L’intelligenza artificiale stravolgerà Google e Amazon’. La profezia di Gates, l’assistente personale una rivoluzione
Il disOrdine dei giornalisti e le crescenti minacce alla libertà di espressione
Tira una brutta aria per chi crede nella libertà di opinione e nel senso di responsabilità personale di chi fa informazione. Il caso Porro è solo l’ultimo della serie. Prima c’è stato il caso Cairo. Ovvero il fatto che l’editore de La7 dovrà rispondere alla magistratura della decisione di chiudere la trasmissione di Massimo Giletti. Una scelta imprenditoriale dovuta ai costi esorbitanti e ai ricavi insufficienti? No, un favore alla mafia. Questo è il sospetto. Le indagini sono in corso, la libertà di impresa resterà di conseguenza appesa a un filo fino al giorno in cui, com’è evidente, un provvedimento di archiviazione non chiuderà lo spericolato caso.
È poi scoppiato il caso Natangelo. Il caso è noto. Mario Natangelo ha pubblicato sul Fatto quotidiano una vignetta che ritrae la sorella di Giorgia Meloni, Arianna, a letto non col marito, il ministro meloniano Francesco Lollobrigida, ma con un extracomunitario. “Sostituzione etnica” erano le parole chiave a riecheggiava la recente uscita, con relativa scivolata, del cognato più famoso d’Italia. Vignetta di cattivo gusto, certo, ma da qui a deferire Natangelo al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti con l’accusa di “sessismo” davvero ne corre.
Stemperata la polemica, si è saputo che, contraddicendo una propria sentenza del 2018, la Corte di Cassazione ha stabilito che fare il saluto romano è reato. Non occorre avere simpatia per i neofascisti per accorgersi di quanto tale sentenza, per quanto intrecciata alle molteplici interpretazioni della legge Mancino, confligga con l’articolo 21 della Costituzione. Quello che, appunto, sancisce “il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”. Diritto che va ovviamente tutelato indipendentemente dal pensiero in questione.
E veniamo così al caso Porro. Caso, in sé, grottesco. Il conduttore di Mediaset è stato deferito al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti per aver intervistato un viceministro degli Esteri ucraino “senza alcun rappresentate della parte avversa”. Serviva un russo, evidentemente. Come dire, ha celiato Mattia Feltri sulla Stampa di oggi, che se intervisti in Tv la Segre devi obbligatoriamente invitare anche un nazista.
È chiaro che, su queste basi, sarebbe difficile tenere il conto dei talk show che andrebbero sanzionati per amor di deontologia professionale. È altrettanto chiaro che tutto finirà a tarallucci e vino. Ma intanto, e non era un atto dovuto, la macchina disciplinare del glorioso Ordine si è messa in moto ed è partita in quarta per la vanità di chi la guida.
La libertà, evidentemente, al pari del senso del ridicolo, non è in cima ai pensieri dell’Ordine dei giornalisti. Ma l’Ordine dei giornalisti era in cima ai pensieri di Luigi Einaudi. Il quale, in un celebre saggio pubblicato nel 1945 su Risorgimento liberale, così liquidò la questione: “Albi di giornalisti! Idea da pedanti, da falsi professori, da giornalisti mancati, da gente vogliosa di impedire altrui di pensare colla propria testa”. Nulla da aggiungere.
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Acqua
Il soccorso a quanti hanno visto la furia dell’acqua sommergere le proprie cose e le proprie attività è fuori discussione. In questo come in tutti i casi di disastri naturali. Esistono anche appositi fondi europei, dimostrazione della solidarietà che anima la costruzione dell’Unione europea. Fondi di cui l’Italia è stata ed è il principale beneficiario. E ci sono margini di bilancio italiano. Però non è normale né promettente che le richieste e le rassicurazioni si concentrino sul fatto che i danni saranno rimborsati al 100%. Quello è un modo per risolvere il problema materiale (quelli morali, per non dire quelli umani, sono irrisarcibili) di chi è stato travolto, ma non risolve alcun problema, restando un costo collettivo. Ed è doppiamente preoccupante che si dica «come per il Covid». Come se esistessero i cittadini da una parte e dall’altra (e distante) uno Stato che possa decidere se rimborsare o meno, come se i soldi che oggi distribuisce non fossero i soldi dei cittadini stessi. Sotto forma di maggiori imposizioni, minori prestazioni o maggiore debito. E una cosa non esclude l’altra.
Spesa dovuta, a sua volta dimostrazione della solidarietà fra cittadini, ma che risulta essere una luttuosa dissipazione se poi non si mette mano a quel che serve per evitare che si ripeta, qui o altrove. Dovrebbe essere chiaro il nesso fra il fatto che se piove troppo succede un disastro, mentre se piove troppo poco succede lo stesso un disastro, perché nell’un caso come nell’altro non si dispone di strumenti e siti per raccogliere. Se raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana, poi non ce ne ritroviamo per le irrigazioni; la stessa percentuale diventa funesta se di acqua ne cade troppa, perché correrà via senza bacini di deposito, fino a travolgere chi e cosa si trova sulla sua strada.
L’Italia non è il Sahara, l’acqua c’è ed è pure buona. Ma poi scarseggia se dal bacino al rubinetto se ne perde quasi la metà, se costa poco, se non si fanno investimenti e, difatti, in Ue siamo quelli che la pagano meno e sprecano di più. Al tempo stesso l’Italia non è l’Olanda, non ha vaste aree al di sotto del livello del mare, quindi il lavoro da farsi è cautelarsi dall’alto verso il basso, sapendo che se la piena arriva a valle senza freni o alternative poi si conteranno soltanto danni (e, comunque, anche in Olanda si sono posti il problema delle piogge eccessive e lo affrontano con vasche e bacini di raccolta).
Non si tratta di invocare un novello Leonardo da Vinci, che proprio dove oggi si abbatte l’alluvione progettò canali ancora oggi d’infinita bellezza, ma di fare quel che si sa di dovere fare. Compreso intervenire sui corsi d’acqua in secca per drenare il letto e pulire gli argini, che se oggi ti provi a farlo un bel processo per danno ambientale non te lo toglie nessuno.
Perché non si fa? Perché i governi si succedono, ciascuno lasciando il ricordo di piani con il nome accattivante e la sorte deludente? Perché il governo (ci pensino quelli che discettano di riforme costituzionali) sarebbe il “potere esecutivo”, fin dal suo primo giorno chiamato a fare, realizzare, eseguire, ma da noi è divenuto un affascinante “potere espositivo”: conferenze stampa, decreti con i nomignoli, promesse con la mano sul cuore. Poi tocca a un altro, che ricomincia da capo. Non a fare, ma a esporre.
In questa palude rischiano seriamente di affondare anche i progetti Pnrr: abbozzati pittorescamente dal governo Conte (indimenticabili gli “Stati generali”), sistematizzati in fretta da Draghi (con in maggioranza due dei tre partiti oggi al governo), conosciuti da tutti, di cui il governo Meloni immaginò modifiche, poi taluni dei loro sostennero che i soldi erano troppi, poi che si sarebbero sicuramente usati tutti, poi che non c’era niente d’impossibile, poi che la Commissione era disponibile e poi… interviste. Governare è difficile, ma farlo tirando la palla avanti e in alto è impossibile.
Acqua, quindi. Nel senso che siamo lontani e abbiamo il dramma sia dell’abbondanza che della scarsità.
La Ragione
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Gli F-16 e i rapporti di forza in Ucraina. Scrive Jean
La decisione di consentire la consegna a Kiev di F-16 da parte di altri Paesi che sostengono la resistenza ucraina, ma non di quelli in servizio nelle forze americane, rappresenta un nuovo cauto passo di Washington per ribadire con progressività il suo sostegno a Kiev, evitando eccessivi rischi di escalation e mantenendosi aperta la possibilità di nuove mosse, ad esempio della consegna di propri F-16.
Evidentemente, si tratta di una valutazione politica basata sulla previsione della presumibile risposta del Cremlino, più che sull’impatto che la disponibilità di F-16 avrà sulle capacità operative di Kiev. Si tratta di una ripetizione di quello che è stato il comportamento americano nel sostenere la resistenza ucraina. È stato sempre graduale, con il trasferimento di sistemi d’arma sempre più potenti e con maggiore gittata, come nei casi dei cannoni da 155 mm, poi dei lanciarazzi multipli e, successivamente, ancora dei carri armati. Probabilmente tale gradualità deriva sia dal timore di provocare un crescendo da parte del Cremlino, sia reazioni negative nella propria opinione pubblica e negli alleati. Penso che Washington tema le seconde più della prima. Comunque, il provvedimento annunciato al G-7 parla solo di autorizzazione alla consegna a Kiev degli F-16 e dell’addestramento di piloti e tecnici (per un’ora di volo – un aereo di quarta generazione come l’F-16 richiede 50 ore di lavoro a terra). Non si sa chi fornirà gli aerei, né quando né quanti verranno dati all’Ucraina che ne chiede 200, un numero cioè pari a quelli che aveva prima del conflitto (la Russia ne dispone di quasi 2.000). L’autorizzazione di Washington di dare all’Ucraina aerei costruiti negli Usa, comporta il divieto di impiegarli in attacchi sul territorio russo.
La decisione americana può essere derivata da vari motivi. Primo: ribadire ancora una volta, alla presunta vigilia della controffensiva ucraina, l’intenzione degli Usa di sostenere l’Ucraina, finché la Russia sarà indotta a trattare alle condizioni di Kiev. Certamente Biden conta al riguardo sul fatto che la neutralità del Sud Globale – che in realtà è equivalsa al suo sostegno a Mosca – incomincia a scricchiolare, come si è visto con l’India al G7. Inoltre, con la conferenza di Xian fra la Cina e i cinque Stati dell’Asia Centrale, la Russia ha preso atto che Pechino – “alla faccia” dell’amicizia senza limiti – sta erodendo lo spazio d’influenza russa, dando loro garanzie di sicurezza, evidentemente contro ingerenze di Mosca.
Continuando così, la Russia diverrà vassallo della Cina, che sta forse coordinandosi con gli Usa per far cessare in qualche modo il conflitto in Ucraina. Senza una netta vittoria dell’“operazione militare speciale”, Putin può incominciare a sentirsi perduto. La decisione degli F-16 potrebbe costituire un’ulteriore “spinta” per ammorbidirlo. Terzo, il motivo della decisione di Biden può essere letto come una preparazione per le trattative del post-conflitto. Il loro elemento essenziale consisterà nelle garanzie di sicurezza fornite all’Ucraina contro una ripresa dell’aggressione russa.
La logica seguita al riguardo potrà essere di due tipi. Innanzitutto, l’ammissione in qualche modo informale dell’Ucraina alla Nato. Malgrado tutte le possibili acrobazie diplomatiche, fatte per mascherare la realtà, penso che la soluzione sia inaccettabile per Mosca. La seconda consisterebbe in un forte riarmo di Kiev, tale da metterlo in condizioni di difendersi da solo in caso di ripresa dell’aggressione russa per un tempo adeguato a consentire la mobilitazione di una coalizione internazionale per sostenerlo. Per inciso, è la soluzione suggerita da Antony Blinken, il Segretario di Stato americano ed è quella che sarebbe più accettabile anche in caso di una soluzione coreana, di congelamento del conflitto. Una componente aerea sarebbe assolutamente indispensabile. La larga diffusione dell’F-16 aereo e il fatto che è in corso di sostituzione con aerei di 5° generazione, permette di prevederne una larga disponibilità per trasferirli all’Ucraina a costi ragionevoli.
Gli F-16 non potranno invece significativamente modificare entro l’anno le sorti del Ucraina. Ciò non deriva solo e, neppure tanto, dai tempi perché divengano operativi (è stato suggerito da 2 a 4 mesi per i piloti e almeno 6 mesi per il supporto logistico), quanto perché il loro numero che non supererà di molto – nel stico – un centinaio di esemplari di tale velivolo multiruolo. Nel breve-medio periodo potranno rappresentare una minaccia per il ponte di Kerch e per le navi russe nel Mar Nero, ma non ridurranno significativamente gli attacchi missilistici, molto più di quanto già fanno le difese controaeree ucraine. Impossibile sarà per l’aeronautica ucraina acquisire la superiorità aerea, essenziale per avere un impatto decisivo sul combattimento terrestre. L’Ucraina non potrà attaccare le basi aeree, che sono in territorio russo. Inoltre, la loro azione sarà contrastata dalla poderosa contraerea russa, che si avvale di mezzi modernissimi come gli S-400.
Per valutare l’efficacia del trasferimento degli F-16 contro le unità russe, a parer mio un interessante paragone può essere effettuato con i risultati conseguiti sulle forze serbe in Bosnia-Erzegovina e, soprattutto, nella guerra del Kosovo. In quest’ultima, in 78 giorni di attacchi, la Nato – con 720 aerei Usa e oltre 300 di altri Paesi dell’Alleanza – effettuò circa 27.000 sortite, di cui 7.000 di attacco e bombardamento. La priorità non fu data agli obiettivi militari a cui vennero grosso modo dedicate 2-3.000 sortite, anche per la decisione di Clinton di effettuare una campagna “air-only”. A parte l’Aeronautica serba, i cui Mig-29 e Mig-21 furono distrutti per il 70 e il 40%, l’esercito – postosi al riparo negli abitati e nei boschi – subì perdite irrilevanti (le ho potute rilevare come derelict equipments essendo stato personalmente responsabile dell’Arms Control previsto dagli accordi di Dayton per la ex-Jugoslavia). Si trattò di 14 carri armati, 21 veicoli corazzati e 27 fra mortai e artiglierie, verificati con una certa sorpresa dopo che era stata annunciata la distruzione di 550 mezzi. L’effetto maggiore consistette nell’indurre i serbi a limitare i loro movimenti, senza peraltro far loro cessare gli attacchi e persecuzioni alla popolazione kosovara. Quando Belgrado decise di arrendersi, l’esercito si ritirò dal Kosovo in buon ordine.
Insomma, se l’impatto politico della decisione sugli F-16 è rilevante, quello operativo lo è molto meno. Rappresenta comunque un grosso successo politico per Zelensky e un ottimo tonico per il morale della popolazione e dell’esercito ucraino. Per garantirsi la continuità del sostegno occidentale – specie in prospettiva di una possibile elezione di Trump alla presidenza degli Usa – Kiev ha disperato bisogno – come d’altronde lo ha anche Putin – di un successo nel combattimento terrestre, che resta decisivo. Essenziale al riguardo è l’afflusso di munizioni.
Spotify censura cantante palestinese: “brano patriottico è incitamento contro Israele”
Pagine Esteri, 23 maggio 2023 – Apple Music e Spotify vietano lo streaming la canzone dell’artista palestinese Mohammed Assaf, vincitore nel 2013 della seconda stagione del concorso Arab Idol.
Il titolo del brano è Ana dammi Falastini, ossia Il mio sangue è palestinese. Il testo parla del sentimento di appartenenza a un popolo e una terra, quella palestinese, che non può essere cancellato. Israele non viene nominato. Eppure, la piattaforma di streaming audio Spotify ha comunicato tramite email all’autore che la sua canzone è stata bloccata per “incitamento contro Israele”.
Mohammed Assaf, originario del campo profughi di Khan Younis, nella striscia di Gaza, nel 2013 è stato nominato Ambasciatore di Pace dall’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei profughi palestinesi. È un personaggio popolare non solo nei Territori palestinesi Occupati ma nell’intero Medio Oriente e in molti Paesi del nord Africa. Il suo brano, Il mio sangue è palestinese, è trasmesso molto spesso in occasione di eventi e celebrazioni.
In un’intervista a The New Arab’s, il 33enne palestinese si è detto scioccato dal fatto che la sua canzone sia stata cancellata dai canali di streaming: “Anche se la cancellano, questa canzone è presente nella memoria e nella coscienza di ogni palestinese e di ogni onesto uomo libero che difende il diritto del popolo palestinese ad ottenere la propria libertà e indipendenza”.
Di seguito la traduzione del testo del brano:
Il mio sangue è palestinese
Mantenendo il mio giuramento, seguendo la mia religione
Mi troverai nella mia terra
Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per loro
Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese
Abbiamo rappresentato te, la nostra patria
Con il nostro orgoglio e arabismo
La terra di Al-Quds ci ha chiamato
Il suono di mia madre che mi chiama
palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese
Mantenendo il mio giuramento, seguendo la mia religione
Mi troverai nella mia terra
Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per loro
Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese
O madre non preoccuparti
La tua patria è un castello fortificato
Per cui sacrifico la mia anima
E il mio sangue, e le mie vene
Mantenendo il mio giuramento, seguendo la mia religione
Mi troverai nella mia terra
Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per loro
Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese
Sono palestinese, figlio di una famiglia libera
Sono coraggioso e la mia testa è sempre alta
Sto mantenendo il mio giuramento a te la mia patria
E non mi sono mai inchinato a nessuno
palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese
Mantenendo il mio giuramento, seguendo la mia religione
Mi troverai nella mia terra
Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per loro
Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese
Il mio sangue è palestinese
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F-16, ma non solo. I nuovi aiuti militari occidentali per Kyiv
In una mossa significativa per sostenere l’Ucraina nella sua lotta contro l’aggressione russa, gli Stati Uniti hanno ufficialmente autorizzato l’invio di una flotta di caccia F-16 al Paese. Questa decisione rappresenta un forte segnale di sostegno da parte degli Stati Uniti e sottolinea l’impegno dell’amministrazione verso la difesa degli alleati e la stabilità nella regione.
L’obiettivo principale di questa iniziativa è quello di fornire all’Ucraina una capacità di difesa supplementare e un deterrente contro eventuali azioni ostili da parte della Russia. Gli F-16, con la loro comprovata efficienza e versatilità, offriranno un importante supporto aereo all’Ucraina, andando a rimpiazzare gli obsoleti Mig-29 e Sukhoi Su-27 di fabbricazione sovietica, e rafforzando così la sua capacità di difesa e protezione del territorio.
Tuttavia, date le tempistiche richieste per l’addestramento dei piloti e per le necessità logistiche di attrezzature così sofisticate, ad oggi risulta improbabile che Kyiv possa disporre di queste capacità militari in tempo per la preannunciata controffensiva estiva. Inoltre, non è ancora chiaro quali saranno i paesi che coinvolti della fornitura di questi apparecchi.
La notizia dell’autorizzazione di Washington non arriva però da sola. Pochi giorni prima, il Regno Unito ha confermato di voler inviare in supporto all’Ucraina i missili a lungo raggio Storm Shadow: questi ordigni, missili da crociera sviluppati per essere lanciati da velivoli aerei contro bersagli a terra, hanno una portata di fuoco di circa 250 km, ben superiore a quella di 80 km che le Forze Armate Ucraine possono raggiungere fino ad ora grazie all’impiego dei cannoni Himars di fabbricazione statunitense. Robert Wallace, il Ministro della Difesa britannico, ha dichiarato che queste testate saranno fornite in una versione compatibile con i velivoli di epoca sovietica che ad oggi compongono la quasi totalità degli apparecchi dell’aviazione ucraina, al fine di ridurre al minimo i tempi necessari a un loro impiego sul campo. Non è quindi da escludere che gli Storm Shadow vengano utilizzati per sostenere la tanto discussa controffensiva.
Assieme ai missili da crociera, la Gran Bretagna rifornirà le forze di Kyiv con centinaia di loitering munitions (generalmente note come droni kamikaze) prodotte appositamente per sostenere lo sforzo militare ucraino. Il basso costo di produzione e il raggio di fuoco (che si aggira intorno ai 200 km) fanno si che questo tipo di ordigno possa essere utilizzato in modo complementare ai più raffinati ma anche più costosi Storm Shadow.
Timothy Wright, Research Associate for Defense and Military Analysis preso l’International Institute of Strategic Studies, fa notare che la Russia dispone di tutte le capacità necessarie per abbattere con successo missili del calibro dello Storm Shadow; l’impiego di loitering munitions in quantità adeguate potrebbe aumentare la saturazione degli obiettivi, rendendo così più difficile per le già provate capacità anti-aeree ed anti-missile della Federazione Russa intercettare con successo i proiettili di Kyiv. Tuttavia, gli aiuti britannici sono stati concessi dietro la promessa che questi armamenti non saranno utilizzati per colpire bersagli situati sul suolo della Federazione Russa, nel tentativo di prevenire pericolose escalation dalle conseguenze imprevedibili e poco rassicuranti.
Anche la Germania ha annunciato che aumenterà il suo contributo allo sforzo bellico ucraino: la compagnia Hensoldt procurerà 6 nuovi radar TRML-4D che si andranno ad aggiungere ai quattro di cui le Forze Armate Ucraine già dispongono. Questi radar sono capaci di rilevare bersagli altrimenti difficili da individuare, come elicotteri in volo stazionario o missili da crociera che volano a bassa quota.
👾 CONFESSIONI DI UNA MASCHERA - IGNORANCE IS BLISS
“In Italia si legge meno che negli altri paesi” è una frase che ci risuona nelle orecchie da sempre, o per lo meno da quando abbiamo capacità mnemoniche per poterla contestualizzare. Non si tratta però, come spesso accade, di un qualcosa che risuona nel vento senza parvenza di realtà. Ci sono infatti i recenti dati Istat a ricordarci come la situazione continui nella sua stagnazione. Quanto di buono guadagnato nel biennio pandemico è già andato perduto. @Poliverso - notizie dal fediverso
iyezine.com/confessioni-di-una…
Confessioni di una maschera - ignoranza 2023
È proprio “ignoranza” il termine intorno a cui tutto ruota, e che più ci piace usare per definire e associare tutti coloro che “scelgono” di non leggere.Marco Valenti (In Your Eyes ezine --)
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Oblio oncologico, una battaglia di civiltà che non si può perdere
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Anna Politkovskaja – Per questo
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5 Years of the GDPR: National Authorities let down European Legislator
5 anni di GDPR: Le autorità nazionali deludono il legislatore europeo Il 25 maggio 2018 è entrato in vigore il GDPR; 5 anni dopo, le autorità e i tribunali nazionali hanno ampiamente deluso il legislatore europeo
Ministero dell'Istruzione
🏫 #PNRR Edilizia scolastica, su indicazione del MIM, Invitalia ha pubblicato una procedura di gara con risorse per quasi 800 milioni di euro, per la realizzazione di nuove scuole altamente sostenibili che sostituiranno i vecchi edifici preesistenti.Telegram
Sudan. Cominciato, tra lo scetticismo generale, il cessate il fuoco
della redazione
(nella foto il capo delle Forze armate Abdel Fattah El Burhan)
Pagine Esteri, 23 maggio 2023 – È cominciato ieri sera in Sudan il cessate il fuoco di sette giorni mediato da Arabia saudita e Usa e che dovrebbe portare le parti in conflitto al negoziato. Tra i sudanesi regna lo scetticismo. Altre tregue sono state violate subito dopo essere state proclamate dallo scorso 15 aprile quando sono cominciati gli scontri tra l’Esercito sudanese agli ordini del generale Abdel Fattah el Burhan e le Forze di supporto rapido (Rsf) del capo miliziano Mohammad Hamdan Dagalo, detto Hemeti.
Combattimenti aspri erano in corso nella notte intorno all’ospedale militare di Omdurman e nella capitale Khartum, con le due parti in guerra che cercavano di guadagnare terreno prima dell’inizio del cessate il fuoco. Scontri sono stati segnalati anche nei pressi della base aerea di Wadi Saeedna, usata dalle forze armate regolari per attaccate le postazioni delle Rsf, e di un piccolo aeroporto nell’area del Nilo Bianco.
Milioni di sudanesi da settimane fanno i conti con privazioni, l’accesso limitato all’acqua potabile e la scarsità di generi di prima necessità. Centinaia di migliaia di civili hanno abbandonato il paese per rifugiarsi in prevalenza nel Ciad e nel Sud Sudan. Gran parte dei cittadini stranieri hanno lasciato il Sudan dopo i primi giorni di guerra.
I mediatori sostengono che a differenza dei precedenti accordi di cessate il fuoco, quest’ultimo raggiunto a Gedda è stato firmato dalle parti e sarà sostenuto da un non meglio precisato meccanismo di monitoraggio Usa, saudita e internazionale. El Burhan afferma essersi impegnato ad attuare l’accordo, mentre le Rsf non hanno ancora chiarito in modo definitivo la loro posizione. Pagine Esteri
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In Cina e Asia – Pacifico, accordo di sicurezza Usa-Papua Nuova Guinea
I titoli di oggi:
Pacifico, accordo di sicurezza Usa-Papua Nuova Guinea
Cina-Russia, continua il lavoro della diplomazia tra i due paesi
Cina, emesse le nuove linee guida per l'assisitenza agli anziani
Corea del Sud, Yoon incontra Michel e Von der Leyen
Taiwan, respinta la richiesta per lo status di osservatore all'Oms
Thailandia, pronta la coalizione ma spariscono le contestazioni sulla legge contro la lesa maestà
Elezioni a Timor Est, vince l'opposizione
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“Guerre al terrorismo”: hanno fatto milioni di morti e continuano a uccidere
di Valeria Cagnazzo
(la foto in evidenza è di Russell Bassett)
Pagine Esteri, 22 maggio 2023 – Si intitola “Come la morte sopravvive alla guerra” il nuovo rapporto del progetto sui costi della guerra della Brown University pubblicato lo scorso 15 maggio. Analizzando le conseguenze delle guerre in cui gli Stati Uniti sono stati impegnati negli ultimi trent’anni in nome della lotta al terrorismo lanciata da Washington dopo l’11 settembre 2001, il lavoro rivela quanti e quali tipi di morte possano essere direttamente o indirettamente correlati alla guerra. E, soprattutto, quanto a lungo gli effetti di conflitti devastanti, come quelli in Iraq o in Afghanistan, possano continuare a mietere vittime tra i civili, anche ad anni di distanza dalla partenza delle truppe occupanti.
“”I costi della guerra” è un progetto con base negli Stati Uniti”, ha dichiarato Stephanie Savell, l’antropologa che ha guidato lo studio, “e spero che le persone possano usare questa ricerca per chiedere al governo USA di assumersi le sue responsabilità, incluse quelle dell’assistenza umanitaria e dei risarcimenti nelle zone di guerra”.
The Costs of War project is based in the U.S. and I hope people can use this research to hold the U.S. government accountable, including for humanitarian assistance and reparations in the war zones. [6/— Stephanie Savell (@stephsavell) May 15, 2023
In Afghanistan, Pakistan, Iraq, Siria e Yemen la stima delle vittime delle guerre condotte dagli Stati Uniti e dai loro alleati dopo l’11 settembre si aggira intorno ai 4.5 milioni. Di queste, però, solo un milione di persone sarebbero state uccise direttamente negli scontri armati e nei bombardamenti nel corso dei conflitti. La maggioranza delle vittime, 3.6 milioni circa, prevalentemente bambini, sono morte a causa delle malattie, della fame e della distruzione del sistema sanitario che la guerra al terrore ha provocato in questi Paesi, colpendone le economie, le infrastrutture e i paesaggi. Si chiamano “morti indirette” e rappresentano il prezzo più alto di ogni conflitto.
Esistono, ad esempio, delle morti in Afghanistan, si interrogano gli autori del rapporto, che possano non essere in qualche modo correlate al conflitto che ha interessato il Paese fino all’agosto del 2021? Decine di migliaia di bambini sotto i cinque anni continuano a morire nel Paese a causa della malnutrizione, di malattie infettive e di complicanze neonatali, a causa degli effetti della guerra.
Un bambino di un Paese in guerra ha 20 volte più possibilità di morire disidratato a causa della gastroenterite che per le ferite dirette di un’arma da fuoco, ma anche in quel caso è difficile scorporare quel decesso dal conflitto, che ha indebolito quel corpo e le sue difese immunitarie con la fame e l’abolizione del diritto alla salute. Anche a distanza dalla fine di una guerra, a pagare i prezzi più alti delle guerre sono in ogni caso i bambini. In Afghanistan, Iraq, Siria, Yemen e Somalia attualmente, secondo i dati della Brown University, 7,6 milioni di bambini sotto i cinque anni sono affetti da malnutrizione acuta.
La scia di dolore che le guerre americane hanno lasciato dietro di sé è lunga e continua a seminare morti e malattie o problemi fisici e mentali potenzialmente letali. Si possono definire con il termine epidemiologico di “inferenze causali” i nessi che collegano gli effetti diretti dei conflitti in un Paese a tutta la sequenza di morti, disabilità fisiche e disturbi psichiatrici che questi possono continuare a provocare nel lungo periodo. Secondo gli autori, le inferenze causali prendono il via, in questo caso, dal collasso economico e dall’insicurezza alimentare; dalla distruzione dei servizi sanitari e dalle infrastrutture; dalla contaminazione dei terreni e delle acque; dal trauma “riverberante” che perpetua disagi psichici e la violenza nei rapporti umani.
I numeri che tali inferenze causali si trascinano dietro sono spiazzanti e sicuramente sottostimano l’entità del problema, dal momento che sono scarsi e poco attendibili i dati statistici che si possono ricavare dai Paesi in guerra o in emergenza umanitaria, soprattutto quelli riguardanti la mortalità infantile e l’incidenza di malattie. Per questo, sottolineano gli autori, ulteriori studi sarebbero necessari per raccogliere numeri più affidabili e senza dubbio ancora più terrificanti.
A dimostrare le conseguenze devastanti delle guerre americane, però, oltre ai numeri ci sono le singole storie raccontate nel rapporto, che evidenziano quale peso queste continuino ad avere sull’esistenza di ogni civile. Come quella di Kharaizan, morta di parto in Yemen lasciando orfani sette figli perché il marito non aveva mezzi né denaro a sufficienza per accompagnarla in un presidio di pronto soccorso. O quella delle donne di Fallujah in Iraq, incapaci di portare a termine una gravidanza o di dare alla luce bambini senza malformazioni a causa dei bombardamenti che avvelenarono il Paese nel 2004. Come la storia dei ragazzi afghani vittime del “riverbero” psicologico della violenza che affermano “Spero solo che questa vita finisca” o dei loro fratelli ricoverati per malnutrizione che a un anno pesano come bambini di pochi mesi, indeboliti tanto dalla fame da non potersi muovere. Tutti questi “danni collaterali”, sembra voler ribadire il rapporto, ci riguardano, e l’eco incessante del loro moltiplicarsi anche ad anni di distanza dalla partenza delle truppe alleate dovrebbe tormentare con la stessa frequenza il sonno dei governi occidentali. Pagine Esteri
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PRIVACYDAILY
Durand Jones - Wait til i get over
L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling". @Musica Agorà
iyezine.com/durand-jones-wait-…
Durand Jones Wait til i get over 2023
L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling".Massimo Argo (In Your Eyes ezine --)
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noyb win: € 1.2 billion fine against Meta over EU-US data transfers
vittoria della noyb: multa da 1,2 miliardi di euro contro Meta per i trasferimenti di dati tra UE e USA Facebook deve interrompere ulteriori trasferimenti di dati personali europei verso gli Stati Uniti, dato che Facebook è soggetto alle leggi di sorveglianza statunitensi (come la FISA 702 e la EO 12.333).
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“Diritto comparato della privacy e della protezione dei dati personali” (Ledizioni) di Paolo Guarda e Giorgia Bincoletto
Tutti i problemi con la privacy dello yuan digitale (e molto altro ancora)
Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni. E se volete saperne di più potete leggere qui le news quotidiane di Privacy Daily o iscrivervi alla newsletter di #cosedagarante. Grazie a StartupItalia per l’ospitalità!
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Ministero dell'Istruzione
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Meta hit with €1.2bn fine, ordered to halt EU-US data transfers
Meta has received a record €1.2 billion fine and the order to stop moving EU personal data to the United States in a landmark decision that found such data transfers illegal.
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Dorthia Cottrell - Death Folk Country
Dorthia Cottrell arriva dalla Virginia, East Coast, dove nasce cresce, insieme a poche migliaia di anime, in un ambiente di provincia decisamente conservatore. La sua esigenza di alienarsi da un contesto sociale che le sta stretto, la porta nella vicina Richmond, dove in breve tempo riesce a fondare gli Windhand, band doom che, grazie ai quattro album realizzati fino ad oggi, è riuscita a ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto in ambito metal.
#musica #folk iyezine.com/dorthia-cottrell-d…
Dorthia Cottrell – Death Folk Country 2023
Dorthia Cottrell: “Death Folk Country” è un album che ti scalda il cuore, andando a toccare quelle corde da troppo tempo nascoste e soffocate da un frastuono esistenziale divenuto ormai insopportabile.Marco Valenti (In Your Eyes ezine --)
noyb win: € 1.2 billion fine against Meta over EU-US data transfers
vittoria della noyb: multa da 1,2 miliardi di euro contro Meta per i trasferimenti di dati tra UE e USA Facebook deve interrompere ulteriori trasferimenti di dati personali europei verso gli Stati Uniti, dato che Facebook è soggetto alle leggi di sorveglianza statunitensi (come la FISA 702 e la EO 12.333).
Disponibile la nuova puntata del format “Il Ministro risponde” 📲
In questo quinto...
Disponibile la nuova puntata del format “Il Ministro risponde” 📲
In questo quinto appuntamento si parla dei recenti impegni internazionali del Ministro, il Summit sulla professione docente a Washington e il G7 sull'istruzione svoltosi a Toyama; de…
Ministero dell'Istruzione
Disponibile la nuova puntata del format “Il Ministro risponde” 📲 In questo quinto appuntamento si parla dei recenti impegni internazionali del Ministro, il Summit sulla professione docente a Washington e il G7 sull'istruzione svoltosi a Toyama; de…Telegram
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📌 “La Biblioteca scolastica fiorisce con poco e può nascere ovunque”.
Concludiamo così le nostre attività di quest’anno al Salone internazionale del libro 📚 vi aspettiamo per gli ultimi appuntamenti in collaborazione con il Senato della Repubblica, …
In Cina e Asia – G7: la Cina convoca l’ambasciatore giapponese
G7: la Cina convoca l'ambasciatore giapponese
Metà dei cinesi approva una “riunificazione” armata di Taiwan
La Cina supera il Giappone come principale paese esportare di auto
Agenti di pubblica sicurezza cinesi responsabili a vita per la gestione dei casi
Carenza di scimmie da laboratorio cinesi negli Usa
L'articolo In Cina e Asia – G7: la Cina convoca l’ambasciatore giapponese proviene da China Files.
L'intellighenzia finalmente libera di esprimere "idee" al #SalTo23, grazie alla repressione del "fascismo degli antifascisti" commissionata alla Digos:
torino.repubblica.it/cronaca/2…
La destra sbarca al Salone del libro: “Zerocalcare? Un cretino. E Murgia sfrutta la sua malattia”
Gli intellettuali vicini a Meloni riuniti all'incontro "La destra e la cultura", il critico Luca Beatrice attacca la scrittrice: "Se ne appr…Sara Strippoli (la Repubblica)
Polvere da sparo, crittografia e Individui Sovrani
Chi siamo, dove siamo, ma soprattutto: dove stiamo andando?
Oggi faremo insieme un piccolo viaggio nella storia, per capire meglio alcune dinamiche a cui siamo sottoposti oggi, come sorveglianza e manipolazione di massa da parte di governi e corporazioni. Partiremo dalla rivoluzione della polvere da sparo del XIV secolo per arrivare fino ad oggi, passando per la rivoluzione industriale.
Lo faremo grazie al contributo di grandi pensatori come Murray Rothbard, James Dale Davidson e Lord William Rees-Mogg, Ted Kaczynski e Timothy May. Consiglio di leggere direttamente il pensiero di questi autori, ma la speranza è che questo articolo possa offrire un’interpretazione fruibile per tutti e spunti di riflessione sulla società attuale e sul futuro che ci aspetta.
Chi sei e dove vai? In realtà non mi interessa. A Privacy Chronicles puoi iscriverti anche con un alias.
Dalla società agraria alla rivoluzione della polvere da sparo
Nel corso della nostra lunga storia, l’umanità ha percorso e superato diverse tappe che hanno segnato incommensurabili trasformazioni sociali.
James Dale Davidson e Lord William Rees-Mogg, che scrissero nel 1997 il libro chiamato “The Sovereign Individual: Mastering the Transition to the Information Age”, definiscono queste imponenti trasformazioni sociali, che spesso richiedono diversi secoli, come “megapolitiche”. Secondo gli autori le trasformazioni megapolitiche sono provocate da eventi che in qualche modo destabilizzano gli equilibri e rapporti di forza, come grandi scoperte tecnologiche.
Una delle più recenti trasformazioni megapolitiche fu quella che segnò il passaggio dal sistema feudale all’attuale sistema degli stati-nazione. Il principale fattore che nel corso di cinque secoli determinò la fine del sistema feudale fu la cosiddetta rivoluzione della polvere da sparo.
La diffusione delle armi da fuoco ebbe un profondo impatto sulla società: pistole, fucili e cannoni resero inutili e obsolete armi e armature che per migliaia di anni avevano definito i rapporti di forza a livello globale. I nuovi strumenti di offesa e difesa erano però molto più costosi rispetto a spade, archi e balestre.
Il sistema feudale, composto di tanti piccoli sovrani feudali in competizione tra loro, non era più efficiente per estrarre dal popolo le risorse necessarie per permettersi e sostenere milizie armate di fucili e cannoni.
Rilasciata la rel. 2023.05-rc (release candidate).
Se vuoi aiutare a trovare qualche bug e, si spera, risolverlo prima del prossimo rilascio, dai un'occhiata al nuovo ramo e segnala i problemi che incontri.
Il motivo principale di questo primo RC è la correzione di un bug nell'area di notifica. Inoltre i punti salienti della prossima versione sono:
- correggere un bug che impediva la ricerca di @-handles, e
- un'implementazione OWA migliorata.
News da Marte #16 | Coelum Astronomia
"In questo 16esimo appuntamento della rubrica vediamo le ultime notizie sulla missione del rover cinese Zhurong e le più recenti operazioni di Curiosity e Perseverance. Ne approfittiamo anche per un piccolo approfondimento tecnico di astrofotografia marziana."
Proiezione HACKING JUSTICE
v.o. sub ita. 89 min.
ingresso libero gratuito
Sala CGIL
Via E. Dandolo 8
22 maggio 2023
Ore 20.
FREE ASSANGE Italia
Proiezione HACKING JUSTICE v.o. sub ita. 89 min. ingresso libero gratuito Sala CGIL Via E. Dandolo 8 22 maggio 2023 Ore 20.Telegram
Friendica and Bluesky's AT protocol
Friendica has always stood out for being able to manage multiple communication protocols, surpassed in this only by Hubzilla (a software that I have never been able to appreciate, however).
It would be nice if Frindica could integrate Bluesky's AT protocol as well. Do you know if there is any feasibility study on this new frontier?
@Fediverse News @Hypolite Petovan @Michael Vogel @Tobias
The AT Protocol
In the spring, we released “ADX,” the very first iteration of the protocol. Over the summer we improved ADX’s design, and today we’re sharing a preview of what’s to come.blueskyweb.xyz
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La banca centrale turca ha presentato le sue prime misure dopo le elezioni presidenziali di domenica, aggiungendosi a un groviglio di regole utilizzate per gestire il sistema finanziario.
@Politica interna, europea e internazionale
L'obiettivo delle nuove normative, entrate in vigore martedì, è quello di ridurre la domanda di oro tra le famiglie e dissuaderle dal prelevare contanti utilizzando le carte di credito, un'opzione sempre più favorita dalle persone come alternativa più economica ai prestiti.
Turkey Central Bank to Limit Gold, Cash Demand in Post-Vote Move
Turkey’s central bank unveiled its first measures after Sunday’s presidential elections, adding to a tangle of rules it’s used to manage the financial system.Beril Akman (Bloomberg)
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L'Esercito italiano fa propaganda bellicista in un centro commerciale di Catania | L'Indipendente
«In particolare, Cobas e Osservatorio si scagliano contro la “campagna acquisti sempre più invasiva che invita i giovani ad intraprendere un percorso di futuro garantito in un territorio, la Sicilia, dove il tasso di abbandono scolastico si è attestato al 21,2% e la disoccupazione giovanile al 22%”, ricordando come le normative scolastiche impongano che “ogni attività didattica esterna sia coerente con il lavoro curricolare e la programmazione”.»
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Propaganda politica, opinioni sbagliate, fake news e intolleranza. La posizione di Poliverso
@Politica interna, europea e internazionale
Poliverso.org è ormai diventata un'istanza generalista, ma è nata per creare uno spazio di dibattito politico aperto, laico e libero.
Abbiamo ricevuto diversi messaggi che ci rimproveravano di avere dato spazio a voci contrarie all'Ucraina e ostili verso la strenua difesa del popolo ucraino. A volte siamo stati addirittura accusati di diffondere fake news.
Ricordiamo a tutti che le opinioni non sono fatti e che un'opinione non è una fake news, anche se dovesse essere un'opinione sbagliata.
Polemizzare, anche utilizzando toni molto accesi, non può essere derubricato a comportamento tossico solo perché non esprime l'opinione desiderata.
In questa istanza pertanto verrà sempre consentita la libera espressione del proprio pensiero.
Tuttavia ricordiamo anche che la nostra tolleranza verso gli account di propaganda militarista, filo-occidentale o filo-russa che siano, è limitata!
Poliverso è un servizio gratuito (se volete contribuire potete farlo qui) e proprio per questo non è uno spazio che verrà concesso ad account che praticano 24×7 l'attacco sistematico verso profili che non la pensano come loro.
Poliverso.org è una piattaforma di discussione. Se volete fare marketing diretto per le vostre idee politiche o, peggio ancora, molestie mirate, verrete spazzati via!
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Signor Amministratore ⁂
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Elena Noal
Unknown parent • •I tried to sign up, but I don't receive any mail to enter 😅
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Elena Noal
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Elena Noal
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Hypolite Petovan
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Hypolite Petovan
Unknown parent • • •develop
branch on both Friendica Core and Friendica Addon.reshared this
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Hypolite Petovan
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Hypolite Petovan
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