LIBRI. Recensione: “Ho visto Ramallah”
di Patrizia Zanelli*
Pagine Esteri, 4 aprile 2023 – “Fa molto caldo sul ponte. Una goccia di sudore. Scivola dalla fronte alla montatura degli occhiali, poi sulle lenti. Il calore offusca quello che vedo, che mi aspetto di vedere, che ricordo. Mi guardo attorno, e questo luogo si confonde con le immagini di tutta una vita, trascorsa per lo più aspettando di ritornare. Attraverso il fiume Giordano. Il legno del ponte scricchiola sotto i miei passi. Sulla spalla sinistra porto una piccola sacca. Cammino verso ovest in modo naturale, ma solo in apparenza. Dietro di me il mondo, davanti a me il mio mondo”.
Il poeta palestinese Murid al-Barghuthi (1944-2021) inizia a raccontare così, in Ho visto Ramallah [1], il suo ritorno in Palestina dopo un lungo esilio. Il ritorno in Palestina del poeta Murid Al Barghouti. Un percorso a ritroso di una vita vissuta tra due mondi. in questo romanzo autobiografico, per cui vinse nel 1997 la “Medaglia Nagib Mahfuz”, prestigioso premio letterario istituito dall’Università Americana del Cairo.
Evento storico cruciale del racconto è la guerra lanciata da Israele il 5 giugno del 1967, per occupare i territori palestinesi di Gerusalemme Est, Cisgiordania e Gaza, le alture siriane del Golan e la Penisola del Sinai egiziana. Allora laureando in Letteratura Inglese presso l’Università del Cairo, al-Barghuthi scoprirà di essere improvvisamente diventato esule. Poi vivrà in esilio in più paesi. Riuscirà a tornare in Palestina soltanto nell’estate del 1996 grazie agli Accordi di Oslo (1993 e 1995) che, però, lui stesso aveva da subito considerato inadatti a garantire una soluzione giusta e permanente del conflitto mediorientale. Ne ha la conferma appena arriva nel suo paese:
“Allora, sono questi i “territori occupati”! Questo luogo non è più un’espressione usata in un notiziario, puoi vederne chiaramente la terra, i sassi, le colline e le rocce. Questo luogo ha i suoi colori, una temperatura e arbusti che crescono spontanei…
Finalmente entro in Palestina, ma cosa sono tutte queste bandiere israeliane?”.
Via via deluso da quello che vede lungo il tragitto verso Ramallah, l’autore fa una riflessione generale, come se si rivolgesse alla sua gente, ricorrendo alla tipica autoironia: “Dal ’67 in poi tutto quello che abbiamo fatto è stato “temporaneo”, e sarebbe durato finché le cose non si fossero risolte. E ancora oggi, dopo trent’anni, niente è risolto!… Nel 1948, in seguito alla Nakba, la fondazione dello Stato d’Israele, i profughi si stabilirono nei paesi vicini come soluzione “temporanea”. Lasciarono le pentole sul fuoco sperando di tornare dopo qualche ora! Si dispersero nelle tende e in campi di lamiere di zinco e stagno “temporaneamente”… Abbiamo elaborato programmi di liberazione basati su tappe “temporanee”, ci hanno detto di avere accettato gli accordi di Oslo “temporaneamente”, e così via…”
Nella stessa riflessione al-Barghuthi denuncia chiaramente l’illusorietà di un processo di pace fallito in partenza, essendo sponsorizzato da Washington a sostegno di Tel Aviv, e che di fatto si traduce nella continuazione della Nakba. L’autoironia ravviva inoltre lo stile narrativo perlopiù asciutto e lineare, talvolta crudo, quasi giornalistico, tipico della non-fiction, adottato dall’autore per scrivere Ho visto Ramallah, un testo letterario affascinante e coinvolgente per il miscuglio di sentimenti che trasmette e perché la voce narrante è quella di un grande poeta che descrive la vita reale di persone vere. Nella prefazione del libro, Edward Said (1936-2003) nota anzitutto la concisione e la poeticità del racconto che definisce come “uno dei migliori resoconti personali sulla diaspora palestinese che siano mai stati scritti”. Del resto, anche lui aveva raccontato, in un saggio, il suo ritorno in Palestina, e precisamente a Gerusalemme, dopo un lungo esilio [2].
Munito di un permesso temporaneo per visitare i territori occupati da Israele, durante il breve soggiorno in Cisgiordania, al-Barghuthi ricorda la propria vita intrecciata a quella del suo popolo:“L’occupazione ci ha costretto a rimanere nel passato. Ecco la sua grave colpa: non ci ha privato dei forni d’argilla di ieri, ma della curiosità di sapere cosa avremmo potuto inventare un domani.”
Il futuro negato della Palestina, sottolinea Monica Ruocco, è infatti il problema centrale affrontato da al-Barghuthi in Ho visto Ramallah. L’opera spiega inoltre bene il significato della parola ghurba, usata per indicare la lontananza dalla patria, l’esilio, lo stato psicologico di chi vive una situazione del genere e che, per il poeta palestinese, è come la morte: “La gente crede che tocchi soltanto agli altri. Quell’estate diventai lo straniero che avevo sempre creduto fosse qualcun altro.”
Una volta laureato, al-Barghuthi raggiunge alcuni parenti in Kuwait dove rimane per un paio d’anni. Poi torna al Cairo per sposare, nel 1970, la fidanzata egiziana Radwa Ashur (1946-2014) – che aveva conosciuto all’università -, futura scrittrice femminista, critica letteraria e accademica famosa. Nel 1972, mentre insegna e lavora per l’emittente radiofonica Filasṭīn (Palestina), il poeta pubblica la sua prima raccolta di poesie. Nel giugno del 1977, diventa padre di Tamim, ma, come altri attivisti palestinesi perseguitati dal regime di Sadat, dopo appena cinque mesi sarà espulso dall’Egitto, vivendo poi un secondo esilio. Accolto dall’Ungheria come rappresentante dell’Olp, riuscirà a tornare al Cairo soltanto nel 1994.
In Ho visto Ramallah, l’autore parla di questa lunga lontananza dalla moglie e dal figlio, inframmezzata dai periodi di vacanza in cui loro andavano a trovarlo a Budapest. Nel romanzo, infatti, unisce l’assenza dalla Palestina alla presenza in Palestina, suggerendo che ognuna delle due situazioni è implicita nell’altra nella vita dell’esule; spiega così appieno il senso della ghurba che per lui è una condizione definitiva dell’anima; descrive un dolore che sembra sfumarsi in una malinconia sempre nascosta in fondo al cuore. L’autore riscopre di fatto il suo paese con lo sguardo meravigliato – ma non distaccato – di uno straniero durante quel viaggio fitto di incontri con amici, parenti e intellettuali impegnati in un lavoro di resistenza culturale, come il grande poeta Mahmud Darwish (1941- 2008); e ricorda man mano il passato, per spiegare quello che prova mentre conosce direttamente il presente della sua gente sotto l’occupazione militare israeliana:
“Israele chiude un’area qualsiasi quando vuole. Le persone non possono entrare e uscire, se non quando viene meno il motivo della chiusura, ma di motivi se ne trovano sempre. Vengono alzate barriere tra una città e l’altra. Qui ho sentito la parola mahsom per la prima volta. Vuol dire ‘barriera’ in ebraico. La nascente sensazione di libertà è temporanea.”
Nel romanzo, l’autore denuncia sia le azioni dell’occupante israeliano sia le scelte e l’arroganza dei dirigenti palestinesi; insiste infatti sull’illusorietà del processo di pace di Oslo: “Quando sentite qualcuno pronunciare da una tribuna l’espressione «smantellare gli insediamenti», fatevi una bella risata. Non sono fortezze fatte da bambini con il Lego o il Meccano. Le colonie sono di per sé Israele. Sono l’idea, l’ideologia, la geografia, un imbroglio, una delle tante trovate di Israele. Sono il luogo che ci apparteneva e che hanno fatto loro. Gli insediamenti sono le loro scritture nella loro forma originaria. Sono la loro Terra promessa. Sono la nostra assenza. Gli insediamenti sono la diaspora palestinese”.
In altri brani, l’autore esprime un misto di rabbia e amarezza nell’osservare la deturpazione del paesaggio tradizionale della Palestina, caratterizzato dall’armonia tra natura e architettura. Ora, invece, lo vede deformato per via delle azioni volute dallo Stato occupante, Israele, in linea con la sua politica di Apartheid volta a impedire ai palestinesi di costruirsi un futuro nel loro stesso paese: colonie sparse a macchia di leopardo, check-point ovunque, segni delle distruzioni compiute dall’esercito e così via.
D’altro canto, nel romanzo, al-Barghuthi descrive anche momenti belli e divertenti della propria vita, inclusi quelli vissuti nel seppure breve soggiorno in Palestina. Torna nel villaggio in cui era nato, Deir Ghassana, ricorda quando a sette anni si era trasferito con la famiglia da lì a Ramallah, allora un sobborgo di Gerusalemme. Descrive un matrimonio, con canti, e in particolare, un giovane che danza la dabka; i caffè; una serata poetica e altro. Nel testo include anche alcune delle sue poesie.
Ma durante quel viaggio non riesce a tornare a Gerusalemme: l’esercito israeliano aveva chiuso ogni accesso alla città. Per presentarla, nel romanzo, l’autore anzitutto la spoglia dei suoi simboli per restituirla alla realtà, rendendola viva. Raccoglie i propri ricordi personali di un’esistenza umana normale; con una modalità quasi cinematografica propone una carrellata di immagini di spazi e oggetti, descrive soprattutto una miriade di persone, di attività, di sensazioni ed emozioni, riuscendo a spiegare l’importanza esistenziale, affettiva e identitaria di questa città per il popolo palestinese: “La Gerusalemme che il mondo conosce è la capitale delle religioni, della politica, dei conflitti. Il mondo non conosce la nostra Gerusalemme, quella della gente […] Questa è la città dei nostri cinque sensi, dei nostri corpi e della nostra infanzia. La Gerusalemme in cui camminavamo senza fare troppo caso alla sua sacralità, perché vivevamo lì. E lei era noi”.
Ho visto Ramallah è un romanzo realistico, privo di sentimentalismi e tuttora attuale, perché l’autore presenta le mille sfumature del dolore palestinese, senza banalizzarlo né idealizzarlo, rivelandone tutta l’umanità. Descrive la vita reale della sua gente, parlando di morte, violenza e oppressione, ma anche di amore, bellezza e voglia di vivere. Nel 1998, inoltre, al-Barghuthi tornò di nuovo in Palestina con il figlio Tamim – adesso un poeta e accademico noto -, per fargli conoscere direttamente il suo paese. L’autore racconta anche quel viaggio, in Sono nato lì. Sono nato qui [3], un altro romanzo autobiografico o complemento di Ho visto Ramallah. Nel 2000, al-Barghuthi vinse il più importante premio letterario palestinese per la poesia. La sua intera opera rientra in una vasta testimonianza letteraria della Storia del popolo della Palestina che, come si sa e come conferma Edward Said, “non è un posto qualunque”. Pagine Esteri
NOTE
[1] Murid al-Barghuthi, Ho visto Ramallah, tr. Monica Ruocco, Ilisso, 2005.
[2] Edward Said, Tra guerra e pace: ritorno in Palestina-Israele, tr. Giovanna Bettini e Maria Antonietta Saracino, Feltrinelli, 1998.
[3] Murid al-Barghuthi, Sono nato lì. Sono nato qui, tr. Enrica Preti, Edizioni Q, 2021.
*Patrizia Zanelli insegna Lingua e Letteratura Araba all’Università Ca’ Foscari di Venezia. È socia dell’EURAMAL (European Association for Modern Arabic Literature). Ha scritto L’arabo colloquiale egiziano (Cafoscarina, 2016); ed è coautrice con Paolo Branca e Barbara De Poli di Il sorriso della mezzaluna: satira, ironia e umorismo nella cultura araba (Carocci, 2011). Ha tradotto diverse opere letterarie, tra cui la raccolta poetica Diario della Rivoluzione (Lushir, 2011) del poeta tunisino Mohammed Sgaier Awlad Ahmad, e il romanzo Atyàf: Fantasmi dell’Egitto e della Palestina (Ilisso, 2008) della scrittrice egiziana Radwa Ashur. Ha curato con Sobhi Boustani, Rasheed El-Enany e Monica Ruocco il volume Fiction and History: the Rebirth of the Historical Novel in Arabic. Proceedings of the 13th EURAMAL Conference, 28 May-1 June 2018, Naples/Italy (Ipocan, 2022).
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4 aprile, CONVEGNO “Trasferimento Transatlantico dei Dati”
Alla Camera dei deputati questa mattina parliamo di “Trasferimento Transatlantico dei Dati. Il nuovo scenario alla luce della proposta di decisione di adeguatezza”, convegno organizzato da Consorzio Netcomm. Per maggiori info qui.
4 aprile, Convegno “Tendenze e nuovi scenari per il giornalismo. Digitale. Artificiale? Report 2023”
Questa mattina dalle ore 10.00 parteciperò al convegno organizzato dall’Ordine dei giornalisti “Tendenze e nuovi scenari per il giornalismo. Digitale. Artificiale? Report 2023”. Per info qui.
Sustanalytics – Combustibili di distruzione di massa
La proliferazione dei combustibili fossili sarà regolamentata come per i trattati internazionali sulle armi nucleari? Per alcune isole del Pacifico, che stanno emergendo tra i paesi più attivi sul piano della denuncia multilaterale contro i grandi inquinatori, sì
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In Cina e Asia – Pallone cinese negli Usa, è dibattito sulle informazioni raccolte
I titoli di oggi:
Pallone cinese negli Usa, aperto il dibattito sulle informazioni raccolte
App made in China, Pinduoduo bocciata dagli analisti
Cina, i primi dati sulle perdite delle compagnie aeree
Usa, Giappone e Corea del Sud: al via le esercitazioni congiunte nel Pacifico
Mar cinese meridionale, la Malesia chiede un confronto con Pechino mentre le Filippine aprono quattro nuove basi militari agli Usa
Malesia, rimossa la pena di morte obbligatoria per reati gravi
Bangladesh, incendio divora un complesso commerciale
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SUD SUDAN. L’Onu accusa alti ufficiali di abusi e violazioni dei diritti umani
Pagine Esteri, 4 aprile 2023- Una Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che alcuni funzionari del Sud Sudan hanno perpetrato gravi violazioni dei diritti umani e dovrebbero essere perseguiti per i propri crimini.
La Commissione parla di omicidi, stupri e schiavitù sessuale come pratiche diffuse. L’indagine è durata un anno e ha coinvolto 6 Stati del Sud Sudan.
Nessuna delle persone ritenute responsabili ha, al momento, affrontato le accuse o ricevuto una condanna.
“Per diversi anni, i nostri risultati hanno costantemente dimostrato che l’impunità per crimini gravi è un motore centrale della violenza e della miseria affrontati dai civili in Sud Sudan”, ha dichiarato Yasmin Sooka, presidente della Commissione. “Quindi abbiamo deciso di fare i nomi di più persone che meritano indagini e procedimenti penali per il loro ruolo in gravi violazioni dei diritti umani”. Tra gli altri, il rapporto nomina il governatore di Unity State, insieme al generale delle forze di difesa del popolo del Sud Sudan, accusati di aver giustiziato sommariamente almeno quattro ufficiali delle truppe governative. Tre sono stati uccisi da un plotone di esecuzione e il quarto è stato bruciato vivo in una capanna.
Il commissario della contea di Koch, invece, è accusato di aver condotto orribili attacchi contro la popolazione civile.
Tutte queste persone non solo non sono state processate ma sono rimaste in carica e continuano a svolgere i propri incarichi.
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PRIVACY DAILY 85/2023
Papa Francesco non molla!
«Ho sentito solo un malessere, ma non ho avuto paura», e poi «Ancora vivo, sai»! Sono le parole pronunciate dal Papa all’uscita dal Policlinico Gemelli: le prime parole da lui pronunciate, perfino prima di compiere quel gesto di grandiosa umanità, di abbracciare quella madre privata del figlio, che, per una curiosa coincidenza di quelle che poi […]
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Chi è Alessandra Bruni, nuova presidente di Enav
Alessandra Bruni è stata nominata presidente di Enav, in vista dell’assemblea che dovrà ratificare le decisioni del governo. Laureata in Giurisprudenza all’Università Sapienza di Roma, nel 1990 entra nei ruoli dell’Avvocatura generale dello Stato. Dal 2003 è consulente giuridico di Sace, dal 2018 di Simest. Dal 2007 è membro della Commissione interministeriale per le risorse minerarie e gli idrocarburi presso il Mise, con compiti tecnico consultivi per la ricerca mineraria di base, per la coltivazione degli idrocarburi e per le royalties.
Da avvocato dello Stato ha seguito processi penali di assoluta rilevanza per le istituzioni, dal processo Calipari a Mafia Capitale, oltre a una serie casi sui danni da amianto. È esperta di gestione dei beni confiscati alla mafia e reati ambientali.
Dal 2003 al 2013 è stata anche docente alla Sapienza di Roma per la scuola di specializzazione delle professioni legali e dal 2004 al 2010 ha insegnato Diritto processuale civile all’Università “Guglielmo Marconi”. Dal 2017 è presidente della Corte federale di appello della Federazione italiana sport equestri e dal 2018 è presidente della Corte federale di appello della Federazione italiana tiro con l’arco. Dal 2003 al 2015 ha ricoperto l’incarico di consulente giuridico e poi di direttore dell’ufficio legale della fondazione Teatro dell’Opera di Roma. È autrice della monografia “La difesa dello Stato nel processo” e ha collaborato alla redazione di vari volumi giuridici
L’identità che manca alla Destra di governo
Perché lo fanno? Perché illustri dirigenti politici, manager pubblici, uomini di governo e alte cariche istituzionali di Fratelli d’Italia continuano a gettare generose e improvvise secchiate di benzina sulla fiamma sempre ardente dell’antifascismo militante?
Escludiamo, per logica politica, che lo facciano col deliberato intento di ricompattare le opposizioni e di mettere in allarme i partner, i mercati e le Istituzioni europee. Escludiamo anche, per carità di Patria, che lo facciano per faciloneria, per superficialità o per vanità personale.
Se lo fanno, c’è da credere che lo facciano spinti da un calcolo di convenienza politica oppure trascinati da un istinto primario irrefrenabile. La ragione politica, se ci fosse, non potrebbe che essere questa: catalizzare l’attenzione mediatica sulla questione fascista per distrarre l’opinione pubblica dai gravi impasse del governo sul Pnrr e soprattutto sui migranti, e al tempo stesso dare un segnale di coerenza ideale ad una base elettorale prossima a ravvisare, secondo la martellante retorica di un decennio trascorso dal partito interamente all’opposizione, il cedimento della Destra di governo alle dinamiche dell’Europa e agli interessi dell’America. Ci sarebbe una logica, certo, anche se si tratterebbe di una logica miope. Miope perché ai consensi guadagnati in patria fanno da contraltare lo scetticismo e la sfiducia internazionali: elementi che, in un mondo globalizzato e in una fase politica interamente giocata sulla scena europea ed estera, pesano sul futuro e sull’efficacia del governo ben più di qualche punto percentuale perso nei sondaggi di opinione.
No, troppa grazia. Difficile pensare ad una regia, difficile credere si tratti di una, per così dire, raffinata strategia politica. Non resta, allora altra spiegazione se non quella dell’istinto primario. Un istinto identitario, un istinto di sopravvivenza. La reazione naturale all’orrore del vuoto percepito dell’identità presente e alla mancanza di un copione nuovo da recitare con metodo Stanislavskij per mettersi al passo con i tempi. È come se una parte non trascurabile dei dirigenti di Fratelli d’Italia facesse fatica a calarsi nella narrazione meloniana e non percepisse il senso politico della strada intrapresa. È stata, in effetti, una svolta a freddo. Una narrazione ancora giovane imposta da una realtà in rapido mutamento e dal precipitare degli eventi internazionali: la guerra in Ucraina, la rinnovata centralità dei valori liberali, le sfide della modernità, la consapevolezza che non è possibile resistere al governo dell’Italia schierando l’Italia contro l’Europa. È su questi assi che dovrebbe prendere forma la nuova identità della destra di governo. Ma la forma si sforma, il disegno non si completa, il nuovo quadro non suscita emozioni né scatena sentimenti. E senza il mastice delle emozioni e la calce dei sentimenti le identità politiche faticano ad affermarsi e a stare in piedi.
È una condizione che spaventa, disorienta, atterrisce. Occorrerebbe una decisa azione di pedagogia politica, ma Giorgia Meloni stenta ad attuarla. Occorrerebbe una nuova retorica identitaria calata nella modernità, ma nel mondo degli intellettuali meloniani non si vede chi possa farsene carico. Non resta, allora, che abbandonarsi ai vecchi istinti e, a 78 dalla fine del Fascismo e a 28 dalla svolta di Fiuggi, rifugiarsi nelle antiche identità, pur sapendo che con la testa pervicacemente rivolta al passato sarà difficile costruirsi un futuro.
Fatte tutte le opportune distinzioni, qualcosa di simile sta accadendo anche alle sinistre. Al Pd della Schlein e ai grillini di Conte. L’identità, tema cui il politologo Francia Fukuyama ha dedicato un recente saggio, è con tutta evidenza il tema dell’epoca.
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Elicotteri, F-35 e Fregate. I piani di Lockheed Martin che avvicinano Italia e Usa
Caccia di quinta generazione, elicotteri del futuro, collaborazioni globali e interconnessione tra piattaforme. Sono solo alcuni dei programmi illustrati a Roma dal management di Lockheed Martin, il gigante industriale della Difesa statunitense, che ha una lunga e consolidata collaborazione con il nostro Paese. “L’Italia ha da poco festeggiato i cento anni della sua Aeronautica militare” ha infatti ricordato Jonathan Hoyle, chief executive Europe, “con la quale ci lega una collaborazione da settant’anni” esemplificata dall’F-35. Il caccia stesso, come sottolineato dal manager è “assemblato e costruito a Cameri in partnership con Leonardo”, unico Paese in Europa ad avere sul suo territorio un centro di produzione del caccia di quinta generazione. Altro partner importante di Lockheed Martin è Fincantieri, “con la quale l’azienda collabora sulle Littoral Combat Ship della US Navy” nei cantieri del gruppo italiano in Wisconsin e “sulle nuove fregate della classe Constellation”.
Il legame atlantico passa per l’F-35
Per Hoyle, proprio l’F-35 rappresenta un esempio dei legami che uniscono l’Europa e gli Usa, anche attraverso l’Italia. Il vicepresidente Aeronautics del gruppo, Randy Howard ha aggiunto che: “Tutti i novecento aerei consegnati finora nel mondo hanno componenti italiane a bordo”. A Cameri, infatti, vengono prodotte le ali non solo per i mezzi italiani “ma di tutti i caccia a livello mondiale”. Attualmente il nostro Paese opera 17 F-35 in versione A e sei in versione B, dei novanta totali (sessanta A e trenta B), dalle basi aeree di Ghedi, Amendola, Taranto a bordo di Nave Cavour e in futuro opererà anche dalla base di Grottaglie in appoggio alla portaerei.
Un cammino secolare. Il record dell’Aeronautica e di Sikorsky
Quello con l’F-35 e la Lockheed, però, non è l’unico legame che unisce il nostro Paese al gruppo statunitense. “L’Italia compra i nostri prodotti dal 1953” ha infatti raccontato Jeff White, vice presidente Strategy and business development di Sikorsky, componente del gruppo LM dedicata all’elicotteristica, che tra l’altro condivide con l’Arma azzurra il compimento di cento anni di attività. Le Forze armate nazionali hanno espresso il loro interessamento per la tecnologia del Future vertical lift sviluppata da Sikorsky. “Al momento ci stiamo concentrando sul programma statunitense per l’elicottero di nuova generazione Future Vertival Lift (FVL)- il Future Attack Reconnaissance Aircraft (FARA)”, ha spiegato ancora White. I sistemi della società sono basati sulla tecnologia X2, che prevede un doppio rotore coassiale con un propulsore spingente. “Le sue velocità superano i duecento nodi – ha illustrato il manager – con il prototipo Defiant X che ha raggiunto i 250 nodi. Sono mezzi estremamente manovrabili, veloci e capaci di volare molto bassi”.
Il Future Vertical Lift (FVL)
Tutti elementi che saranno cruciali negli scenari contesi e contestati del futuro, come ha spiegato il direttore Future Vertical Lift international di Sikorsky, l’italiano Luigi Piantadosi: “Gli elicotteri del prossimo futuro dovranno essere più capaci di sopravvivere, avere raggi d’azione più ampi, ed essere capaci di volare molto velocemente, molto bassi, sfruttando corridoi molto stretti”. Agilità e manovrabilità saranno dunque essenziali, tutte caratteristiche garantite dalla tecnologia X2. Inoltre, ha aggiunto Piantadosi, “la struttura dei sistemi sarà basata su una architettura guidata dal principio del Modular Open System Architecture (MOSA)”, capace di integrarsi con gli altri mezzi e velivoli attualmente in servizio nei diversi domini operativi militari. Come ribadito da Piantadosi, la combinazione delle pale contro-rotanti e il propulsore di coda “garantiscono agli apparecchi una incredibile capacità di virata stretta”. Infatti, per questi apparecchi di nuova generazione “la capacità di sopravvivenza sarà l’elemento chiave nel futuro” unita all’elevata manovrabilità dei mezzi permetterà agli apparecchi di evitare con più facilità le minacce anche in ambienti contestati. Anche l’Italia sta osservando con attenzione l’evoluzione di queste tecnologie, e il ministero della Difesa “è attualmente impegnato nello studio per stabilire le necessità degli ambienti operativi nei quali dovranno agire le Forze armate e le tecnologie future nell’ala rotante”.
Il Nato Next Generation Rotorcraft Capability (NGRC)
L’Italia, inoltre, partecipa al Nato Next Generation Rotorcraft Capability, programma che ha l’obiettivo di sviluppare un elicottero capace di raggiungere velocità, distanze, e altezze superiori ai modelli attuali e che vedrà Sikorsky avanzare la sua proposta per uno sviluppo basato sulla tecnologia X2. Alla domanda di Airpress sui prossimi passi che l’azienda intende compiere riguardo al programma NGRC, Piantadosi ha spiegato che l’Alleanza intende sviluppare il NGRC attraverso cinque studi, tre aperti all’industria e due interni. “Per quanto riguarda i tre aperti, saranno probabilmente studi concentrati sulle nuove tecnologie, sui nuovi sistemi di propulsione e su come l’industria vede l’architettura Modular Open System” mentre gli studi interni della Nato saranno più focalizzati sui requisiti. “L’azienda – ha concluso Piantadosi – è stata invitata a seguire una presolicitation conference, insieme ad altre industrie, e crediamo che questa possa essere davvero una grande opportunità per la Nato per capire veramente cosa serve, quali sono i nuovi requisiti base, e per noi un’occasione per dimostrare veramente cosa la nostra tecnologia può fare per la Nato”.
Paulette Jiles – Notizie dal mondo
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RinCorsa
Non può che far piacere il drastico calo del peso delle bollette della luce: -55,3% per il prossimo trimestre, con alle spalle un altro -19,5%. Anche il gas è in rapida discesa. Ma sarebbe colpevole non leggere il significato politico di questi dati. E sarebbe dannoso non comprenderne le conseguenze.
Si torni con la mente ai giorni iniziali della criminale guerra scatenata da Putin in Ucraina. In quelle ore l’Occidente compì scelte che determinarono la sconfitta politica del Cremlino, preludio del disastro militare che si è poi visto. La condanna fu unanime, come le sanzioni e la decisione di affrancarsi dalle forniture russe di gas. Furono allora formulate delle ragionevoli previsioni, che si sono dimostrate esatte nonostante lo scatenarsi dello scetticismo dei putinofili:
1. La totale autonomia dal gas russo è stata raggiunta prima del tempo stabilito (complice un inverno mite) e il prezzo che oggi paghiamo è inferiore a quello di prima della guerra (rammentando che era salito a causa dell’aumento della domanda, dopo i blocchi produttivi imposti dalla pandemia);
2. La febbre dei prezzi (compensata da imponente spesa pubblica a sostegno dei consumi) ha avuto anch’essa la durata prevista e si rientra nella normalità, se non la si alimenta dall’interno;
3. L’effetto delle sanzioni sull’economia russa non è stato immediato, lo si disse subito, tanto più che gli acquisti di gas sono aumentati per riempire le riserve, ma si è dimostrato devastante e inesorabile, mandando la Russia in una recessione più profonda e declassandola a colonia cinese.
Le cose sono andate come si era detto. La guerra continua, purtroppo, e continuerà fin quando Putin potrà preservare sé stesso mandando al massacro la Russia e i russi. Spera che l’Occidente si fiacchi ma ha ottenuto l’esatto opposto, ovvero la corsa di tutti i Paesi dell’area a chiedere la protezione occidentale. Dietro il calo delle bollette c’è un vasto significato politico. Davanti, però, c’è una prospettiva di ripresa della corsa. Il governo fa bene ad affievolire e gradualmente far sparire i sostegni ai consumi, che non avendo più una motivazione patologica sarebbero solo distorsivi e inflattivi. Ma ora si deve anche smontare la retorica del Pnrr inattuabile per il cambio dei prezzi delle materie prime. La fase antecedente agli investimenti è quella delle riforme, nella quale si deve far lavorare la politica e il Parlamento, senza un centesimo di costi aggiuntivi. Mentre i costi dei materiali rientrano gradualmente nella normalità.
Il 2023 era previsto come un anno di rallentamento, ma di crescita. E anche questa previsione si è rivelata esatta, nonostante quasi tutte le forze politiche avessero fatto una campagna elettorale intestata a una recessione che non c’era. Ora siamo a uno snodo decisivo, perché l’uso razionale e tempestivo dei fondi europei fa la differenza – per l’anno in corso e quelli a venire – fra il ritorno a crescite asfittiche (erose dal costo del debito) e il consolidamento della eccezionale corsa fatta nel 2021 e nel 2022 (che erode il debito). Questo è lo spazio e l’occasione della RinCorsa. A impedircelo possono essere solo l’ignavia politica e l’incapacità pratica, che neanche un mago riuscirebbe mai a nascondere dietro la balla dei ritardi ereditati. Per non dire della bislacca tesi secondo cui i soldi a disposizione (buona parte dei quali regalati) sono “troppi”.
Qui sia concessa una considerazione politica. Il governo ha una vasta maggioranza e una opposizione divisa e dedita alla radicalizzazione. Il solo modo che ha per andare in crisi è sgretolarsi, il che non appare probabile. Per la destra, se non s’impantana nel passato, è l’occasione per cambiare il proprio futuro. Il che comporta la necessità di affrancarsi subito da slogan e concetti che servivano solo a essere “contro”, dai balneari al Mes. Le riforme non procedono proprio a causa di quel corteggiare ogni misero interesse che serva a danneggiare chi governa. Governano loro, è ora di cambiare.
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Alpha & Omega - Ancient A & O - Lantern Records 2023
Disco speciale ed esclusivo per il Record Store del 2023 da parte dello storico duo dub britannico Alpha & Omega, dal titolo “Ancient A&O”su Lantern Records.
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Alpha & Omega - Ancient A & O - 2023
Disco speciale ed esclusivo per il Record Store del 2023 da parte dello storico duo dub britannico Alpha & Omega, dal titolo “Ancient A&O”su Lantern Records.Massimo Argo (In Your Eyes ezine)
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Finlandia. Sanna Marin perde le elezioni politiche del 2023.
Fra il 2022 e il 2023 le gazzette hanno più volte riportato dettagliate mirabilia di una certa Sanna Marin, politica finlandese mediaticamente redditizia.
Fra il 2022 e il 2023 Sanna Marin ha perseguito un'agenda politica strettamente "occidentalista" in politica estera e presumibilmente anche sul piano interno.
Il 2 aprile 2023 ci sono state le elezioni politiche e Sanna Marin è stata superata tanto dai conservatori quanto dai nuovi "sovranisti".
Conclusioni costruttive per addetti al democratismo rappresentativo:
1. Se fai il verso all'originale, gli elettori votano per l'originale, non per te.
2. Le feste nei locali, i concerti da duecento euro a ingresso e lo stile di vita da borghese integrata (specie se perseguito con pochi vestiti addosso) non sono espressioni di libertà, sono espressioni di pseudolibertà a pagamento. L'elettorato ti tratterà di conseguenza.
3. Leslashgli veganasterisco senza glutine che si fanno largo a gomitate inclusive vengono accoltschwa da scostanti reazioni di rigetto appena escono dal loro ambiente.
PRIVACY DAILY 84/2023
Our children are not guinea pigs
(versione italiana qua)
I wrote this post after having read a tweet by Tristan Harris about one of the latest "feats" of ChatGPT, an artificial intelligence-based text generator everyone has been talking about in recent weeks. Tristan Harris is one of the co-founders of the Center for Humane Technology, whose mission is to ensure that tech-nology is developed for the benefit of people and the wellbeing of society.
In his tweet, he reports a "conversation" that took place between a user identifying himself as a 13-year-old girl and ChatGPT. In summary, the user says she met on the Internet a friend 18 years older than her she liked and who invited her on a out-of-town trip for her upcoming birthday. ChatGPT in its "replies" says it is "delighted" about this possibility that will certainly be a lot of fun for her, adding hints on how to make "the first time" an unforgettable event. Harris concludes by saying that our children cannot be the subjects of laboratory experiments.
I completely agree with him.
For those who have not yet heard about ChatGTP, let me explain that it is an example of a computer system, based on artificial intelligence techniques, capable of producing - in response to user questions - natural language texts. These appear to be generally correct but, at closer inspection, they turn out to be marred by fatal errors or inaccuracies (here is an example you can find describing a scientific article on economics that is, in fact, completely made up). In other words, if you do not already know the correct answer, what it tells you is likely to be of no help at all. Without going into technical details, this is because what it produces is based on a sophisticated probabilistic model of language that contains statis-tics on the most plausible continuations of sequences of words and sentences. ChatGPT is not the only system of this type, as several others are produced by the major companies in the field, however, it is the most famous one and its version 4, recently released, is considered to be even more powerful.
For these systems, I will use the acronym SALAMI (Systematic Approaches to Learning Algorithms and Machine Infer-ences), created by Stefano Quintarelli to indicate systems based on artificial intelligence, precisely in order to avoid the risk of attributing them more capabilities than they actually have.
One element that we too often forget is that individuals see "meaning" everywhere: the famous Californian psychiatrist Irvin Yalom wrote: «We are meaning-seeking creatures. Biologically, our nervous systems are organized in such a way that the brain automatically clusters incoming stimuli into configurations». This is why when reading a text that appears to be written by a sentient being, we think that who produced it is sentient. As with the famous saying "beauty is in the eye of the beholder", we can say that "intelligence is in the brain of the reader". This cognitive trap we are falling into when faced with the prowess of SALAMI is exacerbated by the use of the term "artificial intelligence". When it began to be used some 70 years ago, the only known intelligence was that of people and was essentially characterised as a purely logical-rational competence. At that time, the ability to master the game of chess was considered the quintessence of intelligence, while now this is not true any more.
Advances in scientific knowledge in the field of neurology have revealed that, on the one hand, there are many dimensions of intelligence that are not purely rational but are equally important. On the other but closely related hand, our intelligence is inextricably linked to our physical body. By analogy, we also talk about intelligence for the animals that are closer to us, like dogs and cats, horses and dolphins, monkeys and so on, but these are obviously metaphors. In fact, we define in this way those behaviours that, if they were exhibited by human beings, would be considered intelligent.
Intelligence in my view is only the embodied intelligence of people. Using the term intelligence for systems that are merely incorporeal cognitive machines, a term I introduced in my recent book “La rivoluzione informatica. Conoscenza, consapevolezza e potere nella società digitale” (= The Informatics Revolution. Knowledge, awareness and power in the digital society) is dangerously misleading. Any informatics system is a “cognitive machine”, which on an exclusively logical-rational level is able to compute data from other data, but without any consciousness of what it does or understanding of what it produces. At this level such machines have surpassed our capacities in many areas, as industrial machines did at the physical level, but to use for such systems the term “intelligence” is misleading. To do so with regard to that particular variant that is SALAMI runs the risk of being extremely dangerous on a social level, as illustrated by the example described at the beginning.
Let me make it very clear that this does not mean halting research and technological development in this field. On the contrary, SALAMI can be of enormous help to mankind. However, it is important to be aware that not all technologies and tools can be used freely by everyone.
Cars, for example, while being of unquestionable utility can only be used by adults who have passed a special exam. Note that we are talking about something that acts on the purely physical level of mobility and, despite this, it does not occur to us to replace children's strenuous (sometimes painful) learning to walk by equipping them with electric cars. Because this is an indispensable part of their growth pro-cess.
Cognitive machine technology is the most powerful one that mankind has ever developed, not least because it acts at that level that helps to define intelligence, which is the capacity that led us, from naked helpless apes, to be the lords of creation. To allow our children to use SALAMI before their full development means undermininh their chances of growth on the cognitive level, just as it would happen if, for example, we allowed pupils to use desktop calculators before they had developed adequate mathematical skills.
We are already ruining the cognitive development of future generations with the indiscriminate use of writing and reading by means of digital tools, despite many warnings, summarised in Montessori's expression "the hand is the organ of the mind" (see la mano è l’organo della mente and see also Benedetto Vertecchi's book “I bambini e la scrittura” (= Children and Writing) by Benedetto Vertecchi), and despite researchers'recommendations (see the Stavanger Declaration on the Future of Reading). Let us not continue like this. Let us not hurt them even more.
Obviously in university we have a different situation, and we certainly can find ways of using SALAMI that can contribute to deepening the study of a discipline, while preventing their use as a shortcut in the students' assigned tasks. Even more so in the world of work, there are many ways in which they can ease our mental fatigue, similar to what machine translation systems do in relation to texts written in other languages.
It is clear that before invading the world with technologies whose diffusion depends on precise commercial objectives, we must be aware of the dangers.
Not everything the individual wishes to do can be allowed in our society, because we have a duty to balance the freedom of the individual with the protection of the community. Likewise, not everything that companies would like to achieve can be allowed to them, especially if the future of our children is at stake.
Innovation and economic development must always be combined with respect for the fundamental human rights and the safeguard of social wellbeing.
--
The italian version has been published by "StartMAG" on 19 march 2023.
Oggi, 2 aprile, si celebra in tutto il mondo la Giornata per la consapevolezza sull’autismo, istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU.
Qui la foto del Palazzo dell’Istruzione illuminato di blu ieri sera, in occasione di questa ricorrenza.
K&S è il primo canale italiano su Owncast, l'alternativa del Fediverso a Twitch!
Oggi, durante una conversazione su mastodon con @KSGamingLife🕹️ 🐈 🍸 , ci siamo resi conto che questa interessante realtà non era stata ancora nominata qui nella comunità "Retrogaming" di Feddit!
Rappresentiamo una community di appassionati, formatasi intorno a 3 streamer: Kappina, Stilgar, e il gatto Sirio. Ci occupiamo principalmente di retrogame e della scena indie ma la nostra programmazione include anche discussioni e tante risate.Nati su Twitch, col solo obiettivo di divertirci e far divertire, siamo sbarcati su questa alternativa libera e indipendente.
Solo cose belle.Qua proporremo contenuti diversi rispetto a Twitch, ma solitamente ci trovate su twitch.tv/ksgaminglife
Ci segui tramite VLC? Vai qui: live.ksgaming.it/hls/stream.m3…
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Che figata!
Il canale Owncast sta andando bene, stiamo portando avanti tante iniziative e ci stiamo divertendo. Owncast ha potenzialità enormi, stiamo provando con tutte le forze a farlo conoscere di più.
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Benvenuti!
PS: ho visto che Lemmy incorpora molto bene i video Peertube, ma non ho mai provato a vedere se riesce a incorporare un flusso Owncast...
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Device individuali in comodato d'uso, un'aula informatica mobile e nuovi router per la connettività: questi gli interventi che l'IC "Viale Legnano" di Parabiago (MI) ha realizzato nella propria scuola, grazie ai fondi PNRR stanz…
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Device individuali in comodato d'uso, un'aula informatica mobile e nuovi router per la connettività: questi gli interventi che l'IC "Viale Legnano" di Parabiago (MI) ha realizzato nella propria scuola, grazie ai fondi PNRR stanz…Telegram
Prendi la rincorsa cuore
Prendi la rincorsa cuore
Se l’incantesimo finisce
datti per vinto cuore,
se vuoi combattere
ancora.
Arretra, prendi la rincorsa
salta lo steccato
beffa la stupida realtà
un altro sogno
ancor ti aspetta (la,
nel giardino dei semplici)
Ma non darti per vinto cuore
se deridendo
il tuo coraggio additano,
solo per prender la rincorsa
arretra,
sarà di slancio
il superar umane miserie,
dolce sarà l’approdo all’estasi (la,
nel giardino dei semplici)
dove di silenzi
si ristora l’anima.
Renato Gottardi, Cembra (Tn)
Roberto Resoli reshared this.
Collettivismo vs Privacy
Questa settimana ho letto un interessante articolo tradotto da che parla di Bitcoin vs Collettivismo e mi sono detto: cavolo, questa è anche roba da Privacy Chronicles. Possibile che in questi due anni io non abbia mai dedicato un articolo specifico al tema Privacy vs Collettivismo? E quindi eccoci qua.
L’autore dell’articolo scrive: “Bitcoin coltiva una cultura dell'individualismo e dell'autosufficienza, che resiste agli effetti negativi del collettivismo”.
È vero, ma lo stesso può dirsi per l’idea, talvolta filosofica, talvolta tecnica, di privacy. Nel corso dell’articolo di oggi mi riferirò in particolare alla versione più bieca e pericolosa di collettivismo: quello dello Stato-nazione, che da ben 231 anni cerca di togliere ogni privacy e anonimato ai suoi cittadini. Una guerra silenziosa che però ha plasmato la nostra società dalle fondamenta.
Prima di addentrarci nel vivo però bisogna partire dalle basi. Cos’è il collettivismo, su cosa si fonda, e perché privacy e collettivismo sono in completa antitesi?
Ai collettivisti non piace Privacy Chronicles.
Cos’è il collettivismo?
Secondo Wikipedia, collettivismo è:
“un termine per indicare una visione di tipo morale, politica o sociale che enfatizza l'interdipendenza di ogni essere umano all'interno di un gruppo collettivo e la priorità delle finalità di gruppo sulle finalità individuali. I collettivisti si focalizzano sui concetti di comunità e società.”
In pratica, è uno schema morale (e solo poi, politico e sociale) caratterizzato dall’enfasi sulla coesione tra persone e sulla priorità degli obiettivi del gruppo rispetto al singolo.
Il collettivismo potrebbe essere sintetizzato come quella morale che impone la subordinazione dell’individuo al gruppo, dove il gruppo può essere una razza, una classe sociale, un genere, o perfino uno stato-nazione. Le azioni dell’individuo che fa parte del gruppo saranno pertanto ritenute tanto più virtuose quanto siano rivolte verso il bene del gruppo di appartenenza.
Collettivismo e altruismo
Per comprendere meglio la morale collettivista ci si può fare aiutare dal concetto di Altruismo. Wikipedia definisce l’Altruismo come:
“atteggiamento e il comportamento di chi ha la qualità (morale) di interessarsi al benessere dei propri simili”.
In realtà, la definizione che meglio, e più sinteticamente, descrive l’Altruismo è proprio quella originaria, di Auguste Comte: «vivere per gli altri».
Fr.#24 / Di affitti e bene comune
Venezia e Milano, a tutta forza verso il Bene Comune
I Sindaci diventano ingegneri sociali con poteri pressoché illimitati di disporre della proprietà e dei loro sudditi, con un solo obiettivo: creare la loro personalissima versione di società perfetta. E non c’è nulla di strano: è proprio così che è nato lo stato sociale.
Il caro sindaco Brugnaro torna a far parlare della Sua città, che ormai è una gabbia (fisica e digitale) a cielo aperto. L’obiettivo è combattere gli affitti anonimi e centralizzare il controllo dei flussi turistici con piattaforme per la registrazione. Sì, anche i parenti da fuori sono turisti:
“Ci sarà un sistema centralizzato per registrare posti letto, vani e presenze. […]La città non può essere prenotabile all’infinito attraverso canali che sfuggono ad ogni verifica. Non possiamo più permetterlo. Riprendere il controllo delle presenze nelle case private diventa inevitabile […]Non è più tempo di furberie, chi deciderà di affittare solo per 120 giorni deve sapere che in tutti gli altri 245 giorni avrà Polizia locale e Guardia di finanza alla porta. A controllare.”
Agli ingegneri sociali non piace Privacy Chronicles. A te?
A Venezia quindi le persone potranno affittare solo per 120 giorni all’anno. Qualcuno potrebbe dire: perché 120 e non 131 o 47? Non c’è alcun motivo razionale: al sindaco piace il numero 120, sia fatta la Sua volontà.
Anche l’amico Beppe Sala, invidioso del potere Divino che è stato conferito a Brugnaro, chiede che gli venga concesso. È risaputo: chi affitta ai turisti toglie posti letto a chi a Milano ci vorrebbe vivere. Perché sì: la casa non è di chi la possiede, ma dello Stato, che decide qual è la migliore allocazione delle risorse.
È una lotta ideologica per un nuovo tipo di espropriazione digitale della proprietà privata. Non con poco eleganti e obsoleti atti di confisca, ma tramite sorveglianza di massa, leggi assurde e quel pizzico (q.b.) di ideologia collettivista che possa spingere le persone ad accettare ogni tipo di sacrificio per il bene comune.
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I Sindaci diventano ingegneri sociali con poteri pressoché illimitati di disporre della proprietà dei loro sudditi, con un solo obiettivo: creare la loro personalissima visione di società perfetta. E non c’è nulla di strano: è proprio così che è nato lo stato sociale.
La domanda sorge spontanea. Vi stancherete mai di farvi trattare come bestie da soma?
Le Olimpiadi della sorveglianza
Recenti notizie1 ci dicono è passata la proposta per introdurre sistemi di riconoscimento facciale durante le Olimpiadi di Francia 2024. Le Olimpiadi, pare, saranno in realtà un test per vedere come si comportano questi sistemi e usarli poi per ogni evento sportivo, ricreativo o culturale su larga scala.
Alla proposta, che viene dai partiti di destra, si sono opposti i partiti di sinistra e i verdi. Non stupisce che sia così, considerando che destra e sinistra hanno da sempre idee diverse sulla sorveglianza di massa. Dimmi perché vorresti sorvegliare il prossimo e ti dirò da che parte stai.
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A destra risponderanno che è giusto sorvegliare la popolazione per finalità sicurezza, controllo dell'ordine pubblico e per combattere il crimine violento. A sinistra risponderanno che è giusto sorvegliare la popolazione per potenziare lo stato sociale, incentivare comportamenti corretti e per proteggere donne e bambini.
Ciò che è certo è che la sorveglianza di massa è sempre un’aggressione alla libertà e identità di ogni persona e che in nessun caso è giustificabile. In questo caso poi è assurdo: quanti francesi e turisti, compresi i bambini, finiranno con la loro faccia nei database della polizia francese, colpevoli di aver assistito a un evento sportivo?
Forse, prima di partecipare alle prossime Olimpiadi, sarà bene leggere questo articolo.
Chi costruirà le strade nel Bitcoin Standard?
Domanda provocatoria con cui il 27 marzo abbiamo aperto le danze insieme a Massimo Musumeci e , in una live YouTube.
Dentro la cornice dell’anarco-capitalismo e di Bitcoin sono tanti i temi affrontati e tante le domande da chi ci ha seguito live: strade, monopoli, sicurezza, giustizia, kalashnikov… e molto altro. Vi consiglio di guardare la live prima che i Poteri Forti la rimuovano!
youtube-nocookie.com/embed/ROc…
Meme del giorno
Citazione del giorno
"Are not highways public goods, that is, items of necessity which cannot be supplied by the market? This is the common wisdom. I challenge it. I maintain that road socialism is no different in kind than any other type of socialism. It, too, suffers from the calculation problem identified by Mises and Hayek. As in the case of all other goods and services, the private sector can do a better job of providing roads."
Walter Block
Articolo consigliato
Smart city: sorveglianza ed economia comportamentale, i casi di Venezia e Ivrea
Oggi parliamo di due casi diversi ma uniti dallo stesso filo rosso, quello delle smart cities e dell’improvviso boom di sistemi pervasivi di sorveglianza e controllo del comportamento delle persone. La storia inizia con un tweet del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro…
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a year ago · 14 likes · 3 comments · Matte Galt
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Bussolin e Bonriposi (Lega): "Moschea, sfratto 27 aprile sia attuato senza rinvii. Il Comune nel frattempo chiarisca sue intenzioni"
Un comunicato stampa sul sito del Comune di #Firenze informa le gazzette che la #Lega di Firenze è contenta del fatto che qualcuno possa sfrattare qualcun altro: finalmente si rispetta la legge, dicono i due signori qui sopra, che si chiamano entrambi Federico e hanno entrambi l'aria di persone ben nutrite.
Ora, la loro legge impone che la stessa cosa venga fatta con diverse Famiglie.
La maiuscola è a titolo di scherno, dal momento che l'agenda politica dell'esecutivo in carica nello stato che occupa la penisola italiana è per intero degna di essere schernita.
Comunque, nei confronti delle Famiglie i due Federico paiono assai più comprensivi.
Poi dicono:
"Come Lega annunciamo per Sabato 15 aprile un #Gazebo in piazza dei #Ciompi per un'intera "giornata di ascolto e informazione" sul Caso #Moschea. Intendiamo aggiornare i cittadini sia sullo sfratto imminente (e vicende legali annesse) oltre che sulla nuova possibile location negli ex locali #Banca Toscana. Parleremo noi ai residenti. Visto che la Giunta #Nardella si nasconde".
Il borgomastro ha appena organizzato un incontro [per martedi 4 aprile 2023] sull'emergenza abitativa a Firenze, perché la povertà e la morosità incolpevole sono in procinto di assicurare moltissime soddisfazioni agli estimatori della legge; accusarlo di nascondersi non ha molta logica. L'auspicio è che i residenti accolgano numerosi la tendina della Lega e che dimostrino ai protagonisti dell'iniziativa di non avere nessun bisogno di essere ascoltati e informati da individui di questa risma.
Sperabilmente senza passare a vie di fatto.
+++ La fuga di notizie sui "file Vulkan" rivela le tattiche di guerra informatica globale e interna di Putin. L'esclusiva del Guardian +++
@Giornalismo e disordine informativo
- Documenti trapelati dall'informatore arrabbiato per la guerra in Ucraina
- Società di consulenza privata di Mosca che sostiene la guerra informatica russa
- Gli strumenti supportano le operazioni di hacking e gli attacchi all'infrastruttura
- Documenti collegati al famigerato gruppo di hacker russi Sandworm
- Il programma russo mira a controllare Internet e diffondere disinformazione
di Luke Harding , Stiliyana Simeonova, Manisha Ganguly e Dan Sabbagh sul Guardian
Link all'articolo del Guardian
‘Vulkan files’ leak reveals Putin’s global and domestic cyberwarfare tactics
Vulkan engineers have worked for Russian military and intelligence agencies to support hacking operations, prepare for attacks on infrastructure and spread disinformationLuke Harding (The Guardian)
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Meta (Facebook, Instagram) switching to "Legitimate Interest" for Ads
Meta (Facebook, Instagram) passa a "Interesse legittimo" per gli annunci Dopo le denunce della noyb, Meta (Facebook e Instragram) sta passando da un contratto illegale a "interessi legittimi" altrettanto illegali per la pubblicità. noyb prenderà provvedimenti immediati.
Perché dovrei andarmene via da twitter, se è così bello essere presi in giro? Una riflessione su mastodon, la libertà e sulla data fatidica del 15 aprile
Ma la novità che sta facendo discutere più di tutte è quella uscita in questi giorni e che entrerà in vigore dal 15 aprile: da quella data, infatti, solo gli account verificati (quelli dal cosiddetto Twitter Blue, che pagano 8 euro al mese per avere l’account verificato) potranno partecipare ai sondaggi, vedranno i loro post consigliati ad altri utenti e non saranno inseriti nello stream “Per te”, condannandoli, specie se si tratta di account piccoli, di fatto all’oblio.
Qui il post originale "Ho l'account su Mastodon ma non mi piace“, di @Chiara [Ainur] [Айнұр] e qui il messaggio su mastodon
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> in realtà non sei d'accordo su nulla
Non sono d'accordo sul fatto che non ero d'accordo con te. Ho solo espresso alcune puntualizzazioni che non contraddicono il tuo pensiro di fondo:
1) chi parla di questi temi parla spesso di libertà a sproposito, sono d'accordo; ma questo non implica che la questione della libertà non sia fuori luogo quando si parla di queste cose
2) quanto alla visibilità, ti ho spiegato che se i social centralizzati possono condizionare in maniera opaca la visibilità degli utenti, ecco che si pone un problema sociale analogo a quello che si verrebbe a creare se ti facessero sfilare a Spinaceto invece che a Via Cavour (magari facendoti credere che stai a Via Cavour)
3) non c'è il diritto al "tutto gratis", ok; ma questo non è attinente perché la gratuità dei social non è mai esistita
4) non basta che lo spazio sia privato, per applicare le regole, ok; ma devono anche essere compatibili con le leggi vigenti
Detto questo, ero d'accordo con ciò che hai detto.
> la critica non dovresti farla a Twitter, Facebook e co. ma al legislatore italiano o europeo che non ha normato questi aspetti.
A questo proposito, hai mai provato a pensare che se il legislatore italiano o europeo, solitamente sempre prodighi di nuove produzioni normative, siano state rallentate dall'ncessante attività di lobby delle bigtech?
> Attenzione però perché anche l'applicazione di funzioni pubbliche a soggetti privati non è priva di rischi
Sono d'accordo, anche se questa non è un'opinione accolta all'unanimità..
> Ed una terza persona potrebbe imporre che poliverso.org (un nome a caso) ospiti senza limitazioni anche tutti quelli che non intendono rispettare i relativi TOS.
Non è e non sarà mai legalmente possibile. Se poliverso fosse l'unica istanza friendica al mondo, forse sì... Ma in tal caso non mi converrebbe tenerla aperta
Che succede nel Fediverso? reshared this.
> le questioni che pongo spesso riguardano questa mancata visione di insieme; questo guardare il singolo dettaglio e trascurare tutto il resto
La mancata visione di insieme è un problema reale, ma dipende dal fatto che un "digitale" che impatta così tanto sull'analogico, costringe a una riflessione complessiva che nessuno, ma proprio nessuno è in grado di svolgere, sia esso giurista, economista, filosofo, linguista, informatico o politico.
Quando nasce qualcosa di nuovo che ha impatto su privacy, informazione, politica, economia, giurisprudenza, etica è normale che le azioni debbano essere tante ma possano essere di cabotaggio ridotto. Siccume alcune di queste vengono combattute meglio di altre (pensa all'antitrust di inizio secolo contro Microsoft, rispetto all'antitrust degli ultimi anni; o agli interventi del garante privacy, rispetto agli scarsi interenti dell'AGCom), è normale ricevere questa impressione di un modo arbitrario e incoerente di agire.
Ecco, sarebbe importante invocare la coerenza alzando il livello qualitativo dei controllori più scarsi rispetto a quelli più capaci e non lamentandosi dell'eccessivo protagonisto di chi sa essere più efficace
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❄️ freezr ❄️
in reply to Informa Pirata • • •Ho letto degli articoli atroci rispetto alla AI...
links.namecheap.com/e/evib
La cosa che più mi preoccupa è che ci sono molte culture occidentali, anche importanti, non dove non si insegna il criticismo di stampo socratico.
E la tendenza della gente è di avere una totale, e ingenua, fiducia nelle tecnologie e in chi le produce. Quindi il problema di fatto non è l'AI che si inventa le supercazzole, perché in fondo è il prodotto di un'altra supercazzola, ma che la stragrande maggioranza di queste persone accettino passivamente quello che gli viene proposto perché non hanno alcuna resistenza critica alle tecnologie digitali.
The Privacy Post
in reply to ❄️ freezr ❄️ • •❄️ freezr ❄️
in reply to The Privacy Post • • •Io non mi preoccupo più di tanto, il modello delle startup non funziona, non a caso sono giusto giusto fallite due banche...
Per mantenere aperta tutta la baracca di #OpenCrapAI e #CrapGPT c'è bisogno di una quantità di soldi che ormai nessun modello di business è in grado di garantire delle entrate che possano coprire i costi di sviluppo iniziali.
E chi sa se stanno usando #crapGPT5 per divinare in quale altro campo aprire una nuova startup e bruciare fondi pensioni di ignari e onesti lavoratori?