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Golfo Persico: gli Emirati escono dalla coalizione marittima a guida Usa


Gli Emirati Arabi Uniti escono dalle Forze marittime combinate, coalizione a guida Usa che pattuglia le acque del Golfo Persico, e stringono le relazioni con l'Iran L'articolo Golfo Persico: gli Emirati escono dalla coalizione marittima a guida Usa provi

di Redazione

Pagine Esteri, 2 giugno 2023 – Mercoledì gli Emirati Arabi Uniti hanno formalizzato il loro ritiro, avvenuto alcune settimane fa, dalle Forze marittime combinate (Cmf), i cui mezzi sono impegnati nel pattugliamento delle acque del Golfo Persico, del Mar Rosso e del Corno d’Africa.

Le Cmf hanno sede in Bahrein e comprendono 38 Paesi, tra cui l’Italia, la Francia e gli Stati Uniti, e sono state fondate nel 2001 allo scopo ufficiale di combattere “attività criminali” e “terroristiche”. Non è un segreto che uno degli obiettivi della coalizione sia però il contrasto alle attività marittime e militari dell’Iran. Il quartier generale della coalizione si trova in una base navale statunitense in Bahrein.
«Come risultato della nostra valutazione di un’efficace cooperazione in materia di sicurezza con tutti i partner, due mesi fa, gli Emirati Arabi Uniti hanno ritirato la loro partecipazione alle forze marittime combinate» ha scritto il ministero degli Esteri emiratino in una nota, nella quale comunque si afferma che il paese continuerà a collaborare con la Cmf.
Negli ultimi mesi ci sono stati diversi incidenti nel Golfo Persico, lungo la rotta di navigazione che collega i Paesi produttori di petrolio della regione – tra cui gli Emirati – e i mercati mondiali.
Una settimana dopo aver sequestrato una nave nel Golfo di Oman, i “Guardiani della rivoluzione” di Teheran hanno sequestrato a inizio maggio una petroliera battente bandiera panamense mentre transitava nello stretto di Hormuz. La nave era partita da Dubai ed era diretta ad un altro porto emiratino, quello di Fujairah. Pochi giorni dopo, gli Stati Uniti hanno annunciato di voler rafforzare la propria presenza nell’area, mentre il 21 maggio l’Iran ha dichiarato che è “possibile” garantire la sicurezza della zona in cooperazione con altri Paesi della regione escludendo però gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

L’appello sembra essere stato accolto dagli Emirati Arabi Uniti, che starebbero cercando di assumere un ruolo maggiore nel controllo delle rotte marittime della regione e di ridurre la presenza di Washington nell’area. Al contempo, Abu Dhabi sta tessendo relazioni più strette con altre potenze, tra le quali la Cina, la Russia e l’India. In particolare, gli Emirati si stanno concentrando sulla protezione del porto di Jebel Ali, uno più importanti del Golfo Persico.

Intanto il ministro di Stato e inviato del ministero degli Esteri di Abu Dhabi, Khalifa Shaheen al Marar, è arrivato in visita ufficiale a Teheran, dove ha incontrato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian. L’incontro ha lo scopo di migliorare le relazioni tra i due paesi, in particolare quelle commerciali e di incrementare la collaborazione sul fronte della sicurezza.

Gli Emirati, che pure hanno normalizzato i loro rapporti con Israele, sono stati il paese del blocco sunnita che per prima ha iniziato a intrattenere relazioni cordiali con Teheran. Emirati e Iran hanno infatti riallacciato normali relazioni diplomatiche già nel 2021. – Pagine Esteri

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PODCAST. Ancora bombe turche sul Kurdistan. Tra i problemi anche profughi e dispersi


Il punto della situazione per ezidi e curdi nell'intervista che Pagine Esteri ha realizzato con la fotoreporter Mirca Garuti andata nel Kurdistan con una delegazione italiana. L'articolo PODCAST. Ancora bombe turche sul Kurdistan. Tra i problemi anche pr

della redazione

Pagine Esteri, 2 giugno 2023 – Resta difficile la situazione per le popolazioni ezide e curde, nel Sinjar e in varie aree del Kurdistan iracheno prese di mira dalle forze armate turche. A ciò si aggiungono le politiche, che si fanno sempre più restrittive, attuate in quei territori dal governo centrale e da quello regionale. Politiche che colpiscono le delegazioni straniere che effettuano viaggi di conoscenza politica e di carattere umanitario. È questo il caso dell’Associazione “Verso il Kurdistan” di Alessandria entrata in Iraq il 20 maggio con l’intento di cominciare ad allestire un presidio sanitario a Serdest e di visitare il campo di Makhmour dei rifugiati curdi provenienti dalla Turchia. Il 26 maggio la delegazione è poi partita da Khamasor, verso Mosul. “A Makhmour, all’ultimo check point, a 20 chilometri dal campo – raccontano gli attivisti- ci sono stati sequestrati i passaporti con l’ordine di tornare subito all’aeroporto di Bagdhad”. Pagine Esteri ha intervistato la fotoreporter Mirca Garuti, parte della delegazione, che si reca regolarmente nel Sinjar.
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Le ragioni di una sfilata. La riflessione del gen. Cuzzelli


La sfilata del 2 giugno ai Fori imperiali è da un cinquantennio oggetto di discussione. Abitudine consolidata negli anni Cinquanta e Sessanta, dagli anni Settanta ha incontrato la sistematica contestazione da parte delle correnti pacifiste e antiatlantich

La sfilata del 2 giugno ai Fori imperiali è da un cinquantennio oggetto di discussione. Abitudine consolidata negli anni Cinquanta e Sessanta, dagli anni Settanta ha incontrato la sistematica contestazione da parte delle correnti pacifiste e antiatlantiche della politica e dell’opinione pubblica – fino a essere soppressa in epoca di austerità – per poi ritornare in auge dai primi anni 2000. Tuttora considerata da molti un inutile sfoggio di militarismo, la si vuole contraria sia allo spirito del popolo italiano sia ai principi fondanti della carta costituzionale. Ma è proprio così?

È un fatto assodato che dopo la fine della Seconda guerra mondiale, e con l’avvio della Guerra fredda, in Italia come altrove sia prevalso nelle opinioni pubbliche un più che legittimo sentimento di insofferenza per la tragedia appena patita, accompagnato dal giustificato rifiuto del colpevole militarismo che l’aveva generata, e da una sensazione di inutilità per tutto ciò che aveva a che fare con la difesa convenzionale, considerata pleonastica di fronte all’inevitabile olocausto nucleare che avrebbe comportato un conflitto tra i due blocchi.

Di questo atteggiamento si faranno interpreti – con finalità opposte ma nel lungo termine coincidenti – da un lato le forze politiche ideologicamente vicine all’Unione Sovietica, per ragioni fin troppo comprensibili, e dall’altro correnti di pensiero estremo del cattolicesimo militante, che faranno della rinuncia all’uso della violenza in qualunque circostanza un credo assoluto. Convinte entrambe – ma su questo ritorneremo a breve – di interpretare così lo spirito più autentico dei padri costituenti.

Questo modo di pensare, condiviso da larghi settori dell’opinione pubblica, si andrà progressivamente modificando dopo la fine del confronto bipolare, quando l’esigenza di porre rimedio al disordine internazionale condurrà l’Occidente ad intervenire in numerose situazioni conflittuali. La finalità sostanzialmente umanitaria di tali azioni porterà infatti molti a riconsiderare positivamente la liceità dell’utilizzo dello strumento militare. Purché, se proprio bisogna sparare, siano altri a farlo. Con ciò creando il formidabile ossimoro – tutto italiano – del soldato che fa la pace e non la guerra.

Nondimeno, le recenti, manifeste violazioni del diritto internazionale hanno da un lato reso necessario il ritorno a forme di difesa convenzionale che si volevano ormai dimenticate, e dall’altro hanno messo in evidenza l’assoluta inconsistenza degli atteggiamenti sinora descritti. Nonostante ciò, appellandosi ad un presunto dettato costituzionale, taluni continuano ad invocare forme di assoluto rifiuto della guerra, con ciò confondendo due principi filosofici ben distinti tra loro, ovvero il pacifismo e l’unilateralismo.

Il pacifismo, infatti, è il rifiuto della violenza come mezzo per la risoluzione delle controversie. Che non pregiudica, tuttavia, il diritto – naturale e inalienabile, al di là di ogni credo – di difendersi in caso di aggressione, una volta esaurita ogni altra forma di ragionevole convincimento della controparte. L’unilateralismo, invece, è il rifiuto dell’uso della violenza a prescindere, senza se e senza ma. In questo senso, la costituzione italiana è assolutamente pacifista. Rifiuta la guerra, ma non esclude di farla per difendere il paese, nel quadro di un sistema internazionale basato su regole condivise. E vuole che tutti i cittadini vi concorrano, nei tempi e nei modi stabiliti dalla legge.

Posizione di elementare buon senso, voluta e sottoscritta da tutti i costituenti – dei quali certamente non può essere messa in discussione la vocazione democratica – sulla quale ritorneremo tra breve. Ben diversa è invece la posizione unilateralista. Ancorché degna di rispetto come qualunque altra forma di pensiero, appare un atteggiamento sostanzialmente anticonservativo e alieno dal sentire dell’uomo comune. Un atteggiamento che consente al prepotente di farsi beffe delle regole e lascia la vittima alla mercé del suo aggressore, nell’illusione che la forza della ragione – o del sentimento – possa aprioristicamente prevalere sulla violenza. Un atteggiamento, infine, che non solo non ha nulla a che vedere con il dettato costituzionale ma che invece, in ultima analisi, ne inficia i caratteri fondativi.

È infatti evidente che tutto l’impianto della nostra costituzione, nata dalla resistenza, ha lo scopo di tutelare la libertà, sia in chiave individuale – proteggendo esplicitamente i diritti fondamentali del cittadino – sia in chiave collettiva, evocando con chiarezza il dovere della collettività di difendersi con ogni mezzo lecito qualora minacciata. Ciò perché all’epoca i costituenti avevano ben chiara la scelta di coloro che, in nome della libertà, avevano preso le armi ed erano andati in montagna a combattere perché non si poteva fare altrimenti. È dunque paradossale – per non dire incoerente o del tutto contraddittorio – l’atteggiamento di coloro che oggi sembrano ispirarsi in ogni manifestazione di pensiero alle gloriose giornate di aprile, ma che contemporaneamente rifiutano per principio quella lotta armata che sola ha potuto garantire al nostro popolo la libertà, e che oggi permette ad altri di resistere alla protervia dell’aggressore.

Ma a chi è affidato oggi il compito istituzionale di combattere? A chi è affidata la difesa della libertà dei cittadini e del Paese, in patria e, se necessario, all’estero? Chi esercita per legge il monopolio dell’uso della forza per tutelare i singoli e la collettività? Le forze armate, le forze di polizia, i corpi centrali e periferici dello stato. I partigiani di ieri, i soldati di oggi.

A loro, e al patto che li lega indissolubilmente alla collettività che difendono, è dedicata la sfilata del 2 giugno, così come fu intesa dal suo inventore, Randolfo Pacciardi. Pacciardi, combattente del primo conflitto mondiale e di Spagna, fervente antifascista, primo ministro della Difesa dell’Italia repubblicana, uomo ben consapevole dei rischi che correva la nostra fragile democrazia di fronte alle sirene totalitarie dell’epoca. Non certo un reazionario, non certo un militarista. Non certo uno che voleva mostrare i muscoli. Semplicemente un patriota che voleva ribadire un principio. Che la libertà riconquistata a caro prezzo andava difesa. Se necessario con le armi.

Riscopriamo dunque i nostri soldati, per riscoprire la forza della nostra libertà. Combattere la sfilata serve solo a dare voce a chi vuole togliercela.


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Il Ministero dell’Istruzione e del Merito celebra la Festa della Repubblica con un’esposizione di volumi dedicata all’anniversario del 2 giugno.


"L’amicizia senza limiti” tra Cina e Russia scricchiola anche su gas e petrolio


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La Cina sta approfittando della crisi per acquistare idrocarburi russi a prezzi stracciati, si è detto e scritto in più occasioni. Secondo un rapporto dello Swedish Institute of International Affairs, le importazioni di gas e petrolio russo da parte della Repubblica popolare in realtà sono cresciute solo lievemente dall'inizio della guerra.

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Ecco le sfide per le Forze armate. L’analisi di Monteforte


Ogni anno, la Festa della Repubblica è l’occasione per le nostre Forze armate di mostrarsi al popolo italiano, con tutti i pregi e i limiti che le contraddistinguono. La sfilata a Via dei Fori Imperiali, infatti, più che uno show di potenza, come avveniva

Ogni anno, la Festa della Repubblica è l’occasione per le nostre Forze armate di mostrarsi al popolo italiano, con tutti i pregi e i limiti che le contraddistinguono. La sfilata a Via dei Fori Imperiali, infatti, più che uno show di potenza, come avveniva in passato, è servita negli ultimi anni per farsi conoscere e per dimostrare che i soldi investiti nel loro ammodernamento e potenziamento sono stati spesi bene.

Le Forze armate si mostrino sempre più pronte

Quest’anno, però, le Forze Armate, attraverso la sfilata, dovranno anche mostrare alla popolazione, e non solo agli specialisti nazionali e alleati, la loro adeguatezza a fronteggiare la situazione che si è venuta a creare intorno a noi. Si tratta di un aspetto particolarmente importante, visto che le notizie di guerre, instabilità e sommovimenti compaiono sempre più spesso sui media, e hanno aumentato l’attenzione – a volte interessata, a volte infastidita – del grande pubblico.

Dopo ben trent’anni, dal 1991 al 2021, nei quali i compiti del nostro strumento militare erano, essenzialmente, la stabilizzazione, la prevenzione, la sorveglianza e la protezione, compiti la cui esecuzione sfuggiva spesso all’attenzione generale, comportando attività e impegni oscuri anche se onerosi, è ormai chiaro che la situazione sia cambiata profondamente.

L’instabilità internazionale

Infatti, negli ultimi tre anni, l’Occidente si è gravemente indebolito, soprattutto per la moltitudine di debiti contratti per contrastare gli effetti economici della pandemia, che ci ha colpiti in più ondate successive.

Ciò ha incoraggiato gli altri attori principali a livello internazionale a sistemare “con le cattive maniere” – per usare un eufemismo – alcune pendenze pluridecennali, se non secolari, nei confronti dei loro odiati vicini, guadagnando in tal modo prosperità, influenza e prestigio nel mondo.

La Russia, anzitutto, ha creduto di poter assoggettare l’Ucraina, come aveva fatto più volte nel passato, mentre la Cina, abbandonando la propria tradizione pacifista, vorrebbe santuarizzare, come voleva l’Ammiraglio Liu negli anni 1980, l’enorme zona di mare compresa dentro la “prima catena di isole” che circonda il proprio territorio, assoggettando la ribelle Taiwan e pretendendo di trasformare il Mar Cinese Meridionale in una zona di acque interne, dove esercitare la propria sovranità in via esclusiva.

Questa serie di iniziative, null’altro che prevaricazioni belle e buone, non solo ci hanno risvegliato dal sogno trentennale che la Storia fosse finita, ma stanno spargendo instabilità tutto intorno a noi: su terra e mare, nonché lungo le direttrici del commercio internazionale, la nostra linfa vitale.

Le sfide

Le Forze armate, quindi, hanno due sfide da affrontare. La prima è che i compiti svolti negli ultimi decenni stanno diventando sempre più difficili. Soprattutto alla luce di un mondo nel quale cresce esponenzialmente la voglia, anche da parte di ampie fasce di popolazione, di usare la violenza per risolvere i problemi in corso: quanto sta accadendo in Kosovo rischia di essere solo l’inizio di una spirale perversa. Di conseguenza, stabilizzare, prevenire, sorvegliare e proteggere richiederanno mezzi e impegno ben maggiori rispetto al passato.

La seconda sfida, per certi versi, costituisce un ritorno ai tempi della Guerra fredda; le nostre Forze armate, insieme a quelle dei nostri amici della Nato e dell’Unione, non solo devono tener lontana la minaccia posta dai Paesi che praticano la prepotenza e la prevaricazione, ma anche e soprattutto impedire le aggressioni al nostro territorio, al nostro spazio aereo e alle nostre infrastrutture critiche, su tutti i dominii operativi. Per aver successo, bisogna che le nostre Forze armate siano credibili, in termini di mezzi e personale, in modo da scoraggiare i terzi dal compiere violenze che potrebbero portare a conseguenza catastrofiche. Come dice un vecchio detto, “il cannone che non ha ancora sparato fa più impressione di quello che sta sparando”. Dissuadere è meglio che battersi.

Il 2 giugno, quindi, le Forze Armate dovranno mostrare al nostro popolo e ai nostri alleati le loro capacità e la determinazione di tenerci al di fuori della tempesta perfetta che si avvicina.


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L’importanza del 2 giugno e della Componente militare nazionale


Anche quest’anno siamo giunti al 2 Giugno e, come sempre, ci apprestiamo a festeggiare ed esaltare il significato spirituale e storico di questa principale ricorrenza, con il consueto, grande coinvolgimento di cittadini nella parata militare dei Fori Impe

Anche quest’anno siamo giunti al 2 Giugno e, come sempre, ci apprestiamo a festeggiare ed esaltare il significato spirituale e storico di questa principale ricorrenza, con il consueto, grande coinvolgimento di cittadini nella parata militare dei Fori Imperiali a Roma.

Il valore del 2 giugno

La stima e l’affetto, che nella circostanza saranno ancora una volta suggellati tra la componente civile della Nazione e i suoi militari, sono l’ulteriore prova della vicinanza della popolazione verso le donne e gli uomini in uniforme che, con professionalità, impegno e sacrificio, operano in Italia e in tante aree del mondo per portare solidarietà, ogni volta che sia necessario, e salvaguardare le condizioni di sicurezza e pace all’interno o all’esterno del Paese, quando quelle condizioni siano minacciate.

In sostanza, la ricorrenza del 2 Giugno è occasione importantissima per riconoscere ancora una volta l’importanza della Componente militare nazionale.

Il sostegno della comunità civile

E ribadire nei suoi riguardi, anche attraverso le espressioni di solidarietà e sostegno che la comunità civile le ha sempre riservato in questa occasione, la necessità di salvaguardare la sua efficienza e le sue capacità operative.

È infatti oggi sempre più importante preservare il ruolo e la competenza della Componente militare del nostro Paese, specie in momenti, come quelli attuali, caratterizzati da un generale contesto di instabilità in cui le condizioni di sicurezza del Vecchio continente sono fortemente minacciate da conflitti, come quello in Ucraina, ma anche dai contrasti che sembravano sopiti, come quello in Kosovo, che pensavamo, erroneamente, non dovessero più determinarsi in Europa.


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Il 2 giugno. Una riflessione sulle ragioni del vivere insieme


Il clima e le vicende degli ultimi tre quarti di secolo ci hanno fatto cullare in una serie di illusioni, pur con tutte le vicende drammatiche che si sono verificate. Abbiamo dato per scontato che le istituzioni democratiche, nate con il referendum del 2

Il clima e le vicende degli ultimi tre quarti di secolo ci hanno fatto cullare in una serie di illusioni, pur con tutte le vicende drammatiche che si sono verificate. Abbiamo dato per scontato che le istituzioni democratiche, nate con il referendum del 2 giugno 1946, fossero una cornice inattaccabile all’interno della quale la lotta politica, per quanto aspra, si potesse svolgere con regole condivise e immutabili, abbiamo immaginato che nel quadro delle molteplici strutture multilaterali in cui il nostro Paese era incardinato il fututo sarebbe stato caratterizzato da un inarrestabile progresso economico, tecnologico e sociale, ci siamo cullati nell’idea che fossero definitivamente svanite minacce esterne al nostro territorio.

Le fragilità del panorama attuale

Sono bastati gli ultimi tre anni a costringerci ad aprire gli occhi, con l’evidenza di cambiamenti climatici che ci costringeranno a mutamenti radicali dei nostri stili di vita, con le fragilità intrinseche di un sistema economico e finanziario, che pareva non avere più bisogno di regole, con l’esplodere di una pandemia che ci ha messo di fronte da un lato all’inequivocabile esigenza di colossali investimenti nella ricerca scientifica e nelle strutture della sanità pubblica, dall’altro alla nostra fragilità come esseri umani.

Oggi infine, superati ormai i quindici mesi dall’aggressione russa all’Ucraina, l’illusione che la guerra, come l’avevano percepita e vissuta i nostri antenati nei millenni della storia, è svanita di fronte alle immagini che quotidianamente compaiono sui nostri teleschermi, cui purtroppo ci stiamo assuefacendo.

La ricorrenza del 2 giugno ci deve allora indurre a una serie di riflessioni sul fatto che non possiamo illuderci di avere certezze e che, se vogliamo continuare a operare e a vivere in un sistema che salvaguardi diritti, giustizia e democrazia, non possiamo sperare di riuscirci se non con un impegno collettivo e condiviso, in tutti gli ambiti vitali della convivenza civile: economico, sanitario, sociale, culturale, intellettuale e militare.

Cosa significa la parata del 2 giugno

In questo senso la parata del 2 giugno non costituisce una velleitaria dimostrazione di forza militare, come peraltro dimostrato dal fatto che da tempo non vengono fatti sfilare mezzi idonei a operazioni “ad alta intensità”, bensì un incontro, solennemente sottolineato, tra la società civile e chi si è impegnato a garantirle in ogni circostanza adeguati livelli di sicurezza, sia quando questa venga messa in discussione da atteggiamenti aggressivi di altri attori della scena internazionale, sia quando venga minacciata da eventi catastrofici di varia natura.

In questo senso la sfilata di unità militari unitamente a componenti organiche delle strutture civili dedicate alla sicurezza del territorio dà piena evidenza dell’integrazione funzionale di tutte le componenti dello Stato, sia a livello centrale sia locale, al fine di garantire alla società nazionale un ambiente dove i rischi siano minimizzati in modo da assicurare le condizioni necessarie a uno sviluppo armonico.

Le radici costituzionali della Repubblica

Occorre sottolineare, infine, che la presenza a questa manifestazione – di capacità più che di forza – di simboliche componenti dei Paesi, con cui condividiamo la partecipazione alle organizzazioni internazionali rivolte ad assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni, dà un tangibile senso di concretezza proprio al dettato costituzionale come formulato nell’articolo 11 della Costituzione, spesso citato in modo colpevolmente superficiale e purtroppo strumentale.

Una ricorrenza quella del 2 giugno, dunque, per riflettere sulle ragioni del nostro vivere civile, per rinnovare l’impegno con cui 78 anni fa oltre 25 milioni di Italiani, di cui – per la prima volta – circa 13 milioni di donne, vollero esprimere la loro visione sul futuro del Paese.


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Realtà e simboli della Festa della Repubblica. Scrive il gen. Giancotti


Ognuno di noi vive una sua realtà quotidiana, spesso molto impegnata, fatta di gioie e dolori (e delle loro sfumature) sempre interconnessa in qualche modo e misura a tante altre realtà, alle vite degli altri. La storia descrive l’esistenza collettiva, in

Ognuno di noi vive una sua realtà quotidiana, spesso molto impegnata, fatta di gioie e dolori (e delle loro sfumature) sempre interconnessa in qualche modo e misura a tante altre realtà, alle vite degli altri. La storia descrive l’esistenza collettiva, in continua evoluzione, in cui queste innumerevoli esistenze sono inscritte. Molte guerre le hanno collegate o divise attraverso grandi sofferenze, la cui impronta permane nella coscienza collettiva.

Il 2 giugno del 1946, la storia del nostro Paese ha dato origine alla Repubblica italiana, scelta dalla consultazione referendaria e strutturata l’anno successivo nella Carta costituzionale. Dopo millenni di quella continua evoluzione, è stato così definito un modello di convivenza civile che, mai come prima, promuove i diritti, la dignità e la libertà delle persone e la partecipazione alla vita politica, economica e sociale. La piena realizzazione di questo modello, tra i più avanzati, è ancora in corso e le contraddizioni di una società complessa sono molte. Tuttavia, ritengo vi sia da festeggiare.

Nonostante complessità, crisi e contraddizioni, in questa nostra Storia gli indicatori di benessere, salute, istruzione, cultura, libertà, rispetto dei diritti e delle diversità e altro sono cresciuti, molto. Vi sono opportunità, come certamente anche sfide, per farli crescere ancora, anche nell’ambito di una visione europea. Se misuriamo i tempi della storia, mai la realtà quotidiana di ognuno e per così tanti di noi è stata ai livelli di oggi. Mi sento di dire: che viva la Repubblica italiana. La sua festa è un simbolo importante.

Importante è anche fermarsi un momento, di tanto in tanto, tra gli impegni a guardare le nostre realtà e riflettere su ciò che ha davvero valore per noi. Troppo spesso si perde memoria del senso dei simboli, di cui si vede soltanto l’involucro. Uno di questi è la rivista militare del 2 giugno.

Se ha valore, per esempio, poter esprimere le proprie idee, lottare per esse, se ha valore la libertà dalla paura di una qualche autorità, da una violenza aperta o strisciante come modalità sociale, insomma, se ha valore la nostra democrazia con tutti i suoi difetti, allora la difesa di tutto ciò ha un senso, come anche dedicarvi attenzione.

Questo, Padri e Madri costituenti lo hanno ben compreso. Appena usciti da un terribile conflitto, con l’articolo 11 della Carta hanno ripudiato la guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, nonché posto un impegno per la promozione della pace e della giustizia tra le nazioni. Allo stesso tempo, hanno previsto nell’articolo 52 e altri la difesa della Patria come “sacro dovere del cittadino” e l’istituzione delle Forze armate.

Ciò lega fortemente la Festa della Repubblica con la rivista militare che essa ospita. Più volte sospesa per considerazioni politiche e finanziarie, ha comunque attraversato i decenni, per via di quel legame. Se nei regimi autoritari le parate militari possono essere esibizione di forza, nel nostro debbono essere testimonianza che ciò che ha valore sarà difeso.

Oggi, dalle finestre dei media da cui le nostre realtà quotidiane si affacciano sul mondo, assistiamo ancora una volta alla tragedia immane della guerra. La sua triste consuetudine la rimuove spesso a sfondo episodico tra i nostri molti impegni, forse più fastidiosa per le piccole conseguenze nel nostro quotidiano e la sua incertezza ansiogena che altro.

Ma non lontano da noi, le realtà quotidiane di milioni di persone sono devastate dalla morte, da mutilazioni e ferite di centinaia di migliaia di uomini e donne, da entrambe le parti. L’immensa distruzione, la violenza su scala industriale, la sofferenza della popolazione di tutte le età, la drammatica compressione di benessere, salute, istruzione, cultura, libertà, rispetto dei diritti e molto altro, crescono drammaticamente. Proprio da tutto ciò la nostra Costituzione intende difenderci.

I cittadini hanno imparato ad apprezzare le loro Forze armate. Debbono ora porre grande attenzione a esse, insieme alle istituzioni della Repubblica, per comprendere come la Difesa possa sempre meglio contribuire alla visione costituzionale. Debbono pretendere dialettica sul tema cruciale della protezione di ciò che ha valore per noi. In questo momento, la rivista militare per la Festa della Repubblica significa la necessità speciale di questa attenzione. Comunica i suoi fondamentali. Esprime lo spirito di servizio ai cittadini, insieme alle altre istituzioni, e la subordinazione alle istituzioni democratiche. Porta in evidenza quel tema cruciale ma perlopiù rimosso e lo propone al dibattito. Anche critico.

Perché tutti gli strumenti necessari possano essere utilizzati al meglio per allontanare il mostro del conflitto armato dalle nostre realtà e da quelle degli altri, perché pace e giustizia tra i popoli, il ripudio della guerra, la difesa del Paese non siano solo argomenti di corsi di diritto costituzionale, ma obiettivi di strategie lungimiranti, condivise ed efficaci. I nuovi, difficili tempi che stiamo vivendo ce lo impongono.


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Kreditauskunftei CRIF hält Daten vor Konsumenten systematisch zurück


L'agenzia di riferimento del credito CRIF nasconde sistematicamente i dati ai consumatori il procedimento di noyb contro il credit bureau CRIF sta prosciugando una palude di violazioni legali e interpretazioni ciniche del GDPR. Oltre ai punteggi di credito imprecisi e alla raccolta illegale di dati, il missing piece


noyb.eu/de/credit-agency-crif-…



Ethiopia, ethnic cleansing persists despite the truce in Tigray


In Tigray, Ethiopia, abuses and violence continue after 2 years of genocidal war that began on 4 November 2020 and was formally stopped by the cessation of hostilities by signing an agreement in Pretoria between the central government and members of the T

In Tigray, Ethiopia, abuses and violence continue after 2 years of genocidal war that began on 4 November 2020 and was formally stopped by the cessation of hostilities by signing an agreement in Pretoria between the central government and members of the TPLF on 3 November 2022

  • Local authorities and Amhara forces in Western Tigray Zone in northern Ethiopia have continued an ethnic cleansing campaign against Tigrayans since the November 2, 2022, truce agreement.
  • The Ethiopian government should suspend, investigate, and appropriately prosecute security forces and officials implicated in serious rights abuses in Western Tigray.
  • International law provides that people forcibly removed from their homes have the right to return. However, the current context in Western Tigray is not conducive for voluntary, safe, and dignified returns.

These 3 points are the incipit highlighted by the recent report by HRW – Human Rights Watch

“The November truce in northern Ethiopia has not brought about an end to the ethnic cleansing of Tigrayans in Western Tigray Zone,” said Laetitia Bader, deputy African director at Human Rights Watch. “If the Ethiopian government is really serious about ensuring justice for abuses, then it should stop opposing independent investigations into the atrocities in Western Tigray and hold abusive officials and commanders to account.”


Interviews and testimonies collected by HRW reveal that internally displaced Tigrayans in western Tigray occupied by Amhara forces and former Tigrayan prisoners illegally arrested and detained in inhumane conditions and in abuse of international humanitarian law are still seeking justice for the posthumous violence.

Displacements during the war today have turned into a policy of ethnic replacement by the Amhara, trying to erase the identity of the Tigrinya people in the occupied areas by inducing them to exchange new identity documents with Amahara instead of Tigrinya.

On 6 May 2023 the testimony of Sister Laura, during the dinner of the Amici di Adwa ONLUS, spoke of the constant work of the Salesian mission in Adwa and of the medical and health support for adults and children thanks to the Kidane Mehret hospital, one of the few who have been miraculously active, even if with almost no sanitary materials and medicines for more than 2 years.

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On 11 May 2023, the AU – African Union Verification and Compliance Monitoring Mission (MVCM) was denied entry into Irob District by Eritrean forces at a checkpoint in Sobeya, Eastern Tigrai.

The AU did not comment to TigraiTV which released the news, but a source who wished to remain anonymous but briefed on the facts and part of the monitoring team testified that according to him the AU has the information from the publication.

“We have also reported that we are not safe traveling, there is practically nobody protecting us, I am thankful the Eritrean troops left us with no harm”


According to the source, the AU monitoring team has planned to launch a patrol in Humera, West Tigrai on June 6, 2023. However, he noted that unsafe movements will negatively impact the monitoring process.

“We are not safe. besides we are not allowed to appear on the media”


On May 19, 2023, Roland Kobia, Ambassador for Europe to Ethiopia, paid the first formal visit of a Western representative, 7 months after the Pretoria Agreement, to an IDP camp in Shire, Tigray, reporting it via Twitter and thanking UNHCR Ethiopia and its partners for their work towards internally displaced persons.

Even today, on the date of publication of this study on June 2, 2023, transparency on objective and updated data on the IDP camps by the international humanitarian agencies in charge is slow.

On May 23, 2023, the IDPs, internally displaced in Tigray, demonstrate to claim their rights, today too many still abandoned and at the mercy of events. Peaceful demonstrations in several cities of Tigray: Abyi Adi, Adigrat, Adwa, Axum, Mekelle, Shire…

A sign in Mekelle read:

“We want to farm and live; we don’t want to continue waiting for aid”


The real activity of ethnic replacement is not the one denounced by the Italian Minister Lollobrigida who causes alarmism by intimidating the invasion of Italy by African migrants, but should learn what “ethnic replacement” really means by updating with the real and current facts that are taking place by political will in Ethiopia today.

Another protester warned against “the illegal act of demographic change in western Tigray” by Amhara state. (report reported by TGHAT)

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On 25 May 2023 Eritrean troops in Tigray blocked a mission led by UNOCHA Deputy Chief of Ethiopia consisting of UNOCHA, UNDSS, WHO and other NGOs which were barred from entering Gemhalo village in Tahtay woreda [district] Adiyabo.

The mission was stalled after it traveled 16km from Sheraro around Waela-Nihbi. Eritrean forces are located in Tigray a short distance from Sheraro, occupying five kebeles [neighborhoods] in Tahtay-Adiyabo woreda [district] (source CNN)

On May 26, 2023 Goyteom Gebreegziabher shares map of inaccessible schools in Tigray:

“Inaccessible schools of #Tigrai. 548 (23%) schools of #Tigrai is still #inaccessible, due to invaded by (318) and Amhara (230) forces. The # of schools in Central (13), Eastern (46), North West (97), Southern (151) and Western (219) Tigrai.”


Scuole inaccessibili in Tigray occupate dalle forze amhara ed eritree - EtiopiaInaccessible schools in Tigray occupied by Amhara and Eritrean forces – Ethiopia
On May 26, 2023 Woldegiorgis G.Hiwot denounces and shares a photo of an ID:

“AmharaState is settling people in areas ethnic Tigrayans have been cleansed by its barbaric militants. It has been forcing the remaining Tigrayans to change their identities to Amharas. It’s distributing ID_Cards in Amharic in the Raya_Tigray, as it did in the Western_Tigray.”


Carta di identità in amarico come pulizia demografica e repressione del popolo del TigrayIdentity card in Amharic as a demographic cleansing and repression of the people of Tigray
On the other hand, with regard to the pursuit of justice for all the victims of the genocidal war in Tigray, the USA and Europe have swept the mission of pursuing this goal like dust under the carpet: justice which is the cornerstone towards peace.

In fact, the Pretoria agreement is a very important cessation of hostilities agreement to silence the weapons, but to be considered a stop-gap solution as a truce to recover time in seeking real ways to rebuild Tigray and the society in Ethiopia which is now so flawed that it is not known how many more generations must pass to be able to recover perhaps a minimum of stability.

Several observers have accused this agreement as agreed and instilled at the table by senior US officials who have been passed off as mere observers of the negotiations mediated by the African Union: for some, however, it seems and hypothesizes instead they were the architects of the first drafts of the truce plan and cessation of hostilities.

A not so improbable hypothesis given the world war between the super powers, the cold war between the USA and Russia and all their allies, whose balance is increasingly evident is Africa for its resources.

In fact, the HRW report underlines how:

While the European Union, the United States, and other international partners have said that justice is a priority in Tigray, they are falling short of identifying explicit or concrete benchmarks for accountability for the atrocities against Tigrayans in Western Tigray, despite the near absence of independent investigations there to date, Human Rights Watch said. Instead, since the signing of the truce, many governments have sought a rapprochement with Ethiopian federal authorities rather than seeking tangible progress on accountability. In April, the EU Foreign Affairs Council adopted formal conclusions on its future engagement with Ethiopia but did not address the lack of progress on justice, including in Western Tigray.


If during the genocidal war the Italy of former foreign minister Luigi Di Maio was slow to wait, that of the current Meloni government wasted no time in donating 182 million euros as three-year loans to support stability and economic development in the agro chain Ethiopian food by signing agreements with the Ethiopian government implicated in war crimes and crimes against humanity.

Economic agreements for international cooperation projects are the mask of neo-colonialism which is a transversal dynamic to the political color of the left or right, but a neo-colonial system which uses hard currency to grab the resources of rich Africa subjugated and enslaved by the capitalist system.

The truce agreement is nothing against silent death (by starvation), injustice and the political will to maintain the status quo and power


The 3 fundamental requests shared by the international community at the beginning of the war since the end of 2020, which appealed to frontline forces, even 7 months after the signing of the Pretoria agreement in November 2022, are still disregarded.

  • Withdrawal of the external forces occupying Tigray
  • Widespread humanitarian aid and support for all people in serious medical, health, food and psychological need;
  • justice for all victims;

I posted this photo exactly 2 years ago, May 2021!!!
Davide Tommasin - Io sto con il Popolo del TigrayIo sto con il Popolo del Tigray – voglio stare dalla parte delle persone che soffrono

Africa to Africans, but it’s known that capitalism is stronger and it’s the new colonialism that produces slavery


Joe Biden’s USA organized the Africa Leaders Summit in Washington between December 13 and 15, 2022 to pamper the various African governors, including Ethiopia which had previously excluded from the AGOA for obvious reasons given the criminal war actions which did not formally align with the statute of economic agreements.

Ukraine and Russia have not stood idly by and have ceaselessly cultivated relations and new agreements in Africa during and after the war.

A fact that confirms the thirst to procure new resources from a rich continent such as Africa, but still subject to the economic yoke, a new tool of soft-colonialism, neo-colonialism that produces new slaves.

On 24 May 2023, the declarations of the Minister of Foreign Affairs in Italy Antonio Tajani declaring that “The priority of Italian foreign policy is Africa” (full article)

On May 27, 2023 The Reporter reports that Dmytro Kuleba, Foreign Minister of Ukraine visited Morocco, Ethiopia and Rwanda with the aim of building Ukraine’s economic partnerships in Africa, with Ethiopia as one of its most significant trading partners on the continent.

According to the State Statistics Agency of Ukraine, Ukraine and Ethiopia traded $285 million worth of goods and services as of December 31, 2021, with Ukraine importing $7 million and exporting $278 million in the 2021.

On May 29, 2023, Russian Foreign Minister Sergei Lavrov flies to Kenya and shakes hands with President Ruto.

On the same day Salsay Weyane Tigrai (SaWeT), political opposition in Tigray, denounces that in the last 10 days alone the Amhara forces have killed 20 people of the Tigray ethnic group in the area of western Tigray they are occupying.

On 30 May 2023, the Russian Min. Lavrov will meet his counterpart from Burundi, Albert Shingiro.

On the same day Moscow instead welcomes the visit of the dictator of Eritrea Isaias Afwerki welcomed at the invitation of the last tsar, Vladimir Putin: both share the same thirst for power. The two despots united by being invaders and instigators of war crimes and crimes against humanity through their armies that have occupied and invaded other countries, the first Ukraine and the second the regional state of Tigray in Ethiopia. The previous days, Isaias Afwerki had visited President Xi Jinping in China.

At the same time, the USA issues the communiqué through the Department of State:

US Ambassador Mike Hammer, Special Envoy for the Horn of Africa (#SEHOA), will travel May 31-June 6 to #Djibouti and #Ethiopia
In Ethiopia, Ambassador Hammer will meet with African Union officials on the implementation of the November 2, 2022 #Tigray Cessation of Hostilities Agreement (#COHA).
He will discuss progress and priorities, including transitional justice efforts and accountability, as well as disarmament, demobilization and reintegration planning, with Ethiopian government officials in #AddisAbaba and the Interim Regional Administration of the Tigray to #Mekele”


People don’t eat money


Economic stability is important for a country’s development, but it is only part of the solution.

In fact, despite the fact that the West led by the USA, and Europe to follow, is trying to get back on the path of economic agreements, putting justice for the hundreds of thousands of war victims into the background, people are still dying of hunger.

On May 26, 2023 on the Youtube channel of Barbascura X, a character known as a chemist and scientific popularizer, had started a fundraising live for UNHCR Italy linked to the activities to combat climate change, drought and developing countries.

Noteworthy are the words as testimony of the guest and employee of UNHCR Italy present in Addis Ababa who declared:

“Last year [2022] for example, as UNHCR we did not provide even half of the basic needs [for people] because we did not receive enough funds and now with the outbreak of the Sudan crisis more refugees are arriving [in Ethiopia]”


On May 29, 2023, the complaint of Ayder Hospital in Mekelle, capital of the regional state of Tigray which declared:

“New admissions due to malnutrition is increasing in #AyderHospital. A 28% increament from March to April alone is observed. We call upon humanitarian organizations to resume their services to save life.”


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In a recent move that has sparked controversy, the World Food Program (WFP) and the State Agency for International Development (USAID) suspended aid delivery to Tigray due to reports of looting and theft. (full article)

With regard to the funds destined for the humanitarian sector towards developing countries such as those in Africa, the analysis and complaint by Sara Harcourt, Senior Policy Director of ONE is peculiar (full article):

“Billions of dollars for developing countries have never left donor countries.”


On May 30, 2023, Spanish journalist Ximena Borrazas shares a photo with an equally alarming report:

Il 30 maggio 2023 la giornalista spagnola Ximena Borrazas condivide una foto con una segnalazione altrettanto allarmante:

“Hunger queues.
At the Don Bosco school and humanitarian aid centre, hundreds of women with children and babies crowded the street waiting to receive soup to treat child malnutrition.
These children depend on this institution for food.
#TigrayWar #TigrayGenocide #Aid4Tigray #HumanRights #Etiopia”
7487904Copyright of Ximena Borrazas


On May 31, analyst Duke Burbridge points out:

“Day 62 of the suspension of food aid to #Tigray by @WFP
and @USAID
Appeals to good practices and do no harm are ignored.
No transparency. No updates.
Just two agencies frozen in failure while innocent families starve to death. #Aid4Tigray”


On the same day, news came out that Ethiopian Airlines, the first Ethiopian airline, faces a lawsuit for blocking the travel of Tigrayans. The passengers, reports The Guardian, accuse the airline of refusing to sell tickets to people of the ethnic minority to fly from the regional state of Tigray to Addis Ababa.

While a few days earlier, precisely on May 27, 2023, The Reporter reported that the same Ethiopian airline denounced for acts of ethnic repression was making agreements with the e-commerce giants, the Chinese Alibaba and Amazon:

“Ethiopian Airlines Group is set to launch a cutting-edge global e-commerce enterprise, in partnership with e-commerce giants Alibaba and Amazon, among other collaborators.

Located adjacent to the cargo terminal at Bole International Airport, ET’s e-commerce hub is nearing completion, with a staggering construction cost of USD 50 million.”


On June 1, 2023, the Spanish photographer Ximena Borrazas brings her direct testimony from Tigray regarding the IDPs and the survival conditions of the internally displaced persons she was able to visit, a cry of denunciation towards the rich West:

“During the two weeks I spent documenting the humanitarian crisis in Tigray, I visited Mekele, Abi Adi, Adwa, Axum and Samre. I interviewed dozens of IDPs in IDP centres and also in hospitals.

One thing that really struck me: the big international NGOs drive around the city in 4×4 vehicles costing more than €40,000, but I don’t know what they are doing there because the reality is that they cut off humanitarian aid supplies four months ago!

The refugee camps are SHAME. They have thousands of people living in subhuman conditions; no electricity, no water, no gas, no toilets, no food, no medicine.

The lucky ones have a miserable old dirty mattress to sleep on, otherwise they have to improvise and build a bed out of stones. I mean, pregnant women, children, babies and old people sleep in these beds!

We have NO FUCKING idea in Europe what it is like to be in need, what it is like to wish for the day to die so as not to suffer any more for not having enough to eat and not having the strength to go out and look for food.

It is very sad to see how for one part of the world there is everything but for the other part of the world, the part that is always in the shadow of the international press, there is nothing.”


Copyright di Ximena BorrazasCopyright of Ximena Borrazas
Not only mainstream information in Italy, but also the information that stands as a champion of the last and to give a voice to those who have no voice dictated by “right-thinking” and “respectable people” has forgotten Tigray after the watershed dated November 2022 (Pretoria agreement). In fact among the many “forgotten crises” they are also forgotten by those journalists who have proclaimed themselves champions of justice through articles, updates and analyzes and who in doing so lose even that minimum of credibility.

The Tigrinya diaspora in Italy and its multiple appeals had been snubbed and ignored during the period of the genocidal war by the government. The appeal signed by the diaspora and by civil society and formally sent to the Farnesina, to the office of the Ministry of Foreign Affairs is still awaiting a response from the Italian government offices.

The diaspora, given the recent violence, criminal choices due to the political will of the food support block, blocks for the occupation of the Eritrean and Amhara forces in Tigray, has decided to organize a demonstration on June 7, 2023 in front of the FAO headquarters in Rome to to reaffirm the call for justice for war victims and to enforce the cessation of hostilities agreement and its points.
74879067487908LA diaspora del Tigray in Italia chiede giustizia per le vittime della guerra genocida, chiede il rispetto dell'accordo di Pretoria.
Below are the links to the services of Tigray TV which denounces the humanitarian crisis in Tigray for millions of people that seems to have no end, but forgotten by the world, out of convenience or ignorance.


tommasin.org/blog/2023-06-02/e…



Etiopia, la pulizia etnica persiste nonostante la tregua in Tigray


In Tigray, Etiopia, abusi e violenze continuano dopo 2 anni di guerra genocida iniziata il 4 novembre 2020 e fermata formalmente dalla cessazione ostilità siglando un accordo a Pretoria tra governo centrale e membri del TPLF il 3 novembre 2022 Le autorità

In Tigray, Etiopia, abusi e violenze continuano dopo 2 anni di guerra genocida iniziata il 4 novembre 2020 e fermata formalmente dalla cessazione ostilità siglando un accordo a Pretoria tra governo centrale e membri del TPLF il 3 novembre 2022

  • Le autorità locali e le forze Amhara nella zona del Tigray occidentale nell’Etiopia settentrionale hanno continuato una campagna di pulizia etnica contro i tigrini dall’accordo di tregua del 2 novembre 2022.
  • Il governo etiope dovrebbe sospendere, indagare e perseguire adeguatamente le forze di sicurezza e i funzionari implicati in gravi violazioni dei diritti nel Tigray occidentale.
  • Il diritto internazionale prevede che le persone allontanate con la forza dalle loro case abbiano il diritto di tornare. Tuttavia, l’attuale contesto nel Tigray occidentale non è favorevole a rimpatri volontari, sicuri e dignitosi.

Questi 3 punti sono l’incipit evidenziati dal recente report di HRW – Human Rights Watch

Laetitia Bader, vicedirettore africano di Human Rights Watch, ha affermato:

“La tregua di novembre nel nord dell’Etiopia non ha posto fine alla pulizia etnica dei tigrini nella zona del Tigray occidentale. Se il governo etiope è davvero serio nel garantire giustizia per gli abusi, allora dovrebbe smettere di opporsi a indagini indipendenti sulle atrocità nel Tigray occidentale e tenere conto di funzionari e comandanti violenti”


Le interviste e le testimonianze raccolte da HRW rivelano che gli sfollati interni tigrini nel Tigray occidentale occupato dalle forze amhara e gli ex prigionieri tigrini arrestati illegalmente e detenuti in condizioni disumane e in abuso del diritto umanaitario internazionale, ancora oggi cercano giustizia sulle violenze subìte a postumi.

Gli sfollamenti durante la guerra oggi si sono trasformati in una politica di sostituzione etnica da parte amhara, cercando di cancellare l’identità del popolo tigrino nelle zone occupate inducendoli al cambio di nuovi documenti di identità dalle diciture amahara invece che tigrino.

Il 6 maggio 2023 la testimonianza di Suor Laura, durante la cena degli Amici di Adwa ONLUS, parla del costante lavoro della missione salesiana ad Adwa e del supporto medico sanitario ad adulti e bambini grazie all’ospedale Kidane Mehret, uno dei pochi miracolati e rimasti attivi, anche se con quasi alcun materiale igienico sanitario e medicinali per più di 2 anni.

youtube.com/embed/JO6xd05vqQU?…

L’11 maggio 2023 alla Missione di monitoraggio di verifica e conformità (MVCM) dell’UA – Unione Africana è stato negato l’ingresso nel distretto di Irob dalle forze eritree a un posto di blocco a Sobeya, nel Tigrai orientale.

L’UA non ha rilasciato dichiarazioni a TigraiTV che ha diffuso la notizia, ma una fonte che ha voluto rimanere anonima ma informata sui fatti e parte del team di monitoraggio ha testimoniato che secondo lui l’UA ha le informazioni dalla pubblicazione.

“Abbiamo anche riferito che non viaggiamo sicuri, praticamente nessuno ci protegge, sono grato che le truppe eritree ci abbiano lasciato senza danni”


Secondo la fonte il team di monitoraggio dell’UA ha programmato di lanciare una pattuglia a Humera, nel Tigrai occidentale, il 6 giugno 2023. Tuttavia, ha notato che i movimenti non sicuri avranno un impatto negativo sul processo di monitoraggio.

“Non siamo al sicuro. inoltre non ci è permesso apparire sui media”


Il 19 maggio 2023 Roland Kobia, ambasciatore per l’Europa in Etiopia, ha effettuato la prima visita formale di un rappresentante dell’ occidente, dopo 7 mesi dall’accordo di Pretoria, in un campo IDP a Shire, in Tigray segnalandolo via Twitter e ringraziando UNHCR Ethiopia e i suoi partner per l’operato verso gli sfollati interni.

Ancora oggi, in data di pubblicazione di questo approfondimento del 2 giugno 2023, trasparenza su dati oggettivi ed aggiornati sui campi IDP da parte delle agenzie umanitarie internazionali preposte si fanno attendere.

Il 23 maggio 2023 gli IDP, sfollati interni in Tigray manifestano per rivendicare i loro diritti, oggi ancora troppi abbandonati e in balia degli eventi. Manifestazioni pacifiche in diverse città del Tigray: Abyi Adi, Adigrat, Adwa, Axum, Mekelle, Shire…

In un cartello a Mekelle si è letto:

“Vogliamo coltivare e vivere; non vogliamo continuare ad aspettare aiuti”


La vera attività di sostituzione etnica non è quella denunciata dal Ministro italiano Lollobrigida che procura allarmismo intimando l’invasione dell’Italia da parte dei migranti africani, bensì dovrebbe imparare cosa significhi veramente “sostituzione etnica” aggiornandosi con i fatti reali ed attuali che stanno avvenendo per volontà politica in Etiopia oggi.

Un altro manifestante ha messo in guardia contro: “l’atto illegale di cambiamento demografico nel Tigray occidentale” da parte dello stato di Amhara. (segnalazione riportata da TGHAT)

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Il 25 maggio 2023 le truppe eritree in tigray hanno bloccato una missione guidata dal vice capo UNOCHA dell’Etiopia composta da UNOCHA, UNDSS, OMS e altre ONG a cui è stato vietato l’ingresso nel villaggio di Gemhalo nella woreda [distretto] di Tahtay Adiyabo.

La missione è stata bloccata dopo che ha viaggiato per 16 km da Sheraro intorno a Waela-Nihbi. Le forze eritree si trovano nel Tigray a breve distanza da Sheraro, occupando cinque kebeles [quartieri] in Tahtay-Adiyabo woreda [distretto] (fonte CNN)

Il 26 maggio 2023 Goyteom Gebreegziabher condivide la mappa delle scuole inaccessibili in Tigray:

“548 (23%) scuole del #Tigrai è ancora inaccessibile, a causa dell’invasione delle forze eritree (318) e Amhara (230). Il numero di scuole nel Tigrai centrale (13), orientale (46), nord-occidentale (97), meridionale (151) e occidentale (219).”
Scuole inaccessibili in Tigray occupate dalle forze amhara ed eritree - EtiopiaScuole inaccessibili in Tigray occupate dalle forze amhara ed eritree – Etiopia
Il 26 maggio 2023 Woldegiorgis G.Hiwot denuncia e condivide la foto di un ID:

“Lo stato di Amhara sta insediando persone in aree di etnia tigrina che sono state ripulite [etnicamente] dai suoi barbari militanti. Ha costretto i restanti tigrini a cambiare la loro identità in amharas. Sta distribuendo carte d’identità in amarico nella woreda Raya [Tigray meridionale], come ha fatto nel Tigray occidentale.”


Carta di identità in amarico come pulizia demografica e repressione del popolo del TigrayCarta di identità in amarico come pulizia demografica e repressione del popolo del Tigray
D’altro canto riguardo al perseguimento di giustizia per tutte le vittime della guerra genocida in Tigray, USA ed Europa hanno messo come polvere sotto il tappeto la missione di perseguimento di tale obiettivo: giustizia che è la colonna portante verso la pace.

L’accordo di Pretoria infatti è un accordo di cessazione ostilità importantissimo per far tacere le armi, ma da considerarsi una soluzione tampone come tregua per recuperare tempo nel cercare reali vie per la ricostruzione del Tigray e della società in Etiopia che ormai è talmente incrinata che non si sa quante altre generazioni debbano passare per riuscire a recuperare forse un minimo di stabilità.

Diversi osservatori hanno imputato questo accordo come concordato e instillato a tavolino da alti funzionari USA che sono stati fatti passare come meri osservatori dei negoziati mediati dall’Unione Africana: per qualcuno però sembra ed ipotizza invece siano stati gli artefici delle prime bozze del piano di tregua e cessazione ostilità.

Un’ipotesi nemmeno tanto improbabile visto la guerra mondiale tra le super potenze, la guerra fredda tra USA e Russia e tutti i loro alleati, il cui ago della bilancia è sempre più eveidente sia l’Africa per le sue risorse.

Nel report di HRW infatti viene sottolineato come:

“Sebbene l’Unione europea, gli Stati Uniti e altri partner internazionali abbiano affermato che la giustizia è una priorità nel Tigray, non riescono a identificare parametri di riferimento espliciti o concreti per la responsabilità delle atrocità contro i tigrini nel Tigray occidentale, nonostante la quasi assenza di autorità indipendenti indagini lì fino ad oggi, ha detto Human Rights Watch. Invece, dalla firma della tregua, molti governi hanno cercato un riavvicinamento con le autorità federali etiopi piuttosto che cercare progressi tangibili in materia di responsabilità. Ad aprile, il Consiglio Affari esteri dell’UE ha adottato conclusioni formali sul suo futuro impegno con l’Etiopia, ma non ha affrontato la mancanza di progressi in materia di giustizia , anche nel Tigray occidentale.”


Se durante la guerra genocida l’Italia dell’ ex ministro degli esteri Luigi Di Maio si è fatta attendere, quella dell’attuale governo Meloni non ha perso tempo per elargire 182 milioni di euro come finanziamenti triennali per supportare stabilità e sviluppo economico nella filiera agro alimentare etiope siglando accordi con il governo etiope implicato in crimini di guerra e contro l’umanità.

Gli accordi economici per progetti di cooperazione internazionale sono la maschera del neo colonialismo che è dinamica trasversale al colore politico di sinistra o destra, ma sistema neo colonialista che usa la moneta sonante per accapparrarsi le risorse della ricca Africa soggiogata e schiava del sistema capitalistico.

L’accordo di tregua non può nulla contro la morte silenziosa (per fame), l’ingiustizia e le volontà politiche per mantenere status quo e potere


Le 3 richieste fondamentali condivise dalla comunità internazionale all’ inizio della guerra dalla fine del 2020, che facevano appello alle forze in prima linea, anche dopo 7 mesi dalla sigla dell’accordo di Pretoria del novembre 2022, sono ancora disattese.

  • Ritiro delle forze esterne occupanti il Tigray
  • Aiuti e supporto umanitario capillare e per tutte le persone in grave stato di bisogno medico sanitario, alimentare e psicologico;
  • giustizia per tutte le vittime;

Questa foto l’ho pubblicata esattamente 2 anni fa, maggio 2021!!!
Davide Tommasin - Io sto con il Popolo del TigrayIo sto con il Popolo del Tigray – voglio stare dalla parte delle persone che soffrono

L’Africa agli africani, ma si sa che il capitalismo è più forte ed è il nuovo colonialismo produttore di schiavitù


Gli USA di Joe Biden ha organizzato l’ Africa Leaders Summit a Washington tra il 13 e il 15 dicembre 2022 per coccolarsi i vari governatori africani, tra cui l’Etiopia che aveva precedentemente escluso dall’ AGOA per ovvi motivi visto le azioni criminose di guerra che non si allineavano formalmente allo statuto degli accordi economici.

Ucraina e Russia non sono rimasti a guardare ed hanno incessantemente coltivato relazioni e nuovi accordi in Africa durante e post guerra.

Un fatto che conferma la sete si procacciarsi nuove risorse da un continente ricco qual è l’Africa, ma ancora assoggettato al giogo economico, nuovo strumento di soft-colonialism, neo colonialismo che produce nuovi schiavi.

Il 24 maggio 2023 le dichiarazioni del Ministro degli esteri in Italia Antonio Tajani dichiarante che “La priorità della politica estera italiana è l’Africa” (articolo completo)

Il 27 maggio 2023 The Reporter segnala che Dmytro Kuleba, Ministro degli Esteri ucraino ha fatto visita in Marocco, Etiopia e Ruanda con l’obiettivo di costruire partenariati economici dell’Ucraina in Africa, con l’Etiopia come uno dei suoi partner commerciali più significativi nel continente.

Secondo l’Agenzia statale di statistica dell’Ucraina, Ucraina ed Etiopia hanno scambiato beni e servizi per un valore di 285 milioni di dollari al 31 dicembre 2021, con l’Ucraina che ha importato 7 milioni di dollari ed esportato 278 milioni di dollari nel 2021.

Il 29 maggio 2023 il Ministro degli Esteri della Russia Sergei Lavrov vola in Kenya e stringe la mano al presidente Ruto.

Lo stesso giorno Salsay Weyane Tigrai (SaWeT), opposizione politica in Tigray, denuncia che solo negli ultimi 10 giorni le forze amhara hanno ucciso 20 persone di etnia tigrina nell’area del Tigray occidentale che stanno occupando.

Il 30 maggio 2023 il Min. russo Lavrov si vedrà al cospetto della controparte del Burundi, Albert Shingiro.

Lo stesso giorno Mosca invece accoglie la visita del dittatore dell’Eritrea Isaias Afwerki accolto su invito dell’ultimo zar, Vladimir Putin: tutti e due accomunati dalla stessa sete di potere. I due despoti accomunati dalll’ essere invasori e mandanti di crimini di guerra e contro l’umanità attraverso i loro eserciti che hanno occupato e invaso altri Paesi, il primo l’Ucraina e il secondo lo stato regionale del Tigray in Etiopia. I giorni precedenti Isaias Afwerki aveva fatto visita al presidente Xi Jinping in Cina.

In concomitanza gli USA emanano il comunicato tramite il Dipartimento di Stato:

L’ambasciatore USA Mike Hammer, inviato speciale per il Corno d’Africa (#SEHOA), viaggerà dal 31 maggio al 6 giugno a #Gibuti e in #Etiopia
In Etiopia l’ambasciatore Hammer incontrerà i funzionari dell’Unione africana sull’attuazione dell’accordo sulla cessazione delle ostilità in #Tigray del 2 novembre 2022 (#COHA).
Discuterà i progressi e le priorità, compresi gli sforzi per la giustizia di transizione e la responsabilità, nonché la programmazione del disarmo, della smobilitazione e del reinserimento, con i funzionari del governo etiope ad #AddisAbeba e con l’Amministrazione regionale ad interim del Tigray a #Mekele”


Le persone non mangiano soldi


La stabilità economica è importante per lo sviluppo di un Paese, ma è solo una parte della soluzione.

Infatti nonostante l’occidente guidato dagli USA, ed Europa a seguire, stia cercando di riprendere la via degli accordi economici mettendo in secondo piano la giustizia per le centinaia di migliaiai di vittimie di guerra, le persone stanno ancora morendo di fame.

Il 26 maggio 2023 sul canale Youtube di Barbascura X, personaggio noto come chimico e divulgatore scientifico, aveva avviato una live per la raccolta fondi per l’ UNHCR Italia legato alle attività di contrasto del cambiamento climatico, siccità e paesi in via di sviluppo.

Degne di nota sono le parole come testimonianza della ospite e dipendente dell’ UNHCR Italia presente ad Addis Abeba che ha dichiarato:

“Lo scorso anno [2022] per esempio, come UNHCR non abbiamo provveduto nemmeno alla metà dei bisogni basici [per le persone] perché non abbiamo ricevuto fondi sufficienti ed ora con lo scoppio della crisi del Sudan stanno arrivando altri rifugiati [in Etiopia]”


Il 29 maggio 2023 la denuncia dell’Ayder Hospital di Mekelle, capitale dello stato regionale del Tigray che ha dichiarato:

“I nuovi ricoveri per malnutrizione sono in aumento nell’ #AyderHospital . Solo per i mesi di marzo ed aprile si osserva un aumento del 28%. Chiediamo alle organizzazioni umanitarie di riprendere i loro servizi per salvare vite umane.”

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In una recente mossa che ha suscitato polemiche, il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e l’Agenzia Statale per lo Sviluppo Internazionale (USAID) hanno sospeso la consegna degli aiuti al Tigray a causa di denunce di saccheggi e furti. (articolo completo)

Riguardo ai fondi destinati al comparto umanitario verso i paesi in via di sviluppo come quelli in Africa, peculiare è l’analisi e la denuncia da parte di Sara Harcourt, Senior Policy Director di ONE (articolo completo):

“Miliardi di dollari per i Paesi in via di sviluppo non hanno mai lasciato i paesi donatori.”


Il 30 maggio 2023 la giornalista spagnola Ximena Borrazas condivide una foto con una segnalazione altrettanto allarmante:

“Code per la fame
Alla scuola Don Bosco e al centro di aiuto umanitario [in Tigray], centinaia di donne con bambini e neonati hanno affollato la strada in attesa di ricevere la minestra per curare la malnutrizione infantile.
Questi bambini dipendono da questa istituzione per il cibo.
#TigrayWar #TigrayGenocide #Aid4Tigray #HumanRights #Etiopia”
7487456Copyright di Ximena Borrazas


Il 31 maggio l’analista Duke Burbridge sottolinea:

“Giorno 62 della sospensione degli aiuti alimentari al #Tigray da parte di WFP e USAID.

Gli appelli alle buone pratiche e al non nuocere vengono ignorati. Nessuna trasparenza. Nessun aggiornamento.

Solo due agenzie congelate nel fallimento mentre famiglie innocenti muoiono di fame. #Aid4Tigray”


Lo stesso giorno esce la notizia che l’Etiopian Airlines, la prima compagnia aerea etiope, affronta una causa legale per aver bloccato i viaggi dei tigrini. I passeggeri, fa sapere il The Guardian, accusano la compagnia aerea di rifiutarsi di vendere biglietti a persone della minoranza etnica per volare dallo stato regionale del Tigray ad Addis Abeba.

Mentre qualche giorno prima, precisamente il 27 maggio 2023 The Reporter segnalava che la stessa compagnia aerea etiope denunciata per atti di repressione etnica stringeva accordi con i colossi dell’ e-commerce, il cinese Alibaba e Amazon:

“Ethiopian Airlines Group è pronta a lanciare un’impresa di e-commerce globale all’avanguardia, in collaborazione con i giganti dell’e-commerce Alibaba e Amazon, tra gli altri collaboratori.

Situato accanto al terminal merci dell’aeroporto internazionale di Bole, l’hub di e-commerce di ET è in fase di completamento, con un costo di costruzione sbalorditivo di 50 milioni di dollari.”


L’ 1 giugno 2023 la fotografa spagnola Ximena Borrazas porta la sua testimonianza diretta dal Tigray riguardo gli IDP e le condizioni di sopravvivenza degli sfollati interni che ha potuto visitare, un grido di denuncia verso il ricco occidente:

“Durante le due settimane trascorse a documentare la crisi umanitaria nel Tigray, ho visitato Mekele, Abi Adi, Adwa, Axum e Samre. Ho intervistato dozzine di sfollati nei centri per sfollati e anche negli ospedali.

Una cosa che mi ha colpito molto: le grandi ONG internazionali girano per la città con veicoli 4×4 che costano più di 40.000 euro, ma non so cosa ci facciano lì perché la realtà è che quattro mesi fa hanno interrotto le forniture di aiuti umanitari!

I campi profughi sono VERGOGNA. Hanno migliaia di persone che vivono in condizioni subumane; niente elettricità, niente acqua, niente gas, niente servizi igienici, niente cibo, niente medicine. I fortunati hanno un misero vecchio materasso sporco su cui dormire, altrimenti devono improvvisare e costruire un letto di pietre.

Voglio dire, donne incinte, bambini, neonati e anziani dormono in questi letti!

Non abbiamo un CAZZO di idea in Europa di cosa significhi essere bisognosi, di cosa significhi desiderare il giorno della morte per non soffrire più per non avere abbastanza da mangiare e per non avere la forza di uscire e cercare per cibo.

È molto triste vedere come per una parte del mondo ci sia tutto, ma per l’altra parte del mondo, quella che è sempre all’ombra della stampa internazionale, non ci sia niente.”


Copyright di Ximena BorrazasCopyright di Ximena Borrazas
Non solo l’informazione mainstream in Italia, ma nache l’informazione che si erge paladina degli ultimi e di dare voce a chi non ha voce dettata dai benpensanti e perbenisti ha dimenticato il Tigray dopo lo spartiacque datato novembre 2022 (accordo di Pretoria) Infatti tra le tante “crisi dimenticate” vengono dimenticate anche da loro, da quei giornalisti che si son proclamati paladini della giustizia attraverso articoli, aggiornamenti ed analisi e che con questo fare perdono anche quel minimo di credibilità.

La diaspora tigrina in Italia ed i suoi molteplici appelli erano stati snobbati ed inascoltati durante il periodo della guerra genocida da parte del governo. L’appello sottoscritto dalla diaspora e da parte della società civile e formalmente inviato alla Farnesina, all’ ufficio del Ministero degli Esteri è ancora in attesa di risposta dalle cariche governative italiane.

La diaspora, visto i recenti violenze, scelte criminali per volontà politiche del blocco di supporto alimentare, blocchi per l’occupazione delle forze eritree ed amhara in Tigray, ha deciso di organizzare una manifestazione il 7 giugno 2023 davanti alla sede della FAO a Roma per rivendicare nuovamente la richiesta di giustizia per le vittime di guerra e chiedendo che venga fatto rispettare l’accordo di cessazione ostilità ed i suoi punti.
74874587487460LA diaspora del Tigray in Italia chiede giustizia per le vittime della guerra genocida, chiede il rispetto dell'accordo di Pretoria.
Di seguito riporto i link ai servizi di Tigrai TV che denuncia la crisi umanitaria in Tigray per milioni di persone che sembra non avere fine, ma dimenticata dal mondo, per conveninza o per ignoranza.


tommasin.org/blog/2023-06-02/e…



Let's try to write a post from Friendica to Kbin (post friendica with title)


@Test magazine
This is the text of the post. We'll add some bold and italic formatting and a link.

And now a title

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in reply to Nome Cognome😅

The icing on the cake is that I saw this post and I am replying via Calckey/Hajkey
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)
in reply to Ada

i cannot get over that test post from friendica tbh > i am puzzled!

this is the reason:
kbin.social/u/@nomeutente@poli…
it is not a post, but an article! how did that happen, as it was not sent from a group?

Unknown parent

unkn - Collegamento all'originale
SparkIT
Not sure what I did with Friendica notifications, but it seems the only like that shows up on the message is the one from Mastodon.


Il Parlamento europeo ha approvato oggi il regolamento ASAP, per sovvenzionare l'industria di armi e la produzione di munizioni in Europa. Milioni di euro regal



#Maturità2023, sono disponibili online le commissioni dell’Esame conclusivo del II ciclo di istruzione. Potete consultarle qui ▶ matesami.pubblica.istruzione.


Dopo la Dunkerque degli esuli di Twitter approdati su Mastodon, potrebbe esserci una migrazione da Reddit verso Lemmy. E la nostra feddit ha avuto in una sola mattinata le iscrizioni di una settimana!

@Che succede nel Fediverso?

Lo sviluppatore dell'app Apollo, utilizzata da tantissimi degli iscritti a Reddit, ha espresso su twitter tutte le proprie perplessità a fronte delle novità relative alle politiche di Reddit sulle API di terze parti.


Ho appena ricevuto una chiamata con Reddit sull'API e sui nuovi prezzi. Cattive notizie a meno che non riesca a trovare 20 milioni di dollari (non sto scherzando). Apprezzati i reboost.

Chiaramente questo è un ulteriore segnale del fatto che le grandi piattaforme centralizzate, Twitter per prima, non trovando più soldi facili dai grandi investitori tecnologici, stanno iniziando non più solo a mungere i dati personali dei propri utenti, ma hanno iniziato a tosarli e a taglieggiare chiunque graviti intorno al loro business.

Per fortuna però gli utenti stanno iniziando a comprendere che l'atmosfera si sta facendo sempre più asfittica.

Oggi, per esempio, l'istanza italiana feddit.it basata su Lemmy, un'alternativa a Reddit interoperabile con il Fediverso, ha avuto in una sola mattinata più iscrizioni rispetto a quelle avute in un'intera settimana!

La stessa cosa sta avvenendo all'istanza lemmy.ml, la più grande del Fediverso: uno dei suoi fondatori (nonché sviluppatore dello stesso Lemmy) ha dichiarato che:

"lemmy.ml in precedenza aveva un nuovo utente al giorno, ora sono alcune decine al giorno."

In effetti la libertà che consente una piattaforma come Lemmy. è impensabile con qualsiasi piattaforma centralizzata!
E questo vale per altri "link aggregator" federat, tutti interoperabili, come KBin o Lotide, oltre che per la stessa #Friendica, l'alternativa del Fediverso a Facebook, da cui sto scrivendo questo post, leggibile non solo su Lemmy ma da tutti gli utenti Mastodon.

Nei prossimi giorni, vi terremo aggiornati su tutte le eventuali novità...

macrumors.com/2023/05/31/reddi…


Definitely. lemmy.ml previously had like one new user per day, now its a few dozen per day.

Unknown parent

mastodon - Collegamento all'originale
Suoko ✅
@warlock @super_user_do glide mi ha incuriosito


LIBRI. Dear Palestine, fotogrammi di conoscenza di un popolo


Video intervista a Roberta Micagli, che con il suo viaggio fotografico racconta la realtà palestinese L'articolo LIBRI. Dear Palestine, fotogrammi di conoscenza di un popolo proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/06/01/pagine-esteri-tv/

della redazione

Pagine Esteri, 1 giugno 2023 – “‘Dear Palestine’ è nato in principio dalla curiosità di conoscere, attraverso i miei occhi, la “Terra Santa” ed è proseguito con la crescente passione nei confronti del popolo palestinese, che della propria terra ha fatto la prima ragione di vita”. Così scrive Roberta Micagli* nella prefazione del suo libro fotografico pubblicato dalla casa editrice Graffiti. Quello che inizialmente è stato per lei un viaggio di conoscenza nei luoghi santi delle tre religioni monoteistiche, si è poi trasformato in una opportunità per approfondire la conoscenza di una terra e del suo popolo, nei suoi aspetti anche politici e sociali. Un percorso che, prova a spiegare attraverso le sue fotografie, dovrebbero compiere sempre più persone. Il ricavato della vendita di copie di “Dear Palestine” sarà devoluto ad associazione sanitarie ed umanitarie palestinesi. Pagine Esteri ha incontrato l’autrice nei giorni scorsi a Gerusalemme.

player.vimeo.com/video/8321765…

*Nasce a Latina nel 1971. Appassionata di viaggi, scopre il suo interesse per la fotografia grazie ai suoi primi spostamenti in Guatemala, Panama, Nicaragua e Hunduras. Tornata in Italia conosce Graffiti- Scuola di fotografia dove perfeziona il linguaggio del reportage, del bianco e nero, del ritratto e dove acquisisce le tecniche di sviluppo e stampa. Passata alla fotografia digitale, effettua viaggi in tutto il mondo. In Sud Africa ha documentato il funerale di Nelson Mandela. Negli ultimi dieci anni si appassiona alle tematiche mediorientali. E trascorre lunghi periodi in Libano, Israele e Territori palestinesi occupati. Come fotografa ha ottenuto ricoscimenti e premi nazionali e internazionali.

L'articolo LIBRI. Dear Palestine, fotogrammi di conoscenza di un popolo proviene da Pagine Esteri.



Filippine. Ucciso un altro giornalista, il terzo in un anno


Il Paese è 132esimo su 180 nella classifica degli Stati dove si rispetta la libertà d’informazione. L'articolo Filippine. Ucciso un altro giornalista, il terzo in un anno proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/06/01/asia/filippine-uccis

della redazione

Pagine Esteri, 1 giugno 2023 – Con l’assassinio di Cresenciano Aldovino Bunduquin, freddato da killer nei giorni scorsi, sale a tre il numero dei giornalisti uccisi da quando il 30 giugno 2022 è diventato presidente Ferdinand Marcos Jr. L’omicidio di Bunduquin, giornalista della emittente Dwxr Kalahi Radio, noto per le sue inchieste sulla corruzione nell’amministrazione pubblica, è avvenuto a Calapan City, sull’isola di Mindoro. Due uomini lo hanno aspettato fuori da un negozio e gli hanno scaricato contro il caricatore di un’arma automatica. Il figlio del giornalista ha inseguito in auto i due sicari, in sella a una moto, e li ha investiti uccidendone uno.

Le Filippine si confermano uno Paesi dove è più rischioso fare il giornalista. Un netto peggioramento si è registrato a partire dal 2016, con l’inizio della presidenza dell’ex presidente Rodrigo Duterte. Il Paese è 132esimo su 180 nella classifica degli Stati dove si rispetta la libertà d’informazione. In particolare la radio è un media fondamentale attraverso il quale di frequente sono denunciati casi di corruzione di politici, di violazioni di diritti umani e civili. Quelli radiofonici sono la maggioranza dei giornalisti uccisi (101 su 198) dalla fine della dittatura di Ferdinand Marcos Sr, padre dell’attuale presidente. Pagine Esteri

L'articolo Filippine. Ucciso un altro giornalista, il terzo in un anno proviene da Pagine Esteri.

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PRIVACYDAILY


N. 131/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Lo Stato potrebbe dover affrontare una richiesta di risarcimento danni dopo che il Dipartimento per la Protezione Sociale (DSP) ha scoperto di aver raccolto impropriamente dati attraverso la controversa Carta del Servizio Pubblico. La Commissione per la protezione dei dati (DPC) ha stabilito che il DPS ha violato... Continue reading →


#33 / Umani vs smart cities, robot e burocrati


La smart city che non ti aspetti / Umano o robot? Fatti scansionare dall'Orbo / Binance sospende il trading di “privacy coin” in alcuni paesi europei / Meme e citazione del giorno.

La smart city che non ti aspetti


Iniziamo con una notizia dello scorso anno che però era passata in sordina: TIM e Google hanno unito le forze per dotare il piccolo comune di Cairo Montenotte (Savona) di una scintillante piattaforma intelligente per iniziare un percorso di trasformazione della città in una smart city e “migliorare la viabilità e la sicurezza della città”.

Il progetto si chiama Tim Urban Genius e si compone di tre aspetti principali: una serie di sensori e telecamere di videosorveglianza diffusi in tutta la città, un sistema d’intelligenza artificiale per l’analisi dei dati e una stanza dei bottoni (“Control Room”) da cui prendere decisioni operative.

Ogni settimana, il mondo che nessuno ti racconta: quello della sorveglianza di massa.

Secondo le dichiarazioni di TIM il sistema “effettua un monitoraggio dei mezzi in entrata e in uscita dal centro storico, un monitoraggio dei parcheggi, la gestione della videosorveglianza del cittadino e anche operazioni di lettura targhe auto.” Non è interessante che abbiano scritto “videosorveglianza del cittadino”? È la prima volta che lo vedo scritto, ma sicuramente rende bene l’idea.

I lettori più affezionati forse ricorderanno anche un altro progetto di smart city molto simile a questo, di cui abbiamo già parlato: la “Smart Control Room” di Venezia. In effetti, la piattaforma è proprio la stessa! L’anno scorso infatti TIM ha acquisito la società MindICity con cui già collaborava nella città di Venezia, rinominando poi la piattaforma in “Urban Genius”.

Come già fatto per il caso di Venezia, vale la pena ripeterlo: questi progetti trasformano l’amministrazione pubblica in una cabina di regia e i burocrati in ingegneri sociali. Così rischiamo di diventare ingranaggi in balia di un sistema complesso chiamato “smart city” senza più alcun controllo sulla nostra vita e sul contesto sociale che ci circonda.

Non si capisce bene quali necessità abbia un piccolo comune come Cairo Montenotte, ma nel frattempo l’intelligence statunitense ringrazia molto il sindaco per i preziosi dati. Recentemente Facebook è stato sanzionato per 1 miliardo di euro proprio per aver fatto la stessa cosa, ma immagino che se a farlo è la pubblica amministrazione possiamo tutti chiudere un occhio.

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Umano o robot? Fatti scansionare dall’Orbo.


E continuiamo a parlare di occhi con una notizia stavolta molto più recente. In questi giorni c’è tantissimo hype su un progettino su blockchain chiamato World Coin. Circa 1.700.000 persone hanno già aderito alla beta e il team di sviluppo ha raccolto diverse centinaia di milioni di dollari di finanziamenti. Ma perché parlarne? Almeno per due motivi. Il primo è che è un progetto di Sam Altman, quello di OpenAI.

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Pare che Sam sia ossessionato dal bisogno impellente di distinguere robot ed esseri umani. Così, tra un’intelligenza artificiale e l’altra, ha deciso di impegnarsi in questo particolare progetto che promette di identificare e dimostrare l’umanità di ogni persona a livello globale e al tempo stesso garantire un incentivo economico grazie all’emissione di un token. In effetti, distinguere tra bot e umani online potrebbe presto diventare abbastanza complesso, date le sempre più crescenti capacità linguistiche di strumenti come chatGPT.

Questo ci porta al secondo motivo per cui vale la pena parlarne: l’identità fisica — o per meglio dire, la sua umanità viene confermata grazie all’acquisizione di dati biometrici dell’iride. World Coin usa infatti un protocollo chiamato “Proof of Personhood” legato all’emissione di un World ID creato a partire dai dati biometrici univoci di ognuno di noi.

Per farlo, hanno inventato un complesso (e anche abbastanza inquietante) dispositivo hardware e software chiamato The Orb.

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L’occhio di Sauron

L’Orb promette di essere uno strumento sofisticatissimo per carpire appieno l’enorme ricchezza di dati biometrici contenuti nell’iride umana, scelta appositamente per la sua unicità e complessità. Attraverso l’iride infatti secondo il team di sviluppo è possibile creare ID univoci in grado di resistere ad attacchi Sybil1 e differenziare con precisione tra miliardi di umani diversi tra loro.

Le ultime versioni dell’Orb sono già in corso di produzione in Germania e anche il network di “Worldcoin Operators” per registrare i propri dati biometrici e ottenere un World ID, è in corso di diffusione in tutto il mondo.

Una volta scansionato l’occhio, all’utente viene rilasciato un World ID sul dispositivo personale, che permetterà a livello globale di autenticarsi online e dimostrare di essere un umano senza dover rilasciare informazioni personali. Una specie di Self Sovereign Identity che al posto della crittografia e matematica usa l’analisi biometrica per creare un ID univoco per autenticare le persone online. Quelli di World Coin promettono comunque che i dati biometrici saranno distrutti una volta emesso il World ID…

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Binance sospende il trading di “privacy coin” in alcuni paesi europei


Ebbene, alla fine ci siamo arrivati.

Binance ha deciso di sospendere l’acquisto e la vendita dei cosiddetti “privacy coin” come Monero in alcuni paesi europei: Italia, Francia, Spagna e Polonia.

Come riportato anche da Criptovaluta.it il motivo è che i “privacy coin” offuscano le transazioni e quindi non permettono agli operatori di rispettare le normative sul tracciamento delle transazioni recentemente approvate in UE (MiCa, AML-CTF). Una mossa che non dovrebbe stupire chi mi legge regolarmente, ma che neanche io mi aspettavo così presto, dato che le leggi non sono ancora in vigore.

Il risultato, purtroppo per noi, è che milioni di persone in UE avranno presto molta più difficoltà a usare degli strumenti molto utili per proteggere la propria privacy. Quali interessi sta proteggendo il legislatore europeo nel vietare (di fatto) questi privacy coin, e perché la privacy viene così tanto criminalizzata?

La risposta è dentro di voi. Ma anche perché oggi gli Stati-nazione sono in crisi. Per preservare i loro equilibri estremamente precari è necessario sempre più controllo. La sorveglianza, anche finanziaria, diventa uno strumento fondamentale per permettere a ingegneri sociali e algoritmi di plasmare le azioni e pensieri delle masse. La privacy è un ostacolo da abbattere.

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

My gift of self is rapedgenius.com/1954609/Alice-in-ch…My privacy is raked
And yet I find, and yet I findgenius.com/28293979/Alice-in-c…Repeating in my head
If I can't be my owngenius.com/24568466/Alice-in-c…I'd feel better dead

Alice in Chains

Articolo consigliato


La privacy è sempre uno dei maggiori ostacoli alla violenza delle ideologie collettiviste moderne. Lo stato moderno, ente collettivista per definizione, odia la privacy. Da sempre:

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Il 2 giugno, in numerose città italiane, inizia la campagna di raccolta firme promossa da Unione Popolare affinché si introduca, anche in Italia, un salario m



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#PNSD, fino al prossimo 15 giugno si svolgerà la consultazione pubblica lanciata dalla Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale del Ministero, con l’obiettivo di raccogliere pareri e cont…
#PNSD


PAROLE O_STILI 2023


Grazie a Parole O_stili per avermi ospitato a parlare di intelligenza artificiale, neurodiritti e libertà. Temi sempre stimolanti ed attuali. Spero alla prossima edizione! Al link il video che riassume questa edizione youtube.com/watch?v=jVWXYAWxRu…


guidoscorza.it/parole-o_stili-…



Giorgia Meloni continua a prendere in giro gli italiani, in particolare i suoi elettori. Anche oggi ha riproposto i suoi discorsi sulla patria e la nazione nel


+++ Con il nuovo rilascio, Pixelfed v0.11.8 consentirà ai propri utenti di modificare i post! +++

@Che succede nel Fediverso?

Pixelfed v0.11.8 è ora disponibile! 🎉

Punti salienti:

- Post Edit 🥳
- Aumento del collegamento automatico delle menzioni da 5 a 20
- Aumento del collegamento automatico degli hashtag da 30 a 60
- Aumento del collegamento automatico dei collegamenti web da 2 a 5

github.com/pixelfed/pixelfed/r… # pixelfed


Pixelfed v0.11.8 is now available! 🎉

Highlights:

- Post Edits 🥳
- Increased mention autolinking from 5 to 20
- Increased hashtag autolinking from 30 to 60
- Increased web link autolinking from 2 to 5

github.com/pixelfed/pixelfed/r… #pixelfed


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Siena, lo stadio della vergogna


Lo stadio di Siena è chiuso per lavori da moltissimo tempo. È una vergogna (purtroppo frequente in Italia). Con che faccia il sindaco l'assessore hanno il coraggio di farsi vedere in giro?



Francesco Meloni, professione avventuriero


Le riviste cartacee da dieci anni almeno chiudono a grappoli (e non sempre si tratta di onorevoli uscite di scena) e da altrettanti anni la roba per serve si ammucchia nei supermercati e nelle poche edicole rimaste con tirature a rotta di collo. Nel maggio 2023 il per nulla glorioso "#Gente" (la un tempo concorrente "#Oggi" pare abbia cambiato linea editoriale abbandonando monarchi monegaschi, principi britannici e altra roba del genere) dedica una copertina alla madre non sposata all'epoca Primo Ministro nello stato che occupa la penisola italiana.
Il signor Francesco #Meloni vi viene definito #avventuriero.
Alla madre tocca la definizione di scrittrice.
Nel 1995 Meloni fu beccato mentre cercava di introdurre nel #Regno di #Spagna una quantità di hashish tale da rallegrare le serate di tutta la #Castiglia e di tre quarti dell'#Andalusia per un anno di fila (qui su Archive). La #FirenzeCheNonConta lo avrebbe chiamato #cialtrone, #sprovveduto, #improvvisato, #sfortunato o puramente e semplicemente #bìschero. Se non fosse stato il padre di un individuo politicamente intoccabile le gazzette lo avrebbero relegato nelle pagine interne e a distanza di trent'anni (e di un decesso, avvenuto nel 2012) dai fatti sarebbe stato ancora tacciato di #trafficante o di #spacciatore.
E Francesco Meloni era un uomo. Con buona pace di chi segue la moda del "#linguaggio #inclusivo" il vocabolo #avventuriera, al pari di #esperta, #cortigiana, #intrattenitrice, #cubista e chissà quanti altri, non va usato come complimento.



Neuralink: gli USA autorizzano Musk a testare i microchip cerebrali sull’uomo | L'Indipendente

"Dopo anni di annunci circa l’inizio imminente di test clinici sull’uomo, la società di impianti cerebrali di Elon Musk – Neuralink – ha reso noto che la Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato la sperimentazione umana di chip cerebrali negli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di creare un’interfaccia tra l’uomo e il computer con l’inserimento di un chip – tramite un foro di 8 mm nel cranio – collegato al cervello con fili più sottili di un capello umano, che possono essere “iniettati” con un ago di 24 micron per rilevare l’attività dei neuroni. L’operazione sarà condotta da un robot per ridurre al minimo i rischi d’errore. L’azienda del magnate americano aveva chiesto l’autorizzazione all’FDA all’inizio del 2022, ma l’agenzia aveva respinto la domanda a causa di diverse preoccupazioni che dovevano essere affrontate prima di dare l’avvio alle sperimentazioni."

lindipendente.online/2023/05/2…



Moldova: le elezioni sono valide solo se vince il fronte atlantista? | Marx21

"Le elezioni nella regione autonoma della Gagauzia hanno visto una sfida tra candidati considerati filorussi. Abbastanza per etichettare l’esito come non valido, secondo il doppio standard del governo atlantista di Chișinău."

marx21.it/internazionale/moldo…



ULTIM'ORA - Il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) ha appena eletto Anu Talus (FI DPA) come suo nuovo presidente.

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Il nuovo presidente sostituirà il presidente uscente Andrea Jelinek e supervisionerà il lavoro del consiglio per i prossimi 5 anni.

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Pixelfed v0.11.7 è ora disponibile! 🎉

@Che succede nel Fediverso?

Punti salienti:
- Rilevamento avanzato di Autospam
- Autospam ora avvisa gli utenti tramite notifiche
- Nuova pagina del dashboard di Autospam
- Diverse correzioni di archiviazione multimediale
- Supporto postgres migliorato
- Vari miglioramenti mastoApi

github.com/pixelfed/pixelfed/r… # pixelfed


Pixelfed v0.11.7 is now available! 🎉

Highlights:
- Advanced Autospam Detection
- Autospam now warns users via notifications
- New Autospam dashboard page
- Several media storage fixes
- Improved postgres support
- Various mastoApi improvements

github.com/pixelfed/pixelfed/r… #pixelfed


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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

tempo fa era stato introdotto su mastodon un sistema per limitare le iscrizioni automatiche di spambot, sistema che è stato migliorato recentemente in seguito allla grande ondata di cryptospammers.
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


Thomas Sankara: il debito è il nuovo colonialismo (1) | Piccole Note

"Thomas Sankara è sconosciuto ai più, almeno per noi che riconduciamo il mondo ai nostri piccoli confini. In Africa è un eroe, un modello, un’ispirazione per tutti quelli che sognano la fine del colonialismo (o neo che è uguale) che costringe ancora tanta parte del continente a forme di schiavitù meno manifeste (sulle quali nessuna parola dei Black Lives Matters e nessun inginocchiamento)."

piccolenote.it/pagina2-news/th…



L'ordine degli Avvocati di Ancona e la privacy. Una storia grottesca e ridicola (ma il #GarantePrivacy aveva finito il senso dell'umorismo)


Il #GarantePrivacy ha sanzionato per €20.000 l'ordine degli avvocati di Ancona: una gestione della #privacy e della sicurezza fuori da ogni logica

@Etica Digitale (Feddit)

Qui il tweet di @Christian Bernieri / DPO Christian Bernieri con un riassunto interessante:

Si sono inventati un portale per richiedere il gratuito patrocinio. Questo prende la domanda compilata e la invia con la pec dell'avvocato stesso. Come fa? Semplice, chiedendo all'avvocato USERNAME e PASSWORD della sua PEC.
Oltre a tutto questo, mancava l'informativa. Del tutto: persino quando l'ha richiesta il Garante l'informativa non è saltata fuori. Hanno provato a consegnare quella del fornitore informatico che ha realizzato il portale e che ovviamente non c'entra una fava perchè il titolare è l'Ordine.
«la cosa che mi è piaciuta di più, si fa per dire, è la base di legittimazione: non solo una ma la bellezza di due, sia per espresso consenso sia per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico.»


Il provvedimento del Garante

in reply to The Privacy Post

Ma questa cosa è assurda! Non riesco a capacitarmi di come si possa anche solo concepire una cosa del genere.


#32 / Autarchie schizofreniche e protezione dei dati


Sanzione di 1 miliardo a Facebook del Garante privacy irlandese / Sono già cinque anni di GDPR / Anche in US ci provano con la polizia del pensiero / Meme e citazione del giorno.

Facebook e la dissonanza cognitiva dell’Unione Europea


Dopo 10 anni di cause e istruttorie ci siamo: il Garante Privacy Irlandese ha sanzionato la piattaforma per più di 1 miliardo di euro per aver trasferito dati di utenti europei verso gli Stati Uniti, un’attività che dovrà cessare entro 5 mesi dal provvedimento.

La sanzione arriva davvero da lontano; da quando Max Schrems, fondatore dell’organizzazione noyb, ha deciso di citare in causa Facebook per violazione dei suoi diritti fondamentali, per aver esposto i suoi dati (e quelli di ogni altro utente) alla sorveglianza di massa del governo degli Stati Uniti (citofonare Snowden).

Ogni settimana notizie e approfondimenti dal mondo della sorveglianza di massa e della privacy.

Nel 2020 la Corte di Giustizia Europea ha dato ragione a Schrems ed ha anche annullato il trattato internazionale sul trasferimento dati tra UE-US chiamato “Privacy Shield”. Dal 2020 trasferire dati verso gli Stati Uniti è in molti casi in violazione di legge e quindi sanzionabile.

Di cosa è colpevole quindi Facebook? È molto semplice: la sua colpa è rispettare le leggi statunitensi sulla sorveglianza di massa (FISA, CLOUD Act, ecc.) e non rispettare quelle europee sulla protezione dei dati (GDPR).

Un impasse da cui però è impossibile districarsi.

L’esistenza stessa di Facebook in Europa prevede infatti il trattamento e trasferimento di dati verso gli Stati Uniti; è inevitabile1. L’unico modo per evitarlo è chiudere baracca e lasciare l’UE per sempre.

Capiamoci, il problema non è la sanzione, ma l’estrema incoerenza dei legislatori europei. Da una parte, abbiamo un framework normativo e politico che rende qualsiasi azienda europea sanzionabile per trasferimento di dati verso gli Stati Uniti. Dall’altra, abbiamo invece un intero continente che non può fare a meno dei servizi essenziali della Big Tech statunitense, e non mi riferisco certo ai social network.

La dissonanza cognitiva Made in Europe è totale se ricordiamo che Meta è comunque chiamata a rispettare le leggi sulla sorveglianza di massa europee, come il Chat Control e il Digital Services Act e molte altre.

Cosa stiamo sanzionando esattamente, e cosa dovremmo festeggiare?

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Cinque anni di GDPR


Fra un paio di giorni sarà l’anniversario dell’entrata in vigore del General Data Protection Regulation, la legge europea più amata e odiata al mondo.

Sono stati cinque anni in cui le aziende europee e non hanno iniziato un percorso che in effetti ha portato a tutelare maggiormente le persone sotto l’egida della conformità normativa. Tra alti e bassi, va dato a Cesare quel che è di Cesare. In Italia il Garante Privacy ha svolto un buon lavoro e spesso messo in evidenza azioni pericolose da parte della pubblica amministrazione, ottenendo in rari casi anche qualche ripensamento.

Il GDPR è però un’arma a doppio taglio: quale attività nella società dell’informazione non comporta un trattamento di dati? Il rischio è che i buoni propositi del Garante Privacy talvolta possano lasciare il passo a volontà dirigiste che non hanno nulla a che vedere con la tutela delle persone.

Un esempio di questa deriva, che non mi piace affatto, sono le recenti dichiarazioni del Presidente Stanzone in merito all’affaire chatGPT: “come Italia indichiamo una via europea all’intelligenza artificiale, che prescinde dal liberismo accentuato statunitense come dal sovranismo autarchico della Cina o della Corea del Nord e si situa nel bel mezzo di questa nuova guerra fredda. La nostra è una strada intermedia, faticosa, per la libertà, la democrazia e la dignità della persona in Europa".

Sfruttare la leva del GDPR per piegare il mercato a logiche politiche da “terza vi progressista” non mi sembra saggio. Il Garante Privacy non dovrebbe essere un organo politico e non spetta certo al Presidente Stanzone scegliere alcuna via di regolamentazione del mercato.

Anche perché, la terza via non esiste. La strada intermedia finisce sempre per essere un sovranismo autarchico schizofrenico e pieno di contraddizioni, come dimostra il recente provvedimento contro Facebook.

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La polizia del pensiero unico


Anche negli Stati Uniti qualcuno ha deciso che è ora di seguire l’esempio europeo, con un Bill2 che propone di istituire un’agenzia federale per il controllo e la regolamentazione delle piattaforme digitali.

Il Bill, intitolato amichevolmente come Digital Platform Commission Act (DPCA), nella migliore tradizione woke inizia con l’incolpare le piattaforme digitali di tutti i mali del mondo:

The unregulated policies and operations of some of the most powerful digital platforms have at times produced demonstrable harm, including—
(A) undercutting small businesses;
(B) abetting the collapse of trusted local journalism;
(C) enabling addiction and other harms to the mental health of the people of the United States, especially minors;
(D) disseminating disinformation and hate speech;
(E) undermining privacy and monetizing the personal data of individuals in the United
States without their informed consent; and
(F) in some cases, radicalizing individuals to violence.


Praticamente il demonio in terra, e la causa di tutto è l’assenza di una regole statali. Serve una legge.

Il senatore, ovviamente Democratico, che ha proposto il Bill, commenta così il ruolo della nuova Agenzia: “To fulfill its mandate, the Commission would have the authority to promulgate rules, impose civil penalties, hold hearings, conduct investigations, and support research. It could also designate ‘systemically important digital platforms’ subject to additional oversight, regulation, and merger review.”

Leggendo il Bill si comprende che l’attenzione del legislatore non è in verità nel proteggere le persone dalle cattive piattaforme digitali, ma di assicurare che le stesse siano regolate coerentemente con il pubblico interesse e necessità degli Stati Uniti: “The purpose of the Commission is to regulate digital platforms, consistent with the public interest, convenience, and necessity, to promote to all the people of the United States, so far as possible, the following…”

La Commissione sarà composta da “esperti della disinformazione” che faranno capo anche ad organizzazioni non governative ed esperti di ogni tipo (quelli col PhD, in pratica). Come spiegato più volte su queste pagine, la lotta alla disinformazione non è altro che una lotta per il controllo dell’informazione e un modo per legittimare la nuova censura: se prima si bruciavano libri, oggi si bruciano tweet.

L’anima del Bill ricorda molto quella del nostro Digital Services Act, anche se non riesce a catturare lo stesso livello di perversione. La differenza è che mentre negli Stati Uniti c’è chi critica duramente la proposta, da noi tutti applaudirono all’unisono per la nuova, scintillante, polizia del pensiero

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

"The Third Way? There is no third way. There are only two ways. Either you choose a capitalist society or you choose a socialist society. People who talk about a third way just demonstrate that they have lost faith in capitalism, but haven't the guts to become socialists."

Margaret Thatcher

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Leggi le Cronache passate

1

È inevitabile anche nel caso in cui Facebook avesse data center fisici in UE, dato che giuridicamente e tecnicamente anche la capacità di accedere da remoto ai dati equivale a trasferimento. Le autorità statunitensi possono sempre accedere da remoto a dati che fisicamente si trovano altrove.

2

Il testo: docs.reclaimthenet.org/digital…



La nuova release di Friendica è stata rilasciata: la versione "Giant Rhubarb" 2023.05 ha anche un connettore per BlueSky

@Che succede nel Fediverso?

Avviso contenuto: Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica “Giant Rhubarb” 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi. I punti salienti o

Siamo molto felici di annunciare la disponibilità della nuova versione stabile di Friendica "Giant Rhubarb" 2023.05. Questa versione contiene una correzione di sicurezza di un problema segnalato da tek-aevl, incoraggiamo vivamente tutti gli amministratori ad aggiornare i propri nodi.


I punti salienti di questa versione sono

- il connettore Tumblr è stato migliorato ed è stato aggiunto un connettore bluesky iniziale,
- la ricerca degli utenti è stata corretta,
- il selettore di emoji è stato spostato al centro e
- la visualizzazione delle immagini ora viene eseguita utilizzando fancybox per impostazione predefinita.


Friendica 2023.05 released

We are very happy to announce the availability of the new stable release of Friendica “Giant Rhubarb” 2023.05. This release contains a security fix of a problem tek-aevl pointed out, we strongly encourage all admins to update their nodes. The highlights of this release are

  • the Tumblr connector was improved and an initial bluesky connector was added,
  • the search for @-handles was fixed,
  • the emoji picker was moved to the core, and
  • the display of images in is now done using fancybox by default.

For details, please the CHANGELOG file in the repository.

What is Friendica


Friendica is a decentralized communications platform, you can use to host your own social media server that integrates with independent social networking platforms (like the Fediverse or Diaspora*) but also some commercial ones like Tumblr.

How to Update

Updating from old Friendica versions


If you are updating from an older version than the 2022.12 release, please first update your Friendica instance to that version as it contained some breaking changes.

Pre-Update Procedures


Ensure that the last backup of your Friendica installation was done recently.

Using Git


Updating from the git repositories should only involve a pull from the Friendica core repository and addons repository, regardless of the branch (stable or develop) you are using. Remember to update the dependencies with composer as well. So, assuming that you are on the stable branch, the commands to update your installation to the 2023.05 release would be
cd friendica
git pull
bin/composer.phar install --no-dev
cd addon
git pull
If you want to use a different branch than the stable one, you need to fetch and checkout the branch before your perform the git pull.

Pulling in the dependencies with composer will show some deprecation warning, we will be working on that in the upcoming release.

Using the Archive Files


If you had downloaded the source files in an archive file (tar.gz) please download the current version of the archive from friendica-full-2023.05.tar.gz (sha256) and friendica-addons 2023.05.tar.gz (sha256)) and unpack it on your local computer.

As many files got deleted or moved around, please upload the unpacked files to a new directory on your server (say friendica_new) and copy over your existing configuration (config/local.config.php and config/addon.config.php) and .htaccess files. Afterwards rename your current Friendica directory (e.g. friendica) to friendica_old and friendica_new to friendica.

The files of the dependencies are included in the archive (make sure you are using the friendica-full-2023.05 archive), so you don’t have to worry about them.

Post Update Tasks


The database update should be applied automatically, but sometimes it gets stuck. If you encounter this, please initiate the DB update manually from the command line by running the script
bin/console dbstructure update
from the base of your Friendica installation. If the output contains any error message, please let us know using the channels mentioned below.

Please note, that some of the changes to the database structure will take some time to be applied, depending on the size of your Friendica database.

Known Issues


At the time of writing this, none

How to Contribute


If you want to contribute to the project, you don’t need to have coding experience. There are a number of tasks listed in the issue tracker with the label “Junior Jobs” we think are good for new contributors. But you are by no means limited to these – if you find a solution to a problem (even a new one) please make a pull request at github or let us know in the development forum.

Contribution to Friendica is also not limited to coding. Any contribution to the documentation, the translation or advertisement materials is welcome or reporting a problem. You don’t need to deal with Git(Hub) or Transifex if you don’t like to. Just get in touch with us and we will get the materials to the appropriate places.

Thanks everyone who helped making this release possible and have fun!


friendi.ca/2023/05/23/friendic…




👾 CONFESSIONI DI UNA MASCHERA - IGNORANCE IS BLISS


“In Italia si legge meno che negli altri paesi” è una frase che ci risuona nelle orecchie da sempre, o per lo meno da quando abbiamo capacità mnemoniche per poterla contestualizzare. Non si tratta però, come spesso accade, di un qualcosa che risuona nel vento senza parvenza di realtà. Ci sono infatti i recenti dati Istat a ricordarci come la situazione continui nella sua stagnazione. Quanto di buono guadagnato nel biennio pandemico è già andato perduto. @Poliverso - notizie dal fediverso

iyezine.com/confessioni-di-una…

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Durand Jones - Wait til i get over


L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling". @Musica Agorà

iyezine.com/durand-jones-wait-…

Musica Agorà reshared this.