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Libia: la tragedia di Derna in un paese devastato dalla guerra


A Derna, in Libia, i morti causati dalle inondazioni potrebbero arrivare a 20 mila. Una tragedia causata dal cambiamento climatico e amplificata dalla guerra L'articolo Libia: la tragedia di Derna in un paese devastato dalla guerra proviene da Pagine Est

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di Marco Santopadre

Pagine Esteri, 15 settembre 2023 – Aumenta di ora in ora il triste bilancio delle inondazioniche hanno colpito la Libia. Secondo i conteggi più aggiornati, almeno 8000 persone sono morte solo nella città costiera di Derna, nel nord-est del paese, a causa del cedimento di due dighe causato dal ciclone subtropicale “Daniel” che ha spazzato la zona durante la notte tra il 10 e l’11 settembre. Le due dighe costruite dalla ditta jugoslava Hidrotehnika-Hidroenergetika tra il 1973 e il 1979 sono state investite da raffiche di vento fino a 180 km orari, accompagnate da intensissime pioggie, liberando con il loro crollo milioni di litri cubi di acqua che si sono abbattute con violenza inaudite sulle abitazioni cancellando interi quartieri.

Il bilancio sarebbe destinato a crescereancora molto visto che, secondo alcune fonti locali, i dispersi sarebbero almeno altri 10 mila mentre nella città devastata si contano circa 20 mila sfollati. Le squadre della Mezzaluna Rossa continuano a recuperare centinaia di corpi sulla spiaggia della città. Il sindaco di Derna ha affermato ad alcune agenzie di stampa di temere che la città possa ora essere colpita da un’epidemia «a causa del gran numero di corpi che giacciono sotto le macerie e nell’acqua». Nell’area stanno lavorando senza soste squadre di soccorso locali e altre arrivate dall’estero, in particolare da Egitto, Tunisia, Emirati Arabi Uniti, Turchia e Qatar. A rendere più difficili i soccorsi sono le condizioni di molte strade che sono state letteralmente spazzate via rendendo inaccessibili molte aree.

Polemiche e accuse
Intanto però monta la polemica per le eventuali responsabilità nella tragedia.
Ieri il capo dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) Petteri Taalas ha affermato che la maggior parte delle vittime delle inondazionisi sarebbero potute evitate se il paese avesse avuto un servizio meteorologico funzionante in grado di emettere un avviso di allerta con alcune ore di anticipo, permettendo un’evaquazione anticipata dei cittadini che avrebbe salvato molte vite. Secondo varie fonti, però, gli allarmi sarebbero stati emessi, ma sarebbe mancato un intervento tempestivo da parte delle autorità.
Mohamed al-Menfi, capo del consiglio formato da tre membri che funge da presidenza del governo libico riconosciuto a livello internazionale ha informato che l’organismo da lui presieduto ha chiesto al procuratore generale di indagare sul disastro.

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Khalifa Haftar e Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh

La Libia, uno stato fallito
Ma le divisioni del paese in almeno tre semistati – la Tripolitania, la Cirenaica e il Fezzan – formatisi in seguito all’intervento militare della Nato, alla guerra civile e alla forte ingerenza di almeno una decina di potenze straniere, rendono la Libia uno “stato fallito” ormai da più di un decennio. Se queste divisioni e le costanti tensioni politiche e militari hanno impedito che si potesse evitare la tragedia, ora stanno avendo ripercussioni negative sulle operazioni di salvataggio dei superstiti e sull’accertamento delle responsabilità.

Dopo la rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi del 2011 e l’intervento militare di vari paesi aderenti all’Alleanza Atlantica – in particolare Francia e Stati Uniti, ma anche l’Italia – e la deflagrazione del paese, la città di Derna è stata a lungo in preda al caos. Nel 2015 venne occupata da milizie jihadiste in guerra tra loro e con quelle di altre regioni; ad un certo punto ad affermarsi furono i miliziani dello Stato Islamico, che avevano a lungo combattuto sia in Siria sia in Iraq prima di tornare in patria accompagnati da commilitoni di vari paesi in cerca di gloria e bottino. Nel 2018 il cosiddetto governo della Cirenaica, diretto dal generale Khalifa Haftar, decise di prendere il controllo sulla zona, obiettivo che raggiunse solo dopo lunghi e aspri combattimenti contro le milizie del cosiddetto Califfato insediato proprio a Derna.

Secondo varie denunce alcune ore prima del disastro l’amministrazione locale avrebbe richiesto l’evaquazione della popolazione alle autorità.
Il giorno prima che arrivasse la tempesta Daniel, l’ufficio del capo del governo della Cirenaica, Osama Hamad, avrebbe emesso un’allerta rivolta ai cittadini di Derna e delle città vicine, cosa che aveva già fatto anche il ministero dell’Interno del governo di unità nazionale di Tripoli.

Ma l’uomo forte della Cirenaica Haftar e il suo “Libyan Nation Army” avrebbero invitato la popolazione a restare in casa, amplificando la tragedia. Ma il portavoce dell’Esercito nazionale libico, il generale Ahmed al-Mismari, respinge ogni accusa di negligenza, affermando di aver fatto tutto quanto in suo potere per limitare i danni.
Ad Al Jazeera, intanto, il vicesindaco di Derna Ahmed Madroud ha denunciato che le due dighe crollate non erano oggetto di lavori di manutenzione ormai dal 2002.

Ovviamente il cosiddetto Governo di Unità Nazionale che regna a Tripoli ma è riconosciuto (e puntellato) da varie potenze occidentali, arabe e dalla Turchia, guidato dal primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, cercherà di sfruttare la tragedia per screditare i rivali della Cirenaica, sostenuti invece dall’Egitto e dalla Russia che nella regione ha inviato ormai alcuni anni fa i mercenari della compagnia militare privata “Wagner”.

Le colpe della Nato e della competizione globale tra potenze
Ma le responsabilità per il crollo della struttura statale libica, oltre che per la tragedia di Derna, vanno equamente distribuite tra i signori della guerra locali e le diplomazie che dal 2011 si spartiscono le spoglie di un paese ricco di petrolio e di gas ma che si è trasformato in una trappola mortale per i suoi 7 milioni di abitanti residui, in preda agli scontri etnici e religiosi, alla corruzione, all’arbitrio del più forte, alla devastazione del territorio e ora anche del cambiamento climatico.

L’intervento della Nato e gli appetiti delle potenze in competizione hanno letteralmente demolito uno dei paesi che, retto sì da un regime autoritario e repressivo, nel 2010 manteneva secondo la Banca Mondiale «alti livelli di crescita economica» e vantava «alti indicatori di sviluppo umano».
Oggi i regimi repressivi si sono moltiplicati almeno per tre – quanti sono i governi che si contendono il paese – senza contare le centinaia di milizie che a livello locale fanno il bello e il cattivo tempo, al servizio delle compagnie petrolifere e dei governi stranieri che alle popolazioni locali regalano solo insicurezza e rovine. – Pagine Esteri

9285034* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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PRIVACYDAILY


N. 161/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Più di 100 professori universitari da tutta Europa e non solo, chiedono alle istituzioni europee di inserire nel futuro regolamento sull’Intelligenza artificiale (AI Act) l’obbligo di valutare l’impatto sui diritti fondamentali (FRIA). La proposta del Parlamento europeo va già in questa direzione ma rischia di uscire indebolita dal... Continue reading →


Idee draghiane di competitivà


Ieri, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso della relazione sullo stato dell’Unione del 2023, ha comunicato di aver chiesto all’ex presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, un report sulla competitività. “Tre sfid

Ieri, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso della relazione sullo stato dell’Unione del 2023, ha comunicato di aver chiesto all’ex presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, un report sulla competitività. “Tre sfide – lavoro, inflazione e ambiente commerciale – arrivano in un momento in cui chiediamo anche all’industria di guidare la transizione pulita. Dobbiamo quindi guardare avanti e stabilire come rimanere competitivi mentre lo facciamo. Per questo motivo – ha detto Ursula – ho chiesto a Mario Draghi, una delle grandi menti economiche europee, di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea”. Qui di seguito alcune chicche del pensiero draghiano sulla competitività. E su cosa significhi, per la politica, lavorare per avere un mondo dominato da più innovazione, più integrazione europea e più concorrenza.

L’area dell’euro si è basata fortemente sull’idea che il processo di integrazione stesso avrebbe creato gli incentivi per perseguire politiche solide. In presenza di una maggiore concorrenza attraverso il mercato unico e dell’impossibilità di svalutazioni, i governi sarebbero stati costretti ad affrontare i problemi strutturali di lungo periodo e ad assicurare la sostenibilità del bilancio. Se questo non è avvenuto è in parte perché il processo di realizzazione del mercato unico si è arrestato. Ma anche perché mancavano istituzioni fondamentali a livello di area dell’euro. Non avevamo un sistema comune di vigilanza bancaria per monitorare i flussi finanziari, situazione che in alcuni paesi ha consentito di celare le sempre maggiori perdite di competitività con una crescita non sostenibile trainata dal settore finanziario. E per le politiche economiche e di bilancio avevamo solo un processo decisionale comune debole. Sono stati compiuti molti passi importanti per porre rimedio a queste difficoltà, in particolare la realizzazione dell’unione bancaria”.

“Il mercato unico è visto non di rado come una semplice trasposizione del processo di globalizzazione a cui nel tempo è stata tolta persino la flessibilità dei cambi. Non è così. La globalizzazione ha complessivamente accresciuto il benessere in tutte le economie, soprattutto di quelle emergenti, ma è oggi chiaro che le regole che ne hanno accompagnato la diffusione non sono state sufficienti a impedirne profonde distorsioni”.

“L’apertura dei mercati, senza regole, ha accresciuto la percezione di insicurezza delle persone particolarmente esposte alla più forte concorrenza, ha accentuato in esse il senso di essere state lasciate indietro in un mondo in cui le grandi ricchezze prodotte si concentravano in poche mani. Il mercato interno, invece, sin dall’inizio è stato concepito come un progetto in cui l’obiettivo di cogliere i frutti dell’apertura delle economie era strettamente legato a quello di attutirne i costi per i più deboli, di promuovere la crescita, ma proteggendo i cittadini europei dalle ingiustizie del libero mercato. Questa era senza dubbio anche la visione di Delors, l’architetto del mercato interno”.

“Gli ostacoli agli investimenti in Italia risiedono anche nella complessità e nella lentezza della Giustizia. Quest’ultimo aspetto mina la competitività delle imprese e la propensione a investire nel paese: il suo superamento impone azioni decise per aumentare la trasparenza e la prevedibilità della durata dei procedimenti civili e penali. La lentezza dei processi, seppur ridottasi, è ancora eccessiva e deve essere maggiormente contenuta con interventi di riforma processuale e ordinamentale. A questi fini è necessario anche potenziare le risorse umane e le dotazioni strumentali e tecnologiche dell’intero sistema giudiziario”.

“Basso numero di ricercatori e perdita di talenti. Una barriera importante allo sviluppo e alla competitività del sistema economico è rappresentata dalla limitata disponibilità di competenze, con un numero di ricercatori pubblici e privati più basso rispetto alla media degli altri paesi avanzati (il numero di ricercatori per persone attive occupate dalle imprese è pari solo alla metà della media Ue: 2,3 per cento contro 4,3 per cento nel 2017). Diventa, pertanto, necessario frenare la perdita, consistente e duratura, di talento scientifico tecnico, soprattutto giovani, recuperando il ritardo rispetto alle performance di altri paesi”.

“Un fattore essenziale per la crescita economica e l’equità è la promozione e la tutela della concorrenza. La concorrenza non risponde solo alla logica del mercato, ma può anche contribuire ad una maggiore giustizia sociale. La Commissione europea e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella loro indipendenza istituzionale, svolgono un ruolo efficace nell’accertare e nel sanzionare cartelli tra imprese, abusi di posizione dominante e fusioni o acquisizioni di controllo che ostacolano sensibilmente il gioco competitivo. Il governo s’impegna a presentare in Parlamento il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza e ad approvare norme che possano agevolare l’attività d’impresa in settori strategici, come le reti digitali, l’energia e i porti. Il governo si impegna inoltre a mitigare gli effetti negativi prodotti da queste misure e a rafforzare i meccanismi di regolamentazione. Quanto più si incoraggia la concorrenza, tanto più occorre rafforzare la protezione sociale”.

“La tutela e la promozione della concorrenza – principi-cardine dell’ordinamento dell’Unione europea – sono fattori essenziali per favorire l’efficienza e la crescita economica e per garantire la ripresa dopo la pandemia. Possono anche contribuire a una maggiore giustizia sociale. La concorrenza è idonea ad abbassare i prezzi e ad aumentare la qualità dei beni e dei servizi: quando interviene in mercati come quelli dei farmaci o dei trasporti pubblici, i suoi effetti sono idonei a favorire una più consistente eguaglianza sostanziale e una più solida coesione sociale”.

“Protagonisti della tutela e della promozione della concorrenza sono la Commissione europea e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Ma la concorrenza si tutela e si promuove anche con la revisione di norme di legge o di regolamento che ostacolano il gioco competitivo. Sotto quest’ultimo profilo, si rende necessaria una continuativa e sistematica opera di abrogazione e/o modifica di norme anticoncorrenziali. Questo è il fine della legge annuale per il mercato e la concorrenza”.

“Le misure che accrescono il grado di concorrenza nei mercati favoriscono maggiori investimenti e maggiore competitività tra le imprese. Attrarre investimenti e rendere i mercati più concorrenziali significa innanzitutto mettere le imprese in condizione di competere in termini di qualità dei prodotti, ma anche in termini di costi, spesso motivo rilevante di delocalizzazione. Un secondo effetto è incentivare la creazione di nuove imprese grazie ad un ambiente economico più attrattivo. Il grado di concorrenza può essere sinteticamente misurato dell’Indice di regolamentazione del mercato dei prodotti (Pmr) sviluppato dall’Ocse47. Sulla base di questo indicatore, l’Italia ha una qualità della regolamentazione in linea con la media dei Paesi Ocse, ma risulta meno competitiva se confrontata con Spagna e Germania, due dei principali concorrenti del paese sui mercati. Miglioramenti del Pmr, quindi maggiori livelli di concorrenza, sono correlati ad una più efficiente allocazione delle risorse, minori margini di profitto (quindi prezzi più bassi per i prodotti consumati dalle famiglie) e maggiori investimenti”.

“In Italia, la riforma della concorrenza serve a promuovere la crescita, ridurre le rendite, favorire investimenti e occupazione. Con questo spirito abbiamo approvato norme per rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati, alla tutela dei consumatori. La riforma tocca i servizi pubblici locali, inclusi i taxi, e le concessioni di beni e servizi, comprese le concessioni balneari. Il disegno di legge deve essere approvato prima della pausa estiva, per consentire entro la fine dell’anno l’ulteriore approvazione dei decreti delegati, come previsto dal Pnrr. Ora c’è bisogno di un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo – non di un sostegno a proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza di governo”.

“Il progresso dell’efficienza è ostacolato da una struttura sbilanciata nella dimensione d’impresa, poco compatibile con i nuovi paradigmi tecnologici e competitivi. Vi si associa una specializzazione settoriale ancora eccessivamente orientata alle produzioni più tradizionali. Rimuovere gli ostacoli alla crescita delle imprese è condizione necessaria per cogliere le occasioni offerte dalla globalizzazione dei mercati e per stimolare una diffusione ampia e sistematica di innovazioni nell’organizzazione aziendale, nei processi produttivi, nella gamma dei prodotti. E’ questa la via per recuperare competitività internazionale e rilanciare lo sviluppo”.

“La difesa della competitività, in Europa, attraverso la svalutazione del cambio, che peraltro alleviava solo temporaneamente gli effetti di un differenziale di produttività, è divenuta impossibile. Non vi è alternativa se non tra l’incremento del prodotto per ora lavorata e il contenimento dei redditi nominali. Alla lunga solo il progresso della produttività genera benessere economico”.

“Dalla metà dello scorso decennio la produttività del lavoro aumenta in Italia di un punto percentuale l’anno meno che nella media dei paesi dell’Ocse. Questo fenomeno è alla radice della crisi di crescita e di competitività che il paese vive. Il rapido aumento dell’occupazione degli ultimi anni, favorito dalla moderazione salariale, dalla legalizzazione di parte dell’immigrazione, dalle riforme del mercato del lavoro, ha portato a un fisiologico e atteso rallentamento nella dinamica della produttività”.

“L’intensificazione della concorrenza, l’ampliamento dello spazio per l’esplicarsi dei meccanismi di mercato sono necessari al rilancio produttivo e complementari a scelte di equità. La concorrenza costituisce il miglior agente di giustizia sociale in un’economia, in una società, come quella italiana, nella cui storia è ricorrente il privilegio di pochi fondato sulla protezione dello stato”.

Il Foglio

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New EU-US data transfer deal also faces criticism in Germany


French lawmaker Philippe Latombe's latest lawsuit at the EU's top court, which could derail the new EU-US data transfer deal, has found support in Germany, where the two-month-old agreement is already facing widespread criticism.


euractiv.com/section/data-prot…




Israele prolunga ancora l’arresto di Khaled El Qaisi


Il giovane stava attraversando il valico di Allenby con moglie e figlio dopo aver trascorso le vacanze a Betlemme. La procura continua a non formalizzare alcuna accusa L'articolo Israele prolunga ancora l’arresto di Khaled El Qaisi proviene da Pagine Est

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AGGIORNAMENTO 14 settembre ore 16

Si è conclusa la udienza prevista oggi 14 settembre. I giudici israeliani hanno prolugato la custodia cautelare per altri 7 giorni accogliendo solo in parte la richiesta di 11 giorni fatta dalla procura che non ha ancora avanzato alcuna accusa. Lo riferisce Francesca Antinucci, moglie di Khaled El Qaisi. A quanto si apprende oggi il giovane ricercatore universitario italo-palestinese ha potuto finalmente parlare al suo avvocato. Al termine dell’udienza è stato portato al Centro di detenzione di Petah Tikva.

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CONFERMATO L’ARRESTO DI KHALED EL QAISI

Pagine Esteri, 8 settembre 2023 – Khaled El Qaisi sta “abbastanza bene”. Così le poche persone autorizzate ad assistere all’udienza ieri al tribunale di Rishon Lezion hanno descritto le condizioni del ricercatore italo-palestinese arrestato il 31 agosto dalla polizia di frontiera israeliana al valico di Allenby mentre era con la moglie e il figlio. I giudici hanno prolungato l’arresto di Khaled fino al 14 settembre ma i motivi del fermo restano oscuri e tenuti sotto uno stretto riserbo, come ha spiegato l’avvocato del giovane.

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della redazione

Pagine Esteri, 3 settembre 2023 – Lo scorso 31 agosto il giovane ricercatore italo-palestinese Khaled El Qaisi è stato arrestato dalle autorità israeliane al valico di Allenby, tra Cisgiordania e Giordania. Ne danno notizia la moglie del ricercatore Francesca Antinucci e la madre Lucia Marchetti.

El Qaisi, di doppia nazionalità, italiana e palestinese, la scorsa settimana, diretto ad Amman, stava attraversando il valico di Allenby con moglie e figlio dopo aver trascorso le vacanze con la propria famiglia a Betlemme. Al controllo dei bagagli e dei documenti è stato ammanettato sotto lo sguardo del figlio di 4 anni, e della moglie.

Antinucci spiega che alle richieste di delucidazioni sui motivi del fermo, non è seguita risposta alcuna da parte degli agenti di frontiera israeliani. Invece le sono state sottoposte domande per poi essere allontanata col figlio verso il territorio giordano, senza telefono, senza contanti né contatti, in un paese straniero. Solo nel tardo pomeriggio la moglie e il bambino sono riusciti a raggiungere l’Ambasciata italiana ad Amman grazie all’aiuto di alcune persone.

Khaled El Qaisi, aggiungono la madre e la moglie, ancora non ha potuto incontrare il suo avvocato. Si è solo saputo che affronterà un’udienza davanti a giudici israeliani domani, 7 settembre, presso il tribunale di Rishon Lezion.

Traduttore e studente di Lingue e Civiltà Orientali all’Università La Sapienza di Roma, stimato per il suo impegno nella raccolta, divulgazione e traduzione di materiale storico, è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia.

A sostegno di Khaled El Qaisi, l’intergruppo parlamentare per la Pace tra Palestina e Israele ha inviato una lettera-appello al ministro degli esteri Antonio Tajani, per sollecitare un intervento delle autorità di governo italiane su quelle israeliane.

«In quella che ancora viene spacciata come la ‘sola democrazia mediorientale’ è detenuto dal 31 agosto scorso un cittadino italo palestinese, stimato ricercatore universitario in Italia, colpevole di sostenere i diritti del suo popolo» denuncia Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare, che a nome della sua formazione politica chiede che «L’Italia ritiri l’ambasciatore se il governo israeliano non rilascerà il nostro connazionale. Così come ci siamo mobilitati – aggiunge – per la liberazione dello studente Patrick Zaki con la stessa determinazione bisogna farlo perché Khaled possa tornare presto al proprio lavoro e dai propri cari». Pagine Esteri

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Loredana Fraleone*   Sta iniziando un nuovo anno scolastico e il termine “nuovo” ha solo un portato negativo. Niente risorse destinate ai bisogni


Il caso Ustica tra politica, giustizia e verità. L’opinione del gen. Tricarico


Nel calvario di Enzo Tortora i magistrati che ne chiesero la condanna si chiamavano Lucio Di Pietro e Felice Di Persia, nella tragedia di Ustica Rosario Priore. Nel caso di Tortora – lo ricordiamo tutti – l’impianto accusatorio si liquefece impietosamente

Nel calvario di Enzo Tortora i magistrati che ne chiesero la condanna si chiamavano Lucio Di Pietro e Felice Di Persia, nella tragedia di Ustica Rosario Priore.

Nel caso di Tortora – lo ricordiamo tutti – l’impianto accusatorio si liquefece impietosamente al primo serio vaglio, non resse al confronto in aula e dopo quattro anni di gogna Tortora fu assolto.

Nella vicenda giudiziaria di Ustica è successa la stessa cosa: le tesi precostituite di Priore vennero in evidenza come tali e, seppur più faticosamente, furono demolite in giudizio dopo 272 udienze e con l’escussione di circa 4mila testimoni. In una ineccepibile sentenza della Corte di Assise di Appello di Roma, poi confermata nel 2007 in Cassazione.
Mentre però Tortora, dopo essere stato gettato in pasto ai media e umiliato in manette a reti unificate, venne assolto con pari – semmai maggior evidenza – anche agli occhi dell’opinione pubblica, nel caso Ustica si continua ancora oggi, a distanza di 18 anni dalla sentenza assolutoria, a spacciare come buone le ipotesi infondate di Priore. E, continuando nel calzante parallelo, è come se ancora oggi venissero spacciate e prese per buone le accuse infamanti dei due camorristi Pasquale Barra e Giovanni Pandico.

Oggi in altre parole, in una pertinente trasposizione concettuale, chi afferma che quel DC9 fu abbattuto da un missile, continuerebbe a tenere Tortora in carcere fino all’estinzione della pena, indossando senza vergogna i panni degli irriducibili Barra e Pandico.

Ma allora, come mai due casi pienamente sovrapponibili nell’iter giudiziario hanno subito una sorte così divaricata nel sentire comune? Assolti dalla legge, assolti anche dal cittadino nel caso Tortora, lapidati senza sosta e motivo nella vicenda di Ustica.

La risposta è semplice. La differenza la ha fatta la politica, quella con la “p” minuscola, quella collocata in un ben definito perimetro, in un campo veramente largo, accompagnata passo passo da una stampa asservita a più padroni: alla parte politica di riferimento, ad interessi personali, all’accattonaggio delle copie da vendere. E a distanza di anni, se si dovesse individuare un portabandiera di questo vero e proprio disfacimento del sistema, non vi è dubbio che Giuliano Amato svetterebbe senza rivali.

Un personaggio a cui lo Stato non ha lesinato alcunché, gratificandolo con incarichi prestigiosi e ricambiato da comportamenti incomprensibili, di cui si fa fatica a capire la vera ragione.
Possibile che un giurista, presidente emerito della Corte costituzionale, si getti senza paracadute nella mischia mediatica senza aver letto le carte del processo e in particolare la sentenza penale, confermata in Cassazione? O peggio ancora, se la sentenza l’avesse letta o ne conoscesse i contenuti, perché divulgare tante falsità, tutte – veramente tutte – confutate nelle lunghe e numerose udienze dibattimentali e ivi bollate come “fantascienza”?

Confesso che molti di noi si sono chiesti, a ragion veduta, se Amato non stesse accusando l’incalzare degli anni, ma dopo averlo ascoltato in conferenza stampa l’ipotesi è venuta meno. Il quesito quindi rimane, così come rimangono le perplessità sui motivi dello tsunami mediatico totalmente inaspettato ed immotivato. E per Amato con l’aggravante, collaterale ma forse addirittura centrale, che il suo unirsi al coro dei depistatori darà un contributo non da poco a rendere ancora più difficoltosa l’affermazione della verità su una tragedia italiana rimasta senza colpevoli.

In questo marasma, così come spesso accade in Italia, la Giustizia resta l’ultimo baluardo. La sola Procura di Roma, formalmente chiamata in causa anche dalla nostra Associazione (Associazione per la Verità sul disastro aereo di Ustica – Avdau) potrebbe, ascoltando Amato, chiarire il perché della sua tardiva, estemporanea e inusitatamente grave sortita.

Ponendogli naturalmente le giuste domande, a cominciare dal disallineamento delle dichiarazioni pubbliche di oggi rispetto a quelle da lui rilasciate sotto giuramento nel dicembre del 2001. Se questo non accadrà, allora anche l’ultimo baluardo comincerà a scricchiolare e le speranze per venire a capo dell’attentato di Ustica si affievoliranno ulteriormente.


formiche.net/2023/09/tragedia-…



Si apre domani a Cuba il G77 + la Cina, il vertice dei Paesi del sud del mondo


L'impegno sarà rafforzare la solidarietà tra le nazioni del Sud e facilitare risposte adeguate alle sfide che il mondo in via di sviluppo deve affrontare. L'articolo Si apre domani a Cuba il G77 + la Cina, il vertice dei Paesi del sud del mondo proviene

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della redazione

Pagine Esteri, 14 Settembre 2023 – Il vertice del Gruppo dei 77 + la Cina che si apre domani all’Avana intende rafforzare la solidarietà tra le nazioni del Sud e a facilitare risposte adeguate alle sfide che il mondo in via di sviluppo deve affrontare. Sono queste le intenzioni annunciate dagli Stati che prenderanno parte al summit a Cuba, il 15 e 16 settembre, e al quale parteciperà anche l’alto funzionario cinese Li Xi, rappresentante speciale del presidente Xi Jinping e capo della struttura anti-corruzione della Cina.

Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez, nella sua qualità di presidente pro tempore del G-77 + Cina, e il primo ministro Manuel Marrero Cruz si preparano ad accogliere all’ “Aeroporto Internazionale José Martí” il segretario generale dell’Onu, Antonio Gutterres, i presidenti Luiz Inácio Lula da Silva del Brasile, Alberto Fernández dell’Argentina, Xiomara Castro dell’Honduras, Luis Arce della Bolivia, Gustavo Petro della Colombia e leader e rappresentanti dell’Iran, dell’Iraq e di molti altri Stati.

La partecipazione ad alto livello della Cina – scrivono i media del colosso asiatico – sottolinea l’importanza che Pechino assegna a una diplomazia internazionale che rifiuti gli scontri tra blocchi e la mentalità da Guerra fredda.

Fondato nel 1964, il Gruppo dei 77 include oggi oltre 130 paesi in via di sviluppo di Asia, Africa e America centrale e meridionale. Tra i punti del suo storico programma c’è la richiesta che gli Stati ricchi cedano lo 0,75% del loro Pil ad un fondo per aiutare le economie dei Paesi in via di sviluppo. Pagine Esteri

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Il numero di persone approdate a Lampedusa, in fuga soprattutto dal regime tunisino, con cui l'UE e l'Italia hanno stretto accordi scellerati, ha abbondantement


Lisa Beat and the Liars - Sheena Is A Beat Rocker


Fate vostro questo disco e suonatelo quando - disgraziatamente - cambieranno l'ora, farà freddo ed alle cinque del pomeriggio sarà buio, chissà forse potrebbe farvi tornare ai fasti dell'estate o quantomeno mettervi allegria facendovi intravvedere un raggio di sole. @Musica Agorà

iyezine.com/lisa-beat-and-the-…

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India, Medio oriente, Europa. Un “corridoio economico” poco economico e molto geopolitico


Il progetto esclude Iran, Iraq, Egitto, Turchia e il Nordafrica e punta con più decisione alla normalizzazione delle relazioni tra Israele e una serie di Paesi e a ridimensionare i BRICS. L'articolo India, Medio oriente, Europa. Un “corridoio economico”

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di Abdelbari AtwanRaialyoum.com

Pagine Esteri, 14 settembre 2023 – Il più grande successo del vertice del G20 dello scorso fine settimana nella capitale indiana, guidato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e dal primo ministro indiano Narendra Modi, è stato l’annuncio di un progetto di “Corridoio economico” che collegherà l’India con il Medio Oriente e l’Europa. Questo progetto è il seme di una nuova alleanza economica che mira a uccidere i BRICS nella loro culla, cementare la normalizzazione tra Israele e gli stati del Golfo (o la maggior parte di essi), marginalizzare il Canale di Suez come rotta commerciale globale tra l’Est e l’Ovest e potenzialmente compromettere la Via della Seta cinese (nota come Belt and Road Initiative).

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Abdelbari Atwan

Queste enormi conseguenze economiche e politiche sono premeditate dal presidente degli Stati Uniti e dai suoi vecchi e nuovi alleati per servire gli interessi degli Stati Uniti e per cercare di salvare o arrestare il declino delle sue prospettive di leadership globale, frenare l’ascesa della Cina su tutti i fronti e mobilitare un fronte allargato contro la Russia nel conflitto in Ucraina.

L’assenza del presidente cinese Xi Jinping e del presidente russo Vladimir Putin dal vertice è stata una mossa calcolata. Se avessero partecipato, ciò avrebbe significato incoronare Biden presidente per un secondo mandato alle prossime elezioni presidenziali e rafforzare la leadership statunitense dell’ordine mondiale unipolare, che si è eroso negli ultimi anni a favore del duo cinese/russo.

Escludere Iraq, Siria, Egitto, Turchia e Iran dai paesi attraversati dal corridoio economico non è stata una decisione arbitraria. Sono stati omessi intenzionalmente perché la maggior parte di loro è più strettamente allineata con l’asse cinese/russo e ha una profonda storia di avversione verso l’Occidente a causa della religione musulmana e di un’esperienza secolare con le eredità imperiali. È logico escludere tutti questi paesi dal corridoio economico e includere Israele che non è più grande di una provincia dell’Egitto, della Turchia o dell’Iraq? Soprattutto in un momento in cui è governato dal governo più intransigente e razzista del mondo?

Il presidente Biden aveva ragione nel definire l’accordo per costruire questo corridoio un punto di svolta perché creerà linee ferroviarie, collegherà i porti marittimi per rafforzare il commercio, faciliterà la circolazione delle merci e sosterrà gli sforzi di sviluppo dell’energia pulita. Ma ciò che Biden non ha detto è che incoronerà Israele come leader del Medio Oriente e lo districherà da tutte le sue crisi attuali e future.

Benyamin Netanyahu non ha nascosto la sua gioia per questo grande risultato che Biden gli ha assicurato. Ha postato su X (ex Twitter): “Sono lieto di annunciare la buona notizia ai cittadini dello Stato di Israele che il nostro Paese sarà uno snodo centrale in questo corridoio economico. Le ferrovie e i porti israeliani apriranno una nuova porta dall’India attraverso il Medio Oriente fino all’Europa, e ritorno, cambiando il volto del Medio Oriente. Questo è il più grande progetto di cooperazione nella storia di Israele”.

A nostro avviso, l’India diventerà ora lo strumento più potente degli Stati Uniti contro le superpotenze russa e cinese. Nei prossimi anni, potremmo vederlo incoronato leader del Golfo e del Medio Oriente insieme a Israele, con la benedizione degli Stati Uniti e dell’Europa, e minare i BRIC dall’interno.

Questo progetto statunitense presentato al recente vertice del G20 cambierà davvero le regole del gioco e il volto del mondo? La sua intenzione implicita è quella di espandere ulteriormente la NATO sul fronte politico, economico e forse anche militare. Il volume degli scambi tra India ed Europa, che questo corridoio è apparentemente destinato a servire, ammonta a 88 miliardi di dollari. Vale la pena spendere centinaia, se non migliaia, di miliardi di dollari per costruire un corridoio?

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, messo da parte al recente vertice del G20, al suo ritorno ha dichiarato: “La Turchia è la rotta più adatta da est a ovest per un progetto di corridoio economico che colleghi l’India con il Medio Oriente e l’Europa”. Questo tardivo riconoscimento del pericolo di questo progetto potrebbe spiegare il suo caloroso incontro con il presidente egiziano Abdelfattah as-Sisi a margine del vertice.

L’Egitto e la maggior parte dei paesi del Medio Oriente e dell’Unione del Maghreb, e in particolare l’Algeria, per non parlare del popolo palestinese, subiranno i maggiori danni da questo nuovo blocco politico/economico guidato dagli Stati Uniti in coordinamento con Israele.

Il Canale di Suez, che genera più di 10 miliardi di dollari all’anno per il tesoro egiziano, sarà la vittima più grande, perdendo il 22% del suo volume commerciale dal giorno del lancio del progetto, che correrà a nord verso il porto di Haifa.

Sebbene alcuni abbiano riserve sulla sua presidenza, il defunto presidente egiziano Gamal Abdel Nasser aveva la visione giusta quando fece dell’India un alleato arabo strategico nella lotta contro il colonialismo occidentale prima che i suoi alleati la respingessero, trasformandola in uno stato amico di Israele, sia attraverso gli Accordi di Camp David o i traditori Accordi di Oslo, il cui trentesimo anniversario sembra che sarà domani, 13 settembre.

Non crediamo che la Cina, la Russia e tutti i paesi presi di mira da questo nuovo progetto statunitense rimarranno a guardare mentre procede, ma questa è un’altra questione. Solo il tempo lo dirà. Pagine Esteru

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L'articolo India, Medio oriente, Europa. Un “corridoio economico” poco economico e molto geopolitico proviene da Pagine Esteri.



Oggi, giovedì 14 settembre, presso la Sala “Aldo Moro” del Ministero dell’Istruzione e del Merito, si terrà la presentazione del Programma Nazionale 2021-2027 Scuola e Competenze.

Potete seguire la diretta qui dalle 10.45 ▶ youtube.



La Difesa polacca punta al 4%. Opportunità da Varsavia per Perego di Cremnago


La Polonia è avviata in un processo di robusto rafforzamento della propria componente militare. Il Paese è indirizzato convintamente all’aumento dei budget da destinare alla Difesa, con l’obiettivo di fondo di arrivare al 4% del Pil, il doppio di quanto p

La Polonia è avviata in un processo di robusto rafforzamento della propria componente militare. Il Paese è indirizzato convintamente all’aumento dei budget da destinare alla Difesa, con l’obiettivo di fondo di arrivare al 4% del Pil, il doppio di quanto previsto in sede dell’Alleanza Atlantica. In questo quadro, l’Italia può fornire il suo supporto, come già dimostrato dalle collaborazioni con Leonardo, dall’addestratore M-346, agli elicotteri AW101 e AW149, fino alle opportunità per l’Eurofighter Typhoon. Ne abbiamo parlato con Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa, tornato di recente dalla visita in Poloni alla International Defence Industry Exhibition, la principale fiera del settore dell’Europa centrale. Il nostro Paese è stato protagonista, con Leonardo e MBDA Italia in prima linea.

Che tipo di collaborazioni industriali auspica possano evolversi tra il nostro Paese e Varsavia?

La Polonia rappresenta un Paese strategico per l’industria nazionale ed in particolare per Leonardo, considerati gli importanti investimenti effettuati recentemente dall’Azienda nel Paese, tra cui l’acquisizione della compagnia elicotteristica PZL Swidnik e la costituzione della società Leonardo Polonia. Ci sono già numerosi contratti acquisiti da Leonardo in Polonia negli ultimi anni, tra cui velivoli M-346 per l’Aeronautica Militare; elicotteri AW101 per la Marina Militare; elicotteri multiruolo AW149. E altre opportunità commerciali che riguardano gli aerei Eurofighter Typhoon, ad esempio, in relazione alla sempre più pressante necessità della Polonia di acquisire velivoli per l’Air Superiority, Elicotteri da addestramento: l’Aeronautica Militare polacca deve sostituire i suoi vecchi elicotteri da addestramento SW-4 e Mi-2. Incontrando le autorità locali, su delega del ministro Crosetto, ho avuto modo di esprimere la volontà italiana di una più stretta collaborazione con la Polonia nel settore della difesa, sicurezza e aerospazio, confermando il supporto alle esigenze di rinnovamento delle Forze armate polacche, attraverso attività di collaborazione con trasferimenti tecnologici e ricadute occupazionali nel Paese.

La Polonia sta rafforzando significativamente il proprio strumento militare, un’esigenza resa più urgente dall’invasione russa dell’Ucraina. In che modo l’Italia può supportare questo potenziamento, sia dal punto di vista industriale che operativo?

Come ho detto prima il supporto di natura industriale è di mutuo interesse per lo sviluppo capacitivo polacco e per le nostre aziende nazionali della Difesa. Operativamente lo Stato Maggiore della Difesa Italiano sta concludendo la preparazione operativa per l’impiego di velivoli F-35A per il rafforzamento della difesa aerea della Polonia durante il periodo della campagna elettorale e delle elezioni, tra settembre e ottobre. E dal mese di dicembre e per i successivi otto mesi l’Aeronautica Militare italiana svolgerà attività di Air Policing nei cieli della Polonia, sia con F-35A che con Eurofighter F2000. Vi è anche la possibilità di incrementare le attività addestrative congiunte tra le rispettive Forze Armate con l’impiego del poligono di Drawsko per le forze terrestri; la possibilità di nostra presenza navale strutturata nel Baltico e anche la possibilità addestramento congiunto per i piloti degli F35.

Varsavia ha aumentato del 16% il proprio budget per la Difesa, raggiungendo il 3% del Pil. Un punto in più rispetto a quanto chiesto dalla Nato. In Italia, intanto, ancora si dibatte sulla necessità di raggiungere il 2%, perché?

Sono undici i Paesi che raggiungeranno la soglia del 2% del Pil quest’anno, e diventeranno diciannove nel 2024, l’Italia, al momento, è 24esima tra i Paesi Nato in una ipotetica graduatoria, può però ascriversi il merito di aver impedito la richiesta di molti alleati della Nato di porre la spesa del 2% del Pil come un obbligo, infatti nel comunicato finale del vertice di Vilnius, di qualche mese fa, si parla di impegno a spendere il 2%, senza obblighi temporali che per l’Italia potrebbe essere il 2028. Vi è, ovviamente, il timore che il nostro Paese possa essere l’ultimo a raggiungere l’obiettivo, ma la composizione della spesa nel bilancio non è di diretta influenza del dicastero Difesa che può proporre, ma non decide. L’obiettivo non va assolutamente accantonato in quanto importante per la difesa dell’Italia stessa oltre che degli alleati, dei livelli adeguati nella capacità di difesa nazionale verranno raggiunti proprio attraverso il perseguimento degli standard Nato al di là di quelli decisi internamente. La libertà del Paese, la sua sicurezza, la sua Difesa hanno un costo, quello che si investe in questo settore torna in modo esponenziale in termini di difesa dei nostri interessi nazionali, l’impegno del 2% di spesa dedicata alla Difesa in rapporto al Pil va mantenuto seriamente, in un percorso certo graduale e senza ipotecare scelte di finanza pubblica nell’immediato futuro, deve essere un obiettivo del nostro governo per il bene del Paese.

La necessità di modernizzare le proprie Forze armate sta spingendo la Polonia a preferire mezzi già disponibili off-the-shelf. È il caso dei carri armati Abrams e dei 96 elicotteri Apache, questi ultimi parte dell’accordo più consistente dell’export Usa per il 2023. Questo trend non rischia di essere un problema per la progettata industria europea della Difesa?

La Defence security cooperation agency (Dsca) degli Stati Uniti ha reso noto che il dipartimento di Stato ha approvato e notificato al Congresso la vendita di 96 elicotteri da combattimento Boeing AH-64E Apache alla Polonia al costo di circa dodici miliardi di dollari. Gli Apache, prodotti finora in 2.700 esemplari, sono stati chiesti da Varsavia per rimpiazzare la flotta di elicotteri da attacco di tipo russo/sovietico Mil Mi-24 composta da 18 esemplari di cui almeno dodici già ceduti all’Ucraina. La componente elicotteristica da combattimento polacca verrà quindi non solo ammodernata ma ampliata di cinque volte. Si percepisce inoltre come la Polonia punti al 4% del Pil (il doppio di quanto richiesto dalla Nato) entro breve tempo. Varsavia punta su un rafforzamento dei legami industriali con gli Stati Uniti e con la Corea del Sud, a breve però si terranno le elezioni politiche che definiranno il futuro orientamento della Polonia verso il progetto europeo, anche nei suoi aspetti di difesa.


formiche.net/2023/09/difesa-po…



InPremier


I dati che abbiamo esaminato ieri non sono allarmanti in sé, ma hanno un aspetto sinistro: l’economia europea rallenta il ritmo di crescita, ma è previsto che l’anno prossimo torni ad accelerare, mentre l’Italia rallenta e c’è il timore che l’anno prossim

I dati che abbiamo esaminato ieri non sono allarmanti in sé, ma hanno un aspetto sinistro: l’economia europea rallenta il ritmo di crescita, ma è previsto che l’anno prossimo torni ad accelerare, mentre l’Italia rallenta e c’è il timore che l’anno prossimo continui a rallentare. Spiegare la diminuita produzione industriale con la recessione in cui ora si trova la Germania – che influisce – toglie argomenti per spiegare perché l’economia tedesca si prevede corra nel 2024, mentre la nostra assai meno. Le cause sono interne e riguardano il mercato, la concorrenza, l’amministrazione pubblica, la giustizia, la scuola… Per fare le riforme e adottare i provvedimenti utili è necessario che il presidente del Consiglio abbia maggiori poteri o che sia eletto direttamente e indipendentemente dai partiti?

È fondato il timore che sia una discussione inutile, una perdita di tempo. La questione non è – come s’è singolarmente sostenuto – tenere in equilibrio i poteri del Presidente della Repubblica: al Quirinale abitava il papa, che era anche re, poi ha preso dimora il re e ora è la sede della nostra Presidenza. L’istituzione non appartiene a nessuno e il palazzo alla Repubblica. La questione è che il rafforzamento illusorio di un potere genera una pericolosissima fragilità, che anziché consolidarlo lo sbriciola.

Meloni non ha i pieni poteri – che nessuno ha mai, in uno Stato di diritto – ma è nella pienezza del suo potere: ha una maggioranza parlamentare assoluta in entrambi i rami del Parlamento e guida il partito che ha preso più del doppio dei voti degli alleati. Per giunta, complice l’ignoranza e la solo sventolata anglofobia, hanno preso tutti a chiamarla “premier”, che dà il segno della cecità istituzionale e il comico di volere introdurre il premierato in un Paese ove ci sarebbe già un premier. La vulnerabilità di Meloni – e non soltanto sua – non è nel dettato costituzionale, ma nel costume politico: chiamiamo maggioranza la somma delle minoranze che si alleano, salvo poi avere ciascuna il potere di distruggere la maggioranza. Se si cementificasse il capo del governo avremmo queste conseguenze: a. ai livelli attuali il maggiore potere sarebbe in capo a chi prende meno di un terzo dei voti espressi (che già sono pochi); b. poi, per governare veramente, o diventa trasformista il presidente o lo diventa chi lo sostiene o lo divengono entrambi. Sempre la solita zuppa.

Non è un caso che il capo del potere esecutivo non si elegga direttamente in nessuna democrazia, salvo Israele. Dove funziona male. Gli Usa sono uno Stato federale, in Francia si elegge il Presidente della Repubblica, in nessuna democrazia europea il capo del governo. Non si fa perché non funziona. Non consolida, irrigidisce. E le cose rigide si spezzano. La Repubblica è nata dopo una guerra civile, la cui radiazione fossile non è estinta e ancora inquina la vita collettiva.

La smania premierista nasce da una falsificazione storica, ovvero l’essersi raccontati che i governi italiani sono sempre stati tutti instabili e brevi. Falso. Dal 1948 al 1992 abbiamo avuto, nella sostanza, quattro governi: centrismo, centrosinistra, solidarietà nazionale e pentapartito. E i partiti di governo hanno sempre vinto le elezioni, senza trasformismo. Dal 1994 chi governa non vince mai le elezioni e impera il trasformismo. Vero che taluni governi duravano pochi mesi, ma in quello successivo tornavano gli stessi partiti e anche le stesse persone. Quel che conta è il costume: in Germania chi cambia idee e casacca è un inaffidabile, in Italia un furbo.

Eppure dei rafforzamenti sarebbero utili. Ad esempio: la possibilità di revocare i ministri, sottoponendo al voto di fiducia soltanto il neonominato; la non emendabilità dei decreti legge (così si eviterebbe l’imbarazzante sceneggiata del decreto sulle banche); la sfiducia costruttiva, ovvero dover indicare il nuovo esecutivo per far cadere il vecchio. Nulla a che vedere con quello che si chiama grossolanamente “premierato” o con la smargiassata impotente dell’elezione diretta.

La Ragione

L'articolo InPremier proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



In Cina e in Asia – La Cina primo Paese a nominare un ambasciatore in Afghanistan


In Cina e in Asia – La Cina primo Paese a nominare un ambasciatore in Afghanistan afghanistan
I titoli di oggi:

La Cina primo Paese a nominare un ambasciatore in Afghanistan
La Cina presenta la sua proposta per regolare l’AI a livello internazionale
Pechino risponde all'indagine dell'Ue sui veicoli elettrici
La Cina svela un piano di integrazione con Taiwan
Hong Kong ha il sostegno di Pechino per un ambiente imprenditoriale libero
Innalzate le relazioni tra Cina e Venezuela
Il cardinale Zuppi a Pechino vedrà l’inviato speciale cinese per gli affari eurasiatici
Squadra del governo rinnovata per il premier giapponese Kishida

L'articolo In Cina e in Asia – La Cina primo Paese a nominare un ambasciatore in Afghanistan proviene da China Files.



“STATI GENERALI DELLA COMUNICAZIONE PER LA SALUTE”


A partite dalle ore 10.00 avrò il piacere di partecipare agli STATI GENERALI DELLA COMUNICAZIONE PER LA SALUTE organizzati da Federsanità per parlare di storytelling ed uso dei testimonial Qui il programma completo federsanita.it/2023/08/05/pnrr…


guidoscorza.it/stati-generali-…



PRIVACYDAILY


N. 160/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: L’allenatore dei Columbus Blue Jackets Mike Babcock e il capitano Boone Jenner negano le accuse secondo cui Babcock avrebbe agito in modo inappropriato e violato la privacy dei giocatori chiedendo di vedere le foto sui loro cellulari.L’ex giocatore della NHL Paul Bissonnette ha dichiarato nell’edizione di martedì del... Continue reading →


Come le app mobili condividono illegalmente i vostri dati personali Alcune app mobili condividono i vostri dati personali subito dopo l'apertura. Questo non è conforme alle leggi sulla privacy dell'UE Mobile Apps Header


noyb.eu/it/how-mobile-apps-ill…



Navigating Cross-Border Data Transfers in the Asia-Pacific region (APAC): Analyzing Legal Developments from 2021 to 2023


Today, the Future of Privacy Forum (FPF) published an Issue Brief comparatively analyzing cross-border data transfer provisions in new data protection laws in the Asia-Pacific. Titled Navigating Cross-Border Data Transfers in the Asia-Pacific region (APAC

Today, the Future of Privacy Forum (FPF) published an Issue Brief comparatively analyzing cross-border data transfer provisions in new data protection laws in the Asia-Pacific. Titled Navigating Cross-Border Data Transfers in the Asia-Pacific region (APAC): Analyzing Legal Developments from 2021 to 2023, the Issue Brief outlines key developments in cross-border data transfers in the Asia-Pacific in the last few years, and explores the potential impact on businesses operating in the APAC region.

DOWNLOAD THE ISSUE BRIEF

Today, cross-border data transfers are pivotal in enabling the global digital economy and facilitating digital trade. These transfers allow businesses to provide services globally, while allowing individuals access to a wide range of digital services and platforms. Yet, cross-border data transfers also raise legitimate concerns regarding the protection of individuals’ privacy and security.

Amidst this tension, data protection laws attempt to strike a balance by requiring organizations to satisfy certain conditions to ensure that personal data is appropriately protected when it is transferred out of jurisdiction, absent special circumstances. Common conditions include:

  • Assessment of the level of personal data protection in the destination jurisdiction (also known as “adequacy”);
  • Adoption of safeguards, such as legally binding agreements or certifications or rules approved by a regulator;
  • Consent from data subjects; and
  • Necessity for various, specifically defined purposes.

The APAC region has seen a significant acceleration in data protection regulatory activity in recent years, including the enactment of new data protection laws. In particular, since 2021, China, Indonesia, Japan, South Korea, Thailand, and Vietnam have newly enacted or amended their data protection laws and regulations.

An analysis of the data protection laws and regulations in these six jurisdictions indicates that there is a degree of alignment between Indonesia, Japan, South Korea, and Thailand regarding legal bases for cross-border data transfers, but China and Vietnam appear to be outliers with their own unique requirements. Notably:

  • Indonesia, Japan, South Korea, and Thailand all recognize adequacy and consent as valid legal bases for cross-border data transfers. There is also some alignment on the recognition of certification schemes.
  • However, given that these laws were enacted or amended recently, there remains uncertainty on which jurisdictions might be recognized as mutually adequate, or which certification schemes will be ultimately recognized.
  • China and Vietnam differ substantially from the other jurisdictions studied. Both jurisdictions impose unique conditions for transferring personal data, such as requiring transferring organizations to file detailed assessments with the relevant regulator.
  • Vietnam also only recognizes a single legal basis for transferring personal data abroad, while China recognizes three.

These divergences to regulating cross-border data transfers likely reflect the different policy considerations in every jurisdiction, the tension between enabling cross-border data transfers to facilitate digital trade, and national considerations, such as protecting national security and sovereignty. These divergences could complicate efforts by organizations operating in multiple jurisdictions to align their regional compliance programs. Nonetheless, there are promising avenues for increasing interoperability in the region, such as standardized or model contractual clauses, the growing recognition of regional certification schemes such as the APEC Cross Border Privacy Rules and Privacy Recognition for Processors systems, and to a more limited extent, the possibility that some jurisdictions may obtain adequacy decisions from the European Union in future.

For deeper analysis of these points and of the cross-border data transfer provisions for each of the six jurisdictions covered, download the Issue Brief here.

For inquiries about this Issue Brief, please contact Josh Lee Kok Thong, Managing Director (APAC), at jlee@fpf.org, or Dominic Paulger, Policy Manager (APAC), at dpaulger@fpf.org.

FPF is grateful to the following contributors for their assistance in ensuring the accuracy of this report:

  • Kemeng Cai (In-house Privacy Counsel, China)
  • Iqsan Sirie (Partner, TMT, Assegaf Hamzah & Partners) and Daniar Supriyadi (Associate, Capital Markets, M&A, Assegaf Hamzah & Partners)
  • Takeshige Sugimoto (Managing Director and Partner, S&K Brussels LPC; Senior Fellow, Future of Privacy Forum)
  • Thitirat Thipsamritkul (Lecturer, Faculty of Law, Thammasat University)
  • Kwang Bae Park (Partner, Head of TMT, Lee & Ko)
  • Kat MH Hille (General Counsel, OceanCDR.Tech)

Please note that nothing in this Issue Brief should be construed as legal advice.
Further reading: In November 2022, FPF’s APAC office concluded a year-long project on consent and alternative legal bases for processing data in APAC that culminated in a reportcomparing relevant requirements in 14 APAC jurisdictions.


fpf.org/blog/navigating-cross-…



La notizia di un nuovo incidente alla Sabino Esplodenti con tre morti mi riempie di indignazione e rabbia. Dopo circa un mese dall’esplosione del 21 dicembre


di Ezio Locatelli* - Prepariamoci ad un autunno militante. Salario minimo a 10 euro, no alla cancellazione del reddito di cittadinanza, contrarietà ad ogni



Questa mattina il Ministro Giuseppe Valditara, in raccordo con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), ha inaugurato una targa in memoria degli espulsi dalla scuola italiana vittime della persecuzione antiebraica e dell’applicazione delle l…


Weekly Chronicles #45


IA contro l'evasione fiscale, auto che ti spiano mentre fai sesso, Privacy Week 2023. Meme e quote della settimana.

Scroll down for the english version

L’IRS non si accontenta


Non devono essere sembrati sufficienti gli 87.000 nuovi dipendenti che l’agenzia fiscale statunitense conta di assumere nel corso dei prossimi, dato che hanno annunciato di voler ricorrere a strumenti d’intelligenza artificiale per stringere la morsa sull’evasione fiscale.

L’agenzia dice che agli algoritmi di machine learning saranno dati in pasto quei casi troppo complessi per l’essere umano, nella speranza di cavare qualche ragno dal buco:

“[…] to target the wealthiest Americans and tackle the kinds of cases that had become too complex and cumbersome for the beleaguered agency to handle.

The agency’s new funding is supposed to help the I.R.S. raise more federal revenue by cracking down on tax cheats and others who use sophisticated accounting maneuvers to avoid paying what they owe.”


La soluzione sembra a portata di mano: se è troppo complicato, usiamo l’intelligenza artificiale. Forse però i predatori dell’IRS non sanno che gli algoritmi sono fallibili e spesso danno vita ad elevati tassi d’errore. O magari fanno finta di non saperlo.

Il problema però è grave: se i casi sono talmente complessi da non essere intelligibili da menti umane, chi sarà in grado di verificare che l’intelligenza artificiale non abbia commesso errori? Quale avvocato potrà mai difendere i suoi clienti dalle oscure illazioni di un algoritmo troppo complesso da comprendere? Quale giudice potrà mai decidere nel merito?

Poco importa, d’altronde quando si tratta di fisco siamo tutti colpevoli fino a prova contraria. L’algoritmo t’incastra, l’impiegato IRS ti porta via la casa. O ti spara. O magari entrambe.

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Quando compri un’auto nuova, considera anche la privacy


Lo sappiamo. Le auto nuove sono computer con le ruote: wi-fi, bluetooth, sistemi operativi che si aggiornano in automatico, sensori di ogni tipo, assistenti vocali e così via. Un incubo per la privacy. E se non lo sai, ti consiglio di leggere questo articolo sul funzionamento delle nuove auto intelligenti e il futuro distopico che ci aspetta.

Sarebbe quindi buona abitudine quando acquistiamo un’auto nuova, valutare anche il modo in cui trattano i nostri dati (e quali dati) oltre al motore e agli optional. Non è facile: dovremmo leggere decine di lunghe privacy policy scritte in legalese e valutare con attenzione le possibili conseguenze.

Fortunatamente i ricercatori di Mozilla ci danno una mano. Col loro progetto “Privacy Not Included” hanno recensito diversi produttori automobilistici per valutare chi fosse il peggiore in termini di privacy. E beh… se hai una Nissan, ho cattive notizie per te.

La loro privacy policy afferma che l’auto può acquisire e inferire dati di ogni tipo, comprese preferenze e abitudini sessuali. I dati vengono poi rivenduti a broker di vario tipo e finiscono così nel vortice infinito dell’advertising e della profilazione. Fidati, meglio fare sesso nel caro e vecchio letto. A meno che tu non abbia Alexa in camera…

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Meno di due settimane alla Privacy Week 2023!


Manca pochissimo al festival dell’anno per appassionati di privacy e tecnologia!

Se non l’hai ancora fatto ti consiglio di seguire la pagina Instagram e iscriverti alla newsletter per non perdere nessun aggiornamento.

Come già anticipato la maggior parte degli eventi saranno trasmessi in streaming su www.privacyweek.it, ma ci sono alcuni momenti d’incontro dal vivo con ingresso libero (previa registrazione sul sito):

  • Giovedì 28 settembre, dalle ore 20:30 presso Phyd, Via Tortona 31, (Milano) in cui si terrà la Privacy Night con Diego Passoni di Radio Deejay
  • Venerdì 29 settembre, dalle ore 14: presso 21 House of Stories, Via Enrico Nöe 24, Città Studi (Milano) in cui si terrà l’intervista a Max Schrems e anche Bitcoin Beach, un workshop dal vivo per imparare a usare Bitcoin nel tuo esercizio commerciale (o per fare acquisti), a cura di Milano Trustless
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Weekly memes


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Weekly quote

“Wikipedia is the best thing ever. Anyone in the world can write anything they want about any subject. So you know you are getting the best possible information.”

Michael Scott

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English Version

The IRS isn't satisfied


The 87,000 new employees that the United States tax agency plans to hire in the coming years must not have seemed sufficient, as they have announced their intention to leverage artificial intelligence tools to tighten the grip on tax evasion.

The agency states that machine learning algorithms will be tasked with handling cases that are too complex for humans, hoping to uncover hidden tax frauds:

"[...] to target the wealthiest Americans and tackle the kinds of cases that had become too complex and cumbersome for the beleaguered agency to handle.

The agency’s new funding is supposed to help the I.R.S. raise more federal revenue by cracking down on tax cheats and others who use sophisticated accounting maneuvers to avoid paying what they owe."


The solution seems within reach: if it's too complicated, just use artificial intelligence.

However, perhaps the IRS predators are unaware that algorithms are fallible and often lead to high error rates. Or maybe they pretend not to know.

The problem, however, is significant: if cases are so complex that they are incomprehensible to human minds, who will be able to verify that the artificial intelligence has not made errors? Which lawyer can defend their clients against the obscure speculations of an algorithm too complex to understand? Which judge can make a fair decision?

It doesn't matter much, after all, when it comes to taxes; we are all guilty until proven innocent. The algorithm frames you, and the IRS employee takes away your home. Or perhaps he’ll shoot you. Or maybe both.

When you buy a new car, keep in mind your privacy too


We know it. New cars are computers on wheels: Wi-Fi, Bluetooth, automatically updating operating systems, all kinds of sensors, voice assistants, and so on. A privacy nightmare.

So, it would be a good practice when buying a new car to evaluate how they handle your data (and what data) in addition to the engine and other features. It's not easy: you would have to read dozens of lengthy privacy policies written in legal jargon and carefully consider the possible consequences.

Fortunately, Mozilla researchers are here to help. With their "Privacy Not Included" project, they have reviewed various car manufacturers to determine who is the worst in terms of privacy. Well... if you have a Nissan, I have bad news for you.

Their privacy policy states that the car can acquire and infer all kinds of data, including sexual preferences and habits. The data is then sold to various brokers and ends up in the endless vortex of advertising and profiling. Trust me, it's better to have sex in your good old bed. Unless you have Alexa in the bedroom...

Less than two weeks until Privacy Week 2023!


The year's festival for privacy and technology enthusiasts is just around the corner!

If you haven't already, I recommend following the Instagram page and subscribing to the newsletter to stay updated.

As previously mentioned, most events will be streamed on www.privacyweek.it, but there are some in-person meetings with free entry (registration required on the website):

  • Thursday, September 28, starting at 8:30 PM at Phyd, Via Tortona 31, Milan, where the Privacy Night with Diego Passoni of Radio Deejay will be held.
  • Friday, September 29, starting at 2:00 PM at 21 House of Stories, Via Enrico Nöe 24, Città Studi, Milan, where the interview with Max Schrems and Bitcoin Beach, a live workshop to learn how to use Bitcoin in your business (or for shopping), will take place, curated by Milano Trustless.

privacychronicles.it/p/weekly-…



Breyer: Von der Leyen has simply not understood the digital age


Today, EU Commission President Ursula von der Leyen delivered her annual State of the European Union address to the EU Parliament in Strasbourg. In her speech, she hailed adopted (Digital Services …

Today, EU Commission President Ursula von der Leyen delivered her annual State of the European Union address to the EU Parliament in Strasbourg. In her speech, she hailed adopted (Digital Services Act, Digital Markets Act) and planned digital laws (AI Act) and announced the formation of an expert group on Artificial Intelligence (AI). Pirate Party MEP and digital expert Patrick Breyer counters:

“Ms. von der Leyen is the conservative Commission president whose term of office must soon finally come to an end, but who will have done plenty of mischief by then: because she uncritically cheers digitization, wants to burn our data in the profit interest of industry, and simply did not understand the digital age.

„The von der Leyen Commission regularly proves with its unethical legislative proposals that it is trampling on the fundamental rights of EU citizens. With the Digital Services Act, von der Leyen has virtually given her blessing to the surveillance capitalism of the tech industry. The fact that she now wants to let representatives of these corporations help shape Europe’s future in the area of Artificial Intelligence fits in well with the picture. With her proposal for an AI Act, she wants to open the door to biometric mass surveillance in public.

“On the one hand, Ms. von der Leyen keeps official text messages with the head of Pfizer about billion-dollar deals secret bypassing all rules, but on the other hand she wants to have our private messages indiscriminatly scanned by unreliable suspicion machines via #ChatControl and destroy the digital secrecy of correspondence. She is the conservative commission president whose appointment we Pirates have rejected from the start.

„Ms. von der Leyen is remembered by many young Germans as ‘Zensursula’. With an emotional fear campaign, she tried years ago to push through an ineffective and harmful Internet censorship law, ignoring mass protests and criticism from academia. In 2015, she voted in the Bundestag to reintroduce blanket data retention, even though the European Court of Justice had ruled it disproportionate. Nothing at all comes from her on curbing lobbying, more transparency and genuine citizen participation. The Pirate Party demands for all these reasons that she finally leave next year.”

Breyer concludes by referring to a tweet by Edward Snowden a few weeks ago about the planned chat control: “It seems that in just ten years, the EU institutions have transformed from ‘our best hope for a sincere guarantor of global human rights’ into ‘an authoritarian cabal that vigorously advocates the global, machine-enforced restriction of basic human freedoms.'”


patrick-breyer.de/en/breyer-vo…



“ASCOLTARE I DATI AL TEMPO DELLA PRIVACY: RISCHI E OPPORTUNITÀ DEL SOCIAL LISTENING”


Oggi a partire dalle 11.00 avrò il piacere di partecipare al Digital Talk “ASCOLTARE I DATI AL TEMPO DELLA PRIVACY: RISCHI E OPPORTUNITÀ DEL SOCIAL LISTENING” organizzato da organizzato da Istat in collaborazione con FPA Qui il link al programma completo istat.it/it/archivio/287805#:~…


guidoscorza.it/ascoltare-i-dat…



How Data Protection Authorities are De Facto Regulating Generative AI


The Istanbul Bar Association IT Law Commission published Dr. Gabriela Zanfir-Fortuna’s article, “How Data Protection Authorities are De Facto Regulating Generative AI,” in their August monthly AI Working Group Bulletin, “Law in the Age of Artificial Intel

The Istanbul Bar Association IT Law Commission published Dr. Gabriela Zanfir-Fortuna’s article, “How Data Protection Authorities are De Facto Regulating Generative AI,” in their August monthly AI Working Group Bulletin, “Law in the Age of Artificial Intelligence” (Yapay Zekâ Çağinda Hukuk).

Generative AI took the world by storm in the past year, with services like ChatGPT becoming “the fastest growing consumer application in history.” For generative AI applications to be trained and function immense amounts of data, including personal data, are necessary. It should be no surprise that Data Protection Authorities (‘DPAs’) were the first regulators around the world to take action, from opening investigations to actually issuing orders imposing suspension of the services where they found breaches of data protection law.

Their concerns span from the lack of a justification (a lawful ground) for processing personal data used for training the AI models, lack of transparency about the personal data used for training, and about how the personal data collected while users are interacting with the AI service is used, lack of avenues to exercise data subject rights such as access, erasure, and objection, impossibility to exercise the right of correcting inaccurate personal data when it comes to the output generated by such AI services, insufficient data security measures, unlawfully processing sensitive personal data and children’s data, to not applying data protection by design and by default.

Global Overview of DPA Investigations into Generative AI

Defined broadly, DPAs are supervisory authorities vested with the power to enforce comprehensive data protection law in their jurisdictions. In the past six months, as the popularity of generative AI was growing among consumers and businesses around the world, DPAs started opening investigations into how the providers of such services are complying with legal obligations related to how personal data are collected and used, as provided in their respective national data protection law. Their efforts are focusing currently on OpenAI as the provider of ChatGPT. Only two of the investigations have resulted until now in official enforcement action, be it preliminary, in Italy and South Korea. Here is a list of known open investigations, their timeline, and key concerns:

  • The Italian DPA (Garante) issued an emergency order on 30 March 2023, to block OpenAI from processing personal data of people in Italy. The Garante laid out several potential violations of provisions of the General Data Protection Regulation (‘GDPR’), including lawfulness, transparency, rights of the data subject, processing personal data of children, and data protection by design and by default. It lifted the prohibition a month later, after OpenAI announced changes as required by the DPA. An investigation on substance is still ongoing.
  • In the aftermath of the Italian order, the European Data Protection Board created a task force to “foster cooperation and exchange information” in relation to handling complaints and investigations into OpenAI and ChatGPT at EU level, on 13 April 2023.
  • The Federal Office of the Privacy Commissioner (OPC) of Canada announced on 4 April 2023, that it has launched an investigation into ChatGPT following a complaint that the service is processing personal data without consent. On 25 May, the OPC announced that it will investigate ChatGPT jointly with the provincial privacy authorities of British Columbia, Quebec, and Alberta, expanding the investigation to also look into whether OpenAI has respected obligations related to openness and transparency, access, accuracy, and accountability, as well as purpose limitation.
  • The Ibero-American Network of DPAs, reuniting supervisory authorities from 21 Spanish and Portuguese-speaking countries in Latin America and Europe, announced on 8 May 2023 that it initiated a coordinated action in relation to ChatGPT.
  • Japan’s Personal Information Protection Commission (PPC) published a warning issued to OpenAI on 1 June 2023 which highlighted it should not collect sensitive personal data from users of ChatGPT or other persons without obtaining consent, and it should give notice in Japanese about the purpose for which it collects personal data from users and non-users.
  • The Brazilian DPA announced on 27 July 2023 that it has started an investigation into how ChatGPT is complying with the Lei Geral de Proteção de Dados (LGPD) after receiving a complaint, and after reports in the media arguing that the service as provided is not compliant with the country’s comprehensive data protection law.
  • The US Federal Trade Commission (FTC) has opened an investigation into ChatGPT in July 2023 to see whether its provider has engaged in “unfair or deceptive privacy or data security practices or engaged in unfair or deceptive practices relating to risks of harm to consumers” in violation of Section 5 of the FTC Act.
  • The South Korean Personal Information Protection Commission (PIPC) announced on 27 July 2023 that it imposed an administrative fine of 3.6 million KRW (approximately 3,000 USD) against OpenAI for failure to notify a data breach in relation to its payment procedure. At the same time, the PIPC issued a list of instances of non-compliance with the country’s Personal Information Protection Act related to transparency, lawful grounds for processing (absence of consent), lack of clarity related to the controller-processor relationship, and issues related to the absence of parental consent for children younger than 14. The PIPC gave OpenAI a month and a half, until 15 September 2023, to bring the processing of personal data into compliance.

This survey of investigations into how a generative AI service provider is complying with data protection law in jurisdictions around the world reveals significant commonalities among their legal obligations and how they are applicable to processing of personal data through this new technology. There is also overlap among concerns that DPAs have about generative AI’s impact on the rights of people in relation to their personal data. This provides good ground for collaboration and coordination among supervisory authorities as regulators of generative AI.

G7 DPAs Issue Statement on Generative AI, Distilling Key Data Protection Concerns Across Jurisdictions

In this spirit, the DPAs of the G7 members adopted in Tokyo, on 21 June 2023, a Statement on generative AI which lays out their key areas of concern related to how the technology processes personal data. The Commissioners started their statement by acknowledging that “there are growing concerns that generative AI may present risks and potential harms to privacy, data protection, and other fundamental human rights if not properly developed and regulated.”

The key areas of concern highlighted in the Statement considered the use of personal data at various stages of developing and deploying AI systems, including a focus on datasets used to train, validate, and test generative AI models, the interactions of individuals with generative AI tools and also the content generated by them. For each of these stages, the issue of a lawful ground for processing was raised. Security safeguards against inverting a generative AI model to extract or reproduce personal data originally processed in data sets used to train the model were also added as a key area of concern, as well as putting in place mitigation and monitoring measures to ensure personal data generated through such tools are accurate, complete and up-to-date, free from discriminatory, unlawful, or otherwise unjustifiable effects.

Other areas of concern mentioned were transparency to promote openness and explainability; production of technical documentation across the AI development lifecycle; technical and organizational measures in the application of the rights of individuals such as access, erasure, correction, and the right not to be subject to solely automated decision-making that has a significant effect on the individual; accountability measures to ensure appropriate levels of responsibility across the AI supply chain; and limiting collection of personal data to what is necessary to fulfill a specified task.

A key recommendation spelled out in the Statement, but also emerging from the investigations above, is for developers and providers to embed privacy in the design, conception, operation, and management of new products and services that use generative AI technologies, and to document their choices in a Data Protection Impact Assessment.


fpf.org/blog/how-data-protecti…



Oggi al Ministero dell’Istruzione e del Merito saranno esposti i risultati del Rapporto OCSE “Education at a Glance 2023”. Interverrà anche il Ministro Giuseppe Valditara.

Seguite l’evento in diretta dalle 11.00 qui ▶ youtube.



Domani, martedì 12 settembre alle ore 11.00, presso la sala Aldo Moro del Ministero saranno esposti i risultati del Rapporto OCSE “Education at a Glance 2023”, con l’intervento iniziale del Ministro Giuseppe Valditara.


Podcast Punk !


The Saint and allkillersnofillers present: The Adventure with the Saint episodi n°44 Judith Il miglior podcast rocknroll del globo terracqueo !!!! @Musica Agorà

iyezine.com/the-saint-and-allk…

Musica Agorà reshared this.



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Privacy e riconoscimento facciale; con iBorderCTRL si comincia ovviamente dai migranti e non finirà bene: «La macchina della verità alle frontiere dell'Europa è stata un assegno in bianco»

@Privacy Pride

I documenti su #iBorderCTRL dimostrano la Commissione europea era a conoscenza dei rischi di sperimentare un algoritmo per identificare le bugie analizzando i volti. Ma ha finanziato lo stesso il progetto


«Mentre assegnano 4,5 milioni di euro del programma di ricerca Horizon 2020 a iBorderCTRL, una sorta di macchina della verità da usare alle frontiere, gli esperti della Commissione europea sanno già che questa tecnologia di analisi dei micro-movimenti del volto e di identificazione delle bugie, una sorta di Lie to me, la serie tv con Tim Roth, in versione algoritmo, potrà porre dei grossi problemi. Tanto che nello stesso documento con cui finanziano il progetto, datato 18 gennaio 2016, scrivono che “la proposta si affida pesantemente a un sistema automatico di rilevazione delle bugie, che pone una serie di rischi che non sono adeguatamente affrontati”.»


L'articolo di Luca #Zorloni prosegue qui su Wired Italia



Il deputato francese Philippe Latombe ha annunciato giovedì scorso di voler impugnare davanti al Tribunale della UE il #DataPrivacyFramework

@Privacy Pride

”Il testo risultante da questi negoziati viola la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, a causa delle insufficienti garanzie di rispetto della vita privata e familiare in relazione alla raccolta massiva di dati personali, e il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR)”, ha scritto Latombe, membro del partito alleato del Presidente Emmanuel Macron, , nella sua dichiarazione.Latombe ha presentato due ricorsi, ha dichiarato a POLITICO: uno per sospendere immediatamente l’accordo e un altro sul contenuto del testo.Oltre alle preoccupazioni per la sorveglianza di massa degli Stati Uniti, il Data Privacy Framework è stato notificato ai Paesi dell’UE solo in inglese e non è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, il che potrebbe non rispettare le regole procedurali, ha sostenuto Latombe. Latombe ha informato il governo francese e l’autorità per la protezione dei dati CNIL della sua contestazione.

The Privacy Post reshared this.



Per garantire il futuro dell'istanza social.linux.pizza, si è deciso di potenziarla tra il 19 e il 21 settembre

@Che succede nel Fediverso?

"Ci saranno un paio d'ore di inattività, ma tutto il contenuto sarà intatto e i tuoi account non saranno interessati"

Per dubbi o richieste di informazioni, contatta @:debian: 𝚜𝚎𝚕𝚎𝚊 :fedora:




Il governo inglese ammette che la clausola spia non può essere utilizzata in modo sicuro

@Etica Digitale (Feddit)

Open Rights Group si è espresso in merito a un rapporto secondo cui il governo di Londra ha ammesso che non utilizzerà i poteri per scansionare i messaggi privati ​​finché non sarà “tecnicamente fattibile” farlo

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Panoramax, un'alternativa libera a Google Street View per foto-cartografare il territorio.

@OpenStreetMap Italia

Cos'è #Panoramax? Il post di @CapitaineMoustache 🗺️⭕️ ce lo spiega!

È come Google Street View ma gratis!
Le foto sono fornite dalla community, ospitata su diverse istanze (come Mastodon), disponibili con licenza CC-BY-SA 4.0 e scaricabili a piena risoluzione (vedi ultima immagine)!

È ancora in beta, ma i primi mattoncini ci sono già, puoi già consultare le foto, visualizzarle su una mappa, contribuire caricando le tue foto tramite l'interfaccia web!

Questo è MEGA utile per la mappatura su #OpenStreetMap ! Con queste foto potrai scoprire velocemente nomi di percorsi, indirizzi, attrezzature di emergenza, negozi, limiti di velocità, infrastrutture ciclistiche, insomma è oro! E salta, colpisce poi tutte le app che utilizzano OpenStreetMap, come OsmAnd (vedi foto).

Con poca attrezzatura (un semplice smartphone o una fotocamera GoPro per esempio), chiunque può fotografare e poi mappare un'intera città, soprattutto dove i servizi commerciali non passano mai, tipo "basse densità" o.... dove non passano le auto!

Attualmente esistono due organismi Panoramax:
- Il National Geographic Institute (IGN)
- L'Associazione OpenStreetMap Francia

Grazie a @nilocram per la segnalazione


1/3
#Panoramax 📷 🗺️ @panoramax prend son envol !
C'est quoi ?

C'est comme Google Street View mais en libre !
Les photos sont fournies par la communauté, hébergées sur plusieurs instances (comme Mastodon), disponibles en licence CC-BY-SA 4.0 et téléchargeables en résolution pleine (voir dernière image) !

C'est encore en beta, mais les premières briques sont déjà là, on peut déjà consulter les photos, les visualiser sur une carte, contribuer en téléversant ses photos via l'interface web !


in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Grandi Poliverso e Nilocram! 🤩
Ne avevo già parlato qui e qui ma effettivamente mancava un post dedicato!

L'unica cosa che non mi è al 100% chiara è come contribuire da smartphone....manca l'app dedicata e non so se esista una funzione della fotocamera per cui si possano scattare immagini ogni x secondi ad es. per 1 ora. Oltre al fatto che su smartphone con GPlay l'attivazione del gps per la fotocamera obbliga ad attivare la localizzazione precisa (anche tramite reti wifi vicine e altro)


[Community] Stéphane De Greef ha fotografato da solo tutta la città di Bruxelles scattando immagini street view a 360°


Stéphane De Greef ha fotografato da solo tutta la città di Bruxelles, scattando immagini street view a 360° e percorrendo 4.500 km in bicicletta in due anni. Tutte le sue oltre 600.000 immagini sono disponibili su Mapillary. OpenStreetMap Belgio ha pubblicato sul proprio blog un post sul progetto di Stéphane.

Quando OpenStreetMap Belgio stava discutendo l'avvio di un progetto di sovvenzioni per le telecamere, Stéphane De Greef aveva già acquistato la sua telecamera a 360°, una GoPro Max, la stessa che usiamo noi, e aveva iniziato a raccogliere immagini a livello stradale della Forest des Soignes. Per la prima volta, ci sarebbe stata una "streetview" della foresta!

La situazione è sfuggita di mano e dopo qualche tempo Stéphane ha deciso di mappare ogni singola strada e sentiero di Bruxelles. Per raggiungere questo obiettivo ha impiegato due anni, percorrendo circa 4500 km in bicicletta e scattando circa 600.000 foto. Ora ha completato l'intera regione. In tutta la regione di Bruxelles è ora disponibile un'alternativa open data a Google Streetview, che questa volta include tutti i luoghi non raggiungibili con l'auto. Durante l'intero processo abbiamo sostenuto Stéphane, ma in realtà il suo progetto è stato esemplare.

Tutte le immagini sono state caricate su Mapillary e sono disponibili con licenza CC-BY-SA, il che significa che possono essere utilizzate da chiunque per diversi scopi. I comuni, in particolare, trovano questo strumento estremamente prezioso per le loro attività, e lo stesso vale per noi collaboratori di OpenStreetMap. Vale la pena notare che le stesse organizzazioni comunali e intercomunali stanno lentamente iniziando a creare le proprie immagini streetview e a caricarle sulla stessa piattaforma.

Sebbene Mapillary si integri bene con l'ambiente di editing di OpenStreetMap, stiamo valutando anche altre piattaforme. Attualmente stiamo creando la nostra istanza su Panoramax, dove ospiteremo per la seconda volta queste immagini.

Abbiamo postato la storia di successo di Stéphane. Il messaggio si è amplificato ed è stato ripreso anche da alcuni giornalisti. Siamo felici di poter condividere con voi alcuni articoli e video.

Vi sentite ispirati? Leggete di più sul nostro progetto di sovvenzioni per le telecamere e richiedete una telecamera.

originale (in inglese)

Da WeeklyOSM






I diritti LGBTQ+ sono stati SEMPRE legati alla privacy, mentre la violazione della privacy è stata spesso utilizzata per opprimere le persone LGBTQ+ criminalizzandole in base ai propri comportamenti

@Privacy Pride

Una delle osservazioni che ci è stata fatta già ai tempi del primo Privacy Pride del 13 novembre 2021 è la natura del nome "Pride".

Questo nome infatti non vuole soltanto richiamare il principio su cui si basa quest'iniziativa, ossia l'orgogliosa rivendicazione della privacy, un diritto umano che per sua natura è rivendicabile con tanta più difficoltà proprio da parte di quelle persone che ne hanno più bisogno; ma il nome è anche un tributo alle battaglie della comunità LGBTQ+ che hanno compreso che la scelta coraggiosa di occupare gli spazi pubblici per rivendicare la propria esistenza nella società era un passaggio fondamentale per iniziare a dare agibilità pubblica alla rivendicazione dei propri diritti.

Ma il nome Privacy Pride ci ricorda anche che i diritti LGBTQ+ sono sempre stati legati alla privacy e che proprio la violazione della privacy è stata spesso utilizzata per opprimere le persone LGBTQ+ criminalizzandole in base ai propri comportamenti.

Due anni fa FPF e LGBT Tech hanno passato in rassegna tre delle più significative violazioni della privacy che abbiano avuto impatto sulla comunità LGBTQ+ nella storia moderna degli Stati Uniti:
1. Leggi anti-sodomia e privacy sessuale
2. Il "Lavender scare" iniziato negli anni ’50 e l'impatto sulla tutela dell'occupazione
3. L'epidemia di HIV/AIDS e l'importanza della protezione dei dati personali.

Questi esempi, insieme a molti altri, verranno analizzati nel libro bianco di FPF e LGBT Tech "New Decade, New Priorities: A summary of twelve European Data Protection Authorities’ strategic and operational plans for 2020 and beyond".

Le lezioni apprese dal passato sulla #privacy e sulla storia #LGBTQ+ possono e dovrebbero continuare a plasmare le conversazioni di oggi. Ad esempio, durante l’era del COVID, possiamo applicare le lezioni apprese dall’epidemia di HIV/AIDS per esaminare le questioni relative alle divulgazioni mediche richieste per il COVID-19. Mentre contempliamo questioni che vanno dall’implementazione del tracciamento digitale dei contatti alle divulgazioni mediche obbligatorie per le persone che sono risultate positive al test per COVID-19, dobbiamo comprendere che la raccolta di dati medici, almeno per la comunità LGBTQ+, è una questione profondamente radicata nella storia, intrisa di stigma e contrassegnata dalla mancanza di protezione legale.

Oggi, i dispositivi e i servizi connessi consentono ai membri della comunità LGBTQ+ di partecipare in modo più completo alla vita online. I dati riguardanti l'orientamento sessuale, l'identità di genere o i dettagli sulla sua vita sessuale di un individuo possono essere importanti per la fornitura di servizi sociali e sanitari, la sanità pubblica e la ricerca medica. Tuttavia, i dati relativi all’identità di genere, all’orientamento sessuale e alla vita sessuale di un individuo possono essere incredibilmente delicati e critici e la raccolta, l’uso e la condivisione di questi dati possono sollevare rischi e sfide unici per la privacy. Il dibattito sulla privacy dei dati LGBTQ+ devono tenere conto dei danni del passato.

Qui il post completo

Vedi anche:
1. Gender Identity, Personal Data and Social Networks: An analysis of the categorization of sensitive data from a queer critique
2. Data collection in relation to LGBTI People



XMPP + SNIKKET: Guida in italiano per installare in self hosting un server Xmpp

@Le Alternative

Ecco una breve guida sulla pagina #misskey (sì, Misskey mette a disposizione la possibilità di creare delle pagine...) creata da @:misskey: Lorenzo Sintoni

Paolo Redaelli reshared this.

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Ma bisogna avere un account su misskey.social per vedere la pagina? Io non vedo nulla
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)
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mastodon - Collegamento all'originale
syaochan
@DigiDavidex confermo, così funziona anche a me