La Turchia sta per invadere la Siria e gli USA non faranno molto per fermarla
La guerra in Ucraina ha costretto Washington a ricalibrare le sue priorità quando si tratta del suo rapporto con Ankara. Intanto, l'YPG e lo stesso Erdogan starebbero prendendo in considerazione un cambiamento nella loro linea politica verso Damasco
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Manovra di bilancio: si taglia su carceri e polizia penitenziaria
Ottimo. Tante belle parole, sbandierati tanti buoni propositi, poi i fatti e lì c’è poco da ciurlare. Così, eccola la legge di Bilancio del governo di Giorgia Meloni, che volente o nolente procede a una serie di tagli su voci che riguardano la giustizia. Comprese le spese per la polizia penitenziaria, già sotto organico. La […]
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Job Offer: Chat Control Campaigner (part-time)
MEP Patrick Breyer is looking for a campaigner on defending the digital secrecy of correspondence against the proposal to indiscriminately scan personal messages and data for suspicious content (so-called chat control proposal, see chatcontrol.eu). The position is offered on a freelance basis. The campaign to be facilitated will closely collaborate with civil society organisations and political actors throughout the European Union.
Responsibilities:
- Develop and maintain relationships with civil society organisations and external partners.
- Prepare and coordinate regular exchanges with civil society organisations and external partners.
- Develop, implement and evaluate public communication strategies and engagement with citizens and stakeholders.
- Draft social media material and press communications.
- Prepare and oversee campaign events
- Support and execute legal research on the subject of digital correspondence privacy.
- Draft policy briefings
Contract specifications:
- Freelance (working hours when it suits you)
- Remuneration: 1500 EUR per month for an estimated 15 hours a week workload
- Location: remote
- Starting date: as soon as possible
- Deadline for Applications: 4th January 2023
Qualifications:
- Experience in campaigning at national/European level
- Knowledge in the functioning of European institutions
- Understanding of and interest in the fight against mass surveillance
- Excellent communication skills in English (other languages are an asset)
- Willingness to work with Open Source Software and other open technologies
- Full support for transparency in public affairs and deep respect for privacy in personal matters
If you would like to apply, please send your application documents (CV [without picture] and motivation letter) as a pdf file to jobs@patrick-breyer.de (PGP key available here), using the subject line “Application Campaigner [YOUR NAME]”
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Job Offer: Chat Control Campaigner (part-time)
MEP Patrick Breyer is looking for a campaigner on defending the digital secrecy of correspondence against the proposal to indiscriminately scan personal messages and data for suspicious content (so-called chat control proposal, see chatcontrol.eu). The position is offered on a freelance basis. The campaign to be facilitated will closely collaborate with civil society organisations and political actors throughout the European Union.
Responsibilities:
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- Experience in campaigning at national/European level
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Fr.#17 / Informazione e disinformazione (2+2=5)
Twitter fa un passo indietro sulla “disinformazione covid”
Allo stesso tempo, Twitter ci informa che dal 23 novembre 2022 non sono più in vigore le politiche contro la “disinformazione” sul covid. Quali erano queste politiche? Beh, ad esempio:
“Statements which are intended to influence others to violate recommended COVID-19 related guidance from global or local health authorities to decrease someone’s likelihood of exposure to COVID-19, such as: “social distancing is not effective,” or “now that it’s summertime, you don’t need a mask anymore, so don’t wear your mask!”
Difficile pensare che una tale censura possa essere ragionevole, considerando quanto sono cambiate le raccomandazioni governative negli ultimi due anni e quanto queste fossero differenti anche a seconda dello stato. Inoltre, sappiamo tutti ormai che erano proprio alcune (molte) indicazioni ufficiali ad essere totalmente infondate. Un esempio:
Contestare raccomandazioni ufficiali palesemente infondate è disinformazione? Secondo queste politiche, sì. Ma vediamo un altro esempio di politica anti-disinformazione:
Description of harmful treatments or preventative measures which are known to be ineffective or are being shared out of context to mislead people, such as “drinking bleach and ingesting colloidal silver will cure COVID-19.”
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Anche qui il problema è che tutte le (dis)informazioni sono uguali, ma alcune sono più uguali di altre. Ecco qui un esempio di chiara disinformazione che ha certamente messo a rischio la salute di milioni di persone, pensando di essere immuni solo per avere in tasca un QR code:
Qualcuno ha censurato Draghi o Sileri? Nah. Perché il punto è proprio questo: la lotta alla disinformazione è lotta alle fonti d’informazione non autorevoli. Non c’è in gioco la “verità” ma il rispetto dell’autorità e il controllo delle informazioni — a prescindere dalla loro veridicità.
Il Regolamento Europeo chiamato Digital Services Act, da poco entrato in vigore, lo dimostra: tra le misure contro i contenuti illegali c’è infatti il potenziamento della visibilità delle “fonti ufficiali” online e l’oscuramento di fonti non ufficiali.
Google investe nei fact-checker
In direzione completamente opposta, il 29 novembre Google ha annunciato l’inizio di un nuovo programma per affrontare la “disinformazione” online. In partnership con YouTube, lo European University Institute e la Calouste Gulbenkian Foundation organizzeranno un gruppo di lavoro che coinvolgerà più di 900 persone rappresentative di diversi settori: politica, ONG, media, accademia, settore tecnologico. Insieme, cercheranno di trovare nuovi modi per combattere proattivamente la disinformazione online.
Oltre a questa iniziativa, doneranno 13 milioni di dollari all’ International Fact-Checking Network (IFCN) per supportare le 135 agenzie di “fact-checking” in tutto il mondo.
È davvero difficile pensare che un progetto del genere possa portare a qualcosa di buono, considerando che da poco Google ha avviato una partnership con le Nazioni Unite per censurare i risultati di ricerca non allineati con la “scienza ufficiale”: "We own the science, and we think that the world should know it, and the platforms themselves also do.”
Ci stiamo pericolosamente avvicinando a quel momento in cui chi oserà sostenere che 2+2=4, contro le indicazioni dell’autorità, sarà identificato e censurato come un pericoloso sovversivo.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“One of the strangest phenomena of our time, and one that will probably be a matter of astonishment to our descendants, is the doctrine which is founded upon this triple hypothesis: the radical passiveness of mankind,— the omnipotence of the law,—the infallibility of the legislator: this is the sacred symbol of the party that proclaims itself exclusively democratic.”
Frédéric Bastiat
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L'evoluzione del Credito Sociale cinese
Molto spesso su queste pagine ho avuto l’occasione di parlare di credito sociale. Tra sistemi più o meno sviluppati e sperimentazioni locali, gli esempi non mancano di certo. La Cina è da sempre un benchmark, anche se il sistema oggi è ancora lontano…
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CISGIORDANIA. 5 palestinesi uccisi. Lapid chiede di fermare la Corte Penale Internazionale
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 30 novembre, 2022 – Giunto ai suoi ultimi giorni da primo ministro, Yair Lapid ha inviato una lettera a più di 50 capi di stato e di governo in cui esorta a fermare i palestinesi intenzionati a sollecitare le Nazioni unite ad applicare la risoluzione approvata all’inizio di novembre che chiede il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia sull’occupazione militare israeliana, la colonizzazione ebraica e i piani di annessione allo Stato ebraico del territorio palestinese. Secondo Lapid sarebbe in atto «uno sforzo concertato contro Israele, per screditare le legittime preoccupazioni degli israeliani sulla sicurezza e per delegittimare l’esistenza» dello Stato ebraico.
Il premier israeliano uscente, un paio di mesi fa, si era detto a favore della soluzione a Due Stati (Israele e Palestina). Ma questa soluzione non potrà mai essere realizzata se prima non avrà termine l’occupazione militare israeliana dei territori di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est cominciata nel 1967. Occupazione presente in ogni momento dell’esistenza degli occupati e che ha colpito anche ieri: quattro palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano durante incursioni in Cisgiordania alla ricerca, afferma Tel Aviv, di «sospetti terroristi». A Kafr Ein sono stati uccisi due fratelli, Zafer e Jawad Rimawi. A Beit Ummar (Hebron) è stato colpito a morte Mufid Khalil. Il poliziotto dell’Anp Raed al Naasan è stato ucciso durante scontri nel villaggio di Al Mughayer (Ramallah).
I funerali di due dei cinque palestinesi uccisi, foto WAFA
Un quinto palestinese, Rani Fayez, è stato ucciso a Betunia dopo che, stando al bollettino diffuso dal portavoce dell’esercito, aveva investito intenzionalmente con la sua automobile e ferito gravemente una soldatessa israeliana appena uscita da un parcheggio. Inseguito, Fayez è morto sotto i colpi d’arma da fuoco sparati dalla polizia israeliana. Il portavoce militare ha spiegato le uccisioni come atti di «legittima difesa». Diverso il giudizio dei palestinesi della Cisgiordania. Il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Muhammad Shtayyeh ha definito «un crimine atroce» l’uccisione dei due fratelli. «Siamo di fronte a una escalation – ha detto – che porta il presagio di grandi pericoli». «Con la continua dichiarazione di guerra al nostro popolo, chiediamo ai paesi del mondo di intervenire con urgenza per fermare e frenare la macchina per uccidere israeliana».
L’escalation di questi ultimi giorni, segnati anche da un attentato a Gerusalemme Ovest in cui sono morti due israeliani, rischia di aggravarsi nelle prossime settimane quando la palla passerà al nuovo governo di estrema destra che sta formando Benyamin Netanyahu. Preoccupa più di tutto l’incarico di futuro ministro della Pubblica Sicurezza, con poteri speciali, assegnato a Itamar ben Gvir, il leader del partito razzista Otzmah Yehudit. Stando ai media israeliani i comandi militari hanno avvertito Netanyahu che la situazione potrebbe precipitare in una terza Intifada palestinese se ci saranno provocazioni da parte dei suoi ministri ultranazionalisti.
Nella regione intanto cresce il rischio di una nuova guerra. Manovre aeree che simuleranno attacchi contro le centrali nucleari iraniane sono state avviate ieri dalle aviazioni militari di Israele e Stati Uniti. Si tratta di una delle esercitazioni congiunte più ampie ed impegnative degli ultimi anni. Pagine Esteri
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Cina, Turchia e UE insidiano il primato russo in Asia Centrale (1a parte)
di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 24 novembre 2022 – Nei giorni scorsi, il Tagikistan – che pure è il paese dell’Asia centrale forse più legato a Mosca – ha firmato un accordo con la Repubblica Popolare Cinese che prevede l’organizzazione di esercitazioni militari congiunte “antiterrorismo” ogni due anni. L’intesa rafforza e stabilizza la cooperazione tra i due paesi in materia militare, dopo le esercitazioni congiunte già realizzate sporadicamente in passato.
Si tratta dell’ultimo segnale di un aumento dell’influenza di Pechino nelle ex repubbliche sovietiche che, per motivi storici, culturali, economici e militari, hanno a lungo rappresentato il cortile di casa di Mosca dopo lo scioglimento dell’URSS.
La penetrazione militare cinese in TagikistanNell’area la Federazione Russia gode di un primato militare ancora forte, controllando le basi di Baikonur, Sary-Shagan e Balkhash in Kazakistan, la base aerea di Kant in Kirghizistan e l’installazione di Dushambe in Tagikistan. Ma stando a voci via via confermate, già dal 2016 la Cina ha realizzato una struttura militare in un’area dell’est del Tagikistan vicina al turbolento confine con l’Afghanistan. Le autorità tagike hanno sempre negato la circostanza, ma recentemente il quotidiano locale “Asia-Plus” ha nuovamente confermato, citando fonti militari, la costruzione del sito – grazie a fondi cinesi – che avrebbe dovuto essere utilizzato esclusivamente dalle forze di Dushambe. Secondo la testata, non solo i militari di Pechino avrebbero nel frattempo iniziato a utilizzare la base nella regione di Gorno-Badakhshan, ma avrebbero realizzato in Tagikistan tre centri di comando, cinque avamposti in prossimità della frontiera e un centro di addestramento. Già nel 2020 il dipartimento della Difesa di Washington, riferendosi proprio al Tagikistan, rilevava come Pechino stesse «cercando di stabilire infrastrutture più consistenti all’estero per consentire al suo esercito di proiettarsi a più elevate distanze». Nell’ottobre del 2021, del resto, lo stesso governo di Dushambe aveva annunciato la costituzione da parte della Cina di guarnigioni fisse per le unità di intervento rapido nel villaggio di Vakhon.
L’invasione dell’Ucraina spaventa l’Asia centrale
L’espansione cinese in Asia Centrale è un processo, lento ma senza interruzioni, che risale quanto meno al 2013, con l’avvio da parte di Pechino del gigantesco progetto infrastrutturale denominato “Belt and Road Initiative” o “Nuova Via della Seta”.
L’aggressione russa dell’Ucraina e le difficoltà incontrate dalle forze armate di Mosca nel paese invaso hanno accelerato – per motivi opposti – il distanziamento delle cinque repubbliche ex sovietiche. I regimi locali temono che lo sciovinismo russo, incarnato dalla dottrina del “Russkij Mir” che guida la strategia del Cremlino, possa presto rappresentare una minaccia diretta per paesi che ospitano una quota consistente di popolazione russa o russofona. Al tempo stesso, i rovesci militari di Mosca in Ucraina orientale hanno appannato l’aura di invincibilità di cui godeva finora l’Armata Russa.
Il Kazakistan, enorme e ricchissimo paese scelto dalla Cina per lanciare la sua iniziativa egemonica verso ovest, è il paese che più si sta allontanando da Mosca.
Il Kazakistan si allontana da Mosca
A gennaio le truppe dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), alleanza militare guidata da Mosca che include sei repubbliche ex sovietiche, salvarono il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev da una violenta ribellione. Il grosso dei 2500 soldati intervenuti a sedare nel sangue la rivolta – i morti furono alcune centinaia – apparteneva alla 45a brigata dell’esercito russo.
Ma l’invasione russa dell’Ucraina ha convinto Tokayev a continuare a prendere le distanze da Mosca e a cercare nuovi partner a livello internazionale. Il presidente vuole trasformare il Kazakistan in uno dei 30 paesi più sviluppati del mondo, forte di un enorme territorio ricco di idrocarburi, carbone e uranio e quindi assai appetibile per gli investitori internazionali.
Il governo kazako non ha mai espresso né sostegno né comprensione nei confronti dell’operazione militare russa contro Kiev; inoltre, Astana non ha riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche del Donbass ed ha da subito implementato le sanzioni finanziarie, economiche e commerciali internazionali contro Mosca, mossa che ha irritato notevolmente il Cremlino. Alcuni media russi hanno infatti accusato Tokayev di aver addirittura inviato armi a Kiev tramite una triangolazione con Londra e Amman.
Astana ha annullato la parata del 9 maggio – il Giorno della Vittoria – per evitare ogni possibile sovrapposizione con la propaganda russa sulla “denazificazione dell’Ucraina”. Nelle ultime settimane, inoltre, il governo ha iniziato l’iter per consolidare la diffusione e l’utilizzo della lingua nazionale e limitare quelle del russo, ampiamente utilizzato nella scuola e nell’amministrazione pubblica nonché parlato da milioni di cittadini. Secondo vari osservatori, con la scusa di redistribuire in maniera razionale la forza lavoro, le autorità di Astana starebbero costringendo molti cittadini kazaki che tornano in patria dall’estero a insediarsi nelle regioni settentrionali del paese, quelle dove si concentra la popolazione di origine russa che rappresenta circa il 15% del totale.
Lo sciovinismo russo allarma AstanaD’altronde, le autorità di Astana sono state messe in allarme da alcune dichiarazioni di esponenti politici russi che hanno più volte messo in dubbio l’esistenza stessa di una nazione kazaka o che hanno fatto appello alla difesa delle popolazioni russofone del nord del paese. Tra questi il deputato comunista al parlamento cittadino di Mosca, Sergey Savostyanov, che ha suggerito di includere il Kazakistan in una «zona di smilitarizzazione e denazificazione» che protegga la sicurezza e gli interessi di Mosca. Ad agosto, poi, Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza di Mosca, ha scritto sul social Vkontakte che la Federazione dovrebbe occuparsi del Kazakistan del nord definendo il vicino, con cui condivide più di 8000 km di confine, di essere uno “stato artificiale” e accusando il regime kazako di realizzare un genocidio contro la popolazione russa. L’ex presidente russo ha poi cancellato il post lamentando un hackeraggio del suo account, ma il segnale ha comunque allarmato Tokayev anche perché già nel 2014 lo stesso Putin aveva utilizzato argomentazioni simili. Nel 2020, in un intervento alla tv di stato di Mosca, il deputato russo Vyacheslav Nikonov aveva poi dichiarato: «Il Kazakistan semplicemente non esisteva, il Kazakistan settentrionale non era abitato e il Kazakistan di oggi è un grande dono della Russia e dell’Unione Sovietica».
Nelle scorse settimane Mosca e Astana sono stati protagonisti di un conflitto diplomatico: la Russia ha preteso l’espulsione dell’ambasciatore ucraino ad Astana colpevole di feroci dichiarazioni antirusse, e il governo kazako ha accusato la Russia di non comportarsi come un “partner strategico di pari livello”. Contemporaneamente Astana ha affermato che non riconosce l’annessione alla Russia dei territori conquistati da Mosca in Ucraina, ed ha dichiarato che le decine di migliaia di cittadini russi che arrivano nel paese per sfuggire all’arruolamento (o che temono di essere coscritti in una prossima nuova mobilitazione a sorpresa) non saranno consegnati alle autorità russe. Già a marzo il viceministro degli Esteri kazako aveva detto che il suo paese era lieto di ospitare le aziende in fuga da Mosca a causa delle sanzioni.
In questa situazione si è abilmente inserita proprio la Cina. A settembre, in visita ufficiale in Kazakistan prima di partecipare al vertice di Samarcanda (Uzbekistan) dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, il leader cinese Xi Jinping ha esplicitamente offerto a Tokayev il proprio supporto a difesa dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale del Kazakistan, riferendosi implicitamente proprio alle neanche troppo velate minacce russe.
Astana si rivolge alla Cina e alla Turchia
Per diminuire l’ancora consistente dipendenza del Kazakistan dalla Russia, il leader kazako persegue esplicitamente una rapida diversificazione delle esportazioni del petrolio, cercando di bypassare il territorio russo e di sottrarre quindi a Mosca un elemento di possibile, forte condizionamento. Ora quasi l’80% del petrolio esportato da Astana verso l’Europa transita nel Caspian Pipeline Consortium (CPC), di cui Mosca detiene il 31%, oltretutto dal porto russo di Novorossiysk. Mentre il CPC trasporta ogni giorno un milione di barili di greggio, attraverso la rotta alternativa nel Mar Caspio Astana ne transitano solo 100 mila barili quotidiani. Se la Russia decidesse di chiudere il CPC, Astana perderebbe il 40% dei propri introiti totali. Per aumentare in maniera consistente la quota di petrolio esportata attraverso metodi alternativi Tokayev e si è rivolto alla Turchia e all’Azerbaigian.
Per la prima volta dalla sua ascesa al potere, nei mesi scorsi Tokayev si è recato in Turchia, dove ha ottenuto da Erdoganil varo di una partnership strategica e l’impegno da parte dell’industria militare turca a produrre i propri droni in Kazakistan. Come se non bastasse, Astana ha siglato con Ankara un accordo sullo scambio di informazioni militari.
Interessato al porto di Baku – snodo internazionale utile a distribuire il proprio petrolio evitando il territorio russo – Tokayev si è congratulato con il dittatore Aliyev per aver ripristinato l’integrità territoriale dell’Azerbaigian, riconquistando la maggior parte dei territori del Nagorno-Karabakh. E questo nonostante il Kazakistan sia un alleato dell’Armenia all’interno del CSTO.
Per ampliare la propria tradizionale “politica estera multivettoriale”, Astana guarda anche ad occidente, come vedremo nella seconda parte dell’articolo. – Pagine Esteri
Leggi la seconda parte dell’articolo: Cina, Turchia e UE insidiano il primato russo in Asia Centrale (2a parte)
* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora anche con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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Il Fediverso
Etiopia, la crisi è tutt’altro che finita nel Tigray
L’accordo di pace tra le parti fa ben sperare, ma la crisi nel nord dell’Etiopia continua.
Dopo una guerra molto distruttiva e insensata nella regione del Tigray negli ultimi due anni, il governo dell’Etiopia e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF) hanno firmato un accordo di pace per porre fine alle ostilità il 2 novembre.
Articolo di dibattito tra:
- Teklehaymanot G. Weldemichel – Borsista postdottorato presso NTNU
- Lyla Metha – Professore presso l’Institute of Development Studies presso la Sussex University e Noragric presso NMBU
Si sarebbe potuto pensare che la situazione fosse migliorata ora a tre settimane dalla firma dell'”accordo di pace” in Sudafrica, ma il fatto è che i circa sei milioni di abitanti del Tigray vivono ancora praticamente isolati dal mondo esterno. Hanno ancora scarso accesso ai servizi bancari, all’elettricità, ai trasporti e alle comunicazioni con il mondo esterno.
Ci sono anche poche indicazioni che le forze eritree si siano ritirate dal Tigray, che gli attacchi nemici siano cessati o che nella regione sia entrata una quantità sufficiente degli aiuti di emergenza tanto necessari.
Non esiste ancora quasi nessuna cura disponibile per malattie come il diabete, l’HIV e la tubercolosi. Anche l’ospedale del capoluogo del Tigray, Mekele, è privo di medicinali necessari . La carenza di medicinali potrebbe essere persino peggiore ora rispetto a prima della firma dell’accordo.
Una crisi dimenticata
È un dato di fatto che la guerra nel Tigray, con le sue conseguenze catastrofiche sotto forma di enormi bisogni umanitari e violazioni dei diritti umani, è tra le peggiori guerre che il mondo abbia vissuto negli ultimi anni.
Per due interi anni, il Tigray è stato sotto un blocco de facto , con pochissimi rifornimenti umanitari che entrano nella regione.
La crisi è rimasta nascosta al resto del mondo perché praticamente tutti i canali di comunicazione sono stati interrotti, ma anche perché ha ricevuto un’attenzione minima da parte della comunità internazionale. Questo perché molta attenzione è stata rivolta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ma anche perché le guerre africane sono spesso considerate meno importanti perché sono “ fuori vista ” per noi.
Nessuna delle due parti è senza colpa
Non ci sono parti in conflitto che siano irreprensibili. I rapporti indicano che i soldati del TPLF hanno commesso crimini di guerra nella vicina regione di Amhara nel Tigray entro la fine del 2021.
Ciò che sta accadendo nel Tigray dall’autunno del 2020 è tuttavia di portata completamente diversa. Un rapporto delle Nazioni Unite di settembre ha mostrato che le autorità etiopi ei loro alleati hanno commesso crimini contro l’umanità nel Tigray. Il rapporto afferma inoltre che ci sono buone ragioni per ritenere che le forze di resistenza nel Tigray siano state responsabili anche di crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani.
La guerra è stata caratterizzata da violente ostilità contro i civili nel Tigray e nelle regioni limitrofe. L’Università di Ghent in Belgio ha stimato che siano andate perdute tra le 380.000 e le 600.000 vite civili, ma i numeri effettivi potrebbero essere più alti. La fame e la mancanza di medicine durante il blocco sono una delle cause principali, ma anche vite umane sono state perse a causa di orribili massacri e bombardamenti indiscriminati di obiettivi civili.
C’è stata anche una campagna di pulizia etnica nel Tigray occidentale, che ha provocato la fuga di massa di 1,2 milioni di persone da queste aree, principalmente verso altre parti del Tigray.
Il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha recentemente descritto la guerra nel Tigray come “la peggiore crisi umanitaria mondiale provocata dall’uomo”. Il mese scorso, il Museo dell’Olocausto degli Stati Uniti ha lanciato l’allarme sull’aumento del rischio di genocidio nel Tigray. Ma l’avvertimento è arrivato troppo tardi, perché ci sono già prove che quello che è successo potrebbe essere un genocidio.
Gli agricoltori sono morti di fame
All’inizio di quest’anno abbiamo sottolineato che i contadini del Tigray, in particolare, erano a rischio di fame. Le loro fattorie sono state sistematicamente saccheggiate e distrutte durante la prima invasione del 2020, avvenuta nel bel mezzo del raccolto.
Il saccheggio e la distruzione sono stati seguiti da una campagna anti-agricola e da un assedio che ha impedito agli agricoltori di ottenere aiuti per ricostruire le loro fattorie, acquisire nuovo bestiame e altri prodotti essenziali come sementi e fertilizzanti per le due stagioni successive.
Proprio come nell’autunno del 2020, le forze etiopi e i loro alleati, come le forze eritree e varie milizie di etnia Amhara, questo autunno hanno lanciato un’offensiva su vasta scala lungo i confini del Tigray nel mezzo del raccolto.
I rapporti indicano che le forze hanno sistematicamente ucciso civili e che sono state coinvolte nell’incendio e nel saccheggio di raccolti e altre proprietà civili nelle aree di cui hanno preso il controllo.
Questi attacchi hanno seguito lo stesso schema delle recenti invasioni nella regione. Mentre le forze alleate si spingono nei villaggi remoti nella regione del Tigray, i campi di raccolti che avrebbero dovuto essere raccolti sono stati invece trasformati in campi di battaglia. La conseguenza è che gli agricoltori sono diventati incapaci di sostenersi.
Secondo gli esperti delle Nazioni Unite , ci sono anche buone ragioni per ritenere che le autorità etiopi abbiano dimostrato di aver usato la fame come arma di guerra.
Leggi anche: Ottimismo, ma anche delusione per i contenuti dell’accordo tra etiopi in Norvegia
La Norvegia deve aiutare
I bisogni sono ancora enormi nel nord dell’Etiopia e ora la comunità internazionale deve intervenire. Questo vale anche per la Norvegia, che per molti decenni ha fornito sostegno allo sviluppo sociale ed economico dell’Etiopia.
Anche il Comitato per il Nobel norvegese ha scelto di assegnare il premio per la pace al primo ministro Abiy Ahmed un anno prima che entrasse in guerra nel suo paese. Successivamente, sia i norvegesi che gli etiopi hanno sostenuto che il comitato per il Nobel che ha assegnato il premio ad Abiy deve dimettersi e il premio per la pace deve essere ritirato.
Considerando le strette relazioni diplomatiche ed economiche tra Etiopia e Norvegia, è nostra opinione che la Norvegia debba fare di più. Soprattutto da quando la Norvegia è stata al fianco dell’Etiopia in quelli che avrebbero dovuto essere i bei tempi del paese (assegnando il premio al primo ministro Abiy), dovremmo fare lo stesso ora e aiutare il paese nei momenti difficili.
Per la gente comune nel Tigray e in Etiopia in generale, i tempi non sono mai stati più duri di adesso. È importante che la Norvegia, insieme ad altri paesi partner, eserciti pressioni affinché l’accordo di pace venga attuato.
Leggi anche: Giornalisti introdotti clandestinamente nel Tigray, hanno documentato condizioni estreme
Un “accordo di pace”
Nonostante il diffuso elogio dell’accordo di pace per una “cessazione delle ostilità”, sono in molti a dubitare che il cessate il fuoco sarà effettivamente rispettato in futuro. Tra l’altro, ci sono stati diversi attacchi di droni dalla firma dell’accordo.
Fano, una milizia Amhara nota per la sua partecipazione alla pulizia etnica del Tigray occidentale, rimane nelle città e nei villaggi del Tigray dove si dice stia commettendo atrocità.
Il ruolo dell’Eritrea non è affatto menzionato nell’accordo di pace, sebbene il testo contenga una sezione sulla “fine del confronto con forze esterne su entrambe le parti del conflitto”.
Così com’è, è solo un “accordo di pace” sulla carta, e ci sono pochi cambiamenti reali per i milioni di persone intrappolate all’interno dei confini chiusi del Tigray.
Mukesh Kapila, che è un riconosciuto esperto di genocidio, ha recentemente affermato che fino a 5.000 persone moriranno nel Tigray ogni settimana se gli aiuti di emergenza non vengono portati ora.
Raccomandazioni alla comunità internazionale
Data la natura debole dell’accordo di pace, vorremmo formulare le seguenti raccomandazioni in particolare alla comunità internazionale, che comprende la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, le istituzioni multilaterali come l’ONU e l’UE, nonché le autorità nazionali:
- Garantire che il cessate il fuoco sia rispettato da tutte le parti in conflitto. Il cessate il fuoco deve essere monitorato da attori internazionali, non solo dall’Unione Africana, che ha svolto quello che riteniamo essere un ruolo politico e problematico nel conflitto.
- I rifornimenti umanitari e medici ei servizi di comunicazione devono essere immediatamente ripristinati e l’assedio revocato. È anche importante notare il fatto che l’accesso alla fornitura di aiuti di emergenza è stato qualcosa che può essere negoziato in questa crisi e che crea un precedente negativo per crisi simili in futuro.
- Il linguaggio ostile, la propaganda e l’incitamento all’odio devono cessare immediatamente e tutte le parti devono dimostrare di volere la pace.
- La Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e altre istituzioni multinazionali devono garantire che ogni sostegno all’Etiopia venga interrotto a meno che non ci sia la pace e il paese si assuma la responsabilità dei diritti umani e dei crimini di guerra che sono stati commessi.
- Le questioni relative alla giustizia, alla responsabilità e alla riconciliazione non devono essere trascurate. Non è possibile raggiungere una pace duratura se i responsabili delle violenze non vengono assicurati alla giustizia e riconciliati. Questo è l’unico modo per evitare un’altra guerra in futuro.
Sunniva Kvamsdal Svezia : giornalista di dibattito presso Bistandsaktuelt.
FONTE: bistandsaktuelt.no/den-afrikan…
La passeggiata di @Christian Bernieri in #FieraMilano è un'occasione per parlare della frequente tentazione, da parte di chi gestisce gli esercizi commerciali o le fiere, di catturare i segnali bluetooth e wi-fi dei nostri cellulari
"una INFORMATIVA PRIVACY, non un semplice caretello, ci avvisa della presenza di un sistema di acquisizione dei segnali wifi presenti nell'area. Un sistema invisibile, posizionato ovunque, capace di ascoltare i segnali wifi e registrare le informazioni che riesce a captare.
Ogni cellulare, se il wifi è acceso, cerca in continuazione altre reti wifi e segnala la propria presenza lampeggiando come un faro, e come un faro ha un lampeggio tipico, dice che è lui, proprio lui, non un altro cellulare qualsiasi. Lampeggia dicendo il proprio nome / codice univoco / identificativo."
Di @Christian Bernieri sul suo blog
bernieri.blogspot.com/2022/11/…
Andiamo a divertirci un po'.
Andiamo a divertirci... e vediamo cosa succede. Ieri, in occasione del Milan Games Week, come decine di migliaia di altre persone (ragazzi,...bernieri.blogspot.com
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@Michele NO! (ma anche sì...😁)
Mi spiego: il fatto che la motorizzazione permetta ai costruttori di auto di fare serbatoi che perdano continuativamente un filo di benzina è un problema, certamente. Ma questo non rende meno colpevole il municipio gestore dell'illuminazione stradale quando i suoi lampioni rilasciano scintille.
Perché se l'auto prende fuoco, sarà pure colpa del costruttore, ma la responsabilità principale è proprio del comune che, conoscendo bene quali siano i problemi del parco circolante, trasforma ogni automobile in un potenziale ordigno.
Fuor di metafora, è chiaro che noi andiamo in giro con dei radiofari portatili, ma questo non solo non giustifica, ma rende ancora più colpevoli coloro che se ne approfittano per catturare dati!
"Abbiamo bisogno di un obbligo di responsabilità attiva da parte dei fornitori di modelli di intelligenza artificiale, che siano responsabili dell'utilizzo dei dati raccolti a beneficio di coloro da cui vengono raccolti e non contro di loro". Questo, a suo avviso, è molto più potente dell'ottenere il consenso, anche quando il consenso viene richiesto in un linguaggio semplice perché le persone possono essere troppo facilmente indotte a dare il consenso, come dimostra la storia delle iniziative sulla #privacy dei dati.
Di Gil Press su #Forbes
forbes.com/sites/gilpress/2022…
AI Is A Mirror, Not A Master, Says Tim O’Reilly
Tim O'Reilly on fixing AI by fixing ourselves.Gil Press (Forbes)
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È disponibile il numero 100 della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il numero 100 della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
GIALLO #3 E BUDDIES #1
Qualche giorno fa arriva un pacco bel fornito dalla Leviatan Labs. Una casa editrice che seguo da tempo che trovo unica nel panorama sotterraneo italiano del fumetto.
Si è conclusa la XXXI edizione di JOB&Orienta!
Dagli ITS Academy all’orientamento,...
Si è conclusa la XXXI edizione di JOB&Orienta!
Dagli ITS Academy all’orientamento, passando per la didattica innovativa, la digitalizzazione, l’occupabilità, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha portato a Verona i temi vicini al mondo scol…
Ministero dell'Istruzione
Si è conclusa la XXXI edizione di JOB&Orienta! Dagli ITS Academy all’orientamento, passando per la didattica innovativa, la digitalizzazione, l’occupabilità, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha portato a Verona i temi vicini al mondo scol…Telegram
L'evoluzione del Credito Sociale cinese
Molto spesso su queste pagine ho avuto l’occasione di parlare di credito sociale. Tra sistemi più o meno sviluppati e sperimentazioni locali, gli esempi non mancano di certo. La Cina è da sempre un benchmark, anche seil sistema oggi è ancora lontano da come lo immaginano la maggior parte delle persone.
Esistono alcune sperimentazioni pilota e qualche sistema locale, ma a parte questi —poca roba. Non significa però che al governo non interessi portare avanti il progetto. Anzi, sembra proprio che vogliano dare una grande spinta al suo sviluppo.
Dal covid pass al credito sociale
Si sa, il governo cinese è disposto a tutto pur di mantenere l’ordine sociale. Lo dimostra l’uso estensivo dei covid pass in questi mesi, mentre l’occidente sembra invece aver mollato la presa. Il covid pass, come detto più volte anche su queste pagine, d’altronde non è altro che un grezzo e limitato sistema di credito sociale spacciato per altro: verde, sei tra i buoni; rosso—in punizione.
Il governo cinese non ne fa mistero: negli ultimi mesi non hanno avuto alcun problema a usare il covid pass per smorzare sul nascere scomode proteste, cambiando lo stato del pass dei manifestanti da verde a rosso. Ricordo che un covid pass rosso in Cina equivale alla carcerazione coatta in “campi di quarantena” dove si sa quando si entra, ma non si sa quando si esce.
Ma perché limitarsi al covid pass, quando si può invece creare un sistema molto più pervasivo e soprattutto completamente integrato in ogni ambito umano ed economico?
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L’evoluzione del sistema di credito sociale
È qui che entra in gioco la nuova proposta di legge chiamata “Social Credit System Construction Law of the People's Republic of China”.
Come riportato dai comunicati stampa governativi di questi giorni, la legge ha lo scopo di mobilitare il governo e guidare le parti sociali verso una cultura dell’onestà, standardizzando i flussi e i processi informativi e creando meccanismi in grado di incentivare l’onestà e punire la disonestà.
La nuova legge conta più di 100 articoli abbastanza complessi, e la traduzione dal cinese non aiuta. Cercherò però di fare una breve sintesi al meglio delle mie capacità, evidenziando i punti più interessanti. Poi cercheremo di capire insieme in che modo le idee del governo comunista cinese stiano già influenzando la politica e la cultura occidentale.
Purtroppo, la Social Credit System Construction Law, potrebbe essere uno sguardo sul nostro futuro.
Cosa dice la legge
Il primo articolo definisce l’oggetto della legge, già anticipato anche dai comunicati stampa: “migliorare il sistema di credito sociale, innovare il sistema di governance sociale, ottimizzare il commercio, standardizzare l’economia socialista, aumentare l’integrità di tutta la società, promuovere i valori socialisti ed estendere il sistema di credito sociale a tutta la società”.
Ho voluto ricondividerla nel fediverso, cogliendo anche l'occasione per accennare dell'esistenza di Feddit su quell'altro social là, che male non fa.
notes.nicfab.it/it/posts/nowa/
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Antonino Campaniolo 👣 reshared this.
Il Sole in un incredibile video in 8K! | Passione Astronomia
I dettagli del Sole, la nostra Stella, come non li abbiamo mai visti grazie alla sonda Solar Dynamics Observatory della NASA
Caso Soumahoro, il problema è democratico, non personale - Kulturjam
"Tutto si riduce a questioni di comunicazione. Una manciata di saggi, lontani dall’umidità delle sezioni, ragionano su come impacchettare il prodotto perché possa accattivare i consumatori per la prossima campagna pubblicitaria. Per individuare parole d’ordine spendibili nella futura competizione di mercato, nella quale le star più seducenti venderanno le proprie militanze. Perlopiù indistinguibili l’una dall’altra."
#giornatacontrolaviolenzasulledonne #mastoradio #musicaitaliana #MikeMusic
TangoMaria cover Goran Kuzminac Canta Michele D'Auria testo e musica di Antonio Cessari
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Il World Economic Forum presenta il proprio disegno per la scuola del futuro
«L’istruzione è vista sempre più come preparazione al lavoro da cui scompaiono o diventano molto marginali lo sviluppo del senso critico, la formazione culturale personale e l’ambito teorico per privilegiare la dimensione pratica. L’obiettivo del WEF è presto detto: sfornare “macchine” – formate su precisi modelli curricolari prefissati – da dare in pasto alle aziende, predisponendo modelli educativi che sono nient’altro che un ponte verso il paradigma liberal-capitalista del lavoro.»
Oggi il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha partecipato a Job&Orienta, all’evento “Idee, tecnologie e sostenibilità. È tempo di ITS”.
“È in luoghi come questo che si costruisce il futuro dell’Italia.
Oggi, #25novembre, si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione...
Oggi, #25novembre, si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999.
Ministero dell'Istruzione
Oggi, #25novembre, si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999.Telegram
In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il...
In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il Ministero dell’Istruzione e del Merito si unisce alle iniziative di sensibilizzazione: oggi e domani il Palazzo dell’Istruzione si illumina di rosso, dan…
Manovra, come al solito vincono gli intoccabili. Per noi c’è il bastone - Contropiano
«660mila percettori di reddito occupabili (e, chissà, forse anche i 173mila che già lavorano ma percepiscono stipendi così miseri che devono essere integrati con il RdC) vengono così segnati dal marchio dell’infamia, perché nemici della “nazione”, improduttivi, parassiti.
Bisogna dunque costringerli. E l’arma di costrizione è la fame – oltre che lo stigma. Senza alcun reddito saranno obbligati a cercare e soprattutto ad accettare qualunque lavoro, a qualunque condizione e in qualunque luogo. È una logica propria non solo del Governo Meloni, ma anche di politici come Renzi e di ampi pezzi del mondo imprenditoriale.»
"Gli interventi sulle pensioni sono stati irrisori, mentre si continua a favorire anche attraverso la tassazione i ceti più abbienti, introducendo i primi assaggi di una futura tassazione piatta. Hanno colpito il Reddito di Cittadinanza proseguendo la guerra ai poveri, già ingaggiata dai precedenti governi. Hanno ridotto gli sgravi sulle bollette per le famiglie, confermando per intero solo quelli alle imprese. "
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to emiliomillepiani • •emiliomillepiani
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • •ahahahah...nooo, per nulla, anzi....quella la si costruisce molto meglio di altre grazie alla sua versalità...è l'ondata di cui sopra... :
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