CON LE SUE RECENTI E DISCUTIBILI SCELTE, MASTODON GGMBH STA UCCIDENDO IL FEDIVERSO? O VUOLE SOLO BLINDARLO DAGLI ATTACCHI ESTERNI? MA ALLORA PERCHÉ STA UMILIANDO LE STESSE ALTRE ISTANZE MASTODON?
Riportiamo l'interessante post pubblicato dall'account di @Fedi.Tips
Non credo che la gente si renda conto del pericolo in cui si trova il Fediverso.
L'unica cosa che impedisce alle società e ai VC di prendere il controllo di questo posto è che il Fediverse è distribuito su molti server diversi, il che rende molto difficile l'acquisto.
Se la maggior parte del Fediverse finisce su mastodon.social, che ora è una forte possibilità, non ci sarà nulla che impedisca che la maggior parte di esso venga venduta a Musk o Zuckerberg o chiunque altro.
Più grande diventa mastodon.social, più è probabile che si verifichi un buyout.
Ecco cosa controlla ora l'organizzazione Mastodon gGmbH di Eugen Rochko:
-Il software e l'API del server Mastodon (sebbene la versione attuale sia FOSS)
-Il server mastodon.social, che ha 1 su 7 di tutti gli utenti Fediverse
-Le app Mastodon ufficiali, ora dicono alle persone di registrarsi semplicemente su mastodon.social
-Il sito ufficiale su joinmastodon.org
-Il marchio per la parola "mastodon", che consente loro di dettare termini a qualsiasi server che lo utilizza
Questo è un pacchetto allettante per tutti i potenziali acquirenti.
Il marchio da solo conferisce a Mastodon gGmbH un enorme potere, consente loro di dire a qualsiasi server utilizzando la parola "mastodon" nel suo nome di dominio quale software o fork può utilizzare.
E sta peggiorando. Mastodon gGmbH sta ora realizzando app ufficiali che indirizzano le persone a registrarsi su mastodon.social invece di un server affidabile casuale o una scelta di server affidabili.
Più persone si iscrivono su mastodon.social, più allettante Mastodon gGmbH diventa un obiettivo di acquisizione.
Con tutto ciò in mente, ecco un suggerimento:
➡️*SE* mastodon.social diventa più del 50% del Fediverse, sia per utenti totali che per utenti attivi mensili, il resto di noi dovrebbe defederarlo.
Attenersi a mastodon.social perché "è lì che sono le persone" non ha senso. La crescita centralizzata causerà semplicemente la replica qui dei problemi di governance che abbiamo visto su Twitter e Facebook.
La crescita deve essere decentralizzata per proteggere l'indipendenza di tutti i server Fedi.
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La storia
Così è passata un’altra giornata in cui ciascuno ha parlato a sé stesso, incapace di parlare agli altri. A destra sarebbe impossibile non ammettere che la democrazia e la libertà nascono dalla sconfitta dell’infamia fascista, ma siccome c’è ancora chi nega, tocca alla presidente del Consiglio e capo della destra puntualizzare che sì, la Costituzione sulla quale ha giurato nasce e contiene l’antifascismo. Ma lo fa con parole tonde, con punti di fuga, sta parlando ai suoi, per dire loro: io sono sempre io, ma voi cercate di non farvi riconoscere. A sinistra sarebbe impossibile non ammettere che la democrazia e la libertà hanno consentito agli elettori di votare la destra, il che non significa che stia tornando il fascismo, ipotesi che conterrebbe sfiducia verso la Costituzione. Così si rievocano le parole d’ordine non dell’antifascismo di quando c’era il fascismo, ma dei presunti antifascisti quando il fascismo non c’era più. Dicono a sé stessi: siamo ancora noi, anche se non ci riconosciamo. Capita, quindi, che meno si abbia da festeggiare e più si dica che è una festa di tutti.
Nella trappola ci sono finiti perché hanno costruito due miti infetti: quello della Patria e quello della Resistenza tradite. E li costruirono perché il 25 aprile ricorda che la guerra la vinsero gli Alleati e la guerra civile i partigiani. Gli sconfitti di allora presero ad adorare il mito dei repubblichini pronti alla bella morte, cui la storia comunicava che avevano torto marcio. I vincitori di allora sapevano d’essere divisi e sapevano che nelle loro file c’era anche qualche delinquente (lapidarono Giampaolo Pansa, quando lo raccontò), ma a loro la storia comunicava che avevano radiosa ragione. La Storia non moraleggia.
Venne poi la Repubblica e chi prese a governarla (la Democrazia cristiana e i vari alleati) non poteva che provare a pacificare un Paese in cui la stragrande maggioranza aveva applaudito il fascismo (lapidarono Renzo De Felice, quando lo documentò) e solo una minoranza decise di combatterlo in armi. Fu così che l’opposizione, egemonizzata dai comunisti, prese per sé la rappresentanza della Resistenza, perpetuando la divisione, imponendole un colore, in oltraggio alla realtà, e vedendo ovunque fascismo risorgente. Tanto avvelenarono la memoria, gli uni e gli altri, da continuare oggi a parlare a sé stessi per placare i rispettivi demoni. Avendo una cosa in comune: sono nostalgici di quel che non furono. E per sperare d’essere qualche cosa hanno bisogno dell’altro opposto per riconoscere sé stessi. Il loro problema non è fare i conti con la Storia, ma con il cumulo di minchionerie che sostennero da giovani e con le quali fecero carriera.
Vadano a discuterne in cortile.
L'articolo La storia proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La visione del futuro che manca ai “conservatori”
Diventare un grande partito liberal-conservatore: sembra essere questo l’obiettivo di medio termine che si prefigge Giorgia Meloni in vista delle elezioni europee del prossimo anno. Un partito, cioè, capace di proporsi due traguardi ambiziosi. In Italia occupare non più una posizione di destra ma di destra-centro, e dunque presidiare un’area (quella di centro appunto) abbastanza consistente elettoralmente e politicamente strategica; in Europa cercare di diventare protagonista di una nuova maggioranza tra i popolari e il variegato universo delle destre continentali.
Preliminarmente, tuttavia, bisognerebbe forse rispondere a una domanda: che cosa deve e/o può proporsi oggi di conservare un partito conservatore per essere fedele al suo nome?
E come mai ogni volta che qualcuno si mette a difendere ad esempio valori riconducibili alla formulaDio-Patria-Famiglia — valori dopo tutto pur meritevoli di qualche attenzione — come mai però una tale difesa non solo cade regolarmente nel vuoto, non sposta nulla, ma mostra sempre un che di goffo e di stantio meritandosi l’ironica noncuranza della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica?
Perché, insomma, una posizione conservatrice appare specialmente in Italia sempre fautrice di un che di retrivo, di ottusamente legato al passato?
La risposta è facile: perché nella società italiana il pensiero dominante è portato a giudicare sempre e comunque positivo ogni cambiamento, a salutare con soddisfazione ogni distacco da pratiche e principi del passato. Perché qui da noi occupa una posizione egemonica una narrazione progressista nella quale si riconosce la stragrande maggioranza della comunicazione, dei media e della cultura che ha più voce, inclusa quella cattolica.
Ma il punto è che i tempi sono in straordinario e rapidissimo mutamento, e tutto ciò che ci siamo abituati finora a pensarne è sul punto di rivelarsi irrimediabilmente superato. Il progresso scientifico-tecnico che continua a conseguire successi mirabili sul piano, ad esempio, medico-farmacologico è però lo stesso progresso che con la robotica e l’Intelligenza artificiale già oggi minaccia di sconvolgere e annichilire interi universi di senso, modelli di azione, capacità, emozioni, intorno alle quali da millenni è venuto costruendosi la nostra soggettività e insieme il modo d‘essere delle nostre società. Mille segni indicano insomma che vacilla il convincimento finora incontrastato che il progresso tecno-scientifico debba necessariamente dar luogo a una vita più soddisfacente per il maggior numero, vale a dire al progresso sociale, a qualcosa che si possa ancora definire in questo modo. Appare sempre più probabile, all’opposto, che quel progresso sta mettendo capo a un mondo duramente gerarchizzato nelle competenze e nel lavoro, sempre più dominato dall’ineguaglianza, nella sostanza antidemocratico.
Su noi europei in specie incombe un’età della incertezza e forse del pericolo. La denatalità inarrestabile, la dipendenza nel campo dell’energia e di molte materie prime, l’insicurezza strategico-militare e un diffuso senso d’irrilevanza nelle cose del mondo, la crescente difficoltà dei sistemi di welfare e l’aumento delle ineguaglianze, la paralisi nella costruzione politica dell’Ue accompagnata dall’emergere di importanti linee di frattura al suo interno: tutto contribuisce all’indebolire la speranza che il domani sarà migliore dell’oggi. In molti abbiamo la sensazione di un progressivo abbassamento degli standard nell’ambito dell’istruzione, della qualità della vita urbana e delle relazioni sociali, dell’intrattenimento. Anche per chi non crede, infine, è difficile non chiedersi quali e quanti legami con il nostro passato culturale, con il nostro essere emotivo più profondo, sta recidendo la virtuale decristianizzazione del continente, la quale ormai si annuncia insieme al sempre più probabile prevalere in un prossimo futuro di fedi diverse da quella cristiana.
Ma dalla grande massa degli abitanti delle nostre società questo insieme di motivi d’incertezza e di sconvolgimento è ancora vissuto in modo frammentario e parziale, giorno per giorno, senza che se ne riesca ad avere il senso preciso della direzione complessiva. Anche perché il pensiero progressista egemone, pur sostanzialmente messo fuori gioco dalla crisi che sta investendo il suo retroterra, tuttavia ancora riesce a mistificare e occultare la portata di quanto sta accadendo. Ebbene, di fronte al panorama ora descritto il compito primo di un partito conservatore mi sembra che non debba certo essere quello di cercare di riportare in vita istituti e principi ormai morti perché figli di un’altra epoca (questo è semmai il mestiere dei reazionari).
Al contrario, il suo compito dovrebbe essere quello di provare a cambiare la narrazione del presente sottraendolo per l’appunto ai tracciati convenzionali, alle vulgate progressiste, e mostrandone invece la realtà altamente problematica, spesso irrealistica. Mostrando i contenuti negativi, le questioni drammatiche che tale realtà pone già oggi, le conseguenze negative a cui stiamo andando incontro a causa di scelte dettate in passato da un’eccessiva fiducia nelle «magnifiche sorti e progressive». Oggi conservare non vuol dire in alcun modo restaurare alcunché, tornare al passato. Vuol dire invece cambiare il punto di vista sul presente: per conservare un futuro nel quale sia ancora possibile riconoscersi.
Corriere della sera
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Aeronautica militare italiana partecipa a celebrazioni per i 75 anni di Israele
della redazione
Pagine Esteri, 26 aprile 2023 – L’ambasciatore d’Italia in Israele, Sergio Barbanti, ha riferito oggi che due caccia Eurofighter dell’aviazione militare italiana hanno preso parte alle celebrazioni per i 75 anni di Israele sorvolando Tel Aviv. “Che emozione vedere i cieli di Tel Aviv attraversati da due Eurofighter della nostra Aeronautica militare in occasione della tradizionale parata”, ha scritto il Barbanti che poi ha esortato a festeggiare “insieme a tutti gli israeliani 75 anni di indipendenza. YomHatzmaut Sameach!”.
I rapporti militari tra Israele e Italia si sono fatti molto stretti negli ultimi anni. L’aviazione italiana in particolare ha più volte partecipato ad addestramenti in Israele e altrettanto hanno fatto i piloti israeliani in Italia. Negli anni scorsi l’Italia ha anche venduto allo Stato ebraico aerei addestratori. Pagine Esteri
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Verso Nordio
Il debutto governativo di Carlo Nordio è stato encomiabile: ha esposto alle Commissioni parlamentari il suo programma, dimostrando di sapere esattamente dove mettere le mani e segnando un indirizzo capace di far sperare in una giustizia giusta e che funzioni. Tanto era stato preciso e chiaro che i consensi erano arrivati anche da sponde politiche distanti e da cultori del diritto che pure non hanno nulla a che spartire con la maggioranza che ora governa. I primi passi, poi, sono stati difficoltosi e contraddittori.
Abbiamo visto tutti che l’ansia di dimostrarsi determinati e severi ha spinto il governo a inseguire (inutilmente) delle (presunte) emergenze, andando in direzione opposta a quella indicata da Nordio: aumento dei reati e delle pene, laddove lui aveva promesso depenalizzazioni e processi in tempi ragionevoli, assai più dissuasivi di pene che neanche vengono irrogate. Il decreto legge sul rave party è giunto a problema risolto, mentre quello che aumenta le pene agli “scafisti” lo vedremo alle prese con la realtà, quando si constaterà che gli arrestati non sono certo boss, ma scagnozzi sacrificabili. In quella fase Nordio ha dovuto un po’ arrampicarsi sugli specchi, portando il proprio consenso a quel che evidentemente non condivideva. Ma ci sta, inutile fare i falsi ingenui. La preoccupazione era un’altra. E lo scrivemmo.
Nordio non dispone di una propria forza politica, può far pesare solo competenza e linearità. Chi lo ha chiamato a fare il ministro ne condivideva le idee. Questa è la sua forza. Ora, ed è la novità, ha messo a punto un crono programma in cui tutte le cose esposte dovranno essere realizzate. Dalla modifica dell’abuso d’ufficio a una diversa disciplina delle intercettazioni, passando per l’inappellabilità delle assoluzioni, per giungere alla separazione delle carriere (fra accusatori e giudici). Molto bene.
Il percorso non sarà semplice, non mancheranno gli inciampi. Sullo sfondo l’ipotesi che Nordio ha prospettato fin dall’inizio: o ci riesce o si dimette. Sulla predisposizione delle norme, interna alla compagine governativa, occorre che sia fermo e coerente. La navigazione parlamentare sarà cosa diversa e, in quella sede, staremo a vedere se la sinistra coglierà l’occasione per dimostrarsi forza consapevole e affidabile, oppure se sceglierà di fare la concorrenza alla peggiore destra. Cedendo al corporativismo e finendo con il somigliarle in giustizialismo. Che è l’opposto della giustizia.
L'articolo Verso Nordio proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Mappina
Dunque bisogna mappare. Dovendosi occupare di concorrenza e dovendo fare i conti con gli interessi dei cittadini, in contrasto con le passate e sbagliate parole d’ordine di chi oggi governa, hanno visto una possibile via per guadagnare tempo e puntare all’oblio: la mappatura. Vale a dire: dovremo mettere a gara le concessioni per le vendite ambulanti, si dovrà fare altrettanto per la gestione delle aree di parcheggio, non si può proprio evitarlo per le spiagge – tutta roba che si fa occupando il suolo pubblico – ma prima di procedere è necessario avere una mappa di tutti questi beni demaniali, sapere quali siano occupati e da chi, nonché quanti siano liberi e quindi immediatamente assegnabili. Trattasi, però, di pietosa bugia e imbarazzante scusa.
Tanto da far correre la mente più alla mappina che alla mappa. Che la “mappina”, nel nostro Sud, è lo strofinaccio da cucina (ma anche un modo in cui ridursi), come il “cencio” o lo “straccio”. E non è bello essere ridotti ‘na mappina. Perché quelle aree sono beni demaniali, si trovano lì da qualche secolo ed esiste una apposita Agenzia del Demanio, istituita nel 1999 (ma ci se ne occupava, si concedeva e si riscuoteva già dal 1861, data dell’Unità, come pure anche prima a cura dei potentati locali). Dispone di 8 sedi centrali, 17 direzioni territoriali e 1.251 dipendenti. Voi dite che non sanno ove s’allocano le spiagge o che alle municipalità sfugge dove si nascondono il mercato e le bancarelle? Può ben darsi che tutti i dati non siano già pronti e aggregati, ma per renderli in quel modo utilizzabili dovrebbe essere sufficiente una settimana. In alternativa si scioglie l’Agenzia e s’inseguono i ministri che ignorarono l’ignoranza statale sui beni statali.
Ma, e qui sta il tarallo, si mette nero su bianco, nella legge sulla concorrenza, che nelle more della mappatura potrà essere necessario, in casi particolari, prorogare le concessioni di 12 anni. Con questo piglio c’è da scommettere che tutto sarà particolare e tutto prorogabile. Fra dodici anni, bene che vada, avremo eletto altri due Parlamenti e visto passare un discreto corteo di governi. Ergo, si passa dalla mappa alla mappina e dalla mappina alla mappazza.
Ma perché? Perché annaspare gratis nella palta? Dicono: per difendere gli interessi degli italiani e non svendere il nostro patrimonio all’estero. Un delirio, copincollato da diligenti militonti digitali. Dite che da Wall Street puntano alle bancarelle nostrane? La sentenza della Corte di giustizia europea ricalca quella del Consiglio di Stato italiano, roba nostra. Gli interessi minacciati e violati sono italiani. Quelle Corti provano a tutelarli. È interesse dei cittadini italiani che le spiagge siano assegnate a chi fa incassare di più l’erario, così contribuendo alle spese generali (scuole, strade, ospedali…); a chi offre servizi migliori, ad esempio con quelli igienici disponibili non per amicizia; a chi fa pagare di meno. È interesse dei cittadini che i parcheggi siano assegnati non a chi ti fa pagare una cifra e se ne va, ma a chi li sorveglia e risponde nel caso ti smontino la macchina. È interesse dei cittadini che i mercati siano popolati da venditori che non spacciano merce contraffatta e che non si creino racket delle occupazioni. Ed è interesse dei cittadini che il tutto non avvenga in evasione fiscale, visto che la gara non servirà mai ad allontanare chi fa bene e onestamente il proprio mestiere, ma chi sostiene di ammazzarsi di lavoro per qualche centinaio di euro documentato all’anno.
È chiaro? Sono interessi degli italiani, tutelati da normative europee che facilitano l’aumento dei servizi al calare del prezzo, come già avvenuto per aerei o telecomunicazioni. Prorogare lo stato attuale per 12 anni significa lasciare immutate disfunzioni ed evasioni, oltre a comunicare a qualsiasi giovane che voglia intraprendere che se ne deve andare. Fuori dalle balle. Vada a fare gli interessi dei bagnanti spagnoli o dei consumatori tedeschi. E non serve una mappa per capirlo.
Davide Giacalone
Pubblicato da La Ragione
L'articolo Mappina proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
PRESENTAZIONE DEL VOLUME DIPier Giorgio ChiaraArtificial Intelligence, Robots and Torts: Challenges and Perspectives
Ci vediamo il 2 di maggio alle 17.00 nell’Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale Antonio Ruberti per presentare assieme a Pier Giorgio Chiara il suo nuovo libro.
👉 King Potenaz - Goat Rider #️⃣ fuzzy
I King Potenaz sanno cambiare registro musicale molto bene, passando attraverso generi diversi mantenendo sempre una rotta ben precisa, che è quella di fare musica oscura con riferimenti occulti e di ricerca di una via diversa.
iyezine.com/king-potenaz-goat-…
#metal #doom #fuzzy #occult #psychedelic-rock #stoner #Fasano
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Patrick Breyer on Chat Control: To ensure the safety of children online, we need a new approach!
Today, Conservative rapporteur Javier Zarzalejos presented his draft report on the proposal to combat child sexual abuse material (CSAR), also known as “chat control”, in the European Parliament’s lead Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE). Zarzalejos criticised the “chat control” label Breyer gives the proposal.
Patrick Breyer, Pirate Party MEP, Greens/EFA lead negotiator and long-time opponent of indiscriminate chat control, proposed a consensual, new approach to the file today in his speech:
“Dear Javier, dear colleagues,
the Commission’s CSA or chat control proposal is unprecedented in the free world. It divides child protection organisations, divides abuse victims, other stakeholders, even political groups into those who want to implement as much of this proposal as possible hoping it would make us a world leader on child protection, and those who want to reject the proposal altogether saying chat control would make us a world leader on mass surveillance, harm children and eliminate anonymity.
Here is the good news: if we – if you – decide to go for a consensual approach, keeping only the parts of the proposal that we all agree on but consensually adding new meaningful approaches, I am convinced that we can protect children much better, we can avoid annulment in court, we can achieve a consensus in society and a broad majority in parliament – imagine what a signal of unity this would send!
To do that, a new approach is needed:
- We need to strictly limit the problematic scanning orders to persons presumably involved in CSEM. This is the only way to avoid annulment in court and achieving nothing at all for children. The draft report goes in the right direction but it doesn’t yet implement what all independent legal experts are telling us on exempting persons who have nothing at all to do with child sexual exploitation.
- The same goes for not turning our personal devices into scanners in order to backdoor encryption.
- We need to avoid untargeted „voluntary detection“ and „metadata scanning“ by industry which even the Commission advises against for being ineffective and undermining the proposed mandatory detection order system.
- We need to remove age verification requirements to protect the right to communicate anonymously and avoid app censorship for the young generation.
- Instead, we should mandate specific measures to make services safe by design – this is true prevention. We’ll make proposals on this.
- Rather than trying and failing to block CSEM via access providers or search engines, we should make it mandatory to remove CSEM at its source for hosters and LEAs that are aware of it – hard to believe that the proposal fails to do this.
- The EU Center needs a new focus on prevention, victim support, research and best practices for law enforcement.
- There are promising ideas also in your draft report such as a Victims’ Consultative Forum and „privacy, safety, and security by design and by default“. Thank you for those, Javier.
So, colleagues, let us work together to develop a new approach to truly prevent child sexual exploitation online while upholding children’s rights, victims’ rights, everybody’s fundamental rights. I look forward to working with you.”
Patrick Breyer’s written assessment of the draft report
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L'Associazione italiana genitori della Regione Sicilia promuove il Concorso “Tricolore Vivo”, con l'obiettivo di favorire la conoscenza della Costituzione, dell'Inno nazionale e di educare al rispetto del Tricolore.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola L'Associazione italiana genitori della Regione Sicilia promuove il Concorso “Tricolore Vivo”, con l'obiettivo di favorire la conoscenza della Costituzione, dell'Inno nazionale e di educare al rispetto del Tricolore.Telegram
Verso una guerra tra Iran e Azerbaigian?
di Marco Santopadre
Pagine Esteri, 26 aprile 2023 – Nonostante i due governi siano impegnati in fitti colloqui allo scopo di placare gli animi, tra Iran e Azerbaigian la tensione rimane alta , a tal punto che alcuni osservatori temono addirittura un nuovo conflitto nell’area. Molto dipenderà anche dall’evoluzione dei rapporti tra Azerbaigian e Armenia, paesi che dal conflitto del 2020 sono di fatto in una condizione di scontro permanente. Gli ultimi mesi hanno visto una vera e propria escalation nei rapporti tra Teheran e Baku.
Arresti e accuse
A novembre i servizi di sicurezza Azerbaigiani hanno arrestato 19 uomini con l’accusa di preparare atti terroristici per conto dell’Iran. Da parte loro le autorità iraniane hanno accusato un cittadino azero di aver organizzato l’attacco al Santuario di Shah Cheragh, un santuario religioso sciita nella città iraniana meridionale di Shiraz, che ha provocato 15 morti e 40 feriti.
In seguito, il governo di Baku ha deciso di chiudere la sua ambasciata a Teheran dopo che il 27 gennaio un uomo armato ha attaccato la sede diplomatica, uccidendo il capo della sicurezza e ferendo due guardie. Dell’aggressione il leader azero Ilham Aliyev ha accusato non meglio precisati apparati iraniani: «Il fatto che, subito dopo questo atto di terrorismo, il terrorista sia stato intervistato dai media iraniani dimostra che era stato inviato da alcuni dei rami dell’establishment iraniano. Un’altra cosa strana è che due giorni dopo è stato descritto come disabile mentale». Nell’intervista citata l’aggressore ha raccontato ai media iraniani di aver assaltato l’ambasciata di Baku perché sua moglie, cittadina azera, era scomparsa dopo essersi recata nella rappresentanza diplomatica mesi prima. Nei giorni successivi i servizi di sicurezza di Baku avrebbero arrestato circa 400 esponenti di gruppi religiosi sciiti, accusati di possesso di droga e di portare avanti attività illegali.
Il 28 marzo, il deputato e vicepresidente dell’Assemblea Nazionale azera Fazil Mustafa – noto per i suoi virulenti attacchi contro l’Iran – è stato oggetto di alcuni colpi di arma da fuoco a poca distanza dalla sua abitazione. Anche in questo caso le autorità e la stampa azeri hanno puntato il dito contro Teheran. Alcuni giornali hanno pubblicato i nomi di quattro sospetti accusati di lavorare per l’Iran. Alcuni media statunitensi, da parte loro, hanno sottolineato la coincidenza tra il fallito attentato al parlamentare azero – che è rimasto ferito ma è sopravvissuto – e la visita del ministro degli Esteri di Baku, Jeyhun Bayramov, in Israele.
Il 6 aprile, poi, Baku ha espulso quattro diplomatici iraniani dichiarandoli persone non grate. Lo stesso giorno sei cittadini azeri sono stati arrestati a Baku con l’accusa di preparare un colpo di stato per imporre un regime fondamentalista sciita. Dopo qualche giorno le autorità azere hanno compiuto altri venti arresti di presunti agitatori religiosi al servizio di Teheran.
Manifestazione di solidarietà con l’Azerbaigian a Tabriz (Iran) durante la seconda guerra del Nagorno Karabakh
Il conflitto per il Nagorno-Karabakh
Anche se Teheran si è tradizionalmente schierata con l’Armenia nel conflitto che oppone quest’ultima agli azeri, Teheran ha sempre cercato di mantenere un certo equilibrio nei rapporti con l’ex repubblica sovietica.
Nel corso della prima guerra tra Erevan e Baku per il controllo del Nagorno-Karabakh – territorio dell’Azerbaigian a maggioranza armena – l’Iran ha cercato di esercitare un ruolo di mediazione tra le parti, pur sostenendo l’Armenia con l’invio di aiuti e armi.
Il cessate il fuoco del 1994 ha cristallizzato per 16 anni la vittoria armena, con l’indipendenza de facto del Nagorno-Karabakh – ribattezzato Repubblica di Artsakh – e la conquista di sette distretti circostanti.
Negli ultimi anni, però, la depressa e politicamente insignificante ex repubblica sovietica è cresciuta a passi da gigante; grazie agli introiti dell’industria petrolifera e all’esportazione del gas, l’Azerbaigian è diventata una potenza regionale in espansione. Sostenuta dalle armi acquistate da Turchia, Israele e Russia (paese che pure sostiene l’Armenia) l’Azerbaigian si è trasformato in una potenza militare di media grandezza. Grazie ai droni turchi e israeliani e ai consiglieri militari inviati da Erdogan, nel settembre del 2020 Aliyev ha scatenato un’efficace offensiva contro Stepanakert (capitale dell’Artsakh). Dopo 44 giorni di aspri combattimenti Mosca ha imposto un cessate il fuoco che ha sancito la riconquista da parte azera di ampie porzioni dell’Artsakh e dei sette i distretti persi nel 1994. Da allora, grazie anche alla tolleranza delle migliaia di militari russi schierati per supervisionare il rispetto del cessate il fuoco, Baku ha condotto nuovi attacchi anche contro la stessa repubblica armena, strappando nuovi territori e sequestrando il corridoio di Lachin che collega l’Artsakh a Erevan.
Il conflitto del 2020 ha visto l’Iran mantenere un atteggiamento molto cauto, senza schierarsi troppo apertamente a favore di Erevan. A impensierire il governo – che pure teme l’espansionismo di Baku e le collegate mire turche e israeliane – la mobilitazione delle regioni iraniane a maggioranza azera del nord del paese. Nell’ottobre del 2020, decine di migliaia di persone hanno manifestato al grido di “il Karabakh è nostro” e gli imam dell’Azerbaigian orientale e orientale e delle regioni di Ardebil e Zanjan (sotto il controllo iraniano) hanno diffuso un appello in cui sostenevano le rivendicazioni di Baku sull’Artsakh. La stessa guida suprema del paese, Alì Khamenei, dichiarò che Baku aveva tutto il diritto di «liberare i territori occupati dall’Armenia».
Sull’indebolimento del sostegno iraniano a Erevan ha influito inoltre la decisione del premier armeno Nikol Pashinyan di stabilire relazioni diplomatiche con Israele – il principale nemico strategico della Repubblica Islamica – nonostante il sostegno militare di quest’ultimo agli azeri.
Corridoio di Zangezur
Teheran teme l’estromissione dal Caucaso
L’esito della seconda guerra del Nagorno-Karabakh ha però indebolito fortemente la posizione dell’Iran nel Caucaso meridionale e causato ricadute economica negative. Per trent’anni il territorio montuoso dell’Azerbaigian al confine con l’Iran era stato controllato dagli armeni. Dal 2020 quelle province sono state recuperate da Baku grazie all’intercessione russa, e l’Azerbaigian ha deciso di imporre una tassa sui camion iraniani pieni di merci che li attraversano, diretti in Armenia o in Russia. Dopo il conflitto, inoltre, Baku spinge per avere il controllo sul “corridoio di Zangezur”, un’ampia fascia di territorio nel sud dell’Armenia che gli permetta di ottenere la continuità territoriale con la Repubblica di Nakhchivan, una sua regione autonoma incastonata tra Armenia, Iran e Turchia. Se Aliyev dovesse raggiungere il suo obiettivo, Teheran rimarrebbe completamente tagliata fuori dal Caucaso, tant’è che le autorità iraniane hanno più volte chiarito agli alleati russi di non accettare questo ennesimo sviluppo dell’espansionismo azero nel quadrante, pure previsto negli accordi di cessate il fuoco del 2020.
Grazie alla continuità territoriale, infatti, il corridoio di Zangezur agevolerebbe ulteriormente la proiezione della Turchia nell’Asia centrale turcofona, fino al Turkmenistan, mettendo a rischio gli interessi economici e geopolitici iraniani.
Per tentare di placare l’opposizione iraniana al corridoio di Zangezur, Baky e Mosca hanno offerto all’Armenia la possibilità di usufruire di un collegamento ferroviario che la colleghi con la Russia e con l’Iran, attraversando il territorio controllato dall’Azerbaigian. Ma i rischi che questo collegamento – tutto da realizzare – venga bloccato da Baku e che l’Iran rimanga isolato verso nord è considerato troppo alto da Teheran, che ha deciso di dare un segnale all’Azerbaigian organizzando nell’ottobre del 2022 delle massicce esercitazioni militari proprio in prossimità della propria frontiera settentrionale. Nel corso delle manovre, i militari di Teheran hanno approntato un ponte di barche sul fiume Aras, che definisce gran parte dei 700 km che separano i due paesi.
Dopo un incontro con il leader azero Aliyev nell’ottobre del 2022 il presidente iraniano Ibrahim Raisi ha respinto, in un comunicato, «qualsiasi cambiamento nei confini storici, nella geopolitica della regione e nelle rotte di transito tra Iran e Armenia».
Teheran avverte l’Unione Europea
Ma Raisi ha anche «rifiutato la presenza militare europea nella regione sotto qualsiasi copertura. Le questioni interne non ci distrarranno dagli interessi strategici della nazione iraniana», riferendosi evidentemente alle massicce proteste contro il regime che interessano la Repubblica Islamica ormai da molti mesi. A preoccupare la Repubblica Islamica è infatti anche una missione di monitoraggio dell’Unione Europea dispiegata in Armenia nell’autunno del 2022 e che ha visto la partecipazione di una cinquantina di membri. Un’iniziativa poco più che simbolica, attraverso la quale Bruxelles – su insistenza soprattutto della Francia – cerca di rimettere un piede nell’area (seguita da un’altra missione di monitoraggio, questa volta approntata dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) dopo le proteste di Erevan contro l’eccessiva tolleranza dimostrata dagli alleati russi nei confronti delle pretese azere dopo il blocco del corridoio di Lachin da parte di militari e manifestanti nazionalisti di Baku mascherati da attivisti ecologisti.
Il rischio di un conflitto
Per rafforzare la propria proiezione nell’area rivendicata da Baku e dichiarando che la sicurezza iraniana coincide con la sicurezza armena, ad ottobre il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian, ha inaugurato un consolato della Repubblica Islamica a Kapan, il capoluogo della provincia di Syunik.
Se nel prossimo futuro le forze armate dell’Azerbaigian dovessero strappare nuovi territori all’Armenia, l’Iran potrebbe decidere di intervenire militarmente a fianco di Erevan, soprattutto nel caso in cui Baku tentasse di impossessarsi con la forza del corridoio di Zangezur nella provincia di Syunik. Come passo intermedio, Teheran potrebbe fornire a Erevan aiuti militari e i suoi droni per bilanciare gli Harop israeliani e i Bayraktar turchi consegnati a Baku.
Intanto negli ultimi mesi l’esercito iraniano ed in particolare i Guardiani della Rivoluzione (IRGC) hanno incrementato la propria presenza nelle regioni nord-occidentali del paese, al confine con Armenia e Azerbaigian.
L’Iran deve assolutamente tenere libero il proprio confine con l’Armenia se vuole realizzare l’ambizioso progetto di un Corridoio internazionale di transito nord-sud (INSTC), che ridurrebbe di molto i tempi di transito tra l’India e l’Europa e collegherebbe i porti russi con il Golfo Persico e l’Oceano Indiano attraverso il Caucaso e l’Iran. Ovviamente l’Azerbaigian sta lavorando ad un corridoio alternativo che bypassi sia la Russia sia l’Iran.
Il separatismo etnico e il fondamentalismo religioso
I due paesi adoperano anche la carta etnica e religiosa contro i propri avversari, accendendo un clima di odio che difficilmente potrà essere spento.
Teheran tenta di fomentare i settori della popolazione azera di fede sciita per indebolire il regime di Aliyev, mentre in Iran cresce il sentimento nazionalista favorevole a una annessione di quella che viene definita – in senso dispregiativo – “repubblica di Baku” per indicare i territori perduti dall’Impero Persiano a vantaggio di quello Russo all’inizio del XIX secolo.
D’altro canto le autorità di Baku e gli ambienti nazionalisti dell’Azerbaigian da tempo rivendicano apertamente l’annessione delle province settentrionali iraniane, abitate da popolazioni azere di lingua turca. Dall’estate del 2022 la stampa filogovernativa dell’Azerbaigian ha moltiplicato gli appelli all’annessione delle province azere dell’Iran, mentre il regime di Aliyev ha intensificato il proprio sostegno ai gruppi secessionisti. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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PRIVACY DAILY 101/2023
I cambiamenti di Twitter alimentano un'ondata di propaganda russa e cinese
@Giornalismo e disordine informativo
Gli account Twitter gestiti da governi autoritari in Russia, Cina e Iran stanno beneficiando dei recenti cambiamenti nella società di social media, hanno detto lunedì i ricercatori, rendendo più facile per loro attrarre nuovi follower e trasmettere propaganda e disinformazione a un pubblico più ampio.
I ricercatori hanno determinato che le modifiche sono state probabilmente apportate da Twitter alla fine del mese scorso. Molte delle dozzine di account precedentemente etichettati stavano perdendo costantemente follower da quando Twitter ha iniziato a utilizzare le etichette. Ma dopo il cambiamento, molti account hanno visto grandi balzi nei follower.
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In Cina e Asia – Covid, la Cina rimuove l’obbligo dei test Pcr per gli arrivi
Covid, la Cina rimuove l'obbligo dei test Pcr per gli arrivi
Cina, approvati più progetti a carbone dell'intero 2022
Cina, primo arresto di un taiwanese per "separatismo"
L'Australia rivede la strategia di difesa
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Pluralistic: come Amazon rende tutto ciò che acquisti più costoso, indipendentemente da dove lo acquisti. Di Cory Doctorow
Amazon è molto orgogliosa del suo "volano": all'inizio l'azienda offriva sussidi ai clienti, che attiravano i venditori. Quindi, ha chiesto a quei venditori di abbassare i prezzi, il che ha attirato più clienti. Con più clienti, più venditori si accumulano. Sempre più veloce, il volano gira, creando il "negozio di tutto".
> Dovremmo fare di tutto per smussare il potere dei monopolisti, inclusa Amazon: rotture, regole di concorrenza, sindacalizzazione, boicottaggi organizzati, azioni legali... tutto. Loro hanno i soldi, ma noi abbiamo le persone, perché ora che Amazon è entrata nella fase finale dell'enshittificazione, sta finendo gli amici. Quando la piattaforma ritira il suo favore da acquirenti, venditori e lavoratori, chi resta a difenderla? Separatamente, nessun gruppo di parti interessate di Amazon non può tenerne conto, ma quando ci uniamo tutti insieme, possiamo distruggere il potere dell'azienda, per sempre.
Il post di @doctorow prosegue a questo link
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informapirata ⁂ reshared this.
La UE concederà a Big Tech di di sfruttare le tue cartelle cliniche, senza chiedertelo
Nel maggio 2022, la Commissione europea ha proposto l'European Health Data Space (EHDS) nel tentativo di migliorare le modalità con cui i dati medici sensibili delle persone vengono resi disponibili per vari tipi di utilizzo.
L'EHDS renderebbe i medici e altri professionisti medici complici della commercializzazione forzata e della monetizzazione di ogni aspetto della tua salute senza mai chiedere il tuo consenso. Distruggerebbe il giuramento di riservatezza di Ippocrate a cui dovrebbe essere vincolato ogni professionista medico.
Ciò include la possibilità per ospedali e medici di condividere informazioni sui pazienti attuali con colleghi esperti all'estero. Ad esempio, dovrebbe rendere più facile per un medico di famiglia in Svezia ricevere una copia digitale dei risultati della TAC del loro paziente rumeno dal radiologo in Romania per continuare il trattamento.
L'EHDS propone inoltre di obbligare legalmente gli ospedali o i medici a consegnare le tue cartelle cliniche a un'agenzia governativa di nuova creazione, che a sua volta può consentire l'accesso a chiunque rivendichi un interesse di ricerca. Ciò include non solo accademici, ma anche aziende farmaceutiche, startup di app per il benessere e persino società di Big Tech che raccolgono dati come Google e Facebook.
CONTINUA QUI
EU plans allow Big Tech to exploit your medical records, without permission - European Digital Rights (EDRi)
The EHDS would make physicians and other medical professionals complicit in the forced commercialisation and monetisation of your health.European Digital Rights (EDRi)
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Martedì il Comitato nazionale repubblicano ha risposto all'annuncio della rielezione del presidente Biden con un video generato dall'intelligenza artificiale che mostra una versione distopica del futuro nel caso della sua rielezione
@Giornalismo e disordine informativo
Le immagini create dall'intelligenza artificiale a seguito dell'annuncio di Biden, mostrano Biden e il vicepresidente Kamala Harris che festeggiano il giorno delle elezioni e in conseguenza di ciò una serie di rapporti immaginari su crisi internazionali e nazionali.
Biden's never-Trump campaign for '24
Biden will aim to maximize his presidential stature and dwell on his differences with Trump.Hans Nichols (Axios)
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Fr. #28 / Censura è libertà
L’Oversight Board consiglia di continuare con la censura COVID19
L’Oversight Board è quell’organo “indipendente"1 che ha lo scopo di aiutare Facebook a gestire le sue attività di moderazione nel rispetto della libertà di espressione. Il potere del Board su Facebook è abbastanza rilevante, considerando che le sue decisioni sono vincolanti, e ha anche il potere di annullare decisioni già prese da Facebook.
Ad Aprile l’Oversight Board ha pubblicato un parere, che potete leggere qui, in cui consiglia a Facebook di continuare la sua attività di “moderazione” dei contenuti di disinformazione sul COVID19, almeno finché il WHO non dichiarerà conclusa l’emergenza pandemica.
Un parere che mi lascia molto perplesso considerando che:
- I Twitter Files hanno mostrato che le attività di moderazione dei contenuti sul COVID19 nascondevano molto spesso censura di contenuti veri e fondati. Sono noti casi in cui perfino informazioni prese direttamente dalla FDA americana venivano flaggate come disinformazione, in quanto non in linea con la narrativa politica generale2.
- Se l’obiettivo è combattere la disinformazione, cosa c’entra la fine dell’emergenza pandemica secondo il WHO? Se un’informazione è falsa e rischia di avere conseguenze negative per l’incolumità delle persone, dovrebbe essere trattata come tale a prescindere dalla situazione emergenziale.
La maldestra decisione dell’Oversight Board dimostra ancora una volta che non c’è alcuna lotta alla disinformazione, ma uno sfornzo continuo e politico per il controllo dell’informazione. È chiaro che molti governi hanno ancora interesse a controllare il più possibile l’informazione intorno al COVID19.
L’Oversight Board di Privacy Chronicles consiglia l’iscrizione e la lettura due volte a settimana.
L’Unione Europea prepara il campo per il Digital Services Act
Ieri la Commissione Europea ha adottato la sua prima decisione nell’ambito del Digital Services Act, entrato in vigore pochi mesi fa.
Ben 17 piattaforme online sono state identificate come target primario della nuova normativa, che prevede regole severe in merito alla moderazione dei contenuti e alla gestione dei “rischi”, tra cui quello di “hate speech”. Le 17 piattaforme sono:
- Alibaba AliExpress
- Amazon Store
- Apple AppStore
- Booking.com
- Google Play
- Google Maps
- Google Shopping
- Snapchat
- TikTok
- Wikipedia
- YouTube
- Zalando
Queste piattaforme dovranno prima di tutto introdurre degli strumenti per distinguere tra minorenni e maggiorenni, poiché la normativa prevede regole specifiche per i minori, come ad esempio il divieto di advertising profilato.
Poi dovranno anche potenziare i loro strumenti di moderazione, per mitigare il rischio di disinformazione e bloccare contenuti illegali. Anche in questo caso vi consiglio di soffermarvi a riflettere sul significato di “disinformazione” e “contenuto illegale”.
Per chi volesse, ho scritto un articolo di approfondimento sul DSA, che è un lupo travestito da nonna.
Aspettiamoci molte turbolenze. Questo è un esempio di ciò che succederà sempre più spesso:
Discriminazione al contrario e schedatura di massa LGBT
Come forse saprete, gli immigrati irregolari in America possono essere arrestati dal DHS e detenuti in appositi centri in attesa di una decisione.
Secondo i DEM questi centri di detenzione violano la dignità e l’umanità delle persone, ed è doveroso rispettare i diritti umani degli immigrati. Un’affermazione condivisibile, che li ha portati però a proporre una legge decisamente meno condivisibile. La nuova proposta normativa ha lo scopo di creare delle eccezioni per i gruppi di persone vulnerabili, come minorenni o persone LGBT, che quindi non potrebbero più essere detenute presso questi centri.3
Secondo i DEM essere gay, bisessuale, lesbica, trans, o qualsiasi altra variazione dell’arcobaleno, è quindi sufficiente per evitare il purgatorio dei centri di detenzione. In altre parole: le uniche ad essere detenute saranno persone eterosessuali.
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Viene da chiedersi come faranno a distinguere tra un uomo eterosessuale e un gay. O tra una donna eterosessuale e una bisessuale. Come è normale che sia, leggi del genere si portano sempre dietro un massiccio carico di schedature con acquisizione di dati (veri o falsi) molto sensibili, come quelli legati alla sessualità.
Una legge che propone di tutelare i diritti dei più deboli sembra invero uno schema di schedatura di massa e discriminazione al contrario: i centri di detenzione saranno pieni di uomini eterosessuali.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“Why do they always teach us that it's easy and evil to do what we want and that we need discipline to restrain ourselves? It's the hardest thing in the world--to do what we want. And it takes the greatest kind of courage. I mean, what we really want.”
Ayn Rand
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Anche Aprile è quasi finito e siamo molto soddisfatti del lavoro che stiamo facendo con Privacy Chronicles. Come avrete notato ora le uscite sono bisettimanali e stiamo anche cercando di aggiornare con regolarità la pagina Twitter.
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È un ente formalmente indipendente da Facebook, ma finanziato da questo in via indiretta
nicolaporro.it/atlanticoquotid…
foxnews.com/politics/illegal-a…
Forse arrivo un po' tardi rispetto agli altri ma, entro domani (oggi?) sarebbe buona cosa inviare una #email a tutti gli #europarlamentari (lista: pastebin.com/raw/CFcVf6ay) per evitare che venga fatta passare così com'è questa nuova #legge (il #CRA, #CyberResilienceAct), perché è fatta male e rischia di fare ciao ciao all' #OpenSource; non direttamente, ma nel senso che:
* Verranno ritenuti responsabili i creatori e collaboratori di sviluppo di qualsiasi software per eventuali malfunzionamenti, o #software "incompleto" in generale
* I #programmatori a tempo perso come me se ne fregheranno in ogni caso e continueranno a mettere i loro programmini rotti online senza scopo di lucro, che si fottano i burocrati; ma:
* Le organizzazioni serie del software probabilmente dovranno uscire dal mercato europeo, ad esempio #Python, perché vengono responsabilizzati tutti i punti della catena di fornitura del software
Alcuni approfondimenti:
* Il video di #Morrolinux innanzitutto: LA NUOVA LEGGE #EUROPEA ANTI-OPEN SOURCE, youtube.com/watch?v=nYhRo74yqJ… redirect.invidious.io/watch?v=… poi:
📰 CRA: digital-strategy.ec.europa.eu/…
📰 CRA panoramica: european-cyber-resilience-act.…
📰 Analisi iniziale: devclass.com/2023/01/24/eus-pr…
📰 Opposizioni: blog.opensource.org/the-ultima…
📰 Python: theregister.com/2023/04/12/pyt…
Un buon template mail lo ha dato Morro nel primo commento in alto del suo #video, io ho usato quello con aggiunta di un po' di formattazione...
Che sembra si sia persa dopo l'invio, pezzi. Purtroppo fino ad ora ho inviato solo 40 email (circa metà degli #eurodeputati), poi account bloccato per spam, uffa, vediamo se riesco a inviare quelle altre che mi restano entro stasera.
In tutta onestà, da un lato penso che non possa venire approvata una legge del genere, anche senza queste mail qualcuno lo dovrebbe far notare in ogni caso al momento della discussione, però dall'altro... Guardate questo documentario: The Microsoft-Dilemma - #Europe as a Software Colony, youtube.com/watch?v=duaYLW7LQv… redirect.invidious.io/watch?v=…
Quindi, inviare le mail non guasta.
La Corea a 360° – Decision to leave e Big Bet
“헤어질 결심 • Decision to Leave” presentato alla 75esima edizione del Festival di Cannes 2022 è l’ultimo lavoro di Park Chan-wook premiato con la Palma d’Oro nella categoria Miglior Regista. Lo racconta Giulia Son, insieme alla serie Big Bet
L'articolo La Corea a 360° – Decision to leave e Big Bet proviene da China Files.
SUDAN. A Khartoum residenti chiusi in casa senza cibo né acqua. Emergency non abbandona il Paese
di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 24 aprile 2023. Sono tornati ieri a casa i circa 150 italiani che avevano chiesto di lasciare il Sudan in seguito all’esplosione dei combattimenti tra l’esercito regolare agli ordini del generale Abdel Fattah el Burhan e le Forze di supporto rapido (Rsf) di Mohamed Hamdan Dagalo.
Non hanno voluto lasciare il Paese i medici, gli infermieri e il personale di Emergency che pure ha evacuato alcuni addetti amministrativi. L’associazione umanitaria gestisce in Sudan tre diversi ospedali e ha deciso di non lasciare le strutture ma di continuare a seguire i pazienti ricoverati e quelli che potranno arrivare. Anche se la situazione è estremamente complicata e pericolosa, pure per il personale sanitario: gli ospedali sono stati colpiti da pesanti bombardamenti, in seguito ai quali decine di strutture pubbliche e private sono state evacuate e abbandonate. Le ambulanze vengono colpite per evitare che raggiungano le vittime e che prestino soccorso ai feriti, oppure sequestrate insieme al personale medico al loro interno.
Il quadro peggiore è nella capitale, Khartoum, dove i combattimenti sono violenti. Anche le operazioni di evacuazione sono state rese complicate dallo stato dell’aeroporto, distrutto in parte e dalla difficoltà negli spostamenti: un convoglio francese è stato colpito ieri dagli spari e una persona è rimasta ferita.
Una prima evacuazione di italiani si era conclusa nella notte tra sabato e domenica. Nella giornata di ieri le operazioni sono state completate e il secondo aereo militare C-130 ha lasciato il Sudan partendo dall’aeroporto di Wadi Sednia, nei pressi della capitale.
Molti altri Paesi hanno completato o stanno procedendo, in queste ore, all’evacuazione dei propri connazionali. Tra di essi Belgio, Francia, Canada, Germania, India, Giordania, Kuwait, Olanda, Russia, Arabia Saudita.
Bombardamenti a Khartoum
Al momento le persone uccise sono circa 427 e 3.700 i feriti. Negli ultimi 3 giorni circa 10.000 rifugiati hanno raggiunto il Sud Sudan, varcando il confine meridionale. Sono per i tre quarti sud sudanesi che si erano rifugiati in Sudan in fuga dalla guerra: il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza poco più di 10 anni fa, nel 2011. Autobus carichi di persone tentano di raggiungere l’Egitto, in un esodo i cui numeri non sono ancora definibili.
A Khartoum la popolazione vive da una settimana rinchiusa nelle proprie case. Le infrastrutture sono state danneggiate dai bombardamenti e in molti luoghi manca l’acqua e l’elettricità, scarseggiano viveri. Lasciare le proprie abitazioni è estremamente pericoloso, per i combattimenti ma anche per i saccheggi.
Le Forze di Supporto Rapido di Mohamed Hamdan Dagalo, vicepresidente del Consiglio Sovrano di Transizione, hanno cominciato lo scorso 15 aprile a insediarsi in diversi quartieri di Khartoum, prendendo possesso di un numero indefinito di edifici. Dagalo ha legami diretti con molti Paesi dell’area ma anche europei, oltre ad avere il controllo su molte delle miniere del Sudan, dalle quali estrae il 40% dell’oro che viene esportato.
Il generale Abdel Fattah el Burhan ha preso il potere in Sudan con il colpo di Stato dell’ottobre 2021. In quell’occasione si è nominato Presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, che avrebbe dovuto accompagnare il Sudan verso la creazione di un’amministrazione civile e la fine del governo dei militari. L’Esercito Regolare, ai comandi di El Burhan, ha cominciato un massiccio bombardamento con lo scopo di “ripulire la capitale dai focolai di gruppi ribelli”. Lo scorso venerdì la presenza delle truppe di terra dell’esercito regolare è diventata più numerosa. El Burhan è tornato in questi giorni a riaffermare la volontà di guidare il Paese verso una transizione democratica, ribadendo che farà quanto necessario per SUDAN. A Khartoum residenti chiusi in casa senza cibo né acqua. Emergency non abbandona il Paesesconfiggere le truppe ribelli. Pagine Esteri
ASCOLTA IL PODCAST DA KHARTOUM
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Una nazione apparente
A ben guardare, sono gli sconfitti nelle guerre civili coloro che meno si rassegnano alla rappresentazione unitaria di una storia fatalmente scritta dai vincitori. Accade negli Stati Uniti, dove, sulla scia del vecchio Ku Klux Klan, le organizzazioni suprematiste bianche del Sud inneggiano alla retorica Wasp e alimentano il bacino elettorale del trumpismo. E accade in Spagna, dove, sulla scia di Zapatero, il premier Gonzales si è dato l’obiettivo di cancellare tutti i simboli del franchismo e con essi quel che resta di una memoria condivisa.
Accade negli Stati Uniti, dove la guerra di secessione conclusa nel 1865 con la vittoria degli stati del Nord fu seguita da una vera riconciliazione nazionale all’insegna di valori condivisi. E accade in Spagna, dove la guerra civile conclusa nel 1939 con la vittoria dei franchisti fu seguita dalla simbolica tumulazione in un unico sito monumentale, la Valle del los Caidos, dei morti di entrambe le parti. Figurarsi, dunque, se tutto ciò potrebbe non accadere in Italia.
Nell’Italia dove, come ammetteva Massimo D’Azeglio, il sentimento di unità nazionale non si è mai davvero affermato. Nell’Italia dove, come lamentava Lucio Colletti, dal dopoguerra “il concetto di nazione è stato completamente rimosso”. E con esso sono stati lungamente rimossi sia il fascismo in quanto fenomeno popolare sia la guerra civile in quanto trauma nazionale.
Il primo dei due occultamenti fu svelato dallo storico ex comunista Renzo De Felice a partire dagli anni Sessanta. Per svelare il secondo fu necessario attendere il 1990, quando lo storico “democratico” Claudio Pavone diede alle stampe un saggio dal titolo inequivocabile: “Una guerra civile”. Ne risulta una nazione divisa. Divisa perché priva di una memoria condivisa. Una nazione apparente, in cui gli eredi delle due culture autoritarie del Novecento, fascisti e comunisti, hanno potuto affrontare il futuro senza render conto del passato.
«Il fascismo non è stato un semplice incidente della storia, un regime autoritario che governava contro il popolo. Il fascismo ha goduto di un ampio, diffuso, radicato consenso nel paese. Rimuoverlo e cancellare l’analisi veritiera e onesta della sua natura ha reso fragili le basi della nostra democrazia»: non lo ha scritto Giorgio Pisanò, lo ha scritto Walter Veltroni. Ed è vero. Come attesterà, martedì, la prevedibile canea attorno al 25 Aprile, aver rimosso la Storia è servito solo a prolungarne i traumi, rendendo di fatto precarie le basi del nostro sistema democratico. Con la sola differenza che, per dirla col vecchio Marx, le tragedie di ieri si ripetono oggi in forma di farsa. La farsa in cui, a trent’anni dalla svolta di Fiuggi, parte dei quadri dirigenti di Fratelli d’Italia riecheggia ancora i luoghi comuni di un’identità trapassata. La farsa in cui, a quasi ottant’anni dalla sconfitta del fascismo, certa sinistra ne accredita ancora la minaccia. Per non dire, infine, della farsa di chi oggi celebra la resistenza armata dei partigiani italiani mentre ieri ha rifiutato di armare la resistenza dei partigiani ucraini all’invasione dell’unico uomo che ha dato corpo e sostanza storica al fascismo contemporaneo: Vladimir Putin.
Fateci caso, sono gli sconfitti delle guerre civili (e della Storia) i più refrattari al sentimento di unità nazionale. Diversi ex missini, certo. Ma anche diversi ex comunisti ed ex grillini.
L'articolo Una nazione apparente proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Molte persone Altamente Sensibili, si sentono fuori posto
Le persone altamente sensibili hanno dei fattori genetici che intervengono su alcune caratteristiche cerebrali: Vivono le emozioni con maggiore vividezza e con più forte intensità.
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Emma Tricca - Aspirin Sun
🎧 #RECENSIONE:
👉 Emma Tricca - Aspirin Sun
«Aspirin Sun» è un disco mattutino: di folk psichedelico mattutino, forse un po’ insonne. È folk cinematografico, se mi passate il termine, ideale colonna sonora di un vecchio film
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Cinque step per migliorare la tua privacy da zero
Hai una sola email storica, magari con qualche nome strano tipo franchinoforever77? Usi quella email da 13 anni per iscriverti a ogni social, sito web, e-commerce e community possibile — rigorosamente usando sempre la stessa password, che è una variazione del grande classico password123?
Ricevi milioni di email di spam con principi nigeriani e agenti dell’agenzia delle entrate che ti chiedono di cliccare su quel link verde fosforescente? Almeno una volta all’anno ti becchi qualche virus che ti costringe a portare il pc in assistenza?
O magari sei una persona che vorrebbe capire come vivere il mondo digitale senza farsi fregare ma non hai voglia di capire cosa e come?
Ecco, allora forse questo è l’articolo per te.
Prima però, iscriviti a Privacy Chronicles se non l’hai già fatto!
Si fa presto a parlare di privacy…
Si fa presto a parlare di privacy online (ha ancora senso specificare online?), ma il grande problema è che guadagnarsi un livello minimo di privacy richiede un certo sforzo e lavoro. Internet non è fatto per garantire alcun tipo di privacy, e spesso lo stesso può dirsi per gli strumenti che usiamo ogni giorno.
Fare il primo passo spesso è lo sforzo più grande, ma ti assicuro che una volta passati da 0 a 1, poi è più o meno tutto in discesa.
Molte persone credono che impegnarsi per avere privacy online equivalga a mettersi un cappuccio in testa, installare una distro Linux con qualche nome esotico impossibile da usare e metterci tre ore per scrivere una e-mail. Questo provoca uno stato d’ansia e frustrazione che spinge le persone a non fare proprio niente.
…ma tra il dire e il fare…
Prima di tutto, evitiamo isterismi. No — non ci sono gruppi criminali particolarmente interessati a ciò che fai, e no — CIA, KGB e FBI non ti stanno spiando, almeno non direttamente.
Detto questo, il modo migliore di approcciare la questione è usare la metodologia di OpSec (operations security) che possa aiutarci a creare il nostro threat model. Vale a dire, quello di cui vi ho già parlato qui:
Threat modeling, l'arte di valutare i rischi
Come faccio a proteggere la mia privacy? Questa è la domanda che tutti prima o poi ci facciamo. È una domanda vaga e generale che in realtà ha poco senso e non ci porta da nessuna parte. Prima ancora della risposta, dobbiamo quindi pensare alla giusta domanda. Per farlo, dobbiamo avere una metodologia e dei criteri oggettivi che possano guidare la nostra ricerca delle giuste domande e risposte. Questa metodologia si chiama…
Read more
a year ago · 2 likes · Matte Galt
Mi rendo conto però che anche parlare di OpSec e thread modeling possa essere un ostacolo per chi parte proprio dallo zero assoluto, quindi oggi mi prodigherò per dare qualche consiglio pratico su come iniziare.
From zero to hero
Lo scenario di threat modeling per stavolta te lo faccio io.
Partiamo dal presupposto che probabilmente non sei a zero, ma a -10. Come minimo, da qualche parte qualcuno ti avrà rubato l’indirizzo email e magari pure qualche altro tipo di dato. Magari sul tuo PC c’è anche qualche malware perché ti piace scaricare e cliccare su qualsiasi .exe a portata di mano.
- Asset da proteggere: informazioni personali, dati di contatto, comunicazioni.
- Minacce e avversari: violazioni di dati, malware, furto d’identità. Gli avversari in questo caso sono gruppi criminali che sfruttano vulnerabilità e logiche industriali per tentare di compromettere sistemi informativi su larga scala.
- Vulnerabilità: riutilizzo di email e password (anche con la stessa combinazione), sistemi non aggiornati e/o infetti da malware, dati e comunicazioni in chiaro (non cifrati).
- Rischio: senza stare a calcolare precisamente, possiamo dire che siamo di fronte a un rischio medio: è plausible che un avversario possa sfruttare una vulnerabilità, ma le conseguenze sarebbero comunque gestibili nella maggior parte dei casi. Tra le conseguenze potremmo annoverare spam, furto di account social, malware, tentativi di frode.
- Contromisure: quelle adesso le vediamo insieme…
Contromisura 1: evita la diffusione del tuo indirizzo email e minimizza l’esposizione
Il tuo indirizzo email è il tuo alias online. Ancor prima di essere uno strumento per ricevere messaggi, è un modo per creare account e autenticarsi su migliaia di servizi diversi, spesso anche molto sensibili.
Avere un indirizzo email compromesso significa aumentare di molto il rischio di subire violazioni e attacchi (phishing, tentativi di scam e virus).
Prima di tutto, verifica quindi se la tua email è compromessa. Per farlo visita haveibeenpwned.com e inserisci nel campo di testo il tuo indirizzo email. Se il risultato è una cosa del genere, potresti avere qualche problema:
Puoi fare almeno due cose per migliorare di molto la situazione:
- Sarebbe il caso di cestinare quella email che ti ritrovi. Magari usando un provider privacy-friendly, senza tracking e profilazione, come Tutanota o ProtonMail. Metti in conto un’oretta del tuo tempo per aggiornare l’email dei tuoi account principali.
- Per il futuro, evita di registrarti a ogni stupido sito con il tuo indirizzo email principale. Piuttosto, usa un servizio come Anonaddy o SimpleLogin che ti permettono di creare alias da usare al posto della tua email reale, mantenendo la possibilità di ricevere comunque comunicazioni e notifiche.
Così facendo avrai immediatamente e quasi a costo zero enormi vantaggi, sia in termini di rischio (la tua email sarà meno esposta) sia in termini di privacy, dato che i tuoi messaggi non saranno tracciati e profilati da Google e amici.
Contromisura 2: usa un password manager e un app per l’autenticazione
La password è l’unica cosa che separa i tuoi dati e la tua vita dal mondo intero. Scoperta quella, è game over. Vale la pena prestare attenzione, perché ti assicuro che lì fuori c’è qualche bot che in questo momento sta cercando di crackare qualche tuo account. Una roba come password123 o p4sSwOrd123 può essere crackata in circa 0.02 secondi con gli strumenti di oggi.
Sarebbe meglio evitare password semplici come questa e scegliere invece combinazioni che rimangano almeno nella zona gialla della matrice:
Anche in questo caso ci sono delle contromisure molto semplici e utili da prendere, che aumentano anche a dismisura la qualità della vita:
- Usa un password manager, possibilmente non in cloud, anche se sono comodi. Il mio preferito è KeePassX che può essere usato anche su Android. Il password manager può creare password complesse per te in modo automatico e memorizzarle in modo sicuro, così non dovrai neanche ricordarle. Basta fare copia-incolla quando serve.
- Usa un’app per l’autenticazione multi-fattore. Questa è probabilmente la misura più importante di tutte, e non usarla nel 2023 è da sciagurati. L’autenticazione multi-fattore aggiunge un elemento in più di sicurezza per accedere ai servizi online: un codice temporaneo visualizzato su un dispositivo che solo tu possiedi, come il tuo smartphone. Questo significa che se qualcuno possiede email e password del tuo account homebanking, senza quel codice non potrà comunque accedere. Ce ne sono tante, Google Authenticator va benone.
Una buona prassi che vale sia per le password che per altre informazioni analoghe, come le seed words di un wallet Bitcoin è di non scriverle mai in chiaro né online. Evitare come la peste note e .txt vari con password e seed — e soprattutto mai conservarli in Cloud, che è il PC di qualcun altro.
Contromisura 3: backup & formatta il tuo PC
Sì lo so, formattare il PC è una rottura di palle, ma se finora hai installato qualsiasi monnezza ti capitasse a tiro potrebbe essere probabile che tu abbia almeno qualche spyware o malware sul pc.
Oggi è veramente semplice ed è pieno di guide online, così come è semplice fare un backup dei dati e delle preferenze e ritrovarsi poi un PC più o meno identico a come l’avevi lasciato. Il backup può essere gestito direttamente tramite Windows su un’unità di memoria separata oppure puoi farlo in Cloud. Una volta re-installato il sistema operativo sarebbe bene attivare subito un antivirus. Se non fai cose strane Windows Defender va più che bene.
A prescindere dalla formattazione, l’ideale è comunque avere sempre una copia di sicurezza dei tuoi dati più importanti in formato cifrato, soprattutto se decidi di conservarli in Cloud — che è il PC di qualcun altro. Cifrare i dati è facilissimo, e puoi farlo anche con un semplice .zip, che permette di cifrare i file con algoritmo AES-256. Ci vogliono tipo 7 secondi.
Contromisura 4: usa sistemi di comunicazione sicuri
Le comunicazioni sono forse la parte più importante del patrimonio informativo da proteggere. Quello che devi fare è capire prima di tutto che i servizi di messagistica integrati ai social network non sono strumenti di comunicazione sicuri. Anzi, sono strumenti direttamente monitorati dalle forze dell’ordine e dell’intelligence, come è stato dimostrato più volte anche coi Twitter Files12.
Lo stesso vale per Instagram, Facebook, TikTok, e così via. Mai diffondere informazioni sensibili attraverso questi canali. La parte peggiore? Presto saranno sorvegliati legalmente e alla luce del sole a causa di leggi come il Chatcontrol.
Meglio preferire strumenti diversi con metodi di crittografia delle comunicazioni, come Signal o Telegram3. Ce ne sono anche altri, ancora migliori, ma hanno poca diffusione e sarai tu a valutare se e come usarli. Se preferisci Meta... anche Whatsapp è cifrato end-to-end.
Contromisura 5: minimizza la tua esposizione quando navighi online
Se ti piace viaggiare o sei uno di quelli a cui piace lavorare dalle poltroncine di Starbucks allora ti conviene imparare a usare una VPN, che è uno strumento molto utile per proteggere i tuoi dati di navigazione da occhi indiscreti e vulnerabilità di sicurezza tipiche delle reti pubbliche come quelle dei bar o degli hotel.
Inoltre, alcune VPN hanno strumenti di ad-blocking che possono anche aiutare a diminuire il rischio di beccarsi malware durante la navigazione.
Vale poi la pena considerare una VPN anche per ridurre l’esposizione dei nostri dati di traffico verso la sorveglianza di stato. Magari non lo saprai, ma molti stati (Italia inclusa) obbligano i provider di Internet e telefonia a tenere dati di navigazione a disposizione delle autorità per periodi di tempo anche molto lunghi. In Italia fino a sei anni.
E poi c’è la questione Tor, che si aggiunge agli strumenti utili per proteggere i dati di navigazione e anche oscurare la tua posizione geografica. Se vuoi saperne di più ne ho parlato in diverse occasioni.
Qui:
VPN: a che serve, quali sono i rischi e come scegliere il miglior provider
Le Virtual Private Networks (VPN) sono ormai uno strumento diventato di uso comune, con tantissimi servizi diversi e piani di abbonamento di ogni tipo. Ma se comprare un servizio VPN è diventato facilissimo, non lo è altrettanto capire quale possa essere…
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7 months ago · 6 likes · 10 comments · Matte Galt
E qui:
Meglio Tor o una VPN?
Qualche tempo fa abbiamo parlato di VPN (Virtual Private Networks) e di come queste possano essere utili per ottenere più privacy online e in qualche modo anche bypassare specifiche leggi di sorveglianza di massa (come quelle italiane). Un altro servizio per aumentare privacy e ottenere un certo livello di anonimato è…
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3 months ago · 7 likes · 2 comments · Matte Galt
Ci sei quasi
Così facendo il rischio di violazione dei tuoi dati e account, di avere infezioni malware o di subire furti d’identità diminuirà moltissimo. Poi sarà tutta discesa. L’importante è non sclerare e non passare da un eccesso all’altro. C’è sempre un trade-off tra sicurezza e comodità, ma non può esserci sicurezza senza comodità, perché tutti ricerchiamo costantemente ciò che ci è più semplice fare.
La crittografia end-to-end per Telegram è abilitata di default solo per le “chat segrete” 1 to 1. Di norma la crittografia è invece client-server, cioè gli admin di Telegram hanno il potere di accedere alle comunicazioni.
MARGINI
Margini il film Descritta come una "sgangherata commedia punk" (nata dopo una gestazione di dieci anni) che si propone di raccontare la scena hardcore punk italiana, inizialmente concepita dai nostri come un tentativo di riproposizione cinematografica del libro
MARGINI
Margini il film Descritta come una "sgangherata commedia punk" (nata dopo una gestazione di dieci anni) che si propone di raccontare la scena hardcore punk italiana, inizialmente concepita dai nostri come un tentativo di riproposizione cinematografic…Reverend Shit-Man (In Your Eyes ezine)
_aid_85_
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Takky
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in reply to Takky • •@Takky
Vantaggi per Mastodon GGMBH (tossici per la comunità):
1) il potere di decidere quali istanze E QUALI PROGETTI DEL FEDIVERSO saranno federati alla maggior parte degli utenti e quali non lo saranno
2) far crescere solo la propria istanza in modo che i fondi di investimento metteranno soldi sul suo progetto, in base alle equivalenze più utenti = più risonanza
3) Maggiore capacità di comunicare direttamente e immediatamente a tutti gli utenti mastodon da parte dello staff degli sviluppatori
Vantaggi più o meno utili per la comunità:
4) evitare che gli utenti finiscano dentro istanze mastodon gestite male, provocando un grave danno reputazionale
@aid85
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Takky
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •La 4 però è ottimistica. Il problema è che quando l'utente arriva e non trova il pulsante "Iscriviti" ma la casella "Inserisci la tua istanza", si gira e torna in Facebook.
Poi non dico che l'accentramento non sia un problema. Lo è, è enorme e dovrebbe essere assolutamente evitato. Ma è anche indubbio che, se si vuole veramente costruire un'alternativa a Facebook e Twitter, questo è un problema che deve essere affrontato.
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impottibile
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in reply to impottibile • •@impottibile a me lo dici? Io scrivo da Friendica... 😁
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0ut1°°k
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Eleonora
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •come se avessero bisogno di concentrare ancora più persone sul loro server! Comunque diverse persone cui ho detto di provare mastodon si sono iscritte su mastodon.social. Già non capisco perché la maggior parte delle persone italiane si iscrive sulla stessa istanza italiana, ma è ancora più stupido che si iscrivano tutte nella stessa istanza straniera.
@feditips @fediverso
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riccardo
in reply to Eleonora • • •Comunque la decisione di Mastodon gGmbH di utilizzare il loro server come default deriva anche dalle numerose richieste di utenti Mastodon di "astrarre" il concetto di federazione/istanze rendendolo accessibile ma non strettamente fondamentale da conoscere, con l'intento di abbattere questa barriera all'ingresso. Sinceramente lo trovo anche io poco sensato considerato che prima o poi contro con il concetto di federazione ci devi sbattere il naso, però non riesco a decidere se si tratta di una scelta poco oculata, semplicemente ottimistica, oppure proprio opportunistica
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Eleonora
in reply to riccardo • • •@riccardo non mi piace mai dare consigli mirati, perché preferisco che le persone ci mettono un po' del proprio libero arbitrio...
Infatti poi ogni volta ne rimango delusa. 🤣
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riccardo
in reply to riccardo • • •1. preferisco gli spazi anglofoni a quelli italiani
2. avevo il terrore che da un giorno all'altro l’istanza da me scelta venisse chiusa, o semplicemente abbandonata. Quindi per evitare future rogne scelsi quella che molto più probabilmente non mi avrebbe creato problemi di quel tipo. All'epoca (2019 mi pare?) le istanze erano tutte relativamente piccole ed alcune che avevo salvato tra i preferiti non esistono più, ma oggi forse sono considerazioni che quasi non farei (infatti sono su bida - che è comunque rimasto qualche release indietro)
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Fabio Tavano
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to Fabio Tavano • •@Fabio Tavano non saprei aiutarti, dal momento che sono un utente Android e che comunque anche quando utilizzo mastodon lo faccio soprattutto dal browser dello smartphone. In ogni caso ho sentito parlare molto bene di metatext, ma ti conviene comunque provare quelle che trovi qui, sul sito di... mastodon GGMBH 😅
@Fedi.Tips
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Fabio Tavano
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Ice Cubes for Mastodon
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informapirata ⁂
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •In un ambiente decentrato come il fediverso, è importante cercare di distribuirsi invece che di concentrarsi nello stesso luogo. È un sano principio di sicurezza, ma è anche un modo per non concentrare troppo potere in troppo poche mani.
Approfitto per condividere la riflessione con @jaromil
@smaurizi @euklidiadas @faffa @ORARiccardo e @cesco_78
@notizie @fediverso
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macfranc
in reply to informapirata ⁂ • • •@informapirata per i giornalisti come @smaurizi @faffa @ORARiccardo ricordo l'esistenza del nostro progetto poliversity.it un'istanza italiana dedicata anche alla loro categoria, oltre che di istanze anglofone dedicate espressamente al giornalismo come
. journa.host
. newsie.social
. toad.social
. federated.press
@fediverso
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Takky
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •L'astrazione è un'arma a doppio taglio.
Da un lato si portano gli utenti sulla piattaforma, dall'altro non si istruiscono a riguardo.
Ad esempio dopo aver avviato il mio personale processo di abbandono delle piattaforme GAFAM mi sto trovando, paradossalmente, molto più in difficoltà ad abbandonare Meta che non Google.
Vorrei tanto abbandonare Facebook e Instagram ma là ho tutta la mia rete di contatti. Oltre a certe community italiane che usano esclusivamente Facebook Groups.
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suoko
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Se penso poi che misskey.social oltretutto è un'istanza italiana, sarebbe un bel capture the flag contro i tedeschi!
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in reply to suoko • •Ma temo che dovremo attendere ancora qualche mese
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suoko
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
Unknown parent • •@Mattias Cibien la cosa brutta è che la timeline federata esisteva ma per raggiungerla dovevi fare due passaggi (il ché dimostra la precisa volontà di penalizzare le istanze più piccole)
@Fedi.Tips @Che succede nel Fediverso? @impottibile
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Piero Bosio
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Il fediverso è già popolato al 50% da server/istanze Mastodon. Non so quanto incida mastodon.social su questo 50%. La parola "defederare" non mi piace e non penso sia la soluzione alla centralizzazione delle istanze. Sono d'accordo: La crescita deve essere decentralizzata per proteggere l'indipendenza di tutti i server Fedi
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Fabio Callioni
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • •informapirata ⁂
Unknown parent • • •@tassoman io è da un pezzo che lo dico, ma non si vede luce. Quanto ai soldi, non sarei così ottimista: gli Editori stanno in rosso fisso! 😅
@fediverso @faffa @ORARiccardo @smaurizi @macfranc
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informapirata ⁂
Unknown parent • • •@tassoman in linea di principio sì, ma il fatto è che sono un po' rigidi per lisciare il (u|0 ai gruppi politici di riferimento... 😅
@fediverso
macfranc
Unknown parent • • •@tassoman Adam Davidson quasi un anno fa: “I think we got lazy as a field, and we let Mark Zuckerberg, Jack Dorsey, and, god help us, Elon Musk and their staff decide all these major journalistic questions.”
niemanlab.org/2022/11/can-mast…
@fediverso @faffa @ORARiccardo @smaurizi @informapirata
Can Mastodon be a reasonable Twitter substitute for journalists?
Nieman LabEleonora
Unknown parent • • •