Epilogo
L’agonia è stata lunga e dolorosa, ora siamo all’epilogo. Ci saranno sussulti giudiziari, ma più indirizzati a salvare i propri soldi che non a salvare un’azienda oramai depredata e spezzata. Sebbene in negativo, questa è una storia istruttiva, perché un grande patrimonio italiano è stato distrutto a cura degli italiani. Quanti temono l’assalto dei “capitali stranieri” possono qui osservare gli effetti nefandi degli assalti italiani senza capitali.
Nel 1999 Telecom Italia era il sesto operatore globale delle telecomunicazioni, fatturava 27 miliardi all’anno e aveva un debito di 8 miliardi, basso. Era stata costruita grazie all’intervento pubblico (Iri-Stet) – quindi con i soldi dei contribuenti – e si manteneva grazie ai soldi dei clienti. Ergo sempre dei cittadini italiani, cui si aggiunsero i cittadini di quei Paesi in cui la fiorente multinazionale di allora era entrata. Eravamo noi i “capitali stranieri” capaci di fare conquiste. Ora fattura 15 miliardi l’anno e se ne porta sul groppone 21 di debiti. Un’enormità accumulata non facendo investimenti, ma caricando sulla società scalata i debiti contratti dagli scalatori del 1999. Quelli che l’allora presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, chiamò «capitani coraggiosi» e che erano corsari con un’idea creativa delle regole del mercato, compreso il fatto che furono trovati a vendere (per farne scendere il prezzo) le azioni che affermavano di volere comprare.
Al momento della cessione al mercato delle azioni pubbliche si era stabilito che nessuno potesse avere più dell’1% delle azioni, ma al momento della scalata totalitaria si fece finta di non averlo mai detto. Questo è il bello di certe culture illiberali e nemiche del mercato: sono talmente convinte che il mercato sia predazione e sopraffazione che quando assistono ad azioni di quel tipo le pensano di mercato. Nella stagione in cui le regole europee aprivano, finalmente, alla concorrenza – quella in cui le tariffe sono scese moltissimo – anziché alla competizione ci si dedicò alla spoliazione.
Ora il Consiglio d’amministrazione ha deciso di vendere la rete – realizzata con i soldi degli italiani – in modo da diminuire l’indebitamento di 14 miliardi. Il socio di maggioranza relativa (i francesi di Vivendi, con il 23,7% delle azioni) si oppone e chiede l’intervento giudiziario. Ma lo sguardo di quel socio è rivolto ai soldi persi nell’investimento, non al futuro della rinominata Tim. E del resto, che passi l’idea di vendere la rete e tenere i servizi, piuttosto che quella di vendere i servizi per tenere la rete (ipotesi avanzata dal fondo Merlyn), comunque è un epilogo. Quel che allora ci capitò di denunciare e prevedere diventa purtroppo realtà.
Almeno si evitino ulteriori errori. Lo è il fatto che i soldi dei contribuenti continuino a essere usati per diventare soci dell’acquirente americano, Kkr. Lo Stato non deve puntare a fare il socio di minoranza, con il 20%, ma a esercitare controlli, a verificare che la rete sia sviluppata e non risistemata e rivenduta. Non ha senso volere essere soci quando i consiglieri d’amministrazione della Cassa depositi e prestiti neanche prendono parte alla decisione di vendere. Non lo ha essere nell’azionariato di una società e della sua concorrente, come capita partecipando a Open Fiber, improvvidamente voluta dal governo Renzi, frutto di soldi Enel (ricordate le reti che dovevano passare dal contatore elettrico?) e poi sbolognata alla Cdp. E nemmeno stabilire che Kkr pagherà 2,5 miliardi in più se sarà fatta la fusione con Open Fiber, ovvero con i soci dei propri soci, subordinando il tutto al parere dell’Antitrust. Se si fosse ascoltato chi evidenziava il conflitto d’interessi non ci si troverebbe in queste condizioni.
L’interesse pubblico è portare i servizi della pubblica amministrazione in digitale e in Rete, nonché garantire portata e accesso a innovatori italiani che lavorano nei servizi. E per farlo non si deve essere soci, ma si deve essere lo Stato che non si è stati capaci di essere.
La Ragione
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Spese per la Difesa. Se non cambia il trend, il 2% rischia di slittare. L’allarme di Crosetto
Le Forze armate italiane devono tornare a essere uno strumento militare, il principale baluardo per la difesa e la deterrenza in termini di sicurezza nazionale. Ad affermarlo è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto in audizione davanti alle commissioni Difesa della Camera e Affari Esteri e Difesa del Senato. Nell’ottica del ministro, dunque, è necessario per il Paese un profondo processo di rinnovamento e trasformazione: “Pensavamo di aver superato la fase in cui le Forze armate dovevano assolvere la funzione di difesa del Paese, prendendo la direzione di una Protezione civile 4.0, ma ci siamo accorti che così non è”. Un cambio di paradigma reso necessario dal contesto internazionale più fragile. Probabilmente, ha annotato Crosetto, “se non fosse accaduto nulla in Ucraina non ci saremmo posti il problema di riequilibrare l’assetto delle Forze armate con la stessa urgenza”, ma sta di fatto che il momento attuale lo impone.
L’obiettivo del 2%
È partendo da questo presupposto che il ministro ha voluto lanciare l’allarme sul requisito del 2% del Pil da destinare alla Difesa, un impegno preso con la Nato nel 2014 e da allora costantemente reiterato, e che con gli attuali trend di spesa rischia di allontanarsi sempre più. “Il 2 % è centrale, ma siamo molto lontani: l’obiettivo sarà “impossibile nel 2024 e difficile anche per il 2028”, data, quest’ultima, individuata dal precedente governo come momento in cui l’Italia si è impegnata ad adeguarsi alla previsione Nato. Il processo di rinnovamento della Difesa deve avere un sostegno finanziario adeguato, ha affermato il ministro, cha ha poi registrato come la Difesa italiana dedichi alla ricerca “un ventesimo di quello che dedica la Francia, e lascio perdere i paragoni con gli Stati Uniti”. Una limitatezza di risorse che costringe persino a “cannibalizzare il parco mezzi per la ricerca di ricambi”. È in questo quadro che si inseriscono i venticinque miliardi di euro richiesti dal dicastero attraverso il Documento programmatico pluriennale per la Difesa.
Oltre la polemica
Di fronte a questo scenario, il ministro Crosetto ha ribadito la sua posizione di svincolare le spese per la Difesa da patto di stabilità. “Sono stato il più sincero tra i ministri della Difesa a dire ‘forse non ce la facciamo’, a fronte della situazione di bilancio”, ha evidenziato Crosetto. “Il ragionamento che l’Italia può fare in Europa è sottolineare come l’aumento degli stanziamenti per la Difesa sia un obiettivo di investimento imposto dall’esterno che non può essere in contrasto con le necessità di spesa in altri settori”. Un tema che, secondo Crosetto, andrebbe discusso anche a livello nazionale. “Le spese per la Difesa non possono diventare argomento di discussione politica, dobbiamo superare la stucchevole polemica ideologica che associa alle spese per la difesa solo un concetto di costo”. Per il ministro, infatti, questi investimenti sono “un valore strategico per il Sistema Paese, con un impatto positivo anche sullo sviluppo economico.
Il ruolo dell’industria
Tra l’altro, ha sottolineato ancora Corsetto, “l’industria della difesa rappresenta un asset per il Paese nell’attuale contesto geopolitico” grazie soprattutto al suo impegno nella ricerca per programmi di sviluppo tecnologico. In particolare, la Difesa dovrà “continuare lo sviluppo di capacità strategiche, evolvendosi soprattutto verso la frontiera dei nuovi domini, come quello cibernetico, subacqueo e dell’intelligenza artificiale”. Per questo, ha detto Crosetto, “il ministero della Difesa e quello per le Imprese e il Made in Italy dovranno migliorare la cooperazione in termini di industria militare”.
Nuovo approccio al reclutamento
A fronte del mutato contesto internazionale, tra l’altro, nel prossimo futuro potrebbe essere addirittura necessario aumentare il numero del personale delle Forze armate. Una necessità che chiama in causa anche le condizioni contrattuali del comparto Difesa. “Non è possibile affrontare gli attuali problemi con le regole del pubblico impiego” ha detto Crosetto, evidenziando le difficoltà che riscontrano le Forze armate nell’attirare nuovi talenti. “Occorre pensare che non si può affrontare il mondo che si ha davanti con gli stessi strumenti che valgono per altri comparti”. La soluzione, per Crosetto, è strutturare concorsi “in cui le persone sappiano fin dall’inizio di avere una prospettiva di impiego da soldati, con alcuni tipi di arruolamento fatti in modo diverso”, facendo riferimento ai corpi speciali, il cui lavoro non “può essere paragonato al pubblico impiego”.
TURCHIA. Il processo all’oppositrice politica che rischia due ergastoli per aver denunciato la tortura di Stato
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di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 7 novembre 2023. Si è svolta alle 9.30 di questa mattina, le 11.30 in Turchia, l’udienza al tribunale di Istanbul per Ayten Öztürk, l’oppositrice politica turca che ha denunciato di essere stata rapita e torturata dalla polizia.
È stata assolta dall’accusa di “propaganda per un’organizzazione terroristica”, formulata in seguito alla pubblicazione di un libro in cui denuncia gli abusi subiti. Resta in attesa della pronuncia della Corte sull’altro processo in cui è imputata e per il quale rischia due ergastoli aggravati.
L’interesse pubblico e internazionale che negli ultimi mesi è cresciuto intorno al suo caso, ha inciso, secondo gli avvocati di Ayten, sulla decisione presa dal giudice. Decine di persone hanno assistito all’udienza, mentre la maggior parte dei sostenitori dell’imputata, ai quali non è stato permesso entrare, hanno atteso la sentenza fuori dall’aula.
Giornalisti, rappresentanti politici turchi e osservatori internazionali hanno ascoltato con attenzione le arringhe degli avvocati di Ayten Öztürk e le sue dichiarazioni finali, nelle quali ha domandato ai giudici perché fosse lei l’imputata e non i boia che l’hanno torturata. Solo pochi giorni fa i suoi avvocati sono riusciti a individuare ad Ankara il centro segreto di detenzione nel quale è stata trattenuta e abusata per sei mesi.
Da quando ha cominciato a denunciare di aver subito torture, Ayten è stata vittima di un forte accanimento giudiziario: attualmente è agli arresti domiciliari da più di due anni e rischia due ergastoli con accuse pretestuose.
“Grazie al sostegno internazionale oggi abbiamo ottenuto questo successo – ha dichiarato l’avvocata Seda Saraldi – e se il sostegno aumenterà, potremo vincere anche il processo più importante”.
“Continueremo insieme, internazionalmente, la lotta per scovare e chiudere i centri segreti di tortura – ci ha detto Ayten -, e insieme vinceremo”.
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Poggipolini sbarca negli Usa con Houston Precision Fasteners
Poggipolini S.p.A. ha comunicato oggi di aver firmato l’accordo per l’acquisizione della statunitense Houston Precision Fasteners, azienda leader nella produzione di fissaggi critici e speciali, stampati a caldo, e in componenti meccanici di precisione. Per la chiusura dell’operazione si attende il vaglio del Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti (Cfius), chiamato a verificare le implicazioni per la sicurezza nazionale degli investimenti esteri.
Si tratta, come sottolinea l’azienda in una nota, di un’operazione unica per una pmi italiana, che permetterà al gruppo bolognese, specializzato in fissaggi critici e componenti innovativi e che già vanta clienti come Leonardo, Boeing, Safran e Ferrari, di perseguire un posizionamento d’eccellenza in mercati internazionali, innovativi e strategici come quelli dell’aerospazio e della difesa. Negli anni, infatti, Houston Precision Fasteners si è imposta come supplier di riferimento per player principali nel mercato statunitense dell’aerospazio e della difesa, come SpaceX, Blue Origin, Boeing, Lockheed Martin, Bombardier Aerospace, Axiom, Northrop Grumman, Bell e da distributori leader della supply chain.
La visione di Poggipolini Spa di accelerare la propria crescita e di potenziare una proposta di valore innovativa nell’intera catena del valore del mercato aerospaziale è marcatamente espressa in questa acquisizione strategica, specialmente nei settori dello Spazio e della Difesa, spiega la nota. Houston Precision Fasteners, con la sua presenza consolidata in Houston, porterà preziosa conoscenza del mercato, una clientela in rapida espansione e un team di esperti professionisti. La crescita per linee esterne iniziata nel 2022 con l’acquisizione di Aviomec (Mornago, Varese) e oggi con Houston Precision Fasteners porta il gruppo Poggipolini ad avere un 75% di fatturato estero e un 25% di fatturato in Italia. Aerospace e Difesa rappresentano i mercati core, un una quota del 75% di fatturato. Seguono Automotive 15% e Motorsport con il 5%.
“Raggiungere un posizionamento transatlantico è fondamentale per continuare a crescere in un mercato così strategico e che oggi rappresenta il nostro core business”, ha dichiarato Michele Poggipolini, amministratore delegato di Poggipolini S.p.A. “Integrando l’esperienza e le soluzioni all’avanguardia di Houston Precision Fasteners siamo pronti a stabilire nuovi standard di settore”, ha aggiunto. “L’obiettivo è scalare il mercato potenziando al massimo le nostre tecnologie. Il mercato statunitense è fondamentale per la nostra crescita strategica a lungo termine e collaborare con HPF è molto stimolante: entrambe le società concordano su valori e aspirazioni. Si tratta di un passo importante per una pmi italiana. Siamo pronti a cambiare gli scenari”, ha concluso.
Perché Israele ha dormito: dal The Venetian a Washington, l'intelligence si è occupata più della character assassination dei propri critici che della difesa dai propri nemici armati
@Politica interna, europea e internazionale
Un futuro film sul massiccio fallimento dell’intelligence israeliana del 7 ottobre potrebbe intitolarsi Tutto tranquillo sul fronte di Gaza . Per mesi, se non anni, i membri di Hamas avevano segretamente pianificato la loro fuga da Gaza, a lungo definita la prigione israeliana a cielo aperto per i palestinesi. Ma, mentre nel corso degli anni l’intelligence israeliana intensificava la sua guerra segreta contro americani innocenti, allo stesso modo prestava sempre meno attenzione ad Hamas. Relativamente tranquilli dietro le alte mura e il filo spinato di Gaza, presumevano che i suoi membri fossero diventati docili e sottomessi. Un'epidemia minore, e loro avrebbero semplicemente inviato armi e veicoli corazzati e avrebbero "falciato l'erba".
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Luciano Canfora – La democrazia dei signori
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Netanyahu: dopo la guerra Israele controllerà “la sicurezza di Gaza a tempo indeterminato”
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di newarab.com
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato ieri che il suo Paese si assumerà la “responsabilità complessiva” della sicurezza di Gaza per un periodo indefinito dopo la fine della guerra contro l’enclave palestinese.
“Israele avrà, per un periodo indefinito, la responsabilità generale della sicurezza”, ha dichiarato in un’intervista televisiva con ABC News trasmessa lunedì. “Quando non abbiamo questa responsabilità sulla sicurezza, ciò che succede è l’eruzione del terrore di Hamas su una scala che non potevamo immaginare”, ha aggiunto.
L’esercito israeliano ha attaccato senza sosta Gaza via aria, terra e mare dal 7 ottobre, quando Hamas ha lanciato un attacco transfrontaliero. Il bilancio delle vittime a Gaza ha superato le 10.000 persone, ha dichiarato lunedì il ministero della Sanità di Gaza, tra cui più di 4.000 bambini.
Nell’intervista di lunedì, Netanyahu ha contestato le cifre del ministero della Sanità (Gaza), che secondo lui includono probabilmente “diverse migliaia” di combattenti palestinesi, anche se non ha citato alcuna prova a supporto di questa affermazione.
Nonostante i crescenti appelli per un cessate il fuoco da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e di altri leader mondiali, Netanyahu ha dichiarato di non essere favorevole.
“Non ci sarà alcun cessate il fuoco – cessate il fuoco generale – a Gaza senza il rilascio dei nostri ostaggi”, ha dichiarato. “Per quanto riguarda le pause tattiche, piccole, un’ora qui, un’ora là, le abbiamo già avute in passato”, ha detto. Israele potrebbe accettare delle pause per permettere l’ingresso di beni umanitari a Gaza o per consentire agli ostaggi di lasciare il territorio palestinese assediato, ha aggiunto.
Alla domanda se dovesse assumersi la responsabilità (politica,ndr) dell’attacco del 7 ottobre, Netanyahu ha risposto “naturalmente”. Non è una questione e deve essere risolta dopo la guerra”, ha detto, aggiungendo che il suo governo non ha “chiaramente” rispettato l’obbligo di proteggere il suo popolo.
L’articolo originale in lingua inglese è consultabile al link seguente
newarab.com/news/netanyahu-isr…
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Giorgia Meloni e la guerra informativa dei russi. L’analisi del generale Tricarico
Che nell’imminenza dei fatti tutti parlassero di “scherzo telefonico” alla presidente Meloni è più che comprensibile e quindi scusabile.
Che però ancora oggi tale termine venga usato per riferirsi ad un vero e proprio attacco malevolo al vertice di governo è meno perdonabile ed indice soprattutto di una colpevole inconsapevolezza, di una maniera superficiale di fare informazione, di un non stare al passo con i tempi di chi dovrebbe invece vegliare come un cane da guardia su ogni segnale che sia spia di un rischio per la collettività.
Che è il seguente: l’attacco alla presidente Meloni è catalogabile come un evento di information warfare, di guerra dell’informazione, condotto da un gruppo filo russo noto come TA499, che vede nella compagine due cittadini russi noti pubblicamente con i nomignoli di Vovan e Lexus.
Attivo dal 2021, il gruppo criminale ha prediletto in passato principalmente l’arma delle e-mail, per condurre a termine operazioni contro obiettivi occidentali.
Esso si è reso responsabile di campagne divulgative volte a preservare l’immagine della Russia e di Putin nelle varie controversie o circostanze, ed in particolare, in occasione dell’invasione russa dell’Ucraina, a divulgare narrative che sostenessero le ragioni del Cremlino.
Uno “scherzo” ben riuscito nel tempo è stato quello di indire conference call registrate, utilizzando tecniche di social engineering, tra esponenti governativi statunitensi, europei, esponenti di vertice di società, persone famose ed altro.
Per conferire le caratteristiche di verosimiglianza ed attendibilità all’inganno propinato, TA499 ha fatto ricorso all’intelligenza artificiale creando dei veri e propri avatar dalle sembianze di reali personaggi pubblici. Il Gruppo non ha invece profuso molta tecnologia nel ricostruire le voci dei personaggi chiamati in causa, contando sulla scarsa conoscenza che ognuno aveva della voce dell’altro e quindi ponendosi al riparo da sorprese che qualche voce potesse essere riconosciuta come falsa.
Le riunioni iniziavano in maniera formalmente corretta, andavano avanti con tale cifra fin quando i soggetti target non venivano “spremuti” a fondo, facendo loro dire tutto il possibile sulla tematica di interesse dei criminali.
Come detto, le attività malevole di TA499 si sono concentrate negli ultimi tempi su personaggi di spicco, principalmente istituzionali, aventi un ruolo di primo piano nella guerra russo ucraina.
Altro che comici! Veri e propri professionisti del crimine, asservito a questo o quel dossier di spessore internazionale.
Lo scherzo è semmai quello subito dal povero Francesco Talo’, il Capo dell’Ufficio del Consigliere Diplomatico. La Presidenza del Consiglio ha da rimproverarsi non di non aver evitato uno scherzo alla presidente, -che sarebbe stato grave in sé – ma di non aver riconosciuto e frustrato – in maniera più incolpevole- un vero e proprio attacco malevolo, rubricabile senza ombra di dubbio come un atto di guerra in tempo di pace con la quale prima o poi sarà meglio prendere dimestichezza.
Political advertising: EU won’t ban voter manipulation and microtargeting
Yesterday, the EU Parliament and Council agreed on new rules on transparency and targeting of political advertising. The Parliament was able to secure a publicly accessible library of online political advertising, but targeting political messages based on the individual preferences, weaknesses, situation and personality of every user will remain legal (so-called surveillance advertising). Patrick Breyer, EU lawmaker and digital freedom fighter for the Pirate Party, who co-negotiated the regulation in the Civil Liberties Committee (LIBE), takes stock:
“The targeting rules are a farce. The digital manipulation of elections in the style of Cambridge Analytica, targeted disinformation before referendums such as Brexit, contradictory election promises to different voter groups – all of this remains legal. Anti-democratic and anti-european movements will benefit most: they can continue to use surveillance advertising to target hate messages and lies at voters who are susceptible to them in order to undermine our democracy. Here, the short-sighted self-interest of those in power and the surveillance capitalist interests of big tech have combined to create a toxic mixture for democracy.”
The agreed targeting rules in detail:
- The existing prohibition in the Digital Services Act of analysing the user’s political opinion, sexual orientation or health for advertising purposes remains in place. In practice, however, political advertising tends to be based on matching interests and other correlations, which remains legal. Even Cambridge Analytica did not analyse the political opinion of users before Trump’s election as US president, but rather their personalities.
- The user consent already required under the General Data Protection Regulation (GDPR) remains a precondition for being allowed to tailor political advertising to the individual situation of the user and profiling their digital lives. Surveillance data from third-parties may not be used. For the first time, Parliament could implement a ban on annoying consent banners if the user rejects personalised political advertising via their browser settings (“do not track”). Parliament was also able to ensure that consent to political surveillance advertising may not be made a precondition for accessing websites (“tracking walls”).
“Every user will be able to decide in favour of or against political surveillance advertising,” explains Breyer. “In the best-case scenario, yesterday’s agreement heralds the beginning of the end of annoying cookie banners and tracking walls. We can build on this foundation in the ePrivacy negotiations and extend these rules to all banners. In the worst case scenario, the new rules will be undermined by suggestively designed consent banners and consent clauses hidden deep in terms and conditions. Letting individual internet users decide on the protection of democratic elections is a dangerous failure of the legislator, for which the EU Commission and EU governments are responsible.”
The new rules will come into force in 2025.
In Cina e Asia – L’Ue fa appella alla stabilità strategica per affrontare rivalità con Pechino
Ue fa appella alla stabilità strategica per affrontare rivalità con Pechino Cina: più controlli sull’export di terre rare Lo “zar dell’economia cinese” negli Usa per stabilizzare le relazioni Ripartono i colloqui tra i leader di Australia e Cina Fuga di capitali stranieri dalla Cina Cina, dirigente di azienda di livestreaming in isolamento Terremoto in Nepal: la comunità scientifica avverte dei ...
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#53
businessinsider.com/insurance-…
pirati.io/2023/10/accordo-stor…
freenet.org/blog/882/zero-know…
Nelle Cronache della settimana:
- In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
- Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT”
- In Canada la polizia potrà accedere alle telecamere private
Nelle Lettere Libertarie: La posizione libertaria sul confitto Hamas-Israele
Scenario OpSec della settimana: Luca desidera proteggere le sue parole chiave (seed words) di Bitcoin da hacker, ladri, agenti di polizia e disastri naturali. Vuole anche assicurarsi che, nel caso in cui lui muoia, le parole chiave siano conservate in sicurezza e sua moglie possa recuperarle anche senza di lui.
In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
Nel Regno Unito è da poco legge l’Online Safety Bill, uno strano mix tra il Digital Services Act e il Chatcontrol di matrice europea. Come da sempre accade, l’Online Safety Bill propone di contrastare la pedofilia online e i contenuti terroristici a fronte di una pervasiva sorveglianza e ingerenza nella vita delle persone.
Proprio come potrebbe accadere per il Chatcontrol, la legge inglese rischia di mettere in serio pericolo la diffusione di servizi di chat e comunicazioni cifrate come Signal e Whatsapp. La sezione 1211 della legge obbliga infatti i fornitori di questi servizi a usare tecnologie per identificare contenuti terroristici e pedopornografici sulle loro piattaforme e nelle comunicazioni degli utenti.
Per servizi come Signal e Whatsapp significa in pratica costruire una backdoor nei loro stessi sistemi di crittografia end-to-end per poter sorvegliare e analizzare le comunicazioni degli utenti.
Meredith Whittaker, presidente di Signal Foundation, commenta così la nuova legge:
“We’re really worried about people in the U.K. who would live under a surveillance regime like the one that seems to be teased by the Home Office and others in the U.K.”
Purtroppo, il rischio è che i prossimi saremo noi.
Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT” di stampo europeo
Il testo del Regolamento eIDAS europeo, che tratta di temi legati all’identità digitale, è da poco stato approvato a porte chiuse durante i triloghi tra le istituzioni europee e potrebbe diventare presto legge.
la_r_go* reshared this.
Il James Webb e Chandra hanno trovato il buco nero più distante mai rilevato nei raggi X | AstroSpace
«La notevole massa del giovane buco nero in UHZ1, insieme alla quantità di raggi X prodotta e alla luminosità rilevata da Webb, confermano le previsioni teoriche fatte nel 2017 riguardo a un “buco nero fuori misura” che si è formato direttamente dal collasso di una massiccia nube di gas. Ulteriori studi sono in corso per analizzare questo particolare oggetto cosmico. E per sfruttare questi risultati (insieme ad altri) per una comprensione sempre maggiore del nostro Universo ai suoi primordi.»
Giappone e Filippine varano un accordo militare contro la Cina
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di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 7 novembre 2023 – Continuano in Asia le manovre contro Pechino da parte di due importanti alleati degli Stati Uniti e con la supervisione di Washington. Le Filippine e il Giapponehanno infatti raggiunto un accordo per consentire lo schieramento reciproco di forze militari, come ha annunciato ieri il Ministro della Difesa di Manila.
Controversie territoriali
Sia Manila sia Tokyo sono in contrasto con Pechino a causa di alcune controversie territoriali che negli ultimi anni hanno causato un innalzamento della tensione nella regione e diversi scontri. Nel Mar Cinese meridionale, oltre alle Filippine, anche la Malesia, il Brunei, il Vietnam e Taiwan rivendicano dei tratti di mare e degli isolotti che Pechino considera sotto la sua sovranità.
Invece il Giapponesi contende con la Cina le isole Senkaku-Diaoyu nel Mar Cinese orientale. Si tratta di un piccolo arcipelago dalle acque ricche di pesce e il cui sottosuolo nasconde importanti giacimenti di petrolio e gas.
Verso un “Accordo di accesso reciproco”
«Attendiamo con ansia un Accordo di Accesso Reciproco tra i nostri due paesi, dato l’impegno del governo giapponese e di quello filippino a preservare l’ordine internazionale basato sulle regole e il diritto internazionale», ha detto il responsabile della Difesa filippino, Gilberto Teodoro, in una conferenza stampa.
Teodoro ha parlato a margine di una cerimonia in una base militare, a nord della capitale, che è una delle nove a cui gli Stati Uniti hanno avuto accesso nell’ambito dell’Accordo di Cooperazione Rafforzata per la Difesa (EDCA) varato nei mesi scorsi. Washington ha stanziato già 100 milioni di dollari per ammodernare e ampliare le basi aeree e navali alle quali ha avuto accesso.
«Gli Stati Uniti stanno aiutando il governo filippino a rafforzare la sua posizione difensiva per includere l’affermazione dei suoi diritti legittimi nel Mar delle Filippine occidentali» ha detto Teodoro.
Filippine e Giappone dovrebbero varare presto un accordo che prevede l’invio di truppe nel territorio del partner per effettuare esercitazioni e rafforzare la cooperazione. Una volta raggiunto, l’accordo dovrà essere sottoposto alla ratifica del Senato filippino e del parlamento di Tokyo.
Il patto dovrebbe assomigliare all’accordo già raggiunto tra le Filippine e gli Stati Uniti, che fornisce un quadro giuridico in base al quale gli Usa mantengono una presenza militare costante ma a rotazione nelle Filippine, finalizzato allo svolgimento di esercitazioni, al pattugliamento delle aree marittime contese con la Cina, all’addestramento.
La triangolazione con gli Stati Uniti
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida, in visita nelle Filippine lo scorso fine settimana, ha affermato che il suo Paese, le Filippine e gli Stati Uniti stanno collaborando per “proteggere la libertà” nel Mar Cinese Meridionale. «Il Giappone continuerà ad aiutare il rafforzamento delle capacità di sicurezza delle Filippine, contribuendo così alla pace e alla stabilità regionale», ha dichiarato il capo del governo nipponico che sabato è salito a bordo di una nave pattuglia di Manila – di fabbricazione giapponese – in una simbolica dimostrazione di sostegno.
L’assistenza militare giapponese a Manila
Negli ultimi anni il Giappone ha fornito una dozzina di navi pattuglia alle Filippine, inclusa quella visitata da Kishida, la “Teresa Magbanua”, lunga 97 metri. La guardia costiera di Manila utilizza queste navi per i pattugliamenti e per trasportare i rifornimenti e le truppe verso nove isole, isolotti e barriere coralline occupate dalle Filippine nel Mar Cinese Meridionale.
Ora il governo di Tokyo si è impegnato a fornire alle Filippine altre navi, oltre ad alcuni radar di sorveglianza che saranno posizionati in cinque aree lungo le coste, e a inviare un certo quantitativo di attrezzature militari.
Il Giappone è inoltre già il principale finanziatore di progetti infrastrutturali nelle Filippine, e fornisce aiuti economici per la realizzazione di progetti come la metropolitana di Manila, ponti e ferrovie in tutto il paese.
I legami militari sono iniziati nel 2012, dopo che Shinzo Abe è entrato in carica come primo ministro giapponese, e si sono notevolmente sviluppati da quando Ferdinando Marcos Junior (figlio dell’omonimo dittatore che ha governato il paese tra il 1965 e il 1986) è diventato presidente della Repubblica delle Filippine nel giugno del 2022.
Diversi movimenti nazionalisti e di sinistra si oppongono all’alleanza militare con il Giappone e gli Stati Uniti – che configura quella che molti analisti e lo stesso governo cinese considerano una sorta di “Nato asiatica” – memori della brutale occupazione nipponica nel corso della Seconda Guerra Mondiale e timorosi che il braccio di ferro con Pechino possa sfociare in un conflitto cruento. Le opposizioni accusano Tokyo, che recentemente ha deciso di raddoppiare gli stanziamenti per le spese militari, di voler imporre alle Filippine la propria egemonia militare ed economica sfruttando il contenzioso territoriale con la Repubblica Popolare Cinese. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
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L'ultima settimana nel Fediverso – ep 42: nuovi sviluppi per Mastodon, Pebble muore e rinasce con Mastodon, Mozillaverso, Mbin vs Kbin
Qui la newsletter di @Laurens Hof
- Pebble spegne e avvia un server Mastodon
- Mastodon prevede l'aggiornamento 4.3
- Registri di sviluppo Kbin e Mbin
- riflessioni sul primo anniversario dall'inizio della migrazione di Twitter
- il prossimo server fediverso di Mozilla
- Pixelfed ha semplificato la registrazione per i nuovi utenti
- Pleroma ha rilasciato un aggiornamento significativo e recentemente ha ottenuto anche un finanziamento NLnet
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La stupidità al vertice dell'Europa genera mostri. E farebbe anche ridere, se non fosse drammatica... L'intervista di Andreas Ericson a Ylva Johansson su chatcontrol
[Andreas Ericson] Posso chiederti solo una cosa, Ylva. Se ciò accadesse, ai sensi di questo disegno di legge, tu ed io potremmo avere contatti in futuro, se, ad esempio, ritieni di voler denunciare la Commissione europea e contattare Svenska Dagbladet protetti dalle leggi sulla protezione delle fonti? E con questo disegno di legge potremmo anche avere contatti crittografati che le autorità non sono in grado di leggere?
[Ylva Johansson] Sì, è ovvio.
[Andreas Ericson] Ma se così fosse, i pedofili non utilizzerebbero tutti quanti gli stessi strumenti criptati? E quindi, cosa ci avremmo guadagnato?
[Ylva Johansson] No, ma il fatto è che... (pausa) l'unica cosa è che... (pausa) l'abuso sessuale sui bambini, le immagini del genere, sono sempre criminali
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Kenobit e il Livello Segreto: Mastodon vs Facebook. L'articolo di Natale Salvo su Pressenza
Fabio Bortolotti, in arte @Kenobit oltre che un musicista molto particolare suonando come strumento il … “Game Boy”, è editore di un vero e proprio Social Network che prende un nome che non appare strano se si sa che il nostro è anche un incallito gamer: “Livello Segreto”.
«I social network hanno assunto un’importanza cruciale nelle nostre vite, pervadendone quasi ogni aspetto. Li usiamo per comunicare, informarci, svagarci e spesso anche per lavorare o promuovere le nostre attività»
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Etiopia, la guerra genocida in Tigray e le conseguenze 3 anni dopo
La guerra genocida è iniziata in Tigray il 4 novembre 2020. I media italiani politicizzati non ne hanno dato degna visibilità, se non per mettere in luce qualche sporadica notizia sensazionalistica.
Personalmente coinvolto emotivamente per amicizie di lunga data e visto le premesse informative in Italia, ho cominciato a condividere aggiornamenti, per quel che potevo, per quel che riuscivo a sapere da varie fonti.
Il Tigray, stato regionale a nord dell’ Etiopia confinante con l’Eritrea, ha circa 7 milioni di abitanti.
Sono stati distrutti il 90% degli ospedali, lo stupro è stato usato come arma producendo una stima di 120.000 abusi su donne di ogni età, arresti di massa, deportazioni e detenzioni su base etnica contro il diritto umanitario internazionale su persone di ogni genere, di ogni età e ceto sociale (anche donne e umoni di chiesa) e persone solo per il sospetto che fossero sostenitori dei “ribelli”. Furono attaccati anche luoghi di culto. La guerra per strategia bellica fu combattuta in totale isolamento comunicativo e blackout elettrico: 2 anni in cui il popolo tigrino è stato tenuto in ostaggio. Le stime delle vittime parlano di 800.000 morti, tigrini civili uccisi direttamente da attacchi aerei, massacri, uccisioni extragiudiziali o per fame indota da volontà politiche del governo etiope. L’occupazione delle forze regionali amhara e milizie Fano nellla parte nord occidentale del Tigray hanno perpetrato attività di pulizia etnica, anche dopo l’inizio della tregua del novembre 2022, che ha decretato un formale cessate il fuoco con l’accordo di Pretoria tra il governo federale etiope e i membri del TPLF – Tigray People’s Liberation Front, partito del Tigray considerato gruppo terroristico dalla legge etiope dl maggio 2021. Questo ultimo anno di tregua formale comunque non ha fermato abusi e violenze sulla popolazione civile di etnia tigrina.
ARCHIVIO: Tigray : la Guerra Genocida Dimenticata dal Mondo – Archivio
Oggi la situazione si è normalizzata ma resta critica e grave.
Ci sono ancora più di 1 milione di sfollati interni, IDP, in Tigray in attesa oltre che di poter tornare a casa, anche di assistenza e supporto alimentare e per cure mediche.
Le persone continuano ancora a morire di fame dopo un anno dall afirma dell’ accordo di tregua.
Secondo uno studio congiunto condotto dal Tigray Health Bureau, dal Tigray Health Research Institute e dalla Mekelle University, almeno 1.329 persone sono morte di fame in soli 9 distretti nella regione per il periodo di 9 mesi che hanno portato ad agosto 2023.
La sospensione degli aiuti alimentari da parte di WFP e USAID per nove mesi consecutivi, ha aggravato le condizioni umanitarie di una regione già scosse da disastri come siccità, invasione di locuste nel deserto
La presenza degli sfollati crea disagi perché in varie zone occupano edifici scolastici per cui i ragazzi non possono tornare sui banchi di scuola.
Gli ospedali dopo 3 anni continuano ad essere in mancanza di risorse. Ci sono flebili segnali di ripresa e supporto nei più grandi centri, ma per le aree rurali e più decentralizzate, soprattutto quelle ancora occupate dalle forze amhara ed eritree, sussistono problematiche di accesso alle cure e al supporto umanitario alimentare.
Approfondimenti: Etiopia: le atrocità cessa l’anniversario del fuoco – Human Rights Watch
La commissione degli esperti sul diritto umanitario dell’ ONU – ICHREE, istituita per investigare in maniera indipendente sui crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati sul popolo tigrino, è stata bloccata nel suo operato. Il suo mandato non è stato rinnovato come sperato dalla diaspora e da tutta quella parte di società civile che chiede giustizia per le vittime. Il mandato non è stato rinnovato per due cause principali: la pressione da parte del governo etiope perché ha rivendicato, come strumento di distrazione di massa, di essere stato sovrano quindi che come da accrodo di Pretoria ha istituito un processo di giustizia di transizione come processo interno nazionale e dall’altra la volontà politica dell’ ONU che non ha rispettato il “mai più” voltandosi dall’altra parte il 4 ottobre durante la seduta della commissione per decidere le sorti del ICHREE. Il movente della comunità internazionale? Probabilmente tutelare le proprie risorse in gioco, vecchi e nuovi accordi economici mascherati da “crescita e sviluppo” in Etiopia.
In una dichiarazione rilasciata in occasione del primo anniversario dell’accordo di Pretoria, il TPLF afferma che il popolo del Tigrai continua a soffrire terribilmente a causa della sua mancata attuazione, affermando che:
“Milioni di persone nel Tigrai sono sparse ovunque in cerca di rifugio nei campi, e coloro che sono sotto le forze d’invasione sono costretti a cambiare la propria identità, mentre coloro che si trovano nei campi per sfollati stanno morendo di fame”
“Le forze d’invasione avrebbero dovuto ritirarsi dal Tigrai, ma non sono state ritirate.” ha osservato il TPLF. Il TPLF esorta il governo federale, l’UA, gli Stati Uniti, l’UE, l’IGAD e le organizzazioni internazionali dei media e dei diritti a mantenere i progressi raggiunti attraverso l’accordo di Pretoria e ad impegnarsi per assumersi i propri obblighi morali e legali per garantire la piena attuazione dell’accordo.”
Per l’Italia naturalmente si è tutto risolto con la firma dell’accordo di Pretoria, così i media italiani si sono sentiti legittimati di non scriverne più (non che prima di tale data avessero contribuito con l’informazione su tale contesto, anzi).
A fine ottobre 2023 funzionario USA rivela che la richiesta dell’Etiopia di idoneità AGOA è “ancora in sospeso”. “Queste decisioni sono ancora in sospeso”, ha detto la signora Hamilton ai giornalisti del continente, e che “probabilmente non ci sarà alcun annuncio al momento in cui arriveremo al Forum AGOA”. Il presidente Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo nel novembre 2021 che rimuoveva l’Etiopia dall’AGOA a seguito dell’escalation della guerra, iniziata un anno prima nella regione del Tigrè, e ha assistito a “grosse violazioni dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale. ”Il governo etiope ha condannato la decisione, descrivendola come “sbagliata e non riuscendo a considerare il benessere dei comuni cittadini.”
Approfondimento: L’accordo di pace di Pretoria: promesse infrante e l’appello urgente per l’emendamento e la rinegoziazione
La guerra genocida iniziata in Tigray il 4 novembre 2020 ha avuto fine formale il 3 novembre 2022 con l’accordo di cessazione ostilità, ma abusi e violenze continuano ancora oggi.
Come sempre a pagarne il caro prezzo, anche con la vita, sono i milioni di persone. Come prassi, l’informazione in Italia ha spento i riflettori su questa ennesima crisi umanitaria in atto per passare al prossimo scoop.
Una preghiera per tutte le vittime della guerra genocida in Tigray. Una pensiero di speranza per tutte le persone che ancora soffrono.
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Giacomo Matteotti” di Castelnuovo di Porto (RM) che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al PNRR.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Giacomo Matteotti” di Castelnuovo di Porto (RM) che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al PNRR. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Ministero dell'Istruzione
I Comuni e le Province impegnati nella costruzione di nuove scuole #PNRR, affinché sia garantita la continuità didattica nella fase dei lavori, potranno beneficiare di contributi per l’affitto di immobili o il noleggio di strutture provvisorie.Telegram
Dichiarazione della FPF sugli arresti ingiustificabili dei giornalisti dell'Alabama
E oggi, l'editore, Sherry Digmon, è stato arrestato di nuovo, questa volta per aver sollecitato annunci pubblicitari dal distretto scolastico locale mentre prestava servizio nel Board of Education.
"Arrestare giornalisti che riportano notizie è palesemente incostituzionale", ha affermato Seth Stern, direttore dell'advocacy della Freedom of the Press Foundation (FPF) . “Le regole di segretezza del Gran Giurì vincolano i gran giurati e i testimoni, non i giornalisti. Il procuratore distrettuale dovrebbe incolpare se stesso per non aver mantenuto la segretezza dei procedimenti del gran giurì, non i giornalisti carcerari per aver fatto il loro lavoro”."Il Primo Emendamento protegge i giornalisti che pubblicano informazioni ottenute legalmente da fonti", ha affermato Caitlin Vogus, vicedirettore dell'Advocacy della FPF . “In questo Paese non arrestiamo i giornalisti per aver riportato notizie che le autorità preferirebbero mantenere segrete”.
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L'Indipendente | La controrivoluzione delle élite di cui non ci siamo accorti: intervista a Marco D'Eramo
"Il mito originario (e mai confessato) del neoliberismo non è il baratto ma lo schiavismo. Il grande successo che hanno avuto i neoliberisti è di farci interiorizzare quest’immagine di noi stessi. È una rivoluzione culturale che ha conquistato anche il modo dei servizi pubblici. Per esempio le unità sanitarie locali sono diventate le aziende sanitarie locali. Nelle scuole e nelle università il successo e l’insuccesso si misurano in crediti ottenuti o mancanti, come fossero istituti bancari. E per andarci, all’università, è sempre più diffusa la necessità di chiedere prestiti alle banche. Poi, una volta che hai preso il prestito, dovrai comportarti come un’impresa che ha investito, che deve ammortizzare l’investimento e avere profitti tali da non diventare insolvente."
Weekly Chronicles #52
Questo è il numero #52 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di globalismo, sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati. Questa settimana parliamo di:
- Una guida anti-doxxing
- Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati
- I poliziotti inglesi potranno confiscare le seed words
E poi,
Lettere Libertarie: Le radici della guerra
Scenario OpSec della settimana: Marco usa Bitcoin per acquistare prodotti online che sono considerati socialmente tabù. Se gli acquisti fossero resi noti, potrebbe avere conseguenze reputazionali e problemi con la famiglia o col lavoro. Pertanto, non vuole che le sue transazioni o le spedizioni siano associate a lui.
Una guida anti-doxxing
Il doxxing è l’attività di ricerca, documentazione e poi diffusione di dati personali riferibili a una specifica persona con lo scopo di molestarla o intimidirla.
È un fenomeno piuttosto diffuso nel campo del giornalismo e dell’attivismo, ma come ci insegna X in questi giorni con l’hashtag #SiamoTuttiGiardinieri, potrebbe riguardare chiunque abbia un’identità pseudoanonima online.
Equality Lab, un’organizzazione della società civile (noprofit) ha da poco rilasciato una guida anti-doxxing molto estensiva e dettagliata sul tema.
La guida ha l’obiettivo di aiutare attivisti particolarmente esposti politicamente a mitigare i rischi di doxxing, ma è applicabile a chiunque abbia voglia di limitare il rischio di esposizione della sua identità fisica online.
Si parte dalla definizione di doxxing per poi delineare i principi di threat modeling che dovrebbero guidare qualsiasi valutazione in materia di sicurezza personale, fino ad arrivare a numerosissimi consigli su come proteggere dati e identità personale.
Insomma, un piccolo manuale che fornisce numerosi spunti interessanti, soprattutto per chi ancora non ha molta dimestichezza con la privacy online.
Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati
EU Commission’s “multi-cloud strategy” raises consistency questions
US cloud service Oracle advertised that the European Commission decided to include Oracle Cloud Infrastructure services into its offerings, raising consistency questions with its proposed cloud security schemes.
Update October 2023
Fediparty update, October 2023
Hi, fedizens! Long time no see.
@lostinlight here 👋, with a small announcement and a big question for everyone who’s still reading this blog or RSS feed (is anyone out there? 😀
Once upon a time Fediverse.Party tried to keep up with everything going on in Fedi. We posted about latest software releases and developments on the Chronicles page, via RSS and Friendica account. But no new posts have appeared for a long time.
It’s because there’re three great sources of Fediverse news now: fediversereport.com, wedistribute.org, and @weekinfediverse. They cover all the stories happening in our federated universe. Following them is the best way to stay well-informed!
What shall happen to Chronicles page of this website then? Removing it would not be right; yearly Fediverse recaps and Birthday posts should remain at least for the sake of history. Now that we have a Boosty page, I think it’ll be useful to post about website updates on a somewhat regular basis. Like release notes, but for a website. I hope it’ll help readers find out about new ActivityPub tools and Fediverse-related projects (even though some of the projects added to Software and Developer tools pages are not new, it just took a long time to find them).
So, here goes the summary of October site updates.
Projects added to Software:
- Mbin – a fork of kbin, community-focused;
- Messy – single user ActivityPub instance intended to add Fediverse compatibility to existing Django-based sites;
- SofaPub – a minimally functional ActivityPub implementation in Rust;
- Vidzy – federated alternative to TikTok;
- LibRate – libre media rating website for the Fediverse.
Projects added to Developer tools:
- GhostCMS ActivityPub – an ExpressJS server that integrates with GhostCMS webhooks to publish ActivityPub content on the Fediverse;
- Mobilizon Crossposter – a modular crossposter to bridge events from external sources to Mobilizon;
- M-OAuth – access token generator for Akkoma, Pleroma, Mastodon APIs;
- idkfa – proxy designed to consolidate multiple AP actors; it presents a single unified activity interface to the outside world, while communicating with a cornucopia of internal servers;
- Hatsu – self-hosted and fully automated ActivityPub bridge for static sites;
- Fedipage – Hugo based static page generator and blog with ActivityPub support;
- ActivityPub Test Suite – server-independent, full-automated test suite primary focused on ActivityPub server compliance testing;
- Lemmy Automoderator – automated removal of Lemmy posts, comments based on title, content or link; user whitelisting and exceptions for moderators;
- Lemmy Migrate – migrate your subscribed Lemmy communites to a new account;
- Lemmy Schedule – app for scheduling posts, pins/unpins and notifications about new content in Lemmy;
- Fedi safety – script that goes through Lemmy images in storage and tries to prevent illegal or unethical content;
- FediFetcher – tool for Mastodon that automatically fetches missing replies and posts from other Fediverse instances and adds them to your own Mastodon instance;
- GetMoarFediverse – import content into your instance that’s tagged with hashtags you’re interested in;
- FakeRelay – an API to index statuses on Mastodon acting as a relay;
- masto-backfill – fetches old posts on your Mastodon, Pleroma or compatible instance(s);
- Analytodon – monitor follower growth, identify popular posts, track boosts, favorites, and much more; can be self-hosted;
- LASIM – move your Lemmy settings from one account to another;
- Pythörhead – Python library for interacting with Lemmy;
- Granary – social web translator; it fetches and converts data between social networks, HTML and JSON, ActivityStreams/ActivityPub, and more;
- Combine.social – combine remote and local timelines; pre-fetch all missing replies in your home timeline;
- ActivityColander – Fediverse spam gateway, designed to keep unwanted messages from either reaching your ActivityPub server, or tagging them for handling later.
Other improvements
There’s a new filter by license on Software page. And Lemmy was added to the frontpage.
UX research
Now comes the big question for all the readers of this blog and users of Fediparty website. We’ve been with you for more than 5 years, but never asked you how you’re using this site. What are the pages you visit most often? What pages or features you find most useful? Which ones you find poorly designed?
Any ideas, suggestions, complaints, feedback you have, please, share with us! Here’s a special Codeberg issue for it. Or you can write your suggestions as an answer to this Mastodon post.
Thanks in advance! 💜
FPF Statement on Biden-Harris AI Executive Order
The Biden-Harris AI plan is incredibly comprehensive, with a whole of government approach and with an impact beyond government agencies. Although the executive order focuses on the government’s use of AI, the influence on the private sector will be profound due to the extensive requirements for government vendors, worker surveillance, education and housing priorities, the development of standards to conduct risk assessments and mitigate bias, the investments in privacy enhancing technologies, and more. Also important is the call for bipartisan privacy legislation, the most important precursor for protections for AI that impact vulnerable populations.
Read FPF’s AI Resources for more information.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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X è il social con più disinformazione
X è la piattaforma con più disinformazione tra tutti i social. Secondo il commissario europeo Vera Jourova è un problema. Secondo me è una buona notizia, che dimostra il valore di X in quanto arena epistemologica.
Vera Jourova, commissario per i valori e la trasparenza dell'Unione Europea, ha affermato in una conferenza stampa che X è il social con il rapporto più alto tra post e contenuti di disinformazione. Il social di Musk è recentemente anche uscito dall’Anti-disinformation Code promosso dall’Unione Europea — a cui invece partecipano altri social come Facebook, Google, YouTube, TikTok or LinkedIn.
Perché all’Unione Europea interessa così tanto “combattere la disinformazione”?
È presto detto e non ne fanno mistero: “the upcoming EU elections next year, are particularly relevant, because the risk of disinformation is particulary serious”. Arrivano le elezioni, e tutti sono preoccupati di fare bella figura; che in altre parole significa controllare l’informazione pubblica per evitare fastidiosi colpi di scena.
Il Digital Services Act1 è l’arma prescelta dal legislatore europeo per assicurarsi che le elezioni del prossimo anno filino via lisce come l’olio e che le più grandi piattaforme social non ospitino pericolose opinioni in grado di “indebolire la nostra democrazia”.
Non ci stupisce allora che i vari commissari europei, tra cui anche Thierry Breton2, il papà del Digital Services Act, se la prendano con X — la pecora nera dei social network.
X è un’arena epistemologica
Forse è vero che il rapporto tra disinformazione3 e post è su X più alto rispetto alle altre piattaforme. È anche vero che non esiste un altro social network come X, che è a tutti gli effetti un’arena epistemologica.
Mi spiego. L’epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa della conoscenza. Studia cioè la natura, l’origine e i limiti della conoscenza. In sostanza, lo studio epistemologico si occupa di capire in che modo le persone acquisiscono conoscenza o e giustificano le proprie convinzioni.
X fornisce informazioni, opinioni e narrative in tempo reale su centinaia di migliaia, forse milioni, di eventi e fatti che accadono in giro per il mondo. Attraverso l’osservazione di X, possiamo quindi assistere e cercare di comprendere l’evoluzione stessa della conoscenza umana.
Maronno Winchester
in reply to The Privacy Post • • •Un bordello lisergico di links che sembra fatto apposta per scoraggiare la lettura - e che invece merita un trattamento di tutto riguardo, cazzo.
poliverso.org/display/0477a01e…
@la_r_go
The Privacy Post
2023-11-07 07:08:05
la_r_go*
in reply to Maronno Winchester • • •@pierostrada
vero
ho boostato e salvato il link per 'dopo' ma non se ne esce vivi
@privacypost