte dal sistema si stanno moltiplicando a vista d’occhio.
Come Denise, in sedia a rotelle, che da sette anni cerca inutilmente un alloggio economicamente accessibile a Toronto che possa essere adeguato alle sue necessità. Denise non riesce, e ha iniziato a considerare un’altra opzione: il suicidio assistito. Due medici hanno già approvato la procedura.
O come Alan, che per 20 anni ha vissuto con dei dolori cronici e per 18 ha cercato di ottenere un intervento chirurgico che gli avrebbe risolto ogni problema. Purtroppo il sistema sanitario nazionale non l’ha mai approvato, riempiendolo invece di oppioidi. Così, dato che non può essere curato, ha deciso di farsi ammazzare.
O ancora, come Sathya, una donna di 44 anni che soffriva di SLA e che decise di farsi ammazzare dai medici, non a causa della sua malattia, ma a causa dell’assenza di un sistema di supporto adeguato da parte dello stato. Nelle sue ultime parole, dedicate agli amici e alla famiglia, scriveva: “Ultimately it was not a genetic disease that took me out, it was a system.”
Quando l’uomo diventa un ingranaggio del sistema
L’eutanasia in Canada, che incentiva le persone che sono un “peso” per la società (leggi: casse dello Stato) ad ammazzarsi, è una finestra sul futuro del (post)welfare universale.
È il risultato della vittoria dell’ideologia del sacrificio personale a favore della collettività. È ciò che abbiamo intravisto anche nel 2020 e 2021, quando le masse, i medici e i politici chiedevano alle persone di sacrificare le proprie convinzioni e la loro libertà per evitare di pesare sul sistema sanitario.
Sempre più le persone stanno perdendo la loro individualità, per trasformarsi in parte di un ingranaggio il cui fine ultimo è la realizzazione del “bene comune” (che non esiste): animali sacrificali che confondono ideologia di stato e valori morali, finendo per annientare se stessi in un circolo vizioso che non genera altro che odio, divisione sociale e morte.
Questo è il futuro del welfare universale. E come sempre, per comprendere il futuro non c’è nulla di meglio che guardare al passato. Richard Theodore Ely, intellettuale economista e principale leader del movimento Progressista, che diede vita alla nostra idea di welfare universale, era un fervido sostenitore dell’eugenetica. Cos’è questa, se non la sua degna eredità?
Gli incentivi funzionano
Che succederà quando gli stati occidentali concluderanno infine i loro progetti di identità digitale, sistemi interconnessi e profilazione1 continuativa della popolazione?
Che succederà quando inevitabilmente la pressione sociale verso categorie di persone già estremamente suscettibili, sarà tale da incentivarle ad ammazzarsi su parere del medico, invece di pretendere le cure per cui già pagano coi soldi estorti dalle tasse?
Che succederà quando una persona invalida o depressa si vedranno notificare dalla loro app di Stato qualcosa del tipo: “sappiamo che stai soffrendo, ecco perché hai diritto al suicidio assistito gratuito - contatta il tuo medico di fiducia”.
D’altronde, lo diceva già Colao: con l’identità digitale sarà lo Stato ad anticipare i bisogni delle persone. E tu hai davvero bisogno di ammazzarti, vero?
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Meme del giorno
Citazione del giorno
They paint the world full of shadows and then tell their children to stay close to the light. Their light. Their reasons, their judgment. Because, in the darkness...there be dragons.
But it isn't true. We can prove that it isn't true. In the dark there is discovery, there is possibility, there is...freedom. In the dark, once someone has illuminated it...
Captain Flint (Black Sails)
Frammenti è la rubrica gratuita in cui commento brevemente le notizie più interessanti della settimana. Un modo leggero e meno impegnativo di leggere Privacy Chronicles.
Sembra fantascienza ma non lo è: lo Stato già profila finanziariamente ogni cittadino. Dal 2021 in Italia il Ministero della Salute ha anche il potere di profilare la popolazione dal punto di vista sanitario. Ne ho parlato qui a gennaio.
Lowlife - Diminuendo (Full Album)
Track listing1. A Sullen Sky2. Big Uncle Ugliness3. Ragged Rise To Tumbledown4. From Side to Side5. Off Pale Yellow6. Tongue Tied and Twisted7. Licking One's...YouTube
Caspariae perpetua et firma Libertas
Nel confine fra l’Umbria e la provincia di Arezzo, sopra una lieve alzatura che fa da contrafforte all' Appennino, sorge il Villaggio di Cospaia, già capo-luogo della repubblica o meglio dello Stato Libero di questo nome, che dal 1440 al 1826 conservò la sua autonomia e indipendenza, quantunque si reggesse senza leggi scritte, senza capi, senza milizie, senza imposte.
La Repubblica di Cospaia fu uno stato anarchico e libero, che per più di quattro secoli, dal 1440 al 1826, venne riconosciuto e rispettato come indipendente dagli stati limitrofi (Stato Pontificio e Repubblica di Firenze).
Oggi vedremo come nacque e finì lo Stato Libero di Cospaia, come funzionava l’economia e la vita sociale e quali sono le lezioni che possiamo imparare da questa incredibile storia italiana.
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Caspariae perpetua et firma Libertas
La Repubblica di Cospaia nacque per errore il 24 febbraio del 1440. In quel giorno venne stipulato un concordato fra Papa Eugenio IV e la Repubblica di Fiorenza (Firenze) per la cessione di alcuni territori dello Stato Pontificio. Le casse erano vuote ed Eugenio IV non si faceva problemi a vendere terreno per pagarsi le numerose spese.
L’errore maldestro venne fatto dai funzionari inviati dal Papa e da Firenze a delimitare i nuovi confini tra i due Stati. Questi avevano ricevuto ordine di segnarli tra il territorio di San Sepolcro e San Giustino, lungo il torrente Rio. Un’operazione apparentemente semplice.
Se non fosse che di torrenti Rio ce n’erano due: uno settentrionale e uno meridionale. I funzionari dello Stato Pontificio e della Repubblica di Fiorenza, che evidentemente non si parlavano tra loro, segnarono rispettivamente i confini presso il Rio meridionale e quello settentrionale.
In mezzo ai due torrenti, come a formare un triangolo con la base verso il Tevere e la punta verso le colline, rimase così una terra di circa 330 ettari (3km²) che improvvisamente non era più di nessuno. Gli abitanti, circa 350-500 persone, non ci misero molto a rendersene conto, e presto si auto-proclamarono liberi. I due Stati decisero di rispettare questa dichiarazione, non valeva la pena spendere denaro e risorse per farsi guerra su un territorio così piccolo.
Filippo Natali, nel libro “Lo Stato Libero di Cospaia” (1892), descrive così la Repubblica: Un caso pratico di anarchia in mezzo ad una società basata sul principio autoritario il più assoluto […]
Liberismo e guerra: l’eterno oblio del passato
«Da tempo purtroppo mi sono accorto che è inutile informarsi: in un regime neoliberista verificare ed eventualmente contestare i “fatti” spacciati dall’apparato mediatico è vano; non perché non sia possibile dimostrarne, alla fine, l’eventuale mendacità, ma perché quando faticosamente ci si riesca, nel frattempo quei fatti già non contano più nulla per nessuno: il culto della novità e la pratica dell’innovazione continua, rapidissima e fine a sé stessa, ha come effetto l’oblio del passato, incluso quello recente, cancellato ancor prima che diventi passato da nuove pressanti novità che, sia pure per poche ore, assorbono tutta l’attenzione, peraltro scarsissima grazie a un sistematico addestramento, anche scolastico, alla superficialità.»
Pensieri di notte
Forse è davvero il momento di tirare i remi in barca. Forse è giunto il momento di lasciar perdere. Odio, cattiveria e ignoranza mi stanno soffocando. O forse sto solo diventando vecchia, troppo vecchia per certe cose. O forse, ancora, è il momento di pensare ad altro, a vivere questo spazio con la leggerezza che molti riescono ad avere, ma che a me è sempre stata impossibile da raggiungere. La verità è che non mi diverto più, che le polemiche e le discussioni su temi inutile e stupidi mi hanno stancata.
E se il mondo virtuale fosse uno specchio della mia esistenza reale? Se fosse quella ad avermi stancata? Se in questo momento la bilancia tra l'odio e l'amore che da oltre quarant'anni provo contemporaneamente verso me stessa pendesse ora dalla parte del secondo?
Non ho una risposta a questa domanda, la sola cosa che so è che sono stanca, di tutto e terribilmente schifata e non vedo vie d'uscita nel breve periodo.
Per questo forse è il momento di trovare, almeno nel mondo virtuale, una nuova dimensione, più intima, più privata, lontana dalle discussioni sterili e inutilmente faziose e ideologiche.
Questo non significa smettere di pensare e osservare le cose con occhio critico, ma semplicemente non discutere di esse in un luogo e con persone che non meritano che io perda del tempo.
Chissà, magari tornerò a scrivere quello che mi passa per la mente, brandelli di sogni, pensieri, desideri, a raccontare storie o scrivere racconti.
Forse non sarebbe poi così male, come modo per affrontare questo periodo così pieno di cose brutte.
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@Chiara R da parte mia, ti leggo con piacere.
Personalmente, salvo rari e brevi periodi, anch'io ho perso l'abitudine e il piacere di scrivere e condividere. Forse manca il tempo, forse è per i motivi che hai descritto per te.
Rimane l'interesse di leggere chi scrive su Internet, credo sia normale per chi era qui alla fine degli anni 90
In particolare in questi spazi che hanno ancora un po' il sapore del Web di una ventina d'anni fa, di irc, usenet, delle homepage e dei primi blog.
Quando influencer non era un mestiere e il prodotto non eravamo noi.
Chiara R likes this.
Neural Iso
in reply to Roberto Resoli • • •