Nuova Diavoleria?
sostariffe.it/news/canone-rai-…
Canone Rai: dalla bolletta della luce al cellulare, il progetto del Governo
Il Governo continua a lavorare a una nuova soluzione per il pagamento del Canone Rai che, da alcuni anni, è incluso nella bolletta della luce con un pagamento rateale che va da gennaio a ottobre.SOStariffe.it
Ma che cos’è uno strumento educativo digitale responsabile?
In occasione della traduzione in italiano della home page di La Digitale, riprendo questo articolo di Emmanuel Zimmert in cui l’autore espone i principi su cui si basa La Digitale, un progetto che sviluppa e distribuisce gratuitamente una raccolta di strumenti digitali e applicazioni libere e responsabili (24 solo quelli online!) da utilizzare soprattutto nell’insegnamento/apprendimento in presenza e a distanza.
Ecco come vengono presentati gli obiettivi di La Digitale nella home page del sito:
1. progetta e sviluppa strumenti e applicazioni digitali liberi e responsabili per insegnanti;
2. accresce la consapevolezza delle buone pratiche e della sobrietà digitale in ambito educativo ;
3. difende una tecnologia digitale educativa virtuosa e inclusiva lontana dalle grandi aziende guidate dalla corsa al profitto e dalla raccolta e vendita di dati.
Viste le premesse, penso che valga la pena provare gli strumenti liberi che Emmanuel Zimmert ha sviluppato e messo a disposizione gratuitamente.
Qui sotto trovate la traduzione italiana del suo articolo che è distribuito con licenza Creative Commons BY-NC-SA.
A questo link potete ascoltare la lettura dell’articolo: funkwhale.it/library/tracks/17…
Buona lettura e buon ascolto 🙂
Ma che cos’è uno strumento educativo digitale responsabile?
Prima di proporre alcune caratteristiche di uno strumento educativo digitale responsabile, è innanzitutto necessario ricordare quali sono i mezzi utilizzati dalle aziende di tecnologia educativa e digitale in generale per monetizzare i propri prodotti.
• Il modello a pagamento: l’applicazione o il servizio è disponibile dopo il pagamento (una tantum o ricorrente).
• Il modello freemium: l’applicazione o il servizio possono essere utilizzati gratuitamente con funzionalità o possibilità di creazione limitate. Tutte le funzionalità vengono sbloccate dopo il pagamento. Questo è un modello comunemente utilizzato dalle società edtech, in quanto consente agli utenti di avere un’idea del prodotto (e potenzialmente di creare una dipendenza) prima di passare alla cassa.
• Il modello gratuito: è anche un modello comune, soprattutto tra i GAFAM. Tutte le funzionalità sono immediatamente disponibili gratuitamente. Il potenziale di monetizzazione, spesso sconosciuto agli utenti, sta altrove: nei dati che queste aziende potranno raccogliere, utilizzare, mixare, rivendere per generare pubblicità mirata, per stabilire abitudini di consumo, ecc.
Bisogna sempre tenere presente che l’obiettivo rimane principalmente commerciale: si tratta ovviamente di offrire contenuti e servizi di qualità, ma si tratta soprattutto e prima di tutto di vendere, con strategie di marketing più o meno eleganti.
Alcune caratteristiche di uno strumento educativo digitale responsabile
Per La Digitale , uno strumento educativo digitale responsabile è …
• uno strumento con un modello economico chiaro e trasparente;
• uno strumento senza pubblicità;
• uno strumento con codice sorgente aperto e conforme ai valori del software libero;
• uno strumento che pone la rilevanza educativa al centro della sua progettazione;
• uno strumento di facile accesso (può essere utilizzato senza dover creare un account o con la creazione di un account senza un indirizzo email);
• uno strumento che non raccoglie dati personali (o che indica molto chiaramente quali dati vengono utilizzati e per quale scopo);
• uno strumento che non raccoglie dati statistici (o che utilizza strumenti gratuiti e self-hosted per farlo);
• uno strumento che ottimizza (compressione delle immagini, ecc.) o limita l’uso dei media (il video è ancora il modo più efficace per presentare un concetto, una nozione?);
• uno strumento con funzionalità mirate che non cerca di fare tutto, ma al contrario di fare una cosa e di farla bene;
• uno strumento che non mostra un numero eccessivo di notifiche e che non è invadente;
• uno strumento che è oggetto di una progettazione, concezione e sviluppo etico: caricamento rapido, codice ottimizzato, scelta delle tecnologie pertinenti, ecc. Su questo argomento, GreenIT.fr, con il supporto di oltre 50 collaboratori che sono membri del collettivo Conception Numérique Responsable, ha realizzato un manuale di 115 buone pratiche di web design ecocompatibile.
Uno strumento digitale responsabile considera anche l’utente responsabile e lo aiuta a implementare buone pratiche.
È sempre necessario essere inondati di notifiche per farci sapere in un flusso continuo cosa sta succedendo online, quello che qualcuno ha fatto o commentato, ecc.? Ovviamente si tratta di catturare il famoso tempo cerebrale disponibile.
È sempre necessario che il nostro telefono, questo caro amico, ci dica (ci detti?) cosa fare, dove andare in ogni momento? Non lo trovi “infantilizzante”? Stiamo ancora usando la nostra buona vecchia memoria umana?
Esempio di responsabilità e buona pratica: quando crei un nuovo contenuto con uno strumento La Digitale, è necessario recuperare e archiviare il collegamento a questo contenuto, perché non c’è altro modo per riottenere l’accesso a questo contenuto. Ciò richiede quindi organizzazione: il collegamento può essere aggiunto in una presentazione, nella cartella del corso o in un file di testo, ecc.
La discussione continua.
Digitalmente vostro
Emmanuel Zimmert
L'articolo si può scaricare anche in formato .pdf da qui: dgxy.link/ladigitale3
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Il Palamento legiferi sul fine vita
Niente di straordinario, è stata solo «una risposta civile ad una cittadina che chiedeva di poter gestire il suo fine vita in modo libero e consapevole». Così il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, ha spiegato la decisione della giunta che presiede di accompagnare alla morte una malata oncologia terminale, Gloria. «Noi – ha detto – abbiamo semplicemente dato attuazione ad una sentenza della Corte costituzionale, quella che nel 2019 si è espressa sul caso del dj Fabo». Quella sentenza denunciava un vuoto legislativo e incoraggiava il Parlamento a colmarlo. Mai incoraggiamento fu più vano: il Parlamento è rimasto inerte sul delicato tema del fine vita, delegando così a regioni e magistratura il potere legislativo che la Costituzione gli attribuisce in via esclusiva.
Difficile andare avanti così. Difficile perché l’età media si allunga ma non per questo si accorcia la lista delle patologie gravi e invalidanti che affliggono uomini e donne soprattutto in età avanzata.
In «Utopia», riflettendo sulla condizione del malato grave inguaribile, Tommaso Moro esorta «sacerdoti e magistrati» ad accettare che quando «il vivere è diventato per lui una tortura, sia anzi lui stesso, animato da serena fiducia, a liberarsi di sua mano di quell’esistenza penosa come da una prigione o da un supplizio, oppure a consentire di sua volontà che siano gli altri a strapparnelo». Nel Cinquecento, il cattolico Tommaso Moro, beatificato da Leone XIII nel 1889, proclamato santo da Pio XI nel 1939 e dichiarato patrono dei governanti e dei politici da Giovanni Paolo II, non poteva sapere che un giorno la scienza medica e la tecnica applicata alla medicina avrebbero consentito a milioni di persone di allontanare la morte senza per questo poter riguadagnare la vita. È sgradevole ammetterlo, ma se anche Dio o il destino ci eviteranno malattie o traumi gravemente invalidanti, sappiamo che trascorrere l’ultima fase della vita immobilizzati su un letto senza la speranza di poterci un giorno alzare e/o attaccati a una macchina senza la possibilità di affrancarcene è quello che accadrà a buona parte di noi. E allora sarebbe giusto che chi non ce la fa più potesse sottrarsi a un dolore senza fine e sarebbe caritatevole che altri potessero eseguire la sua libera volontà nel caso in cui non si trovi nella condizione di attuare i propri propositi da solo. Ma, questo è il convincimento di chi scrive, solo in questo caso. Chi è in grado di darsi la morte, ma non lo fa, non dovrebbe poter delegare un’azione per cui non è evidentemente pronto; chi non è fisicamente in grado di darsi la morte, ma è condannato a sopravvivere in un limbo della vita, ha il diritto che la sua volontà sia doverosamente rispettata.
È per questo che due anni fa non ho firmato il referendum promosso dai radicali. Perché depenalizzava indistintamente l’omicidio del consenziente, di fatto tendendo all’introduzione in Italia del modello eutanasico olandese. Un modello a mio giudizio eccessivo, che sottrae la persona alle proprie responsabilità e presenta il rischio di pericolose degenerazioni. Mi fermerei un po’ prima, ma sempre in linea con il pensiero di San Tommaso Moro. Pensiero su cui la Chiesa e i parlamentari “cattolici” farebbero bene a riflettere.
Rispetto profondamente la sensibilità di chi rifiuta l’eutanasia per sè e per i propri familiari, ma sono convinto che rispettare la sensibilità di chi la pensa diversamente sia una scelta pienamente liberale e, lo dico con rispetto, di carità cristiana. È una questione, come ha correttamente detto Luca Zaia, «di civiltà».
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VIDEO. A sei mesi dal terremoto in Turchia, macerie e città fantasma
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di Ivan Grozny Compasso –
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LIBANO. Scontri nel campo profughi palestinese, almeno 5 morti
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Pagine Esteri, 31 luglio 2023. Il comandante palestinese Ashraf al-Armouchi è stato ucciso insieme ad almeno altre 4 persone ad Ein el-Hilweh, il più grande campo profughi palestinese presente in Libano. Nella giornata di domenica il partito palestinese Fatah ha confermato, in una dichiarazione ufficiale, la morte di 4 persone durante un attacco e un successivo scontro armato all’interno del campo nei pressi della città libanese di Sidone.
I vertici del partito l’hanno definita una “operazione efferata”, un “crimine abominevole e codardo” volto a minare la sicurezza e la stabilità dei campi palestinesi in Libano.
L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi ha confermato lo scontro a fuoco, parlando però di sei morti. L’agenzia di stampa nazionale libanese ha comunicato che tra i feriti (almeno sette) ci sono due bambini. Due scuole UNRWA, che accolgono circa 2.000 tra bambine e bambini, sono state danneggiate. L’Agenzia ONU ha fatto sapere di aver interrotto le proprie attività nel campo.
Secondo Al Jazeera, che cita dichiarazioni anonime di funzionari palestinesi, un uomo non identificato avrebbe cercato di assassinare il militante Mahmoud Khalil, uccidendo però un suo compagno. In seguito all’azione sarebbe cominciato uno scontro a fuoco durato diverse ore, con l’utilizzo di fucili d’assalto e lanciagranate, fino al raggiungimento di un cessate il fuoco in seguito ad una riunione a cui hanno partecipato diverse fazioni palestinesi. L’attacco sarebbe avvenuto in seguito alle operazioni portate avanti dalle fazioni palestinesi per isolare i gruppi armati islamisti fuggiti all’interno del campo profughi.
Una scheggia di mortaio ha colpito una vicina caserma militare libanese, ferendo un soldato.
La situazione dei campi profughi libanesi è disperata. Sovraffollati, in condizioni ambientali difficilissime, senza servizi e insalubri, ospitano decine di migliaia di palestinesi (ad Ein el-Hilweh vivono 63.000 persone secondo le Nazioni Unite). Pagine Esteri
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Occidente
Bella la fotografia che ritrae la nostra presidente del Consiglio accanto al presidente degli Stati Uniti. Ma si deve guardare a quel che c’è dietro. Su quelle due poltrone si sono già seduti altri, in rappresentanza dei due Paesi, ma la situazione non è sempre la stessa. Dietro quel ritratto c’è un’idea di Occidente tutt’altro che scontata e in divenire.
Finita la guerra (1945) e nata la Repubblica (1946), quando si trattò di decidere se essere parte dell’Alleanza atlantica (1949) ci fu, in Italia, un durissimo scontro. Era contraria la sinistra a dominanza comunista, perché la Nato sarebbe stata contrapposta all’impero sovietico. E l’Italia, come premurosamente ci veniva ricordato urlandolo in piazza, era il Paese non sottoposto all’Urss con il “più grande partito comunista”, di stretta osservanza e dipendenza economica sovietica. Era contraria anche la destra nostalgica del fascismo, il Movimento sociale la cui fiamma brucia ancora nel simbolo di Fratelli d’Italia. Il che era comprensibile, visto che la guerra la vollero dall’altra parte, quella del torto marcio. Ed era contraria una parte significativa del mondo cattolico, che restava antioccidentale e a vocazione disallineata e mediterranea. De Gasperi e Sforza seppero farsi valere.
Ma sarebbe sbagliato pensare che le divisioni di allora fossero appena nate, perché affondano le radici nella stessa Unità d’Italia. Gli Stati Uniti riconobbero subito la Repubblica Romana (1849) – di Armellini, Mazzini e Saffi – avversata dal Vaticano e dai papalini. Le parole papaline di allora additavano la Repubblica quale nemica della fede e dei sacri costumi italiani (alla Kirill e Putin). E dopo l’Unità (1861) si dovette attendere degli anni prima di riuscire a liberare Roma dai papalini (1870) e farne la Capitale. E i papalini di allora non erano la ridicola nobiltà nera che vendette le terre e le dimore ai palazzinari.
Si potrebbe e dovrebbe continuare a lungo, perché serve a capire che questi sentimenti sedimentano e generano quella cosa che si ripete come luogo comune, l’Italia “a cavallo” o “terra di confine”. Il Paese che può dirsi dalla parte di Israele, ma assicurare ai terroristi palestinesi di usarlo come base logistica (furono casualmente arrestati con un missile!), a patto di non eseguire attentati in Italia (così detto “Lodo Moro”). Magari l’ignoranza li mette al riparo dalla consapevolezza, ma grande parte degli antioccidentali odierni, di destra e di sinistra, hanno un conto aperto con il processo unitario e con lo Stato laico. Per tante ragioni, che qui non c’è spazio per approfondire, la nostra storia nazionale non ha proceduto a digerire e interiorizzare, preferendo deglutire e accantonare. Non a caso riusciamo a far polemiche demenziali ad ogni 25 aprile.
Quella foto alla Casa Bianca ritrae una governante italiana che condivise quei sentimenti dell’Italia perdente, criticando anche le blande sanzioni alla Russia, dopo l’invasione della Crimea. Una governante che guida una coalizione in cui quel modo di vedere era stato prevalente. Ma lei siede lì, mentre un Bolsonaro non c’è mai riuscito e un Orban non ci riuscirà. Perché dietro c’è la criminale aggressione di Putin all’Ucraina e la nettissima scelta di continuare la linea occidentalista di Draghi.
Quella foto è il ritratto dell’Occidente: area di democrazie, in cui è non solo legittimo, ma doveroso che vi siano idee e partiti diversi e contrapposti, ma in cui non può essere messa in discussione la difesa dell’Occidente. Pena l’esclusione dal governo (la conventio ad escludendum del Pci) o quella del proprio Paese dal novero delle libertà, prosperità e sicurezza. Questo Meloni lo ha capito e interiorizzato. Ed è un bene per l’Italia. Anche la sinistra lo ha capito e, nel punto critico, s’è fatta guidare da ex democristiani come Letta e Guerini. Ma non lo ha interiorizzato, perché rimproverando alla destra di non avere fatto i conti con l’essere stati fascisti ha evitato di fare i conti con l’essere stati comunisti.
L'articolo Occidente proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Sfrontati
Bella cosa la realtà, anche quando presenta problemi, anche quando è dolorosa, perché costringe a fare i conti con le sfrontatezze ideologiche e demagogiche. E vince sempre la realtà. Per vincerne le difficoltà si può usare solo il realismo, anche nel caso in cui si tenda a modelli diversi. E, nel caso degli accordi europei sull’immigrazione, la realtà contiene importanti opportunità. Tutto sta a saperle cogliere, anziché scappare nell’irrealtà del partito preso.
L’accordo europeo che si voleva essere “storico”, quello che era in continuità con il passato, ma che si voleva travestire da svolta possibile solo grazie alla forza con cui si erano fatti valere gli interessi nazionali, s’arresta perché i medesimi Paesi che la destra aveva eletto ad esempio e guida, quelli di Visegrad, in testa Polonia e Ungheria, più l’Austria, oppongono un rifiuto. Una storia già rivista, solo che ora la destra italiana si trova dall’altra parte e governa (non certo per la prima volta). Un nuovo equilibrio si troverà, come si è sempre trovato, ma l’inciampo insegna molte cose.
La questione specifica è relativa all’eventualità di dovere far fronte non solo a un flusso eccessivo di emigranti, ma anche al fatto che qualche Paese provi a specularci (come ha fatto, da ultimo ma non prima, la Bielorussia). In questo caso – si stabiliva – la pressione si ripartisce, non essendo giusto che si scarichi sul Paese la cui frontiera è più esposta, visto che è comunque una frontiera esterna dell’intera Unione europea. I renitenti lo rifiutano. Sicché a lasciare soli i più esposti sono gli stessi che ieri erano indicati come esemplari. La rottura non è una novità, visto che la destra governante l’Italia si trova (giustamente) sul fronte opposto a quello dell’Ungheria del vecchio amico Orban, circa la condanna della criminale invasione russa e la difesa degli ucraini.
Nel mentre si lavora allo sblocco si tragga insegnamento dal blocco: se si vuole far funzionare meglio l’Ue si deve potere decidere più spesso a maggioranza. Il che coincide con gli interessi italiani e comporta molta più Ue. Non meno. Il tema dell’immigrazione e della sicurezza, tanto caro alla destra, è l’occasione per imparare e cambiare.
Bisogna sapere distinguere un fenomeno epocale, che non è affatto un’emergenza, bensì una permanenza, dall’altra questione, relativa al bisogno nazionale degli immigrati. Un bisogno che è italiano, ma condiviso con tutte le potenze industriali e produttive europee. Il fenomeno epocale reclama accordi europei, altrimenti saltano le frontiere. Chi si preoccupa solo delle proprie non ha capito nulla del fenomeno e si regola in base alle proprie convenienze propagandistiche. Anche il bisogno italiano richiede cambiamenti, che, almeno in parte, ci sono già stati.
Intanto il governo di destra ha varato un decreto flussi con due elementi positivi: primo, è triennale; secondo, è il più alto numero fin qui programmato e consentito. Nonostante ciò, la previsione di ingressi regolari (giustamente distinti dall’afflusso incontrollato) è ancora inferiore al bisogno del sistema produttivo e familiare. Senza più numerosi ingressi si ferma anche il già claudicante Pnrr. Ma sarà la forza della realtà a far cambiare quei numeri, non potendo abbandonarsi al facile ed irresponsabile giochino di far credere che la colpa sia sempre di altri.
Poi c’è la legge che porta il nome di Bossi e Fini, quindi una legge della destra (vedete che c’è già stata, al governo!): è in vigore da più di venti anni, non ha mai funzionato e non ha mai difeso nulla, ma ora è la destra stessa a cambiarla perché, come di ripete da lustri, rende difficilissimi gli ingressi regolari. Sicché un extracomunitario che abbia già lavorato, anche all’estero, per ditte italiane può direttamente entrare.
Bella cosa la realtà. Meglio ancora se si saprà usarla per traslocarci i consensi che si sono raccolti negandola. Meglio realisti che sfrontati, visto che s’è pure perso il vecchio amato fronte.
L'articolo Sfrontati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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Taiwan Files – Aiuti militari Usa a Taipei: che cosa significano. I viaggi di Lai e Gou
Il primo pacchetto inviato con autorità presidenziale. Il patron della Foxconn negli Usa, presto anche il vicepresidente. Manovre verso le elezioni. A Pechino Wang Yi torna ministro. Delegazione accademica continentale a Taiwan. Liberato l'attivista Lee Meng-chu. Tsmc posticipa l'apertura in Arizona. E tanto altro. La rassegna settimanale di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)
L'articolo Taiwan Files – Aiuti militari Usa a Taipei: che cosa significano. I viaggi di Lai e Gou proviene da China Files.
Sabato 8 luglio 2023, gli account utente hanno iniziato a scomparire dall'istanza Mastodon di Vivaldi. Cosa stava succedendo, come è successo e quali sono state le conseguenze?
> Guardando il database ho potuto vedere che gli account interessati erano stati apparentemente cancellati e quindi ricreati come un account completamente nuovo quando l'utente ha effettuato nuovamente l'accesso.
198 account in totale sono stati cancellati nel corso di questo incidente e nelle ore successive, insieme agli sviluppatori di Mastodon, abbiamo iniziato a esaminare cosa potesse essere accaduto. Su suggerimento di Eugen, abbiamo esaminato la possibilità che gli UserCleanupScheduleraccount eliminati fossero "non confermati", ma alla fine questo è stato escluso, poiché gli utenti eliminati non avrebbero mai potuto corrispondere alla query su cui operava.
TL; DR
Un bug nel codice combinato con una configurazione del database sconsiderata ha causato l'unione di 198 account utente in un unico account remoto. È stato impiegato un intero fine settimana per trovare la causa e riparare i danni causati.
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Bluesky IN - Twitter OUT: dismesso il connettore Twitter di Poliverso ma è già attivo quello per Bluesky: e forse a settembre Friendica potrebbe federarsi anche con il nuovo social di Jack Dorsey
Il connettore twitter di Poliverso è stato dismesso, dopo aver onorevolmente svolto il suo dovere per quasi due anni: da alcuni giorni però non consentiva più di pubblicare messaggi su Twitter, limitandosi a importare messaggi sulla timeline di Friendica, e questo stava anche provocando continui errori e insopportabili rallentamenti del sistema.
Poco male: ci siamo risparmiati il rebranding e gli ultimi shitposting del suo padrone.
Annunciamo invece che è già attivo il connettore per Bluesky che consente al momento di pubblicare messaggi Friendica sul social azzurro!
Per gli utenti Poliverso sono disponibili alcuni codici di invito: se li volete contattateci qui!
Gli sviluppatori di Friendica però stanno lavorando per implementare con la nuova release di settembre la possibilità di federarsi effettivamente con Bluesky.
Siamo in attesa di capire cosa comporterà questa implementazione in termini di risorse e vi terremo aggiornati.
Infine vogliamo scusarci per i rallentamenti che si stanno verificando sul nostro server: purtroppo siamo giunti a un punto in cui il nostro cloud non può essere più potenziato in termini di potenza di calcolo (che è l'aspetto che più ci sta creando problemi) e perciò stiamo valutando se raddoppiare i costi mensili e passare a una nuova configurazione, oppure se cambiare fornitore.
Si tratta di una scelta che dobbiamo operare con una certa attenzione e probabilmente non riusciremo a compierla prima del mese di settembre. Se riscontrerete disguidi, fatecelo sapere.
A questo proposito ringraziamo tutti coloro che ci hanno generosamente finanziato attraverso la piattaforma Ko-Fi o tramite LiberaPay! Non ci aspettavamo questa attenzione da parte dei nostri utenti e di quelli delle nostre istanze collegate, l'istanza mastodon Poliversity e l'istanza Lemmy Feddit.it, che si è rivelata un bellissimo caso di successo degli ultimi mesi, oltre che un luogo di aggregazione per tutti gli utenti di tutte le istanze italiane del Fediverso
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Grazie ancora a tutti e buone vacanze,
gli amministratori
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Alcune volte mi trovo in disaccordo con lui, ma rimane uno dei principali e unici attori di molte battaglie importantissime.
È importante ci sia gente così.
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Son contento che almeno per questa volta posso andare a votare convinto di non essere lì a votare il meno peggio.
Considerando la mia zona comunque, l'unico dubbio per questa votazione è se il candidato del cdx prenderà tanti voti o estremamente tanti voti, a prescindere da chi sia
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LORDS OF ALTAMONT – TO HELL WITH TOMORROW THE LORDS ARE NOW!
RECENSIONE : LORDS OF ALTAMONT – TO HELL WITH TOMORROW THE LORDS ARE NOW!
iyezine.com/lords-of-altamont-…
LORDS OF ALTAMONT - TO HELL WITH TOMORROW THE LORDS ARE NOW!
In quelle cittadine californiane, nel dicembre 1969 (ma anche nel luglio dello stesso anno, con l'eccidio losangelino di Cielo Drive messo in atto dalla settaIn Your Eyes ezine
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In difesa, l’Europa faccia di più. Il premier sposa la linea americana
L’incontro del presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stata l’occasione per affrontare i temi cruciali della difesa, sia dal punto di vista bilaterale, sia da quello dei legami che uniscono le due sponde dell’Atlantico nella Nato. Temi su cui la diplomazia italiana ha lavorato fin dalla missione a Washington del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Oltre a ribadire l’assoluta intenzione di entrambi i Paesi di continuare a sostenere l’Ucraina nel suo sforzo di resistenza dall’invasione russa, l’incontro ha permesso ai due leader di discutere in profondità l’architettura stessa della difesa che interessa direttamente l’Italia e gli Stati Uniti.
Rispondendo in conferenza stampa a una domanda sull’autonomia europea, Giorgia Meloni ha ribadito ulteriormente come a suo giudizio, l’Europa abbia “abdicato” alle proprie responsabilità. Un tema che secondo il presidente del consiglio è emerso anche nel corso del vertice Nato di Vilnius. Se l’Europa desidera avere un’autonomia politica, è il ragionamento, è tempo che agisca di conseguenza. Lungi dall’essere una visione alternativa all’alleanza transatlantica, il punto del premier è chiaro “deve esistere una colonna americana e una colonna europea della Nato”.
Una interpretazione che è assolutamente in linea con quanto si chiede da molto tempo dagli Stati Uniti, indipendentemente dall’inquilino della Casa Bianca. Per Meloni, “gran parte del peso della Difesa” globale ed europea è stato portato dai soli Usa. Una condizione che, come sottolineano tutte le riflessioni strategiche a stelle e strisce, non può continuare, soprattutto di fronte alle sfide globali che attendono lo strumento militare americano, Cina in primis. Una posizione esplicitamente assunta anche dal capo del governo italiano.
Il tema, naturalmente, si lega immediatamente allo sforzo nazionale di aumentare la spesa militare. Un impegno che, ha tenuto a ricordare il presidente, il suo partito ha preso anche da “unico partito di opposizione”. Quello del 2% del Pil da destinare alla difesa è del resto un tema su cui il governo si è impegnato fin dal primo giorno, senza tuttavia nascondere le difficoltà di raggiungere l’obiettivo date le condizioni economiche del nostro Paese, come più volte espresso anche dal ministro Crosetto. Ma l’impegno ribadito da Meloni a Biden traccia una linea da seguire. Non si tratta, infatti, di conseguire dall’oggi al domani tale traguardo – impegno irrealizzabile e poco credibile – quanto invece di dare segnali e rassicurazioni visibili e quantificabili della traiettoria intrapresa dall’Italia in questo senso, di graduale e sistematico aumento delle spese per l’apparato militare.
Una priorità di cui potrebbe beneficiare l’Alleanza, naturalmente, ma anche il Paese stesso. “I nostri destini sono indissolubilmente legati” ha detto Meloni, aggiungendo però che i rispettivi interessi possono “non essere sempre perfettamente sovrapposti”. Ancora una volta, non si tratta di agire in maniera slegata o “terza” rispetto a quelli che sono gli interessi transatlantici, quanto piuttosto assumersi la responsabilità di quei dossier su cui gli Usa non hanno immediato interesse o nei quali non possono agire.
Un esempio di questo, portato proprio da Meloni, è quello dell’Africa, del Sahel e del Mediterraneo allargato. Qui “c’è margine per ciascuno di fare il proprio lavoro” ha detto il premier, portando avanti un lavoro “nell’interesse di tutti”. Autonomia, dunque, ma come valore aggiunto per l’Alleanza, nella speranza che i Partner possano seguire la strada indicata dall’Italia. Il riconoscimento che Washington ha riconosciuto alla leadership italiana nella regione, del resto, potrebbe anche fungere da stimolo per gli altri Paesi europei in questo senso.
PRIVACYDAILY
Primo semestre di Leonardo. Ecco i risultati, in attesa del nuovo Piano industriale
Di fronte all’aumento nella richiesta di sicurezza, legata al contesto geopolitico internazionale, è sicuramente cresciuta la domanda di sistemi di Difesa tradizionali, a cui però si aggiungono anche le necessità di sicurezza nei nuovi domini dello spazio e del cyber. È quanto emerge dai risultati per il primo semestre ottenuti da Leonardo, il primo sotto la presidenza di Stefano Pontecorvo, che confermano le Guidance per l’intero anno formulate in sede di predisposizione del bilancio al 31 dicembre 2022. I primi sei mesi dell’anno hanno registrato risultati solidi, soprattutto in termini di crescita degli ordini, aumento di profittabilità e rafforzamento della performance di cassa. A fare la differenza per il gruppo di piazza Monte Grappa è intervenuto appunto il potenziamento dei settori a maggior crescita, quello extra-atmosferico e quello informatico.
I numeri
Nel primo semestre dell’anno i ricavi si sono attestati a 6,9 miliardi di euro, +6,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il flusso di cassa operativo (Focf) è negativo per circa 517 milioni, in netto miglioramento rispetto al dato del 2022, negativo per 973 milioni. L’indebitamento scende ben del 24%, arrivando a 3,637 miliardi, dai quasi 4,8 milioni del 2022, grazie al minore assorbimento di cassa. Con ordini pari a 8,7 miliardi, il portafoglio ordini arriva alla cifra record di a 40 miliardi, assicurando una copertura di lavoro ben superiore a due anni e mezzo. Una crescita trainata soprattutto dall’ottima performance della divisione Elicotteri grazie agli ordini del ministero della Difesa austriaco e della Us Air force, oltre a una crescita degli ordinativi per l’Elettronica per la difesa e sicurezza. L’Ebita è pari a 430 milioni, +5,7%. Si conferma, quindi, il solido il business legato al settore militare e governativo.
La Guidance
Il Gruppo conferma dunque le previsioni per l’intero anno formulate in sede di predisposizione del Bilancio 2022. Per l’anno in corso si prevedono nuovi ordinativi pari a circa 17 miliardi, con un occhio particolare per i nuovi mercati in espansione. Per i ricavi la Guidance indica una forbice tra 15 e 15,6 miliardi, comunque, in crescita rispetto al 2022 grazie anche “alla ripresa delle consegne di B-787” da parte della divisione Aerostrutture. Anche la redditività è prevista in aumento, con Ebita previsto tra 1,2 e 1,3 miliardi. Il flusso di cassa è atteso a circa 600 milioni, mentre l’indebitamento dovrebbe scendere a 2,6 miliardi.
Il commento
Per Roberto Cingolani, amministratore delegato, “l’azienda si dimostra solida e i risultati sono promettenti, anche prospetticamente”. Per l’ad, il gruppo è “in una fase di predisposizione del nuovo Piano industriale che vedrà la luce all’inizio del prossimo anno”. Pilastri di questo nuovo Piano saranno “il consolidamento del core business con un focus particolare sui prodotti per la difesa e l’allargamento a nuove iniziative, con il potenziamento dei settori a maggior crescita, come spazio e cyber-sicurezza”. Per Cingolani, l’obbiettivo è dare “un rinnovato impulso alla digitalizzazione di tutto il nostro portafoglio prodotti per accrescere ulteriormente la nostra competitività su tutti i mercati, in Italia e all’estero”.
Il racconto di #NoiSiamoLeScuole questa settimana è dedicato all’Istituto Comprensivo “Federigo Tozzi” di Chianciano Terme, in provincia di Siena!
Il vecchio edificio ha ospitato intere generazioni di studenti del territorio, ma ora, grazie al PNR…
Ministero dell'Istruzione
Il racconto di #NoiSiamoLeScuole questa settimana è dedicato all’Istituto Comprensivo “Federigo Tozzi” di Chianciano Terme, in provincia di Siena! Il vecchio edificio ha ospitato intere generazioni di studenti del territorio, ma ora, grazie al PNR…Telegram
“Estate 2023. Viaggiare veloci e sicuri, ma senza rinunciare alla privacy”
Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni.
Quando Sinéad diede del «buono a nulla» a Itamar Ben Gvir
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di Michele Giorgio
(questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto)
Pagine Esteri, 28 luglio 2023 – Nel 1997 la giovane, brava e famosa Sinéad O’Connor avrebbe dovuto esibirsi a Gerusalemme in un festival organizzato da donne israeliane e palestinesi dal titolo «Due Capitali, Due Stati». La musicista e cantante irlandese fu costretta a rinunciare al concerto per le minacce di morte giunte dall’Ideological Front, organizzazione guidata da un giovane israeliano, Itamar Ben Gvir. «Gruppi ebraici di destra hanno minacciato di uccidere me e la mia band. Non sono disposta a morire per le stronzate di qualcun altro, né sono disposta a mettere a rischio la mia band, quindi non siamo andati», spiegò O’Connor. Ben Gvir non si assunse la responsabilità delle minacce. Però alla radio israeliana si vantò di aver causato in qualche modo la cancellazione del concerto, parte di un evento che, spiegò, considerava un attacco al controllo di Israele sull’intera Gerusalemme, anche della zona araba rivendicata dai palestinesi come capitale del loro futuro Stato indipendente. O’Connor reagì affidando alla Associated Press un comunicato in cui accusava Ben Gvir di «non aver combinato nulla di buono nella vita» e lo ammoniva dicendogli che «Dio non premia coloro che portano il terrore ai bambini del mondo».
L’articolo pubblicato nel 1997 dal quotidiano Haaretz sulla polemica tra Ben Gvir e O’Connor
Mercoledì l’artista irlandese che ha fatto cantare al mondo intero Nothing Compares 2 U è morta lasciando sgomenti i suoi tanti fan. Invece l’estremista Itamar Ben Gvir, sconosciuto ventisei anni fa, oggi è il ministro della Sicurezza nazionale, uno degli incarichi più rilevanti del governo dello Stato ebraico. Ieri mattina, incurante anche dalle rassicurazioni date dal presidente israeliano Herzog sul rispetto dello status quo dei luoghi santi di Gerusalemme, Ben Gvir è di nuovo entrato sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme in occasione del Tisha B’Av, il giorno che commemora la distruzione del Tempio ebraico. Questa è la terza «visita» di Ben-Gvir al sito da quando il premier Benyamin Netanyahu ha vinto le elezioni lo scorso novembre.
E come le altre non ha avuto motivazioni turistiche. «Questo il luogo più importante per il popolo di Israele. Dobbiamo tornare e mostrare la nostra autorità…In questo giorno, in questo luogo, dobbiamo ricordare che siamo tutti fratelli. Siamo le stesse persone. Quando un terrorista guarda fuori dalla finestra, non può distinguerci» ha detto il ministro – descritto come un suprematista anche da tanti israeliani – in riferimento alle proteste di massa, l’ultima ieri sera, in corso in Israele contro la riforma giudiziaria voluta dal governo di estrema destra religiosa al potere. Qualche ora prima delle rivendicazioni di Ben Gvir sulla Spianata delle moschee (ritenuta dalla tradizione ebraica il luogo dove sorgeva il Tempio), un ragazzo palestinese di 14 anni, Faris Abu Samra, è ucciso durante uno scontro a fuoco innescato da un raid dell’esercito israeliano nella città di Qalqiliya (Cisgiordania). Sale a 202 il numero dei palestinesi uccisi quest’anno da soldati e coloni israeliani, 37 dei quali adolescenti e bambini e 11 donne. Una trentina sono gli israeliani uccisi da palestinesi.
Alla passeggiata di Ben Gvir hanno partecipato il deputato del Likud Amit Halevi, il ministro dello sviluppo del Negev e della Galilea Yitzhak Wasserlauf e il rabbino Shimshon Elboim, del gruppo «Monte del Tempio». Dura la protesta del ministero degli esteri palestinese: «Il governo israeliano sostiene ufficialmente raid e aggressioni contro la moschea di Al Aqsa e i tentativi di cambiare lo status quo… Netanyahu ha la responsabilità diretta di questa provocazione». Proteste sono giunte anche da Giordania, Egitto e Stati uniti. Per rappresaglia un gruppo affiliato ad Hamas ha rivendicato il lancio di un razzo artificiale da Jenin verso una colonia israeliana. Pagine Esteri
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L'articolo Quando Sinéad diede del «buono a nulla» a Itamar Ben Gvir proviene da Pagine Esteri.
In Cina e Asia – Meloni parla con Biden di Bri e annuncia che andrà in Cina
Meloni parla con Biden di Bri, ma niente annunci sull'uscita dell'Italia. E la premier andrà in Cina
Accordo Vaticano-Vietnam per l’apertura di un ufficio della Santa Sede ad Hanoi
Giappone: politica economica più flessibile e rendimenti decennali oltre lo 0,5%
Huawei vuole tornare a produrre i propri chip già dal 2023
Corea del Nord: parata militare a Pyongyang per il 70° anniversario dell'armistizio
Giappone: nel 2022 popolazione diminuita di 800 mila unità
Cina: vietato l’accesso ai diplomatici canadesi al processo di Kris Wu
Myanmar: Aung San Suu Kyi trasferita agli arresti domiciliari
L'articolo In Cina e Asia – Meloni parla con Biden di Bri e annuncia che andrà in Cina proviene da China Files.
PRIVACYDAILY
Ministero dell'Istruzione
#Scuola: per rafforzare le segreterie scolastiche in questa fase nella quale le scuole sono chiamate ad attuare la parte più consistente delle azioni previste dal #PNRR, si è previsto uno stanziamento di 50 milioni di euro per il 2023, così che, già …Telegram
Prenotare un volo Ryanair attraverso un'agenzia di viaggi online potrebbe riservare una brutta sorpresa noyb ha presentato un reclamo contro Ryanair. Quando si prenota tramite un'agenzia di viaggi online, la compagnia aerea spinge alcuni clienti a sottoporsi a un processo di riconoscimento facciale invasivo
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#40 / Di telecamere, peculiari attivisti e strane priorità
Entro il 2025 mille nuove telecamere a Roma
Il sindaco Gualtieri ha già dato disposizioni per far sì che Roma sia sicura per residenti e turisti in occasione del Giubileo del 2025: mille nuove telecamere, una sala operativa super smart per la polizia e un SOC (Cybersecurity Operation Center) per garantire la sicurezza delle telecamere e della sala operativa1. La sicurezza della sicurezza prima di tutto.
Di tutta questa sicurezza, ne saranno certamente felici gli amici romani. Finalmente potranno essere ripresi in tempo reale mentre vengono derubati in metro.
Hey, il portafoglio sparirà comunque e nessuno certamente sarà né catturato né processato — ma almeno saprete che da qualche parte c’è un vigile urbano che vi osserva, che veglia su di voi, e che prova tanta compassione. Mentre sorseggia il suo caffé con panna.
Lo so, forse sono eccessivamente critico. Magari le telecamere funzionano davvero come mezzo di repressione del crimine. In effetti, Milano è la città con più telecamere d’Italia ed è anche la più sicura. Che gli operatori del 112 la chiamino amichevolmente la Gotham City d’Italia è solo uno scherzo. È sicurissima, fidatevi. Soprattutto in zona Stazione Centrale, che è letteralmente invasa di telecamere.
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Blade Runners, gli attivisti che non ci meritiamo
Non tutti la pensano come Gualtieri e altri sindaci illuminati che non vogliono altro che il nostro benessere e sicurezza. In UK in particolare è da poco nato un movimento chiamato “Blade Runners” che ha una missione particolare: distruggere ogni telecamera di videosorveglianza nella città di Londra2.
A loro la sorveglianza di massa non piace, e non gli piace neanche l’espansione illimitata delle nuove ZTL videosorvegliate che da qualche tempo vengono spacciate come soluzione contro il cambiamento climatico.
Questi gentiluomini, che chiaramente non ci meritiamo, stanno progressivamente distruggendo e smantellando ogni telecamera. Un esponente, rimasto anonimo, ha recentemente dichiarato che non si fermeranno fino a che non le avranno distrutte tutte “no matter what”.
Pare che la loro azione sia stata così efficiente finora da aver messo in crisi le autorità locali, che potrebbero perfino decidere di sospendere il progetto ULEZ, simile alla Area B di Milano (una ZTL), per mancanza di apparati di sorveglianza.
Nel dissociarmi da queste terribili notizie di danneggiamento di proprietà pubblica, mi limito a dire che sarebbe davvero terribile se nascessero gruppi di emulazione in altre città europee, vista la fatica e l’amore che i nostri sindaci impiegano per tenerci al sicuro.
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Le strane priorità della Bank of England
La Bank of England ha deciso di dedicare il settimo piano del suo edificio a bagni unisex, o per meglio dire “gender neutral”. La decisione segue una serie di politiche inclusive e alcune dichiarazioni peculiari, anch’esse inclusive, come ad esempio il fatto che chiunque possa avere una gravidanza3.
Voi pensavate che alla Bank of England fossero impegnatissimi a scongiurare la più grande crisi finanziaria del secolo e contrastare l’inflazione (che loro stessi hanno causato). E invece no. Qua bisogna essere inclusivi. Ma perché parlarne su queste pagine?
Perché la questione dei bagni “gender neutral” riguarda molto da vicino anche la privacy e la dignità delle donne, per ovvi e oggettivi motivi, che però oggi sembrano essere fuori dalla portata delle più elevate menti dei nostri continenti.
Condividere un bagno o uno spogliatoio con persone dell’altro sesso può infatti essere un’esperienza negativa per molte donne, che magari preferirebbero non farsi guardare nude da persone dotate di prostata (questo è linguaggio inclusivo?).
D’altronde, se così non fosse, potremmo tutti già oggi usare bagni e spogliatoi uguali per tutti. Se nel corso della storia umana abbiamo deciso di separarli, forse un motivo c’era.
Nella letteratura in materia di privacy (in particolare Solove) si fa spesso riferimento all’impatto di azioni che in qualche modo invadono la sfera privata fisica della persona contro la sua volontà. L’esposizione forzosa di funzioni corporee o di nudità, unita alla sensazione di intrusione nella propria sfera privata, può infatti causare notevoli disagi psicologici nelle persone, oltre ad alterazioni dei loro comportamenti e perfino aumentare il rischio di micro-conflitti e violenze.
Senza contare che i bagni, in generale, sono spesso frequentati anche da bambini — o da adulti con capacità intellettuali di bambini, nel caso delle Banche Centrali.
Quale genitore sarebbe felice di sapere che nel bagno o nello spogliatoio in cui si cambia sua figlia tredicenne dopo l’allenamento è presente anche una persona dotata di prostata di mezza età che ha deciso da un momento all’altro di farsi chiamare Jessica?
In che modo un’imposizione così violenta, che viola la privacy e la dignità delle donne a favore di alcune persone dotate di prostata, può dichiararsi inclusiva? Dov’è finito il femminismo di una volta?
Torna la Privacy Week
Torna la Privacy Week, quest’anno alla sua terza edizione. Un festival di cinque giorni a Milano in cui si alterneranno tanti eventi interessanti come hackaton, interviste, dibattiti, tavole rotonde, serate e incontri di networking. Anche quest’anno tutti gli eventi potranno essere visti comodamente da casa su www.privacyweek.it, mentre per alcuni ci si potrà anche registrare e partecipare dal vivo per chi volesse (posti limitati).
Privacy Week 2023 si terrà dal 25 al 29 settembre e naturalmente ci sarò anch’io, per chi volesse scambiare due chiacchiere dal vivo. Il palinsesto, che è ancora in corso di definizione, è già descritto qui.
Nel frattempo, vi consiglio la registrazione alla piattaforma anche per ricevere la newsletter settimanale e ricevere tutti gli aggiornamenti sulle varie attività!
Meme della settimana
Citazione della settimana
“Don't feel sorry for yourself. Only assholes do that.”
Haruki Murakami
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romatoday.it/politica/sicurezz…
Zaki libero, Assange sepolto vivo. I due volti dell'Occidente | l'interferenza
«Il mondo occidentale esulta per la liberazione del giovane Zaki e nello stesso tempo seppellisce vivo Assange mentre ha già lasciato che fossero seppelliti vivi il leader palestinese di Al Fatah, Marwan Barghouti, e il curdo Ocalan, entrambi imprigionati da più di vent’anni e destinati a non uscire più, come del resto lo stesso Assange, “colpevole” di aver denunciato i crimini dell’esercito americano in Iraq.»
I "fili" di Meta potrebbero creare o distruggere il Fediverso: la promessa di rendere Threads compatibile con ActivityPub ha diviso i sostenitori del Fediverso
"La comunità di Fediverse è stata messa in moto, a causa della paura e dell'odio per Meta, e anche dell'entusiasmo", afferma Dmitri Zagidulin, uno sviluppatore che guida il gruppo del World Wide Web Consortium (W3C) responsabile della discussione sul futuro di ActivityPub. La prospettiva che Meta si unisca al movimento decentralizzato ha persone che cercano di ravvivare i loro progetti e prepararsi per i riflettori. “Ci sono riunioni furiose. Contributi in corso di richiesta. Richieste pull. Spinge per una migliore sicurezza, una migliore esperienza utente. Meglio tutto", dice.
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Sono troppo ottimista forse?
Comunque per ora non ho visto nessuno che usi threads, non ho idea di come cercarlo né c'è apertura da questo, la cosa che lo colleghi al mio account Instagram + che non possa cancellarlo sono due contro che non voglio permettermi.
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Il futuro meccanismo dei social network dipenderà dal successo (o flop) di Threads
La scommessa di Meta è quella di creare un unico grande sistema di condivisione dei contenuti in modo che le varie app social siano interoperabili tra loro, grazie al protocollo di rete chiamato #ActivityPub
Malumori interni a parte, l’ultima parola spetterà a #Meta: se la compagnia implementerà gli strumenti necessari per aderire al fediverso, difficilmente la si potrà fermare. Non sarà la salvezza di Internet come prefigura qualcuno, ma ne vedremo sicuramente delle belle. Tra queste, forse, anche il definitivo tramonto di #Twitter. Chissà.
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Ten MEPs ask EU Commission for a moratorium on tracking of users
Ten Members of the European Parliament asked the European Commission on Wednesday (19 July) for a moratorium on tracking users online, and more details on how it intends to apply the EU's new digital rules in this domain.
Perquisita la sede della testata di alimentazione Gift Great Italy Food Trade e la casa dell'avvocato giornalista Dario Dongo della testata online
@Giornalismo e disordine informativo
Milano - "Cinque funzionari della squadra mobile di Pescara si sono presentati presso la sede del sito di informazione indipendente Gift (greatitalianfoodtrade.it) su ordine del sostituto procuratore incaricato e del procuratore capo della Procura di Pescara, per perquisire la sede operativa del sito web. Al termine dell'azione, protrattasi per 6 ore, sono stati sequestrati tutti i dispositivi (cellulare, tablet, computer portatile) del fondatore, Dario Dongo, giornalista, tra i massimi esperti di diritto alimentare europeo". Lo ha reso noto l'ufficio stampa milanese di Gift e del Fatto Alimentare, due media specializzati sull'alimentazione e l'industria alimentare, al centro anche di inchieste di rilievo giudiziario.
Protesta dei sindacati dei Cronisti per tutela delle fonti giornalistiche un secco NO a qualsiasi forma di intimidazione e limiti alla libertà di stampa.
PS: Gift ItalyFoodTrade è un media online specializzato sull'alimentazione e l'industria alimentare, al centro anche di inchieste giornalistiche di rilievo giudiziario.
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#39 / Di cacche di cane e privacy
Il piccolo comune di Béziers invaso dalle cacche di cane - oppure no
Robert Ménard è il sindaco di Béziers, un piccolo comune sulla costa della Francia meridionale. Robert Ménard ha un problema: le cacche di cane lasciate in giro per strada.
Cosa farebbe una persona normale per affrontare questa grave piaga sociale? Magari cercherebbe di sensibilizzare i cittadini; o forse potrebbe distribuire “gratuitamente” bustine per raccogliere la cacca dei cani. O magari, non farebbe proprio nulla e penserebbe a risolvere questioni più importanti di qualche cacca per terra.
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E invece no. Il caro Robert non è certo una persona qualunque e non si farà intimorire da qualche cacca di cane. La soluzione è tanto semplice quanto grottesca: obbligare tutti i residenti a schedare il DNA del loro cane, cosicché attraverso i campioni dalle feci lasciate in terra si possa scovare il colpevole a quattro zampe e — di riflesso — il suo padrone.
“È necessario punire i cittadini per farli comportare meglio”, afferma Robert France Bleu Radio.
Hey Robert, ma siamo sicuri che punire i cittadini per modificare il loro comportamento sia il ruolo di un sindaco?
Anche Alto Adige, Genova e Roma sommerse dalla cacca di cane - oppure no
Robert Ménard non è però solo nel suo dramma. Ho infatti scoperto che anche in Alto Adige sarà obbligatoria dal 31 dicembre 2023 la profilazione genetica di tutti i cani residenti1. Lo scopo, a dire dell’assessore provinciale Arnold Schuler è identificare gli escrementi dei cani e sanzionare i proprietari che non raccolgono. Accidenti, non pensavo che anche in Alto Adige fosse così pieno di cacche di cane da richiedere tali interventi.
Pare che diverse città e regioni siano interessate al “progetto pilota” dell’Alto Adige. Ad esempio gli assessori del comune di Genova hanno incontrato Schuler per valutare la possibilità di rendere obbligatoria questa profilazione genetica. E dire che a Genova ci vado spesso e non ho mai pestato una cacca di cane. Evidentemente sono molto fortunato.
Anche a Roma qualcuno è impegnato nell’arduo compito di mitigare il flagello delle deiezioni canine. Il consigliere del XV municipio Max Petrassi (Italia Viva)2 ha però avuto un’idea originale e innovativa: obbligare i cittadini romani a schedare geneticamente i loro cani e poi effettuare test sulle cacche per scovare i malfattori e multarli. Aspetta… dove l’ho già sentita questa?
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Il business delle cacche di cane
Okay qui c’è qualcosa che puzza. Possibile che tutte queste menti illuminate siano improvvisamente arrivate alla stessa conclusione? Mah. Più probabile invece che ci sia qualche azienda, come PooPrints — che fattura più di 7 milioni di euro l’anno — che ha inventato questa articolata soluzione per risolvere un non-problema.
Più probabile che sindaci, consiglieri e assessori, ben poco illuminati, vogliano far bella figura emulando altri che prima di loro sono cascati nelle braccia del dipartimento marketing di qualche azienda con troppa fuffa da vendere.
In effetti basta googlare per vedere molti esempi di altre città che hanno adottato soluzioni tecnologiche uguali a quelle proposte in Francia e Italia: Tel Aviv3, Denver4, Mallorca5…
Esiste davvero un problema globale di cacche non raccolte, o questi politici stanno invece usando soldi estorti ai cittadini per inventare complessi schemi di sorveglianza e tassazione occulta?
Sì, perchè schedare geneticamente il cane significa anche sorvegliare indirettamente il proprietario. Come dichiarato anche dall’azienda PooPrints6, una volta schedato il DNA del cane sarà possibile tracciarlo ovunque nel mondo, e con lui il suo padrone.
Qualcuno potrebbe dire che ci sono modi migliori per sorvegliare le persone. Certo, ma non per questo bisogna sottovalutare e accettare un ulteriore ingerenza dello Stato nella nostra vita.
Per quanto riguarda la tassazione occulta invece non c’è molto da dire: queste schedature genetiche si pagano (circa €65). Chi non lo fa, sarà sanzionato. Un buon modo per far cassa, anche senza raccogliere cacche in giro. In Alto Adige si stimano 45.000 cani registrati, che equivale a un’entrata di quasi 3 milioni di euro. Così, de botto.
Le grandi cose arrivano dalle piccole cose
La questione, abbastanza ridicola, dovrebbe farci riflettere sul potenziale distruttivo della tecnologia nelle mani di politici che non vedono l’ora di spendere i nostri soldi per inventarsi fantasiosi modi per renderci la vita più difficile.
A qualcuno potrà sembrare una piccola cosa; perfino una misura ragionevole per insegnare una lezione agli incivili. Se non fosse che, dato il copia-incolla di questa incredibile “soluzione” è molto probabile che la cacca del cane non sia altro che un pretesto, e che gli incivili siano in verità ben pochi.
In ogni caso: grandi cose vengono costruite a partire dalle piccole. Ieri era l’obbligo di microchip, oggi è la schedatura genetica. Domani sarà un collare GPS collegato alle forze dell’ordine. O qualche altra diavoleria che inevitabilmente finirà per intaccare quel poco di privacy che ci rimane, pure quando interagiamo col nostro cane.
Ma parliamo anche della questione ontologica. È evidente che l’oggetto dell’intervento non è il cane, ma il padrone. Il cane, in quanto avente una relazione diretta col padrone, è uno strumento attraverso cui estrarre risorse e punire i cittadini; d’altronde sono loro ad essere responsabili del comportamento del cane, no?
Perché allora non fare lo stesso coi bambini? Perché non obbligare ogni genitore a legare un braccialetto elettronico con GPS alla caviglia dei figli? Qual è la differenza tra un cane che caga davanti alla porta di casa del sindaco e un ragazzino che gli disegna un pisello sul muro? Entrambi sono soggetti all’autorità e alla responsabilità del padrone/genitore.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“It's only because of their stupidity that they're able to be so sure of themselves.”
Franz Kafka
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news.provincia.bz.it/it/news/p…
roma.repubblica.it/cronaca/202…
timesofisrael.com/tel-aviv-wil…
denverpost.com/2019/12/07/denv…
theolivepress.es/spain-news/20…
cnbc.com/2018/12/19/pooprints-…
Carlo Gubitosa
in reply to Pëtr Arkad'evič Stolypin • • •