Giovanni Mariotti – Piccoli Addii
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Ben-Gvir sulla Spianata delle Moschee: “dobbiamo mostrare qui la nostra autorità”
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Pagine Esteri, 27 luglio 2023. Il ministro israeliano di estrema destra, Itamar Ben-Gvir ha passeggiato questa mattina sulla Spianata delle Moschee, a Gerusalemme, rilasciando dichiarazioni sulla proprietà israeliana del sito islamico. Non è la prima incursione del Ministro della Sicurezza e leader del partito suprematista ed estremista Potere Ebraico, il quale per tre volte, da quando Netanyahu è tornato al potere, è entrato il complesso della Moschea di Al-Aqsa, luogo di culto per la religione islamica.
La visita è avvenuta questa mattina, in occasione della Tisha B’Av, la giornata ebraica dedicata alla commemorazione della distruzione dei templi e all’esilio del popolo ebraico.
Ben-Gvir ha dichiarato, durante la “passeggiata” che “questo è il luogo più importante per il popolo di Israele e dobbiamo mostrare la nostra autorità“. Durante la visita dello scorso Maggio aveva detto “Noi siamo i proprietari di Gerusalemme e dell’intera Terra d’Israele“, riferendosi anche ai Territori palestinesi occupati e a Gerusalemme. Dichiarazioni alle quali erano seguite proteste e condanne da parte di organismi internazionali e leader mondiali.
Hamas ha immediatamente reagito dichiarando, per bocca del suo portavoce, che “le incursioni nel complesso costituiscono un’escalation della guerra religiosa di occupazione che Israele sta conducendo contro Gerusalemme e Al-Aqsa. Il popolo palestinese proteggerà l’identità islamica di Al-Aqsa a qualsiasi costo“.
Il ministero degli Esteri palestinese ha chiesto l’intervento del presidente degli Stati Uniti Joe Biden e della comunità internazionale per proteggere i luoghi sacri di Gerusalemme: “condanniamo l’ingresso di Itamar Ben-Gvir e di altri coloni. Il governo israeliano fornisce il sostegno ufficiale ai continui raid e aggressioni contro la moschea di Al-Aqsa e i tentativi di cambiare lo status quo. Il premier Benjamin Netanyahu ha la responsabilità diretta e piena di questo evento provocatorio“.
Anche il portavoce del ministero degli Esteri giordano ha letto una dichiarazione di condanna per le provocazioni israeliane che potrebbero portare, ha detto, ad una crisi regionale.
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Belt and Road, la Cina mette in guardia Meloni da scelte «geopolitiche»
Sul Global Times si elencano i risultati positivi dell'iniziativa. Per salvare l’etichetta l’uscita dalla Belt and Road non andrà annunciata in Usa
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In Cina e in Asia: Giorgia Meloni vola a Washington: parlerà con Biden della BRI?
I titoli di oggi: Giorgia Meloni vola a Washington: parlerà con Biden della BRI? “La diplomazia di Pechino va avanti anche senza Qin” Si intensifica la lotta alla corruzione nelle imprese private Prime esercitazioni militari tra Italia e Giappone Hun Sen lascia il potere della Cambogia al figlio Manet Giorgia Meloni vola a Washington: parlerà con Biden della Via della ...
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PRIVACYDAILY
Prenotare un volo Ryanair attraverso un'agenzia di viaggi online potrebbe riservare una brutta sorpresa noyb ha presentato un reclamo contro Ryanair. Quando si prenota tramite un'agenzia di viaggi online, la compagnia aerea spinge alcuni clienti a sottoporsi a un processo di riconoscimento facciale invasivo
Etiopia, Aggiornamenti dal Tigray – 26 Luglio 2023
Smembrata la forza tigrina
Il vice dell’amministrazione ad interim Tadesse Werede (Gen.) afferma che oltre 50.000 ex combattenti del TDF – Tigray Defence Forces sono stati smobilitati come parte dell’accordo di pace – CoHA.
Tadesse Werede, deputato dell’IRA e capo del segretariato di gabinetto per la pace e la sicurezza, ha affermato che il processo fa parte dell’accordo di Pretoria e del piano esecutivo firmato a Nairobi come riferito da Tigrai TV.
Le forze del Tigray hanno iniziato a smobilitare i loro combattenti il 26 maggio, precedute dalla consegna delle loro armi alle forze di difesa nazionali etiopi – ENDF – Etiopian National Defence Forces.
Le forze tigrine hanno consegnato gli armamenti pesanti nel gennaio di quest’anno in una guarnigione ad Agulae, nel Tigray orientale.
La sopravvivenza degli sfollati in Tigray tra fame e alluvioni
Goyteom Gebreegziabher, Specialista della gestione dei bacini idrici e Programma di gestione sostenibile del territorio (SLMP) in Tigray, condivide foto e video degli sfollati interni del campo ad Abi Adi colpiti da forti piogge, alluvioni che hanno intaccato le scorte alimentari, lasciando così 7000 bambini “a pancia vuota”. (Video)Sfollati e alluvionati del campo di Abi Adi, nel Tigray centrale – Luglio 2023
Proteste per mancanza di fertilizzanti
Gli agricoltori di diverse parti d’Etiopia continuano a protestare contro la mancata consegna tempestiva di fertilizzante, l’ultima avvenuta nella zona di Hadiya, ex regione delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud – SNNP (oggi Southern Ethiopia Regional State). Il Ministero dei Trasporti e della Logistica in risposta ha dichiarato che sta intensificando una campagna per il trasporto di fertilizzanti massicci accumulati al porto di Gibuti.
A seguito di una campagna lanciata la scorsa settimana, sono state trasportate più di 60mila tonnellate di fertilizzante dal porto di Gibuti tra il 21 e il 23 luglio. 439 autocarri pesanti transfrontalieri e 25 vagoni ferroviari sono stati dispiegati consentendo il trasporto quotidiano di oltre 20mila tonnellate di fertilizzanti ai centri di distribuzione nell’entroterra, secondo il ministero .
Lunedì 24 luglio sei contadini sono stati arrestati e molti sono rimasti feriti a seguito di colpi di pistola sparati dalla polizia per disperdere i manifestanti nella città di Hosanna.
Un contadino che ha partecipato alle proteste ha dichiarato ad Addis Standard che:
“Siamo in guai seri; se non prendiamo urgentemente fertilizzante, l’anno prossimo saremo mendicanti”
Un altro ha dichiarato:
“Non abbiamo visto alcun fertilizzante dalla primavera. Ma ci è stato detto dal governo che è stato distribuito.
Quando chiediamo, ci dicono di aspettare, ma non abbiamo ancora visto nulla.”
Altre parole da un altro agricoltore:
“Siamo in guai seri; se non riceviamo concime urgente, saremo mendicanti l’anno prossimo” aggiungendo che il fertilizzante che forniva il governo aveva un prezzo di 3800 birr a quintale, mentre quello sul mercato è di 12.000 birr, cifra che la maggior parte non può permettersi.
Aggiungendo delle considerazioni:
“Ci dicono che non c’è fertilizzante, da dove lo prendono i commercianti allora? Come finisce nelle loro mani?”
Sempre lunedì, la polizia della regione di Amhara ha intercettato un rimorchio illegale carico di 400 quintali di fertilizzante, partito dal porto di Gibuti e diretto a destinazione nella città di Wereta.
Gli agricoltori in molte parti della regione di Amhara hanno protestato per mesi contro la mancanza di fertilizzanti , ma la crisi della fornitura di fertilizzanti si estende ad altre regioni tra cui Oromia, Sidama e Tigray, ulteriormente aggravata dal diffuso commercio illegale.
Secondo la società statale Ethiopian Agricultural Businesses Corporation – EABC, che si occupa dell’approvvigionamento di fertilizzanti, ha acquistato quasi 14 milioni di quintali di fertilizzanti per l’attuale stagione agricola, di cui 11,9 milioni di quintali (85,5%) sono stati importati dall’estero.
Martedi 25 luglio, sempre secondo EABC, la nave chiamata MV Hamburg Eagle ha consegnato ulteriori 600mila quintali di NPS
Si prevede che altri 2 milioni 9mila 750 quintali di urea raggiungano il porto di Gibuti nei prossimi giorni.
Le condizioni della coltivazione rimane critica per molte aree d’Etiopia, considerando questo il periodo adatto alla coltivazione: se passa troppo tempo non ci sarà alcun raccolto.
USA, la posizione controversa in tutela di nuovi accordi economici
Molly Phee, assistente del Segretario di Stato degli USA per gli Affari Africani ha detto che non c’è ancora alcuna decisione riguardo la ripresa di accordi commerciali AGOA con l’Etiopia, ma è tema di confronto interno.
Tali dichiarazioni fatte pubblicamente in conferenza stampa presso il Centro Stampa Esteri del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti a Washington DC.
Molly Phee ha anche commentato l’impegno degli Stati Uniti sulle violazioni dei diritti umani commesse durante la guerra del Tigray e i conflitti in corso nelle regioni Oromia e Amhara.
Approfondimenti
Tre membri del Congresso statunitense, in contrapposizione alla tutela di accorid economici USA all’ Etiopia, chiedono sanzioni contro i responsabili di violazioni dei diritti umani nel Tigray occidentale.
Brad Sherman, James P. McGovern e Lloyd Doggett hanno inviato una lettera al Segretario di Stato Antony Blinken e al Segretario del Tesoro Janet Yellen, chiedendo sanzioni per il blocco dei visti e per il controllo dei beni finanziari contro il colonnello Demeke Zewdu e Belay Ayalew. Human Rights Watch li ha identificati come figure centrali nella detenzione arbitraria in corso, tortura e pulizia etnica nella regione.
Il governo etiope ha respinto le accuse, etichettando il report “distorto e fuorviante” e accusando HRW di perseguire un’agenda politica sotto le spoglie dei diritti umani. Il governo ha utilizzato fin dal’inizio la strategia di screditare tutte le accuse di responsabilità di crimini di guerra e contro l’umanità in cui è stato implicato nella guerra iniziata nel novembre 2020 in Tigray.
Approfondimenti:
- Etiopia, la pulizia etnica persiste nonostante la tregua in Tigray
- Etiopia, legittimata da USA ed Europa, ostacola la giustizia per le vittime di guerra in Tigray
- Etiopia, la repressione continua – Padre Serekebirhan Weldesamuel, detenuto ad Addis Abeba
Chi è il generale David Allvin. Nuovo capo dell’Usaf
Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato di aver scelto il generale David Allvin quale prossimo capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare. Attualmente Allvin ricopre la posizione di vice capo di Stato maggiore dell’Usaf, sostituirà il generale Charles Q. Brown Jr., scelto da Biden come prossimo chairman of the Joint chiefs of staff, l’equivalente a stelle e strisce del capo di Stato maggiore della Difesa. Allvin ha ricoperto diverse posizioni al Pentagono e alla Nato. Prima di ricoprire il ruolo di vice capo, è stato direttore per la strategia, i piani e la politica presso lo Joint chiefs of staff.
Chi è il generale Allvin
Il generale Allvin è un pilota con oltre 4.600 ore di volo all’attivo, tra cui 800 ore spese in volti test di su più di trenta aerei e cento ore di volo in combattimento in Iraq e Afghanistan. Ha iniziato la sua carriera nell’Aeronautica militare Usa come pilota di aerei da carico dopo essersi diplomato all’Accademia aeronautica. Una volta confermato, si troverà a guidare la più potente forza aerea del mondo in un momento cruciale per il servizio, che sta cercando di liberarsi dei suoi sistemi d’arma obsoleti e passare alla prossima generazione di strumenti del potere aereo. Il suo mandato di capo durerebbe quattro anni, il che rientrerebbe nell’orizzonte temporale del 2027 che, secondo alcuni analisti e funzionari del Pentagono, è la data entro la quale la Cina potrebbe tentare un’operazione di forza con l’invasione di Taiwan.
Il blocco repubblicano
Insieme a quelle dell’ammiraglio Lisa Franchetti, indicata da Biden prossima capo delle Operazioni navali (prima donna a ricoprire l’incarico), dell’ammiraglio Samuel Paparo – che era in lizza per la stessa posizione di Franchetti – alla posizione di comandante del Comando Indo-Pacifico e del vice ammiraglio Stephen Koehler alla posizione di comandante della Flotta del Pacifico, la nomina di Allvin dovrà ora essere confermata dal Senato in autunno. Le tempistiche sulle conferme, però, non sono sicure. Il senatore repubblicano dell’Alabama, Tommy Tuberville, sta mantenendo sospese le votazioni sulle nomine all’interno del Pentagono in protesta contro le politiche del dipartimento della Difesa sull’aborto. Attualmente, infatti, le militari di stanza in uno stato dell’Unione dove l’aborto è limitato o illegale possono ottenere un congedo temporaneo e il rimborso spese per viaggiare verso uno stato che permette la procedura sanitaria. Il blocco di Tuberville sta tenendo in sospeso la conferma di oltre 250 ufficiali superiori, tra cui quella di comandante dei Marines, un posto mai rimasto vacante nella secolare storia del Corpo.
Raffaele Mattioli, il banchiere umanista
Il 27 luglio di cinquant’anni fa scomparve Raffele Mattioli, il più prestigioso banchiere italiano del Novecento (Luigi Einaudi lo fu come “banchiere centrale”, quale Governatore di Banca d’Italia). Mattioli fu al tempo stesso uomo di insigne cultura, “banchiere umanista”, tecnico di prim’ordine, attento utilizzatore delle nuove tecnologie, profondo conoscitore dei rischi dell’attività bancaria, come il rischio di liquidità, la cui sottostima fu una delle cause principali della grave crisi bancaria degli anni Trenta del secolo scorso.
Fu Giovanni Malagodi colui che conobbe meglio Mattioli e che ha lasciato un “Profilo di Raffaele Mattioli” dove compì anche una sintetica autobiografia dei suoi anni giovanili, ricordò il padre Olindo, di Cento (fra Ferrara e Bologna), prestigioso giornalista e banchiere, grande amico di Giovanni Giolitti col quale collaborò a scrivere le sue “Memorie” (Giovanni mi raccontò che lui, ventenne, ne corresse le bozze).
Per Malagodi, Mattioli era un «uomo multiforme», come «tutti constatavano giornalmente». In ognuna delle forme della sua attività era instancabile, le alternava, le approfondiva senza riposo.
C’era in lui una vera e propria incapacità all’ozio, per quanto elegante o mascherato. Fino all’estremo lesse, indagò e discusse. Amava citare il detto di Croce: «In ozio stupido la morte non ci può trovare». Malagodi approfondì innanzitutto i riferimenti culturali di Mattioli trovando in Benedetto Croce il suo punto di riferimento. Al banchiere Mattioli, Malagodi dedicò quasi una storia, in larga parte autobiografica, della Banca Commerciale Italiana, dalle sue difficoltà al suo salvataggio, negli anni Trenta, da parte della allora neocostituita IRI, ai difficilissimi anni della seconda guerra mondiale.
E, poi, i tragici eventi mesi dell’Italia divisa in due, quindi la ricostruzione dell’Italia postbellica, gli anni cinquanta. Malagodi ricordava in particolare l’imponente e continua opera di Mattioli nel campo della cultura con l’acquisto e lo sviluppo della Casa editrice Ricciardi, la fondazione dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli, il contributo alla creazione della Fondazione Longhi di Firenze, le amicizie con innumerevoli uomini, da Cabiati, Einaudi e Sraffa nel campo economico a Pancrazi e a Schiaffini nel campo della critica, a Bacchelli nel campo della creazione letteraria e storica, e a tanti altri. Amicizia, per lui, voleva sempre dire scambio di idee, stimolo, apertura ai suggerimenti altrui.
Nell’ottobre 1934 Malagodi, su incarico di Mattioli, espose al Comitato della Direzione Centrale della Banca Commerciale Italiana il proprio rapporto per la riorganizzazione delle filiali italiane: Malagodi ridefiniva tutti gli aspetti del lavoro di filiale, nessuno escluso, con una metodologia e sistematicità che in superficie potrebbero apparire quasi non umane, ma erano frutto della sua nitida razionalità e del suo grande entusiasmo ed impegno nel lavoro.
Gli organi direttivi della Comit, guidati da Mattioli, approvarono subito il piano di Malagodi che implicava, dopo la grande crisi bancaria, anche un’opera di aggiornamento degli organici per compiti nettamente superiori rispetto a quelli precedenti. I questionari che Malagodi definiva per le strutture corrispondevano ai pilastri della riforma da lui ideata assieme a Mattioli: serietà, capacità di collaborare, senso di iniziativa e di responsabilità da un lato, e dall’altro conoscenze tecniche sui vari settori bancari. Per Mattioli, Malagodi realizzò anche il famoso “modulo 253” che fu scritto da Giovanni in sole ventiquattro ore e rappresentò la base della riorganizzazione bancaria italiana comprendente, come Malagodi stesso scrisse, «un’esposizione sistematica di come si debba studiare un credito ordinario e determinarne la validità, la liquidità e la redditività per la banca che lo concede».
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Come la guerra in Ucraina ridisegnerà lo scenario geopolitico europeo
La sicurezza e la stabilità del continente europeo sono sempre state una priorità fondamentale per gli Stati Uniti. Un elemento chiave di questa stabilità era, seppur sotto traccia, quello di impedire la nascita di un’entità unificante che potesse trasformare l’Europa in un potente concorrente strategico.
Durante la guerra fredda, quando l’Unione Sovietica era il principale avversario, la presenza fisica militare statunitense fu considerata la soluzione migliore per arrivare all’obiettivo e la Nato l’elemento operativo per raggiungerlo. In virtù di una minaccia comune, l’unificazione militare delle nazioni europee occidentali nella Nato permise di bloccare il dominio dell’Urss sul continente, mentre una abile politica di divide et impera impedì la trasformazione della nascente Ue in una entità politica abbastanza forte da competere con la leadership degli Stati Uniti.
Dopo la guerra fredda, per quasi trent’anni, l’allargamento a est dell’Ue e della Nato è stato funzionale a espandere l’area di sicurezza e stabilità in Europa, riducendo al contempo le possibilità di una rinascita della Russia e quindi di una rinnovata minaccia. La ridotta rilevanza della Nato, dovuta al meno probabile confronto militare, fu compensata da un maggiore sforzo nell’affrontare la stabilizzazione e la pacificazione di diverse aree del mondo divenute instabili anche a causa della fine del confronto bipolare, della frammentazione geopolitica e del conseguente vuoto di potere.
L’ascesa della Cina come nuovo concorrente strategico e il naturale spostamento verso il Pacifico degli interessi statunitensi, insieme a un costo valutato troppo alto per risultati troppo limitati dello sforzo di stabilizzazione a livello mondiale, hanno portato gli Usa a ricercare una nuova strategia per risolvere un importante dilemma geopolitico: come affrontare la nuova minaccia nel Pacifico pur continuando a garantire la stabilità del continente europeo nei termini voluti. In sintesi, le domande a cui dare risposta erano:
Come migliorare la capacità degli alleati europei di esprimere una loro più credibile deterrenza nei confronti della Russia insieme a una capacità di affrontare in modo più autonomo le questioni di sicurezza regionale, impedendo allo stesso tempo all’Unione europea di diventare un centro di potere indipendente?
Come allineare i Paesi dell’Ue in un nuovo confronto strategico, guidato dagli Stati Uniti, con la Cina in forte crescita?
Come prevenire ogni possibile influenza o potere della Russia sull’Europa o un’intesa euro-russa basata su interessi economici comuni?
Per la prima domanda, la risposta fu trovata nei nuovi impegni Nato (2% del Pil per la difesa e 20% di quello per gli investimenti), nella richiesta di una maggiore condivisione degli oneri (burden sharing) e nel consentire agli Stati membri dell’Ue di sviluppare una maggiore coordinazione e collaborazione in materia di difesa. Allo stesso tempo, tuttavia, gli Usa hanno ricercato e mantenuto una forte intesa bilaterale per la difesa con i Paesi dell’Est (e non solo), anche attraverso la fornitura privilegiata di equipaggiamenti americani, per garantire il predominio della Nato su qualsiasi iniziativa Ue ed evitare qualsiasi disaccoppiamento (decoupling) militare tra Usa e Ue.
Per dare risposta alla seconda domanda, la soluzione è stata trovata mantenendo una forte rilevanza della Nato quale organismo non solo per la difesa collettiva dell’Europa, ma anche come principale riferimento per la Difesa tout-court, aprendo allo stesso tempo sempre più la Nato ai partner asiatici. Inoltre, sviluppando un accresciuto dibattito tra gli alleati sulle possibili minacce provenienti dall’area del Pacifico, l’obiettivo rimane quello di portare la Nato a essere più coinvolta nel nuovo shift strategico degli Stati Uniti, assicurando in tal modo, come minimo, un allineamento delle nazioni europee con gli Stati Uniti nel nuovo confronto geopolitico.
Passando al terzo punto, il modo per ridurre le crescenti relazioni Ue-Russia, basate sullo scambio di prodotti e risorse finanziarie in cambio di risorse naturali, è stato a lungo problema irrisolto per gli Usa. Senza alcuna minaccia evidente, infatti, le considerazioni economiche sono sempre state predominanti su quelle geopolitiche e strategiche, specialmente nelle nazioni europee abituate a considerare la pace permanente come un obiettivo raggiunto e la deterrenza degli Stati Uniti attraverso la Nato come un dato di fatto per sempre.
L’aggressione russa all’Ucraina ha generato un cambiamento in questa situazione, aprendo a uno scenario con due possibili esiti.
Pragmaticamente, sia in caso di guadagni territoriali Ucraini con l’offensiva in corso o di uno stallo intorno a una linea da stabilire, il confronto militare attivo Ucraina-Russia diminuirà fino a quasi diventare residuale, a causa del fatto che entrambi i contendenti sono esausti e bisognosi di tempo per recuperare. Anche con una solida tregua, tuttavia, un conflitto congelato o una disputa irrisolta nell’est europeo creeranno comunque un nuovo scenario geopolitico.
Un esito sicuramente positivo del conflitto in corso per gli Stati Uniti, quindi, sarebbe una Europa divisa in tre aree geopolitiche: una Russia indebolita, bisognosa di molto tempo per riprendersi, con molti problemi interni e limitata dalle sanzioni in corso, e uno spazio europeo gestito da un debole coordinamento dell’Ue e composto da due parti distinte, una orientale (Baltico, Paesi nordici, sud-est europeo e Ucraina) e una occidentale composta dalle originarie nazioni dell’Ue. Queste due diverse entità geopolitiche faranno entrambe parte del blocco europeo formalmente a guida Ue, pacificato e stabile, ma il primo gruppo (orientale) resterà politicamente molto più orientato agli Stati Uniti e alla Nato, per evidenti e pressanti esigenze di difesa verso la Russia.
Operativamente, tale blocco impedirà ogni possibile evoluzione dell’Ue verso l’obiettivo di diventare un attore geopolitico significativo. Al secondo gruppo di nazioni, quindi, sarà impedito di raggiungere un più alto grado di unità mediante un più alto grado di autonomia strategica, così condannando tutte le nazioni europee a un ruolo subordinato agli Stati Uniti e all’irrilevanza geopolitica. Situazione, quest’ultima, certamente non favorevole al perseguimento dei legittimi interessi delle singole nazioni o comuni.
Gli Stati membri originari dell’Ue, tuttavia, potrebbero evitare questo scenario cogliendo l’opportunità della mutata situazione di sicurezza e agendo rapidamente per prevenire le condizioni che potrebbero portare a tale risultato. Invece di occuparsi di attività di breve termine e corto respiro, i Paesi più willing and able dell’Ue dovrebbero concordare un’agenda politica con chiare attività da fare per ridefinire l’architettura di sicurezza e difesa dell’Ue, gli obiettivi e i mezzi per raggiungerli, eventualmente accettando, come è stato con l’euro, un iniziale diverso grado di integrazione.
Questa strategia comporterebbe in qualche modo un ritorno alle origini nell’utilizzo della Pesco o la messa a punto di un nuovo analogo strumento per consentire agli Stati membri originari dell’Ue (con qualche altro partner) di accelerare la costruzione di un’Europa della difesa più integrata sul piano politico, militare e industriale in grado di esprimere un’adeguata sovranità strategica, lasciando aperta la strada per successivi allargamenti ma solo a condizione che non avvenga a discapito della condivisione di questo obiettivo.
Air diplomacy, così l’Aeronautica italiana si esercita in Giappone
L’Aeronautica militare e la Forza di autodifesa giapponese (Jasdf) condurranno una esercitazione militare congiunta che vedrà i velivoli delle due Forze armate addestrarsi insieme su diverse attività in scenario operativo sul sedime della base aerea giapponese di Komatsu. L’esercitazione, che si svolgerà dal 4 all’8 agosto, vedrà rischierare in Giappone diversi assetti aerei. L’Italia porterà in Giappone velivoli dalle caratteristiche di impiego molto diverse, inclusi i caccia di quinta generazione F-35, i tanker KC-767A, il nuovissimo Caew (Conformal airborne early warning) G-550 e i velivoli da trasporto tattico C-130J. L’invio di mezzi e personale nel Paese del Sol levante richiederà una complessa e minuziosa operazione logistica, che sarà anche un importante test della rete di comando e controllo e della propria capacità di proiettare, sostenere e far operare assetti in un teatro lontano (definita expeditionary).
La presenza italiana nell’Indo-Pacifico
L’iniziativa congiunta nell’arcipelago ha sicuramente l’importante ruolo di rafforzare i legami tra Roma e Tokyo ed è volta ad accrescere ulteriormente le competenze delle reciproche Forze aeree in termini di interoperabilità e di capacità operativa, rientra nell’ambito dei più ampi rapporti di collaborazione tra Italia e Giappone, e rappresenta anche un ulteriore tassello nell’interessamento del nostro Paese nella regione dell’Indo-Pacifico. Questo rapporto, che include anche l’accordo tra Aeronautica militare e Jasdf per la formazione dei piloti presso l’International flight training school (Ifts), basata a Decimomannu, è caratterizzato anche dalla collaborazione sul progetto per il caccia di nuova generazione Global combat air programme (Gcap).
Collaborazione italo-giapponese
A fine giugno, tra l’altro, si sono incontrati a Palazzo Aeronautica a Roma i ministri della Difesa dei Paesi Gcap. Presenti per l’Italia Guido Crosetto, ministro della Difesa, per il Regno Unito Ben Wallace, segretario alla Difesa, e per il Giappone Atsuo Suzuki, viceministro della Difesa. L’incontro si è svolto in un clima positivo, e ha permesso di compiere passi in avanti verso la costituzione del consorzio alla base del Gcap. Il vertice è seguito a quello avvenuto a marzo in Giappone, quando Crosetto e Wallace incontrarono il ministro Yasukazu Hamada per discutere i prossimi passi verso lo sviluppo congiunto del Gcap, a margine del Dsei Japan, la principale manifestazione dedicata al settore della Difesa integrato giapponese. Una nuova riunione a tre potrebbe tenersi entro l’autunno. E, se la rotazione venisse rispettata, si dovrebbe tenere su suolo britannico, con la presenza del viceministro Suzuki.
Il Gcap
Il progetto del Global combat air programme prevede lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo integrato, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso, provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione, al sostegno al combattimento, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al Tempest di essere fin dalla sua concezione progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.
Il programma congiunto
L’avvio del programma risale a dicembre del 2022, quando i governi di Roma, Londra e Tokyo hanno concordato di sviluppare insieme una piattaforma di combattimento aerea di nuova generazione entro il 2035. Nella nota comune, i capi del governo dei tre Paesi sottolinearono in particolare il rispettivo impegno a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, a difesa della democrazia, per cui è necessario istituire “forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile”. Grazie al progetto, Roma, Londra e Tokyo puntano ad accelerare le proprie capacità militari avanzate e il vantaggio tecnologico. Ad aprile, tra l’altro, l’Italia ha lanciato la Gcap acceleration initiative per accelerare lo sviluppo di tecnologie relative al Global combat air programme. Destinata a aziende e centri di ricerca, lo scopo dell’iniziativa è raccogliere le migliori proposte volte per la piattaforma Gcap per lavorare insieme a soluzioni innovative che possano essere applicate nel processo di maturazione tecnologica.
Le altre esercitazioni del Giappone
L’esercitazione italiana seguirà quella in corso sempre in Giappone tra Parigi e Tokyo, la prima tra jet di combattimento tra i due Paesi. La Forza di autodifesa aerea giapponese parteciperà con tre caccia F-15 e due F-2, un aereo da trasporto KC-767 e un aereo da trasporto C-2, mentre la Forza aerea e spaziale francese schiererà due caccia Dassault Rafale, un aereo da trasporto Airbus A330 Multi-Role Tanker e un aereo da trasporto Airbus A400M, oltre a un contingente di circa 120 militari. L’iniziativa dimostra soprattutto il forte impegno della Francia ad espandere la propria presenza nell’Indo-Pacifico. L’ambito aereo nella quale l’esercitazione franco-giapponese è anche significativo, dal momento che Tokyo fa parte del programma per il caccia di sesta generazione con Italia e Uk Gcap, parallelo (e concorrente) a quello franco-tedesco Fcas.
In Cina e Asia – L’Assemblea nazionale del popolo squalifica Qin Gang dalla carica di ministro degli Esteri
I titoli di oggi:
Cina, l'Assemblea nazionale del popolo squalifica Qin Gang dalla carica di ministro degli Esteri
Corea del Nord, arrivano le delegazioni russa e cinese. E Kim visita le tombe dei soldati cinesi
Pacifico, Blinken a Tonga per aprire una nuova ambasciata
Myanmar, la giunta emette una nuova banconota e scatta il panico inflazionistico
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Lo sportswashing dietro il calcio milionario dei sauditi
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di Michele Giorgio
(questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto)
Pagine Esteri, 26 luglio 2023 – Per i club di tutto il Golfo e non solo dell’Arabia saudita qualche star del calcio internazionale era già transitata negli anni scorsi. Si trattava di calciatori decisi a chiudere la carriera incassando qualche milione di dollari con poco sforzo. Per gli Emirati è passato da allenatore persino il più grande di tutti, Diego Maradona. Però non si era mai vista una valanga di milioni di dollari come quella che i club sauditi investono dal 2021 nel calcio mondiale. Con ingaggi stratosferici stanno mettendo sotto contratto calciatori di altissimo livello. Il primo è stato Cristiano Ronaldo, a fine carriera ma sempre in forma, che in Arabia saudita guadagna 200 milioni di euro a stagione. E quest’anno i sauditi saccheggiano anche il campionato italiano al quale hanno strappato un talento cristallino come Milinkovic-Savic, 28enne e all’apice della carriera, che nella sua nuova squadra, l’Al-Hilal di Riyadh, la più vincente del campionato locale, troverà l’ex difensore di Napoli e Chelsea Kalidou Koulibaly. L’Al Nassr, dove gioca Ronaldo, ha preso il centrocampista dell’Inter Marcelo Brozovic.
Il fenomeno saudita è stato paragonato ad altri simili visti di recente, come la Cina che però si è sgonfiato abbastanza prestp. Dietro c’è una strategia anche politica del controverso, a dir poco, principe ereditario Mohammed bin Salman che evidentemente ha inserito il calcio nel suo piano Vision 2030 di «modernizzazione» del regno. Non è per caso che i quattro top club sauditi – Al Hilal, Al Ittihad, Al Nassr e Al Ahli – siano ora controllati al 75% dal Public Investment Fund (Pif) – il fondo di investimento da 650 miliardi di dollari del governo saudita – che le controlla al 75 per cento. Il Pif due anni fa ha comprato anche il Newcastle in Premier e il team di F1 Aston Martin.
Secondo le notizie che girano, la Saudi Premier League (Spl) sotto la spunta di Mns punterebbe a diventare in 5-6 anni una delle dieci migliori leghe dal punto di vista tecnico, commerciale, finanziario e mediatico così da aprire la strada al Mondiale in Arabia saudita che salderebbe i conti con i cugini-rivali del Qatar. Ma le ombre sono tante su queste ambizioni in apparenza sportive e di puro interesse economico. Ed è forte il sospetto di sportwashing, ossia di una imponente operazione di immagine che attraverso il pallone punta a nascondere o, peggio, a far dimenticare completamente alla comunità internazionale le accuse di gravi violazioni di diritti umani e politici che l’Arabia saudita si porta dietro da sempre, assieme alla criminalizzazione dell’omosessualità e alla negazione di diritti fondamentali per le donne. Accuse a cui si aggiungono il brutale omicidio nel 2018 del giornalista dissidente Jamal Khashoggi di cui, si afferma da più parti, il mandante sarebbe stato proprio Mohammed bin Salman, e i crimini attribuiti a Riyadh per i bombardamenti in Yemen che dal 2015 hanno ucciso migliaia di civili.
E lo sportwashing funziona. Post e messaggi positivi sull’Arabia saudita da parte di Cristiano Ronaldo si stanno dimostrando efficaci. Così come è stata efficace la decisione presa dai Saud di ospitare finali di coppa di club europei e altri eventi sportivi, incluso il Gran Premio di F1. E se Lionel Messi ha scelto un’altra lega per chiudere la sua fenomenale carriera, comunque il campione argentino è stato ingaggiato per promuovere il regno in giro per il mondo. Da mesi e in queste ultime settimane in modo particolare, milioni di italiani e cittadini europei seguono le notizie da Riyadh solo per i petrodollari che vanno nelle tasche di questo o quel calciatore.
Nel frattempo nel rapporto sull’Arabia saudita 2022-23 di Amnesty International si legge che «Le autorità hanno preso di mira persone che avevano esercitato pacificamente i loro diritti alla libertà d’espressione e associazione» che «I difensori dei diritti umani sono stati maltrattati in carcere o soggetti a divieti di viaggio come condizione per il loro rilascio» e ancora che «I tribunali hanno emesso condanne alla pena capitale contro persone, anche minorenni, al termine di processi gravemente irregolari», tra cui membri di una tribù che si erano opposti allo sgombero dalle loro case. I lavoratori migranti hanno continuato a subire abusi e sfruttamento e, aggiunge Amnesty, «l’entrata in vigore di una legge sullo status personale, ha codificato a livello legislativo il sistema di tutoraggio maschile e la discriminazione contro le donne». Sarebbero migliaia i prigionieri di coscienza in Arabia saudita. Pagine Esteri
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L'articolo Lo sportswashing dietro il calcio milionario dei sauditi proviene da Pagine Esteri.
PRIVACYDAILY
#40 / Di telecamere, peculiari attivisti e strane priorità
Entro il 2025 mille nuove telecamere a Roma
Il sindaco Gualtieri ha già dato disposizioni per far sì che Roma sia sicura per residenti e turisti in occasione del Giubileo del 2025: mille nuove telecamere, una sala operativa super smart per la polizia e un SOC (Cybersecurity Operation Center) per garantire la sicurezza delle telecamere e della sala operativa1. La sicurezza della sicurezza prima di tutto.
Di tutta questa sicurezza, ne saranno certamente felici gli amici romani. Finalmente potranno essere ripresi in tempo reale mentre vengono derubati in metro.
Hey, il portafoglio sparirà comunque e nessuno certamente sarà né catturato né processato — ma almeno saprete che da qualche parte c’è un vigile urbano che vi osserva, che veglia su di voi, e che prova tanta compassione. Mentre sorseggia il suo caffé con panna.
Lo so, forse sono eccessivamente critico. Magari le telecamere funzionano davvero come mezzo di repressione del crimine. In effetti, Milano è la città con più telecamere d’Italia ed è anche la più sicura. Che gli operatori del 112 la chiamino amichevolmente la Gotham City d’Italia è solo uno scherzo. È sicurissima, fidatevi. Soprattutto in zona Stazione Centrale, che è letteralmente invasa di telecamere.
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Blade Runners, gli attivisti che non ci meritiamo
Non tutti la pensano come Gualtieri e altri sindaci illuminati che non vogliono altro che il nostro benessere e sicurezza. In UK in particolare è da poco nato un movimento chiamato “Blade Runners” che ha una missione particolare: distruggere ogni telecamera di videosorveglianza nella città di Londra2.
A loro la sorveglianza di massa non piace, e non gli piace neanche l’espansione illimitata delle nuove ZTL videosorvegliate che da qualche tempo vengono spacciate come soluzione contro il cambiamento climatico.
Questi gentiluomini, che chiaramente non ci meritiamo, stanno progressivamente distruggendo e smantellando ogni telecamera. Un esponente, rimasto anonimo, ha recentemente dichiarato che non si fermeranno fino a che non le avranno distrutte tutte “no matter what”.
Pare che la loro azione sia stata così efficiente finora da aver messo in crisi le autorità locali, che potrebbero perfino decidere di sospendere il progetto ULEZ, simile alla Area B di Milano (una ZTL), per mancanza di apparati di sorveglianza.
Nel dissociarmi da queste terribili notizie di danneggiamento di proprietà pubblica, mi limito a dire che sarebbe davvero terribile se nascessero gruppi di emulazione in altre città europee, vista la fatica e l’amore che i nostri sindaci impiegano per tenerci al sicuro.
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Le strane priorità della Bank of England
La Bank of England ha deciso di dedicare il settimo piano del suo edificio a bagni unisex, o per meglio dire “gender neutral”. La decisione segue una serie di politiche inclusive e alcune dichiarazioni peculiari, anch’esse inclusive, come ad esempio il fatto che chiunque possa avere una gravidanza3.
Voi pensavate che alla Bank of England fossero impegnatissimi a scongiurare la più grande crisi finanziaria del secolo e contrastare l’inflazione (che loro stessi hanno causato). E invece no. Qua bisogna essere inclusivi. Ma perché parlarne su queste pagine?
Perché la questione dei bagni “gender neutral” riguarda molto da vicino anche la privacy e la dignità delle donne, per ovvi e oggettivi motivi, che però oggi sembrano essere fuori dalla portata delle più elevate menti dei nostri continenti.
Condividere un bagno o uno spogliatoio con persone dell’altro sesso può infatti essere un’esperienza negativa per molte donne, che magari preferirebbero non farsi guardare nude da persone dotate di prostata (questo è linguaggio inclusivo?).
D’altronde, se così non fosse, potremmo tutti già oggi usare bagni e spogliatoi uguali per tutti. Se nel corso della storia umana abbiamo deciso di separarli, forse un motivo c’era.
Nella letteratura in materia di privacy (in particolare Solove) si fa spesso riferimento all’impatto di azioni che in qualche modo invadono la sfera privata fisica della persona contro la sua volontà. L’esposizione forzosa di funzioni corporee o di nudità, unita alla sensazione di intrusione nella propria sfera privata, può infatti causare notevoli disagi psicologici nelle persone, oltre ad alterazioni dei loro comportamenti e perfino aumentare il rischio di micro-conflitti e violenze.
Senza contare che i bagni, in generale, sono spesso frequentati anche da bambini — o da adulti con capacità intellettuali di bambini, nel caso delle Banche Centrali.
Quale genitore sarebbe felice di sapere che nel bagno o nello spogliatoio in cui si cambia sua figlia tredicenne dopo l’allenamento è presente anche una persona dotata di prostata di mezza età che ha deciso da un momento all’altro di farsi chiamare Jessica?
In che modo un’imposizione così violenta, che viola la privacy e la dignità delle donne a favore di alcune persone dotate di prostata, può dichiararsi inclusiva? Dov’è finito il femminismo di una volta?
Torna la Privacy Week
Torna la Privacy Week, quest’anno alla sua terza edizione. Un festival di cinque giorni a Milano in cui si alterneranno tanti eventi interessanti come hackaton, interviste, dibattiti, tavole rotonde, serate e incontri di networking. Anche quest’anno tutti gli eventi potranno essere visti comodamente da casa su www.privacyweek.it, mentre per alcuni ci si potrà anche registrare e partecipare dal vivo per chi volesse (posti limitati).
Privacy Week 2023 si terrà dal 25 al 29 settembre e naturalmente ci sarò anch’io, per chi volesse scambiare due chiacchiere dal vivo. Il palinsesto, che è ancora in corso di definizione, è già descritto qui.
Nel frattempo, vi consiglio la registrazione alla piattaforma anche per ricevere la newsletter settimanale e ricevere tutti gli aggiornamenti sulle varie attività!
Meme della settimana
Citazione della settimana
“Don't feel sorry for yourself. Only assholes do that.”
Haruki Murakami
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romatoday.it/politica/sicurezz…
Giornata Nazionale del Cinema per la Scuola: appuntamento a Palermo dal 16 al 18 ottobre per promuovere le opere audiovisive realizzate nell'ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Giornata Nazionale del Cinema per la Scuola: appuntamento a Palermo dal 16 al 18 ottobre per promuovere le opere audiovisive realizzate nell'ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola.Telegram
“INTELLIGENZA ARTIFICIALE, TRA PAURE E OPPORTUNITÀ”
INTELLIGENZA ARTIFICIALE, TRA PAURE E OPPORTUNITÀ. Ne scrivo su LiberEtàQui il link all’anteprima libereta.it/test/wp-content/up…
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Zaki libero, Assange sepolto vivo. I due volti dell'Occidente | l'interferenza
«Il mondo occidentale esulta per la liberazione del giovane Zaki e nello stesso tempo seppellisce vivo Assange mentre ha già lasciato che fossero seppelliti vivi il leader palestinese di Al Fatah, Marwan Barghouti, e il curdo Ocalan, entrambi imprigionati da più di vent’anni e destinati a non uscire più, come del resto lo stesso Assange, “colpevole” di aver denunciato i crimini dell’esercito americano in Iraq.»
I "fili" di Meta potrebbero creare o distruggere il Fediverso: la promessa di rendere Threads compatibile con ActivityPub ha diviso i sostenitori del Fediverso
"La comunità di Fediverse è stata messa in moto, a causa della paura e dell'odio per Meta, e anche dell'entusiasmo", afferma Dmitri Zagidulin, uno sviluppatore che guida il gruppo del World Wide Web Consortium (W3C) responsabile della discussione sul futuro di ActivityPub. La prospettiva che Meta si unisca al movimento decentralizzato ha persone che cercano di ravvivare i loro progetti e prepararsi per i riflettori. “Ci sono riunioni furiose. Contributi in corso di richiesta. Richieste pull. Spinge per una migliore sicurezza, una migliore esperienza utente. Meglio tutto", dice.
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Il futuro meccanismo dei social network dipenderà dal successo (o flop) di Threads
La scommessa di Meta è quella di creare un unico grande sistema di condivisione dei contenuti in modo che le varie app social siano interoperabili tra loro, grazie al protocollo di rete chiamato #ActivityPub
Malumori interni a parte, l’ultima parola spetterà a #Meta: se la compagnia implementerà gli strumenti necessari per aderire al fediverso, difficilmente la si potrà fermare. Non sarà la salvezza di Internet come prefigura qualcuno, ma ne vedremo sicuramente delle belle. Tra queste, forse, anche il definitivo tramonto di #Twitter. Chissà.
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Ten MEPs ask EU Commission for a moratorium on tracking of users
Ten Members of the European Parliament asked the European Commission on Wednesday (19 July) for a moratorium on tracking users online, and more details on how it intends to apply the EU's new digital rules in this domain.
Perquisita la sede della testata di alimentazione Gift Great Italy Food Trade e la casa dell'avvocato giornalista Dario Dongo della testata online
@Giornalismo e disordine informativo
Milano - "Cinque funzionari della squadra mobile di Pescara si sono presentati presso la sede del sito di informazione indipendente Gift (greatitalianfoodtrade.it) su ordine del sostituto procuratore incaricato e del procuratore capo della Procura di Pescara, per perquisire la sede operativa del sito web. Al termine dell'azione, protrattasi per 6 ore, sono stati sequestrati tutti i dispositivi (cellulare, tablet, computer portatile) del fondatore, Dario Dongo, giornalista, tra i massimi esperti di diritto alimentare europeo". Lo ha reso noto l'ufficio stampa milanese di Gift e del Fatto Alimentare, due media specializzati sull'alimentazione e l'industria alimentare, al centro anche di inchieste di rilievo giudiziario.
Protesta dei sindacati dei Cronisti per tutela delle fonti giornalistiche un secco NO a qualsiasi forma di intimidazione e limiti alla libertà di stampa.
PS: Gift ItalyFoodTrade è un media online specializzato sull'alimentazione e l'industria alimentare, al centro anche di inchieste giornalistiche di rilievo giudiziario.
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#39 / Di cacche di cane e privacy
Il piccolo comune di Béziers invaso dalle cacche di cane - oppure no
Robert Ménard è il sindaco di Béziers, un piccolo comune sulla costa della Francia meridionale. Robert Ménard ha un problema: le cacche di cane lasciate in giro per strada.
Cosa farebbe una persona normale per affrontare questa grave piaga sociale? Magari cercherebbe di sensibilizzare i cittadini; o forse potrebbe distribuire “gratuitamente” bustine per raccogliere la cacca dei cani. O magari, non farebbe proprio nulla e penserebbe a risolvere questioni più importanti di qualche cacca per terra.
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E invece no. Il caro Robert non è certo una persona qualunque e non si farà intimorire da qualche cacca di cane. La soluzione è tanto semplice quanto grottesca: obbligare tutti i residenti a schedare il DNA del loro cane, cosicché attraverso i campioni dalle feci lasciate in terra si possa scovare il colpevole a quattro zampe e — di riflesso — il suo padrone.
“È necessario punire i cittadini per farli comportare meglio”, afferma Robert France Bleu Radio.
Hey Robert, ma siamo sicuri che punire i cittadini per modificare il loro comportamento sia il ruolo di un sindaco?
Anche Alto Adige, Genova e Roma sommerse dalla cacca di cane - oppure no
Robert Ménard non è però solo nel suo dramma. Ho infatti scoperto che anche in Alto Adige sarà obbligatoria dal 31 dicembre 2023 la profilazione genetica di tutti i cani residenti1. Lo scopo, a dire dell’assessore provinciale Arnold Schuler è identificare gli escrementi dei cani e sanzionare i proprietari che non raccolgono. Accidenti, non pensavo che anche in Alto Adige fosse così pieno di cacche di cane da richiedere tali interventi.
Pare che diverse città e regioni siano interessate al “progetto pilota” dell’Alto Adige. Ad esempio gli assessori del comune di Genova hanno incontrato Schuler per valutare la possibilità di rendere obbligatoria questa profilazione genetica. E dire che a Genova ci vado spesso e non ho mai pestato una cacca di cane. Evidentemente sono molto fortunato.
Anche a Roma qualcuno è impegnato nell’arduo compito di mitigare il flagello delle deiezioni canine. Il consigliere del XV municipio Max Petrassi (Italia Viva)2 ha però avuto un’idea originale e innovativa: obbligare i cittadini romani a schedare geneticamente i loro cani e poi effettuare test sulle cacche per scovare i malfattori e multarli. Aspetta… dove l’ho già sentita questa?
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Il business delle cacche di cane
Okay qui c’è qualcosa che puzza. Possibile che tutte queste menti illuminate siano improvvisamente arrivate alla stessa conclusione? Mah. Più probabile invece che ci sia qualche azienda, come PooPrints — che fattura più di 7 milioni di euro l’anno — che ha inventato questa articolata soluzione per risolvere un non-problema.
Più probabile che sindaci, consiglieri e assessori, ben poco illuminati, vogliano far bella figura emulando altri che prima di loro sono cascati nelle braccia del dipartimento marketing di qualche azienda con troppa fuffa da vendere.
In effetti basta googlare per vedere molti esempi di altre città che hanno adottato soluzioni tecnologiche uguali a quelle proposte in Francia e Italia: Tel Aviv3, Denver4, Mallorca5…
Esiste davvero un problema globale di cacche non raccolte, o questi politici stanno invece usando soldi estorti ai cittadini per inventare complessi schemi di sorveglianza e tassazione occulta?
Sì, perchè schedare geneticamente il cane significa anche sorvegliare indirettamente il proprietario. Come dichiarato anche dall’azienda PooPrints6, una volta schedato il DNA del cane sarà possibile tracciarlo ovunque nel mondo, e con lui il suo padrone.
Qualcuno potrebbe dire che ci sono modi migliori per sorvegliare le persone. Certo, ma non per questo bisogna sottovalutare e accettare un ulteriore ingerenza dello Stato nella nostra vita.
Per quanto riguarda la tassazione occulta invece non c’è molto da dire: queste schedature genetiche si pagano (circa €65). Chi non lo fa, sarà sanzionato. Un buon modo per far cassa, anche senza raccogliere cacche in giro. In Alto Adige si stimano 45.000 cani registrati, che equivale a un’entrata di quasi 3 milioni di euro. Così, de botto.
Le grandi cose arrivano dalle piccole cose
La questione, abbastanza ridicola, dovrebbe farci riflettere sul potenziale distruttivo della tecnologia nelle mani di politici che non vedono l’ora di spendere i nostri soldi per inventarsi fantasiosi modi per renderci la vita più difficile.
A qualcuno potrà sembrare una piccola cosa; perfino una misura ragionevole per insegnare una lezione agli incivili. Se non fosse che, dato il copia-incolla di questa incredibile “soluzione” è molto probabile che la cacca del cane non sia altro che un pretesto, e che gli incivili siano in verità ben pochi.
In ogni caso: grandi cose vengono costruite a partire dalle piccole. Ieri era l’obbligo di microchip, oggi è la schedatura genetica. Domani sarà un collare GPS collegato alle forze dell’ordine. O qualche altra diavoleria che inevitabilmente finirà per intaccare quel poco di privacy che ci rimane, pure quando interagiamo col nostro cane.
Ma parliamo anche della questione ontologica. È evidente che l’oggetto dell’intervento non è il cane, ma il padrone. Il cane, in quanto avente una relazione diretta col padrone, è uno strumento attraverso cui estrarre risorse e punire i cittadini; d’altronde sono loro ad essere responsabili del comportamento del cane, no?
Perché allora non fare lo stesso coi bambini? Perché non obbligare ogni genitore a legare un braccialetto elettronico con GPS alla caviglia dei figli? Qual è la differenza tra un cane che caga davanti alla porta di casa del sindaco e un ragazzino che gli disegna un pisello sul muro? Entrambi sono soggetti all’autorità e alla responsabilità del padrone/genitore.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“It's only because of their stupidity that they're able to be so sure of themselves.”
Franz Kafka
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news.provincia.bz.it/it/news/p…
roma.repubblica.it/cronaca/202…
timesofisrael.com/tel-aviv-wil…
denverpost.com/2019/12/07/denv…
theolivepress.es/spain-news/20…
cnbc.com/2018/12/19/pooprints-…
#39 / Di cacche di cane e privacy
Il piccolo comune di Béziers invaso dalle cacche di cane - oppure no
Robert Ménard è il sindaco di Béziers, un piccolo comune sulla costa della Francia meridionale. Robert Ménard ha un problema: le cacche di cane lasciate in giro per strada.
Cosa farebbe una persona normale per affrontare questa grave piaga sociale? Magari cercherebbe di sensibilizzare i cittadini; o forse potrebbe distribuire “gratuitamente” bustine per raccogliere la cacca dei cani. O magari, non farebbe proprio nulla e penserebbe a risolvere questioni più importanti di qualche cacca per terra.
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“È necessario punire i cittadini per farli comportare meglio”, afferma Robert France Bleu Radio.
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Anche Alto Adige, Genova e Roma sommerse dalla cacca di cane - oppure no
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Pare che diverse città e regioni siano interessate al “progetto pilota” dell’Alto Adige. Ad esempio gli assessori del comune di Genova hanno incontrato Schuler per valutare la possibilità di rendere obbligatoria questa profilazione genetica. E dire che a Genova ci vado spesso e non ho mai pestato una cacca di cane. Evidentemente sono molto fortunato.
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Ma parliamo anche della questione ontologica. È evidente che l’oggetto dell’intervento non è il cane, ma il padrone. Il cane, in quanto avente una relazione diretta col padrone, è uno strumento attraverso cui estrarre risorse e punire i cittadini; d’altronde sono loro ad essere responsabili del comportamento del cane, no?
Perché allora non fare lo stesso coi bambini? Perché non obbligare ogni genitore a legare un braccialetto elettronico con GPS alla caviglia dei figli? Qual è la differenza tra un cane che caga davanti alla porta di casa del sindaco e un ragazzino che gli disegna un pisello sul muro? Entrambi sono soggetti all’autorità e alla responsabilità del padrone/genitore.
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news.provincia.bz.it/it/news/p…
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denverpost.com/2019/12/07/denv…
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chiamare il verde pedonale a #Roma, e ricevere in cambio inutili cinguettii elettronici
Mi piacerebbe che la funzione del pulsante fosse specificata: con il miraggio di attraversare prima inneschiamo solo indesiderato inquinamento acustico.
la bocca piccola dei secchioni della spazzatura di #Roma
Non mi sorprende che la gente lasci tutto in terra invece di dover lottare spingendo faticosamente, e vedo vecchietti che si fanno venire un infarto sotto al sole nel civico tentativo di riuscire a fare la differenziata.
Chi vuole sbarazzarsi abusivamente dei calcinacci tranquillamente alza il coperchio.
MESsaggio dal capitale: “Tutto mio” | La Città Futura
"Gli Stati in crisi e che vi ricorrono, infatti, vengono sottoposti a vincoli finanziari pesanti e i pochi poteri residui in fatto di politica economica che le regole di Maastricht ancora consentono verrebbero espropriati dal capitale finanziario, il quale non solo imprimerebbe una nuova pressione ai diritti sociali ma impedirebbe anche di rispondere adeguatamente alla recessione che ormai interessa quasi tutta l’eurozona."
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Etica informatica e Intelligenza Artificiale | By Civico Settanta
L'etica informatica e l'intelligenza artificiale sono strettamente interconnesse. L'intelligenza artificiale (IA) è una tecnologia che si basa sull'elaborazione di enormi quantità di dati, al fine ditalium.co
Poliverso & Poliversity reshared this.
iam0day
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •like this
Basso Daniele, Robaque, skariko, Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂, gpuccio87, L'unico Dee, cela96, Vega, Vanadio_Scaraf e UprisingVoltage like this.
Basso Daniele
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Sono troppo ottimista forse?
Comunque per ora non ho visto nessuno che usi threads, non ho idea di come cercarlo né c'è apertura da questo, la cosa che lo colleghi al mio account Instagram + che non possa cancellarlo sono due contro che non voglio permettermi.
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂, Vanadio_Scaraf e UprisingVoltage like this.